Lo Standard retributivo europeo: equità ed equilibrio per far crescere l Europa
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1 Lo Standard retributivo europeo: equità ed equilibrio per far crescere l Europa Davide Romaniello - Emanuele Russo Università degli Studi Roma 3 I giovani nel mercato del lavoro che cambia: il punto di vista degli studenti Dipartimento di Economia Università degli Studi Roma 3 17 Dicembre 2013 PRIMA PARTE: LA STRATEGIA EUROPEA PER L OCCUPAZIONE E LE PROBLEMATICHE STRUTTURALI DELL UNIONE MONETARIA; SECONDA PARTE: LO STANDARD RETRIBUTIVO EUROPEO E IL SUO IMPATTO SULL ASSETTO EUROPEO.
2 LA STRATEGIA EUROPEA PER L OCCUPAZIONE: PROSPETTIVA STORICA E CRITICITA 1993 Libro Bianco Delors 1994 Consiglio Europeo di Essen 1997 Trattato di Amsterdam 1997 Consiglio Europeo sull occupazione di Lussemburgo 2000 Consiglio Europeo di Lisbona 2010 Europa 2020 Strategia di Lisbona Fare dell Europa, entro il 2010, la più competitiva e dinamica economia della conoscenza Dati occupazionali 2010 (fonte Eurostat) Tasso occupazione UE-27 64,1% (Germania 74% - Italia 56,9%) - Tasso di occupazione femminile UE-27 58,1% (Germania 67,7% Italia 46,5%) Europa 2020 Tasso d occupazione 75% Investimenti in R&S 3% PIL -20 Milioni di persone a rischio povertà
3 LA STRATEGIA EUROPEA DELL OCCUPAZIONE: GLI OBIETTIVI PROGRESSISTI DI UN EUROPA CONSERVATRICE Maastricht Lisbona: diversi obiettivi, stesso profilo teorico Filo conduttore della politica europea: liberalizzazione del mercato del lavoro e abbassamento del costo del lavoro associati a politiche fiscali restrittive Delors (1994): <<aumento sostenibile della produzione richiede un incremento dello stock di capitale disponibile ( ) L'incremento degli investimenti, quale che sia la strada scelta per ottenerlo, deve essere accompagnato da un corrispondente incremento del tasso di risparmio nazionale per evitare che si manifestino spinte inflazionistiche ( ) Il necessario incremento del tasso di risparmio nazionale deve provenire essenzialmente da un aumento del risparmio pubblico>>; Consiglio strordinario di Lussemburgo (1997) Strategia Europea per l occupazione, art 10: è essenziale che l'unione prosegua la politica di crescita incentrata sulla stabilità, il risanamento della finanza pubblica, la moderazione salariale e le riforme strutturali.
4 LA CRISI IN EUROPA: TRA DISUGUAGLIANZE E SQUILIBRI INTERNI (1) ANNI 80 Abbandono del modello di Sviluppo Keynesiano Distribuzione del reddito sfavorevole ai salari Regime di crescita Finance-led Finanza e indebitamento privato sono i motori della crescita Crescita instabile e Bolle speculative: Crisi subprime 2007 SITUAZIONE EUROPEA: Due fasi della crisi Crisi finanziaria legata allo scoppio della bolla speculativa in USA e ricadute sul PIL Crisi del debito sovrano: ondata speculativa verso titoli di Stato dei paesi più deboli
5 LA CRISI IN EUROPA: TRA DISUGUAGLIANZE E SQUILIBRI INTERNI (2) GERMANIA Politica neo-mercantilista VINCOLO ESTERNO PERIFERIE VINCOLO INTERNO SINDACATI (moderazione salariale) IMPRESE (investimenti) Gap Competitivo REGIME DI ACCUMULAZIONE finance-led Crescita Indebitamento verso l estero Aumento disuguaglianze Crescita instabile e Bolle speculative 2007 CRISI STATO (politica dei redditi) Contenimento domanda interna Aumento competitività Crescita esportazioni 2011 CRISI DEL DEBITO SOVRANO Stop afflusso di capitali, Caduta redditi, Insolvenze settore privato, Aumento Debito pubblico
6 LA CRISI IN EUROPA: TRA DISUGUAGLIANZE E SQUILIBRI INTERNI (3) GDP GROWTH RATE (fonte Ocse) United States European Union (15 countries) Il Pil europeo, rispetto a quello Usa, subisce un ulteriore battuta d arresto dal Saldo delle Partite Correnti (% PIL) Germania Spagna Grecia Portogallo Forti squilibri tra Germania e Paesi Periferici Quota salari sul Reddito 0,74 0,72 0,7 Germania 0,68 Grecia 0,66 Italia 0,64 0,62 Portogallo Spagna 0,6 0,
7 LA CRISI IN EROPA: FRA DISEGUAGLIANZE E SQUILIBRI INTERNI (4) Riassumendo: Le banche periferiche praticano bassi tassi d interesse (grazie afflusso capitali esteri) aumento domanda e reddito domanda rivolta verso merci provenienti dai paesi centrali (più competitive) aumento riserve liquide banche centrali da prestare ulteriormente alle banche periferiche. Il sistema si alimenta in questo modo, fino allo scoppio della crisi. Possibili Soluzioni: Deflazione competitiva (Modello Tedesco); Soluzioni alternative?
8 LO STANDARD RETRIBUTIVO EUROPEO: PRIMO PILASTRO Tutti i paesi europei devono impegnarsi a garantire una crescita dei salari nominali minima in linea con quella della produttività che miri al raggiungimento di un livello obiettivo della quota salari sul reddito; Tale quota obiettivo rappresenta la soglia minima tollerabile e andrebbe fissata in modo da eccedere i valori correnti della labour-share, ad oggi troppo bassi. Il livello, così determinato, dovrebbe funzionare da attrattore per le quote salari dei paesi membri.
9 LO STANDARD RETRIBUTIVO EUROPEO: SECONDO PILASTRO I paesi in surplus, sono tenuti a garantire una crescita dei salari nominali eccedente il livello minimo stabilito dal primo pilastro. LO STANDARD RETRIBUTIVO EUROPEO: LA COGENZA I paesi che non dovessero allinearsi agli andamenti prescritti dallo Standard retributivo, verranno sanzionati analogamente a quanto previsto nei Trattati europei in caso di deficit eccessivo.
10 LO STANDARD RETRIBUTIVO EUROPEO: IL FUNZIONAMENTO L impatto in Germania avverrebbe su due fronti: Effetto domanda Una crescita della quota salari relativamente più sostenuta in Germania stimolerebbe il consumo e la domanda interna contribuendo alla ripresa delle importazioni; Effetto sui prezzi Anche se gli incrementi nominali dovessero traslarsi interamente sui prezzi, ne risulterebbe una perdita di competitività con ripercussioni negative sull'export tedesco. Conseguenze per i paesi periferici: Miglioramento del saldo commerciale Stabilità quota salari sul reddito SUPERAMENTO DEL MODELLO DI CRESCITA finance-led
11 LA GERMANIA E LE PERIFERIE: ALCUNE EVIDENZE (1) Il CLUP tedesco è diminuito in controtendenza con l aumento avvenuto nei paesi periferici
12 LA GERMANIA E LE PERIFERIE: ALCUNE EVIDENZE (2) Le componenti del CLUP: produttività e salari Periodo Salario medio annuo (Prezzi correnti) Variazione totale Variazione media annua Salari Totali (prezzi correnti) Variazione totale Variazione media annua Germania 9.16% 1.52% 5.4% 0.9% Spagna 20.95% 3.49% 49,1% 8.2% Portogallo 19.03% 3.17% 22,7% 3.8% Grecia 42.38% 7.06% 63.5% 10.6%
13 IL CASO ITALIANO: PECURIALITA Aspetti che differenziano l economia italiana dagli altri paesi mediterranei: Saldo partite correnti non rappresenta un vincolo stringente per la crescita; Non si è fatto affidamento sull afflusso di capitali esteri, no crescita finance-led Problematiche: Produttività stagnante, soprattutto a partire dagli anni 2000 Salari stagnanti, flessibilità, quota salari in diminuzione BASSA CRESCITA DELLA DOMANDA INTERNA E DEL REDDITO
14 IL CASO ITALIANO: L IMPATTO DELLO STANDARD Il primo pilastro: l andamento della produttività Prodotto per ora lavorata ($ prezzi costanti 2005) Anni Italia Il secondo pilastro: l andamento delle partite correnti Saldo delle Partite correnti (% PIL) Germany Italy
15 CONCLUSIONI: ASPETTI PROBLEMATICI DELLO STANDARD In assenza di una crescita sostenuta della produttività, il raggiungimento della quota obiettivo stabilita dal primo pilastro, non comporterebbe ingenti incrementi dei salari nominali NO RILANCIO DOMANDA INTERNA Scarso impatto in paesi nei quali il riequilibrio commerciale non rappresenta una condizione prioritaria per la ripresa economica. NECESSITA DI INTEGRARE LO STANDARD CON UNA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA CHE COORDINI INVESTIMENTI PUBBLICI E PRIVATI AL FINE DI GARANTIRE LA CONVERGENZA DELLA PRODUTTIVITA NEI VARI PAESI
16 CONCLUSIONI: PROPOSTE PER UN COORDINAMENTO EUROPEO SULLA PRODUTTIVITA Investimenti pubblici in R&S: fino al raggiungimento di una soglia minima del loro valore sul PIL (nei singoli paesi), essi possono essere finanziati attraverso l'emissione di eurobond, o attraverso un allentamento dei vincoli alla politica monetaria della BCE. Investimenti privati in R&S: Introduzione, in sede di contrattazione nazionale, di un productivity target, stabilito dalle autorità europee, che vincoli la spesa in beni strumentali high-tech delle imprese in ciascun paese. ULTERIORI VANTAGGI: Ridimensionamento vincolo tecnlogico; Possibilità di intervento sui salari reali
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