IL MODELLO SUPERABILITY: UN APPROCCIO GLOBALE PER L AUTISMO E I DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO DOTT. LUCIO MODERATO PSICOLOGO-PSICOTERAPEUTA
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1 IL MODELLO SUPERABILITY: UN APPROCCIO GLOBALE PER L AUTISMO E I DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO DOTT. LUCIO MODERATO PSICOLOGO-PSICOTERAPEUTA
2 INDICE L INTEGRAZIONE DEI CONCETTI pag. 3 CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE O.M.S. (ICDH1980) pag. 4 INTEGRAZIONE DEI CONCETTI CLASSIFICAZIONE O.M.S. pag. 5 INTEGRAZIONE DEI CONCETTI CLASSIFICAZIONE O.M.S. pag. 6 QUALITA DELLA VITA pag. 7 CARATTERISTICHE NELL APPRENDIMENTO NEL RITARDO MENTALE pag. 8 CURVA SVILUPPO INTELLETTIVO pag. 9 NORMALIZZAZIONE, PARTECIPAZIONE, DISABILITA pag. 10 ABILITAZIONE/EDUCAZIONE pag. 11 DISABILITA INTELLETIVA pag. 12 DISABILITA INTELLETIVA pag. 13 IL MODELLO TEORICO MULTIDIMENSIONALE pag. 14 LE CINQUE DIMENSIONI pag. 15 DOMINIO pag. 16 I BISOGNI DELLA PERSONA pag. 17 PROGETTO DI VITA pag. 18 IL MODELLO SUPERABILITY pag. 19 MODELLO SUPERABILITY pag. 20 IL MODELLO COGNITIVO COMPORTAMENTALE SUPERABILITY pag. 21 OBIETTIVI pag. 22 METODO pag. 23 IL MODELLO SUPERABILITY SI ARTICOLA IN TRE LIVELLI pag. 24 PRIMO E SECONDO LIVELLO pag. 25 AI SOGGETTI pag. 26 UN TERZO LIVELLO pag. 27 ORGANIZZAZIONE pag. 28 ORGANIZZAZIONE pag. 29 ORGANIZZAZIONE pag. 30 ORGANIZZAZIONE pag. 31 ORGANIZZAZIONE pag. 32 RISULTATI pag. 33 ATTENZIONE CONDIVISA E ASSOCIARE FUNZIONALMENTE 2 OGGETTI DIVERSI pag. 34 GRAFICI MINORABILITY pag. 35 PERCORSI pag. 36 CONCLUSIONI pag. 37
3 L INTEGRAZIONE DEI CONCETTI MENOMAZIONE DISABILITA ED HANDICAP ASSISTENZA ABILITAZIONE EDUCAZIONE E SOSTEGNI 3 di 37
4 4 di 37 CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA ICDH 1980 Nell ambito delle evenienze inerenti alla salute è MENOMAZIONE qualsiasi perdita o anormalità a carico di una struttura o di una funzione fisiologica, anatomica o psicologica Nell ambito delle evenienze inerenti alla salute si intende per DISABILITA qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere un attivit attività nel modo o nell ampiezza considerati normali per un essere umano. Nell ambito delle evenienze inerenti alla salute l HANDICAP l è la condizione di svantaggio (conseguente ad una menomazione e/o disabilità) ) che in un soggetto limita o impedisce l adempimento l del ruolo normale per tale soggetto in relazione all et età,, sesso, e fattori socio-culturali. culturali.
5 5 di 37 INTEGRAZIONE DEI CONCETTI CLASSIFICAZIONE O.M.S. MALATTIA O DISTURBO situazione intrinseca CURARE MENOMAZIONE esteriorizzata DISABILITA oggettivizzata GUARIRE PRENDERSI CURA MIGLIORARE LA QUALITA DELLA VITA HANDICAP socializzata ASSISTERE ABILITARE
6 6 di 37 PREVENZIONE aspetti biologici psicologici sociali MENOMAZIONE Livello biologico intervento medico DISABILITA Livello funzionale intervento ri-abilitativo/ ri-educativo HANDICAP Livello sociale intervento socio- culturale complessivo
7 QUALITA DELLA VITA 7 di 37 LA QUALITA DELLA VITA VIENE RIFERITA AL GRADO DI AUTONOMIA, REALIZZAZIONE PERSONALE, E DI INTEGRAZIONE SOCIALE DI UNA PERSONA IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA DELLA VITA E E CONSIDERABILE COME LA MISURA FONDAMENTALE DELL EFFICACIA EFFICACIA DEI PROGRAMMI DI RIABILITAZIONE E DI SVILUPPO E COME INDICATORE DEL GRADO DI ADATTAMENTO DELLE PERSONE AL LORO AMBIENTE. (Shalock & ALTRI 1989) IL GRADO DI ADATTAMENTO VIENE CALCOLATO COME PERCENTUALE DI RICHIESTE AMBIENTALI CHE VENGONO SODDISFATTE DALLE ABILITA PRESENTI NELLA PERSONA CON HANDICAP. (Krejc, Frankforter & Shalock 1986)
8 8 di 37 Caratteristiche nell apprendimento nel Ritardo Mentale Caratteristiche prevalenti Parametri di valutazione Ritmo di apprendimento Interazioni Ambientali Rapporto Stimolazione/ Ritenzione Bambino a sviluppo tipico Veloce Spontanee Alto Repertorio cognitivo comportamentale adeguato Bambino Ritardato Lento Stimolate Basso Repertorio cognitivo comportamentale deficitario =
9 ABILITA ABILITA CURVA DI SVILUPPO INTELLETTIVO 0 ANNI 5 ANNI 25 ANNI 50 ANNI 70 ANNI ETA LA DISABILITA E L UNICA CONDIZIONE NORMALE DELLA VITA DI UN ESSERE UMANO 9 di 37
10 - NORMALIZZAZIONE + PARTECIPAZIONE - + ASSISTENZA INTERVENTO SOSTITUTIVO ABILITAZIONE INTERVENTO COMPENSATIVO + DISABILITA - EVOLUZIONE PERSONALE - + LIBERTA 10 di 37
11 11 di 37 ABILITAZIONE / EDUCAZIONE + AUTONOMIA + INDIPENDENZA + LIBERTA
12 12 di 37 DISABILITA INTELLETTIVA Definizioni e Sistemi di sostegno American Association on Mental Retardation (2002)
13 13 di 37 Le limitazioni nel funzionamento presente devono essere considerate all interno del contesto degli ambienti comunitari tipici per età e cultura del soggetto. Una valutazione efficace deve considerare sia le diversità culturali e linguistiche, sia le differenze nella comunicazione e nei fattori sensoriali, motori e comportamentali In una stessa persona le limitazioni spesso coesistono con i punti di forza Un obiettivo fondamentale nella descrizione delle limitazioni è quello di sviluppare un profilo dei sostegni necessari Con un adeguato sistema individualizzato di sostegni, forniti per un certo periodo di tempo, il funzionamento della persona con ritardo mentale tende a migliorare
14 14 di 37 IL MODELLO TEORICO MULTIDIMENSIONALE I. CAPACITA INTELLETTIVE II. COMPORTAMENTO ADATTIVO III. PARTECIPAZIONE, INTERAZIONI, RUOLI SOCIALI IV. SALUTE V. CONTESTO sostegni Funzionamento Individuale
15 15 di 37 LE CINQUE DIMENSIONI Capacità intellettive Comportamento adattivo (abilità concetti, sociali e pratiche) Partecipazione, interazioni e ruoli sociali Salute (salute fisica, salute mentale e fattori eziologici) Contesti ambiente e cultura
16 16 di 37 DOMINIO Autodeterminazione Benessere materiale Benessere fisico Sviluppo personale Benessere emozionale
17 17 di 37 I bisogni della persona con disabilità mentale sono esistenziali Per affrontare tali bisogni è necessario attivare risorse diverse e articolate presenti solo all interno..di un progetto di vita che attivi una rete integrata di servizi socio sanitari integrati
18 PROGETTO DI VITA 18 di 37 L INSIEME ORGANIZZATO DELLE RISPOSTE E DEGLI INTERVENTI, CHE ACCOMPAGNANO LA PERSONA DISABILE NEI SUOI CICLI DI VITA, SEGUENDONE LA MODIFICAZIONE DEI BISOGNI NELLE DIFFERENTI FASCE DI ETA,, CON L OBIETTIVO L DI GARANTIRGLI UN ALTA QUALITA DELLA VITA IL PROGETTO E E UNA VISIONE DINAMICA DELL INTERVENTO A FAVORE DELLA PERSONA DISABILE E SI SVILUPPA TENENDO CONTO DEGLI ECOSISTEMI DI RIFERIMENTO PER IL SOGGETTO SIA NEL PRESENTE CHE NEL PIU PROBABILE FUTURO, CON LO SCOPO DI INDIVIDUARE E FORNIRE QUELLE ABILITA PER LA VITA QUOTIDIANA CHE GLI SONO E GLI SARANNO INDISPENSABILI PER AVERE UN ALTA QUALITA DI VITA E IL MIGLIOR GRADO DI ADATTAMENTO POSSIBILE
19 IL MODELLO SUPERABILITY 19 di 37
20 20 di 37 APPROCIO GLOBALE ALL ABILITAZIONE ABILITAZIONE DELLE PERSONE CON RITARDO MENTALE ATTRAVERSO PROCESSI DI OCCUPAZIONALITA STRUTTURATA.
21 21 di 37 IL MODELLO COGNITIVO COMPORTAMENTALE SUPERABILITY, prevede: Assessment funzionale Programmazione individualizzata Definizione precisa e operativa degli obiettivi Training individualizzati Attività occupazionali di generalizzazione Controllo del follow-up Approcio multidisciplinare generalista Coinvolgimento dei genitori al progetto
22 OBIETTIVI 22 di 37 L abilitazione ha lo scopo di fornire agli utenti con ritardo mentale, anche grave, abilità cognitive, motorie, sociali e relazionali al più alto livello possibile. Questo rende gli stessi utenti sufficientemente autonomi da poter affrontare situazioni di vita diverse aumentando i loro livelli di indipendenza e di libertà. Il possesso del numero più alto possibile di abilità nelle diverse aree di sviluppo, (cognitiva, motoria, comunicativa, relazionale) incrementa la qualità della vita dell utente e dei suoi familiari attraverso l uso dell abilità in contesti di vita differenti e articolati.
23 METODO 23 di 37 La metodologia consiste nell insegnare in via prioritaria le singole abilità necessarie per l esecuzione l corretta dell attivit attività. L'attenzione si sposta sull'apprendimento delle abilità,, in modo tale che queste possano essere utilizzate, non solo per l'esecuzione di quella particolare attività ma anche per tutte quelle utili nella vita quotidiana, che necessitano il possesso di capacità discriminative, fino motorie, logico deduttive etc.
24 24 di 37 Il modello Superability si articola in tre livelli: Valutazione funzionale Training individualizzati Attività occupazionali di generalizzazione
25 25 di 37 Un primo livello si occupa dell assessment e della valutazione funzionale attraverso l uso l di strumenti criteriali. Questa valutazione permette di definire gli obiettivi identificati in abilità. Il curriculum dell abilit abilità da insegnare è costruito in modo gerarchicamente organizzato, dal più semplice al più complesso. Questo costituisce il programma abilitativo. Il secondo livello riguarda l implementazione l dei training individualizzati basati sulle capacità di apprendimento residue di ogni singolo soggetto. In questo modo viene assicurata attenzione ai diversi tempi e modalità di apprendimento della singola persona disabile.
26 26 di 37 Ai soggetti, in una situazione ambientale controllata e con l uso di precise tecniche e strategie della psicologia dell apprendimento (prompting( prompting,, fading, chaining, shaping etc.), vengono insegnate singole abilità nelle diverse aree di sviluppo. Le performances dei soggetti vengono rilevate con specifici strumenti che permettono la costruzione di curve d apprendimento individuali. Questo rende più facile il monitoraggio delle difficoltà di apprendimento al fine di correggere eventuali errori metodologici nelle procedure abilitative.
27 27 di 37 Un terzo livello si occupa direttamente della generalizzazione nelle diverse articolazioni, delle abilità acquisite durante il training. In tale livello sono studiate opportune modalità di task e job-analysis per rendere più agevole l uso l della abilità che favorisca la generalizzazione del compito in diversi contesti e attività. Questo livello vede impegnati, oltre agli educatori del primo livello, terapisti della riabilitazione, operatori socio assistenziali, istruttori e volontari che hanno il compito di formulare diverse proposte di attività occupazionali costruite in modo sinergico e uniforme.
28 28 di 37 ORGANIZZAZIONE La scelta di tali attività occupazionali è basata sulle abilità da insegnare. Ad esempio, quelle dell atelier di ceramica sono maggiormente improntate all acquisizione acquisizione di abilità motorie associate a competenze specifiche nell area delle abilità logico deduttive. Quelle dell informatica informatica, ad esempio, sono improntate all acquisizione acquisizione di abilità cognitive di base, discriminazioni complesse, logico deduttive attraverso il possesso di abilità fino-motorie necessarie per usare mouse e tastiera. Quelle dell atelier floro-vivaismo vivaismo, ad esempio, sono improntate all acquisizione, acquisizione, sia di abilità fino-motorie, sia di abilità cognitive, in quanto entrambe sono necessarie per svolgere correttamente le operazioni inerenti a ques ultimo ultimo atelier.
29 29 di 37 Di conseguenza, gli utenti partecipanop a diverse attività,, in quanto queste sono occasioni di generalizzazione degli apprendimenti acquisiti durante le fasi di training individualizzato. Questi vengono condotti dagli educatori secondo gli obiettivi contenuti nel Programma Abilitativo Individualizzato realizzato attraverso l uso l di CAPIRE e SAPERE.
30 30 di 37 In altre parole, da un lato é presente il Programma Abilitativo Individualizzato, in cui sono indicate le abilità da insegnare al soggetto. Dall altro altro sono realizzati specifici algoritmi di lavoro (job- analysis) in cui l identificazione l delle operazioni da compiere è compatibile con le abilità/obiettivo contenute nel Programma Abilitativo Individualizzato. L insieme degli obiettivi abilitativi e delle attività occupazionali costituiscono il Progetto Abilitativo Individualizzato. In questo modo, le attività degli atelier diventano occasioni di generalizzazione in situazioni allargate, articolate e diversificate delle abilità acquisite durante i training individualizzati.
31 31 di 37 La predisposizione di specifici algoritmi, consente di identificare per ogni mansione l attivitl attività più adatta per favorire l acquisizione l della competenza da parte dell utente, rendendo quindi la situazione occupazionale mirata all apprendimento apprendimento della singola abilità,, e non della singola attività. In tali algoritmi ogni attività/mansione viene suddivisa in sottounità in modo tale che ognuna di questa possa essere insegnata all utente singolarmente tenendo in considerazione da un lato il livello di difficoltà di questa, dall altro altro il livello di competenza dell utente. L equilibrio tra le abilità possedute dall utente e le competenze richieste dall attivit attività lavorativa/occupazionale garantisce la predisposizione di progetti adeguati ai bisogni riabilitativi dei singoli utenti.
32 32 di 37 In un momento successivo, quando gli utenti hanno acquisito sufficienti abilità di autonomia e indipendenza occupazionale, questi vengono inseriti gradualmente in attività sempre più complesse ed articolate. In questa fase vengono coinvolti i familiari perché richiedano ai propri figli, in ambito domestico, l uso l dell abilit abilità acquisite nel Centro.
33 RISULTATI 33 di 37 N. 250 casi trattati nei Centri Diurni 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 4 4 a 10 oltre 10 Obiettivi raggiunti 4 da 4 a 10 10
34 34 di 37 Attenzione condivisa Risultati N sedute Associare funzionalmente 2 oggetti diversi Risultati N Sedute
35 35 di 37 PROGETTO MINORABILITY OBIETTIVI RAGGIUNTI CON I TRAINING INDIVIDUALIZZATI ANNO DA 0 A 3 OBIETTIVI DA 3 A 6 OBIETTIVI DA 6 A 9 OBIETTIVI > 9 OBIETTIVI PROGETTO MINORABILITI OBIETTIVI RAGGIUNTI NEI TRAINING INDIVIDUALIZZATI ANNO N. OSPITI OBIETTIVI RAGGIUNTI DA 0 A 3 OBIETTIVI DA 3 A 6 OBIETTIVI DA 6 A 9 OBIETTIVI > 9 OBIETTIVI
36 36 di 37 Da un punto di vista neuro fisiologico l abilitazione l produce una riorganizzazione delle strutture e dei circuiti neuronali attraverso la creazione di nuove sinapsi.
37 CONCLUSIONI 37 di 37 L abilitazione condotta secondo il modello Superability fornisce all'utente "dignità esistenziale" ed un ruolo sociale non totalmente subalterno rispetto alla collettività permettendogli di essere soggetto partecipe della propria esistenza. Alla base di tutto quanto sopra descritto c'è il principio di "normalizzazione" inteso non tanto come volontà di far diventare "normali" gli utenti, ma come opportunità/necessit /necessità di fornire a loro occasioni di vita più vicine possibili alla normalità.
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