Area 11 Staff Sviluppo Ambiti Naturali e Montani

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1 PROVINCIA DI GENOVA Assessorato Sviluppo Compatibile, Attività ittico-faunistico-venatoria, Ambiente e Informatica Distribuzione, consistenza della popolazione e alimentazione del Lupo (Canis lupus) nel levante della Provincia di Genova Area 11 Staff Sviluppo Ambiti Naturali e Montani

2 Supervisione e coordinamento: dott. Alberto Meriggi Dipartimento di biologia animale. Università di Pavia Raccolta ed elaborazione dati: dott.ssa Laura Schenone, dott. Claudio Aristarchi Hanno inoltre collaborato: il Servizio di Polizia Provinciale e le G.E.V. (Guardie ecologiche volontarie) della Provincia di Genova Foto di copertina di Damiano Bassanini Per le citazioni di questa pubblicazione si raccomanda la seguente dizione: Meriggi A., Schenone L. & Aristarchi C., 2002 Distribuzione, consistenza della popolazione e alimentazione del Lupo (Canis lupus) nel levante della Provincia di Genova. Provincia di Genova Area 11, Sviluppo sostenibile e risorse naturali. Volume a cura della Provincia di Genova Area 11 - Sviluppo sostenibile e risorse naturali, Staff Sviluppo Ambiti Naturali e Montani Direttore Carlo Penco Maggio Tipografia della Provincia di Genova

3 Il territorio della Provincia di Genova ha rappresentato una tappa nodale nel processo di ricolonizzazione delle montagne italiane da parte del Lupo, processo iniziato a partire dalle popolazioni dell'italia Centrale e tuttora in corso sull'arco alpino. Proprio per questo motivo la Provincia di Genova ha promosso studi sull'ecologia del Lupo fin dai primi segni del ritorno della specie nel proprio territorio. Questa ricerca rappresenta la logica prosecuzione delle indagini sul Lupo condotte a partire dal 1987 (Meriggi et al.,1995) e continuate con il recente studio del 1998 (Meriggi & Schenone, 1998), finalizzato all aggiornamento della distribuzione e della consistenza numerica della popolazione di Lupo nel territorio provinciale. Se l areale del Lupo risultava essere in contrazione rispetto all inizio degli anni novanta, nell entroterra di levante la specie mostrava una consistenza maggiore e una presenza molto più stabile di quella rilevata negli anni precedenti. Sulla base dei risultati ottenuti si è quindi approfondita, a partire dall'aprile del 2000, l ecologia del nucleo di lupi localizzato nel levante genovese, con gli obiettivi principali di definirne la nuova distribuzione e le abitudini alimentari. La presenza di un grande predatore richiede un costante aggiornamento delle conoscenze sull'ecologia della specie: è per questo che l'amministrazione provinciale ha ritenuto importante proseguire le indagini sul Lupo, che rappresenta un indicatore positivo dello stato di salute complessivo dell ecosistema e contribuisce, come tutti i predatori, a mantenere gli equilibri tra le specie e tra queste e l ambiente. Renata Briano Assessore allo Sviluppo Compatibile, Ambiente, Attività ittico-faunistico-venatoria, Informatica della Provincia di Genova 5

4 LA PRESENZA DEL LUPO IN PROVINCIA DI GENOVA Negli anni ottanta alcune predazioni di bestiame segnalano per la prima volta la presenza del Lupo sull Appennino ligure. Nel 1985 in alta Val Borbera viene rinvenuta una giovane femmina morta (Spanò, 1997); nel 1990 il ritrovamento, presso Rezzoaglio, di una coppia di esemplari uccisi dai lacci di un bracconiere fornisce un ulteriore conferma della presenza del Lupo nel territorio della Provincia di Genova (Aa. Vv., 1995). L analisi della dinamica dell insediamento del Lupo nel decennio , condotta in Provincia di Genova e nelle aree adiacenti dall Università di Pavia (Meriggi et al., 1995) ha evidenziato un aumento complessivo della popolazione, soggetta comunque ad oscillazioni dipendenti da periodici atti di bracconaggio e da diminuzioni della disponibilità alimentare. L areale occupato dal Lupo si estendeva su un tratto di dorsale appenninica compreso tra la Provincia di Savona e il confine con la Provincia di Parma, occupando anche il tratto di crinale che dalla Provincia di Genova si estende verso nord fino alle montagne della Provincia di Pavia; le zone frequentate più stabilmente risultavano essere quelle comprese tra il M. Buio, il M. Antola e il M. Dego (Meriggi et al., 1995). Negli anni successivi le segnalazioni si sono progressivamente diradate; nel biennio hanno riguardato i comuni di Masone, Ronco Scrivia, Propata e Gorreto; nel biennio le uniche segnalazioni sono pervenute dal Comune di Borzonasca. Nel 1998 l areale del Lupo interessava i comuni di Borzonasca, Mezzanego, Propata, Rezzoaglio, Rovegno, S. Stefano d Aveto e Vobbia (figura 1). Il Lupo occupava stabilmente un area che corrisponde in gran parte al territorio del Parco Naturale Regionale dell Aveto, estesa fino allo spartiacque tra la Val d Aveto e la Val Trebbia. Negli altri comuni la presenza del Lupo appariva occasionale, con alcuni segni di presenza rilevati nella zona del M. Antola, nei comuni di Propata e Vobbia. 6

5 7 figura 1 Indice di presenza del Lupo nei comuni della Provincia di Genova (Meriggi & Schenone, 1998)

6 SCOPO DELLA RICERCA Scopo della ricerca è l aggiornamento delle conoscenze su distribuzione e consistenza numerica del Lupo (Canis lupus) e l analisi delle abitudini alimentari della specie in Provincia di Genova, con particolare riferimento al territorio dell entroterra di levante. La finalità principale di questo studio è quella di fornire elementi conoscitivi che possano essere utilizzati dalla Pubblica Amministrazione per la salvaguardia e la gestione della popolazione di questo predatore, soprattutto in relazione all impatto sulle attività antropiche dell entroterra ed alla sua scarsa accettabilità sociale. Per giungere a definire la consistenza attuale della popolazione, l estensione e la localizzazione delle zone frequentate è stato ripreso e approfondito un piano di monitoraggio articolato secondo 4 obiettivi di ricerca: 1. distribuzione raccolta, mappatura e verifica delle diverse segnalazioni di presenza dal novembre 1998 all aprile 2001, per individuare le aree preferenzialmente frequentate dalla specie; rilevamento dei segni di presenza (feci, marcature, impronte, predazioni), al fine di definire le aree e gli ambienti attualmente occupati dalla specie e le eventuali variazioni stagionali; 2. impatto sulla zootecnia raccolta e analisi di tutte le denunce di predazione sul bestiame dal 1998 ad oggi, per stimare l impatto sulla zootecnia ed evidenziare la tendenza dei danni; 3. consistenza della popolazione conta dalle impronte su neve, per stimare, con rilevamenti simultanei, la consistenza numerica della popolazione studiata e valutarne la tendenza demografica; 4. alimentazione raccolta degli escrementi di Lupo, per determinare, attraverso l analisi del contenuto fecale, la presenza e l importanza delle differenti prede nella dieta della popolazione studiata. 8

7 AREA DI STUDIO Lo studio si è concentrato nell area corrispondente al Parco Naturale Regionale dell Aveto (secondo la perimetrazione provvisoria determinata dalla L.R. 12/95). Oggetto di indagine è stato inoltre l adiacente settore di spartiacque Aveto-Trebbia nonché, a seguito di segnalazioni verificate positivamente, anche il territorio ad est del Passo del Biscia (crinale Val Graveglia - Val di Vara) fino al Passo del Bocco di Bargone ed al versante occidentale di M. Pu (testata della Val Petronio). Il territorio studiato risulta compreso tra i 764 (Esola) e i 1804 m s.l.m. (M. Maggiorasca); le categorie vegetazionali più frequenti sono la faggeta e le aree aperte (pascoli, prati pascolo, praterie seminaturali più o meno arbustate). Nel settore corrispondente alle alte Val Graveglia e Val Petronio, accanto a vasti rimboschimenti di conifere, sono particolarmente estesi gli arbusteti a ericacee, leguminose e, nei pressi del Passo del Bocco di Bargone, a Bosso. 9

8 METODI 1. Distribuzione Per definire la distribuzione del Lupo nell area di studio è stato raccolto ogni genere di notizia o segnalazione relativa alla specie riguardante il periodo novembre 1998 aprile Le osservazioni - raccolte dal personale di vigilanza dell Amministrazione provinciale, guardie forestali, naturalisti, allevatori ed escursionisti - sono state di volta in volta vagliate per valutarne l attendibilità e verificate con appositi sopralluoghi sul campo; ogni informazione è caratterizzata dalla tipologia (avvistamento diretto, segno di presenza, ritrovamento di esemplare morto, predazione), dalla localizzazione (su base comunale) e dalla data dell evento. I dati così ottenuti sono stati integrati con i risultati della ricerca dei segni di presenza. A tale scopo è stata predisposta una rete di 10 transetti nell areale della specie evidenziato dalla ricerca del 1998 (Meriggi & Schenone, l.c.). A questi si è aggiunto il percorso Passo del Biscia Passo del Bocco di Bargone, in un area dalla quale sono pervenute numerose segnalazioni. Elenco dei transetti 1. Rifugio Aiona (1503 m) M.Aiona (1702 m) - Passo Pre de Lame (1537 m) valle Rio Storto versante S M. Aiona - Rifugio Aiona (1503 m) 2. Rifugio Aiona (1503 m) Passo dell Incisa (1468 m) Passo dei Ghiffi (1068 m) 3. Passo del Tomarlo (1473 m) Monte Maggiorasca (1804 m) Prato della Cipolla (1578 m) Lago Riane (1280 m) Passo della Lepre (1406 m) Passo del Tomarlo (1473 m) 4. Cascine di Tenente (1281 m) Ciappa Liscia (1594 m) Groppo Rosso (1593) Cascine di Tenente (1281 m) 5. Passo del Fregarolo (1206 m) Passo di Ertola (1303 m) Esola (764 m) 6. Ertola (768 m) Passo di Ertola (1303 m) Monte Dego (1427 m) Ertola (768 m) 7. Cabanne (817 m) Cappella del Bozale (963 m) Cappella delle Lame (1306 m) Villacella (1028 m) 8. Ventarola (850 m) Passo Ventarola sud (1102 m) Casoni d Arena (1085 m) Ventarola (850 m) 10

9 9. Amborzasco (952 m) sterrata dal passo del Cereghetto al rifugio M. Penna rifugio M. Penna (1392 m) Casoni (1016 m) Amborzasco (952 m) 10. Passo del Biscia (890 m) M. Prato Pinello (1391 m) 11. Passo del Biscia (890 m) Passo del Bocco di Bargone (905 m) 2. Impatto sulla zootecnia L impatto sulla zootecnia è stato esaminato attraverso la raccolta delle notizie relative alle predazioni accertate e denunciate a carico del bestiame, seguendo lo stesso metodo utilizzato rispetto alla distribuzione. 3. Consistenza della popolazione La consistenza numerica della popolazione di Lupo presente nell area di studio è stata stimata utilizzando il metodo della conta delle orme su neve. Nel periodo invernale, in giornate successive a una nevicata, sono state organizzate due sessioni di censimento (19/01/01 e 02/03/01), in collaborazione con il Servizio di Polizia Provinciale e le G.E.V. della Provincia di Genova. In entrambe le occasioni sono stati individuati 7 percorsi sui crinali compresi tra la Val Trebbia e la Val Petronio. Ad ogni rilevatore, munito di cartografia dell area in scala 1:10.000, è stato assegnato il compito di contare le orme di Lupo su neve fresca individuando, ove possibile, e riportando sulla carta il numero di esemplari, la direzione della traccia ed eventuali ulteriori segni di presenza. Il confronto tra i risultati dei diversi gruppi, assieme al rilevamento nel corso della medesima giornata, permette di evitare la possibilità di doppi conteggi. 4. Alimentazione La dieta del Lupo nell area di studio è stata studiata attraverso l analisi delle feci raccolte dal gennaio 1998 all aprile 2001 lungo i transetti utilizzati per i rilevamenti di tutti i segni di presenza del predatore. Ogni campione, posto in un sacchetto di PVC etichettato con l indicazione della data e del luogo di raccolta, è stato conservato congelato. Le feci sono state 11

10 successivamente sciacquate con acqua corrente in setacci a maglia fine; in questo modo è stato possibile identificare le prede attraverso il riconoscimento dei resti indigeriti: peli e ossa (mammiferi), penne (uccelli), squame (rettili), parti chitinose (insetti), semi e foglie (vegetali). L identificazione dei mammiferi è stata effettuata mediante l esame della cortex e della medulla dei peli lavati in alcool, effettuato al microscopio ottico a 40, 100 e 400 ingrandimenti, utilizzando appositi atlanti per il riconoscimento (Brunner & Coman, 1974; Teerink, 1991). Per ogni alimento identificato è stato stimato il volume percentuale sulla composizione dell intero escremento. Gli alimenti sono stati raggruppati in 7 categorie: ungulati selvatici, ungulati domestici, micromammiferi, altri vertebrati, frutta, altri vegetali, rifiuti. Le date di rinvenimento dei campioni fecali sono state raggruppate secondo classi stagionali tali da permettere il confronto con analoghi studi (cfr. es. Meriggi et al. in Cecere, 1996): inverno (1 dicembre - 28 febbraio), primavera (1 marzo - 31 maggio) estate (1 giugno - 30 settembre) autunno (1 ottobre - 30 novembre) L uso del test del chi-quadrato ha permesso di valutare eventuali relazioni significative della frequenza di comparsa delle categorie alimentari con l anno e la stagione. Le differenze tra i volumi medi percentuali delle categorie alimentari rispetto all anno e alla stagione sono state analizzate mediante il test di Kruskal-Wallis. 12

11 RISULTATI 1. Distribuzione Per analizzare la distribuzione dei segni di presenza del Lupo nell area di studio è stata utilizzata una griglia di 1 Km x 1 Km, corrispondente al reticolo UTM. Ad ogni cella è stato attribuito un colore diverso a seconda del numero di segni di presenza rilevati al suo interno (figure 2-7), permettendo di evidenziare le aree maggiormente frequentate dal Lupo durante l anno di ricerca nonché le variazioni stagionali nella distribuzione. Nel complesso la presenza del Lupo nell area di studio è stata riscontrata soprattutto nelle aree di crinale, con tre zone di maggiore frequentazione corrispondenti al massiccio del M. Aiona, al Passo del Ghiffi e al tratto di crinale tra il M. Chiappozzo e il M. Pu. Il maggior numero di segni di presenza è stato riscontrato presso il Passo del Bocco di Bargone; a differenza degli anni precedenti, nel gruppo del M. Maggiorasca - M. Groppo Rosso non sono mai stati riscontrati segni di presenza. Nel corso della stagione estiva ed autunnale dell anno 2000 sono stati rilevati pochi segni di presenza su tutto il territorio, ad esclusione di quelli che sembrano essere siti di marcatura quali il passo del Ghiffi e il passo della Spingarda (M. Aiona). Nell inverno e nella primavera successivi i segni di presenza si concentrano nell area del M. Aiona e nel tratto di crinale tra il M. Zatta e il passo del Bocco di Bargone. Il ritrovamento nel versante est della foresta del M. Zatta di una femmina di Lupo uccisa da colpi di arma da fuoco e decapitata, insieme a diverse segnalazioni di avvistamento e ad un episodio di predazione a danno di un gregge nell estate precedente, confermano l espansione verso sud-est dell areale del Lupo in Provincia di Genova. La presenza nell area di crinale tra il M. Zatta e il M. Alpe di alcuni gruppi di capre rinselvatichite può rappresentare la probabile causa della presenza del Lupo in questa parte del territorio provinciale (si veda anche 4. Alimentazione). La tabella 1 riassume tutti i segni di presenza del Lupo riscontrati su base comunale. Tipo di segnalazione Borzonasca Nè Rezzoaglio S.Stefano A. segni indiretti predazione 1 totale tabella 1 Segni di presenza del Lupo nei comuni della Provincia di Genova nell anno (N=78). 13

12 figura 2- Distribuzione annuale dei segni di presenza del Lupo (Canis lupus) nel Parco dell Aveto (1998). 14

13 figura 3 - Distribuzione annuale dei segni di presenza del Lupo nel levante della Provincia di Genova ( ). 15

14 figura 4 - Distribuzione estiva dei segni di presenza del Lupo nel levante della Provincia di Genova ( ). 16

15 figura 5 - Distribuzione autunnale dei segni di presenza del Lupo nel levante della Provincia di Genova ( ). 17

16 figura 6 - Distribuzione invernale dei segni di presenza del Lupo nel levante della Provincia di Genova ( ). 18

17 figura 7 - Distribuzione primaverile dei segni di presenza del Lupo nel levante della Provincia di Genova ( ). 19

18 2. Impatto sulla zootecnia I dati relativi alle predazioni sul bestiame per il periodo sono riportati nella tabella 2, che raccoglie le informazioni delle denunce presentate all Amministrazione Provinciale per il risarcimento dei danni. Negli anni coperti dalla presente indagine ( ) le denunce di predazione su bestiame provengono esclusivamente dalla porzione orientale della Provincia, con richieste di risarcimento provenienti dalla Valle Sturla (Borzonasca), dalla Val d Aveto (S. Stefano) e dalla Val Graveglia (Né). L anno con il maggior numero di denunce di predazione da parte del Lupo è stato il 2000, con 11 capi uccisi in un unico attacco ad un gregge presso Statale, nel comune di Né. Il più alto numero di danni è stato denunciato a carico degli allevamenti di ovini, con 10 pecore e 1 agnello predati. Nel periodo in esame è infine documentata l uccisione, da parte del Lupo, di un puledro e di un vitello. Nella porzione centrale ed occidentale della Provincia di Genova negli ultimi tre anni non si hanno denunce di predazione. periodo Comune località capi predati settembre 1998 S.Stefano A. Roncolungo 1 vitello ottobre 1998 Borzonasca Asperelle 1 puledro novembre 1998 Borzonasca Zanoni 1 pecora febbraio 1999 Borzonasca Piano 2 capre giugno 1999 Borzonasca Acero 6 pecore luglio 2000 Né Statale 10 pecore,1 agnello tabella 2 - Denunce di predazione dal 1998 al Consistenza della popolazione I censimenti basati sul rilevamento delle impronte sulla neve effettuati nella passata stagione invernale hanno permesso di rilevare rispettivamente la presenza di tre lupi (censimento del 19/01/01) e di due lupi (censimento del 02/03/01). In entrambi i casi le impronte sono state individuate nell'area compresa tra il M. Penna e il M. Aiona. Date le difficoltà esistenti nel censire il Lupo su vaste aree, il tentativo di produrre stime più o meno accurate della popolazione è comunque giustificato dalla considerazione che stime successive condotte con la stessa tecnica possono essere utilizzate come indici e permettere la valutazione delle tendenze demografiche della popolazione. 20

19 Pertanto, dal confronto con la stima effettuata nell anno 1998, è possibile ipotizzare un decremento della popolazione. 4. Alimentazione La dieta del Lupo nell area di studio è stata determinata mediante l analisi di 121 campioni di feci, raccolti negli anni dal 1998 al Nella tabella 3 sono indicate le principali specie identificate. Ungulati selvatici Ungulati domestici Micromammiferi Altri vertebrati Frutta Altri vegetali Cinghiale (Sus scrofa); Capriolo (Capreolus capreolus); Daino (Dama dama); Pecora (Ovis aries); Capra (Capra hircus); Cavallo (Equus caballus); Bovino (Bos taurus); Scoiattolo (Sciurus vulgaris); Ghiro (Myoxus glis); Topo selvatico (Apodemus sp.); Lepre (Lepus europaeus); Cane (Canis familiaris); Gatto (Felis catus) Mora (Rubus sp.) Erba e foglie tabella 3 - Elenco degli alimenti rinvenuti nelle feci di Lupo, raggruppati per categorie alimentari. La dieta è risultata basata principalmente su 3 categorie alimentari: in ordine di importanza ungulati domestici, ungulati selvatici, altri vertebrati. Dall analisi della frequenza percentuale di comparsa (figura 8), si osserva come gli ungulati domestici siano la categoria alimentare maggiormente rappresentata (40,7%). La presenza di erba in un grande numero di campioni spiega l elevato valore (23,26%) degli altri vegetali; del resto, la scarsa importanza di tale categoria si può evincere dal grafico successivo, relativo ai volumi medi percentuali (figura 9). Per quanto concerne questi ultimi, si nota come non ci siano sostanziali differenze tra le varie categorie, segno che i campioni erano perlopiù costituiti da un unico alimento prevalente, talvolta con tracce o piccolissimi volumi di altri vegetali o rifiuti, che infatti risultano rappresentati da basse percentuali. 21

20 altri vegetali 23,26% rifiuti 4,07% ungulati selvatici 15,70% frutta 1,16% altri vertebrati 9,30% micromammiferi 5,81% ungulati domestici 40,70% figura 8 - Frequenza di comparsa delle categorie alimentari ( ). frutta 20,70% altri vegetali 0,76% rifiuti 0,37% ungulati selvatici 19,32% altri vertebrati 20,07% ungulati domestici 20,02% micromammiferi 18,75% figura 9 - Volumi medi percentuali delle categorie alimentari ( ). Per quanto riguarda le variazioni annuali delle frequenze di comparsa delle categorie alimentari (figura 10), sono state trovate differenze significative tra i diversi anni per gli ungulati domestici e per gli altri vegetali (tabella 4). In particolare, la significatività per gli ungulati domestici si può spiegare, almeno in parte, con il grande numero di campioni provenienti, negli ultimi due anni, dalla porzione più meridionale dell area di studio, caratterizzata dalla presenza di più gruppi di capre brade. 22

21 100 % ungulati selvatici ungulati domestici micromammiferi altri vertebrati frutta altri vegetali rifiuti figura 10 - Variazioni annuali delle frequenze di comparsa delle categorie alimentari. categorie Χ 2 P Ungulati domestici 10,192 0,022 Ungulati selvatici 2,344 n.s. Micromammiferi 6,871 n.s. Altri vertebrati 3,719 n.s. Frutta 6,169 n.s. Altri vegetali 11, Rifiuti 4,576 n.s. tabella 4 Confronti fra le frequenze di comparsa delle categorie alimentari nei diversi anni e significatività delle differenze. Differenze significative tra le stagioni sono state riscontrate per le categorie alimentari altri vertebrati e frutta (figura 11 e tabella 5). Indicativa la non significatività per gli ungulati domestici, probabilmente dovuta alla loro disponibilità in tutte le stagioni, per la presenza di gruppi di animali al pascolo brado o rinselvatichiti (soprattutto capre). 23

22 % inverno primavera estate autunno ungulati selvatici ungulati domestici micromammiferi altri vertebrati frutta altri vegetali rifiuti figura 11 Variazioni stagionali delle frequenze di comparsa delle categorie alimentari. categorie Χ 2 P Ungulati domestici 3,505 n.s. Ungulati selvatici 3,833 n.s. Micromammiferi 5,011 n.s. Altri vertebrati 12,557 0,007 Frutta 13,346 0,005 Altri vegetali 1,998 n.s. Rifiuti 3,618 n.s. tabella 5 Confronti fra le frequenze di comparsa delle categorie alimentari nelle diverse stagioni e significatività delle differenze. Nei grafici seguenti (figure 12 e 13) sono rappresentate le variazioni annuali e stagionali dei volumi medi percentuali. Il test di Kruskal-Wallis ha evidenziato variazioni annue significative per quanto riguarda le categorie ungulati domestici (P=0,008) e altri vegetali (P=0,005); variazioni stagionali significative sono state trovate per altri vertebrati (P=0,006) e frutta (P=0,004). 24

23 100% 80% 60% 40% 20% 0% rifiuti altri vegetali frutta altri vertebrati micromammiferi ungulati domestici ungulati selvatici figura 12 - Variazioni annuali dei volumi medi percentuali delle categorie alimentari. 100% 80% 60% 40% 20% 0% inverno primavera estate autunno rifiuti altri vegetali frutta altri vertebrati micromammiferi ungulati domestici ungulati selvatici figura 13 - Variazioni stagionali dei volumi medi percentuali delle categorie alimentari. 25

24 % bovini caprini ovini equini cinghiale daino capriolo figura 14 - Frequenza di comparsa delle diverse specie di ungulati domestici e selvatici. Esaminando i soli dati relativi alle specie di maggiore interesse, le informazioni più rilevanti sono quelle relative alle frequenze percentuali di comparsa, in particolare per quanto riguarda le due categorie predominanti nel campione, ungulati domestici e ungulati selvatici (figura 14). Il grande numero di ungulati domestici, prevalentemente capre, presenti nel campione, porta ad alcune considerazioni: innanzitutto, come già rilevato nella tabella 2 (denunce di predazione dal 1998 al 2000), le richieste di risarcimento sono eccessivamente limitate in rapporto ai risultati dell analisi dell alimentazione. Del resto, il pascolo brado delle capre non è consentito da specifiche norme a tutela del patrimonio vegetazionale, ed è verosimile che gli animali predati appartengano a gruppi bradi o rinselvatichiti, la cui presenza è stata accertata soprattutto tra il M. Zatta e il M. Pu e nell area del M. Groppo Rosso. Se questo da un lato può spiegare la mancanza di richieste di risarcimento per danni da Lupo, dall altra può indurre a considerare le predazioni come un positivo fattore di controllo sulle popolazioni caprine rinselvatichite. Tra gli ungulati selvatici il Cinghiale, che in altre aree (Zucchella, 1993; Massolo & Meriggi, 1998) rappresenta una delle prede principali del Lupo, in Provincia di Genova sembrerebbe essere poco utilizzato (6,98%) rispetto all effettiva disponibilità. Presumibilmente questo dato è influenzato dalla presenza per tutto l anno di ungulati domestici facilmente accessibili. 26

25 Relativamente consistente la frequenza percentuale di comparsa di Daino (5,23%) e Capriolo (3,49%), a conferma della progressiva espansione dell areale di questi due cervidi nel levante genovese. Infine è rilevante notare la bassa frequenza di comparsa della Lepre (1,74%), indice di un utilizzo limitato da parte del Lupo nonostante l abbondanza della stessa nell area di studio, soprattutto nelle aree di crinale e in particolare sul M. Aiona. 27

26 CONCLUSIONI Il gran numero di segni di presenza rilevati nel corso della presente ricerca suggerisce che un piccolo nucleo di lupi frequenti tuttora stabilmente un area che corrisponde in parte al territorio del Parco Naturale Regionale dell Aveto e si estende verso sud-est fino al crinale tra la Val Graveglia e la Val Petronio. Le periodiche uccisioni illegali determinano oscillazioni della densità di popolazione e limitano fortemente la possibilità di una presenza stabile del Lupo in un areale più vasto. Il controllo illegale sulla popolazione di lupi viene attuato tramite esche avvelenate, lacci per cinghiale e abbattimenti con arma da fuoco, come nel caso della femmina di Lupo ritrovata decapitata nell inverno del 2000 sul versante spezzino del Monte Zatta. La scarsità di prede selvatiche spinge il Lupo a rivolgersi agli ungulati domestici, presenti sul territorio in tutte le stagioni con gruppi di capre rinselvatichite e, per un lungo periodo dell anno (da maggio a ottobre), in greggi incustodite sui pascoli. L avversione per la specie, che si manifesta con gli atti di bracconaggio sopra citati, può essere così alimentata anche dai casi di predazione al bestiame, che vanno a colpire una delle poche attività agro-silvo-pastorali esercitate nell entroterra della Provincia. In Liguria, così come in altre regioni italiane, il conflitto con la zootecnia può risultare particolarmente intenso nelle aree di recente ricolonizzazione del Lupo, dove le attività pastorali, anche se limitate, si sono evolute in assenza di un predatore sul territorio e sono quindi impreparate ad accettare ed affrontare il suo ritorno. L impatto sulla zootecnia è spesso percepito in maniera amplificata soprattutto per motivi di carattere culturale e perché la attività pastorali dell entroterra, pur non avendo una grande ricaduta economica, hanno ancora un rilevante valore sociale. La corretta percezione del fenomeno è un passo fondamentale per ricondurre la discussione gestionale nei suoi termini reali e per ridurre il conflitto, che spesso si manifesta con atti illegali di persecuzione. È quindi necessario promuovere programmi di conservazione e migliorare le forme di salvaguardia e di gestione della specie già avviate da parte dell Amministrazione Provinciale, portando avanti gli indirizzi già indicati in precedenti studi specifici (Tompa, 1983; Meriggi et al., 1995; Cecere, 1996; Meriggi & Schenone,1998) e riassumibili negli interventi di seguito illustrati: Protezione dell habitat e gestione delle aree protette - Insieme alla protezione degli habitat critici per la specie, sarebbe auspicabile l individuazione e la protezione di corridoi di dispersione reali o potenziali, nel tentativo di creare un sistema di aree protette con i requisiti spaziali sufficienti per le esigenze ecologiche della specie. L approvazione della perimetrazione definitiva dei Parchi Naturali Regionali ha escluso molte delle aree di interesse cruciale per il Lupo (soprattutto nei territori dei Parchi Regionali dell Aveto e dell Antola): è quindi importante ed auspicabile che 28

27 nell aggiornamento del Piano faunistico venatorio provinciale vengano perlomeno mantenute alcune aree protette che in questi anni hanno visto una significativa presenza del Lupo, svolgendo un importante ruolo per la conservazione della specie: in particolare, le aree tra il Monte Zatta e il Passo del Bocco di Bargone (Oasi n. 11 e Z.R.C. n. 17) e la zona protetta provinciale del M. Maggiorasca (Oasi n. 10). Ciò anche nell ottica di un altro tipo di protezione per quelle porzioni di territorio e per quegli habitat maggiormente utilizzati dal Lupo, dove eventualmente svolgere operazioni di reintroduzione o ripopolamento di ungulati selvatici. L istituzione e la corretta gestione di queste aree protette potrà contribuire a prevenire le uccisioni illegali ed essere un efficace strumento per la riduzione dei danni al patrimonio zootecnico. Prevenzione e rimborso dei danni È necessario studiare un sistema di indennizzo dei danni subiti dagli allevatori più funzionale ed adeguato alle realtà locali, con un risarcimento immediato ed economicamente adeguato. Le predazioni potrebbero essere ridotte notevolmente adottando metodi di sorveglianza del bestiame efficaci; l utilizzo di cani da pastore addestrati al controllo ed alla difesa di greggi e mandrie, il ricovero notturno in stalle e ovili sono metodi che vengono ancora praticati nell Appennino centro-meridionale dove il Lupo non si è mai estinto. L impiego delle recinzioni elettrificate, utilizzate singolarmente o insieme a recinzioni tradizionali, è relativamente recente ed ancora poco diffuso, anche se in diversi Paesi si è dimostrato strumento efficace nel ridurre la predazione da Lupo. Anche gli interventi di tutela, reintroduzione o ripopolamento per la ricostituzione di popolazioni selvatiche di ungulati possono rappresentare un mezzo adatto a contenere la predazione del Lupo sugli animali domestici: è dimostrato in numerose ricerche come il Lupo, in presenza di un popolamento ricco e diversificato di prede naturali, tenda a ridurre l utilizzo degli ungulati domestici (Gunson, 1983; Salvador & Abad, 1987; Mattioli et al., 1995; Meriggi et al., 1996). La specie più idonea è sicuramente il Capriolo, già diffuso nella parte occidentale del territorio provinciale e presente ad oriente con un limitato numero di individui. La predazione a carico del bestiame, anche in presenza di buone popolazioni di ungulati selvatici, può essere comunque elevata se questo è localmente abbondante e non adeguatamente protetto. Controllo delle uccisioni illegali - È necessario aumentare gli sforzi e l efficienza dei sistemi di controllo delle cause di mortalità del Lupo, adottando misure di prevenzione e di repressione nei confronti delle diverse forme di bracconaggio ed esercitando inoltre una maggiore attenzione verso quelle attività (es. battute al Cinghiale, controllo delle popolazioni di Volpe) che potrebbero risultare un ulteriore occasione di abbattimento. 29

28 Informazione ed educazione Non è pensabile alcuna fattiva conservazione delle risorse naturali senza il consenso ed il supporto delle popolazioni che vivono a più stretto contatto con quelle risorse. Nonostante l atteggiamento del pubblico nei confronti del Lupo sia molto cambiato negli ultimi 20 anni, è necessario continuare l opera di sensibilizzazione per arrivare ad una migliore accettazione della specie da parte delle popolazioni dei territori interessati dal fenomeno di ricolonizzazione. Le motivazioni per la salvaguardia del Lupo e la sua importanza nel ruolo di superpredatore negli ecosistemi naturali dovrebbero essere oggetto di apposite campagne di informazione e di educazione ambientale rivolte non solo al mondo scolastico, ma possibilmente a tutti i settori delle popolazioni locali (amministrazioni, associazioni di cacciatori, di allevatori, di conservazione della natura) nelle aree interessate dalla presenza del Lupo. 30

29 BIBLIOGRAFIA Aa. Vv., 1995 Piano faunistico venatorio ( ). Provincia di Genova. Boitani L., 1986 Dalla parte del Lupo. Giorgio Mondadori. Brunner H. & Coman B., 1974 The identification of Mammalian hair. Inkata Press, Melbourne. Cagnolaro L., Rosso D., Spagnesi M. & Venturi B., 1974 Inchiesta sulla distribuzione del Lupo (Canis lupus) in Italia e nei Cantoni Ticino e Grigioni (Svizzera). Ricerche biologiche della Selvaggina, 59: Laboratorio di zoologia applicata alla Caccia. Cecere F. (ed.), 1996 Atti del convegno Dalla parte del lupo. Atti & Studi del WWF Italia, n.10: Cogecstre. Ciucci P. & Boitani L., 1991 Viability assessment of the italian Wolf and guidelines of the management of the wild and a captive population. Ric. Biol. Selvaggina, 89: Ciucci P. & Boitani L., 1998 Il lupo. Elementi di biologia, gestione, ricerca. Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica Alessandro Ghigi, Documenti Tecnici, 23 Gunson J.R., 1983 Wolf predation on livestock in western Canada. In: Carbyn L.N., Edit. Wolves in Canada and Alaska. Can. Wildl. Serv. Rep. Ser., 45: Massolo A. & Meriggi A., 1998 Factors affecting habitat occupancy by wolves in northern Apennines (northern Italy): a model of habitat suitability. Ecography 21: Mattioli L., Apollonio M., Mazzarone V. & Centofanti E.,1995 Wolf food habits and wild ungulate availability in the Foreste Casentinesi National Park, Italy. Acta Theriol. 40: Meriggi A., 1989 Analisi critica di alcuni metodi di censimento della fauna selvatica (Aves, Mammalia). Aspetti teorici ed applicativi. Ric. Biol. Selvaggina, 83: INBS. Meriggi A., Brangi A., Montagna D. & Pagnin E., Aspetti dell ecologia del Lupo in Provincia di Genova e nei territori limitrofi Provincia di Genova. Meriggi A., Brangi A., Matteucci C. & Sacchi O., The feeding habits of wolves in relation to large prey availability in northern Italy. Ecography 19:

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