FATTORI PRODUTTIVI E DISTRIBUZIONI DEL REDDITO PROF. MATTIA LETTIERI
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1 FATTORI PRODUTTIVI E DISTRIBUZIONI DEL REDDITO PROF. MATTIA LETTIERI
2 Indice 1 I PREZZI DEI FATTORI PRODUTTIVI LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO LA DOMANDA DI FATTORI VARIABILI EQUILIBRIO DI MERCATO LA DISTRIBUZIONE PERSONALE DEL REDDITO di 14
3 1 I prezzi dei fattori produttivi Il fattore produttivo o input è un bene che entra nel processo di produzione di altri beni Ma come si determinano i prezzi dei fattori produttivi? Lo scambio dei fattori presenta la particolarità di essere strettamente collegato alla formazione del reddito che gli individui percepiscono. Ad esempio, il fattore lavoro ha un prezzo, salario, e i possessori di questo input generano il proprio reddito vendendolo sul mercato a quel prezzo. Lo studio della formazione dei prezzi sul mercato dei fattori è fortemente collegato con il problema della distribuzione del reddito. Esistono varie nozioni di distribuzione del reddito, tra queste, la distribuzione funzionale del reddito, che studia come il reddito affluisce ai vari fattori che contribuiscono alla produzione. Questo concetto, però, non corrisponde a ciò che comunemente si intende per distribuzione del reddito. Quindi, per distribuzione del reddito intendiamo il reddito che si suddivide fra vari individui, concetto noto come distribuzione personale del reddito. Ad esempio, un soggetto può disporre di un certo tempo da utilizzare per offrire il suo lavoro sull apposito mercato, ottenendo in cambio un salario, ma può, anche, ricavare il suo reddito da un capannone da affittare ad un impresa. Vi sono due fattori remunerativi, in questo esempio, lavoro e capitale, ma un solo individuo al quale affluisce il reddito. Nel caso in cui si ritiene che il reddito di un individuo fornisca la misura del suo benessere si dovrebbe prendere in considerazione la distribuzione personale. 3 di 14
4 2 La massimizzazione del profitto Per i fattori possiamo avere varie forme di mercato. I mercati dei fattori sono in concorrenza perfetta, poiché i prezzi a cui le imprese acquistano i fattori sono dati. Occorre determinare la domanda individuale, e in questo caso, il soggetto che domanda non è il consumatore ma il produttore. La domanda di beni nasce dalle decisioni che il consumatore prende al fine di massimizzare la propria utilità, la domanda di fattori nasce dalle decisioni che l impresa prende al fine di massimizzare il proprio profitto economico. L impresa realizza la massimizzazione del profitto scegliendo la quantità ottima di produzione, e, che, data la funzione di produzione, ad ogni quantità corrisponde una combinazione di fattori che la produce. La quantità ottima di produzione identifica una combinazione ottima di fattori, cioè quella che garantisce esattamente la produzione che l impresa deve effettuare per massimizzare il profitto. Nel caso in cui esiste un solo fattore variabile, la produzione ottima individuerà un livello ottimo di impiego del fattore variabile. Si potrebbe rappresentare le decisioni di massimizzazione del profitto tramite la scelta della quantità ottima sia di produzione sia di impiego del fattore variabile, le due procedure sono equivalenti. La regola scelta, per individuare il livello di input variabile impiegato per massimizzare il profitto è: l impresa impiegherà la quantità di fattore variabile che garantisce l eguaglianza fra il valore del prodotto marginale ed il prezzo del fattore stesso. Il valore del prodotto marginale è dato dal prezzo del bene prodotto e venduto dall impresa moltiplicato per il prodotto marginale del fattore considerato. Impiegando una unità in più del fattore: La produzione aumenterà del prodotto marginale, definito incremento di produzione derivante dall utilizzo di un unità in più di input; L ammontare di produzione verrà venduto al prezzo di mercato, generando un ricavo marginale, che corrisponde al valore del prodotto marginale. 4 di 14
5 L impiego di una unità in più di input costerà w euro in più. Nel decidere se aumentare l impiego del fattore, l impresa dovrà confrontare il ricavo marginale con il costo marginale, finché il primo sia maggiore al secondo. Quando il costo marginale risulta superiore al ricavo marginale, occorrerà diminuire l impiego. Il punto ottimale sarà quello in cui il ricavo marginale ed il costo marginale sono eguali. Nella figura n. 46, viene rappresentata graficamente tale scelta. Il valore del prodotto marginale (VPMg) è decrescente, perché il prodotto marginale è decrescente. Il costo marginale (w) è costante, perché un unità in più di input costa sempre w euro. Il punto di incontro fra le due rette dà il livello ottimo di impiego del fattore, indicato con L*, in corrispondenza del quale si determina la quantità prodotta che massimizza il profitto. w,vpmg VPMg w Z 0 L* Figura n. 46 L 5 di 14
6 3 La domanda di fattori variabili Nella figura n. 46, abbiamo individuato un punto di domanda: al prezzo w, l impresa domanda la quantità domandata varia anche essa, infatti osservando la figura n. 47, lo si può vedere passando da w a w. w,vpmg w w Z w 0 L L* L Figura n. 47 L La quantità domandata di fattore diminuisce all aumentare del prezzo. Riportando le coppie di valori prezzo-quantità, possiamo individuare una curva di domanda del fattore variabile, che ha inclinazione negativa. Nel nostro caso la curva di domanda è esattamente coincidente con la retta del valore marginale, che indica per ogni livello di prezzo la quantità domandata di fattore, corrisponde esattamente alla definizione di curva di domanda. 6 di 14
7 Ottenuta la curva di domanda da parte della singola impresa di un fattore, è possibile sommare la curva di domanda di lavoro di tutte le imprese, ottenendo la curva di domanda di mercato, figura n. 48. w D 0 Figura n. 48 L Il processo di determinazione della domanda di un fattore variabile si applica a qualunque input, sia che si tratti di lavoro, capitale ecc.. 7 di 14
8 4 Equilibrio di mercato Normalmente si individuano tre categorie di fattori: Capitale, bene prodotto da imprese; Terra e risorse naturali, risorsa primaria; Lavoro, risorsa primaria. Per il capitale, nell ipotesi di concorrenza perfetta, la determinazione della curva di offerta aggregata, segue l analisi vista in precedenza, infatti, non vi è alcuna differenza fra la produzione e la vendita di un bene destinato al consumo delle famiglie e di uno destinato all investimento per le imprese. Non è del tutto chiaro, invece, cosa si debba intendere per risorse primarie. È difficile che un processo produttivo adoperi un fattore senza che questo sia passato a sua volta attraverso una fase di trasformazione. Si può comunque pensare che l offerta di terra e di altre risorse naturali sia più rigida poiché esistono di solito in quantità date. È possibile, però, che vi sia una certa reazione dell offerta al prezzo. Ad esempio, se aumenta il prezzo della terra coltivabile può diventare conveniente trasformare terreni aridi e costosi da lavorare, di modo che l offerta diventi più ampia. Possiamo attenderci anche in questo caso una curva di offerta con la consueta inclinazione negativa. Il lavoro presenta la particolarità di essere un fattore non prodotto e non disponibile in natura, infatti è offerto dalle famiglie ed è domandato dalle imprese. Per determinare la curva di offerta di lavoro, possiamo: sottratte le ore da destinare alla soddisfazione di bisogni fisiologici, dormire, mangiare, ogni individuo ha a disposizione un certo ammontare di tempo che deve suddividere fra lavoro e tempo libero. un reddito. Il tempo libero per l individuo è un bene, mentre il lavoro è una necessità, al fine di ottenere All aumentare del prezzo, salario, a cui un individuo riesce a vendere il fattore lavoro, aumenti anche l offerta di quest ultimo. Dovremmo attenderci, quindi, una curva di offerta di lavoro inclinata positivamente. Secondo alcune indagine empiriche, però, la curva di offerta del lavoro ha una forma diversa da quella tradizionalmente indicata. Il lavoro rappresenta un sacrificio di tempo libero, realizzato solo al fine di ottenere un reddito; se aumenta il prezzo a cui l individuo vende ciascuna ora di lavoro, 8 di 14
9 può anche avere un reddito maggiore. I questo caso può accadere che oltre un certo livello di remunerazione oraria, la curva di lavoro prenda un inclinazione negativa, ovvero curvi all indietro, figura n. 49. w S 0 L Figura n. 49 Questo caso particolare, da noi viene escluso. Quindi, l offerta aggregata di fattori, ottenuta tramite la somma delle offerte individuali avrà l andamento tradizionale, figura n di 14
10 w S Z 0 L Figura n. 50 L equilibrio sul mercato dei fattori variabili ha le stesse caratteristiche di quello del mercato dei beni. Nella rappresentazione grafica nella figura n. 51, viene determinato il prezzo e la quantità di equilibrio, dove quantità di equilibrio significa livello di impiego aggregato del fattore. 10 di 14
11 w S Z w* D Z 0 L* Figura n. 51 L Un aumento dell offerta di un fattore produttivo, spostamento della curva verso destra, provocherà una diminuzione del suo prezzo. Una diminuzione dell offerta di un fattore produttivo, spostamento della curva verso sinistra, comporterà un aumento del suo prezzo. Quello che fino ad ora abbiamo chiamato prezzo del fattore, assume un nome diverso a seconda dell input considerato: La determinazione del salario e del livello di occupazione, nel caso in cui si tratta del lavoro; La determinazione dell interesse e del livello di impiego del capitale, se si tratta del fattore capitale; La determinazione della rendita e del livello di impiego della terra, se si tratta del fattore terra; La determinazione del profitto e del livello di impiego dell attività manageriale, se si tratta del fattore attività manageriale. L equilibrio sul mercato dei vari fattori stabilisce la cosiddetta distribuzione funzionale del reddito, ovvero la ripartizione del reddito fra i vari fattori produttivi. 11 di 14
12 Indipendentemente da quale sia il prezzo di equilibrio vale sempre la regola per cui i fattori sono remunerati in base alla loro produttività marginale, infatti lungo la curva di domanda dei fattori vale l eguaglianza fra prezzo del fattore e valore del prodotto marginale. 12 di 14
13 5 La distribuzione personale del reddito La distribuzione personale del reddito analizza quanto reddito affluisce ai vari soggetti economici. Ciascuno di essi sarà in possesso di uno o più fattori di produzione che vendendoli sul mercato al prezzo prevalente acquisirà un determinato reddito. Ai proprietari di imprese affluisce, anche, il profitto economico, che non corrisponde ad alcuna remunerazione dei fattori. Noi siamo interessati a sapere quanto reddito hanno a disposizione i soggetti economici perché riteniamo che il reddito sia un indicatore del benessere. Il consumatore tende a massimizzare la propria utilità, o benessere, dato il vincolo di reddito, per cui maggiore è il reddito maggiore sarà l utilità ottenuta dall acquisto di beni. Se vogliamo determinare il grado di benessere di una comunità di soggetti economici, città, classe sociale, nazione, ecc.., si deve individuare il metodo per avere informazioni sul reddito di tutti questi soggetti. Questo è quello che avviene tramite lo studio della distribuzione personale, individua, infatti, il livello di reddito per ogni famiglia. Dai dati della distribuzione si possono ottenere varie informazioni. Si può, ad esempio, calcolare il reddito medio al fine di avere un indicatore generale del benessere collettivo. Tuttavia, non è un indicatore molto attendibile, poiché molte famiglie possono avere ub reddito estremamente diverso da quello medio, più alto o più basso, ed avere, quindi, un livello di vita distante da quello suggerito dal reddito medio stesso. Il reddito medio fornisce indizi approssimativi sul benessere generale. Gli economisti utilizzano altri strumenti per formulare giudizi sul benessere collettivo di una popolazione: La diseguaglianza della distribuzione; Il grado di povertà. Una distribuzione del reddito è egualitaria se tutte le famiglie hanno più o meno lo stesso reddito, ed è diseguale se alcune hanno redditi molto più elevati di altre. 13 di 14
14 Gli economisti normalmente definiscono poveri coloro il cui reddito è inferiore ad un certo valore minimo, ma vi è ampio disaccordo su come fissare questo minimo. Sono state proposte due soluzioni: Calcolare un indice di povertà assoluta; Calcolare un indice di povertà relativa. Nel caso di povertà assoluta il livello minimo di reddito viene calcolato tramite una ricerca sul campo, in cui si stabilisce quanto una famigli deve spendere in beni di base come cibo, abitazione ecc. per sopravvivere adeguatamente. Questo livello minimo non è costante nel tempo. L indice di povertà relativa per essere calcolato, si prende come reddito minimo il reddito medio, o una frazione, ad esempio, tre quarti del reddito medio, e tutti coloro che presentano un reddito inferiore a tale soglia possono essere considerati poveri. La prima definizione di povertà è detta assoluta perché il reddito minimo non cambia al mutare del reddito degli individui. La seconda definizione di povertà è detta relativa perché il reddito minimo cambia se varia il reddito degli individui. 14 di 14
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