AGGIORNAMENTO DELLE CONOSCENZE SULLA DISTRIBUZIONE E CONSISTENZA NUMERICA DEL LUPO (Canis lupus) IN PROVINCIA DI GENOVA

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1 PROVINCIA DI GENOVA AGGIORNAMENTO DELLE CONOSCENZE SULLA DISTRIBUZIONE E CONSISTENZA NUMERICA DEL LUPO (Canis lupus) IN PROVINCIA DI GENOVA AREA 11 Sviluppo Sostenibile e Risorse Naturali

2 Supervisione e coordinamento: Dott. Alberto Meriggi Dipartimento di biologia animale. Università di Pavia Raccolta ed elaborazione dati: Dott.ssa Laura Schenone Hanno inoltre collaborato: Claudio Aristarchi, Remo Bernardello, Mirko Compalati, Laura Gianferrari, Alberto Girani, Roberto Schenone e gli agenti di vigilanza della Provincia di Genova. Fotografie: Damiano Bassanini (copertina, foto 1, 4, 8, 10, 11) Claudio Aristarchi (foto 2, 3, 5, 6, 7, 9) 2

3 1. INTRODUZIONE Il ritorno del lupo in aree dalle quali era scomparso, a causa della competizione e della persecuzione diretta da parte dell uomo, è sicuramente un evento prezioso dal punto di vista della conservazione della biodiversità e degli equilibri degli ambienti montani. L ampliamento dell areale, tuttora in corso, con il conseguente adattamento di questo grande predatore a nuove realtà ambientali, comporta la necessità di un costante adeguamento dei dati in nostro possesso inerenti la sua ecologia. Una migliore conoscenza della specie e del suo habitat è necessaria non solo per fini strettamente scientifici, ma anche per la sua gestione in rapporto alle attività umane dell entroterra (soprattutto la zootecnia) e alla sua accettabilità sociale, ancora molto bassa nonostante oltre vent anni di tutela. La presente relazione tratta alcuni aspetti dell ecologia del lupo in Provincia di Genova. L indagine, iniziata nel gennaio 1998 e conclusa nel mese di dicembre dello stesso anno, è stata finanziata dall Amministrazione Provinciale di Genova Area 11 - Ambiti Naturali e rappresenta il logico proseguimento dello studio realizzato dal 1987 al foto 1 Coppia di lupi. 3

4 1.1. Notizie storiche e recenti sulla presenza del lupo in Provincia di Genova Nei primi decenni dell Ottocento il lupo era ancora abbondantemente presente in tutto il settentrione italiano. La persecuzione diretta da parte dell uomo rese la specie rarissima nel Nord Italia già a partire dal 1880 (Zimen e Boitani, 1975; Boitani, 1986). Nell Appennino settentrionale il lupo è stato presente almeno fino al 1946, data dell ultima uccisione documentata, avvenuta a S. Stefano d Aveto (Cagnolaro et al., 1974): da allora fino agli anni 70 mancano segnalazioni in quest area. Dalla fine degli anni 70 ad oggi l incremento di segnalazioni, abbattimenti e predazioni di bestiame ha confermato la ricolonizzazione da parte del lupo di aree da cui era scomparso da decenni (Boitani & Ciucci in Cecere, 1996), ricolonizzazione avvenuta a partire dalle superstiti popolazioni dell Appennino centrale e meridionale. Le cause principali dell espansione dell areale del lupo negli ultimi anni sono da attribuirsi a diversi fattori, così sintetizzabili (Meriggi et al., 1991): - protezione della specie - maggiore disponibilità di prede di grossa taglia in seguito a reintroduzioni o espansione naturale delle popolazioni di ungulati selvatici - ripresa dell attività zootecnica, con pascolo brado a sorveglianza ridotta - abbandono delle aree montane, con diminuzione del disturbo antropico negli ambienti maggiormente frequentati dal lupo. Negli anni 80 la presenza del lupo in Provincia di Genova era da considerarsi sporadica; a quel periodo risalgono le prime segnalazioni sull Appennino genovese, legate prevalentemente a predazioni di bestiame. Nell inverno in alta val Borbera è stata rinvenuta una giovane femmina morta (Spanò, 1997) e sono state rilevate tracce di altri esemplari; nel febbraio 1990 un ulteriore conferma della presenza del lupo in Provincia viene fornita dal ritrovamento, presso Rezzoaglio, di una coppia di esemplari uccisi dai lacci di un bracconiere (Aa. Vv., 1995). L espansione della popolazione appenninica è proseguita - ed è tuttora in corso - sull arco alpino: a partire dall inverno un gruppo di lupi (inizialmente 4

5 10 esemplari) si è stabilito e riprodotto nel Parco del Mercantour, nelle Alpi Marittime francesi (Poulle et al., 1995). Segnalazioni della presenza del predatore arrivano da un territorio alpino sempre più ampio, dalle Alpi liguri fino alla Val di Susa e ultimamente al Vallese in Svizzera ai confini con l Italia. L analisi della dinamica dell insediamento del lupo nel decennio , condotta in Provincia di Genova e nelle aree adiacenti dall Università di Pavia (Meriggi et al., 1995) ha evidenziato un aumento complessivo della popolazione, con una tendenza all assestamento negli ultimi 2-3 anni della ricerca e con densità complessivamente soddisfacenti (15 esemplari nell inverno 1990), soggette ad oscillazioni dipendenti da periodici atti di bracconaggio e da diminuzioni della disponibilità alimentare. Lo studio ha mostrato come l areale occupato dal lupo nell area studiata si estendesse su un tratto di dorsale appenninica compresa dalla Provincia di Savona al confine con la Provincia di Parma, occupando anche il tratto di crinale che dalla Provincia di Genova si estende verso nord alle montagne della Provincia di Pavia (fig. 1; Meriggi et al., 1995) Stato delle conoscenze sull ecologia del lupo nell Appennino nordoccidentale Le ricerche finora condotte in Provincia di Genova e nelle aree adiacenti dell Appennino nordoccidentale (Zucchella, 1993; Meriggi et al., 1995; Meriggi et al. in Cecere, 1996; Massolo e Meriggi, 1998) hanno permesso di chiarire alcuni importanti aspetti dell ecologia del lupo. La presenza del lupo nell area di studio è apparsa correlata alle caratteristiche del territorio e, soprattutto, dipendente dalla possibilità di rinvenirvi prede di grandi dimensioni. Le zone più idonee dal punto di vista ambientale sono quelle con grandi superfici boscate interrotte da altri tipi di habitat, da aree di crinale con morfologia dolce e caratterizzate da scarso disturbo antropico. Nei periodi dell anno in cui il bestiame è scarsamente presente o assente sui pascoli, il lupo mostra preferenze ambientali analoghe a quelle del cinghiale, mentre in estate e autunno la frequentazione delle due specie dei diversi tipi di habitat è indipendente. 5

6 Gli ungulati selvatici fanno parte della dieta del lupo in tutte le stagioni senza marcate differenze, quelli domestici soprattutto in estate e in autunno. Nei periodi di scarsità di grosse prede i lupi completano la dieta con frutti e micromammiferi, più altre prede secondarie; l uso dei rifiuti è ridotto in tutte le stagioni. Tra gli ungulati selvatici è predato praticamente solo il cinghiale, che è la specie di gran lunga più abbondante. Questo ungulato è utilizzato dai lupi soprattutto nei periodi più interessati dalle nascite. Tra gli ungulati domestici sembra esserci una preferenza per i vitelli d età inferiore ai 10 giorni e per gli ovini. La predazione sul bestiame è dipendente dalla disponibilità di prede selvatiche di grandi dimensioni e dai metodi di allevamento, che determinano l accessibilità della risorsa. La riduzione della predazione sul bestiame sembra essere in relazione alla diversità, ricchezza e densità complessiva del popolamento di ungulati selvatici: nonostante la relativa vulnerabilità, gli animali domestici sembrano essere una preda alternativa sfruttata solo quando le prede selvatiche non sono molto abbondanti. Quando in alcuni periodi dell anno si riduce fortemente la disponibilità di grosse prede, la popolazione di lupo può mantenersi sfruttando fonti alimentari alternative. 6

7 2. SCOPO DEL PRESENTE LAVORO Scopo della presente ricerca è l aggiornamento delle conoscenze sulla presenza e consistenza numerica del lupo (Canis lupus) nel territorio della Provincia di Genova, in ordine alla salvaguardia e alla gestione razionale della popolazione di questo predatore. I dati finora a disposizione provengono dalle ricerche condotte, fin dal 1987, dal Dipartimento di Biologia Animale dell Università di Pavia, con il sostegno, a partire dal 1990, della Provincia di Genova. Lo studio in questione, conclusosi nel 1992, permise di fornire all Amministrazione Provinciale elementi utili per la conservazione della specie e per la sua gestione, principalmente in relazione all impatto sulle attività zootecniche. A distanza di oltre sei anni dal termine delle prime indagini è stato quindi impostato il presente programma di studio, mirato ad un ormai necessario adeguamento delle conoscenze sull ecologia del lupo. Per giungere a definire la consistenza attuale della popolazione, l estensione e la localizzazione delle zone frequentate è stato avviato un piano di monitoraggio sistematico del territorio provinciale, articolato secondo quattro linee di lavoro, corrispondenti ad altrettanti obiettivi di ricerca: 1) distribuzione raccolta, mappatura e verifica delle diverse segnalazioni di presenza dal 1992 al 1998 (compresi eventuali ritrovamenti di animali morti), per individuare le aree preferenzialmente frequentate dalla specie; 2) uso dell habitat predisposizione di una rete di sentieri da percorrersi stagionalmente per la registrazione e la mappatura dei segni di presenza (feci, marcature, impronte, predazioni), per individuare le aree e gli ambienti attualmente occupati dalla specie e i movimenti stagionali; 3) impatto sulla zootecnia raccolta e analisi di tutte le denunce di predazione sul bestiame dal 1992 ad oggi, per stimare l impatto sulla zootecnia ed evidenziare la tendenza dei danni; 7

8 4) stima della popolazione censimenti dalle impronte su neve ed emissione di richiami registrati da punti prestabiliti (metodo del wolf-howling) per produrre una stima della popolazione attuale. 8

9 3. AREA DI STUDIO Come già ricordato, la ricerca è stata rivolta all intero territorio della Provincia di Genova, interessando prevalentemente iltratto di crinale appenninico compreso tra i comuni di Tiglieto a ponente e di S. Stefano d Aveto a levante. Il territorio studiato risulta mediamente compreso tra i 600 e i 1800 m s.l.m.; le categorie vegetazionali più frequenti sono la faggeta e le aree aperte: pascoli, prati pascolo, praterie seminaturali più o meno arbustate. La prima fase del lavoro, basata prevalentemente sulla raccolta dei segni di presenza, è stata dedicata all individuazione delle aree maggiormente frequentate dal lupo, applicando le metodologie di monitoraggio descritte ai punti 4.1., 4.2. e 4.3. I dati emersi hanno permesso di individuare l area più stabilmente frequentata dalla specie e di concentrare quindi l indagine su una superficie più ristretta, dove è stato raggiunto un maggiore grado di approfondimento grazie all applicazione di metodi per la raccolta dati più adatti ad un territorio circoscritto (par. 4.4.), accanto a quelli già sperimentati nella prima fase. L area di ricerca così determinata corrisponde in gran parte al territorio del Parco Naturale Regionale dell Aveto e alle zone adiacenti dello spartiacque Aveto-Trebbia (fig. 6). foto 2 - Faggi e Pratomollo dalle pendici del M. Aiona. 9

10 4. METODI 4.1. Distribuzione Per definire la distribuzione del lupo in Provincia di Genova è stato raccolto ogni genere di notizia o segnalazione relativa alla specie riguardante il periodo : abbattimenti illegali, predazioni a carico del bestiame, osservazioni dirette, tracce di vario tipo. Le osservazioni - raccolte presso il personale di vigilanza dell Amministrazione provinciale, guardie forestali, naturalisti, allevatori ed escursionisti - sono state di volta in volta vagliate per valutarne l attendibilità e verificate con appositi sopralluoghi sul campo. I dati così ottenuti sono stati integrati con i risultati della ricerca dei segni di presenza svolta nel corso del presente studio per l anno 1998; ogni informazione è caratterizzata dalla tipologia (avvistamento diretto, segno di presenza, ritrovamento di esemplare morto, predazione), dalla localizzazione (su base comunale) e dalla data dell evento. foto 3 Escrementi di lupo. 10

11 4.2. Uso dell habitat Per analizzare la selezione dell habitat da parte dei lupi presenti in Provincia di Genova sono stati utilizzati tutti i segni di presenza registrati durante le uscite di campo: impronte, escrementi, segni di predazione. A tale scopo è stata predisposta una rete di transetti, in tutto 20, nell areale potenziale della specie sul territorio provinciale, prestando particolare attenzione alle aree con maggiore concentrazione di avvistamenti e predazioni a carico del bestiame negli anni precedenti questa indagine. Nel primo semestre di indagine sono stati percorsi 14 sentieri; nella seconda parte della ricerca sono stati intensificati i sopralluoghi nelle aree che avevano evidenziato la maggiore concentrazione di segni di presenza del lupo. Transetti percorsi in tutte le stagioni 1. Rifugio Aiona (1503 m s.l.m.) Monte Aiona (1702 m s.l.m.) Passo Pré de Lame (1537 m s.l.m.) Pian delle Moglie (1350 m s.l.m.) Rifugio Aiona (1503 m s.l.m.) 2. Passo della Forcella (875 m s.l.m.) Cappella del Bozale (963 m s.l.m.) Cappella delle Lame (1306 m s.l.m.) Cappella del Bozale (963 m s.l.m.) Passo della Forcella (875 m s.l.m.) 3. Passo dei Ghiffi (1068 m s.l.m.) Passo dell Incisa (1463 m s.l.m.) Monte Cantamoro (1653 m s.l.m.) Passo della Spingarda (1551 m s.l.m.) Rifugio Aiona (1503 m s.l.m.) Rocca dei Porcelletti (1350 m s.l.m.) Passo dei Ghiffi (1068 m s.l.m.) 4. Passo della Crocetta (927 m s.l.m.) Passo di Ventarola (1102 m s.l.m.) Casoni d Arena (1085 m s.l.m.) Ventarola (850 m s.l.m.) Passo della Crocetta (927 m s.l.m.) 5. Passo di Fregarolo (1206 m s.l.m.) Passo di Ertola (1287 m s.l.m.) Monte Oramara (1522 m s.l.m.) Monte Dego (1427 m s.l.m.) 6. Passo del Tomarlo (1473 m s.l.m.) Monte Maggiorasca (1804 m s.l.m.) Prato della Cipolla (1578 m s.l.m.) Passo della Lepre (1406 m s.l.m.) Passo del Tomarlo (1473 m s.l.m.) 7. Casa del Romano (1389 m s.l.m.) Passo della Maddalena (1377 m s.l.m.) Casa del Romano (1389 m s.l.m.) 11

12 8. Casa del Romano (1389 m s.l.m.) Monte Antola (1597 m s.l.m.) Monte Cremado (1513 m s.l.m.) Monte Antola (1597 m s.l.m.) - Casa del Romano (1389 m s.l.m.) 9. S. Fermo (1176 m s.l.m.) Monte Buio (1402 m s.l.m.) S. Fermo (1176 m s.l.m.) 10. Passo dell Incisa (1069 m s.l.m.) Monte Buio (1402 m s.l.m.) Monte Antola (1597 m s.l.m.) Monte Buio (1402 m s.l.m.) - Passo dell Incisa (1069 m s.l.m.) 11. Capanne di Carrega (1408 m s.l.m.) - Monte Zucchello (1310 m s.l.m.) - Capanne di Carrega (1408 m s.l.m.) Transetti percorsi in primavera, estate e autunno 12. Passo del Bocco (956 m s.l.m.) Monte Zatta (1406 m s.l.m.) Monte Chiappozzo (1126 m s.l.m.) 13. S.Stefano d Aveto (1240 m s.l.m.) Ciappa Liscia (1594 m s.l.m.) Groppo Rosso (1593 m s.l.m.) Passo della Roncalla (1596 m s.l.m.) Prato della Cipolla (1578 m s.l.m.) S.Stefano d Aveto (1240 m s.l.m.) Transetti percorsi in inverno e primavera 14. Passo della Crocetta (613 m s.l.m.) Passo Fruia (822 m s.l.m.) 15. Acquabianca (639 m s.l.m.) Bric del Dente (1109 m s.l.m.) Acquabianca (639 m s.l.m.) 16. Passo della Crocetta (613 m s.l.m.) Passo Fruia (822 m s.l.m.) Monte Pavaglione (889 m s.l.m.) Transetti percorsi in primavera 17. Capanne di Marcarolo (770 m s.l.m.) Pra della Colla (695 m s.l.m.) Monte Bellavista (819 m s.l.m.) Pra della Colla (695 m s.l.m.) - Capanne di Marcarolo (770 m s.l.m.) 12

13 Transetti percorsi in estate 18. Rifugio Aiona (1503 m s.l.m.) Passo della Spingarda (1551 m s.l.m.) Passo del Cerighetto (1470 m s.l.m.) Passo Prè de Lame (1537 m s.l.m.) Monte Aiona (1702 m s.l.m.) Rifugio Aiona (1503 m s.l.m.) 19. Barbagelata (1115 m s.l.m.) Passo di Fregarolo (1206 m s.l.m.) Barbagelata (1115 m s.l.m) Transetti percorsi in autunno 20. Malga Perlezzi (1083 m s.l.m.) Cappella delle Lame (1306 m s.l.m.) Lago di Giacopiane (1001 m s.l.m.) Malga Perlezzi (1083 m s.l.m.) Disponibilità di prede Per completare l analisi relativa all habitat del lupo sono state raccolte informazioni volte a determinare la disponibilità delle principali prede potenziali del lupo. In particolare, sui 15 transetti maggiormente rappresentativi del territorio provinciale (tab. 4 e tab. 5), di lunghezza nota, sono stati contati i segni di presenza (tracce ed escrementi) di cinghiale (Sus scrofa), capriolo (Capreolus capreolus), lepre (Lepus europaeus). Da tale numero è stato calcolato, per ogni percorso, l IKA (Indice Chilometrico di Abbondanza): numero di tracce IKA = km 4.3. Impatto sulla zootecnia L impatto sulla zootecnia è stato esaminato attraverso la raccolta delle notizie relative alle predazioni accertate e denunciate a carico del bestiame, seguendo lo stesso metodo utilizzato rispetto alla distribuzione (cfr. par. 4.1.). 13

14 4.4. Stima della popolazione La consistenza numerica della popolazione di lupi presente nell area di studio è stata stimata attraverso due metodi distinti: - nel periodo estivo ed autunnale, nel corso di cinque uscite serali e notturne, è stato utilizzato il metodo del wolf-howling, che prevede la riproduzione dell ululato, a voce o per mezzo di registrazioni, da punti prestabiliti di emissione e di ascolto. Le eventuali risposte permettono di localizzare e stimare la consistenza numerica dei gruppi di lupi presenti nella zona. foto 4 Lupo. Per l emissione di ululati è stato utilizzato un impianto di riproduzione e amplificazione da 30 W. Le stazioni di emissione e di ascolto sono state individuate lungo strade sterrate nelle valli Aveto, Sturla e Penna a distanza di 1,5-2 km l una dall altra, in punti che non presentassero ostacoli naturali all ascolto (Meriggi, 1989). Per ogni stazione sono state effettuate tre esecuzioni di due minuti ciascuna circa, intervallate da periodi di ascolto di cinque minuti. - nel periodo invernale, con la collaborazione del personale di vigilanza della provincia, è stato organizzato un censimento basato sulle impronte sulla neve. Il censimento si è svolto l 11 dicembre 1998, giorno successivo a una nevicata, su entrambi i crinali della Val d Aveto; sono stati individuati sette 14

15 tracciati che coprissero l intera area (tab. 7), ciascuno percorso da una coppia di rilevatori. Ogni squadra così costituita, munita di cartografia in scala 1: del proprio transetto, ha effettuato il conteggio delle orme di lupo su neve fresca, individuando ove possibile il numero di esemplari, la direzione della traccia ed eventuali ulteriori segni di presenza. Tutte le informazioni sono state riportate sulla carta. foto 5 Impronta di lupo su neve. foto 6 Impronta su fango. Il confronto tra i risultati dei diversi gruppi, assieme al rilevamento nel corso della medesima giornata, ha permesso evitare la possibilità di doppi conteggi. 15

16 5. RISULTATI 5.1. Distribuzione L areale occupato dal lupo in Provincia di Genova nel biennio si estendeva sul tratto di crinale appenninico che va dal Comune di Rossiglione, al confine con la Provincia di Savona, al Comune di S. Stefano d Aveto, al confine con la Provincia di Parma, interessando quasi tutti i comuni montani della provincia. Le zone frequentate più stabilmente risultavano essere quelle comprese tra il M. Buio, il M. Antola e il M. Dego (fig. 1; Meriggi et al., 1995). Negli anni successivi le segnalazioni si sono progressivamente diradate; nel biennio hanno riguardato i comuni di Masone, Ronco Scrivia, Propata e Gorreto (fig. 2, tab. 6), mentre nel biennio le uniche segnalazioni sono pervenute dal Comune di Borzonasca (fig. 3, tab. 6). Nel 1998 l areale del lupo ha interessato i comuni di Borzonasca, Mezzanego, Propata, Rezzoaglio, Rovegno, S. Stefano d Aveto e Vobbia (fig. 4). L indice di presenza del lupo nell area frequentata ha definito una zona occupata stabilmente dalla specie che corrisponde in gran parte al territorio del Parco Regionale dell Aveto e si estende fino allo spartiacque tra la Val d Aveto e la Val Trebbia. Negli altri comuni la presenza del lupo appare occasionale; rari segni di presenza sono stati rilevati nella zona del M. Antola, nei comuni di Propata e Vobbia. La maggior parte delle segnalazioni è costituita da segni indiretti di presenza, mentre le predazioni su bestiame appaiono limitate (fig. 5, tab. 1). 16

17 figura 1 Distribuzione del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova dal 1991 al 1992 (Meriggi et al., 1995).

18 figura 2 Distribuzione del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova dal 1993 al

19 figura 3 Distribuzione del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova dal 1995 al

20 legenda: 1-5 segnalazioni 6 15 segnalazioni oltre 15 segnalazioni figura 4 Indice di presenza del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova. 4

21 abbattimento predazione avvistamento ululato segni indiretti 5 0 Borzonasca Mezzanego Propata Rezzoaglio Rovegno S.Stefano A. Vobbia figura 5 Segni di presenza del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova nell anno tabella 1 Segni di presenza del lupo (Canis lupus) nei comuni della Provincia di Genova nell anno 1998 (N=62). Tipo di Comune segnalazione Borzonasca Mezzanego Propata Rezzoaglio Rovegno S.Stefano A. Vobbia segni indiretti ululato 1 1 avvistamento 6 1 predazione 2 1 abbattimento 1 totale

22 Distribuzione del lupo nel Parco dell Aveto Il Parco Naturale Regionale dell Aveto è situato nella parte orientale della Provincia di Genova al confine con le province di Parma, La Spezia e Piacenza. Il suo territorio ricade nelle parti montane dei comuni di S. Stefano d Aveto, Rezzoaglio, Borzonasca, Mezzanego e Né e si sviluppa prevalentemente intorno ai crinali delle vallate dell Aveto, dello Sturla e del Graveglia. Comprende le cime più alte dell Appennino Ligure (Monte Maggiorasca, 1804 m s.l.m.); l ambiente è costituito principalmente da pascoli e praterie di crinale, boschi perlopiù cedui di faggio e, alle quote minori, boschi misti di latifoglie a prevalenza di castagno. foto 7 Val d Aveto: Prato della Cipolla. Per analizzare la distribuzione dei segni di presenza del lupo nel Parco dell Aveto è stata utilizzata una griglia di 1 Km x 1 Km, corrispondente al reticolo UTM. Ad ogni cella è stato attribuito un colore diverso a seconda della quantità di segni di presenza rilevata al suo interno (figg. 6-10), permettendo di evidenziare le aree maggiormente frequentate dal lupo durante il 1998, nonché le variazioni stagionali nella distribuzione. Nel complesso la presenza del lupo nel Parco dell Aveto è stata riscontrata soprattutto nell ambito delle aree di crinale, con due zone di maggiore frequentazione corrispondenti ai massicci del M. Aiona (maggiore numero di segni) e del M. Maggiorasca (fig. 6); nel corso dell anno l unica stagione che si differenzia in modo significativo da questo schema è quella estiva (fig. 9), nel 1

23 corso della quale sono stati riscontrati scarsissimi segni di presenza su tutto il territorio (nessuno sul gruppo del Maggiorasca). Questa apparente minore frequentazione dell area da parte del lupo con la scelta di siti alternativi per la marcatura del territorio durante l estate - può essere imputata al disturbo arrecato dalla maggiore presenza umana proprio in quelle aree di crinale nelle quali, in altre stagioni, è stato riscontrato il più alto numero di tracce e diversi siti di marcatura. foto 8 Coppia di lupi. 2

24 figura 6 - Distribuzione annuale dei segni di presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto (1998). 3

25 figura 7 - Distribuzione dei segni di presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto: Inverno. 4

26 figura 8 - Distribuzione dei segni di presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto: Primavera. 5

27 figura 9 Distribuzione dei segni di presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto: Estate. 6

28 figura 10 - Distribuzione dei segni di presenza del lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto: Autunno. 7

29 5.2. Uso dell habitat Per individuare le caratteristiche ambientali che potessero influenzare la frequentazione del territorio da parte del lupo, la superficie del Parco dell Aveto è stata suddivisa in quadrati campione di 1 km di lato e in ogni quadrato è stata misurata l estensione dei diversi tipi vegetazionali presenti (fig. 11). Sulla base del ritrovamento dei segni di presenza, ogni quadrato è stato poi attribuito alla classe di assenza (nessun segno di presenze rinvenuto) o di presenza (almeno un segno di presenza nell arco dell anno). Su un totale di 81 quadrati campione, 48 sono risultati appartenere alla classe di assenza e 33 a quella di presenza. L analisi di funzione discriminante ha separato significativamente i quadrati di assenza da quelli di presenza tramite l inclusione di tre variabili vegetazionali: la percentuale di faggete miste a conifere, di faggete pure e di cespugliati (tab. 2). Nei quadrati di presenza del lupo è stata registrata una maggiore estensione di faggete miste a conifere e di faggete pure (tab. 3). foto 9 Panorama verso il M. Aiona. 8

30 figura 11 - Carta della Vegetazione del Parco dell Aveto (dal Piano di Coordinamento Paesistico della Regione Liguria Assetto vegetazionale Scala 1:25.000). 9

31 tabella 2 Risultati dell analisi di funzione discriminante tra i quadrati senza (N=48) e con segni di presenza del lupo (N=33) nel Parco dell Aveto. Variabili ambientali Coefficienti standardizzati FD Coefficienti di correlazione con la FD Faggeta con conifere 0,71 0,918 Faggeta pura -0,29-0,586 Cespugliati -0,41-0,425 Autovalore 0,148 Con. Canonica 0,359 Chi quadrato 10,69 g.l.3 P=0,0134 tabella 3 Valori medi (e DS) delle variabili ambientali con differenze significative all analisi della varianza tra quadrati con e senza segni di presenza del lupo (one way ANOVA). Variabili ambientali Assenza Presenza F P N=48 N=33 Faggeta con conifere 6,5 (22,46) 27,6 (37,99) 9,85 0,0024 Faggeta pura 55,3 (34,86) 39,3 (35,86) 4,01 0, Disponibilità di prede Nell ambito dei 15 tracciati analizzati la preda più frequente è risultata la lepre (N=164), maggiormente presente in aree aperte (prato-pascolo), seguita dal cinghiale (N=97), le cui tracce sono state registrate in particolare nella faggeta ceduata e nel bosco misto. Segni di presenza del capriolo (N=10), riscontrati nella porzione di ponente della Provincia (transetti 14 e 15), sono stati osservati soprattutto, in maniera uguale, nella faggeta e nel bosco misto (tab. 4 e 5). Dai dati riportati nelle tabelle sottostanti emerge chiaramente come la preda potenziale di maggiore interesse sia rappresentata dal cinghiale, per dimensioni e per diffusione sul territorio. 10

32 tabella 4 Indici di abbondanza chilometrica (IKA medie annuali) delle potenziali prede del lupo riferiti ai transetti. transetto lunghezza capriolo cinghiale Lepre rif. (Km) 1 7,5 0,00 0,21 1, ,00 0,46 0, ,00 0,17 0,50 4 9,5 0,00 0,25 0, ,00 0,30 0, ,00 0,25 0, ,00 1,33 0, ,5 0,00 0,60 0, ,00 0,29 0, ,5 0,00 0,41 0, ,50 0,90 0, ,50 0,83 0, ,00 0,13 0, ,00 0,71 0, ,5 0,00 0,12 0,59 tabella 5 - Distribuzione dei segni di presenza delle specie di potenziali prede del lupo nei diversi tipi di habitat (N=271). Specie preda Capriolo (N=10) Cinghiale (N=97) lepre (N=164) Habitat ceduo faggio bosco misto cespugliato Incolto prato-pascolo (%) (%) (%) (%) (%) 30,00 30,00 10,00 20,00 10,00 40,21 19,59 5,15 19,59 15,46 8,54 1,22 6,10 4,88 79,27 11

33 5.3. Impatto sulla zootecnia I dati relativi alle predazioni sul bestiame per il periodo sono riportati nella tabella 6, che raccoglie le informazioni delle denunce presentate all Amministrazione Provinciale per il risarcimento dei danni. L anno con il maggior numero di denunce di predazione da parte del lupo è stato il 1993, con 9 casi nella porzione centrale ed occidentale della Provincia di Genova (Propata, Masone, Ronco Scrivia). Negli altri anni coperti dalla presente indagine ( ) i dati sono invece relativi alla porzione orientale, con richieste di risarcimento provenienti dalla Val Trebbia (Gorreto), dalla Valle Sturla (Borzonasca) e dalla Val d Aveto (S.Stefano). Il più alto numero di danni è stato denunciato a carico degli allevamenti di ovini, con 12 pecore e 8 agnelli predati; i bovini sono stati colpiti nella misura di 14 vitelli. Nel periodo in esame è infine documentata l uccisione, da parte del lupo, di un solo puledro. foto 10 Lupi su pecora predata. 12

34 tabella 6 - Denunce di predazione dal 1993 al data Comune Località n capi predati maggio 1993 Propata Caprile 4 vitelli maggio 1993 Propata Caprile 2 vitelli maggio 1993 Masone Prato Rondanino 3 agnelli agosto 1993 Propata Caprile 1 vitello agosto 1993 Propata 1 vitello settembre 1993 Masone Prato Rondanino 2 agnelli ottobre 1993 Ronco scrivia M. Reale 1 pecora novembre 1993 Propata 1 vitello novembre 1993 Propata 1 vitello giugno 1994 Gorreto Alpe 1 vitello luglio 1994 Gorreto Alpe 1 vitello luglio 1994 Gorreto Alpe 1 vitello luglio 1995 Borzonasca Zanoni 1 pecora - 1 agnello novembre 1995 Borzonasca Zanoni 4 pecore maggio 1996 Borzonasca Zanoni 4 pecore - 2 agnelli ottobre 1996 Borzonasca Zanoni 1 pecora settembre 1998 S. Stefano A. Roncolungo 1 vitello ottobre 1998 Borzonasca Asperelle 1 puledro novembre 1998 Borzonasca Zanoni 1 pecora 13

35 5.4. Stima della popolazione Il censimento basato sul rilevamento delle impronte sulla neve effettuato nella passata stagione invernale ha permesso di stimare la popolazione di lupi gravitante nel territorio del Parco dell Aveto e zone limitrofe in 6 esemplari. foto 11 Lupo su neve. Il ritrovamento di un cucciolo morto, dell età di 6 mesi, testimonia l avvenuta riproduzione di almeno una coppia di lupi. Il cucciolo è stato rinvenuto il 3 novembre 1998 nei pressi del M. Romezzano. L autopsia condotta dall Istituto Nazionale della Fauna Selvatica ha stabilito che la morte è stata causata da trauma toracico da colpo di arma da fuoco. L esemplare risultava sano e in buon stato di nutrizione. Lo stomaco ripieno di pere fornisce ulteriore conferma dell utilizzo di frutta da parte del lupo, soprattutto nei periodi di scarsità di grosse prede. 14

36 6. CONCLUSIONI L areale del lupo in Provincia di Genova, dopo un periodo di progressiva contrazione, sembra ora essere in fase di espansione, anche se la presenza stabile della specie è limitata alla parte più orientale del territorio provinciale. Nell area del Parco naturale regionale dell Aveto è attestato, in base alle osservazioni compiute nel corso del presente lavoro, un nucleo di almeno 6 esemplari. Le periodiche uccisioni illegali determinano oscillazioni della densità di popolazione del lupo e limitano fortemente la possibilità di espansione dell areale. Esche avvelenate, lacci per cinghiale e abbattimenti durante le battute di caccia sono i mezzi con cui viene attuato il controllo illegale sulla popolazione di lupi. L avversione per la specie, che si manifesta con gli atti di bracconaggio sopra citati, viene alimentata dai casi di predazione al bestiame, peraltro piuttosto limitati, che vanno a colpire una delle poche attività agro-silvo-pastorali esercitate nell entroterra della Provincia. È chiara quindi la necessità di migliorare le forme di salvaguardia e di gestione della specie già avviate da parte dell Amministrazione Provinciale, portando avanti linee di intervento indicate in precedenti studi specifici (Meriggi et al., 1995; Tompa, 1983). In particolare appare oggi essenziale operare secondo quattro intenti principali: 1. controllo del bracconaggio - È opportuno intensificare le azioni di vigilanza nelle aree dove il lupo è segnalato, adottando misure di prevenzione e di repressione nei confronti di forme di bracconaggio (es. esche avvelenate, lacci), esercitando inoltre una maggiore attenzione verso quelle attività (es. battute al cinghiale, controllo delle popolazioni di volpe) che possono risultare un ulteriore occasione di abbattimento. 2. prevenzione e rimborso dei danni Accanto a forme sempre più tempestive ed economicamente adeguate di risarcimento monetario delle predazioni nei confronti del bestiame, è necessario avviare opportune azioni di prevenzione (Ciucci e Boitani, 1991). L uso di cani addestrati alla difesa di greggi e mandrie contro le incursioni dei predatori è un metodo che viene ancora utilizzato, con efficacia, nel Mezzogiorno, dove il lupo non si è mai estinto. Il recupero di questi sistemi tradizionali racchiude, accanto a costi 15

37 economici irrilevanti rispetto ai danni prevenuti, anche un non trascurabile significato culturale. Una seconda via da percorrere risiede nella ricostituzione di popolazioni selvatiche di ungulati: è dimostrato in numerose ricerche come il lupo, in presenza di un popolamento ricco e diversificato di prede naturali, tenda a ridurre, se non ad annullare, gli attacchi nei confronti del bestiame (Gunson, 1983; Salvador e Abad, 1987). La specie più idonea è sicuramente il capriolo, preda del lupo già diffusa nella parte occidentale del territorio provinciale e presente ad oriente con rari individui sparsi provenienti dallo spezzino e dal parmense. Un operazione che agevoli la ricolonizzazione del territorio provinciale già in atto, possibilmente a partire da aree protette come Parchi Regionali ed Oasi Provinciali, permetterebbe la riqualificazione faunistica del territorio e la ricostituzione di equilibri naturali con una specie vocazionale, a basso impatto sugli ecosistemi e sulle attività agricole. 3. gestione delle aree protette È necessario che con l entrata in vigore dei Piani del Parco (art. 18 L.R. 12/95) e, quindi, con l approvazione di una perimetrazione definitiva, vengano incluse nelle aree protette (soprattutto nei territori dei Parchi Regionali dell Aveto e dell Antola) quelle porzioni di territorio e quegli habitat maggiormente utilizzati dal lupo, dove svolgere prioritariamente le azioni di reintroduzione o ripopolamento con ungulati di cui al punto precedente. L istituzione e la corretta gestione di queste aree protette contribuirà a prevenire le uccisioni illegali e potrà essere in questo modo un efficace strumento per la riduzione dei danni al patrimonio zootecnico. 4. informazione e educazione Le motivazioni per la salvaguardia del lupo, la sua importanza nel ruolo di superpredatore negli ecosistemi naturali dovrebbe essere oggetto di apposite campagne di sensibilizzazione e di educazione ambientale permanente, rivolte non solo al mondo scolastico, ma possibilmente a tutte le fasce di età delle popolazioni residenti in aree interessate dalla presenza del lupo. Azioni di questo tipo, oltre a diffondere maggiori conoscenze su una specie di interesse culturale, scientifico e naturalistico, permettono anche di esplicitare alcuni disagi reali di chi vive e lavora nell entroterra, per ricercare con le Amministrazioni, in modo collaborativo, possibili soluzioni ai problemi derivanti dalla presenza di specie che interagiscono (e interferiscono) con quello che è considerato uno spazio esclusivamente umano. 16

38 7. BIBLIOGRAFIA Aa. Vv., 1995 Piano faunistico venatorio ( ). Provincia di Genova. Boitani L., 1986 Dalla parte del Lupo. Giorgio Mondadori. Cagnolaro L., Rosso D., Spagnesi M. & Venturi B., 1974 Inchiesta sulla distribuzione del Lupo (Canis lupus) in Italia e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera). Ricerche biologiche della Selvaggina, 59: Laboratorio di zoologia applicata alla Caccia. Cecere F., 1996 Atti del convegno Dalla parte del lupo. Atti & Studi del WWF Italia, n.10: Cogecstre. Ciucci P. e Boitani L., 1991 Viability assessment of the italian Wolf and guidelines of the management of the wild and a captive population. Ric. Biol. Selvaggina, 89: Gunson J.R., 1983 Wolf predation on livestock in western Canada. In: Carbyn L.N., Edit. Wolves in Canada and Alaska. Can. Wildl. Serv. Rep. Ser., 45: Massolo A. & Meriggi A., 1998 Factors affecting habitat occupancy by wolves in northern Apennines (northern Italy): a model of habitat suitability. Ecography 21: Meriggi A., 1989 Analisi critica di alcuni metodi di censimento della fauna selvatica (Aves, Mammalia). Aspetti teorici ed applicativi. Ric. Biol. Selvaggina, 83: INBS. Meriggi A., Brangi A., Montagna D. & Pagnin E., Aspetti dell ecologia del Lupo in Provincia di Genova e nei territori limitrofi Provincia di Genova. Meriggi A., Rosa P., Brangi A. & Matteucci C., 1991 Habitat use and diet in the wolf in northern Italy. Acta Theriol., 36:

39 Poulle M. L., Houard T. & Dahier T., 1995 Le suivi des loups dans le Parc National du Mercantour. Bulletin mensuel de l Office National de la Chasse, 201: Salvador A. e Abad P.L., 1987 Food habits of a wolf population in Leon province, Spain. Mammalia, 51: Spanò S., 1997 La caccia in Liguria. Regione Liguria. Tompa F.S., 1983 Problem wolf management in British Columbia: Conflict and program evaluation. In: Carbyn L.N., Edit. Wolves in Canada and Alaska. Can. Wildl. Serv. Rep. Ser. 45: Zimen E. e Boitani L., 1975 Number and distribution of wolves in Italy. Z. Saugetierk., 40: Zucchella A., 1993 Modificazioni della dieta e dell uso dell habitat da parte del Lupo (Canis lupus) in relazione alla disponibilità di prede di grandi dimensioni. Tesi di laurea in Scienze Biologiche. Università degli Studi di Pavia. 18

40 INDICE 1. INTRODUZIONE pag Notizie storiche e recenti sulla presenza del lupo in Provincia di Genova pag Stato delle conoscenze sull ecologia del lupo nell Appennino nordoccidentale pag SCOPO DEL PRESENTE LAVORO pag AREA DI STUDIO pag METODI pag Distribuzione pag Uso dell habitat pag Disponibilità di prede pag Impatto sulla zootecnia pag Stima della popolazione pag RISULTATI pag Distribuzione pag Distribuzione del lupo nel Parco dell Aveto pag Uso dell habitat pag Disponibilità di prede pag Impatto sulla zootecnia pag Stima della popolazione pag CONCLUSIONI pag BIBLIOGRAFIA pag

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