Corso di Laurea: Operatori pluridisciplinari e interculturali d'area mediterranea SCIENZA DELLE FINANZE. Docente: Gatto Antonino

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1 Corso di Laurea: Operatori pluridisciplinari e interculturali d'area mediterranea SCIENZA DELLE FINANZE Docente: Gatto Antonino Elaborazione: Dott.ssa Locantro Antonia Lucia

2 La spesa per il welfare state

3 Il termine "Welfare State", o "Stato del benessere", viene utilizzato a partire dalla seconda guerra mondiale per designare un sistema socio-politico-economico in cui la promozione della sicurezza e del benessere sociale ed economico dei cittadini è assunta dallo Stato, nelle sue articolazioni istituzionali e territoriali, come propria prerogativa e responsabilità.

4 Il Welfare State, detto anche "Stato sociale", si contraddistingue per una rilevante presenza pubblica in importanti settori quali la previdenza, l'assistenza sociale, l'assistenza sanitaria, l'istruzione, l'edilizia popolare Tale presenza si accompagna generalmente a un atteggiamento interventistico e dirigistico nella vita economica, sia a livello legislativo, sia attraverso la pianificazione e la programmazione economica, sia attraverso imprese pubbliche.

5 Il welfare comprende pertanto il complesso di politiche pubbliche dirette a tutelare i cittadini contro i cosiddetti rischi sociali e i danni creati dal mercato. Tali rischi possono essere: -la perdita della salute per malattia o infortuni; -la perdita del lavoro; -la perdita o la diminuzione della capacità di lavoro a causa dell età; -l impossibilità (economica) di avere accesso ad un buon livello di istruzione, ecc.

6 Nascita, sviluppo e declino Lo Stato sociale nacque e si consolidò in Occidente durante il XIX ed il XX secolo, di pari passo con la storia della civiltà industriale. La sua evoluzione può essere suddivisa in tre fasi successive. Una prima, elementare, forma di Stato sociale o più esattamente di Stato assistenziale venne introdotta nel 1601 in Inghilterra con la promulgazione delle leggi sui poveri (Poor Law).

7 Queste leggi prevedevano assistenza per i poveri nel caso in cui le famiglie non fossero in grado di provvedervi e prendevano le mosse da considerazioni secondo cui riducendo il tasso di povertà, si riducevano i fenomeni negativi connessi come la criminalità. La seconda fase, opera di monarchie costituzionali conservatrici o di pensatori liberali, si riconduce alla prima rivoluzione industriale.

8 Anche in questo caso le forme assistenziali sono da ritenersi individuali e da intendersi rivolte unicamente agli appartenenti ad una classe sociale svantaggiata (minori, orfani, poveri ecc.) ed in questo contesto nacquero le prime assicurazioni sociali che garantivano i lavoratori nei confronti di incidenti sul lavoro, malattie e vecchiaia; in un primo momento queste erano su base volontaria, in seguito però divennero obbligatorie per tutti i lavoratori.

9 Nel 1883 nacque, questa volta in Germania, l'assicurazione sociale, introdotta dal cancelliere Otto von Bismarck per favorire la riduzione della mortalità e degli infortuni nei luoghi di lavoro e per istituire una prima forma di previdenza sociale. La terza fase, la fase dell'attuale welfare, ha inizio nel dopoguerra del secolo scrso.

10 Il 1942 fu l'anno in cui, nel Regno Unito, la sicurezza sociale compì un decisivo passo avanti grazie al cosiddetto Rapporto Beveridge, stilato dall'economista William Beveridge, che introdusse e definì i concetti di sanità pubblica e pensione sociale per i cittadini. Fu la Svezia nel 1948 il primo paese ad introdurre la pensione popolare fondata sul diritto di nascita.

11 In Italia, a partire dal primo governo di centrosinistra ( ) si assiste a una forte crescita di leggi, istituzioni e politiche che configurano un vero e proprio Stato sociale. Il welfare divenne così universale ed eguagliò ai diritti civili (libertà di parola, organizzazione, ecc.) e ai diritti politici (voto) altri diritti (lavoro, salute, istruzione), concepiti come diritti di cittadinanza. Nello stesso periodo l'economia conobbe una crescita esponenziale del PIL mentre il neonato Stato sociale era alla base dell'incremento della spesa pubblica.

12 La situazione, a grandi linee, riuscì a mantenersi in sostanziale equilibrio per qualche decennio. Infatti nel periodo che va dagli anni 50 fino agli anni 80 e 90 la spesa pubblica crebbe notevolmente, specialmente nei Paesi che adottarono una forma di welfare universale, ma la situazione rimase tutto sommato sotto controllo grazie alla contemporanea sostenuta crescita del PIL generalmente diffusa.

13 L universalizzazione del welfare (l estensione, cioè, dei suoi servizi all intera collettività, indipendentemente dallo stato di bisogno) ha avuto due effetti non previsti ma in netto contrasto con i suoi obiettivi equitativi: ha ridotto considerevolmente la capacità redistributiva dello Stato del benessere e ha provocato una massiccia espansione della spesa pubblica che ha messo in pericolo gli equilibri finanziari del sistema, creando problemi al contenimento dell inflazione e della disoccupazione.

14 Si è rilevato che l espansione della spesa può determinare un eccessivo incremento della pressione fiscale e disavanzi del bilancio pubblico; che le prestazioni assistenziali possono ridurre l incentivo a lavorare; che le burocrazie chiamate a fornire i servizi sociali sono sovente inefficienti e possono anteporre i propri interessi a quelli dei cittadini; che la gratuità di alcuni servizi può accrescerne eccessivamente la domanda e determinare sprechi; che la povertà, per quanto ridotta, non è stata eliminata.

15 Per questi motivi, e anche perché è emerso in modo evidente che gli oneri che il welfare implica non sono compatibili con il tasso di crescita dell economia e con il tasso di natalità molto basso dei paesi industrialmente avanzati, a partire dagli anni 80 il sistema ha cominciato ad entrare in crisi.

16 Modelli di Welfare State Si possono distinguere 4 modelli di WS: Modello socialdemocratico tipico dei paesi del Nord Europa: la protezione sociale è considerata un diritto di cittadinanza ed assorbe livelli di spesa molto alti, tali da garantire una copertura universale. La spesa sociale corrisponde per lo più a benefici in somma fissa, che vengono distribuiti al semplice verificarsi delle condizioni di rischio La sicurezza sociale è finanziata per la maggior parte dal gettito fiscale. Quindi, mediante elevata pressione fiscale.

17 Modello liberale tipico dei paesi anglosassoni: caratterizzato da interventi limitati alla tutela dalla povertà estrema e all emarginazione sociale. Gli strumenti utilizzati sono i programmi di assistenza sociale e i sussidi, erogati a seguito dei means testing (test di verifica delle condizioni di bisogno). Ne consegue una pressione fiscale più bassa rispetto al caso precedente in quanto il finanziamento del WS ha carattere misto: con la sanità finanziata mediante il fisco ed i sussidi coperti mediante i contributi sociali.

18 Modello corporativo tipico dei paesi dell Europa continentale come Germania, Francia: è incentrato sulla protezione dei lavoratori e delle famiglie dai rischi di invalidità, malattia, disoccupazione e vecchiaia. Gli strumenti prevalentemente utilizzati sono programmi diversificati per categorie, finanziati, in larga parte, con contributi sociali, distinti per i vari istituti di spesa. Pressione fiscale elevata.

19 Modello mediterraneo proprio dei paesi dell Europa meridionale come l Italia, la Spagna, la Grecia, il Portogallo: simile a quello corporativo poiché ha sistemi di garanzia del reddito diversificati per categorie di lavoro, ma attribuisce alla famiglia un importante ruolo di ammortizzatore sociale. Pressione fiscale elevata.

20 Welfare state e redistribuzione Ragioni dell intervento pubblico 1.Welfare state (inteso come insieme di programmi di tassazione e trasferimenti, in cash o kind) come risultante dalla massimizzazione di una funzione del benessere sociale avversa alla diseguaglianza. In questo caso i programmi di imposte e trasferimenti vengono interpretati come il risultato di un processo di massimizzazione del benessere sociale secondo il quale il settore pubblico redistribuisce risorse tenendo conto:

21 a) dei costi della redistribuzione, b) delle preferenze sociali, come espresse dalla funzione del benessere sociale. 2. Redistribuzione come assicurazione: questa argomentazione è stata avanzata dal filosofo Rawls. Ciascun individuo, se interrogato in una situazione iniziale (dietro un velo di ignoranza) nella quale sa che con una certa probabilità nella sua vita potrà correre il rischio di essere povero (disoccupazione, malattia, eventi straordinari, ecc.)

22 sarà d accordo affinché lo Stato disegni un sistema di Welfare State e di redistribuzione del reddito di cui, qualora il rischio si realizza, potrà avvantaggiarsi. Il premio che si paga per questa particolare forma di assicurazione è rappresentato dalle imposte. 3.Spiegazioni di public choice (teoria delle scelte pubbliche): anche in assenza delle circostanze che sono alla base delle due precedenti spiegazioni dell intervento pubblico in questo campo, l emergere di quest ultimo può essere legato al fatto che i decisori pubblici nel prendere

23 le proprie decisioni non massimizzano una Funzione del Benessere Sociale, bensì una diversa funzione obiettivo. Tipicamente, un politico può essere, ad esempio, interessato alle conseguenze elettorali delle sue decisioni. In tale contesto la crescita del Welfare State può essere interpretata alla luce del funzionamento del gioco politico: dipende dai meccanismi istituzionali prevalenti.

24 Esempi: - voto di scambio; - rappresentanza parziale tra i decisori; - prevalenza dell elettore mediano (corsa al centro dei partiti politici).

25 La crisi del Welfare State I motivi del determinarsi della crisi dello Stato Sociale sono diversi e vari. In generale, comunque, si può dire che, essendo mutato il quadro generale in cui il sistema di tutele previste era stato concepito (rapporti di produzione, tipologie dei contratti di lavoro, politica monetaria, andamento demografico interno, flussi migratori ecc.), occorre provvedere ad una riscrittura complessiva delle garanzie fornite dal sistema di WS.

26 Infatti, il WS non è un istituto statico, ma un dispositivo che deriva da una complessità di misure collegate tra loro e che ha necessità di essere adottato allo scorrere del tempo. Le politiche pubbliche orientate a consolidare le garanzie del sistema assicurativo di tipo welfaristico sono entrate in contraddizione con lo sviluppo dei bisogni sociali prodotti nelle società avanzate.

27 In primis c è da registrare l invecchiamento della popolazione. Questo decremento demofico è legato, da un lato, al calo della natalità e, dall altro, al miglioramento delle condizioni generali di vita. Ciò ha comportato per il sistema dello stato sociale un aumento delle richieste protezionistiche nel settore pensionistico, in quello sanitario e, infine, in quello dell erogazione dei servizi sociali.

28 Il mutamento della situazione demografica comporta un differente rapporto tra chi finanzia il sistema (ad esempio i lavoratori) e chi ne beneficia (ad esempio i pensionati). Ciò è stato solo parzialmente compensato dall ingresso di lavoratori stranieri nel Paese, dato che nella maggioranza dei casi essi non hanno un regolare contratto di lavoro e quindi non finanziano il sistema.

29 In secondo luogo va notato che il finanziamento del sistema italiano si è tradizionalmente basato sulla contribuzione del lavoratori e che il modello di lavoro prevalente era quello a tempo pieno e indeterminato. L evoluzione della disciplina del mercato del lavoro ha visto l espandersi di un gran numero di contratti di diverso tipo da quelli a termine a quelli ad orario flessibile, sino alla somministrazione di lavoro, per non parlare dell espandersi dell area del lavoro autonomo.

30 Quindi modificando la continuità del lavoro assicurata in passato, si è modificato anche il sistema di finanziamento del sistema previdenziale. Ancora, c è da cogliere la modificazione di quell aggregato sociale, la famiglia, che per lungo tempo ha rappresentato la rete di protezione minima per suoi componenti. La famiglia in crisi con il venire meno del perno produttivo su cui essa si costituiva (lavoro salariato tradizionale) ha come contraccolpo lo sviluppo e la formazione di un ampia fascia di lavori a carattere fondamentalmente femminile.

31 Il lavoro femminile purtroppo, però, cade sotto un regime di lavoro fortemente deregolamentato o pseudoregolamentato (licenziamenti firmati dalle lavoratrici anticipatamente in caso di gravidanza, lavoro in nero nei locali, lavori di cura presso cooperative di assistenza). La forza-lavoro femminile è uno degli elementi che ingrossano il mercato del lavoro precario.

32 Un altro fattore di crisi del Welfare State è rappresentato dalla sempre maggiore internazionalizzazione delle relazioni economiche e dalla conseguente globalizzazione che ha un duplice effetto: 1) limita l autonomia fiscale dei singoli paesi. I vincoli imposti dall Unione Europea ai bilanci nazionali in termini di inflazione, ai tassi di interesse, a disavanzo e debito pubblico, ad esempio, lasciano poco spazio alle autorità nazionali in materia di manovre di bilancio autonome.

33 2) favorisce fenomeni di dumping sociale. I paesi in via di sviluppo, grazie alla mancanza di leggi che tutelano i lavoratori o l ambiente, ottengono, in molti settori, dei vantaggi competitivi che permettono alle loro imprese di vincere la concorrenza nei mercati internazionali, esportando a prezzi più bassi. A questi elementi primari vanno aggiunte alcune caratteristiche di ordine strettamente finanziario.

34 Gli schemi pubblici di protezione sociale costituiscono gli aggregati più ampi delle voci di bilancio statale racchiuse nel capitolo conosciuto come spesa pubblica. La spesa pubblica, il cui obiettivo principale è sempre stato quello di garantire l equilibrio economico dello stato, ora non è più in grado di bilanciare gli smottamenti sociali determinati dalle crisi economiche.

35 Le crisi finanziarie ripropongono in tutta la loro drammatica attualità la crisi fiscale dello Stato, ovvero quella crisi prodotta dal divaricarsi della forbice nel bilancio statale tra massa finanziaria in uscita e quella in entrata. Le manovre macroeconomiche dello stato non sono più in grado di governare le microeconomie che si sviluppano nel sociale.

36 Prospettive Per uscire dall'attuale situazione è necessaria una progressiva riduzione dell'intervento pubblico e la rivalutazione dell'iniziativa privata, sia in campo economico che sociale. È urgente, la cessazione dell'assistenzialismo di Stato e la restituzione alla persona, alla famiglia, ai corpi intermedi, alla società nel suo insieme, di tutte le funzioni che loro competono e che lo Stato ha in modo indebito avocato a sé.

37 Con la graduale riduzione dell'apparato burocratico, della spesa pubblica e del prelievo fiscale si avrebbero notevoli benefici per l'intero sistema socio-economico. Le risorse così liberate potrebbero venire investite più efficientemente ed efficacemente dai privati, specie in un contesto socioeconomico più libero e flessibile, contribuendo così alla crescita della ricchezza e alla creazione di nuove occasioni di lavoro.

38 Tuttavia, nonostante l'evidente malessere in cui versa il Welfare State in generale ed in Italia in particolare e malgrado le critiche che da più parti vengono a esso mosse, appare molto tenue la speranza di riuscire ad avviarne una radicale riforma. Infatti, una grande parte della popolazione gode i vantaggi del Welfare State senza sostenerne i relativi costi, una vasta nomenclatura su di esso ha costruito la propria fortuna.

39 Tutto induce a ritenere che queste componenti si coalizzino per la difesa a oltranza dello status quo, anche a costo di ricorrere a ulteriori giri di vite fiscale. Soltanto un profondo rinnovamento culturale potrà consentire di superare la situazione di stallo in cui versa tale sistema.

40 IL SISTEMA PENSIONISTICO Il sistema pensionistico è un meccanismo redistributivo che attua il trasferimento di risorse prodotte dalla popolazione attiva a favore di: -coloro che hanno cessato l attività lavorativa per limiti di età (pensione di vecchiaia); -coloro che hanno deciso di ritirarsi dal mondo del lavoro prima dell età standard prevista dalla legge, ma che hanno comunque raggiunto un certo numero di anni di contribuzione (pensione di anzianità);

41 -coloro che non sono più in grado di partecipare al processo produttivo per una sopravvenuta incapacità lavorativa (pensioni di invalidità); -coloro che, anche se non hanno svolto un attività lavorativa, sono legati da vincoli familiari a lavoratori ormai deceduti (pensioni ai superstiti): -coloro che sono privi di mezzi di sostentamento, indipendentemente dal fatto di avere svolto in lavoro o meno (pensioni sociali).

42 Le funzioni delle pensioni sono le seguenti: a) Funzione assistenziale: la collettività deve assicurare a tutti i cittadini un reddito minimo adeguato a garantire una sopravvivenza dignitosa; b) Funzione previdenziale: si realizza quando il sistema garantisce al cittadino, nel periodo di pensionamento, il mantenimento del tenore di vita raggiunto nella fase finale della vita lavorativa;

43 c) Funzione assicurativa: all individuo viene restituito, in età anziana, quanto ha accantonato nel corso dell età lavorativa sotto forma di contribuzione sociale. Il sistema pensionistico è diviso nel sistema pensionistico pubblico attuato da enti previdenziali che gestiscono le assicurazioni sociali obbligatorie e nel sistema pensionistico privato che fornisce prestazioni previdenziali integrative o complementari a quanto previsto dal sistema pensionistico pubblico.

44 Le entrate degli istituti previdenziali pubblici sono i contributi versati dai lavoratori e datori di lavoro, che possono essere impiegati in modo diverso a seconda che il sistema di finanziamento sia a ripartizione o a capitalizzazione. Nel sistema a ripartizione, il gettito contributivo riscosso in ogni periodo è destinato al finanziamento delle prestazioni erogate nello stesso periodo. Questo significa che le generazioni attive pagano le pensioni ai cittadini che hanno cessato di lavorare.

45 Nel sistema a capitalizzazione, i contributi versati dai lavoratori sono investiti sul mercato dei capitali e nel periodo di pensionamento la pensione percepita sarà pari ai contributi versati, aumentati del tasso di rendimento ottenuto dal loro impiego. I sistemi pensionistici a ripartizione possono essere ulteriormente distinti, a seconda di come viene determinato il livello del trattamento pensionistico, in:

46 -sistema a ripartizione retributivo se la misura della pensione viene determinata facendo riferimento all entità del salario del lavoratore; -sistema a ripartizione contributivo se la misura della pensione è calcolata in riferimento all ammontare dei contributi versati.

47 Il sistema pensionistico italiano Storicamente le prime prestazioni previdenziali sono state erogate in Italia dalle mutue create volontariamente dalle singole categorie di lavoratori. Per via del processo di industrializzazione e del formarsi della classe operaia, il sistema previdenziale è divenuto obbligatorio e gestito da istituti pubblici. Tra il 1950 ed il 1960 la previdenza è stata estesa a tutte le categorie di lavoratori e solo alla fine degli anni 70 sono state introdotte le pensioni sociali.

48 La progressiva estensione degli interventi ha accresciuto le dimensioni della spesa sociale causando un enorme debito previdenziale. Allo scopo di contenere la spesa, sono state attuate varie riforme. La riforma Amato (1992): ha innalzato l età pensionabile da 60 a 65 per gli uomini e da 55 a 60 per le donne; ha introdotto un periodo contributivo minimo di 20 anni; ha modificato i criteri di indicizzazione adeguandoli non più ai salari, ma ai prezzi.

49 La riforma Dini (1995): ha deliberato il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo; ha previsto la graduale abolizione delle pensioni di anzianità; ha previsto un premio per chi lavora fino ai 67 anni. La riforma Maroni (2004): ha nuovamente innalzato l età pensionabile; ha previsto lo sviluppo di una previdenza complementare da affiancare a quella pubblica; ha rafforzato gli incentivi a proseguire l'attività lavorativa per chi ha raggiunto i requisiti minimi per l'anzianità.

50 Con la L.247/2007 è stata varata una nuova riforma intervenendo in particolare sui requisiti per il diritto alla pensione di anzianità, nonché alla pensione di vecchiaia nel sistema contributivo, e sulle decorrenze per il pensionamento di vecchiaia e di anzianità. Infine con la riforma Fornero (2012): si va in pensione con un età maggiore: gli uomini a 66 anni e 3 mesi, le donne a 62 anni e 3 mesi; si è passati al sistema contributivo puro, spariscono le pensioni di anzianità e le cosiddette finestre.

51 Gli ammortizzatori sociali Con il termine di ammortizzatori sociali si intende tutta una serie di misure che hanno l'obiettivo di offrire sostegno economico ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro. Gli istituti del welfare mirati a svolgere un ruolo di ammortizzatori sociali nel mondo del lavoro sono: -l indennità di disoccupazione ordinaria; -la Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria; -l indennità di mobilità.

52 L indennità di disoccupazione ordinaria oggi Assicurazione Sociale per l'impiego (ASPI) è una prestazione a sostegno del reddito concessa ai lavoratori che vengono a trovarsi senza lavoro, e quindi senza retribuzione, per licenziamento non volontario. L'accesso a questo ammortizzatore è concesso solo se il lavoratore ha raggiunto un livello minimo di contribuzione.

53 La Cassa Integrazione Guadagni (CIG) è una prestazione economica erogata dall'inps per integrare o sostituire la retribuzione dei lavoratori nei periodi di sospensione o riduzione dell'attività lavorativa, dovuta a situazioni transitorie di difficoltà dell'azienda (CIG ordinaria) oppure a processi di ristrutturazione, crisi economiche o procedure fallimentari (CIG straordinaria). Durante la recente crisi economica, è stata istituita la cosiddetta CIG "in deroga" per settori e tipologie contrattuali non coperti da quelle tradizionali.

54 L indennità di mobilità è una prestazione a sostegno del lavoratore che, proprio a seguito di una procedura di licenziamento collettivo, o in determinati casi a seguito di licenziamento per motivazione economica, viene a trovarsi senza lavoro. Con la procedura di mobilità lo Stato offre, a determinate condizioni, un sostegno economico ai lavoratori licenziati e attiva i meccanismi necessari per favorirne la rioccupazione (liste di mobilità).

55 Il lavoratore viene cancellato dalle liste di mobilità e perde i relativi benefici quando: -rifiuta di essere avviato ad un corso di formazione della Regione oppure non lo frequenta regolarmente; -rifiuta un'offerta di lavoro professionalmente equivalente alle mansioni; -non risponde senza giustificato motivo alle convocazioni del Centro per l'impiego; -è stato assunto con contratto a tempo pieno ed indeterminato; -si è avvalso di percepire in un un'unica soluzione l'indennità di mobilità.

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57 2.

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