Ambiente: i boschi. L ambiente selvatico

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1 Ambiente: i boschi L ambiente selvatico Gli ambienti boschivi, tendenzialmente indisturbati, tendono a trattenere in maniera più pronunciata i radionuclidi artificiali delle ricadute radioattive del passato. Alcuni organismi in particolare, come i funghi e i muschi, fissano stabilmente i radionuclidi e sono efficaci bioindicatori ambientali. Alcune zone boschive di montagna a piovosità elevata hanno subito con particolare intensità gli effetti di Chernobyl. Nel 2014 è proseguita la campagna iniziata nel 2013 sui cinghiali selvatici e sono stati inoltre presi in considerazione altri tipi di selvaggina (cervi). I prodotti alimentari spontanei come funghi, bacche e selvaggina sono oggetto di una specifica normativa comunitaria che fissa un limite di 600 per il cesio. Gli ecosistemi naturali e semi-naturali quali le foreste e le superfici boschive sono l'habitat naturale di animali selvatici, di muschi, di bacche e di funghi; tali ecosistemi tendono a trattenere i radionuclidi provenienti dalle ricadute atmosferiche in uno scambio ciclico tra gli strati superiori del suolo (strame), batteri, microfauna, microflora e vegetazione. Inoltre il suolo di tali ecosistemi, normalmente indisturbato e consistente per la maggior parte di materiale organico, tende ad aumentare la disponibilità biologica del cesio radioattivo. La Raccomandazione Europea 2003/274 riporta la seguente osservazione: Si ritiene che la durata della contaminazione da cesio radioattivo in seguito all'incidente di Chernobyl di un certo numero di prodotti derivanti dalle specie che vivono e crescono nelle foreste e in altri ecosistemi naturali e seminaturali si riferisca essenzialmente al tempo di dimezzamento fisico di detto radionuclide, che è di circa 30 anni, e che tuttavia nessun cambiamento degno di nota per quanto riguarda la contaminazione di cesio radioattivo di questi prodotti verrà osservato nei prossimi decenni. Per questi motivi nell ambiente boschivo e nella flora e fauna selvatica sono talvolta riscontrate concentrazioni di qualche rilievo di radionuclidi collegati alle ricadute del passato. Alcuni prodotti spontanei, come le bacche, i funghi e la carne di selvaggina sono anche utilizzati nell alimentazione umana. La citata Raccomandazione, coerentemente col Regolamento Europeo 737/1990 e s.m.i., definisce come livello accettabile, per la somma di cesio 134 e cesio 137 nei prodotti spontanei, la concentrazione di attività di 600. Le bacche selvatiche Il monitoraggio della radioattività nelle bacche selvatiche (come mirtilli neri, bacche di rovo, mirtilli rossi, lamponi, more di rovo e fragole selvatiche) riveste particolare importanza a causa della radioattività ancora presente nei boschi ed anche per la rilevanza radiologica che il consumo abituale di tali alimenti può rivestire per alcuni gruppi della popolazione. I risultati sono riassunti in Tabella 1. 40

2 I funghi spontanei I funghi sono considerati utili bioindicatori della radioattività ambientale poiché sono in grado di assorbire e trattenere il cesio presente nel terreno; questa loro peculiarità fa sì che la concentrazione media di cesio 137 nei funghi sia superiore a quella di tutti gli altri prodotti alimentari, con variazioni che dipendono sia dalla specie che dal luogo di prelievo. Nel 2014 sono state analizzate unicamente specie commestibili (porcini, gallinacci, mazze di tamburo, chiodini ecc). Per 4 campioni (di cui 3 raccolti in provincia di Como) su 44 complessivamente esaminati sono state determinate attività superiori alla concentrazione di 600 indicata nella Raccomandazione Europea 2003/274 (Tabella 1 e Figura 1). I cinghiali e l altra selvaggina Nel febbraio 2013 era stata segnalata in Piemonte la presenza di concentrazioni anomale di radioattività da cesio 137 in alcuni cinghiali della Valsesia: l Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA), attivato in proposito, comunicava che dette concentrazioni anomale di cesio 137 in animali selvatici potevano essere ricollegate alle ricadute radioattive dell incidente occorso alla centrale di Chernobyl nel 1986 che, in alcune aree, hanno determinato concentrazioni più elevate del radionuclide in questione in matrici ambientali e in specie vegetali che costituiscono l habitat nel quale i cinghiali normalmente vivono. Questo fenomeno è ben documentato nella letteratura scientifica e sono disponibili dati riguardanti il cesio 137 nei cinghiali raccolti in Polonia, in Croazia, nella Germania meridionale ecc. ARPA Lombardia ha comunque immediatamente avviato un programma di monitoraggio in collaborazione con la DG Sanità di Regione Lombardia e i Dipartimenti di Prevenzione Medici e Veterinari delle ASL e che ha coinvolto varie province lombarde. Nel 2014 sono stati inoltre prelevati e analizzati 2 campioni di carne di cervo provenienti dalla provincia di Bergamo. Le concentrazioni di cesio 137 riscontrate sono molto basse (Tabella 1, riportati come altra selvaggina ), le elaborazioni successive (Tabella 2, Figure 2 e 3) hanno preso in considerazione quindi i soli cinghiali. I risultati ottenuti (Tabelle 1 e 2, Figura 3) hanno evidenziato che la quasi totalità dei campioni sono caratterizzati da valori di attività per il cesio 137 largamente inferiori a quanto richiesto dalla sopra citata Raccomandazione (Raccomandazione Europea 2003/274); in nessun caso questo valore, peraltro molto cautelativo, viene superato. Vengono pertanto escluse preoccupazioni di tipo sanitario connesse al consumo di carne di cinghiale, come già evidenziato nella relazione Il muschio I muschi sono utilizzati come efficaci bioindicatori ambientali data la loro capacità di accumulare radionuclidi derivanti dalla sola deposizione, senza alcun contributo derivante dal suolo. Caratterizzati da crescita lenta e molto longevi, sono in grado di conservare memoria degli eventi passati nell ordine di molti anni. La misura della radioattività dei muschi consente di monitorare in modo efficace nel tempo la contaminazione derivante da ricadute e deposizione al suolo. Dal momento che molte varietà di muschi sono presenti nell ambiente boschivo, per garantire l omogeneità dei risultati sono state selezionate a suo tempo, e riportate nel protocollo nazionale redatto da ISPRA, le 41

3 specie Hypnum cupressiforme e Ctenidium molluscum. In Lombardia vengono sono state realizzate ripetute campagne di misura, di cui l ultima è stata condotta nel 2010; le concentrazioni misurate variano da circa 30 a circa 1200 Bq/m 2, i valori più elevati si trovano ancora nella zona del Triangolo Lariano (Cremeno) in cui sono state più significative le ricadute dell incidente di Chernobyl del CONCLUSIONI Il monitoraggio dell ambiente selvatico viene condotto sia per i prodotti spontanei commestibili (bacche, funghi) che per i marcatori ambientali (muschi). Per quanto riguarda questi ultimi, sono state effettuate in passato campagne di misura che hanno dato indicazioni sull entità delle ricadute pregresse. Per quanto riguarda i prodotti spontanei ad uso alimentare, le misure condotte indicano che una quantità trascurabile di cesio 137 è contenuta nelle bacche selvatiche; più rilevanti sono le concentrazioni misurati nei funghi anche se la maggior parte dei valori rilevati (34 su 38, 89%) sono risultati inferiori al livello indicato nella Raccomandazione Europea 2003/274. Nel 2014 è proseguita la campagna di monitoraggio della selvaggina che, pur riguardando prevalentemente i cinghiali, ha iniziato a comprendere altri tipi di animali selvatici. Non sono stati registrati superamenti del valore di 600 riportato nella sopra richiamata Raccomandazione. 42

4 Tabella 1 - Sintesi dei risultati delle misure di concentrazione di cesio 137 nei prodotti spontanei di bosco (anno 2014) Sono riportati il numero di campioni analizzati in totale, il numero di analisi che hanno fornito un risultato inferiore o superiore alla minima attività rivelabile (MAR) e la minima attività rivelabile media. Nelle ultime due colonne sono riportate la media dei valori per i campioni con attività superiore alla MAR e infine il più alto valore riscontrato. Matrice N. campioni N. camp. < MAR N. camp. > MAR MAR media Att. media ( > MAR) Att. max. (> MAR) BACCHE 6 1 0,83-0,78 FUNGHI ,81 271, CINGHIALI ,21 1,36 0,4 ALTRA SELVAGGINA ,16 2,16 Figura 1 - Concentrazioni di cesio 137 nei funghi raccolti nelle varie provincie lombarde (anno 2014) La linea rossa rappresenta la concentrazione di 600 indicata nella Raccomandazione Europea 2003/274 come livello accettabile per il radiocesio. Tre campioni raccolti in provincia di Como e uno raccolto in provincia di Sondrio eccedono tale livello di concentrazione BG BS CO LC SO VA 43

5 Figura 2 - Numero di campioni di cinghiale analizzati per provincia SO VA 4 BG BS PV LC 7 CO Tabella 2 - Riassunto delle concentrazioni di attività di cesio 137 nei cinghiali BG BS CO n. campioni analizzati Attività media () 0 percentile () N campioni con attività > 600 Valore max () 0,3 0,60 0 0,86 10,97 3, ,2 26,68 28,90 0 0,4 LC 7 2,1 27, ,4 PV 1,07 0,0 0 3,0 SO 9,8 3, ,6 VA 4 19,13 18, ,9 Nella tabella sono riportati il numero di campioni misurati per provincia, l attività media e la mediana (0 percentile). Quest ultimo parametro rappresenta il valore di attività al di sotto di cui si colloca la metà dei campioni, rappresenta perciò una stima del valore medio dell attività, meno condizionata della media aritmetica da valori estremi molto alti (o bassi). In nessun caso viene superato il valore di parametro di 600 (Raccomandazione Europea 2003/274, vedi sezione introduttiva). Nell ultima colonna sono riportati i valori massimi registrati. 44

6 Figura 3 - Attività di cesio 137 misurate nei cinghiali per provincia. In ordinata sono riportate le attività massime; l area degli indicatori è proporzionale all attività del 0 percentile (o mediana dei valori). I valori più elevati, sia come media che come mediana che come valore massimo, sono stati registrati in provincia di Como. In assoluto tuttavia le attività appaiono modeste e ben lontane dal valore di parametro di 600 (vedi sopra). 90,00 70,00 CO LC 0,00 VA 30,00 10,00 BG BS PV SO -10,00 0 4

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