Gestione del rischio nella finanza islamica
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- Elisabetta Ruggeri
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1 Università degli Studi di Napoli L'Orientale Facoltà di Lingue e Letterature Straniere Gestione del rischio nella finanza islamica Tesi di Sabrina Iannazzone Relatore: Prof.ssa Francesca Ersilia A.A
2 Introduzione Il presente lavoro nasce dal personale interesse della sottoscritta verso il mondo islamico in tutte le sue sfaccettature, politiche, economiche, culturali. Ho scelto di concentrarmi sull aspetto economico, perché è quello che mi ha incuriosito di più. In particolare mi ha sempre motivato la voglia di comprendere, da una parte, come un intero sistema economico possa svilupparsi in accordo con i principi etici e giuridici della Shar a (il corpus di regole e precetti islamici, con valore di legge, scaturiti da Corano e Sunna); dall altra, come tale sistema economico interagisca con quello occidentale. La genesi del sistema bancario islamico così come lo conosciamo oggi è legata alla storia di tre istituti: la Cassa Rurale di Risparmio di Mit Ghamr, l Organization of the Islamic Conference (OIC) e l Islamic Development Bank (IDB). La Cassa Rurale di Risparmio di Mit Ghamr, fondata nel 1963 in Egitto, è considerata il primo esempio di banca islamica, in cui tutti i risparmiatori e i beneficiari di prestiti erano soci ed operava un consiglio di supervisione religioso che controllava l applicazione dei criteri islamici di giustizia economica (giustizia distributiva, giustizia negli scambi, uguaglianza nell accesso alle risorse). Questa banca fu anche un modello per i successivi istituti di microcredito, destinati a finanziare le fasce più disagiate, come i contadini. L Organizzazione della Conferenza Islamica fu fondata nel 1969 e riunisce più di cinquanta paesi. La Carta dell Organizzazione promuove la cooperazione tra i musulmani, dentro e fuori i paesi islamici, nel campo economico e in quello culturale. Non si tratta di un documento centrato su principi economici, ma è una tappa fondamentale nel riconoscimento dell identità particolare della comunità islamica, in tutte le sue espressioni. L Islamic Development Bank, oppure Banca Islamica dello Sviluppo, fu istituita a Jeddah nel 1975 e costituisce l organismo economico di riferimento per 4
3 tutti i paesi islamici. Il suo obiettivo primario è la promozione dello sviluppo economico dei paesi islamici, attraverso l assistenza finanziaria con modalità di investimento e finanziamento compatibili con la Shar a, al fine di sostenere la lotta contro l arretratezza economica e sociale nei paesi islamici in via di sviluppo. Oltre all attività finanziaria e creditizia, l IDB incoraggiava la cooperazione commerciale tra i paesi membri e si serviva di una serie di strutture parallele per offrire assistenza tecnica e corsi di formazione allo staff delle nascenti banche islamiche e per favorire la ricerca di strategie bancarie rispettose dell etica islamica. Da allora, il sistema economico islamico si è ampliato e si è evoluto, sia in rapporto alle esigenze dei suoi fruitori, che dell andamento dell economia globale. Tanto che oggi si preferisce parlare di finanza islamica, come del complesso di pratiche, transazioni e contratti leciti e utilizzati, in quanto pienamente conformi alla Shar a. Allo stesso modo, ci si riferisce alle istituzioni finanziarie islamiche, come all insieme di istituti che offre prodotti compatibili con i dettami islamici, che comprende altri organismi oltre le tradizionali banche, come le compagnie di assicurazione, di mutuo, o gli sportelli islamici in banche occidentali. Tuttavia, la banca islamica resta l ente di riferimento per eccellenza, poiché rappresenta tutte le funzioni principali assolte dagli altri istituti. Ognuno di questi enti svolge il ruolo di intermediario finanziario tra chi emette il credito e gestisce i fondi e chi investe i capitali e deposita i fondi. Tutte le istituzioni finanziarie islamiche, dunque, hanno il compito di trasformare i rischi inerenti alle loro attività in un sistema di condivisione degli stessi tra depositanti, banche e imprenditori. Per la rilevanza dell aspetto del rischio nelle operazioni di una banca, ho deciso di concentrare la mia attenzione proprio su quest argomento. In particolare, ho tracciato un quadro sui rischi affrontati dalle banche e sulle strategie messe in atto per arginarli. L ultimo capitolo vuole essere uno sguardo sulle possibilità di applicazione dei contratti derivati nella finanza islamica. Questi contratti, utilizzati da anni nei mercati occidentali per gestire il rischio derivante dalle attività di 5
4 investimento, sembrano essere non compatibili con la Shar a, perché contravvengono a una serie di requisiti giuridici. Per questo motivo, i derivati islamici sono stati vietati e sono tuttora considerati sotterfugi contrattuali per nascondere l elevato rischio finanziario, un eccessiva incertezza nelle prestazioni delle parti e speculazioni. Come vedremo, la questione è tutt altro che chiusa e ciò fa della finanza islamica un corpus in continua evoluzione, nonostante continui a basarsi su peculiari principi religiosi. 6
5 Capitolo 1 I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA FINANZA ISLAMICA La finanza islamica si caratterizza come un sistema, che ha il suo fondamento nelle regole etiche stabilite dalla Shar a. Ciò perché il suo scopo non consiste soltanto nella massimizzazione dei profitti, ma anche nel perseguimento del benessere della collettività. Tutti gli uomini hanno uguale diritto di godere delle risorse messe a disposizione da Allāh. L ideale di un equa distribuzione delle ricchezze non esclude il diritto alla proprietà privata e la libertà dei singoli di intraprendere attività negoziali e imprenditoriali. Tuttavia, la Shar a interviene a regolare i comportamenti ingiusti e il libero andamento del mercato, per evitare che prendano piede frodi, speculazioni sui prezzi, monopoli. L uomo islamico deve soddisfare una serie di requisiti quando entra in qualsiasi affare, come tener fede ai suoi obblighi contrattuali, massima onestà nel fornire ogni tipo di informazione su qualità, quantità e prezzo della merce scambiata, non interferenza negli affari di altri attori del mercato. La libertà di sottoscrivere un contratto, dunque, è garantita solo all interno di alcuni paletti, che non devono essere oltrepassati, se non si vuole incorrere in transazioni illecite. Mi riferisco alle proibizioni di rib e gharar, che hanno un peso rilevante nella pratica contrattuale islamica e anche nel funzionamento delle istituzioni finanziarie islamiche. Meritano, dunque, un attenzione particolare. L interdizione del rib è contenuta nel Corano, ma nei versetti non viene data una definizione precisa. La radice araba r b w, letteralmente, significa accrescere, aumentare. Il Lessico di Lane fornisce una serie esaustiva dei primi significati assunti dalla parola rib : 2 aumento, aggiunta proibita, pretendere più di quel che si è dato, la pratica dell usura, un aggiunta alla somma principale spesa o concessa in prestito
6 La traduzione più esatta corrisponde al concetto di usura, riferendosi a una pratica assai diffusa nell Arabia preislamica; alla data di scadenza di un debito, un creditore esigeva dal debitore inadempiente il doppio del capitale prestato, in cambio della concessione al debitore di un tempo prolungato per la restituzione del denaro. La nozione di rib è stata oggetto di numerosi studi e dibattiti tra i dotti musulmani delle quattro scuole giuridiche islamiche ( anbalita, hanafita, m likita e sh fiita). Rib è passato a indicare ogni forma di lucro ingiustificato che non corrisponde a un attività commerciale, quindi non deriva né da uno scambio di beni né dalla prestazione di un servizio. Il consenso generale tra i giuristi islamici fa rientrare nel rib non solo l usura, ma anche la moderna pratica degli interessi. Vengono a contrapporsi perfettamente commercio e usura, da un lato, e profitti e interessi, dall altro. La legge islamica incoraggia il guadagno ottenuto da un impresa commerciale, ma vieta di fissare un ritorno positivo ex ante, a prescindere dalle rendite di un attività economica. Secondo l ottica islamica, il capitale non ha valore si per sé, ma lo acquista solo se utilizzato in un processo produttivo. Perciò conferire un determinato valore a priori a un capitale e guadagnare dalla differenza di valore che un capitale acquista nel tempo è assolutamente illecito. Allo stesso modo, non è ammissibile caricare un debitore già inadempiente di un ulteriore debito, perché significherebbe sfruttare la sua debolezza per ottenere un guadagno. Da tali considerazioni è scaturita la condanna degli interessi impiegati nella finanza convenzionale sia nelle vendite che nei prestiti. Il divieto di rib nell accezione di usura e interesse viene definito più propriamente rib al- nas a, che significa posporre, rimandare, in riferimento al tempo extra concesso al debitore per restituire la somma ricevuta in prestito, in cambio di un costo aggiuntivi a quello inizialmente pattuito. Si tratta dell arricchimento ingiustificato su un debito e può ricorrere nelle situazioni di prestito o qualunque erogazione del credito. 8
7 Esiste, però, un altra forma di rib, nota come rib al- faÿl, letteralmente rib dell incremento in uno scambio. Quest ultima si riferisce all arricchimento ingiustificato di una sola delle due parti in un contratto, dovuto a un qualsiasi tipo di squilibrio tra prestazione e controprestazione nello scambio di beni. Il contesto in cui si può verificare questo tipo di rib è precisamente spiegato in un detto della Sunna ( ad th), che riporto di seguito: Vendi oro per oro, argento per argento, grano per grano, orzo per orzo, dattero per dattero, sale per sale, nella stessa specie, nella stessa quantità, faccia a faccia (contestualmente); se le merci differiscono, puoi vendere come desideri, purché lo scambio sia contestuale. Chi paga di più o riceve di più cade nel rib. Chi prende e chi riceve è uguale (nella colpa). 3 In sostanza, si vieta lo scambio di merci dello stesso genere, ma con valore diverso e in ogni caso si raccomanda che la prestazione e la controprestazione avvengano in maniera contestuale. Questo ad th ha un importanza capitale per la finanza islamica contemporanea. Per quanto la situazione descritta si riferisca ai tempi del Profeta, quando erano frequenti le frodi nei baratti, ha ripercussioni ancora oggi sul mercato monetario. La norma che regola l attuale mercato monetario riguarda lo scambio di valute in modo istantaneo, senza permettere che il passaggio del tempo comporti un cambiamento nel valore del bene (in questo caso, la moneta) e quindi l arricchimento di una parte ai danni dell altra. Inoltre, il rib al- faÿl influisce su una questione tutta contemporanea: il divieto degli strumenti derivati nella prassi finanziaria islamica. Non ammettere la possibilità di fissare oggi il prezzo di un bene e domani le condizioni della sua consegna costituisce un grande ostacolo alla legittimazione di questi strumenti in campo islamico. 3 Raccolta curata da Muslim, citato in R. Hamaui, M. Mauri, Economia e finanza islamica, Bologna, Il Mulino, 2009, p
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