Caratteristiche. Le principali piante di interesse apistico locale. Castagno

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1 Interreg II Italia Svizzera, Asse 2 Misura 2.1: Valorizzazione e tipicizzazione delle produzioni agricole 1999 APAS Ass. Apicoltori CCIAA Camera di Commercio Fondazione Fojanini Le principali piante di interesse apistico locale Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Caratteristiche Castagno Castanea sativa. Dal latino class. castanèa castagna. Probabile Medio Oriente. Fagacee. Periodo di fioritura: Giugno - luglio. Monoici. I fiori maschili di colore giallognolo, riuniti in amenti. Alla base degli amenti si trovano i fiori femminili. Di forma lanceolata con il margine seghettato. Caduche. Habitat: Predilige la zona compresa tra i 400 e i 1000 m. Ai giorni nostri è difficile ricostruire da dove ebbe origine il Castagno e come si diffuse. L ipotesi più accreditata attribuisce agli Etruschi l importazione di questa pianta dal medio oriente, ma quasi sicuramente la sua grande diffusione si ebbe nel periodo romano. Il Castagno, essenza dai mille pregi, fu introdotto dall uomo, anche a scapito di altre Schede sulla flora di interesse apistico -1

2 piante, nei territori colonizzati. Questa pianta può essere sfruttata in molti modi: come legname da opera; come legname che arde lentamente e sviluppa molto calore; come fonte alimentare, grazie ai suoi frutti molto nutrienti che possono essere utilizzati o consumati nei modi più diversi; come importante componente nella concimazione dei campi a seguito dell utilizzo del fogliame come lettiera per gli animali. In Valtellina il Castagno è stato fino a non molto tempo fa una fondamentale risorsa grazie a queste sue qualità. Il legname di questa pianta, molto resistente all umidità e all intemperie, viene ancor oggi usato per i pali di sostegno della vite. Il Castagno viene impiegato anche per produrre le botti; il legno, ricco di tannino, aumenta la corposità del vino e conferisce un sapore caratteristico. Polline Il Castagno, a differenza delle altre Fagacee, è una pianta ad impollinazione entomofila che si avvale, oltre che delle api, anche di altri pronubi. I fiori maschili, fortemente profumati, forniscono una grande quantità non solo di nettare, ma anche di polline che viene attivamente raccolto dalle api e traslocato all interno degli alveari in pallottole di color giallo acceso. In piena fioritura questo polline può arrivare a costituire fino al 100% dei raccolti. Il granulo pollinico è di piccole dimensioni di forma ovale e tricolporato (ovvero con tre colpi provvisti di pori). La superficie si presenta liscia. Il polline, per le sue dimensioni e per l abbondante produzione, risulta iperrappresentato. Spesso si trova per inquinamento di tipo secondario nei mieli prodotti ad alta quota. Nettare Il nettare di Castagno contiene più fruttosio che glucosio ( il rapporto fra i due zuccheri è di 2,27); questo determina una minor attitudine alla cristallizzazione che, quando avviene, si presenta generalmente a cristallo relativamente grande. Il nettare viene raccolto principalmente dai fiori maschili che rappresentano la fonte più abbondante, dato l alto numero rispetto ai fiori femminili. Nelle annate favorevoli la raccolta è talmente abbondante e galvanizzante per le api che si instaura uno squilibrio numerico fra le bottinatrici e quelle di casa incaricate di provvedere ai processi di maturazione e di immagazzinamento; per Schede sulla flora di interesse apistico -2

3 questo motivo non infrequentemente capita che il miele di Castagno venga opercolato con umidità relativamente alta. Melata Il Castagno, oltre ad essere un ottima sorgente di nettare e polline, rappresenta anche, occasionalmente, una fonte di melata. Infatti il miele di Castagno si trova spesso in miscela naturale con la melata prodotta sulla pianta stessa. Quando la melata è presente in discreta quantità il colore del miele risulta più scuro, l odore e l aroma sono meno accentuati, il gusto è meno amaro; inoltre l umidità è inferiore. Per determinare la percentuale di melata presente è necessario effettuare l esame che determina il tenore di zuccheri superiori. Questa è un analisi che si rende spesso necessaria poiché l alta quantità di polline di Castagno tende a mascherare gli altri elementi del sedimento, appunto quelli che caratterizzano la melata (ife e spore), i quali non si presentano con una percentuale direttamente proporzionale all effettivo contenuto di melata nel miele. Un indizio abbastanza circostanziato è già offerto dall analisi organolettica, data la modificazione del gusto, dell aroma e dell odore apportata dalla melata al miele di puro nettare. Miele Il miele di Castagno è tra i mieli unifloreali più diffusi in Italia. Spesso presenta, come già detto sopra, tracce più o meno marcate di melata che, oltre a provenire dalla pianta stessa, possono appartenere ad altre specie, come ad esempio il Tiglio. Lo spettro pollinico è fortemente caratterizzato dalla presenza del polline di Castagno che, essendo una specie dal polline iperrappresentato, per dar luogo ad un miele monoflorale deve presentare, all analisi, un sedimento con una percentuale relativa a questo polline superiore al 90. Aspetti organolettici Il miele di Castagno si presenta liquido o a cristallizzazione molto lenta e non sempre regolare. Il colore è ambrato; più o meno scuro quando è liquido (a seconda della quantità di melata presente), diventa marrone con la cristallizzazione. L odore è intenso, aromatico, pungente e ammoniacale. Il sapore non è eccessivamente dolce e presenta sempre un retrogusto amaro. L aroma è intenso, simile all odore, molto persistente. Schede sulla flora di interesse apistico -3

4 Rododendro Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Rhododendron ferrugineum, Dal gr. ròdon, rosa e dèndron, albero. Regioni temperato - fredde dell emisfero settentrionale. Ericacee. Periodo di fioritura: Giugno luglio. Habitat: Sono raggruppati in infiorescenze e presentano una colorazione da rosa a rosso intenso. Sono piccole e ovali, di colore verde lucido sulla pagina superiore, mentre l inferiore è di colore ruggine. Sempreverdi. Prati e pascoli, ma anche terreni scoscesi e ghiaiosi, vive generalmente tra i 1400 e i 2400 m. Caratteristiche In Italia esistono solo due specie di Rododendro, il Rhododendron ferrugineum e il R. hirsutum. In Valtellina è presente soprattutto il primo. Più resistente, si spinge fino ai 3200 m; preferisce i terreni acidi o ghiaiosi dei pascoli alpini, margini e le schiarite dei boschi. Il suo nome deriva dalle macchie color ruggine presenti sulla pagina inferiore delle sue foglie. Forma spesso estese e serrate colonie, svolgendo azione consolidatrice del terreno. E un arbusto che colonizza i pascoli e le praterie alpine abbandonate, creando un arbusteto che attenua fortemente il pericolo di distacco di valanghe. Polline e Nettare Il polline è iporappresentato, non per le sue dimensioni, per altro medie, bensì per la presenza di nettarii extraflorali. Il Rododendro non è rilevante per la produzione di polline. E invece una buona specie nettarifera; il nettare viene prodotto all esterno del calice fiorale, alla base della corolla. Contiene dal 25 al 30 % di zuccheri ed è molto attrattivo per le api al punto che, dove la specie si trova estesa su vasta area, può dar luogo a pregiate produzioni monoflorali. Schede sulla flora di interesse apistico -4

5 Miele Il miele caratterizzato dalla presenza di Rododendro è prodotto da postazioni site sopra i m di altitudine, ma il suo polline spesso si riscontra in minime tracce anche nei mieli provenienti da quote più basse. La realizzazione di miele monoflorale di questa essenza necessita, nella generalità dei casi, dell utilizzo di tecniche di nomadismo e di postazioni di alta quota. E una produzione spesso a rischio poiché nel periodo di fioritura in alta montagna sono frequenti i ritorni di freddo che si possono prolungare per più giorni, stremando le risorse e la forza delle famiglie oltre, naturalmente, a vanificare il raccolto. La produzione di questo tipo di miele, per quanto detto, non è costante negli anni. Essendo specie dal polline iporappresentato, per la denominazione di unifloralità occorre una percentuale di presenza di polline di Rododendro nel sedimento relativamente bassa (circa il 20%). Altre essenze botaniche che contribuiscono allo spettro pollinico sono: Rubus idaeus, Polygonum bistorta, Campanulaceae, Trifolium repens ed alpinum, Lotus corniculatus, Hippocrepis, Myosotis, Onobrychis, Helianthemum, Compositae tipo A, T ed S. Nella provincia di Sondrio la produzione di questo miele rappresenta il punto più qualificante dei raccolti che ivi vengono effettuati. Il polline di rododendro, quando non dà luogo a prodotti monoflorali, contribuisce a contraddistinguere comunque lo spettro pollinico dei mieli alpini d alta montagna. Aspetti organolettici Il miele di rododendro cristallizza dopo poco tempo, a cristallo sottile; in questo stato spesso assume una consistenza cremosa. Allo stato liquido è quasi incolore, quando cristallizza è bianco o beige chiaro. L odore è debole, quasi inesistente, leggermente pungente. Il sapore è normalmente dolce. L aroma è lieve e molto fine. Questo miele spesso assume caratteristiche di tipo fruttato / medicinale, probabilmente conferitegli da altre specie presenti dall aroma più marcato. Schede sulla flora di interesse apistico -5

6 Rovo e Lampone Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Rubus idaeus, Rubus ulmifolius. Dal lat. rubus. Europea. Rosacee. Bianchi o rosa chiaro, la loro corolla è formata da cinque petali di forma ovale. Imparipennate, di forma ovale - oblunga. Hanno il margine seghettato. La pagina superiore è verde, quella inferiore bianco verdastra. Caduche. Periodo di fioritura: da aprile a tutto il periodo estivo. Habitat: Boschi, luoghi incolti, macerie ecc. Caratteristiche Il genere Rubus è formato da parecchie specie, di cui le principali sono il R. idaeus e R.ulmifolius. Sono rispettivamente noti con il nome volgare di Lampone e Rovo (more). Il genere Rubus è diffuso in tutta la provincia di Sondrio. Il Lampone è una pianta del sottobosco; tende a crescere formando cespugli alti circa 50 cm; è molto resistente e vive anche su terreni poco accoglienti. Ha rizoma legnoso e allungato che produce fusti muniti di spine. Viene anche coltivato per la produzione dei lamponi, frutti globosi, composti da drupe subsferiche di colore rosato e di sapore gradevole. Il Rovo è largamente diffuso nei luoghi incolti, nei boschi ecc.; va ad occupare zone poste a quote altimetriche più basse rispetto al Lampone. Polline Il Rubus è, tra le Rosacee, uno dei generi che ha maggior rilevanza in campo apistico per la produzione di polline. Costituisce un importante risorsa nel periodo estivo, quando vengono a mancare altre fioriture, soprattutto nelle aree xeroclimatiche del versante retico. Il polline viene raccolto dalle api in forma di pallottole dal colore grigio verde; al microscopio la superficie dei granuli pollinici si presenta leggermente striatapuntinata. Miele Rubus ulmifolius (mora) è sempre presente nei mieli millefiori prodotti a quote inferiori Schede sulla flora di interesse apistico -6

7 a circa, dei quali costituisce spesso la parte principale. In questo caso è associato, a seconda delle zone e del periodo di raccolta, a nettari di Castagno, Tiglio, Trifoglio bianco, Composite varie, Fruttiferi, Ailanto. Il Rubus idaeus (lampone) caratterizza i mieli multifloreali d alta montagna; si trova spesso accompagnato al Rododendro e ad altre specie tipiche delle associazioni floristiche d alta quota. Pur essendo una pianta diffusa e importante per le api come fonte nettarifera è rara, almeno in Valtellina, la presenza di aree dall estensione tale da poter fornire una produzione monoflorale. Aspetti Organolettici Dove il miele di Rubus può prodursi in purezza, risulta di colore bianco quasi trasparente, con un odore, un sapore e un aroma delicati che ricordano la marmellata di frutti di bosco. Invece, quando il Rubus partecipa, assieme ad altre essenze, alla costituzione di un miele, le sue caratteristiche aromatiche, di tipo fruttato, costituiscono una base sulla quale si aggiungono note più marcate conferite da altre specie come il Castagno, il Tiglio, il Timo ecc. Schede sulla flora di interesse apistico -7

8 Altre Ericacee Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Erica carnea (=E.. herbacea), Erica arborea, Vaccinum myrtillus, Calluna vulgaris, Vaccinium vitis idaea. La Famiglia ha preso il nome dal genere Erica, termine già usato da Teofrasto per designare alcune specie. Dal greco eréiko, rompo, ad indicare la forza del legno e delle radici. Regioni temperate dell emisfero settentrionale. Ericacee. Con calice a 4 7 lobi; petali solitamente uniti in una corolla ad imbuto, da leggermente campanulato a urceolato (es. mirtillo). Il colore varia dal bianco al rosa più o meno intenso. Generalmente lanceolate. Sempreverdi. Periodo di fioritura: Da primaverile (Erica carnea) ad autunnale (Calluna). Habitat: Praterie alpine fino ai 2400 m, radure boschive. Caratteristiche Alla famiglia delle Ericacee, oltre al Rododendro appartengono diverse specie importanti per l apicoltura locale ; fra queste si citano: Erica arborea, Calluna vulgaris, Erica carnea, Vaccinium myrtillus, Vaccinium vitis idaea. L Erica carnea (= Erica herbacea), specie localmente molto diffusa, è una pianta alta circa 30 cm, con fiori dal colore graduato dal rosa chiaro al lilla. La fioritura primaverile spicca tra i muschi, i mirtilli e le felci nelle radure dei boschi di montagna; più spesso questa essenza si presenta riunita in grandi cespugli esposti in pieno sole, quasi a voler sfruttare appieno anche i primi tiepidi raggi primaverili, preziosi alla precoce fioritura. Le foglie, verde intenso, sono strette e acuminate, quasi aghiformi, disposte intorno al fusto in gruppi di tre; le Erica carnea sue forti radici vengono spesso utilizzate per la produzione di pipe in radica, tanto è resistente, quindi pregiato il suo legno. Schede sulla flora di interesse apistico -8

9 L Erica arborea si presenta come arbusto, o alberello, alto fino a 6 m, con fiorellini di colore bianco o rosato. Nel territorio della provincia di Sondrio si rintraccia la presenza di questa pianta nei mieli prodotti sul versante retico nel tratto compreso dall ingresso della Valtellina (Dubino) fino ad Ardenno. Questa essenza si trova anche nelle produzioni di apiari posti nel primo tratto della Valchiavenna, fino a Chiavenna. L Erica arborea non si spinge in quota; colonizza essenzialmente le prime pendici, si ritrova perciò solo nei mieli prodotti in aree di fondovalle. Il Vaccinium myrtillus e il V. vitis i- daea sono diffusi abbastanza uniformemente nel territorio provinciale e generalmente associati ai boschi di conifere. Formano ampie Erica arborea colonie, costituendo tappeti che possono raggiungere anche i cm di altezza (Vaccinium myrtillus). I fiori sono bianchi e a forma di campanella nel V. vitis idaea; rossastri e a forma di orciolo nel V. myrtillus. La fioritura ha luogo fra maggio e agosto. Polline Vaccinium myrtillus L Erica carnea è una fonte interessante per quanto riguarda la raccolta di polline; le pallottole che le api trasportano all arnia si presentano di color grigio- argento. Pur trovandosi frequentemente nei raccolti di polline, raramente costituisce l unica fonte di approvvigionamento. Il polline di questa pianta, simile, all analisi microscopica, a quello del Rododendro, ha il caratteristico aspetto a tre raggi di tutte le Ericacee, per via della peculiarità di rimanere aggregato in tetradi di cellule polliniche. Nettare Tutte le Ericaceae viste sono discrete produttrici di nettare; questo è una componente assai frequente dei mieli di montagna e di alta montagna. Schede sulla flora di interesse apistico -9

10 Miele Fatta eccezione per il Rododendro, le altre Ericaceae non danno luogo a produzioni di mieli monoflorali. I loro pollini si ritrovano frequentemente nei sedimenti dei campioni di mieli millefiori, sia di montagna che di alta montagna, come pollini rari o di accompagnamento; mai come pollini dominanti. Aspetti Organolettici Per quanto compete la quota di presenza del nettare di Vaccinium myrtillus nei mieli millefiori, questa non caratterizza organoletticamente il prodotto in quanto il suo odore, sapore e aroma sono abbastanza neutri. Differentemente il nettare di Erica carnea è più aromatico. L Erica arborea presente, come già detto, solo in alcune zone della provincia, marca più fortemente il prodotto. Il miele contenente una discreta quota di nettare di questa essenza possiede infatti: odore di media intensità, fresco, che ricorda quello caratteristico del fiore, il caramello; sapore normalmente dolce, con una leggerissima punta amara; aroma mediamente intenso e abbastanza persistente che ricorda quello della caramella mou, del crème caramel, stucchevole; Questa essenza contribuisce a rendere rapida la cristallizzazione che risulta di consistenza cremosa. e, contrariamente a quanto visto per le precedenti Ericaceae conferisce una tonalità più scura al miele. Un caso particolare è rappresentato dal miele di Calluna. Raramente in provincia si sono osservate produzioni caratterizzate da questa essenza (Val di Lei). La loro peculiarità sta nella consistenza Erica arborea Vaccinium vitis idaea gelatinosa del miele, che risulta di difficile estrazione; per riportare il prodotto allo stato liquido occorre sottoporlo ad agitazione già nei favi. Nelle zone d Italia dove l estensione delle brughiere è tale da permettere consistenti raccolti, gli apicoltori devono attrezzarsi con speciali macchinari per l estrazione. Schede sulla flora di interesse apistico -10

11 Trifoglio Nome scientifico: Etimologia: Trifolium repens e T. pratense. Dal lat. Trifolium: tri, tre e folium, foglia. Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Europea e asiatica. Leguminose. Periodo di fioritura: Da maggio a settembre. Habitat: Riuniti in capolini sferici o globosi, bianchi nel repens e porpora nel pratense. Sono trifogliate e sessili, nel T. pratense presentano una macchia bianca a V rovesciata. Prati e pascoli. Caratteristiche Il Trifoglio è sicuramente una delle Leguminose più importanti per la coltivazione a foraggio. Naturalmente presente nella flora pabulare dei pascoli del continente Euroasiatico già dal XV secolo si aveva cognizione della sua importanza come essenza foraggera. La sua diffusione generalmente va da 0 a m., ma alcune forme alpine spontanee (presenti anche qui in Valtellina) si spingono fino a 2900 m, risultando presenti nei sedimenti nei mieli millefiori di alta montagna. Il T. pratense ha radice a fittone molto sviluppata; steli erbacei e foglie alterne, trifogliate, composte da foglioline verde chiaro, leggermente chiazzate di bianco, di forma ovale. I fiori sono riuniti in capolini globosi con involucro fogliaceo e sono di colore rosa porpora. Pur essendo specie diffusa, lo è meno del T. repens. Si rileva la sua presenza specialmente nei campioni di miele che provengono da apiari situati a quote T. alpinum Schede sulla flora di interesse apistico -11

12 altitudinali più basse. Il T. repens ha fiori di colore bianco. Il suo polline è quasi sempre presente nei sedimenti dei mieli millefiori. Manca, o è poco presente nei raccolti precoci, ovvero nelle produzioni primaverili caratterizzate da Fruttiferi, Tarassaco, Salice, Labiate tipo Lamio, Scilla, Muscari ecc. T. repens e violetto Trifolium hybridum Nettare e Polline In apicoltura il genere Trifolium si presenta come un ottima fonte di nettare e polline. Nelle zone ad intensa coltivazione si ottengono anche prodotti uniflorali; ad esempio in Pianura Padana sono frequenti i raccolti di miele di Trifoglio bianco Trifolium incarnatum (repens), molto profumato e di colore biancastro; parimenti in Italia centrale si producono mieli uniflorali di Trifoglio pratense. In ambiente valtellinese il nettare di Trifoglio entra sempre a far parte della produzione di mieli millefiori. Il polline di Trifoglio risulta normalmente rappresentato nei sedimenti Trifolium pratense dei mieli analizzati. In melissopalinologia viene classificato in due gruppi: il gruppo B (a cui appartiene il T. repens, ma anche l ibrido e l arvense) e il gruppo R (a cui appartiene il T. pratense e il T. incarnatus). Tale differenziazione si riferisce al colore dell infiorescenza (bianca o rossa) da cui provengono. L ape bottina frequentemente anche il polline del Trifoglio che si ritrova nei raccolti in pallottole di color marrone più o meno intenso a seconda della Trifolium repens specie. Miele Come già accennato, in Valtellina i Trifogli partecipano alla costituzione dei mieli millefiori sia di montagna che di alta montagna, ma non danno Schede sulla flora di interesse apistico -12

13 mai luogo a prodotti monoflorali. Si sottolinea che, normalmente, il T. repens è presente sia nei mieli di bassa quota come quelli d alta montagna, mentre il pratense si trova soprattutto nei primi. Nei mieli d alta montagna il T. repens non acquisisce quasi mai una posizione rilevante rimanendo, nello spettro pollinico, a livello di specie di accompagnamento. Solo in rari casi, per esempio a seguito dell intervento dell uomo nel miglioramento della cotica erbosa, assurge a livello di dominante (ad esempio a Livigno è stata immessa artificialmente un alta quantità di Trifoglio ibrido per l inerbimento delle scarpate). Aspetti Organolettici Il miele di T. repens, è di colore bianco leggermente opaco e cristallizza in modo regolare, a cristalli fini. Ha un profumo abbastanza lieve, un aroma simile al profumo. La componente relativa a questo gruppo nei nostri mieli (sia prodotti in quota che provenienti dal fondovalle) non è tale da fornire una connotazione particolare al prodotto. Analogo discorso si può fare per le specie appartenenti al gruppo B. Schede sulla flora di interesse apistico -13

14 Tiglio Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Tilia platyphyllos e T. cordata. dal greco Ptìlon ala, con riferimento ai suoi semi. Probabilmente europea o asiatica. Tiliacee. Bianco - gialli, riuniti in cime pendenti. Foglie: Periodo di fioritura: Giugno luglio. Habitat: di colore verde intenso, cuoriformi e tomentose sulle pagina inferiore. Caduche. Boschi fino a m., nei viali alberati e giardini. Caratteristiche Tilia Il Tiglio si ritrova nei boschi di latifoglie insieme al Castagno, all Acero e alle Quercie, in luoghi preferibilmente esposti al sole. I Tigli sono piante per lo più arboree, a foglie alterne, con margine intero o crenato - dentato. i fiori sono riuniti in infiorescenze; hanno cinque sepali e cinque petali; spesso dispongono di una fossetta nettarifera situata alla base della parte interna dei sepali. Possiedono numerosi stami e un ovario che dà un frutto secco o carnoso. I frutti dispongono di una lunga brattea che facilita la dispersione dei semi per mezzo del vento. Il Tiglio è anche coltivato come pianta ornamentale, soprattutto T. americana. Le forme selvatiche presenti nei nostri boschi sono spesso ibridi che rendono a volte difficile la loro classificazione. Il Tiglio è utilizzato per i lavori di ebanisteria grazie al suo legno chiaro e flessibile; per la costruzione di strumenti musicali; per la preparazione del carboncino da disegno e per la preparazione della polvere pirica. Anche le altre parti della pianta vengono utilizzate: per esempio dalla corteccia ben macerata si ricava un materiale per fare corde e tappeti; le foglie sono utilizzate per il foraggio o per sofisticare il tabacco; i fiori vengono utilizzati nell industria farmaceutica ed erboristica. Schede sulla flora di interesse apistico -14

15 Polline Tilia platyphyllos Il polline, raccolto in pallottole, è di colore verdastro. All analisi microscopica il granulo pollinico, di dimensioni medie, presenta tre aperture e una superficie foveolata, ovvero ricca di minuscole fossette. Nettare Il Tiglio è un grande produttore di nettare, molto apprezzato dalle api, tanto che durante la fioritura è visitato assiduamente e può dar luogo a buone produzioni monoflorali. All analisi dei sedimenti il polline delle Tiliacee risulta iporappresentato, infatti la posizione capovolta del fiore fa sì che il polline più difficilmente abbia la possibilità di inquinare il nettare e quindi di marcare, con la sua presenza, il miele. La fioritura è accompagnata da un intenso e caratteristico profumo. Miele Tilia cordata Raramente nei mieli valtellinesi il Tiglio si trova allo stato monoflora. Caratterizza in particolare alcune aree come Sondrio Torre S. Maria e zone che sovrastano Grosotto. In altre zone la presenza di Tiglio non è importante per la produzione di miele, ma è comunque in grado di marcarne le caratteristiche organolettiche (ad e- sempio campioni provenienti dalla frazione Motta strada provinciale per Aprica). Il Tiglio è presente in modo consistente anche nei mieli provenienti da apiari siti all inizio della Valchiavenna e zona di Dubino. Spesso questo miele, oltre ad essere inquinato da quello di Castagno, subisce l influenza della melata prodotta sulla pianta stessa. Aspetti Organolettici Quando è puro, il miele di Tiglio è liquido, di colore chiaro; tende a cristal- Schede sulla flora di interesse apistico -15

16 lizzare in modo irregolare, con cristalli grossi, assumendo un colore bianco crema. Il colore varia comunque in funzione dalla presenza di melata. L odore è di media intensità, fresco, mentolato, di erbe essiccate, ricorda un po quello dei fiori. Il sapore è normalmente dolce; quando è molto puro assume un retrogusto leggermente amaro. L aroma è intenso, fresco, balsamico e medicinale, molto persistente. Schede sulla flora di interesse apistico -16

17 Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Caratteristiche Le specie appartenenti alla famiglia Ombellifere sono di difficile classificazione e l unico elemento distintivo di grande importanza sistematica è il frutto. Le Ombrellifere sono piante spontanee, ma alcune specie,essendo commestibili, vengono coltivate (es. carota, finocchio, prezzemolo, sedano ecc.), alcune, come la cicuta, sono velenose. Vegetano per lo più in zone temperate, ben esposte al sole, ad altitudini che variano dagli 0 ai 1000 m e più. La maggior parte delle specie appartenenti alla famiglia sono erbacee, bienni o perenni, e passano il periodo invernale con le parti aeree ridotte al livello del suolo. I fusti erbacei sono per lo più scanalati esternamente in senso verticale e, man mano che la pianta Ombrellifere Umbelliferae: generi: Daucus, Astrantia, Heracleum, Pastinaca, Antriscus. Dal lat. Umbelliferae comp. umbella, piccola ombra e tema di fero, portare. Regioni temperate dell emisfero settentrionale. Umbelliferae. Con 5 petali e 5 stami, riuniti in ombrelli semplici o composti, sono generalmente regolari o bilaterali. L ovario è infero Sono alterne, per lo più composte. Picciolate con guaina più o meno ampia. Periodo di fioritura: Varia da specie a specie, solitamente giugno - agosto. Habitat: Prati e zone erbose aperte e soleggiate. Heracleum sphondylium cresce, perdono il midollo. Le foglie sono alterne, composte, più o meno profondamente incise, picciolate e con ampia guaina. I fiori, sono riuniti in infiorescenze ad ombrello. Schede sulla flora di interesse apistico -17

18 Polline Le Ombrellifere sono ad impollinazione entomofila, quindi le piante sono visitate da insetti di vario genere. Il polline, per quanto riguarda gli aspetti melissopalinologici, appartiene al gruppo normale. All analisi microscopica, a parte poche specie facilmente riconoscibili (Heracleum, Pastinaca), è difficoltosa la classificazione botanica dei granuli pollinici delle varie essenze che compongono la famiglia. Per questo motivo i vari pollini vengono classificati in due tipi a seconda dello spessore dell esina. Costituendo una buona sorgente pollinifera, le Ombrellifere compaiono spesso nei raccolti di fine estate quando vengono a mancare altre fonti proteiche. Il colore delle pallottole varianti dal colore grigio (più comune) al giallo (Pastinaca) Nettare Le Ombrellifere sono generalmente buone nettarifere e costituiscono una fonte alimentare nel periodo estivo quando vengono a mancare altre fonti di approvvigionamento. Solitamente non danno luogo a mieli uniflorali. Nei mieli prodotti in provincia di Sondrio si trovano frequentemente, ma, nel sedimento, restano allo stadio di pollini isolati o di accompagnamento ad altre essenze come Trifogli, Crucifere, Composite. Miele Il nettare di Ombrellifere si ritrova spesso nei mieli provenienti da tutte le zone d Italia; anche in Valtellina è possibile trovarlo, più o meno rappresentato, nei vari mieli Millefiori. In quelli d alta montagna si ritrova in minor quantità. Aspetti Organolettici La quantità di miele ascrivibile a questa famiglia che entra nella composizione del millefiori locale non è in grado di influenzare le caratteristiche organolettiche, tranne rari casi in cui la quantità è tale da rendere avvertibile una leggera nota piccante ed insolita. Il miele monofloreale di Ombrellifere ha un colore grigio o marrone chiaro e una consistenza pastosa, ma non cristallizza. L odore è intenso Il gusto piccante e caratteristico, generalmente assai forte L aroma è simile all odore. Heracleum sphondylium Schede sulla flora di interesse apistico -18

19 Nontiscotdardimè Nome scientifico: Myosotis alpestris F. W. Schmidt. Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Dal greco myos sorcio e otis orecchio, data la somiglianza del fiore con le orecchie di un topolino. Europa, Asia e Africa. Borraginacee. Piccoli, di colore azzurro intenso e ricoperti di peluria; composti da cinque petali, segnati alla fauce da una squama gialla, in modo che ne risulta una corolla azzurra dal cuore giallo. Principalmente sessili, ovate lanceolate, ispide e pelose. Caduche. Periodo di fioritura: In funzione dell altitudine da aprile ad agosto. Habitat: Dai 1500 ai 3000 m., boschi radi, pascoli e praterie alpine, specialmente se umide. Caratteristiche Il Myosotis alpestris è una pianta che vive al di sopra dei 1500 m. e può in rari casi spingersi fino ai 3000 m. Ĕ noto con il nome di Non ti scordar di me. Interessante anche il Myosotis palustris, altrettanto bello, ma non troppo importante dal punto di vista apistico, che colonizza i siti umidi dal fondovalle fino ai 2000 m. Dal punto di vista botanico, il Myosotis alpestris è u- n erba perenne, a fusti cespugliosi e ramosi; l altezza varia in Myosotis alpestris genere da 5 a 20 cm, ma ha uno sviluppo irregolare. La peluria che ricopre questa pianta le permette di sopravvivere anche nei posti più freddi e inospitali, così da poterla ammirare tra le rocce e le nevi perenni. Polline Il polline di Myosotis è il più piccolo che si conosca (6-8 mµ): è quindi il più iperrappresentato; si pensi che per definire un miele monoflorale di Myosotis, bisogna che contenga quasi il 100% di polline nel sedimento. Schede sulla flora di interesse apistico -19

20 La causa della sua iperrappresentatività, è dovuta, oltre alle piccole dimensioni del polline, anche alla ridotta misura del fiore rispetto all ape, tanto che l insetto appoggiandosi determina lo scuotimento delle antere, causando un abbondante caduta di Myosotis alpestris polline nel nettare (inquinamento primario). Un altro motivo che giustifica questa forte presenza di polline nel nettare raccolto è determinato dalla conformazione del fiore. Lo stretto tubo calicino può essere esplorato dall ape solo a condizione di passare su tutti gli stami, provocando quindi la caduta del polline nel nettario. Nettare I piccoli fiori producono una discreta quantità di nettare che contribuisce con una quota non determinante alla composizione dei mieli millefiori di alta Montagna. Miele In Valtellina, il Myosotis non dà luogo a mieli monofloreali. Possiede un nettare talmente inquinato dal proprio polline (iperrappresentato) che, anche quando lo si trova nel sedimento allo stadio di specie dominante, non conferisce al miele caratteristiche organolettiche definite, in quanto, vi è sempre una buona quantità di nettari diversi provenienti da altre essenze i cui pollini veng o n o mascherati dall eccessiva quantità di polline di Myosotis; sono altre specie, di volta in volta presenti, che definiscono il profumo, il sapore e l aroma del prodotto. Schede sulla flora di interesse apistico -20

21 Robinia Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Robinia pseudoacacia. Da J.Robin ( ) medico erborista di re Luigi XIII. Nordamericana. Leguminose. Bianchi, molto profumati, riuniti in racemi pendenti. Imparipennate, con le stipole trasformate in spine. Periodo di fioritura: Aprile - maggio. Habitat: m; vive in boscaglie come pianta infestante o nei viali cittadini a scopo ornamentale. Caratteristiche La Robinia, impropriamente chiamata acacia, è stata inizialmente importata dall America a scopo ornamentale, ma adesso si è diffusa un po o- vunque come pianta infestante. Presente nelle zone incolte di fondovalle, risale le pendici fino a quota 800 m; ciò determina una relativa scalarità della fioritura che, sia pur breve ed intensa per la singola pianta, permette una certa dilatazione del periodo di raccolta del nettare da parte delle bottinatrici. Sfortunatamente il concentrarsi delle precipitazioni nel periodo primaverile rende particolarmente aleatoria questa produzione. La Robinia è un albero fornito di robuste spine date dalla trasformazione delle stipole fogliari. Polline Il polline di Robinia è decisamente iporappresentato nel nettare. Si presenta di dimensioni medie e con superficie liscia. Il polline, bottinato sotto forma di pallottole dal colore bianco-grigiastro, può raggiungere anche l 80% dei raccolti effettuati nel periodo di fioritura (Bottazzi 83). Nettare Perché un miele possa essere definito monoflorale di Robinia è sufficien- Schede sulla flora di interesse apistico -21

22 te la presenza del 25% del relativo polline nel sedimento, essendo specie iporappresentata. Tuttavia alcuni mieli molto puri possono giungere ad avere un sedimento costituito per l 80% da polline di Robinia. Il nettare è talmente attrattivo al punto di creare una forte eccitazione fra le api che altera la catena di raccolta, importazione, immagazzinamento, ma più complessivamente sconvolge la normale vita dell alveare. Robinia pseudoacacia Miele E un miele molto richiesto sul mercato, ma in Valtellina è raro riuscire a produrlo per i motivi precedentemente esposti. Il nettare di Robinia costituisce comunque una parte anche cospicua dei mieli millefiori primaverili. In questo caso i pollini di accompagnamento variano da zona a zona. Più in generale la Robinia si trova spesso associata a polline di Sambuco, Rumex, Papaver, Helianthemum, Actinidia, Fraxinus, Conus sanguinea, Rhamnus, Trifolium repens, Salix, Rubus, Aesculus, Prunus, Pjrus, Acer, Labiatae di tipo M (Salvia e Timo), Ericacee, Cariophillaceae. Nella zona di Sondrio, rappresentativa della media Valtellina, il polline di Robinia è associato in modo caratteristico con Ailanto sul versante retico. Nell area orobica opposta (Albosaggia), data la maggio freschezza dei suoli, troviamo il Polygonum bistorta. Nella bassa Valtellina (esempio Dubino e Piantedo) il polline di Robinia si accompagna, oltre alle essenze già viste, con Acero, Tiglio, Ginestra e Erica arborea. Anche all inizio della Valchiavenna troviamo spesso l abbinamento del polline della Robinia con quello del Tiglio. Nella zona di Teglio spesso i mieli a prevalenza di Robinia contengono anche buone percentuali di nettare di Ginestra. Aspetti Organolettici Il miele monoflorale d acacia si presenta liquido, limpido e trasparente; il colore è molto chiaro, da quasi incolore a giallo paglierino. L odore è lieve, generico di miele, ricorda i favi di cera nuova; il sapore è molto dolce quasi stucchevole; l aroma è simile all odore; è vanigliato, confettato a volte lievemente fruttato, poco persistente. Per l alto contenuto di fruttosio, il miele di Robinia tende a rimanere allo stato liquido per lungo tempo. Proprio per le sue caratteristiche organolettiche molto delicate bastano piccole quantità di altri nettari di specie più marcanti per alterarne le proprietà distintive. Ad esempio, modeste quantità di nettari ricchi di glucosio (colza, tarassaco) favoriscono un inizio di cristallizzazione e rendono torbido il prodotto; analogamente la presenza di essenze più profumate e aromatiche è già in grado di modificarne le proprietà organolettiche. Schede sulla flora di interesse apistico -22

23 Fruttiferi Nome scientifico: Etimologia: Origine: Famiglia: Fiori: Foglie: Prunus avium, P. cerasus, P. domestica, P. armeniaca, Pyrus communis, Malus domestica. Euroasiatica. Rosacee. 5 sepali, 5 petali, numerosi stami e ovario di 1 o più carpelli. Per lo più ovali, a margine dentato, caduche. Periodo di fioritura: Aprile - maggio. Habitat: Le specie coltivate vanno dal fondovalle a circa 800 m, i Prunus selvatici si spingono fino a m circa. Caratteristiche La fioritura primaverile di queste specie, abbondante e Api su fiori di melo concentrata, è estremamente importante per lo sviluppo delle colonie. Il Melo si trova in aree frutticole relativamente delimitate. Per una buona produzione, sia in termini quantitativi che qualitativi, necessita della fecondazione incrociata dei fiori favorita dagli insetti pronubi. In questo senso l ape svolge un ruolo determinante, al punto di e s s e r e utilizzata come u n f a t t o r e agronomico. Le altre specie coltivate hanno una distribuzione territoriale p r e s s o c h é puntiforme. I ciliegi selvatici s o n o estremamente diffusi nei boschi. Nel v e r s a n t e orobico tale presenza si nota già dalle prime pendici, mentre nel retico i ciliegi selvatici si rintracciano a partire dai 600 m circa poiché la fascia boscata è stata spinta in quota d a l l a coltivazione della Vite. Schede sulla flora di interesse apistico -23

24 concentrazione zuccherina). Nettare I Fruttiferi, per i numerosi fiori e per la loro forte secrezione nettarifera, rappresentano una delle migliori risorse mellifere primaverili, spesso associate al Tarassaco. Il nettare è molto attrattivo (può raggiungere anche il 50% di Polline Il polline di queste piante risulta una risorsa proteica importantissima per gli alveari poiché, in questo periodo primaverile le famiglie stanno sviluppando intensamente le covate. I granuli pollinici delle Rosaceae da frutto sono, a parte alcune eccezioni, abbastanza simili e spesso non distinguibili tra loro all analisi microscopica. Per la classificazione ci si basa sulla dimensione dei granuli, sulla loro ornamentazione e spessore dell esina; più spesso ci si limita a definire il genere (Prunus, Malus, Pyrus). Miele I Fruttiferi, pur importanti per l apicoltura locale, non sempre si rintracciano in modo consistente nel miele. Questo è dovuto, come già accennato, al fatto che la famiglia utilizza queste fonti alimentari per svilupparsi al suo risveglio dalla stasi invernale. Solo le aziende apistiche professionali o semi professionali che praticano il nomadismo riescono a sfruttare queste fioriture per la produzione di miele. Caratteristiche organolettiche Nelle zone dove è possibile produrre mieli monoflorali di Fruttiferi ( zone di intensa coltivazione), questi si presentano chiari, a rapida cristallizzazione, con aroma fine e gradevole. Nel nostro caso, data la bassa percentuale di partecipazione alla costituzione del miele, le loro caratteristiche poco marcate vengono mascherate dai nettari di altre essenze dagli aspetti organolettici più accentuati. Prunus avium (ciliegio) Schede sulla flora di interesse apistico -24

25 Altre specie di interesse per l apicoltura locale Helianthemum Specie appartenente alla fam. delle Cistacee, è quasi sempre presente nei nostri mieli. Caratterizza principalmente quelli d alta montagna provenienti dal versante retico. In minor misura si rintraccia anche in aree orobiche. Si nota che questo polline, nei mieli provenienti da zone retiche, è spesso accompagnato da polline di Frassino (altra specie non nettarifera). Helianthemum nummularium Buddléja davidii Buddleja Si è diffusa enormemente a seguito dell alluvione del 87; la si rintraccia principalmente negli alvei dei torrenti. E una specie pollinifera e nettarifera, che viene utillizzata dalle api in modo alternativo in caso di scarsità di altre raccolte più appetibili. Il basso interesse delle api sembra derivare dalla difficoltà di raccolta data la conformazione dei fiori. Scilla e Coridalis Sono specie che fioriscono nella stagione primaverile; diffuse in particolare nella zona orobica e nelle altre aree ombreggiate e fresche; si accompagnano spesso al Myosotis. Nella fase di determinazione di questi pollini ci si limita a definirne la famiglia: rispettivamente Liliacee e Papaveracee. Scilla bifolia Schede sulla flora di interesse apistico -25

26 Ailanthus altissima Ailanthus E una pianta infestante che si sta sempre più diffondendo nell area retica, in particolare nelle aree viticole. Il polline di questa pianta si ritrova spesso nei sedimenti dei mieli di bassa quota. Produce abbondante nettare molto profumato e aromatico. Si associa nei mieli a nettari di Castagno, Rovo, Ligustro, Trifoglio bianco, Tiglio, Ramno e Composite. Genista pilosa Ginestre (Genista t.) Condividono insieme all Erica arborea le aree boschive degradate come specie colonizzatrici. Sono piante frugali, ma che richiedono microclimi di tipo mediterraneo. Si ritrovano sul versante retico nella bassa e media Valle; caratterizzano soprattutto i mieli della costiera dei Céch e della zona intorno a Teglio. Polygonum bistorta Polygonum bistorta Specie appartenente alla fam. delle Poligonacee, è presente in aree di media e alta quota in quasi tutto il territorio provinciale. Caratterizza soprattutto le cotiche erbose dei prati di monte e dei pascoli alpini più fertili e umidi. I prati della Valmasino (in particolare della Val di Mello) e quelli del fondovalle di Livigno si accendono, all inizio dell estate, del colore bianco-lilla di questi fiori. Il polline della Bistorta si accompagna, nel sedimento dei mieli, a quello di Ombrellifere pratensi, di Cariofillacee come Dianthus, Silene, Saponaria, di Myosotis e di varie Composite Schede sulla flora di interesse apistico -26

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