LA SCUOLA DELL INCLUSIONE: Modelli pedagogici ed operativi
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1 LA SCUOLA DELL INCLUSIONE: Modelli pedagogici ed operativi
2 LE TRE FASI DELLA SCUOLA ITALIANA DI FRONTE AL FENOMENO MIGRATORIO 1. Accoglienza delle differenze 2. Integrazione linguistica: brusio delle pratiche (M. de Certau) 3. Inclusione nelle differenze (G. Favaro, A scuola nessuno è straniero, Giunti Scuola 2011)
3 LE POLITICHE PER L INTEGRAZIONE: MODELLI EUROPEI ED EXTRAEUROPEI DI RIFERIMENTO Modello assimilatorio (Francia) Modello multiculturale (Gran Bretagna, Paesi Bassi, Stati Uniti) Modello interculturale (Italia?)
4 MODELLO ASSIMILATORIO Potenzialità Presupposto: favorire l integrazione Limiti Esclusione dei sistemi linguacultura d origine Riduzione della molteplicità delle culture subalterne all unicità della cultura dominante Identità dominante esclusiva
5 MODELLO MULTICULTURALE Potenzialità Riconoscimento del sistema Cultura/lingua d origine Attenzione alla pluralità Limiti Creazione di comunità chiuse e non comunicanti fra loro Pluralità di monoculturalismi Persistenza dello schema gerarchico cultura dominante culture subalterne Identità esclusiva
6 Alcuni spunti di riflessione INTERCULTURALE MODELLO
7 Educazione interculturale ( ) interculturale non può che dirsi ogni incontro, contatto o occasione che suscitino forme e manifestazioni comunicative fondate su tre direttrici salienti: l aiuto di chi si trovi in condizione di disagio (impegno sociale e relazionale) la reciproca conoscenza (impegno cognitivo) la cooperazione per il cambiamento (impegno politico) D. DEMETRIO, Pedagogia interculturale e lavoro sul campo, in D. DEMETRIO- G: FAVARO, I bambini stranieri a scuola, La Nuova Italia, Firenze, 1997 pp 25-26
8 EDUCAZIONE INTERCULTURALE: PAROLE- CHIAVE Le parole-chiave del modello italiano di educazione e didattica interculturale: meticciato, empatia, decentramento, politicità
9 METICCIATO F. Cambi: Il farsi meticci è valore ( ) Significa accogliere le ragioni dell altro, forme della sua identità, caratteri della sua cultura, poiché proprio il dialogo trasforma, miscela, apre spazi di scambio, crea comunicazione.
10 EMPATIA E. Stein: habitus formativo che consente di cogliere l esperienza vissuta altrui come mia esperienza vissuta originaria.
11 DECENTRAMENTO A. Nanni: Il valore antropologico ed educativo del decentramento sta tutto nel fatto che esso consente un cammino d uscita dall egocentrismo e dall etnocentrismo.
12 POLITICITÀ: L interculturalità rappresenta una nuova forma di educazione alla cittadinanza, da intendersi in senso nuovo come attenzione alla convivenza possibile fra identità plurali: in questo senso, il concetto si contrappone ad altri concetti, come quelli di scontro di civiltà, integralismo religioso, razzismo e xenofobia, irrigidimento delle strutture identitarie di etnia e di nazione
13 DAL DIRE INTERCULTURA AL FARE INTERCULTURA Presupposto: educarsi ed educare all intercultura La via italiana: un modello educativo avanzato/mancanza di una regia e di strategie comuni
14 DIDATTICA INTERCULTURALE: UNA MAPPA DEI PRINCIPALI METODI 1. Metodo narrativo 2. Metodo comparativo 3. Metodo decostruttivo 4. Metodo del decentramento 5. Metodo della restituzione 6. Metodo ludico
15 MIUR, RAPPORTO NAZIONALE ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA, A.S. 2013/2014 : UN CAMBIAMENTO STRUTTURALE Passaggio da alunni del 2001/2002 alle unità del 2011/12 In crescita il numero dei nati in Italia, che ormai rappresentano il 51,7% degli studenti con cittadinanza non italiana ( ). Solo sette anni fa erano meno di 200 mila (34,7%). L'aumento più significativo di alunni di cittadinanza straniera ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado, dove sono passati dal 14% del 2001/2002 al 22,7% del 2011/2012 L'istruzione tecnica è frequentata dal 38,5% del totale degli stranieri, quella professionale dal 37,9%, seguita a distanza dall'istruzione liceale o artistica (23,5%).
16 DATI MIUR (A.S ): CRITICITÀ NEI PERCORSI SCOLASTICI DEGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA NELLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI Ritardo scolastico : 70,6% Tasso di ripetenze elevato: 12,1% Modalità di prosecuzione degli studi nella scuola superiore: orientamento efficace?
17 GLI STRUMENTI UTILI AD ARGINARE LE CRITICITÀ Piano Didattico Personalizzato (PDP) Piano di Gestione delle Diversità (DGR 530/2008) Piano Annuale per l Inclusività (CM n. 8, 6 marzo 2013)
18 (DELIBERA REGIONE TOSCANA N. 530 DEL 11/07/2008 PER UNA SCUOLA ANTIRAZZISTA E DELL INCLUSIONE ) all inizio di ogni quadrimestre in ogni classe e in ogni scuola, alunni, insegnanti, ausiliari, dirigenti dedicheranno una giornata per la predisposizione del Piano di gestione delle diversità che dovrà identificare le criticità e gli obiettivi di sviluppo interculturale relativi al contesto scolastico e sociale in cui si opera; definire le modalità, le azioni e i dispositivi da porre in essere per una gestione consapevole e intenzionale della ricchezza interculturale. Il Piano di gestione delle diversità deve contenere una valutazione dell efficacia delle misure assunte nel periodo precedente, in riferimento a eventuali fenomeni di intolleranza manifestatisi nella scuola.
19 PGD: STRUMENTO DI PIANIFICAZIONE E DI MONITORAGGIO Fasi di elaborazione: 1. Mappatura delle risorse interculturali (risorse materiali/immateriali) 2. Stesura del documento: Analisi del contesto Analisi dei bisogni Analisi delle risorse Obiettivo generale/obiettivi specifici Azioni Metodologie Vincoli/condizioni operative Costi Valutazione
20 L INCLUSIVITÀ (DM 27 DICEMBRE 2012, CM 8 6MARZO 2013) Inclusione: elemento centrale del sistema scolastico italiano (l.517/1977) Bisogni Educativi Speciali (BES): svantaggio socioeconomico, linguistico-culturale; DSA; ADHD; borderline cognitivi Costituzione di Gruppi di Lavoro per l Inclusione Scolastica (GLI): estensione dei compiti del Gruppo di Lavoro e studio d Istituto (GLHI)alle problematiche relative a tutti i BES con l integrazione di componenti specifiche Elaborazione di un Piano Annuale per l Inclusività entro il mese di giugno
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