Igiene Generale ed applicata. Indice. 1 Epidemiologia generale delle malattie infettive

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1 INSEGNAMENTO DI IGIENE GENERALE ED APPLICATA LEZIONE II EPIDEMIOLOGIA GENERALE DELLE MALATTIE INFETTIVE PROF.SSA DANIELA ANASTASI

2 Indice 1 Epidemiologia generale delle malattie infettive Presupposti per l insorgenza di una patologia infettiva Generalità sui microrganismi Profilassi generale delle malattie infettive Notifica Accertamento diagnostico Misure contumaciali Inchiesta epidemiologica Disinfezione, disinfestazione, sterilizzazione Profilassi immunitaria di 20

3 1 Epidemiologia generale delle malattie infettive Le malattie infettive sono le patologie causate da organismi viventi, parassiti dell uomo. In particolare, nell ambito delle malattie parassitarie, in cui sono comprese tutte le malattie causate da esseri viventi, è possibile distinguere: le infestazioni, causate da macroparassiti, cioè da esseri viventi pluricellulari quali, ad esempio, vermi, pidocchi, etc.; le malattie infettive o malattie microparassitarie, provocate da organismi viventi monocellulari come i batteri ed i miceti, o privi di organizzazione cellulare, come i virus. Le malattie infettive possono essere esogene o endogene. Nel primo caso il microrganismo patogeno proviene dall esterno dell individuo in cui, con modalità diverse, riesce a penetrare. Le forme endogene vedono invece i microbi provenire dallo stesso individuo o perché migrati, spesso traumaticamente, da un altro distretto in cui non provocano malattia, o perché divenuti patogeni in seguito all indebolimento dell organismo. 1.1 Presupposti per l insorgenza di una patologia infettiva Il presupposto per l insorgenza di una patologia infettiva è la penetrazione e invasione dell organismo da parte di un agente patogeno e la presenza o la produzione delle tossine microbiche con conseguente reazione tissutale. L infezione è pertanto la risultante dell interazione tra agente patogeno ed ospite recettivo, ma va sottolineato che essa non è sinonimo di malattia,, poiché a seguito di questo primo contatto possono anche verificarsi evoluzioni tali da consentire sia la distruzione del microrganismo con conseguente guarigione, sia la sua riproduzione ed invasione dell organismo con conseguente malattia. I fattori necessari perché si determini la cosiddetta catena dell infezione sono tre: l agente; la trasmissione; l ospite. 3 di 20

4 Ognuno di questi elementi gioca un ruolo variabile nell insorgenza delle diverse patologie infettive, e la conoscenza specifica di ciascuno di essi è particolarmente importante per porre in atto le più adeguate misure di prevenzione. 1.2 Generalità sui microrganismi Per quanto attiene il primo anello della catena, i microrganismi responsabili delle malattie infettive possono appartenere al regno animale come al regno vegetale. Si distinguono in: Protofiti: costituiti da un unica (protos = uno) cellula vegetale (Batteri e Miceti); Protozoi: costituiti da un unica cellula appartenente al regno animale; Virus: entità che non posseggono una propria tipica struttura cellulare Batteri o Schizomiceti Negli Schizomiceti il corpo del batterio è delimitato da una membrana, denominata capsula. La membrana batterica delimita una materia gelatinosa, denominata citoplasma, nella quale sono collocati alcuni organi ed inclusioni cellulari ed il nucleo che contiene il materiale genetico (acido desossiribonucleico o DNA). Materiale nucleare si trova anche sparso nel citoplasma, mentre il corpo batterico contiene anche acido ribonucleico (RNA). Alcuni batteri sono in grado di muoversi in quanto provvisti di uno o più organi filamentosi, detti ciglia, che si dipartono dalla capsula. A seconda della loro forma i batteri possono essere distinti in: cocchi: germi tondeggianti che possono presentarsi isolati o raggruppati (diplococchi = raggruppati a coppie; streptococchi = raggruppati a catene; stafilococchi = raggruppati a grappolo); bacilli: a forma di bastoncini più o meno allungati; vibrioni: con un corpo ripiegato a virgola; spirilli: con forma a spirale. 4 di 20

5 1.2.2 Miceti I Miceti appartengono ad una famiglia ben distinta che comprende agenti patogeni per l uomo e per gli animali responsabili di affezioni denominate micosi, che hanno generalmente andamento cronico e che, con poche eccezioni, sono scarsamente contagiose. Largamente diffusi in Natura, vivono negli strati superficiali del suolo o come commensali di vari organismi vegetali e animali Protozoi Sono microrganismi unicellulari appartenenti al regno animale. La loro struttura è pertanto molto più complessa di quella dei batteri e dei miceti. Contrariamente ai batteri, che sono mobili solo se forniti di ciglia, alcuni protozoi possono muoversi anche grazie a tipici movimenti del loro corpo detti di tipo ameboide. Analogamente ai batteri sporigeni, alcuni protozoi quando si trovano in condizioni ambientali sfavorevoli danno luogo a forme di resistenza che vengono denominate cisti, che ne permettono la sopravvivenza fino al ripristino di condizioni idonee, quando viene riprodotta l originaria forma vegetativa. Si trovano negli strati superficiali del suolo, nelle acque ed all interno o sulla superficie di animali e vegetali. Alcune specie sono parassiti obbligati o facoltativi di vari animali e dell uomo. Es. Gli agenti eziologici della malaria, della leishmaniosi e di alcune meningo-encefaliti primarie Virus I virus sono entità viventi sui generis che non hanno una propria tipica struttura cellulare e che sono dotati di alcune peculiari caratteristiche. Innanzitutto posseggono, contrariamente ai microrganismi più evoluti, un solo tipo di acido nucleico (DNA o RNA), e non posseggono tutte le informazioni genetiche e le strutture adeguate necessarie per un autonoma riproduzione. Pertanto per riprodursi devono utilizzare strutture dell organismo parassitato a cui forniscono la propria informazione genetica. Per quanto concerne l interazione dei microrganismi descritti con l uomo, bisogna sottolineare che non tutti sono patogeni, in grado cioè di causare malattia. 5 di 20

6 Vi sono alcuni microrganismi che convivono pacificamente con l uomo o ne colonizzano le superfici, sia interne che esterne, instaurando con esso un rapporto di simbiosi. E il caso ad esempio dei microbi che contribuiscono a mantenere l integrità e la funzionalità della cute o di quelli che costituiscono la flora intestinale e che garantiscono l adeguatezza della funzione digestiva. Questi microrganismi vengono definiti saprofiti. La distinzione tra microbi patogeni e saprofiti è però sempre relativa. Alcuni di questi germi infatti, in condizioni particolari, come in seguito a traumatismi o a indebolimento della risposta immunitaria, possono da saprofiti diventare patogeni e vengono pertanto denominati patogeni opportunisti. Un altra caratteristica molto importante dei microrganismi, in particolare di quelli patogeni, è la virulenza, cioè la capacità di riprodursi in vivo. I microrganismi hanno infatti, in genere, la facoltà di adattarsi facilmente all ambiente in cui vivono. I microrganismi patogeni tuttavia, essendo abituati a vivere nell organismo animale, hanno per lo più maggiori esigenze cosicché, trasportati nell ambiente esterno, spesso si indeboliscono nella loro capacità vitale, perdono o attenuano la loro virulenza e finiscono per morire. La distinzione tra microrganismi aerobi o anaerobi concerne la loro capacità o meno di sopravvivere in mancanza di ossigeno. Vengono infatti denominati aerobi i microrganismi che possono vivere solo in presenza di ossigeno, mentre gli anaerobi sono quelli che vivono e si sviluppano esclusivamente in assenza di ossigeno libero (es. bacillo del tetano). Per quanto concerne la loro riproduzione, non essendovi una differenziazione di sesso, i microrganismi vegetali si avvalgono esclusivamente di quella asessuata, con una divisione sequenziale della cellula batterica che, quando ha raggiunto la maturità, si separa a metà dopo essersi allungata. Ciascuna delle cellule figlie, dopo aver raggiunto le dimensioni della cellula di origine, si divide a sua volta. Quando i microbi si trovano in ambiente favorevole, la loro moltiplicazione può essere molto rapida, ed alcuni arrivano a dividersi ogni 20 minuti, tanto da produrre più di 70 generazioni in 24 ore. 6 di 20

7 L azione lesiva dei microrganismi patogeni può essere esplicata o direttamente dal batterio o indirettamente, tramite la produzione di sostanze denominate tossiche denominate appunto tossine. Le tossine possono essere suddivise in due gruppi: esotossine, che il germe espelle dalla propria struttura per immetterle nell ambiente che lo circonda; endotossine, che rimangono invece all interno del corpo batterico fino al suo dissolvimento in seguito all invecchiamento o alla morte. Alcuni microbi (es. tetano, carbonchio) sono in grado di produrre, quando le condizioni esterne diventino particolarmente proibitive per la loro sopravvivenza, una forma di resistenza denominata spora che, grazie alla particolare struttura, consente al microrganismo di non soccombere. Quando le condizioni ambientali tornano ad essere favorevoli la spora germoglia dando luogo ad una nuova cellula batterica. 7 di 20

8 1.2.5 Relazione ospite-parassita Il secondo anello della catena è costituito dalla trasmissione, cioè dal passaggio dell agente patogeno dalla sorgente all ospite. Gli agenti microbici pervengono all ospite provenienti da una sorgente di infezione. Questa può essere costituita o da mezzi animati, come l uomo o l animale o inanimati, come acqua, alimenti, oggetti. Si definisce infettività l attitudine di un organismo a diffondersi dalla sorgente all ospite. La carica microbica corrisponde invece alla quantità di agenti microbici capace di causare l infezione. Un soggetto infetto, in cui cioè sia avvenuta la penetrazione del microrganismo patogeno, può diffondere e trasmettere lo stesso: nel periodo di incubazione della malattia, quello cioè intercorrente tra l ingresso del microbo nell organismo umano e l insorgenza dei sintomi clinici della malattia; nel periodo di stato della stessa; durante la convalescenza. Un soggetto che ospiti un agente patogeno, che sia capace di eliminarlo, ma che non presenti sintomi clinici apparenti della malattia determinata dallo stesso agente patogeno, viene definito portatore. Quando il soggetto incomincia ad eliminare l agente patogeno già nel periodo di incubazione della malattia viene definito portatore precoce, mentre quando il soggetto continua a diffondere il microrganismo anche dopo la guarigione clinica della malattia viene definito portatore convalescente. Viene invece definito portatore sano il soggetto che pur presentandosi in ottima salute, può essere sorgente di infezione. Lo stato di portatore può essere temporaneo, durare cioè qualche settimana, o cronico, quando invece si prolunga per settimane o anni. La trasmissione delle malattie infettive può essere diretta o indiretta. Nel primo caso, il passaggio del microrganismo patogeno avviene per contatto diretto tra un soggetto infetto, malato o portatore ed un soggetto sano recettivo. 8 di 20

9 E il caso, ad esempio, delle malattie a trasmissione sessuale o di molte malattie trasmesse per via aerea, con i microbi patogeni che dal cavo orale possono venire proiettati nell ambiente, assieme a goccioline di saliva, con la tosse, con gli starnuti e perfino con il semplice parlare. La trasmissione indiretta è invece più complessa perché, per concretizzarsi, necessita di veicoli e/o vettori. I veicoli sono oggetti inanimati, come acqua, alimenti, utensili, strumenti sanitari, sangue, siero, etc. che, dopo essere stati contaminati, vengono utilizzati da un soggetto recettivo che conseguentemente si infetta. I vettori sono invece organismi viventi (in genere artropodi) che non si limitano a giocare un ruolo passivo nella trasmissione della malattia. I microrganismi patogeni possono penetrare nell ospite attraverso diverse vie, tra cui quelle principali sono quella respiratoria, orale, congiuntivale, genitale, cutanea. Un metodo utile per classificare le malattie infettive è pertanto quello che si basa sulle modalità di propagazione. Questo differenzia: Le malattie aerogene trasmissibili per via respiratoria; Le malattie a circuito oro-fecale, trasmissibili per via digestiva; le malattie a trasmissione cutaneo-mucosa; le malattie trasmesse tramite vettori; le malattie comuni all uomo e agli animali (antropozoonosi); le malattie a trasmissione mista o complessa. Si parla poi di trasmissione verticale delle malattie, intendendo con questo termine la diffusione del contagio da parte dei genitori all atto del concepimento, per via transplacentare, o immediatamente dopo la nascita. E importante definire il concetto di contagiosità, che concerne la capacità di un microrganismo di diffondersi. Non tutte le malattie infettive sono contagiose. Vengono infatti denominate contagiose quelle malattie infettive nelle quali l agente microbico emerga naturalmente in superficie e siano pertanto trasmissibili dall ammalato o dal portatore al sano, attraverso un contatto diretto o quasi diretto. Esempi: le malattie veneree, alcune malattie esantematiche (varicella, morbillo etc.), la difterite, la pertosse, la poliomielite, le salmonellosi, etc. 9 di 20

10 Non sono invece contagiose quelle malattie infettive nelle quali l agente patogeno non affiora in superficie e per le quali vi è necessità dell intervento di vettori o di particolari meccanismi artificiali che implichino una lesione di continuo della cute ed il contatto con il sangue. Esempi: tetano, malaria, etc. La logica conseguenza di questa distinzione, ai fini della profilassi, è che le misure dell isolamento dell ammalato o del portatore e di disinfezione degli escreti, della biancheria, dell ambiente, etc. sono necessarie soltanto per le malattie contagiose. Il terzo ed ultimo anello della catena è costituito dall ospite. L uomo utilizza diversi e sofisticati strumenti per combattere le infezioni. Alcuni sono aspecifici, diretti cioè in maniera generalizzata contro i microrganismi patogeni. Tra questi sono particolarmente importanti l integrità della cute e delle mucose ed alcuni enzimi secreti in alcune delle cavità naturali dell organismo, come il lisozima, enzima presente nella saliva. I fattori specifici sono invece basati su risposte immunologiche verso determinati parassiti. L organismo è infatti dotato di un sistema in grado di riconoscere e preservare i propri costituenti, ma di aggredire e tentare di neutralizzare e distruggere eventuali organismi e sostanze estranee, come tossine batteriche, virus e prodotti che eventualmente si liberano dai protozoi, penetrati al suo interno. Ogni sostanza capace di provocare una reazione immunitaria prende il nome di antigene. Ogni microrganismo e le tossine da esso prodotte posseggono uno o più antigeni che vengono riconosciuti dal sistema immunitario che si dispone conseguentemente a combatterlo. Quando l organismo ha acquistato la capacità di resistere agli agenti infettivi o alle loro tossine si definisce immune. L immunità nell organismo può essere istogena ed ematica. L immunità istogena è quella che si verifica direttamente nei tessuti e può essere messa in evidenza osservando la reazione che provoca, ad esempio, nella cute l introduzione di antigeni. L immunità ematica si verifica invece tramite alcune cellule, quali i linfociti e le plasmacellule, che possono produrre gli anticorpi, cioè sostanze proteiche circolanti nel sangue, che sono capaci di combattere gli antigeni. La comparsa di uno stato di immunità a seguito della penetrazione nell organismo di sostanze antigene richiede almeno 7-10 giorni; l immunità può persistere anche per anni. 10 di 20

11 Un cenno infine alle modalità con cui le malattie infettive possono manifestarsi nel tempo e nello spazio. Si definisce epidemia il raggruppamento, in un breve periodo di tempo, di un elevato numero di casi di una malattia infettiva in una determinata regione o paese. L epidemia è pertanto un fenomeno limitato nel tempo e nello spazio. Nel caso un epidemia si diffonda ad un intero continente o al globo terrestre, e cioè il fenomeno sia limitato nel tempo ma non nello spazio, si parla di pandemia. Si definisce invece endemia, il succedersi costante e continuo di un numero non elevato di casi di una patologia in una determinata zona geografica pur con un certo livello di variabilità di anno in anno (fenomeno limitato nello spazio, ma non nel tempo). 11 di 20

12 2 Profilassi generale delle malattie infettive Si definisce profilassi l insieme di tutte quelle misure finalizzate ad evitare l insorgenza e la diffusione delle malattie infettive. Essa può essere attuata con metodi diretti e indiretti. I metodi diretti possono essere finalizzati: a) alla distruzione dei microrganismi patogeni tramite attività di bonifica ambientale (es. disinfezione, disinfestazione; sterilizzazione); b) alla limitazione della diffusione dei microrganismi patogeni previo il loro riconoscimento negli individui e nella popolazione (es. notifica dei casi di malattia; inchiesta epidemiologica; accertamento diagnostico); c) al rafforzamento delle difese dell individuo nei confronti delle infezioni (es. vaccinazioni). I metodi indiretti sono invece indirizzati al miglioramento delle condizioni sanitarie individuali e collettive tramite misure di controllo degli ambienti di vita e di lavoro e di miglioramento della qualità dell acqua e degli alimenti. Per quanto attiene i metodi diretti essi sono: la notifica; l accertamento diagnostico; le misure contumaciali; l inchiesta epidemiologica; la disinfezione, la disinfestazione, la sterilizzazione; la profilassi immunitaria. 2.1 Notifica Quando un medico, nell esercizio della sua professione, viene a conoscenza di un caso di malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo, pericolosa per la salute pubblica, è obbligato a notificarla tempestivamente all Autorità Sanitaria competente (Decreto del Ministero della Sanità del ). 12 di 20

13 Questo primo atto, se eseguito con diligenza, consente di identificare tempestivamente i casi e di circoscrivere i focolai di infezione attraverso la messa in atto di adeguati interventi preventivi. La responsabilità della notifica non è esclusivamente a carico del medico, in quanto tutti coloro che sono responsabili di collettività (presidi di scuole; direttori di alberghi; comandanti di caserme; etc) sono tenuti ad attivare il meccanismo di segnalazione di casi di malattie infettive pericolose per la sanità pubblica. La notifica viene compilata su appositi modulari che prevedono quattro copie, di cui: la prima viene trattenuta da colui che compila la notifica; la seconda viene recapitata all ufficio dell Azienda Sanitaria Locale che avvierà l inchiesta epidemiologica; la terza viene inoltrata al Ministero della Sanità; la quarta viene inoltrata all istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Le ultime due sono importanti anche perché consentono di alimentare le banche dati regionali e nazionali sulle malattie infettive. 2.2 Accertamento diagnostico L accertamento diagnostico è un momento essenziale della profilassi delle malattie infettive perché, tramite specifiche procedure cliniche e di laboratorio, consente di confermare la diagnosi, di attuare la terapia adeguata e le successive misure di controllo che si rendano necessarie: isolamento, disinfezione, immunoprofilassi, etc. Esso può essere praticato negli Ospedali, nei Presidi di Igiene e Prevenzione oppure presso Istituti Universitari. 2.3 Misure contumaciali Le misure contumaciali si propongono di circoscrivere il focolaio infettivo, impedendo la trasmissione dei microrganismi patogeni dall individuo malato o portatore ai soggetti sani. Esse sono: 1) L isolamento, che consiste nella separazione del soggetto dagli altri membri della collettività, ad eccezione del personale di assistenza. La sua importanza è decisiva quando ci si trovi di fronte all importazione di casi di malattie esotiche, come ad esempio la febbre gialla, che sono del tutto nuove per la popolazione e che, attraverso l isolamento possono essere tempestivamente bloccate, ma è importante anche in quelle 13 di 20

14 patologie, come la scarlattina, la varicella, la difterite, nelle quali si ha una precoce e abbondante eliminazione di germi patogeni. L isolamento viene distinto in: a) Isolamento in ospedali per infettivi: prescritto per i morbi esotici (es. colera, peste e febbre gialla) nonché per il tifo esantematico e consigliabile per malattie aerodiffusive gravi. b) Isolamento domiciliare coercitivo con piantonamento da parte della forza pubblica, che si attua a casa del soggetto malato come forma di ripiego o di emergenza a carattere temporaneo, quando non si possa disporre il ricovero in apposito reparto ospedaliero o per indisponibilità di posti letto o per impossibilità del trasporto di un ammalato affetto da malattia ad altissimo potere diffusivo. c) Isolamento domiciliare fiduciario, che si attua a casa del soggetto, affidandosi ai familiari dello stesso. Esso è inammissibile per le patologie esotiche, come pure per il tifo esantematico, ma può essere consentito per affezioni aero-diffusive non gravi, quando le abitazioni delle famiglie diano affidamento. Un buon isolamento fiduciario deve, comunque, rispondere a determinati requisiti relativi alla camera, possibilmente indipendente dal resto dell appartamento; al materiale sanitario; ai disinfettanti; alla biancheria; agli oggetti d uso; etc. Nulla deve uscire dalla camera del malato se prima non sia stato disinfettato. 1) La durata dell isolamento deve essere stabilita non in funzione dello stato di malattia, bensì della persistenza del germe e della sua eliminazione all esterno. 2) La sorveglianza sanitaria, che consiste nell obbligo di farsi controllare periodicamente dalle Autorità Sanitarie senza però alcuna limitazione della libertà personale. Talvolta è necessario estendere le misure sanitarie a persone sane che abbiano soggiornato presso ammalati o che provengano da luoghi infetti, perché potrebbero trovarsi nel periodo di incubazione. Tali pratiche vengono sospese solo quando sia trascorso, dopo l ultimo rapporto con la sorgente di infezione, un tempo pari alla massima durata massima del periodo di incubazione della malattia in questione. 14 di 20

15 3) L allontanamento, che consiste nel sospendere la partecipazione di un soggetto ad una particolare attività o ad una comunità in conseguenza di una condizione patologica o di portatore o, talvolta, di contatto o di convivenza con soggetti malati. 2.4 Inchiesta epidemiologica L inchiesta epidemiologica, quando è tempestivamente svolta dalle Autorità Sanitarie, è importante per fornire i dati essenziali ed immediati per una prima applicazione delle misure di profilassi. Essa viene avviata in seguito alla notifica di uno o più casi di malattia infettiva e consiste nell applicazione, da parte di personale specializzato della Azienda Sanitaria Locale (ASL), di metodologie epidemiologiche per studiare la causa dell infezione ed individuare eventuali veicoli e/o vettori ed ostacolare la diffusione della malattia attraverso adeguati interventi 8es. bonifica ambientale; immunoprofilassi; etc). 2.5 Disinfezione, disinfestazione, sterilizzazione La disinfezione consiste nella eliminazione dei microrganismi patogeni in un determinato ambiente o substrato. La disinfestazione è invece l azione finalizzata a distruggere o ad allontanare macrorganismi estranei (es. topi, zecche), la cui presenza in ambienti, colture agricole, derrate alimentari, animali o persone fisiche può essere responsabile dell insorgenza e della diffusione della malattia. La sterilizzazione è, infine, la pratica che ha come fine la distruzione di tutti i microrganismi. Per quanto concerne la disinfezione, essa può essere attuata in tre momenti distinti: a. durante il decorso della malattia (disinfezione continua), per evitare che il soggetto malato possa costituire una sorgente di infezione. Essa è pertanto finalizzata a distruggere i microrganismi patogeni nel corso e fino alla fine della loro eliminazione. Senza di essa l isolamento di un soggetto contagioso perderebbe gran parte del suo significato. 15 di 20

16 b. alla fine della malattia (disinfezione terminale), per eliminare i microrganismi patogeni dall ambiente nel quale ha soggiornato il malato; c. lontano dal letto del malato, come nel caso della disinfezione estemporanea, attuata ogni volta che si verifica un caso di malattia infettiva in un ambiente aperto al pubblico (es. scarlattina, meningite, poliomielite in scuole, dormitori, etc.) o della disinfezione periodica, eseguita con regolari scadenze in locali nei quali è presumibile la circolazione di microrganismi patogeni (es. caserme, scuole, centri di raccolta). La disinfezione può essere attuata con metodi naturali ed artificiali. Per quanto attiene ai primi, bisogna ricordare che i germi patogeni, nel mondo esterno, si trovano esposti all azione di numerosi fattori che svolgono così un ruolo di disinfettanti naturali. Tra questi i più importanti sono: la luce solare che ha un notevole potere battericida dovuto alle sue radiazioni ultraviolette; l essiccamento che è uno dei più energici disinfettanti naturali; le variazioni brusche di temperatura; la concorrenza vitale con altri microrganismi; la diluizione, capace di attenuare notevolmente il pericolo rappresentato dalla dispersione dei prodotti morbosi nel mondo esterno. Per quanto riguarda i mezzi di disinfezione artificiale, essi vanno suddivisi in mezzi fisici e mezzi chimici. Anche la sterilizzazione può essere attuata tramite mezzi fisici e mezzi chimici. E possibile comunque constatare che, nella pratica comune, i mezzi fisici sono quelli più frequentemente usati per la sterilizzazione, mentre quelli chimici sono molto più utilizzati per le procedure di disinfezione. Tra i mezzi fisici, quelli più importanti sono il calore, i raggi ultravioletti, le radiazioni ionizzanti. In particolare, il calore può essere utilizzato a secco, come nel caso di esposizione di una superficie o di un oggetto alla fiamma o di utilizzazione di appositi apparecchi, le stufe a secco, che rappresentano il modo più adatto per la sterilizzazione di materiali in vetro o metallo. 16 di 20

17 Esso può altresì essere utilizzato in forma umida come con l acqua bollente o, meglio, con l autoclave, l apparecchiatura che consente di utilizzare il calore per sterilizzare, sotto pressione, materiali in grado di sopportare l umidità. Per quanto attiene l uso di mezzi chimici esistono, in commercio, un numero consistente di disinfettanti chimici le cui indicazioni e modalità d impiego costituiscono un quadro articolato e complesso. Tra i disinfettanti chimici più utilizzati ricordiamo: Gli alcoli, tra cui l alcool etilico che è il più comune disinfettante e la cui efficacia è legata al grado alcolico. Risulta infatti più efficace e con uno spettro d azione più ampio l alcool a 70 rispetto a quello a 90, la cui commercializzazione è più diffusa. Le aldeidi, in particolare l aldeide formica utilizzata per la disinfezione terminale degli ambienti. Gli alogeni, che comprendono elementi come il Cloro e lo Iodio. Tra i disinfettanti a base di cloro vi è l ipoclorito di cloro, composto base della comune candeggina, che è considerato un ottimo disinfettante per l efficacia e per i costi contenuti anche se ha limitazioni d uso legate all aggressività per esempio sui metalli. Altri composti del Cloro vengono utilizzati per la disinfezione delle acque. Lo Iodio è invece utilizzato, soprattutto in una soluzione alcolica detta tintura, per la disinfezione della cute e delle mucose. Nella scelta del disinfettante chimico bisogna sempre tener presente: a) la resistenza al disinfettante del germe o dei germi da distruggere, che varia moltissimo da microbo a microbo; b) le caratteristiche del disinfettante da adoperare; c) la natura del materiale da disinfettare. La disinfestazione è una metodica atta a distruggere i macroparassiti nocivi per l uomo e per l ambiente. Parassiti dell uomo: endoparassiti, che vivono all interno delle cellule e nei liquidi organici (es. tenie, ascaridi); ectoparassiti, che vivono sulla superficie dell ospite (es. zecche, pidocchi) 17 di 20

18 La disinfestazione può essere integrale, quando agisce su tutti i parassiti, o selettiva quando è rivolta ad esempio solo sugli insetti vettori di germi patogeni, o solo sui ratti. A tale scopo possono essere utilizzati mezzi sia fisici che chimici, ma sono soprattutto questi ultimi ad essere più frequentemente utilizzati. La maggior parte dei disinfestanti agisce, in genere, per: 1) inalazione, se allo stato gassoso o di vapore; 2) contatto, se in forma liquida o di polveri; 3) ingestione, se nelle stesse forme del contatto. Tra questi ricordiamo: insetticidi, acaricidi, rodenticidi. La sterilizzazione è il risultato finale di procedimenti fisici e/o chimici che, attraverso metodologie standardizzate, ripetibili e documentabili, hanno come obiettivo la distruzione di ogni microrganismo vivente, patogeno e non, in forma vegetativa o di spora. Da un punto di vista operativo, un procedimento di sterilizzazione è quello al termine del quale il prodotto ad esso sottoposto presenta una probabilità su un milione di essere contaminato. La sterilizzazione si ottiene esclusivamente con mezzi fisici mediante l impiego di apparecchiature specifiche perché, secondo quanto indicato dall OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), un efficace sistema di sterilizzazione deve garantire che il materiale, una volta processato, possa essere conservato senza comprometterne la sterilità, e che il processo e l avvenuta sterilità possano essere controllati mediante l impiego di indicatori (controlli) fisici, chimici e biologici. la sterilizzazione va pertanto distinta dalla disinfezione ad alto livello (ottenibile esclusivamente con i composti chimici) che non consente né di confezionare il materiale, né di controllare l efficacia del trattamento, se non con lunghe e poco pratiche metodiche di laboratorio. La sterilizzazione può avvenire con: calore secco o umido (stufe; autoclavi); ossido di etilene (sterilizzatrice a freddo); radiazioni (raggi gamma, raggi UV e microonde); sistema perossido di idrogeno-gas plasma (soluzione acquosa). 18 di 20

19 2.6 Profilassi immunitaria Le misure di profilassi immunitaria sono finalizzate a conferire ai soggetti suscettibili di infezione uno stato di resistenza che viene appunto definito di immunità. Esistono due tipi di immunità, naturale e artificiale. La prima è la capacità di difesa che l organismo manifesta verso un agente estraneo in seguito a fenomeni naturali, come il conferimento di anticorpi materni al nascituro od il superamento di una malattia infettiva contratta naturalmente. La seconda, oggetto delle misure di profilassi immunitaria, è conseguente alla somministrazione di preparazioni artificiali quali i sieri immuni, le immunoglobuline, i vaccini. La profilassi immunitaria è indicata, pertanto, anche come profilassi specifica, perché ha carattere specifico per ciascuna malattia e si applica nelle persone sane che, per speciali condizioni epidemiologiche, si ritengano esposte al pericolo di determinate infezioni. 19 di 20

20 BIBLIOGRAFIA 1) Boccia A., Ricciardi G., De Giusti M., La Torre G. Igiene generale della scuola e dello sport ; Ed. Idelson-Gnocchi, ) Marinelli P., Liguori G., Montemarano A., D Amora M. Igiene Medicina Preventiva e Sanità pubblica ; Ed. Piccin, ) La Placa M. Principi di microbiologia medica ; Ed. Esculapio, di 20

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