Karl Marx ( ) La teoria delle crisi economiche

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1 Karl Marx ( ) La teoria delle crisi economiche

2 Premessa Origini agricoltura (circa anni fa) inizio del XIX sec.: i paesi industrializzati europei attraversano le cosiddette «crisi frumentarie»: - siccità crollo raccolto annuo dei cereali carestia e p - la dei redditi provenienti dall agricoltura provoca poi una generale delle attività. - di qui la crisi che è crisi da sotto-produzione, caratteristica delle società essenzialmente agrarie a tecnologia antiquata. Apparizione ed espansione industria + l instaurazione di un agricoltura meno soggetta ai ritmi climatici le fluttuazioni del capitale produttivo vengono a dipendere da altre cause. Schumpeter: forse la più originale conquista del periodo (XIX sec.) è la scoperta dei cicli economici. Crisi precedenti (XVIII sec.) attribuite a guerre o perturbazioni esterne o conseguenza di errori, cattiva direzione ecc.

3 Panoramica sui fatti e tratti generali delle crisi Periodo di riferimento: inizio XIX sec. (albori rivoluzione industriale) crisi del Tra 1816 e 1929: 14 crisi economiche (di cui 12 tra 1816 e IGM). Principali indicatori utilizzati: evoluzione della produzione; prezzi alla produzione; occupazione nel settore industriale. Tratti generali individuati dagli storici: brutale caduta della produzione caduta dei prezzi numerosi fallimenti disoccupazione e w tensioni sociali (con spesso come «detonatore» un crack borsistico o bancario)

4 La «crisi» segna il rovesciamento della congiuntura economica: passaggio da un periodo di espansione o di crescita a una fase di depressione o di contrazione, a cui poi segue la ripresa, ovvero il rovesciamento inverso della congiuntura.

5 Analisi del ciclo in termini generali: Cosa provoca l espansione? Una o più industrie motrici effetti di trascinamento (es. ferrovie dal 1830). La crescita p (tendenza inflazionistica), π e anche w Di qui domanda che aspettative favorevoli di π da parte degli imprenditori, il che I a cui si accompagna anche la speculazione borsistica. Come avviene l inversione della congiuntura («crisi»)? Se la domanda non riesce a stare dietro all offerta le aspettative di π diventeranno pessimistiche e crolla la Borsa. La crisi si diffonderà poi a catena comportando: produzione, p, π e w, quindi del potere di acquisto e della domanda (il che amplifica il movimento), fallimenti (che favorisce la concentrazione industriale) e della disoccupazione.

6 Fonte: B. Rosier, Le teorie delle crisi economiche

7 «Classici» (Say, Ricardo): crisi industriali = incidenti di natura congiunturale (sarà così anche per Jevons, Menger, Walras). «Eterodossi» (Sismondi, Malthus, Marx): crisi legate alla natura del sistema economico. Marx osservò l andamento ciclico ma il primo a descrivere la crisi come momento di cicli economici successivi è stato il francese Clément Juglar nel 1860 (ampiezza media dei cicli: 8 anni). Tra gli economisti che si sono dedicati all analisi teoria dei cicli economici vanno ricordati, in particolare, N. D. Kondratiev («onde lunghe»: cicli di espansione e di depressione di 25/30 anni) e Schumpeter.

8 Marx Le crisi economiche Come si manifesterà la «crisi»? per quali ragioni? Ha scritto Sweezy (La teoria dello sviluppo capitalistico, 1942): «Marx non perdette mai di vista il problema della crisi». Dal Manifesto del partito comunista ai tre volumi del Capitale ai tre volumi delle Teorie del plusvalore «il problema delle crisi ricorre continuamente». «Ciò nonostante, in nessuna parte dell opera di Marx si trova una trattazione completa o sistematica della materia». Economia di baratto L origine delle crisi economiche I soggetti producono beni per il «valore d uso» che possono trarre (o dal consumo diretto o dal baratto): l attività economica è volta a ottenere valori d uso Produzione e consumo sono perfettamente sincronizzati.

9 Cambia qualcosa se inserisco D (denaro) in questo sistema? Le finalità della produzione non cambiano (valore d uso): i produttori scambiano M (merci) contro D; D è a sua volta scambiata contro altri beni che apportano valore d uso a chi li consuma. Ovvero: D è intermediario degli scambi (facilita la divisione del lavoro e il commercio). Schema dei due sistemi: economia di baratto M M (M = merci) economia monetaria M D M (D = denaro/moneta) Capitalismo economia di baratto + moneta? No Diversa finalità: «valore di scambio» (non più «valore d uso»). Il capitalista acquista i fattori della produzione con D e scambia le M prodotte con altro D: il suo successo si misura proprio dal plusvalore che riesce a realizzare (ovvero D -D) economia capitalista D M D (ΔD = D -D = S=plusvalore)

10 Di qui la critica a Ricardo per aver accettato la «legge di Say». In un economia di baratto, orientata ai «valori d uso», il problema della sovrapproduzione non si pone. In un economia capitalista, invece, orientata alla produzione di «valori di scambio» e profitti, la sovrapproduzione diventa possibile. Tutto ciò risulta ancora più chiaro se facciamo riferimento alla VII sez. del I libro del Capitale dal titolo Il processo di accumulazione del capitale. Qui Marx estende il discorso dalla singola impresa all intero processo produttivo distinguendo due casi: il processo di riproduzione semplice e quello di riproduzione allargata.

11 Riproduzione semplice 1. due settori (mezzi di produzione; di beni di consumo). 2. i capitalisti in ogni periodo ricostruiscono tutti i mezzi di produzione e spendono l intero S (plusvalore) in consumi; i lavoratori spendono l intero salario in consumi. 3. No accumulazione o riduzione stock mp: il sistema conserva in ogni periodo la stessa grandezza e la stessa proporzione fra le parti. Non vi è accumulazione di capitale. Affinché la produzione possa riprendere sempre uguale a se stessa è necessario: che l intero prodotto sia venduto (AS=AD) che la composizione dell offerta (ovvero la sua ripartizione in mezzi di produzione e in beni di consumo) corrisponda alle esigenze della domanda

12 Riproduzione allargata S (plusvalore) non viene destinato all acquisto di beni di consumo ma accumulato e quindi reinserito nel meccanismo di produzione al fine di ottenere nel periodo successivo un ulteriore espansione del profitto. È questa la logica della produzione capitalistica Attenzione: può individuarsi una condizione di equilibrio? Difficile ma non impossibile: è possibile, in determinate condizioni, definire una situazione teorica in cui la circolazione di periodo in periodo si assesta su livelli crescenti di produzione, l intera offerta viene assorbita dal mercato e i capitalisti riescono a realizzare il margine di profitto. Possibile che tale rappresentazione di Marx (mediante schemi a più settori) raffiguri una posizione di equilibrio paragonabile agli schemi di EEG? (No crisi da sovrapproduzione)

13 Sismondi: 1) Inevitabilità dello squilibrio tra produzione e consumo. 2) Impossibilità dell offerta di adeguarsi prontamente alla domanda. Say (e Ricardo): disequilibrio possibile nel breve periodo ma prevale la logica di mercato (AD=AS; «legge degli sbocchi»). Marx rifiuta entrambe tali posizioni estreme: Sismondi aveva torto perché l EQ era possibile anche nella riproduzione allargata; Say aveva torto perché non esisteva alcun meccanismo automatico capace di realizzarlo. Cosa impediva al meccanismo dei prezzi di livellare la domanda? Il fatto che gli imprenditore, volti alla max π, ignoravano gli ordini del mercato. Era il caso (e non le leggi del mercato) che rendeva possibile o impossibile la riproduzione su scala allargata.

14 Valore di una merce = C + V + S Algebra marxiana C= capitale costante (somma di tutti i costi di produzione non da lavoro) V = capitale variabile (somma delle spese per salari e stipendi) S = plusvalore (valore residuo; ricavo lordo - costi (C+V)) P (saggio di profitto) = S/(C+V) Q (composizione organica del capitale) = C/(C+V) S (saggio di plusvalore o saggio di sfruttamento ) = S/V Unendo le tre formule si ottiene: P = S (1-Q)

15 Concetto di EIR («esercito industriale di riserva») Cosa dicevano i classici in merito all esistenza dei π (profitti)? Acc. K della domanda di lavoro. Se i w fossero liberi di π. Ecco che interviene la legge malthusiana della popolazione: w popolazione e della forza lavoro w al «livello di sussistenza». Marx rifiuta la legge di Malthus. L esistenza π spiegata da EIR: sul mercato del lavoro vi è sempre un eccesso di offerta che ha l effetto di comprimere i w e mantenere così livelli positivi di S (plusvalore) e π. Motivazioni che spiegano l eccesso di offerta di lavoro: 1. Q ( C: sostituzione di manodopera con macchinari) 2. forza lavoro nel tempo (ingresso di giovani, casalinghe, ecc.) EIR ha la funzione di comprimere i w in un mercato del lavoro concorrenziale.

16 Nel complesso «i movimenti generali vengono regolati unicamente dall espansione o dalla contrazione dell EIR» (Capitale, libro I). Nelle fasi di prosperità occupazione e EIR; nelle fasi di depressione occupazione e EIR L EIR = serbatoio di stabilizzazione creato (a volte in modo strumentale) dai capitalisti al fine di alimentare i flussi in entrate e uscita secondo le necessità della produzione. Tuttavia, non sempre l EIR agiva da stabilizzatore

17 Le fluttuazioni cicliche (o ricorrenti) Marx osserva la straordinaria crescita dell industria tessile nell Inghilterra della prima metà dell 800. Cosa sarebbe successo nel caso di un improvvisa accelerazione del progresso tecnologico? «CRISI» (PUNTO DI SVOLTA) EIR w (nota: anche al di sopra del valore della forza-lavoro) S S e P (saggio π) accum. K; I EIR w (nota: anche al di sotto del valore della forza-lavoro) accum. K; I; domanda di lavoro da parte delle imprese RIPRESA DEL CICLO S e P (saggio π) acc. K; I

18 Analizziamo più in dettaglio quelle che Marx considerò le cause all origine della «crisi» (punto di svolta superiore). Sweezy propone una distinzione in due categorie: 1. «Crisi da CTSP» («caduta tendenziale del saggio di profitto») 2. «Crisi di realizzo», distinte in: a) crisi da sproporzione b) crisi da sottoconsumo (tesi controversa)

19 CTSP («caduta tendenziale del saggio di profitto») P=S (1-Q) (P=saggio di profitto; S =saggio di plusvalore; Q=composizione organica del capitale) P varia: direttamente con S ; inversamente con Q Supponiamo che S non cambi. Q P. Vediamo come. Mercato del lavoro: (acc.) di K EIR e w P (v. grafico) Come reagiscono i capitalisti? Cercando di sostituire i lavoratori con macchinari ( Q), spingendo ulteriormente P verso il basso. Mercato dei beni: P come conseguenza del tentativo costante da parte dei capitalisti di i costi di produzione in modo da vendere i beni finali a un prezzo inferiore. Ovvero si cercano tecniche più sofisticate per ridurre il tempo di lavoro socialmente necessario per la produzione di una determinata merce ( produttività del lavoro). Ma ciò significa Q che P

20 Tutto ciò nell ipotesi di S invariato. Tuttavia Marx era consapevole che S non sarebbe rimasto costante: Se Q ( C: sostituzione dei lavoratori con macchinari), lavoratori impiegati w S P. L C determinerà un aumento della produttività del lavoro, e quindi con ogni probabilità un S, quindi P. Riprendiamo la formula del saggio del π: P=S/(C+V) Il progresso tecnico, aumentando la produttività del lavoro, avrebbe potuto: C diminuendo i tempi di lavoro necessari a produrre macchinari, edifici ecc. (dunque P) V riducendo i tempi di lavoro necessario (dunque P) Dunque, come può verificarsi la CTSP? In effetti dipende da come variamo S e Q. L elemento cruciale è il tasso di sviluppo tecnologico che innesca delle «controtendenze» («cause antagoniste») In ogni caso, nel lungo periodo, Marx assumeva la CTSP.

21 Crisi di realizzo a) Crisi derivanti da sproporzione tra i settori produttivi In un sistema capitalistico, il mercato era capace di coordinare i livelli di produzione dei vari settori (riallocare le risorse tra i vari settori)? «Modello classico»: dom.prod.ind.a e dom.prod.indb p e π ind. A (viceversa per ind.b) spostamento di risorse da ind.b a ind. A Sovrapproduzione solo di breve durata. No depressione. Passaggio indolore da uno stato di equilibrio a un altro Marx: disocc.ind.b (in seguito a domanda) estensione a livello sistemico (crisi generale) Il modo di produzione capitalistico non disponeva di nessun strumento per rendere nota in anticipo a ogni impresa la quantità di prodotto che il mercato poteva assorbire a prezzi remunerativi. Gli errori di previsione potevano certo essere compensati tra un settore e l altro ma ciò non sarebbe accaduto se non per un caso fortuito.

22 b) Crisi derivanti da sottoconsumo [no in L-C!] Sottoconsumo = carenza di AD (domanda aggregata) dovuta a w tendente al minimo di sussistenza. Sottoconsumo quale risultato dei due fenomeni tipici dell accumulazione: tendenza a espansione della produzione ( beni consumo); restrizione del consumo dei beni finali da parte sia dei lavoratori che dei capitalisti. Il capitalista non ha come riferimento il «consumo effettivo» (domanda solvibile) dei soggetti, per cui finisce per immettere sul mercato un volume di beni che non trova un potere di acquisto di corrispondente importo ( teoria dell imperialismo, Lenin) Questione, comunque, controversa. V. Sweezy vs Tugan-Baranowsky

23 In conclusione Per Marx le crisi sono intrinseche al funzionamento del sistema, in quanto basate sul comportamento dei capitalisti volto alla ricerca di maggiori profitti. Cosa sarebbe accaduto nel lungo periodo? La «dinamica del w» avrebbe prodotto miseria crescente dei lavoratori e la «dinamica del π» la legge della CTSP. Queste due tendenze non sono in contrasto: w e π possono cadere contemporaneamente in termini relativi (pur potendo entrambi, come masse aumentare) come risultato della sostituzione del lavoro umano con le macchine. L avvitarsi delle contraddizioni inerenti ai rapporti capitalistici di produzione avrebbero sancito la fine del capitalismo e l avvento del socialismo.

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