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1 LA RADIOATTIVITA AMBIENTALE: PRINCIPALI ASPETTI ED ELEMENTI DI CONOSCENZA TERRITORIALE Daniela de Bartolo Settore Aria ed Agenti Fisici U.O. Agenti Fisici ed Energia ARPA Lombardia Sede Centrale Viale Restelli 3/ Milano

2 Di che cosa si tratta? La radioattività è (anche) una componente naturale dell ambiente a cui tutti gli esseri viventi sono esposti la contaminazione radioattiva è l immissione nell ambiente di sostanze radioattive artificiali utilizzate dall uomo, connessa in particolare con lo sviluppo delle nuove tecnologie degli ultimi anni.

3 Negli organismi viventi le radiazioni ionizzanti causano danni anche rilevanti e questa peculiarità viene sfruttata positivamente a scopo medico, ad esempio per la cura dei tumori. Effetti dannosi indesiderati (immediati o tardivi) sull individuo e sulla sua discendenza possono essere invece generati da rarissime situazioni di contaminazione radioattiva ambientale causate da gravi incidenti o da esposizioni accidentali a sorgenti artificiali di elevata attività

4 L interazione delle radiazioni ionizzanti, emesse dalle sostanze radioattive, con il materiale biologico, può portare ad effetti certi, chiamati deterministici, che si verificano al di sopra di determinate soglie di esposizione molto elevate (situazioni causate da incidenti di rilevante entità) e portano a lesioni gravi ad organi e tessuti. Gli effetti correlati a valori di esposizione che si possono verificare nella vita comune sono invece detti stocastici, ovvero non certi, ma con una certa probabilità di verificarsi. Gli effetti si distinguono inoltre in somatici, ovvero che interessano l individuo esposto, e genetici, ovvero che ricadono eventualmente sulla discendenza dell individuo esposto.

5 Radioattività artificiale e contaminazione radioattiva 1/6 Principali utilizzi da parte dell uomo dei materiali radioattivi: medicina (diagnosi o terapia), campo industriale, ricerca, agrobiologia, archeologia, geologia, ecc.. L immissione nell ambiente di sostanze radioattive artificiali, può quindi avere diverse origini connesse con tali utilizzi. Nel territorio italiano il rischio di contaminazione derivato dall uso del nucleare per la produzione di energia elettrica è ristretto ad eventuali incidenti che possono avvenire in centrali all estero in quanto, a seguito dell incidente di Chernobyl e del risultato referendario del 1987, il settore energetico nucleare in Italia ha avuto un arresto; tutte le centrali nucleari italiane - fra le quali quelle di Caorso e Trino Vercellese, contigue al territorio lombardo - sono state infatti dismesse ed i rifiuti radioattivi sono in fase di smaltimento in condizioni di massima sicurezza.

6 La radiocontaminazione dell atmosfera è il primo segnale della dispersione nell ambiente di radionuclidi artificiali, come può avvenire in caso di esplosioni nucleari in atmosfera e di rilevanti incidenti presso centrali nucleari; per questo motivo riveste particolare importanza per la protezione della popolazione il monitoraggio dello stato di radiocontaminazione del particolato atmosferico e delle ricadute umide e secche (fallout): esso consente una tempestiva conoscenza di un eventuale fenomeno in atto e permette di procedere all attuazione dei necessari provvedimenti. 2/6

7 3/6 Chernobyl Deposizioni in Italia 1998 I rilasci dei radioisotopi volatili radiologicamente più importanti sono stati stimati in 1500PBq di 131 I, 85 PBq di 137 Cs e 46 PBq di 134 Cs. Più di km 2 del territorio dei tre Paesi più colpiti (Ucraina, Bielorussia e Federazione Russa) e più di km 2 di altri Paesi europei sono stati contaminati con livelli di 137 Cs superiori a 40 KBq/m 2 Fonte: Progetto Humus di Mondo in Cammino

8 L uso di sorgenti radioattive nelle tecnologie industriali e mediche genera, infine, due tipologie di problematiche: una connessa con il trasporto, la dismissione e lo smaltimento delle sorgenti sigillate e l altra connessa con le sorgenti non sigillate (rifiuti radioattivi a bassa attività), allo stato solido o liquido (gli scarichi ospedalieri controllati, le deiezioni dei pazienti sottoposti ad indagine con sostanze radioattive, ecc.). 4/6

9 5/6 Il processo di controllo sistematico della radioattività ambientale di origine antropica si è consolidato dopo l incidente nucleare di Chernobyl del In Lombardia è oggi attiva una rete di monitoraggio della radioattività ambientale il cui scopo è quello di evidenziare eventuali stati di contaminazione, derivati da una non corretta gestione delle sostanze radioattive da parte delle strutture autorizzate o da incidenti e rilasci incontrollati, anche a notevole distanza dal sito di campionamento. Le principali matrici sottoposte a controllo sono l aria, le ricadute umide e secche (fall-out), le acque superficiali e ad uso potabile, il terreno e gli alimenti.

10 6/6 RETE DI SORVEGLIANZA DELLA RADIOATTIVITÀ ARTIFICIALE La rete di monitoraggio della Lombardia - elemento della rete nazionale RESORAD - si compone di punti di osservazione posizionati in funzione della conformazione territoriale, del clima e della distribuzione della popolazione. Le matrici sorvegliate sono il particolato atmosferico, le ricadute umide e secche (fall-out), il terreno, le acque ad uso potabile e gli alimenti. La rete, analizzando l andamento spaziale e temporale di radioelementi traccianti, consente di rivelare tempestivamente eventuali contaminazioni derivate da eventi anomali e di attivare le idonee misure di gestione dell emergenza radioattiva.

11 Radioattività naturale La radioattività è comunque anche una componente naturale e ineliminabile dell ambiente ed ha origine sia extraterrestre (raggi cosmici) che terrestre (rocce, minerali): si parla in questo caso di fondo naturale delle radiazioni. La componente terrestre della radioattività è fortemente variabile da luogo a luogo in dipendenza della conformazione geologica delle diverse aree; essa, in condizioni normali, contribuisce in modo preponderante alla radioattività ambientale.

12 Il Radon Il radon è un gas naturale radioattivo proveniente dal decadimento dell uranio e del radio naturalmente presenti sulla Terra origina principalmente dal suolo, dalle rocce, dai materiali da costruzione e dalle falde acquifere: fuoriesce facilmente da tali matrici disperdendosi all aria aperta o, viceversa, accumulandosi negli ambienti chiusi. Generalmente si registrano concentrazioni di radon più elevate nei seminterrati e ai piani bassi, soprattutto se i locali sono mal ventilati o mal isolati dal terreno, in quanto la sorgente principale del gas - in Lombardia, e in Italia in generale - è il suolo. Il radon rappresenta la fonte principale d'esposizione della popolazione alle radiazioni ionizzanti naturali: può fissarsi alla polvere presente nell'aria e, attraverso la respirazione, depositarsi nei bronchi e nei polmoni fungendo da sorgente emissiva interna.

13 Fonti di radon Negli ambienti confinati il radon si concentra e, in particolari condizioni sfavorevoli, può raggiungere valori elevati. La concentrazione di radon è influenzata da molti fattori : condizioni meteorologiche (pressione barometrica), precipitazioni e soprattutto struttura dell'edificio (tipologia edilizia e qualità della edificazione). suolo acqua materiali da costruzione

14 L Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e l Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classificano il radon come cancerogeno di gruppo 1, quindi come sostanza per la quale esiste una sufficiente evidenza di cancerogenicità negli esseri umani; a tale gruppo appartiene, ad esempio, anche il fumo passivo. La normativa italiana (Decreto Legislativo 230/95 e successive modifiche integrative) considera le problematiche connesse all esposizione al radon negli ambienti di lavoro, ma non nelle abitazioni; il riferimento è quindi la raccomandazione dell Unione Europea 90/143/Euratom che indica i valori oltre i quali intraprendere provvedimenti nelle abitazioni esistenti e in quelle di nuova edificazione (abitazioni esistenti: 400 Bq/m 3 ; nuove edificazioni: 200 Bq/m 3 ).

15 Poiché una ricerca degli anni 90 aveva rilevato che la media dei valori negli ambienti abitativi indagati risultava tra le più alte a livello nazionale, la Regione Lombardia nel 2003 realizzava una campagna regionale di misura di radon indoor allo scopo di avere informazioni dettagliate. Sono state effettuate circa 3600 misure di durata annuale, localizzate in 541 comuni e in locali di abitazioni o luoghi di lavoro posti al pian terreno ed aventi caratteristiche omogenee.

16 Il 4,4% delle misure effettuate ha rilevato valori superiori a 400 Bq/m 3 e le province più interessate da questa problematica sono quelle a carattere montano (Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Varese). Nelle province di Lodi e Cremona, invece, le concentrazioni sono risultate sempre inferiori a 200 Bq/m % 11.1% 3.7% 0.6% % punti con valori < 200 Bq/m3 % punti con valori tra 200 e 400 Bq/m3 % punti con valori tra 400 e 800 Bq/m3 % punti con valori maggiori di 800 Bq/m3 80% 60% 40% % punti con valori maggiori di 800 Bq/m3 % punti con valori tra 400 e 800 Bq/m3 20% % punti con valori tra 200 e 400 Bq/m3 % punti con valori < 200 Bq/m3 84.6% 0% BG BS CO CR LC LO MI MN PV SO VA distribuzione percentuale delle concentrazioni medie annuali di radon dei punti di misura della campagna di monitoraggio per la determinazione delle radon prone areas in Lombardia. distribuzione percentuale provinciale delle concentrazioni medie annuali di radon dei punti di misura della campagna regionale di monitoraggio ( )

17 Le misure effettuate costituiscono una base dati per l individuazione delle Radon Prone Areas, cioè le zone del territorio ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon. Non sono tuttavia ancora pubblicate linee guida nazionali che indichino la metodologia da utilizzare per passare dalle informazioni puntuali (misure effettuate) ad informazioni previsionali su aree territoriali di interesse (ad esempio l ambito comunale). Sono quindi le Regioni a sviluppare il proprio approccio, pur confrontandosi nell ambito di specifici gruppi di lavoro. A questo proposito nel 2006 ARPA Lombardia ha iniziato una collaborazione con la Facoltà di Scienze Statistiche dell Università degli Studi di Milano Bicocca.

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