PRIME VALUTAZIONI SU ALCUNI IMPIANTI DI ARBORICOLTURA REALIZZATI IN PUGLIA NELL AMBITO DELLA CAMPAGNA 1994/96 DEL REG. CEE 2080/92

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1 ALESSANDRA AMORUSO (*) - NICOLA LUISI (*) - GIOVANNI SANESI (**) PRIME VALUTAZIONI SU ALCUNI IMPIANTI DI ARBORICOLTURA REALIZZATI IN PUGLIA NELL AMBITO DELLA CAMPAGNA 1994/96 DEL REG. CEE 2080/92 Nel presente lavoro si riportano i risultati di un indagine effettuata nella stagione vegetativa 2002 intesa a valutare le specie utilizzate, le tecniche di impianto e di coltivazione eseguite nei primi anni dopo l impianto, ponendo particolare attenzione alle diverse problematiche fitopatologiche, di natura biotica o abiotica, riscontrate nelle nuove fitocenosi forestali realizzate in Puglia nel trienno 1994/96, in attuazione del Reg. CEE 2080/92. In tali impianti sono state messe a dimora soprattutto piante di Noce, Ciliegio, alcune Querce mediterranee e Frassini. Negli impianti, i rilievi colturali e quelli fitopatologici sono stati effettuati tramite osservazioni periodiche di campo, esami di laboratorio e isolamenti di microrganismi (fungini e batterici) da un numero rappresentativo di campioni, prelevati da un numero di piante non inferiore al 5% delle piante di ciascun impianto. La coltivazione razionale degli imboschimenti nei primi anni ha influito positivamente sia sull attecchimento che sullo sviluppo e la sanità delle piantine. Il postime proveniente da vivai del Nord - Italia ha dato risultati più scadenti rispetto a quello autoctono. Negli imboschimenti visitati, la densità d impianto è risultata spesso elevata rispetto al contesto pedologico e climatico non sempre ottimale, che rappresenta un limite per il loro successo. I rilievi sullo stato fitopatologico delle giovani piantine ha evidenziato la frequente presenza di funghi rispetto ad altri patogeni. Tra i funghi patogeni è stata riscontrata la presenza di Marssonina juglandis, Botryosphaeria ribis e vari altri agenti di seccume rameale su Noce; sono stati rinvenuti Coryneum beierrinckii, Cylindrosporium padi, Armillaria mellea e Cylindrocarpon destructans su Ciliegio; Cryphonectria parasitica su Castagno e, infine, alcune specie di oidio su Querce e altre specie di latifoglie. Tra gli agenti di danno, sono state rinvenute larve di Zeuzera pyrina, che causano il disseccamento apicale dei rami e/o lo stroncamento del fusto di piante di Noce. In alcuni impianti sono state rilevate numerose fallanze causate da soffocamento e concorrenza radicale delle infestanti per assenza di coltivazione. Si ritiene che l utilizzazione di piantine sane e di provenienza autoctona, l attuazione di (*) Dipartimento di Biologia e Patologia vegetale Università degli Studi di Bari. (**) Dipartimento di Scienze delle Produzioni vegetali Università degli Studi di Bari. I.F.M. n. 3 anno 2005

2 294 L ITALIA FORESTALE E MONTANA tecniche colturali razionali, soprattutto nei primi 4-5 anni dopo l impianto, favoriscano l attecchimento e il vigore vegetativo delle piante e la loro resistenza agli attacchi dei patogeni. Il monitoraggio periodico degli impianti permette di prevenire i danni, la diffusione incontrollata degli agenti patogeni e la predisposizione delle piante alle malattie più pericolose. Parole chiave: imboschimento; tecniche colturali; latifoglie di pregio; malattie crittogamiche; danni. Key words: forestation; cultivation techniques; valuable broadleaved trees; cryptogamic disease; damage. INTRODUZIONE Tra le regioni italiane, la Puglia risulta essere all ultimo posto come estensione della superficie boscata. Al 1985, infatti, secondo l Inventario Forestale Nazionale (MAF ISAFA, 1988), il complesso della superficie forestale regionale era pari a ha, mentre statistiche forestali più recenti (ISTAT, STATISTICHE FORESTALI, 2002) evidenziano al 2000 una superficie forestale pugliese pari a ha (1) (Tab. 1). Si tratta di estensioni limitate che fanno della Puglia la regione con il minore indice di boscosità e con il più basso rapporto bosco/abitanti. All interno del territorio regionale la situazione non è omogenea; infatti i pochi boschi presenti sono, per lo più, ubicati in provincia di Foggia, mentre nel resto della regione sono diffuse piccole estensioni forestali che contribuiscono all affermazione di un paesaggio forestale frammentato. Nonostante questo, la valenza ecologica di questi popolamenti è elevata; infatti, in Puglia esiste una notevole diversità di habitat ed è presente una vegetazione forestale di elevato interesse botanico (PIGNATTI, 1998). Stante questa situazione, risulta importante che qualsiasi politica di settore debba essere improntata sia all incremento delle superfici forestali sia alla salvaguardia del patrimonio boschivo esistente. Da questo punto di vista nell ambito della recente politica comunitaria rivolta al settore agricolo, di un certo interesse è stato l influsso del Regolamento CEE n. 2080/1992 (2). Infatti, grazie a questo provvedimento, anche in Puglia è (1) La diversità dei dati sta nella diversa definizione di superficie forestale: per l ISTAT si tratta di superfici di almeno 1/2 ettaro con piante forestali legnose, arboree e/o arbusti con un area di insidenza superiore al 50% della superficie(istat, Statistiche forestali, 2002). L I.F.N., invece, considera forestale ogni tipo di superficie che determini, da parte delle chiome, una copertura del suolo almeno pari al 20%, con una superficie continua minima di m 2 e, nel caso di formazioni prevalentemente disposte secondo una direzione preferenziale, con un limite di larghezza pari a 20 m (questa è in sostanza la definizione ripresa dall art. 2 del D. Lgs. 227/2001). (2) Pubblicato nella G.U.C.E. 30 luglio n. L215.

3 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 295 Tab. 1 Superficie forestale della Regione Puglia (in ha) per categorie inventariali fornite dal MAF ISAFA (1998) e dall ISTAT (2002). Fustaie Cedui Popolamenti a Formazioni Altre Totale prod. speciale particolari superfici MAF-ISAFA ISTAT stato possibile realizzare nuovi impianti forestali e perseguire una tutela e miglioramento di strutture agro-forestali esistenti. Gli interventi hanno preso in considerazione sia l esecuzione di imboschimenti in terreni ex agricoli sia l ampliamento delle compagini boschive già esistenti mediante l imboschimento dei territori adiacenti ai boschi. La ripartizione delle superfici interessate, per provincia, è riportata in figura 1. La Regione Puglia aveva previsto una prima campagna di applicazione del Regolamento CEE 2080/92 nel triennio 1994/96. Relativamente a questo periodo sono stati realizzati impianti per circa ha e migliorati 646 ha di boschi esistenti; sono stati, inoltre, costruiti o riattivati 30 km di stra Superficie imboschita Superficie migliorata 800 (ha) Superficie Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Province Fig. 1 Ripartizione delle superfici interessate dalle misure forestali del Reg. CEE 2080/92 in Puglia.

4 296 L ITALIA FORESTALE E MONTANA de forestali, e provvisti di fasce tagliafuoco e di punti d acqua 303 ha di superficie boscata (dati Ispettorato Regionale delle Foreste, Regione Puglia). Gli obiettivi progettati per questo primo triennio sono stati tuttavia disattesi; infatti, i fondi messi a disposizione prevedevano un estensione di ha da rimboschire, mentre sono stati collaudati e liquidati progetti per complessivi 1.649,65 ha (3). Dopo il triennio 1994/96, restavano ancora in attesa di collaudo interventi realizzati per 920,65 ha. Le azioni conseguenti a detti interventi forestali hanno dato nuovi impulsi anche all attività vivaistica, determinando un nuovo interesse dell imprenditoria pubblica e privata verso questo settore. La realizzazione di nuovi impianti forestali, con diversa tipologia e finalità, ha riguardato tutto il territorio regionale, anche se gran parte degli interventi è stata realizzata nel Foggiano e nelle aree interne della regione, costituite essenzialmente da terreni marginali per l agricoltura. Nel provvedimento di attuazione del Regolamento CEE n. 2080/92 è stato inserito uno specifico elenco (Tab. 2) nel quale sono state indicate le specie consigliate per l imboschimento dei terreni ex agricoli ed, eventualmente, per il rinfoltimento dei boschi sottoposti a miglioramento (Programma pluriennale regionale attuativo del Reg. CEE n. 2080/92, Regione Puglia). Come è avvenuto in altri contesti territoriali (LA MARCA et al., 1997; BONALBERTI, 1997; MERENDI e BORELLI, 1997; PIERANGELI, 1997; CROSTA, 1997), anche in Puglia gli impianti sono stati realizzati prevalentemente con latifoglie. In particolare, l 80% circa degli impianti sono stati realizzati con questa opzione, mentre il restante 20% circa è stato realizzato con conifere. Nel presente lavoro, allo scopo di valutare il successo degli imboschimenti, si riportano i risultati delle osservazioni relative alle tecniche d impianto e di coltivazione eseguite nei primi anni dopo l impianto e alle specie vegetali utilizzate, ponendo particolare attenzione alle principali avversità fitopatologiche, di natura biotica o abiotica, riscontrate nelle nuove fitocenosi forestali realizzate in Puglia nel triennio 1994/96, in attuazione del Regolamento CEE n. 2080/92. (3) Complessivamente per la regione Puglia erano state presentate richieste per ,2 ha e sono stati approvati solo progetti per 5.516,59 ha. Successivamente non sono stati ammessi a collaudo ha, mentre sono state fatte rinunce durante l iter dopo l approvazione per ha (dati Regione Puglia tratti da tesi di tirocinio «Analisi tecnico-statistica e risvolti economici dell applicazione del I triennio del Reg. CEE 2080/92 in Puglia», Alessandro Rescia, anno accademico ).

5 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 297 Tab. 2 Specie indicate per gli interventi di imboschimento nella Regione Puglia (Programma pluriennale regionale attuativo del Reg. CEE n. 2080/92, Regione Puglia ). LATIFOGLIE Quercus robur L. (Farnia), Q.cerris L. (Cerro), Q. pubescens Willdenow (Roverella), Q. trojana Webb (Fragno), Q. frainetto Tenore (Farnetto), Q. macrolepis Kotschy (Vallonea), Q. ilex L (Leccio), Q. coccifera L. (Coccifera), Q. suber L. (Sughera), Ostrya carpinifolia Scopoli (Carpino nero), Popolus alba L. (Pioppo bianco), Eucaliptus globolus Labillandière (Eucalipto), Robinia pseudoacacia L. (Robinia), Alnus cordata (Loisel) Des Fontaines (Ontano napoletano), Ulmus minor Miller (Olmo campestre), Acer campestre L. (Acero campestre), Acer opalus Miller (Acero opalo), Prunus avium L. (Ciliegio selvatico), Juglans regia L. (Noce comune), Platanus orientalis L (Platano orientale), Tilia cordata Miller (Tiglio selvatico), Fraxinus ornus L. (Ornello), Fraxinus excelsior L. (Frassino maggiore), Celtis australis L. (Bagolaro), Acacia saligna L. (Acacia), Ceratonia siliqua L. (Carrubo), Morus alba L. (Gelso bianco), Tamarix gallica L. (Tamerice europea). CONIFERE Pinus halepensis Miller (Pino d Aleppo), Cupressus sempervirens L. (Cipresso), Juniperus communis L. (Ginepro comune), J. oxicedrus var. macrocarpa L. (Ginepro coccolone), J. phoenicae L. (Ginepro fenicio), Pseudotsuga menziesii (Mirebel) Franco (Douglasia), Cedrus atlantica Manetti (Cedro dell Atlante). MATERIALI E METODI L indagine ha interessato complessivamente 18 giovani impianti, di età variabile tra 3 e 6 anni, ubicati nelle 5 province pugliesi. Alcune caratteristiche più salienti, come l estensione, le specie presenti, l altitudine del sito, la provenienza del postime, la densità d impianto, ecc., sono riassunte nelle tabelle 3 e 4. L indagine è stata condotta durante la stagione vegetativa del 2002 tra luglio e settembre, e si è articolata nelle seguenti fasi principali: 1 Analisi della documentazione esistente presso gli Uffici della Regione Puglia ed individuazione degli impianti ritenuti rappresentativi relativamente al territorio delle cinque province pugliesi. 2 Sopralluoghi in campo ed interviste ai proprietari per acquisire i seguenti elementi: a) provenienza del materiale vivaistico; b) tecniche d impianto, specie utilizzate e caratteristiche pedologiche; c) verifica dello stato vegetativo delle piante e del loro stato fitosanitario; d) identificazione delle principali fitopatie presenti; e) valutazione dell incidenza di ciascuna malattia e possibilità di contenimento della stessa. Nella scelta degli impianti da monitorare, effettuata in modo casuale, sono stati comunque preferiti gli impianti più estesi e quelli realizzati con prevalenza di latifoglie di pregio, come Noce e Ciliegio. Di tali impianti, tutti di proprietà privata, 3 sono ubicati in provincia di Bari, 2 in provincia

6 Tab. 3 Impianti esaminati in Puglia suddivisi per provincia. Identificativo Comune Località Sup. Composizione Altitudine (ha) prevalente* (m s.l.m.) Provincia di Bari 1 Acquaviva Montevello 8,00 J. regia (80%), P. avium (20%) 300 delle Fonti 2 Cassano Masseria 81,00 J. regia (15%), P. avium (15%), Murge Concezione F. ornus (15%), ecc. (tot. 12 specie) Gravina Serra Palese 18,00 J. regia (80%), P. avium (20%) 400 in Puglia Provincia di Brindisi 4 San Donaci** Pizzi 10,00 Q. ilex (45%), Q. pubescens (35%), P. halepensis (5%), ecc. (tot. 7 specie) 50 5 Tuturano Pigna Flores 21,00 J. regia 50 Provincia di Foggia 6 Candela Torrette 2,80 J. regia (70%), Q. pubescens (20%), Q. cerris (10%) Monte Falcare 5,00 C. sativa 600 S. Angelo 1 8 Monte Falcare 10,00 Q. cerris 600 S. Angelo 2 9 Monte Falcare 20,00 P. avium 650 S. Angelo 3 10 Lucera** La Motticella 2,00 Q. ilex (50%), C. australis (30%), P. halepensis (20%) S. Giovanni Fossette 15,00 U. minor (40%), A. campestre (20%), Rotondo Sportiello P. halepensis (10%), ecc. (tot. 7 specie) 650 Provincia di Lecce 12 Gallipoli** Tenuta di 16,50 Q. ilex (50%), Q. pubescens (10%), Torre Sabbea P. halepensis (10%), ecc. (tot. 6 specie) Nardò 1 Pendinello 11,75 Q. ilex (70%), Q. macrolepis (25%), P. halepensis (5%) Nardò 2 Carignano 2,10 J. regia Squinzano** Cerrate 2,20 Q. ilex (50%), C. australis (10%), P. halepensis (10%), ecc. (tot. 7 specie) 40 Provincia di Taranto 16 Ginosa 1** Pendinello 50,00 Q. ilex (25%), Q. pubescens (15%), J. regia (10%), ecc. (tot. circa 30 specie) Ginosa 2** Pendinello 50,00 Q. ilex (25%), Q. pubescens (15%), J. regia (5%), ecc. (tot. circa 30 specie) Statte Grotta 20,00 Q.ilex (30%), C. australis (30%), Fornara C. siliqua (20%), (tot. 5 specie) 110 * Spesso, non vi era alcuna mescolanza tra le varie specie, in quanto impiantate su aree differenti. ** Impianti multifunzionali.

7 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 299 Tab. 4 Parametri caratterizzanti i giovani impianti esaminati. ID Comune Provenienza Densità Tipo Cure colturali effettuate del postime di impianto di terreno dopo l impianto 1 Acquaviva vivai privati locali 6x6 calcareo lavorazioni superficiali, ripuliture, delle Fonti argilloso potature, irrigazioni 2 Cassano Murge vivai privati 3x3 calcareo arature superficiali, zappettature, e forestali locali argilloso potature 3 Gravina in Puglia vivai privati locali 5x5 argilloso arature e sarchiature con rincalzatura, sabbioso potature, irrigazioni e concimazioni in casi di necessità 4 San Donaci vivai privati locali 2,5x2,5 sabbioso arature, erpicature, concimazioni, irrigazioni 5 Tuturano vivaio privato 4,5x4,5 argilloso arature, fresature, potature, di Corigliano Veneto sabbioso diserbo, irrigazioni 6 Candela vivai forestali locali 4x4 (noce) fortemente arature incrociate 3x3(querce) argilloso 7 Monte vivai privati locali 3x3 argilloso arature, sarchiature S. Angelo 1 sabbioso 8 Monte S. Angelo 2 vivai privati locali 2,5x2 sabbioso arature, sarchiature 9 Monte vivai privati locali 3x3 argilloso - arature, sarchiature S. Angelo 3 sabbioso 10 Lucera vivai privati locali 2,5x2,5 calcareo arature superficiali, diserbi, argilloso irrigazioni, concimazioni 11 S. Giovanni vivai privati locali 2,5x3 argilloso arature, erpicature, potature, irrigazioni Rotondo 12 Gallipoli Isp. Rip. delle 2,5x2,5 calcareo fresature, potature, Foreste di Lecce irrigazioni 13 Nardò 1 Isp. Rip. delle 3x2 calcareo arature, irrigazioni Foreste di Lecce 14 Nardò 2 Isp. Rip. delle 4x4 calcareo arature, irrigazioni, potature Foreste di Lecce argilloso 15 Squinzano Isp. Rip. delle 2,5x2,5 calcareo arature o fresature, sarchiature Foreste di Lecce 16 Ginosa 1 vivai privati locali 2,5x2,5 calcareo fresature interfila, irrigazioni e del settentrione argilloso (solo in alcune zone) (in alcuni punti sabbioso) 17 Ginosa 2 vivai privati locali 2,5x2,5 calcareo fresature interfila, irrigazioni e del settentrione argilloso (solo in alcune zone) (a volte sabbioso) 18 Statte vivai privati locali 2,4x2,6 calcareo sabbioso sarchiature di Brindisi, 3 in provincia di Taranto, 4 in provincia di Lecce e 6 in provincia di Foggia. In totale, sono stati esaminati circa 350 ha di imboschimenti, pari al 13,6% degli impianti realizzati in tutta la regione. Le tecniche di preparazione del terreno per l impianto delle specie da legno (Noce e Ciliegio), nella maggior parte dei casi, sono consistite nel

8 300 L ITALIA FORESTALE E MONTANA tracciare i filari con uno scarificatore o, meno frequentemente, nello scavo delle buche (m 0,80x0,80x0,70) e nella posa in opera, in autunno inoltrato, di piantine di 2 anni di età. Le cure colturali nel quadriennio successivo all impianto sono generalmente consistite nell effettuare 2 o 3 arature o con lo sfalcio primaverile delle infestanti, per evitare che esse entrino in concorrenza con le giovani piantine limitandone la crescita o compromettendone l attecchimento. Il sesto d impianto scelto varia con la specie utilizzata. Per quanto riguarda i parametri tecnici, oltre alle rilevazioni in campo e alle informazioni ottenute dai proprietari degli impianti, sono state acquisite informazioni anche dal personale tecnico degli Uffici Ripartimentali delle Foreste della Regione Puglia che ha spesso accompagnato i rilevatori nelle loro operazioni in campagna. Il rilievo fitopatologico, consistente nel valutare l incidenza di ciascuna malattia riscontrata, ha interessato circa 1/5 delle piante scelte a caso in ciascun impianto. In ciascuno di essi, lungo due direttrici perpendicolari tra loro (Nord-Sud ed Est-Ovest), di 5 m di larghezza, sono state osservate le eventuali alterazioni sulle piante presenti e prelevati dei campioni al fine di isolare e identificare l agente patogeno o di danno. In questo modo è stato garantito un prelievo che ha interessato tutte le zone dell imboschimento, comprese quelle marginali. Dalle piante con sintomi presenti in ciascun impianto, sono stati prelevati 10 campioni di tessuto alterato (legnoso o erbaceo) e portati in laboratorio. La tecnica di isolamento è consistita nel prelevare sterilmente piccoli frammenti di tessuti alterati e nel collocarli in capsule Petri (5 frammenti per capsula) contenenti Agar Acqua (AA). Le capsule così ottenute sono state incubate alla temperatura di 22±2 C e a luce diffusa per 4-7 giorni, prima di procedere al trasferimento degli isolati in coltura pura. A tal riguardo, dal margine di ciascuna colonia sviluppatasi su AA, è stata prelevata sterilmente una piccola porzione di colonia, che è stata trasferita al centro di un altra capsula Petri contenente Agar- Patata-Saccarosio (APS). Le capsule così ottenute sono state incubate nelle stesse condizioni precedenti per circa 25 giorni, prima di procedere all identificazione macroscopica e/o microscopica dell agente causale (DE FLO- RIO et al., 2000). Durante i sopralluoghi, oltre a malattie di origine fungina, sono stati osservati anche quadri sintomatologici di malattie causate da batteri, da virus o da virus-simili, nonchè i danni causati da insetti, da altri animali, da mezzi meccanici o dall uomo durante le operazioni colturali (lavorazioni del terreno, potature, ecc.).

9 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 301 RISULTATI E DISCUSSIONE Dall esame della documentazione consultata presso gli Uffici degli Ispettorati Forestali e dalle notizie fornite dai singoli proprietari, è stato possibile conoscere la data d impianto, le specie vegetali utilizzate, attenendosi a quelle indicate dalla Regione Puglia, la provenienza del postime e le tecniche di impianto e di prima manutenzione negli anni dopo l impianto. 1) Tecniche d impianto e di coltivazione Lo sviluppo delle piantine nei primi 4-5 anni dopo l impianto è stato fortemente condizionato dalle cure colturali effettuate. Negli impianti ove il terreno era stato coltivato e le infestanti controllate, le giovani piantine si presentavano molto rigogliose, mentre in quelli ove le cure colturali erano state trascurate, le piantine presentavano un accrescimento stentato a causa della concorrenza delle infestanti presenti soprattutto lungo i filari. I risultati esposti evidenziano come, per gli impianti considerati, sia stato utilizzato materiale vivaistico di diversa provenienza, con notevoli flussi di postime proveniente dal Nord Italia, il cui aspetto fitosanitario non era sempre ottimale. Le finalità perseguite, salvo che per gli impianti di San Donaci, Lucera, Squinzano, Gallipoli e Ginosa, che hanno una destinazione di tipo ricreativo e di supporto ad altre attività aziendali, sono quelle dell arboricoltura da legno con produzione di assortimenti di qualità. Le densità di impianto, soprattutto per questa seconda opzione colturale, sono state normalmente elevate. Il contesto pedologico nel quale sono stati realizzati gli impianti non è sempre ottimale: sono frequenti le situazioni nelle quali il fattore suolo, unito alle condizioni climatiche, può sicuramente rappresentare un limite all affermazione e allo sviluppo delle piante (terreno calcareo, argilloso o sabbioso, ecc.). L analisi delle cure colturali effettuate in fase di post impianto evidenzia una situazione molto articolata; in alcuni casi è stata riscontrata una più o meno completa disattesa del piano di coltura e di conservazione che era stato redatto al momento della richiesta del contributo (Fig. 2); in altri le pratiche colturali sono state eseguite in modo esemplare (Fig. 3). Comunque, gli impianti in questione appaiono gestiti per lo più in modo inidoneo. 2) Esame dello stato fitosanitario degli impianti Il riscontro effettuato sullo stato vegetativo e fitosanitario degli impianti evidenzia che, tra gli agenti patogeni rinvenuti sulle giovani piante, i funghi sono quelli più comuni e ritenuti più pericolosi, ma, localmente, anche batteri e virus hanno provocato il deperimento e la morte di alcune

10 302 L ITALIA FORESTALE E MONTANA Fig. 2 Impianti di Ciliegio in cui le cure colturali sono state irrazionali (in alto), e misti (in basso) in cui le cure colturali sono state pressoché assenti.

11 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 303 Fig. 3 Impianti di Noce coltivati razionalmente.

12 304 L ITALIA FORESTALE E MONTANA piante (Tab. 5). Le fitopatie riscontrate nel corso dei sopralluoghi interessano soprattutto la chioma delle giovani piante e, talvolta, anche il fusto, come nel caso dei cancri corticali del Cipresso e del Castagno, o le radici, come nel caso dei marciumi radicali. Gli insetti (Tab. 6), pur non rappresentando, nella maggior parte dei casi, un pericolo esiziale, sembra che favoriscano gli attacchi dei parassiti di debolezza. Dall esame dei dati riportati in tabella 5 si deduce che, tra le specie più utilizzate negli imboschimenti, quelle maggiormente colpite da agenti patogeni sono state il Noce e il Ciliegio. A carico del Noce, infatti, sono state riscontrate numerose patologie quali «l antracnosi del Noce» provocata da Marsonnina juglandis (Lib.) Magn., anamorfo di Gnomonia leptostyla (Fr.) Ces. et de Not., che era presente in tutti gli imboschimenti visitati della provincia di Bari, risultando particolarmente dannosa nel noceto di Gravina in Puglia, dove ha causato una defogliazione del 60-70%. La malattia colpisce gli organi verdi della pianta e, occasionalmente, anche rami, branche e tronco. Sulle foglie attaccate, in particolare, produce macchie tondeggianti nerastre, circondate da un alone clorotico che successivamente imbrunisce, mentre la parte centrale assume un aspetto polverulento. In condizioni favorevoli al patogeno, si possono avere defogliazioni precoci, cancri rameali, e degenerazione dei frutti (BELISARIO, 1996; LUISI e MAGNA- NO DI S. LIO, 1997). L antracnosi non costituisce un problema grave negli impianti giovani, mentre su piante adulte la malattia può causare gravi danni (BELISARIO, 1992). In tal caso si consiglia di intervenire con potature fitosanitarie e trattamenti con fungicidi rameici (CIMANOWSKI et al., 1991). È buona norma utilizzare per i nuovi impianti varietà meno suscettibili (BONDOUX, 1998; PASTORE et al., 1996). Altra importante malattia del Noce è il «disseccamento rameale», causato da Dothiorella ribis (Fuckel) Sacc., anamorfo di Botryosphaeria ribis Gross. et Duggar, che ha provocato gravi problemi soprattutto nell impianto situato in agro di Candela; ciò probabilmente a causa del completo abbandono colturale in cui detto impianto versa. La malattia si manifesta con macchie, avvizzimenti fogliari e disseccamenti rameali (COLAVITA et al., 1999; FRISULLO et al., 1994; LUISI e CAMPANILE, 1993). Generalmente, B. ribis, negli impianti adulti, non riveste particolare importanza, mentre in quelli giovani può risultare dannoso soprattutto nelle annate siccitose. In prove sperimentali di campo, la potatura fitosanitaria e l irrigazione durante i mesi estivi hanno ridotto significativamente la gravità della malattia (LUISI et al., 1993) Molte piante di Noce presentavano anche i sintomi tipici del «disseccamento apicale dei rami» provocato da Phomopsis juglandina (Sacc.)

13 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 305 Tab. 5 Malattie rilevate nei giovani imboschimenti. Specie Sintomi rilevati Agente di malattia Sito Incidenza % J. regia antracnosi del noce Marsonnina juglandis Acquaviva delle Fonti, 5-10 Cassano Murge, 5-10 Gravina in Puglia disseccamento rameale Dothiorella ribis Acquaviva delle Fonti, Candela cancro e disseccamento Phomopsis juglandina Gravina in Puglia, apicale dei rami Nardò cancro pustuloso Melanconium juglandinum Gravina in Puglia 5-8 cancro e seccume rameale Cytospora juglandina Tuturano seccume rameale Phoma sp. Candela clorosi e deformazioni Fitoplasmi Acquaviva d. Fonti, 6-7 fogliari Ginosa 4-5 marciume radicale fibroso Armillaria mellea Acquaviva d. Fonti 7-8 P. avium cilindrosporiosi del ciliegio Cylindrosporium padi Acquaviva d. Fonti, Cassano, Gravina in P., Monte S. Angelo vaiolatura del ciliegio Coryneum beijerinckii Monte S. Angelo marciume radicale fibroso Armillaria mellea Acquaviva delle Fonti, 2-4 Gravina in Puglia, 5-6 Monte S. Angelo disseccamento fogliare Cytospora sp. Cassano Murge tracce disseccamento fogliare Cladosporium sp. Cassano Murge tracce disseccamento fogliare Botrytis sp. Cassano Murge, tracce Gravina in Puglia 4-6 tumore batterico Agrobacterium tumefaciens Gravina in Puglia 5-7 marciume bruno del colletto Phytophthora sp. Gravina in Puglia 4-5 Q. pubescens oidio o mal bianco Oidium quercinum Cassano Murge, 5-6 Candela, San Donaci, Ginosa 4-5 antracnosi delle querce Apiognomonia errabunda Cassano Murge 8-10 Q. cerris antracnosi delle querce Apiognomonia errabunda Monte S. Angelo C. australis mosaico fogliare Virus Cassano Murge A. campestre oidio o mal bianco Uncinula aceris Cassano Murge croste nere dell acero Rhytisma acerinum S. Giovanni Rotondo 5-7 disseccamento fogliare Fusarium sp. S. Giovanni Rotondo tracce C. sativa fersa del castagno Micosphaerella maculiformis Monte S. Angelo cancro corticale Cryphonectria parasitica Monte S. Angelo marciume radicale Armillaria mellea Monte S. Angelo F. ornus necrosi fogliari Gnomonia sp. Cassano Murge F. oxycarpa necrosi fogliari Phoma sp. Cassano Murge tracce necrosi fogliari Diplodia sp. Cassano Murge tracce P. halepensis disseccamento degli apici Sphaeropsis sapinea Ginosa 5-7 C. sempervirens cancro corticale Seiridium cardinale Statte, S. Giovanni Rotondo, Ginosa 5-10 disseccamento della chioma Pestalozzia funerea Squinzano 5-7

14 306 L ITALIA FORESTALE E MONTANA Tab. 6 Altri danni di natura parassitaria riscontrati nei giovani imboschimenti. Specie Sintomo rilevato Agente causale Sito ID P. avium depigmentazione delle foglie afidi Acquaviva delle Fonti 1 disseccamento della chioma lepidotteri Cassano Murge 2 defogliazione precoce lepidotteri Monte S. Angelo 3 9 (Nymphalis polychloros) defogliazione cavallette Gravina in Puglia 3 P. halepensis defogliazione lepidotteri San Donaci 4 (Taumatocampa pityocampa) U. minor defogliazione Galeroucella luteola Cassano Murge, S. Giovanni Rotondo 2, 11 J. regia depigmentazione delle foglie acari eriofidi Cassano Murge 2 depigmentazione delle foglie cicadellidi Cassano Murge 2 defogliazione lumache Tuturano 5 A. campestre depigmentazione delle foglie acari eriofidi Cassano Murge 2 depigmentazione delle foglie cicadellidi Cassano Murge 2 Q. pubescens defogliazione dei germogli lepidotteri Cassano Murge 2 (Nymphalis polychloros) Q. ilex macchie clorotiche afidi (Philloxera quercus) San Donaci, Gallipoli, Statte, 4, 10, 12 o secche sulle foglie Nardò 1, Ginosa 1 e 2, 13, 15, 16 Lucera, Squinzano 17, 18 deformazione delle foglie acari Squinzano 15 macchie chiare sulle foglie coleotteri Gallipoli, Nardò 1 12, 13 (Otiorhynchus clavipes) C. siliqua macchie chiare sulle foglie coleotteri Gallipoli 12 (Otiorhynchus clavipes) Q. cerris accartocciamento fogliare coleotteri Monte S. Angelo 2 8 formazione di galle cinipidi Monte S. Angelo 2 8 Hohn, anamorfo di Diaporthe medusae Nits.; detto patogeno causa disseccamenti della parte distale dei rami infetti ed imbrunimenti degli stessi. Alla base dei rami secchi si sviluppano nuovi germogli laterali che, a loro volta, possono subire l infezione e disseccare (LUISI e SISTO, 1983). La lotta contro P. juglandina si basa su interventi preventivi (lavorazione del terreno, eliminazione di parti infette e disinfezione delle ferite) intesi a migliorare lo stato vegetativo delle piante. Tra le diverse varietà di Noce si deve tener conto della loro sensibilità al freddo; ad una maggiore sensibilità al freddo corrisponde una sensibilità più alta agli attacchi di Phomopsis. Per la costituzione di nuovi impianti è utile prelevare il seme da piante che mostrano resistenza alla malattia.

15 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 307 Altri parassiti fungini, riscontrati saltuariamente sulla chioma di piante di Noce sono stati Melanconis juglandis (Ellis et Everh.) Graves, responsabile del «cancro postuloso» del Noce, (CICCARONE, 1987) e Cytospora juglandina Ellis et Kellerm, che provoca cancro dei fusti e seccumi rameali. La gravità dei loro attacchi dipende dall intensità dei fattori debilitanti, tra i quali si ricordano le gelate tardive e le avverse condizioni pedologiche che generalmente si verificano in collina e nei fondovalle. Tra le malattie della parte ipogea riscontrate su piantine di Noce, si ricorda il «marciume radicale fibroso» causato da Armillaria mellea (Vahl: Fr.) Kummer. Le piantine affette da questa malattia mostrano accrescimento stentato, con ingiallimenti fogliari e disseccamento improvviso prima dei rami e poi dell intera pianta. Scortecciando la parte basale del fusto sono state osservate tipiche placche miceliali di colore bianco, a forma di ventaglio. In autunno inoltrato, alla base del tronco, si differenziano i caratteristici corpi fruttiferi, noti come «chiodini» o «famigliola buona» La lotta contro A. mellea si basa su metodi preventivi: è consigliabile utilizzare varietà resistenti e facilitare il drenaggio del terreno. Una misura preventiva per disinfestare il terreno può essere realizzata con la fumigazione dello stesso con solfuro di carbonio (OGAWA e ENGLISH, 1991) oppure lasciando la buca aperta durante i mesi estivi, prima di rimpiazzare le piante morte. È stata riscontrata, sempre su Noce, in agro di Acquaviva delle Fonti e di Ginosa, una sintomatologia probabilmente dovuta a fitoplasmi. Passando al Ciliegio, la «cilindrosporiosi», causata da Cilyndrosporium padi (Lib.) Karst., anamorfo di Blumeriella japii (Rehm.) Arx., è risultata la patologia più dannosa soprattutto nell impianto di Monte Sant Angelo. Essa causa tipiche macchie fogliari di colore rosso porpora, sulla pagina superiore, dalle quali, in presenza di umidità elevata, il patogeno produce gli acervuli; seguono poi clorosi fogliare e filloptosi anticipata. Il fungo sverna sulle foglie infette cadute al suolo. Sempre su Ciliegio, sono stati osservati attacchi di A. mellea, che causa, nel giro di pochi mesi o di qualche anno, la morte delle piante attaccate e il contagio di quelle vicine, per cui si ha moria di piante che si estende a macchia d olio. Un altro patogeno radicale del Ciliegio è costituito da Phytophthora spp., agente causale di marciume delle radici e del colletto; le piante infette mostrano imbrunimenti al colletto. Tale fitopatia si manifesta in terreni pesanti e mal drenati. La lotta chimica contro questo patogeno può essere realizzata mediante l uso di fungicidi sistemici al terreno o di fenilammidi o etilfosfito di alluminio alle foglie. In agro di Gravina in Puglia, ancora su Ciliegio, sono stati riscontrati anche attacchi di Agrobacterium tumefaciens (Smith et Townsend) Conn.,

16 308 L ITALIA FORESTALE E MONTANA agente causale del «tumore radicale» di numerose specie vegetali, sulle quali provoca formazioni neoplastiche (tumori) all interno delle quali il batterio sopravvive. Sulle querce sono stati riscontrati frequentemente attacchi di «oidio» o «mal bianco», causato da Oidium quercinum Thum., anamorfo di Microsphaera alphitoides Griff. et Maubl.; tale malattia è stata, infatti, rinvenuta in tutti gli impianti di Roverella. Sulle piante attaccate, può causare una riduzione dello sviluppo dei germogli infetti. In caso di gravi attacchi si può intervenire con specifici prodotti antioidici. L unico impianto di Castagno visitato, sito in agro di Monte S. Angelo, presentava l apparato fogliare abbastanza compromesso a causa di gravi attacchi di Mycosphaerella maculiformis (Pers.) Schroet., agente della «fersa del castagno», che ha causato filloptosi anticipata. Nello stesso impianto sono stati osservati attacchi di Cryphonectria parasitica (Murr.) Barr., agente del «cancro corticale del Castagno», che ha provocato grossi cancri sul fusto delle giovani piante. Trattandosi di piante piccole, l infezione si estende velocemente sino a circondare l intero ramo o fusto e a provocare la morte della sua parte apicale (LUISI, 1992). Questi attacchi portano a morte solo la parte sovrastante il punto di infezione; la pianta si può riprendere emettendo nuovi polloni. Tra le malattie riscontrate su conifere, i ricorda il «cancro corticale del Cipresso», causato da Seiridium cardinale (Wag.) Sutton et Gibson. Il patogeno attacca i tessuti corticali dell ospite iniziando dai rami apicali per estendersi a tutta la chioma, fino a provocare la morte dell intera pianta. La corteccia delle piante infette assume prima un colore rossastro, poi si fessura lasciando fuoriuscire un abbondante quantità di resina (MORIONDO e BONIFACIO, 1969; LUISI, 1989). I risultati della presente ricerca hanno evidenziato, nel loro complesso, come nella totalità dei casi siano stati assenti gli interventi di lotta sia profilattica che curativa nei confronti di qualsiasi fitopatia. Generalmente, passato l entusiasmo dei primi anni, in molti impianti, sono mancate anche quelle operazioni colturali semplici intese ad asportare parti di piante attaccate o morte. Per quanto riguarda i danni di origine abiotica (Tab. 7), si evidenzia come siano diffuse le manifestazioni di stress idrico dovuto alle ridotte precipitazioni verificatesi in alcune annate in determinate zone geografiche. La siccità estiva, unitamente all azione del vento secco, ha favorito lo stress idrico e quindi l indebolimento delle piante, rendendole più suscettibili ad attacchi da parte di deboli parassiti, facilitati anche dalla monospecificità o dalla oligospecificità che caratterizza la maggior parte degli impianti studiati.

17 Tab. 7 Danni di natura non parassitaria riscontrati nei giovani imboschimenti. Specie Sintomo rilevato Agente causale Sito ID J. regia stroncatura o curvatura vento eccessivo Acquaviva delle Fonti, 1 dei tronchi Gravina in Puglia 3 ferite estese, tronchi molto esili potature tardive Acquaviva delle Fonti, 1 Tuturano 5 elevata concorrenza eccessivo sviluppo Acquaviva delle Fonti, 1 di infestanti Tuturano 5 margini fogliari disseccati, siccità eccessiva Acquaviva delle Fonti, 1 sviluppo ridotto e prolungata Candela, Nardò 2 6, 14 Squinzano, Tuturano 15, 5 disseccamento dei margini fogliari stress termici Nardò 2 14 disseccamento di giovani rami gelate primaverili Candela, Tuturano, 5, 6 disseccamento dei salinità dell acqua Nardò 2 14 margini fogliari di irrigazione fallanze ristagno idrico Tuturano 5 lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge 2 P. avium stroncatura vento Acquaviva delle Fonti 1 ferite estese potature tardive Acquaviva delle Fonti 1 disseccamento dei margini siccità eccessiva Acquaviva delle Fonti, 1, fogliari, piante morte e prolungata Ginosa 1 e 2 16, 17 elevata concorrenza eccessivo sviluppo Acquaviva delle Fonti, 1 di infestanti Monte S. Angelo 3 9 fallanze ristagno idrico Gravina in Puglia 3 lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge, 2 Monte S. Angelo 3 9 Q. ilex sviluppo ridotto terreno povero Ginosa 1 e 2 16, 17 sabbioso ed esposto a sud piante soffocate eccessivo sviluppo San Donaci, Ginosa 1 e 2, 4, 16, 17 di infestanti Statte 18 sviluppo ridotto siccità e rocciosità del terreno Statte 18 sviluppo ridotto eccessiva densità San Donaci, Squinzano 4, 15 fallanze scarsa fertilità del terreno Nardò 1 13 fallanze ristagno idrico Gallipoli 12 clorosi fogliari carenza di Mg Lucera, Nardò 1 10, 13 fusti esili con molte ferite potature eccessive Gallipoli 12 lesioni corticali attrezzi meccanici Gallipoli, Lucera, 12, 10 e pali tutori Nardò 1, San Donaci 13, 4 Q. pubescens piantine soffocate eccessivo sviluppo Candela, Ginosa 1 e 2, 6, 16, 17 di infestanti San Donaci 4 sviluppo ridotto terreno sabbioso esposto a sud Ginosa 1 e 2 16, 17 sviluppo ridotto eccessiva densità San Donaci 4 disseccamenti fogliari, siccità eccessiva e prolungata Candela 6 sviluppo ridotto lesioni corticali attrezzi meccanici San Donaci 4 (Segue)

18 310 L ITALIA FORESTALE E MONTANA Segue Tab. 7 Specie Sintomo rilevato Agente causale Sito ID Q. cerris disseccamenti fogliari, siccità Candela, Monte S. Angelo 2 6, 8 sviluppo ridotto piantine soffocate eccessivo sviluppo Candela, Monte S. Angelo 1 2, 7 di infestanti Q. macrolepis sviluppo ridotto eccessiva densità Squinzano 15 fallanze ristagno idrico Gallipoli 12 lesioni corticali attrezzi meccanici Gallipoli, Nardò 1 12, 13 fusti esili con molte ferite potature Gallipoli 12 C. sativa lesioni corticali attrezzi meccanici Monte S. Angelo 1 7 elevata concorrenza eccessivo sviluppo di infestanti Monte S. Angelo 1 7 A. cyanophylla disseccamenti fogliari siccità Squinzano 15 C. siliqua lesioni corticali attrezzi meccanici San Donaci 4 sviluppo ridotto eccessiva densità San Donaci 4 soffocamento delle piante eccessivo sviluppo di infestanti Ginosa 1 e 2 16, 17 C. australis lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge, Lucera, 2, 10 San Giovanni Rotondo 11 piantine soffocate eccessiva quantità di infestanti Statte 18 difficoltà di attecchimanto rocciosità del terreno Statte 18 ingiallimenti fogliari, siccità eccessiva e prolungata Lucera, Statte 10, 18 sviluppo ridotto F. ornus sviluppo ridotto terreno povero Cassano Murge 2 stress idrico, piante morte siccità eccessiva e prolungata Cassano, Ginosa 2 lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge 2 piccole ferite sui rami grandine Ginosa 1 e 2 16, 17 F. oxycarpa stress idrico, piante morte siccità eccessiva e prolungata Cassano Murge 2 lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge 2 A. campestre lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge, S. Giov. Rotondo 2, 11 disseccamenti fogliari, siccità eccessiva e prolungata Ginosa 1 e 2, 16, 17 piante morte S. Giov. Rotondo 11 U. minor lesioni corticali attrezzi meccanici Cassano Murge, S. Giov. Rotondo 2, 11 P. halepensis sviluppo ridotto siccità, rocciosità del terreno Statte 18 sviluppo ridotto terreno sabbioso esposto a sud Ginosa 1, 2 16, 17 C. sempervirens lesioni corticali attrezzi meccanici e pali tutori S. Giovanni Rotondo 11

19 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 311 La condizione di marginalità della maggior parte dei terreni utilizzati per gli imboschimenti può inoltre rappresentare un altra causa predisponente per gli attacchi parassitari. Ulteriori danni di natura abiotica sono da ascrivere ad errate pratiche colturali (lesioni corticali da mezzi meccanici, mancanza di potature o errata loro esecuzione, mancanza di idonei tutori, ecc.). Esemplificativo è il caso del noceto in agro di Acquaviva delle Fonti all interno del quale le piante, di 6 anni di età, avevano un fusto contorto e poco sviluppato perché non sottoposte ad adeguate potature negli anni precedenti. In casi come questo l impianto effettuato può dirsi ormai completamente fallito (non si avrà produzione di legno di qualità) ed ogni ulteriore successivo investimento non risulterebbe giustificabile né dal punto di vista tecnico né da quello economico. In altri imboschimenti in studio, pur essendoci piante con un discreto sviluppo vegetativo, a causa dell elevata densità d impianto e la contemporanea presenza di specie con diversi tipi di accrescimento, si manifestano già fenomeni di concorrenza che, se non controllati con opportuni diradamenti, potrebbero mettere a repentaglio le finalità dell impianto. CONCLUSIONI Dall esame complessivo dei risultati del monitoraggio effettuato durante la stagione vegetativa 2002 negli impianti pugliesi considerati, si evince che l applicazione del Reg. CEE 2080/92 abbia generato una casistica di risposte estremamente articolate tra i diversi impianti realizzati. In molti casi, a parità di specie principale impiegata, si sono utilizzate soluzioni tecniche diverse sia per l impianto sia per le successive pratiche agronomiche. Diversità sono riscontrabili anche nell impiego del materiale vivaistico. Negli ultimi anni si è verificata una perdita della capacità operativa dei vivai pubblici, per il trasferimento alle Regioni delle competenze in materia. Come conseguenza, si è avuta una perdita di efficienza da parte dei vivai nel far fronte alle esigenze dell attività di forestazione. In concomitanza con questi eventi, l Unione Europea ha incentivato l imboschimento dei terreni agricoli incrementando l attività vivaistica. Tali interventi comunitari hanno determinato una forte richiesta di materiale vivaistico, non compensata da una adeguata capacità di offerta. Inoltre, la carenza di norme o la mancata applicazione di quelle poche esistenti, ha permesso lo sviluppo di un mercato che non sempre garantisce la qualità delle piante forestali, la provenienza del materiale di propagazione e quindi la salvaguardia della biodi-

20 312 L ITALIA FORESTALE E MONTANA versità genetica della flora autoctona, né tantomeno garantisce uno stato fitosanitario ottimale, compromettendo il nuovo impianto sin dall inizio (MORALDI, 2001). In molti casi, la realizzazione dell impianto non è stata supportata da una adeguata scelta del sito evidenziando, almeno in prima istanza, la mancanza di adeguata professionalità degli imprenditori e dei tecnici del settore. Spesso, infatti, ai proprietari dei fondi, è venuto a mancare un razionale ed efficace supporto tecnico in quanto figure di diverso bagaglio professionale si sono improvvisate selvicoltori o arboricoltori da legno. L assenza di corretti indirizzi tecnici è risultata particolarmente grave sia al momento dell impianto (troppo spesso sono state utilizzate specie non idonee al contesto ambientale) sia successivamente quando si è dovuto stabilire quali cure colturali effettuare nei primi anni dopo l impianto. Il mancato contenimento della vegetazione erbacea, gli effetti negativi della concorrenza radicale e della siccità che normalmente caratterizza le campagne pugliesi, errate tecniche di potatura, ecc., hanno provocato danni a volte irreparabili per la futura vitalità delle piante e per le finalità perseguite dall arboricoltura da legno. Non mancano però casi nei quali il tecnico addetto alla progettazione e alla realizzazione ha effettuato corrette scelte sia per l impiego delle specie sia per le diverse tecniche di impianto e di coltivazione; in queste condizioni si è verificata una discreta crescita delle piante e un ridotto numero di fallanze. Anche per quanto concerne lo stato fitosanitario delle piante, la situazione si è presentata estremamente articolata. Normalmente, almeno nei siti dove la scelta delle specie da utilizzare è stata idonea alle condizioni pedo-climatiche, non sono state riscontrate patologie di particolare rilievo. Si evidenzia che, talvolta, il cattivo stato vegetativo riscontrato è imputabile al comportamento degli stessi proprietari, che hanno dato maggiore importanza al contributo economico da percepire piuttosto che al successo dell imboschimento realizzato, confermando quanto è stato già osservato in altri contesti di applicazione della regolamentazione comunitaria (LUCIA, 2000). Altri proprietari, invece, molto interessati alla buona riuscita dell impianto, hanno lamentato la mancanza di informazioni utili da parte del personale tecnico, spesso privo di una discreta esperienza nel settore forestale. Da queste prime osservazioni sulla campagna 1994/96 del Reg. CEE 2080/92 emerge un quadro di problematiche tecniche e fitosanitarie già messe chiaramente a fuoco sia al momento della promulgazione del Reg. CEE 2080/92 (CIANCIO et al., 1992) sia in un recente «libro bianco» sull arboricoltura da legno (MINOTTA, 2003). Inoltre, per quanto riguarda la Puglia, si deve mettere in evidenza la ridotta disponibilità di ambiti territoriali realmente idonei all arboricoltura da legno, in quanto le condizioni

21 IMBOSCHIMENTI REG. CEE 2080/92 - REGIONE PUGLIA 313 pedologiche e climatiche costituiscono fattori limitanti. Risulta comunque evidente che lo scarso numero di adesioni alla misura dell imboschimento dimostra la mancanza di competenza tra gli imprenditori e gli stessi tecnici che hanno presentato le richieste di contribuzione. La scelta di privilegiare negli impianti il Noce e il Ciliegio, evidenzia più che una conoscenza di queste colture, la volontà di ripetere quanto contemporaneamente veniva effettuato in altre regioni italiane. In effetti, le potenzialità produttive di queste ed altre latifoglie nobili, trovano la massima espressione in contesti pedologici e ecologici ben diversi da quelli presenti in Puglia. Ovunque, infine, sono stati poco utilizzati i fondi disponibili per il miglioramento dei boschi esistenti (MEZZALIRA, 1997). Gli imboschimenti effettuati mediante contributi comunitari possono avere comunque un importante valenza di carattere ecologico ambientale specie nel contesto di una regione dove le risorse forestali sono ridotte ai minimi termini. Anche in questa ipotesi risulta necessario che l attività di realizzazione degli impianti (imboschimenti con una durata più o meno lunga) di tipo multifunzionale (deframmentazione del paesaggio, captazione della CO 2, ricreazione, ecc.) sia inserita nel contesto di una riqualificazione complessiva della filiera forestale (tecnici, produzione vivaistica, attività di controllo, ecc.) attraverso adeguate attività di formazione professionale, divulgazione, assistenza tecnica, promozione dell associazionismo. Questo è un compito che deve essere assunto in prima istanza da parte dell Ente Regione che può ancora beneficiare dei fondi comunitari di cui all Obiettivo 1. Gli Enti di ricerca e l Università, da parte loro, devono promuovere adeguati programmi di ricerca che, specie per il contesto delle regioni mediterranee, siano incentrati soprattutto su: individuazione di idoneo materiale (con priorità verso il patrimonio genetico presente in loco) e di opportuni modelli colturali da adottare negli impianti; verifica della multifunzionalità che può essere perseguita con questi impianti. SUMMARY First analyses of arboricultural stands in Apulia during the campaign of the European Economic Community Regulation no. 2080/92 This study presents the results of an investigation conducted in 2002 of the most recent forest phytocoenosis in the Apulia region from 1994 through 1996 in accordance with European Economic Regulation No. 2080/92. The objective of the survey was to

22 314 L ITALIA FORESTALE E MONTANA evaluate the species of trees planted as well as the techniques used for cultivation. Particular attention was given to the phytopathologic conditions of both biotic and nonbiotic origin. The state of the cultivation was periodically analysed by means of field observations, phytopathologic surveys, laboratory testing and isolation (fungal and bacterial) of microorganisms from a significant number of samples obtained from 5% of the plants in each stand. Among the tree species planted, the most common were walnut, cherry, ash, and Mediterranean oaks. The seedlings from nurseries in northern Italy did not yield the same quality results as did those originating from the Apulia region. Proper cultivation of the stands in the first few years had positive effects on rooting and on the growth of young plants. In other stands, failed areas were attributed to smothering and weed spreading due to lack of cultivation. The stand density resulted often higher than that sustainable by the pedo-climatic conditions; damage caused by machinery and pruning was also frequent. In the phytopathogenic surveys, fungi and other pathogens were frequently found, particularly Marssonina juglandis, Botryosphaeria ribis and various other branchwithering agents on walnut trees, Coryneum beijerinckii, Cylindrosporium padi, Armillaria mellea and Cylindrocarpon destructans on cherry trees, Cryphonectria parasitica on chestnut trees and certain species of oidium on oaks and other broadleaved trees. Among the damaging agents, Zeuzera pyrina caused diffuse apical drying of branches and breaking of the trunk of walnut trees. To promote rooting and to improve plant life and resistance to pathogens, healthy plants from the study area and proper cultivation techniques are suggested, especially in the first 4 to 5 years after planting. Periodic monitoring may limit or prevent damage, the uncontrolled spread of pathogens and plant exposure to the most harmful diseases. BIBLIOGRAFIA BELISARIO A., 1992 Problematiche fitopatologiche del noce comune. Inf.tore Agr., 28, BELISARIO A., 1996 Le principali malattie del noce in Italia. Inf.tore fitopatol., 46 (11), BONALBERTI E., 1997 Risultati conseguiti nel primo triennio ( ). Italia settentrionale. I Georgofili: Quaderni 1996 IV, Atti Giornata di studio su «Agricoltura e Rimboschimento», Terme di Latronico (Potenza), 25 ottobre 1996, BONDOUX P., 1988 Gnomonia leptosyla (Fv.) Ces. et De Not. In: European handbook of plant diseases (M. Smith, J. Dunez, R.A. Lelliot, D.H. Phillips e S.A. Archer coord.). Blackwell Scientific Publications, Oxford, pp CIANCIO O., LA MARCA O., SANESI G., MERCURIO R., 1992 Le problematiche dell arboricoltura da legno di qualità e quantità. Cellulosa e Carta, 43 (3), CICCARONE C., 1987 Il disseccamento del noce (Juglans regia L.) da Melanconium juglandium Kunze. Riv. Pat. veg. IV, 23 (3),

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