Camera del lavoro Pavia 4 Giugno 2012 Giornata studio

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1 Camera del lavoro Pavia 4 Giugno 2012 Giornata studio Stefano Lucarelli (Università di Bergamo) con la collaborazione di Giancarlo Beltrame (Università di Bergamo) e Roberto Romano (CGIL Lombardia) stefano.lucarelli@eco.unipv.it

2 Il mondo del lavoro. Una lettura economica oggi La dinamica strutturale del sistema economico pavese 1. Riferimenti teorici: critica dell approccio neoclassico, l approccio di Keynes, la domanda effettiva, il circuito monetario, la dinamica strutturale, la tassonomia di Pavitt. 2. I vincoli macroeconomici: i vincoli monetari, i vincoli tecnologici (relazione tra investimenti, ricerca e sviluppo e valore aggiunto), i vincoli esteri (la bilancia commerciale). 3. I settori economici rilevanti per il sistema economico pavese.

3 Approccio Neoclassico Mercato del lavoro Mercato dei beni Mercato della moneta 3

4 L approccio di J. M. Keynes 4

5 Domanda effettiva Keynes usa il concetto di domanda effettiva definendola come il valore del ricavo nel punto della funzione di domanda complessiva nel quale questa è intersecata dalla funzione di offerta complessiva (nel capitolo 3 della General Theory); ma anche come ricavo complessivo che gli imprenditori prevedono di conseguire dal volume di occupazione che essi decidono di offrire, compresi i redditi da essi erogati ad altri fattori di produzione (nel capitolo 6 della General Theory).

6 Il circuito monetario Banche finanza iniziale rimborso del debito risparmi Imprese acquisto di servizi lavorativi Lavoratori acquisto di beni di consumo

7 Il circuito monetario: le idee centrali (Graziani 1984, 2004) Il credito non viene concesso a tutti i soggetti in pari misura => il sistema, dei prezzi riflette il modo in cui la capacità d acquisto è stata distribuita nella collettività => Il teorema della neutralità della moneta non risulta valido. Una analisi teorica completa deve spiegare l intero percorso della moneta. La moneta nasce dalla banca e si estingue tornando alla banca. L analisi macroeconomica, nello spiegare come la creazione di moneta determini simultaneamente la distribuzione del reddito fra consumi e investimenti e la formazione di salari e profitti, mostra come la moneta svolga funzioni che vanno molto al di là del semplice ruolo tecnico di rendere possibili gli scambi e migliorare il funzionamento del mercato. Per il gruppo ammesso a usufruire del credito bancario, la moneta è fonte, sul piano economico, di profitti, sul piano sociale, di potere.

8 Dinamica economica strutturale Pasinetti 1981, 1993, 2010 La dinamica dei sistemi economici mostra che al trascorrere del tempo i mutamenti permanenti nei livelli assoluti delle grandezze macro-economiche di base (PIL, C, I, N) sono immancabilmente associati a mutamenti nella loro composizione, cioè alla dinamica della loro struttura.

9 Domanda effettiva e dinamica strutturale Se il sistema economico è in grado di portare avanti con successo una redistribuzione settoriale dell occupazione da settori in declino verso settori in espansione, il profilo del progresso tecnico, del reddito, ma anche del fattore lavoro, tenderà a essere bilanciato nel lungo periodo.

10 Pavitt 1984, aggregazione di industrie per caratteristiche istituzionali (dimensione di impresa; obiettivi e fonti di innovazione; appropriabilità; barriere all entrata)

11 La tassonomia di Pavitt (1984) Generated by Foxit PDF Creator Foxit Software

12 La maggior parte delle imprese italiane opera nei settori supplier dominated, cioè: 1. imprese che hanno dimensioni medio-piccole; 2. dinamiche innovative finalizzate unicamente alla riduzione dei costi, e che sono adottate dall esterno, sono cioè acquisite da specifici fornitori; 3. scarsa appropriabilità dei risultati e ciò determina un elevata possibilità di imitazione dei processi produttivi e degli stessi prodotti; 4. barriere all entrata basse.

13 I vincoli macroeconomici L Italia fatica ad agganciare la crescita europea, con un divario che passa dai - 0,8 punti percentuali tra il 1996 e il 2000, a - 1,2 punti percentuali del 2010, accumulando un differenziale di crescita ( ) di 11 punti di PIL

14 I vincoli monetari RIFERIMENTI: Banca d Italia, La domanda e l offerta di credito a livello territoriale, Gennaio Indagine della Banca d Italia su un campione di circa 400 banche.

15 L offerta di credito alle imprese (1) (indici di diffusione; irrigidimento (+) / allentamento ( ) delle condizioni applicate alle imprese)

16 L offerta di credito alle imprese (1) (indici di diffusione; irrigidimento (+) / allentamento ( ) delle condizioni applicate alle imprese)

17 L offerta di credito alle imprese (1) (indici di diffusione; irrigidimento (+) / allentamento ( ) delle condizioni applicate alle imprese)

18 L offerta di credito alle imprese (1) (indici di diffusione; irrigidimento (+) / allentamento ( ) delle condizioni applicate alle imprese)

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21 I vincoli tecnologici RIFERIMENTI: Daniela Palma e Stefano Prezioso, 2010, Progresso tecnico e dinamica del prodotto in un economia in ritardo, Economia e Politica Industriale, Vol. 37, No. 1, pp Roberto Romano e Stefano Lucarelli, 2012, Politiche per lo sviluppo e il lavoro, mimeo

22 ,5 R&S (GERD) in % al PIL Generated by Foxit PDF Creator Foxit Software 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 EU (27 countries) Germany Spain France Italy Netherlands Finland United Kingdom 0, Investimenti in % al PIL Germany Spain France Italy Netherlands Finland United Kingdom EU (27 countries) 2 0

23 Vincoli macroeconomici (investimenti e Ricerca & Sviluppo) Sono i Paesi che devono acquistare le nuove tecnologie che essi non producono al loro interno a richiedere livelli di investimento maggiori. Il rapporto investimenti/pil rimane stabile (o diminuisce) per tutti i Paesi europei che generano alta tecnologia, e che hanno un rapporto fra spese in Ricerca e Sviluppo e PIL superiore alla media, mentre cresce per tutti i Paesi che incorporano le tecnologie, acquistano beni ad alto contenuto cognitivo e che registrano un livello basso del rapporto fra spese in Ricerca e Sviluppo e PIL, inferiore all 1,5%. La correlazione maggiori investimenti - minore spesa in ricerca e sviluppo è particolarmente evidente nell analisi degli investimenti italiani che oscillano tra il 10 e il 12% del PIL.

24 UE, investimento per un punto di PIL 0,9 0,9 1,9 2,0 1,3-0,2-2,2 0,7 1,4 1,4 1,8 1,8 0,2 2,8-0,5 ITA, investimento per un punto di PIL 3,3 1,1 2,2 3,8 1,8 1,3 2,4 * 1,5-0,7 1,2 0,8 2,9 2,4 2,5

25 Vincoli della struttura produttiva: destinazione della produzione La minore produzione industriale dell Italia non può essere imputata alla sola crisi internazionale. A livello dell area dell Euro la produzione industriale rimane stabile La Germania aumenta la produzione aggregata di poco oltre l 11 %, del 14 % nella produzione di beni strumentali, di quasi il 13 % nella produzione di beni intermedi, L Italia registra - 18,6% nella produzione aggregata a, - 26% nella produzione di beni intermedi e - 20% della produzione di beni strumentali.

26 Area euro produzione manifatturiera spread ,9 97,1 96,4 96,4 98,5 104,6 109,1 107,1 90,0 96,9 0,1 euro beni intermedi 97,6 96,6 96,2 96,7 99,1 105,0 109,2 105,5 85,3 93,8-3,8 euro beni strumentali 96,2 97,3 95,3 94,8 97,6 105,7 112,9 112,6 89,0 97,2 1,0 Italia produzione manifatturiera 106,8 105,4 103,2 101,8 101,5 103,8 105,9 102,2 82,3 88,2-18,6 Italia beni intermedi 106,0 103,7 101,2 100,9 101,1 102,7 104,1 97,8 73,4 80,0-26,1 Italia beni strumentali 110,7 109,2 107,0 102,4 101,7 106,7 111,6 108,7 81,4 90,4-20,2 Germania produzione manifatturiera Germania beni intermedi Germania beni strumentali Francia produzione manifatturiera Generated by Foxit PDF Creator Foxit Software 93,6 93,6 92,5 92,8 96,8 105,6 112,5 113,4 93,8 104,9 11,3 94,6 93,9 93,3 93,6 97,1 107,4 114,8 114,5 93,6 107,4 12,8 90,0 92,0 90,9 91,8 95,3 106,4 115,4 117,3 92,4 104,1 14,2 100,8 101,2 99,7 98,1 100,1 100,7 102,4 99,3 85,3 89,3-11,5 Francia beni intermedi 103,3 102,3 100,4 98,3 100,8 101,4 103,1 98,4 79,9 85,2-18,2 Francia beni strumentali 95,7 97,8 96,9 95,6 98,6 99,7 101,0 98,6 82,5 86,8-8,9

27 Vincoli della struttura produttiva: confronto export manifatturiero fra Germania e Francia e fra Germania e Italia Facendo 100 l export manifatturiero tedesco, che mediamente è pari al doppio di quello realizzato da Italia e Francia, l Italia passa dal 44% di quello tedesco del 2000 al 35,6% del 2010; per i beni di consumo si passa dal 109,4% del 2000 al 70,8% del 2010; per i beni intermedi si passa dal 41,8% del 2000 al 37,1% del 2010; per i beni capitali-strumentali si passa dal 41,2% del 2000 al 32,5% del Sostanzialmente la specializzazione produttiva e la dimensione di scala della Germania, anche in termini di dimensione di impresa, hanno eroso quote di mercato internazionale anche nei settori in cui l Italia vantava un qualche ruolo internazionale.

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29 Le idee base La crescita dell intensità tecnologica nel commercio internazionale e nella produzione industriale, rappresenta un fattore di competitività internazionale con delle forti implicazioni nella divisione internazionale del lavoro. Se consideriamo la quota percentuale del commercio internazionale legata ai prodotti high tech, la spesa in ricerca e sviluppo assieme alle ore lavorate, il costo del lavoro e l andamento dei salari 1. si può registrare un indiscutibile rafforzamento della componente tecnologica nella produzione, 2. la tecnologia spiega anche la diversa capacità competitiva dei Paesi (il divario nel costo del lavoro e nei salari).

30 Quota percentuale dei prodotti high tech sulle esportazioni di beni manifatturieri per categoria di destinazione economica

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33 Vincoli della struttura produttiva, destinazione della produzione e quote h-t L Italia manifesta un evidente debolezza nella componente high tech, con uno spread crescente nella quota high tech rispetto ai Paesi considerati. Nei beni strumentali l Italia riesce a comprimere la quota high tech nel commercio internazionale, passando dal 29,33% ( ) al 18,74 del 2006, denunciando una progressiva incapacità nel sostenere un ruolo importante nei settori avanzati. Se nel la distanza dalla media dei Paesi considerati nella componente high tech dei beni strumentali aveva valori positivi del 2,35%, alla fine del 2006 lo spread diventa negativo per un - 25,64%; per i beni intermedi si passa dallo 0,38% al - 10,14%; per i beni di consumo si passa dal - 7,73% al - 14,41%.

34 Spesa in ricerca e sviluppo sul PIL e ore lavorate per lavoratore annue

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