I sovrani angioini conferirono un nuovo assetto alla città con la costruzione della Strada nuova (l attuale via Roma) che con il suo tracciato

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1 I sovrani angioini conferirono un nuovo assetto alla città con la costruzione della Strada nuova (l attuale via Roma) che con il suo tracciato lineare, esterno e tangente al primitivo impianto normanno, migliorava i collegamenti con Napoli e Capua e determinava nuove possibilità di incremento delle attività commerciali, aprendo a un più ampio mercato la produzione dei fertili terreni circostanti. Il nuovo asse viario che causava l abbandono dell antica strada consolare e la conseguente emarginazione del borgo S. Lorenzo, sconvolgeva il precedente assetto della città, e destinava l area orientale, da sempre adibita alle attività commerciali, al successivo sviluppo urbano. Il castello di Ruggero, sito ai margini della città, nel borgo del Mercato vecchio, era collegato alla cattedrale dalla via Seggio, - vero e proprio sventramento del primitivo nucleo normanno- unica arteria radiale che attraversava con andamento rettilineo il radiocentrico impianto normanno, lungo la quale si concentrarono i palazzi delle famiglie più importanti. Tra gli altri va ricordato il palazzo di Riccardo, donato nel 1375 dai sovrani angioini ai certosini di S. Martino, che, pur avendo subito numerosi rimaneggiamenti, conserva alcuni elementi di notevole interesse: il cortile con ampie arcate dal notevole sviluppo verticale sostenute da massicci pilastri che scandiscono con volte a crociera di tradizione medioevale i corridoi laterali.

2 s. Giovanni evangelista s. marta s. audeno

3 s. nicola

4 s. Maria a piazza

5 S. Biagio

6 Il Carmine

7 s. Agostino dei padri calzati

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9 Notevole rilevanza per la crescita economica dell istituzione ebbe infatti il privilegio concesso da Alfonso I nel 1440 di una Feria seu mercato franco da celebrarsi ogni anno per otto giorni: concessione che nel 1463 Ferdinando non soltanto rinnovò, ma estese territorialmente consentendo lo svolgimento del mercato avanti detta chiesa e nel suo circuito sino alla porta delle predette muraglie, e sino al mercato che si dice de Porci per la villa di Savignano. La fiera dunque si svolgeva lungo la Strada reale nel tratto compreso tra il Conservatorio e la porta del Mercato vecchio; nel Mercato dei porci, l attuale piazza Vittorio Emanuele, denominata anche Fiera degli animali; lungo l intero circuito della Starza di Iomentaro, area compresa tra la Strada Nuova, l Annunziata e il borgo di Savignano.

10 Lo slargo denominato Mercato dei porci tramite la Strada delle Mandrie antico toponimo dell attuale via Isonzo- si collegava alla piazza di Savignano ed all antica via Lonca, che definivano i confini della Starza di Iomentaro. La via delle Mandrie come la vicina via del Torrente, si svolgevano con un sinuoso tracciato perché erano percorsi naturali scavati dalle acque. La piazza di S. Giovanni Battista, acquisì un nuovo ruolo per la funzione commerciale alla quale vennero destinate le fabbriche prospicienti in essa e lungo tutto il percorso autorizzato per lo svolgimento della fiera. Le aree destinate al mercato franco rivestono particolare interesse perché emerge con chiarezza che fu proprio lo sviluppo della fiera nel territorio della Starza di Iomentaro a consentire la saldatura delle propaggini sudorientali aversane con il borgo di Savignano, insediamento in origine autonomo cresciuto intorno alla chiesa intitolata a S. Giovanni Battista di fondazione normanna, caratterizzata, come le coeve fabbriche aversane, da un icnografia a tre navate.

11 Durante il viceregno si registra ad Aversa a partire dalla seconda metà del Cinquecento un notevole incremento solo delle fabbriche religiose. Si moltiplicarono le cappelle, molte delle quali occuparono gli spazi dei fossati delle antiche murazioni; nel 1597 in occasione della visita del cardinale Ursino vengono citati molti nuovi luoghi di culto tra i quali S. Maria Succurre Miseris (1545)- oggi in stato di deplorevole abbandono- S. Monica (1591), S. Maria la Nova fuori porta S. Biagio (1592), S. Bartolomeo e S. Maria degli Angeli (anteriori al 1597), S. Maria della Pietàdetta a Portanova(1583), il Carminello (anteriore al 1597), S. Rocco. Nel 1582 fu iniziata anche la costruzione dell Immacolata Concezione, che occupò l antico fossato compreso tra la cerchia di Ruggero e l ampliamento angioino. Nuove istituzioni religiose si insediarono anche nel centro antico trasformando fabbriche in precedenza destinate ad abitazione, tanto che l originario nucleo rainulfiano assunse sempre più le caratteristiche di cittadella monastica; si registra nei primi anni del Seicento l esodo degli abitanti -espulsi dai palazzi trasformati in monasteri- nelle aree fuori Portanova, nel Limitone dove i governatori dell Annunziata ben presto allestirono fabbriche residenziali che consentirono la crescita delle rendite dell istituzione. Le fabbriche religiose nel centro antico raggiunsero una densità perfino superiore, nel rapporto alla popolazione, ai coevi parametri napoletani. Le Clarisse nel 1562 fondarono il monastero dello Spirito Santo dirimpetto al giardino del palazzo episcopale, ma qualche anno dopo realizzarono a pochi metri di distanza una nuova sede dopo aver alienato la precedente alle Salesiane di S. Gennaro. Non furono da meno le Cappuccinelle che si insediarono nel 1599 in un area adiacente al Seggitiello di Piazza, a ridosso delle mura di Rainulfo; alla fine del XVII secolo iniziarono una politica di progressivo ampliamento delle strutture conventuali tanto da occupare a metà Settecento l intera insula realizzando uno dei più importanti complessi religiosi della città.

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13 L Annunziata, ubicata fuori la Porta del Mercato vecchio, inizialmente collegata alla città da un percorso appena sterrato, dopo la costruzione della Strada nuova, si trovò ad occupare un sito periferico ma privilegiato; la rapida crescita dell istituzione suggerì ai governatori la costruzione nel 1516 della chiesa di S. Maria del Casale (l attuale S. Maria di Costantinopoli) che costituiva un polo di riferimento per la popolazione di quei fondi suburbani appartenenti alla Casa Santa e, probabilmente per i malati contagiosi sistemati nelle fabbriche adiacenti. Divenne allora necessario complemento alle proprietà dell A.G.P. il territorio denominato Lemitone -compreso tra la via della Lava, asse di collegamento del Conservatorio con il nuovo polo religioso di S. Maria del Casale, e le mura meridionali della città.- acquisito nel Nel nuovo fondo, dopo aver allestito i necessari collegamenti viari che consentirono la suddivisione del podere in otto lotti, vennero costruite strutture di supporto alla Fiera. Lungo la via del Lemitone, la via della Lava e la via Lonca alle botteghe si alternavano i fondachi, strutture commerciali più complesse con cortile porticato centrale circondato sui quattro lati da vani adibiti a magazzini e a depositi di mercanzie, con scale laterali di accesso al primo piano dove, lungo una balconata che si svolgeva sui quattro lati dell edificio, si aprivano le stanze destinate all alloggio dei mercanti.

14 caravanserraglio a Fes

15 il fondaco del carbone a granada il fondaco di s. gregorio armeno

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19 Durante il viceregno, in particolare nella seconda metà del XVI secolo, si erano moltiplicate ad Aversa le nuove fabbriche religiose che rispondevano alle norme indicate dal Concilio di Trento. I sobri apparati decorativi realizzati in quegli anni apparvero ben presto inadeguati ai temi che la cultura barocca aveva già ampiamente diffuso nella capitale nella seconda metà del Seicento. Ad Aversa solo nel Settecento si attuarono interventi che incisero in modo determinante nella trasformazione epidermica della città, perché, pur nel rispetto degli spazi preesistenti, si operò un completo rifacimento delle facciate e dei registri decorativi all interno delle più importanti fabbriche religiose. Gli ammodernamenti furono realizzati ad opera dei maggiori architetti attivi a Napoli e nella Roma papale: il vescovo, legato alle gerarchie ecclesiastiche, privilegiò professionisti di area romana, affidando a Carlo Buratti il rifacimento della cattedrale e la costruzione del nuovo Seminario, mentre i governatori dell Annunziata affidarono a professionisti napoletani l incessante attività edilizia intrapresa. Nel 1712 fu redatto un progetto, completato solo nel 1776, per la costruzione della nuova torre campanaria alla quale venne conferita una importante valenza urbana. L idea era di realizzare una nuova porta di ingresso alla città, che includesse nei confini urbani le fabbriche dell Annunziata, anzi fosse ad essa simbolicamente collegata. La porta Napoli deve intendersi come un tentativo di unificare la città murata medioevale e la città aperta settecentesca, monumentalizzandone il nuovo ingresso. Sin dal 1739 si iniziarono i lavori di trasformazione del castello aragonese: inadeguato alle esigenze residenziali della corte non a caso Carlo di passaggio ad Aversa nel 1734 venne ospitato per quasi un mese nel palazzo Della Valle- fu oggetto di importanti lavori di ristrutturazione per assolvere alla nuova funzione di quartiere di cavalleria. Quartiere di cavallera Nel Settecento si accentuò il fenomeno di abbandono del centro antico, già registrato nel periodo precedente, e si concentrarono nel Lemitone tutte le nuove fabbriche residenziali con un progressivo slittamento verso la Strada reale.

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21 Si può affermare, senza eccessivo azzardo, che una questione peculiare della città ottocentesca sia costituita dal rapporto che le nuove istanze, i nuovi valori, i nuovi programmi, le nuove culture dello spazio urbano stabiliscono con il sistema mura-porte che è il segno complessivo che raccoglie, contiene e da forma a ciò che è passato, di cui si è, o si presume di essere, alternativi. La cultura ottocentesca appare percepire la cinta urbica come un impedimento, un vincolo da rimuovere, una presenza confliggente con gli ideali della Modernità e cioè dell igienicità, della rettilineità. Nel 1835 venne eseguita la demolizione della Porta del Mercato vecchio e nel 1840 quella della Porta di Capua. Va subito detto che la storia di Aversa nei secoli XIX e XX è prevalentemente la storia della secolarizzazione della sua struttura urbana: per essere tra le più ricche di fabbriche religiose, la città più di altre avvertì il travaglio della trasformazione dei luoghi di Dio in strutture dedicate al miglior servizio del cittadino. Con decreto dell 11 marzo 1813 Gioacchino Napoleone destina l abolito complesso francescano della Maddalena a Real casa dei matti di Aversa; un mese dopo viene messo a disposizione il convento dei Cappuccini per ricoverare le donne matte. Nel 1821 per risolvere il problema del sovraffollamento dei due istituti viene aperto un terzo asilo destinando a tanto il Convento di Montevergine. Nel 1836 viene adibita ad attività di ricovero e cura dei matti un altra struttura conventuale soppressa S. Agostino degli scalzi, sino a che nel 1845 si da il via al Progetto di ampliamento e di restauro del Real Morotrofio della Maddalena affidandone l incarico a Nicola Stassano. La trasformazione di queste strutture è quindi legata a un momento di metamorfosi della città la cui storia nell Ottocento è in gran parte connessa alle origini e alla evoluzione della ricerca diagnostica e terapeutica in materia di patologie mentali: è ad Aversa che si da la prima risposta all impulso originario di risolvere l esigenza dell umanità di portarsi un utile riforma nel regime sanitario de Matti onde ottenersene con misure efficaci il ristabilimento.

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23 la Maddalena

24 Aversa diviene un laboratorio avanzato dell umanità, un luogo significativo della sollecitudine umana e scientifica verso la peggiore delle sventure, il centro di sperimentazione e di verifica dell attenzione istituzionale a raccogliere questa parte infelice dell umanità per poterla meglio assistere e curare al fine di richiamarla alla ragione perduta. Particolare significato va pertanto attribuito al complesso della Maddalena; l antica struttura conventuale rappresenta infatti un significativo esempio di architettura rinascimentale grazie al cinquecentesco intervento di Mormando, -cui si deve con ogni probabilità l ampliamento della primitiva struttura medioevale- e di Giovanni Merliano autore del pregevole capoaltare. Ma la fabbrica -oggetto di un ampliamento a metà Ottocento- presenta elementi di particolare interesse anche nelle parti progettate da Nicola Stassano. L architetto che non riuscì a completare l opera secondo il programma originario, operò pur nella parzialissima realizzazione, nel rispetto della struttura conventuale preesistente che divenne quasi il gene organico dell articolazione spaziale e volumetrica del nuovo. Le strutture porticate del nuovo impianto, e in particolare quelle delle quattro torri centrali, infatti si allineano perfettamente con quelle esistenti che vengono così a scandire, e a determinare il proporzionamento complessivo. Nell edificio di Stassano va inoltre sottolineata un altra peculiarità che lo rende estremamente adattabile a nuove funzioni: le strutture per intenzionalità progettuale del suo autore vennero predisposte ad eventuali modificazioni determinate da esigenze organizzative non programmabili in una disciplina ancora alla ricerca di protocolli terapeutici e regolamentari. Nel 1866 venne elaborato un progetto di recupero anche della Casa Soccorsale di S. Agostino degli Scalzi per adeguarla alle esigenze del programma medico predisposto. Altri importanti poli della città Ottocentesca sono il Camposanto con la chiesa -opera di Pietro Valente del il Macello, completato nel 1882 e definito una architettura proto-razionalistica perché improntata a obiettivi di funzionalità e di economicità che condizionarono le scelte relative ai materiali da impiegare ed al programma decorativo. Nel venne realizzata la nuova stazione ferroviaria. Un discorso a parte meritano gli edifici che a metà Ottocento furono adibiti a carceri: il complesso di S. Francesco di Paola venne destinato a Carcere Muliebre mentre, dopo opportuni lavori di ristrutturazione ed ampliamento su progetto di Andrea Gentile, venne destinato a Carcere Circondariale l antica masseria Volpe sita nei pressi del complesso di S. Agostino degli scalzi. Venne così accantonato il progetto di adattare alla funzione di Carcere l antica casa Comunale sita nell edificio prospiciente la piazza S. Domenico, e la scelta dell antica masseria a nord della città era consolidata da quella che in termini attuali qualificheremmo vocazione di area. L abolito complesso conventuale di S. Francesco di Paola fu oggetto di totale trasformazione; venne cancellata quasi ogni traccia della cinquecentesca fabbrica; tuttavia l edificio è allo stato degno di tutela. nel 1857 e nel 1859 dagli architetti Riegler e Maiuri.

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