Memoria e narrazione Educare all incontro tra generazioni. Elisabetta Musi Brescia, 5 novembre 2016
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- Leonardo Piva
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1 Memoria e narrazione Educare all incontro tra generazioni Elisabetta Musi Brescia, 5 novembre 2016
2 Una lettura pedagogica, necessariamente critica e storicamente fondata. Da dove veniamo? Cosa abbiamo perso? Cosa è necessario rifondare? Il confronto con la società del passato permette di mettere a fuoco le caratteristiche del presente.
3 Veniamo da una società naturalmente intergenerazionale
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8 Poi l avvento della società industriale ha
9 separato le età della vita,
10 Il principio d ordine su cui la civiltà occidentale ha radicato la propria organizzazione è fondato sulla separazione (G. Bateson)
11 gerarchizzandole,
12 svuotato i luoghi di socialità spontanea tra soggetti di diverse età,
13 creato nuove discriminazioni,
14 alterato il rapporto di trasmissione del sapere Cultura postfigurativa: bambini e giovani apprendono dagli anziani della comunità Cultura cofigurativa: bambini, adolescenti e adulti apprendono in misura significativa dai loro pari Cultura prefigurativa: gli adulti apprendono dai loro stessi figli M. Mead, Generazioni in conflitto, 1969
15 determinato solitudine e indifferenza reciproca
16 creato contraddizioni e non- sensi: Che senso ha promuovere una cultura intergenerazionale se l organizzazione sociale non la sostiene, la comprensione dei vantaggi di questi scambi è poco diffusa e non vengono promosse azioni e competenze necessarie a realizzarla?
17 L organizzazione sociale: specchio traditore e mutilante Il contesto di vita è il luogo in cui l individuo scopre le proprie capacità e i propri bisogni. E il luogo in cui queste capacità e bisogni assumono insieme il loro volto sociale e la loro identità personale. Ma quali capacità e saperi si perdono in un contesto che ha separato tra loro, disgiunto età, vissuti, esperienze?
18 Specchio distorcente Una società che non consente a intere categorie di soggetti di abitarvi con agio preclude ad ogni singolo individuo la possibilità di rappresentarvisi nella sua complessità e globalità; in un rapporto di continuità tra le proprie diverse età della vita e nel rapporto tra le generazioni che lo hanno preceduto e che lo seguiranno.
19 Si è persa così la coscienza antropologica (E. Morin), la coscienza della totalità (R. Guardini) necessaria a riconoscere l unità dell umano nella diversità delle sue espressioni
20 Occorre comprendere che una cultura intergenerazionale è a vantaggio di ognuno e dell intera società sotto il profilo antropologico e non solo
21 Come promuovere l incontro e il dialogo tra generazioni?
22 Cominciando col superare gli stereotipi che limitano:
23 Da parte degli anziani: l idea di sapere a sufficienza o di non riuscire più ad apprendere
24 Da parte dei più giovani: gli anziani sono depositari di saperi superati
25 Occorre passare dal fare-per al fare-con
26 Progettare luoghi intermedi di conoscenza, frequentazione, scambio di prospettive, in cui esprimere energie positive contaminandosi tra mondi
27 Questi luoghi alimentano la motivazione e costituiscono vantaggi sotto diversi profili:
28 Sotto il profilo antropologico: contrasto alla solitudine la debolezza del soggetto moderno consiste nell assurda celebrazione della sua indipendenza (E. Pulcini) contrasto all omologazione Possibilità di rappresentarsi nella propria interezza; in un rapporto di continuità tra le diverse età della vita e nel dialogo con le generazioni precedenti e future
29 Educare/educarsi a diventare anziani Ci si prepara a scegliere che tipo di vita si vuole vivere facendo esperienza (affacciandosi sulle vite altrui) Ricomporre l esistenza, condizione per la solidarietà Investendoci della condizione altrui realizzo un attenzione spontanea all altro in cui mi identifico o mi proietto
30 Sotto il profilo economico: Dialogo, reciprocità e mutuo aiuto tra generazioni: Per le persone più giovani = trasmissione di conoscenze e di memorie = minor ricorso a esperti, potenziamento risorse proprie attività di accudimento gratuite (nonni, vicinato) Per le persone anziane = meno solitudine, depressione,
31 Spazi di contaminazione e di condivisione tra soggetti con provenienze anagrafiche, generazionali, culturali - molto diverse tra loro, crea le premesse perché cresca tra le persone quell attenzione reciproca, quella disponibilità alla mobilitazione che chiamiamo solidarietà
32 La solidarietà è una pratica relazionale in cui avviene il riconoscimento dell'alterità come parte della propria identità: se io riduco l'altro al silenzio, perdo il contatto anche con una parte di me. Gli anziani con i bambini assumono nuove responsabilità, (rinnovata utilità sociale) I bambini con gli anziani perdono autocentratura per interessarsi ad altri molto diversi da sé
33 GENERAL SOCIAL SERVEY (USA, 2008, 50 mila cittadini) Gli anziani vivono più emozioni passive positive (es. serenità) I bambini e soprattutto i ragazzi, i giovani provano più emozioni attive negative (es. rabbia)
34 Una convivenza precoce tra distanti
35 può instillare una memoria implicita felice
36 il senso della propria vita va continuamente riscoperto, i progetti sono in corso, l identità va ricostruita di continuo poiché vivere equivale a riconquistarsi [ ] con la conseguenza che la sfida per la donna o l uomo adulti consiste nel rendersi disponibili a nuove nascite e a non poche rinascite, poiché si è adulti nell accezione più autentica soltanto quando non si interrompe la propria maturescenza. R. Houde, Les temps dans la vie adulte
37 Costruire prossimità tra generazioni: pedagogia dell inattuale (G. M. Bertin). Il dialogo tra generazioni non coincide con le tendenze attuali e prevalenti nel presente, ne mette in evidenza incongruenze, parzialità, contraddizioni.
38
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