Insegnamento di Psicologia sociale dei gruppi

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1 Università degli Studi di Enna Kore Insegnamento di Psicologia sociale dei gruppi Prof.ssa Irene Petruccelli quarta lezione 9 marzo 2015 A.A

2 Disimpegno morale Ad esempio, i sex offenders mostrano specifiche distorsioni cognitive, meccanismi di disimpegno morale e di difesa che facilitano e giustificano i loro crimini (Wheeler et al., 1989; Bandura, 1999; Blumenthal et al., 1999; Ward, 2000; Polaschek & Gannon, 2004; Ward et al., 2006). 2

3 n Nel caso dei sex offenders, nel meccanismo della disumanizzazione, le vittime sono private della dignità umana in modo da non suscitare alcun sentimento di identificazione e di empatia. n Inoltre, nel meccanismo di attribuzione della colpa alla vittima, tutte le responsabilità per un determinato evento dannoso sono attribuite a un presunto atteggiamento provocatorio della vittima. 3 Irene Petruccelli - Centro di Psicologia Giuridica

4 Tali meccanismi sono: la giustificazione morale (MJ), attraverso la quale il danno arrecato ad altri viene scusato facendo appello a scopi altamente meritevoli; la colpevolizzazione della vittima (AB), per giungere a ribaltare la responsabilità dell offesa sul destinatario della stessa, assolvendo il carnefice. l etichettamento eufemistico (EL), tramite cui i termini utilizzati per descrivere l evento consentono di attenuare il grado di offesa e di atrocità, conferendo una maggiore tollerabilità; il confronto vantaggioso (AC), secondo cui il confronto di alcune azioni con altre palesemente più deplorevoli, ne attenua la gravità; il dislocamento della responsabilità (DR), tramite cui l attribuzione ad altri, in genere figure autorevoli, della responsabilità consente di offuscare il proprio coinvolgimento; la diffusione di responsabilità (DF), attraverso cui distribuendo la responsabilità su un gruppo, si alleggerisce il carico di responsabilità individuale; la distorsione delle conseguenze (DC), consente di convincersi che i danni cagionati dalla propria condotta sono del tutto irrilevanti o comunque molto meno gravi di quanto siano in realtà; la deumanizzazione della vittima (DH), tramite cui spogliare la vittima di stati emotivi e cognitivi interni.

5 Fonti dell autoefficacia: n i successi o i fallimenti sperimentati nell esperienza passata del soggetto; n le esperienze vicarie apprese tramite l osservazione e l imitazione; n la capacità immaginativa che permette all individuo di anticipare le situazioni, le proprie reazioni comportamentali ed emotive, nonché le conseguenze delle proprie azioni; n la persuasione verbale; n lo stato fisiologico; n lo stato emotivo. 5

6 Il concetto di autoefficacia è compito e contesto specifico, quindi le convinzioni di efficacia operano come fattori essenziali nella carriera scolastica attraverso (Bandura, 1995): n le convinzioni degli studenti circa le proprie capacità di regolare l'apprendimento e di affrontare con successo le diverse materie scolastiche; n le convinzioni degli insegnanti circa la propria autoefficacia nel motivare e promuovere l apprendimento nei loro studenti; n il senso di efficacia collettivo del corpo insegnante circa l idoneità delle proprie scuole a favorire processi culturali significativi. 6

7 Le convinzioni degli studenti circa le proprie capacità di affrontare gli impegni scolastici determinano: n le loro aspirazioni; n il livello di interesse nelle attività di tipo intellettuale; n il successo scolastico; n la qualità della propria formazione. 7

8 Secondo Bandura (1977) le convinzioni di efficacia a scuola influenzano nello studente: n il livello di impegno; n la sua persistenza; n la sua scelta delle attività. 8

9 Meccanismi di controllo anticipato n sanzioni sociali n sanzioni interiorizzate n e giudizio morale n reazioni interne affettive n condotta 9

10 Sottofunzioni dell'autocontrollo: ü autocontrollo della condotta, ü giudizio sulla condotta in relazione a criteri personali e alle circostanze ambientali, ü reazione interna affettiva. 10

11 Influenze regolatrici: ü rispetto di sé, ü autocensura preventiva per azioni che concordano o violano i criteri personali. n + efficacia autoregolatrice percepita n + i soggetti perseverano nei loro sforzi di autocontrollo n maggiore è la resistenza alle pressioni sociali. 11

12 Bandura osserva che si possono distinguere tre processi fondamentali nell apprendimento osservativo: n n n acquisizione. L osservazione può arricchire il repertorio comportamentale del soggetto di nuove azioni in precedenza non presenti e non pensate, che vengono percepite e memorizzate, diventando quindi disponibili; si tratta di un processo che a sua volta dipende dai processi attentivi; esecuzione o performance. Si tratta della messa in atto del comportamento divenuto disponibile e dipende dalla memorizzazione e ripetizione mentale della sequenza, dal possesso precedente di abilità e sequenze di azione, nonché dalla consonanza con bisogni e aspettative personali, quindi con l'immagine di sé e con la percezione di autoefficacia; mantenimento. Concerne i requisiti necessari perché l azione si consolidi come modalità comportamentale stabile; pertanto è necessaria la presenza di condizioni motivanti, quali la possibilità di identificarsi nel modello osservato o del suo potere, eccetera. 12

13 Teoria della deindividuazione di Zimbardo Nel 1971 P. Zimbardo riprese quanto rilevato da Le Bon, Milgram e Bandura e mise a punto un famoso esperimento volto ad indagare il comportamento umano in una società in cui gli individui sono definiti soltanto dal gruppo di appartenenza.

14 L esperimento carcerario di Stanford venne condotto nell estate del 1971 nel seminterrato dell'istituto di psicologia dell'università di Stanford, a Palo Alto, dove era stato riprodotto in modo fedele l'ambiente di un carcere. Fra i 75 studenti universitari che avevano risposto ad un annuncio apparso su un quotidiano che chiedeva volontari per una ricerca, gli sperimentatori ne scelsero 24, maschi, di ceto medio, fra i più equilibrati, maturi, e meno attratti da comportamenti devianti; vennero quindi divisi e assegnati casualmente a due gruppi, uno di detenuti e uno di guardie. I prigionieri furono obbligati a indossare ampie divise sulle quali era applicato un numero, sia davanti che dietro, un berretto di plastica, e fu loro posta una catena a una caviglia; dovevano inoltre attenersi a una rigida serie di regole. Le guardie indossavano uniformi color kaki, occhiali da sole riklettenti che impedivano ai prigionieri di guardarle negli occhi, erano dotati di manganello, Kischietto e manette e venne concessa loro ampia discrezionalità circa i metodi da adottare per mantenere l'ordine. Tale abbigliamento poneva entrambi i gruppi in una condizione di deindividuazione. I risultati di questo esperimento andarono molto al di là delle previsioni degli sperimentatori, dimostrandosi particolarmente drammatici. Dopo solo due giorni si verikicarono i primi episodi di violenza: i detenuti si strapparono le divise di dosso e si barricarono all'interno delle celle inveendo contro le guardie; queste iniziarono a intimidirli e umiliarli, cercando in tutte le maniere di spezzare il legame di solidarietà che si era sviluppato fra di loro. Le guardie costrinsero i prigionieri a cantare canzoni oscene, a defecare in secchi che non avevano il permesso di vuotare, a pulire le latrine a mani nude. A fatica le guardie e il direttore del carcere (lo stesso Zimbardo) riuscirono a contrastare un tentativo di evasione di massa da parte dei detenuti. Al quinto giorno i prigionieri mostrarono sintomi evidenti di disgregazione individuale e collettiva: il loro

15 comportamento era docile e passivo, il loro rapporto con la realtà appariva seriamente compromesso da importanti disturbi emotivi, mentre per contro le guardie continuavano a comportarsi in modo vessatorio e sadico. A questo punto i ricercatori interruppero l'esperimento suscitando da un lato la soddisfazione dei carcerati, ma dall'altro, un certo disappunto da parte delle guardie.

16 Zimbardo interpretò questi risultati con la considerazione che evidentemente la prigione finta era diventata, nell'esperienza psicologica vissuta dai soggetti di entrambi i gruppi, una prigione vera. Assumere una funzione di controllo sugli altri nell'ambito di una istituzione come quella del carcere induce ad assumere le norme e le regole dell'istituzione come unico valore a cui il comportamento deve adeguarsi, induce cioè quella ridefinizione della situazione utilizzata anche da S. Milgram per spiegare le conseguenze dello stato eteronomico sul funzionamento psicologico delle persone

17 Il processo di deindividuazione induce: una perdita di responsabilità personale, ovvero la ridotta considerazione delle conseguenze delle proprie azioni; indebolisce i controlli basati sul senso di colpa, la vergogna, la paura; indebolisce i processi che inibiscono l'espressione di comportamenti distruttivi.

18 La deindividuazione implica perciò una diminuita consapevolezza di sé e un'aumentata identificazione e sensitività agli scopi a alle azioni intraprese dal gruppo: l'individuo pensa che le proprie azioni facciano parte di quelle compiute dal gruppo (Zimbardo, 2007).

19 Weapons effect Leonard Berkowitz e Anthony LePage (1967) Armi = stimoli che slatentizzano il comportamento aggressivo Weapons priming effect (Craig Anderson, 1998) = linguaggio collegato alle armi facilita il comportamento aggressivo Bartholow (2005) -> importanza delle variabili/ caratteristiche individuali (conoscenze e capacità sulle armi).

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