A cura dell Ufficio studi e analisi economico-legislative MONITOR ECONOMICO

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1 MONITOR ECONOMICO MARZO

2 NEWS INTERNAZIONALI FAO: in ripresa i prezzi mondiali nel mese di marzo, ma ancora giù rispetto al Nel mese di marzo, i prezzi alimentari mondiali hanno invertito la rotta dell ultimo periodo ed hanno ripreso a salire. I 151 punti medi sui quali si è attestato l indice generale della FAO, si sono tradotti in una crescita generale dell 1% rispetto a febbraio. L aumento congiunturale non è stato tuttavia sufficiente per arrestare la contrazione tendenziale. Dal confronto con lo stesso periodo dello scorso anno (marzo 2015), i listini alimentari hanno perso circa il 12%. Ciò detto, la ripresa dell ultimo mese si deve ascrivere principalmente al rimbalzo che ha caratterizzato il prezzo mondiale dello zucchero ed, in parte, all incremento verificatosi nei valori degli oli vegetali. Tali crescite, hanno bilanciato i cali delle quotazioni delle altre produzioni, a partire da quelli che hanno caratterizzato l andamento mensile dei prodotti lattiero-caseari. Andamento dell Indice mensile dei prezzi alimentari e variazione tendenziale ( =100) 180 Indice generale % 250 3/2015 3/ % % -30% -13% +5% Carne Lattiero-caseari Cereali Olio Zucchero Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi - Cia su dati FAO 2

3 Segue una breve analisi degli indici della FAO relativi ai singoli comparti produttivi: Lattiero-caseari. Netto calo nell ultimo mese per tutti i prodotti, con l indice FAO che ha perso l 8% e si è riportato su un livello minimo (130,3 punti) fatto registrare, l ultima volta, nel giugno del Per effetto dell aumento dei livelli di scorte mondiali, sono stati il burro e i formaggi le produzioni più colpite dalle contrazioni mentre, il calo dei prezzi del latte in polvere, è stato contenuto dalle vendite di prodotto (scremato) comunitario le quali, sotto la spinta degli interventi UE, hanno influenzato le quotazioni internazionali. Rispetto al 2015, tra quelle analizzate dalla FAO, le produzioni lattiero-casearie sono state le più colpite dal calo dei prezzi (- 30%). Carni. Sostanziale tenuta dei prezzi della carne nel mese di marzo. Gli aiuti all ammasso privato (suini) prorogati dall Unione Europea, hanno consentito di smaltire gli esuberi di offerta e, di conseguenza, hanno contribuito alla tenuta dei prezzi generali del comparto sul mercato internazionale. Stabili anche i listini delle carni ovicaprine e del pollame così come quelli della carne bovina, rimasti pressoché invariati rispetto a febbraio all interno di un mercato internazionale caratterizzato dal sostanziale equilibrio tra offerta e domanda. Se si guarda ai valori dell ultimo anno, il comparto delle carni continua a perdere in termini di prezzo (- 14%). Cereali. La media dell indice nel mese di marzo, fissata dalla FAO a 146,7 punti, si è tradotta in una contrazione marginale dei prezzi cerealicoli mondiali rispetto a febbraio (-0,5%) mentre, su base annua, non è riuscita ad arrestare la fase di declino (-13%). Il calo, in seguito alla forte spinta concorrenziale sul mercato mondiale, ha riguardato in particolare i listini del frumento e del mais, quest ultimi influenzati dalle favorevoli prospettive di produzione in Sud-America e dalla debolezza della domanda. Più stabili, invece, le quotazioni del riso. Olio. Rappresenta la prima delle due categorie produttive che hanno trainato la crescita generale dei prezzi mondiali nell ultimo mese. In particolare, a fronte di una media dell indice pari circa a 160 punti, i listini hanno aumentato il loro valore del 6,3% rispetto a febbraio (valore massimo negli ultimi quindici mesi) e del 5% su base annua. La risalita è stata spinta dalle quotazioni dell olio di palma, in crescita per il secondo mese consecutivo dopo i timori di un contenimento della produzione mondiale per effetto della prolungata siccità in Malesia ed Indonesia. Hanno invece tenuto i prezzi dell olio di soia mentre. sono diminuiti. (seppur lievemente) quelli degli altri prodotti (olio di girasole e di colza). Zucchero. I prezzi mondiali dello zucchero sono cresciuti nel mese di marzo del 17% raggiungendo, così, il livello più alto nell ultimo anno e mezzo. Un incremento importante che ha assunto gli stessi livelli in chiave tendenziale (+17%) e che è stato frutto della crescita delle aspettative in termini di riduzione dell offerta mondiale, dopo le forti piogge che hanno interessato il Paese leader (Brasile). Ad incidere sulla dinamica al rialzo delle quotazioni, anche la crescita della domanda di prodotto utilizzato per la produzione di etanolo Made in Brasile. 3

4 DALL ITALIA Le esportazioni delle regioni italiane nel 2015 Con una quota pari al 40,2% delle esportazioni agroalimentari nazionali, le regioni Italiane del Nord-est hanno confermato, nel 2015, la propria leadership sul fronte dell internazionalizzazione. Poco più di un quarto (25,4%) delle vendite estere agroalimentari è stato spedito dai territori dell Italia Nord-occidentale mentre, il Mezzogiorno e le regioni centrali della Penisola, hanno esportato, rispettivamente, il 22,5% e il 12%. Export agroalimentare: variazioni tendenziali ( 2015, val %) Agricoltura, silvicoltura e pesca Alimentari, bevande e tabacco 15,5 12,5 Nord-ovest Nord-est Centro Sud e isole Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CIA su dati Istat In termini tendenziali, l Istat ha registrato lo scorso anno la forte spinta delle esportazioni agricole delle regioni meridionali, aumentate di oltre 15 punti. Di contro, l incremento più accentuato dell export alimentare si è verificato nelle aree del centro Italia (circa 13 punti percentuali) dove, di pari passo, si è avuta la seconda crescita annua delle vendite estere agricole (+12%). Per quel che riguarda le regioni entrionali, si deve registrare, da un lato il secondo gradino del podio per il Nord-est all interno della classifica della crescita dell export alimentare (+9%), dall altro gli incrementi percentuali minori del Nord-ovest sia per i prodotti agricoli (+5,3%) sia per quelli alimentari (+1,6%). Se si considerano i dati delle singole regioni, le esportazioni agricole sono aumentate in valori percentuali ad un ritmo particolarmente sostenuto nelle Marche (+39% rispetto al 2014) e in Sardegna (+30%). In contrazione, invece, le spedizioni del Molise (-7.8%). Sul fronte alimentare, Basilicata e Toscana sono state le realtà territoriali con la crescita percentuale più elevata, rispettivamente del 39% e del 19%. Battuta d arresto, infine, per le vendite estere di cibi e bevande del Molise (-17%) e dell Umbria (-1,3%). 4

5 I principali mercati di sbocco dell export agroalimentare (2015; incidenza %) America entrionale Asia UE Altri 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 66% 70% 62% 52% 9% 10% 15% 10% 25% 15% 11% 11% 12% 8% 12% 10% Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CIA su dati Istat Anche nel 2015, all interno di tutte le circoscrizioni territoriali, è stato quello comunitario lo sbocco principale per i prodotti dell agricoltura e dell alimentare Made in Italy, con la punta massima fatta registrare dai territori del Nord Est che hanno venduto, sul mercato unico, il 70% del totale circoscrizionale. Per quel che riguarda gli altri mercati, di rilievo la quota delle vendite estere delle regioni centrali sui mercati dell America entrionale (25% del totale territoriale, con una forte incidenza degli USA), mentre l export di prodotti agroalimentari in Asia è stato diffuso un po ovunque, con il Centro Italia a farla da padrone (11% del totale circoscrizionale). Inflazione: ancora in calo i prezzi al consumo Nel mese di febbraio, l Italia è tornata in deflazione a fronte di un indice nazionale dei prezzi al consumo per l intera collettività che ha perso lo 0,2% rispetto a gennaio e lo 0,3 nei confronti dello stesso periodo del Se si guarda alle singole divisioni di spesa, su base congiunturale, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche hanno perso lo 0,1% del loro prezzo. Su base annuale, invece, il carrello della spesa alimentare ha visto ridursi il suo valore di 0,4 punti percentuali. Riguardo alle altre categorie, le riduzioni più marcate hanno riguardato i prezzi dei Trasporti e della comunicazione. I listini di entrambi hanno ceduto circa l 1% nell ultimo mese mentre, rispetto al 2015, hanno perso il 2,7% (Trasporti) e lo 0,6% (Comunicazione). Tra gli aumenti annui, si segnalano l Istruzione, i cui listini al consumo sono cresciuti dell 1,3%, la Cultura e i Servizi ricettivi e di ristorazione (entrambi +1%). Indice dei prezzi al consumo per divisioni di spesa (var. %, base 2010=100) DIVISIONI DI SPESA feb.'16/genn.'16 feb.'16/feb.'15 Prodotti alimentari e bevande analcoliche -0,1-0,4 Bevande alcoliche e tabacchi 0,0 0,0 Abbigliamento e calzature 0,0 0,5 Abitazione, acqua, elettricità e combustibili 0,0-0,5 Mobili, articoli e servizi per la casa 0,0 0,4 Servizi sanitari e spese per la salute 0,1 0,4 Trasporti -0,9-2,7 5

6 Comunicazione -1,0-0,6 Ricreazione, cultura 0,1 1,0 Istruzione 0,0 1,3 Servizi ricettivi e ristorazione 0,1 1,0 Altri beni e servizi 0,0 0,0 INDICE GENERALE -0,2-0,3 Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CIA su dati Istat Riguardo ai dati dell Istat sui prezzi dei beni acquistati dagli italiani, la dinamica deflattiva degli alimentari è da imputare, principalmente, all andamento dei prezzi dei prodotti non lavorati, diminuiti dello 0,3% in termini congiunturali e dell 1,2% su base annua. Entrambi i cali sono stati condizionati sia dai vegetali freschi, che hanno ceduto l 1,3% rispetto a gennaio e circa 11 punti percentuali durante gli ultimi dodici mesi, sia dai prezzi delle carni ovicaprine (-0,5% in termini congiunturali; -0,2% tendenziale). Non si arresta la contrazione dei listini energetici la cui diminuzione tendenziale si è attestata sul 5,5% mentre, su base mensile, è valsa l 1,2%. Da segnalare, infine, i prezzi degli Altri beni (non energetici e non alimentari, esclusi i tabacchi), fermi su base mensile e il cui tasso di crescita annuo, ha fatto segnare nel mese di febbraio un lieve rallentamento (+0,6%, da +0,7% di gennaio). Indice dei prezzi al consumo per tipologia di prodotti (beni esclusi servizi) (var. %, base 2010=100) feb.'16/genn.'16 feb.'16/feb.' ,1-0,3 Alimentari Energetici Tabacchi Altri beni Totale beni Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CIA su dati Istat Commercio al dettaglio: in calo le vendite alimentari Il primo mese del nuovo anno è stato caratterizzato da una sostanziale invarianza sia del valore sia del volume delle vendite al dettaglio rispetto al mese di dicembre In questo conteso, delineato dall indagine mensile sul commercio al dettaglio dell Istat, anche il valore del carrello della spesa alimentare ha mostrato una variazione nulla in termini congiunturali mentre, se si considerano i volumi, l ultimo mese è stato contraddistinto da una ripresa che è valsa lo 0,3%. Situazione differente se si prende ad esame la dinamica tendenziale delle vendite alimentari. Dopo un periodo di ripresa che, a partire dall inizio dell estate dello scorso anno e ad eccezione della contrazione di novembre, aveva caratterizzato l andamento degli acquisti di cibi e bevande, il mese di gennaio è stato caratterizzato da una battuta d arresto. Rispetto allo stesso periodo del 2015, infatti, il valore delle vendite ha subito una 6

7 Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Gennaio A cura dell Ufficio studi e analisi economico-legislative perdita che, in termini percentuali, ha superato il mezzo punto (-0,6%). La riduzione che ha assunto una connotazione ancora più marcata se si considera la variazione annua dei volumi venduti (-0,9%). Valore delle vendite al dettaglio dei prodotti alimentari (2010=100): variazione tendenziale su anno precedente 3,5 2,5 1,5 0,5-0,5-1,5-0, Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi Cia su dati Istat In merito alla forma distributiva, nel confronto con il mese di gennaio 2015, il valore delle vendite nelle imprese della grande distribuzione è aumentato dello 0,1%. Di contro, nelle imprese operanti su piccole superfici, l Istat ha registrato una riduzione del valore commercializzato di cibi e bevande prossima ai tre punti percentuali (-2,8%). Anche in questo caso, come accaduto in termini generali, si è verificata un inversione di tendenza dopo un periodo durato circa 6 mesi (terzo e quarto trimestre 2015), in cui le vendite alimentari nei piccoli esercizi commerciali avevano registrato una sostanziale tenuta. Infine, se si considerano i dati per tipologia di esercizio della grande distribuzione, il primo mese dell anno ha visto, all interno degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, da un lato diminuire le vendite di ipermercati e supermercati (rispettivamente - 0,4% e -0,3%), dall altro aumentare quelle dei discount (+0,8%). Valore delle vendite al dettaglio dei prodotti alimentari per forma distributiva (2010=100; var. tendenziale) Grande distribuzione Piccole superfici 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0-1,0-2,0-3,0 0,1-2,8 I trim. II trim. III trim. IV trim. Gennaio Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi Cia su dati Istat 7

8 Ismea prezzi agricoli: battuta d arresto per il quinto mese consecutivo Continua senza tregua il calo dei prezzi all origine dei prodotti agricoli i quali, secondo le rilevazioni dell Ismea, sono diminuiti a febbraio del 2,8% rispetto a gennaio e di ben 11 punti percentuali in chiave tendenziale. Una battuta d arresto che dura da cinque mesi e che ha visto le produzioni vegetali, con un indice pari a 107 punti, cedere il 3,6% del loro prezzo all origine nell ultimo mese e il 17% rispetto ai valori del mese di febbraio In flessione, seppur più contenuta, anche il comparto zootecnico i cui prezzi hanno perso l 1% in un anno e lo 0,5% mensile. Se si guarda all andamento tendenziale dei segmenti produttivi, ad eccezione della voce bovini da macello che, a fronte di un indice medio di 113 punti ha visto i prezzi risalire del 2%, tutte le altre categorie hanno chiuso il mese di febbraio con il segno meno. A guidare la classifica dei ribassi annui è stato, ancora una volta, l olio d oliva che, a fronte del confronto con la precedente campagna (tra le meno produttive degli ultimi decenni), ha visto i prezzi all origine crollare del 30%. A seguire, le riduzioni dei prodotti ortofrutticoli, con gli ortaggi che hanno ceduto oltre un quinto del proprio valore all origine (-22%) e la frutta, la cui contrazione si è attestata poco al di sotto dei venti punti percentuali. Sul fronte zootecnico, si devono segnalare le variazioni tendenziali negative dei listini delle carni avicole (-9%) e di quelle suine (-6%) mentre, i prodotti ovi caprini hanno mostrato un andamento pressoché stabile (-0,3%). Infine, i prezzi del vino e dei cereali, con i primi che hanno perso a febbraio circa il 3% del proprio valore all origine e i secondi che hanno ceduto in un anno il 9%. Variazione tendenziale dei prezzi alla produzione dei principali prodotti agricoli (Feb. 2016/Feb. 2015) -9% Avicoli Suini 2% -0,3% -1% -3% -6% Ovini e caprini Latte e derivati bovini Ortaggi Frutta -22% -30% -19% Bovini da macello Vino Olio d'oliva Cereali -9% Fonte: elaborazione Ufficio Studi Cia su dati Ismea 8

9 Speciale cereali 1 BORSINO PREZZI 21,65 21,55 21,45 Cereali: andamento dei prezzi medi imanali per prodotto ( /q) Avena Frumento duro 21,63 23,50 23,53 23,30 21,37 23,10 23,09 21,35 22,90 17,55 17,45 17,48 Frumento tenero 17,54 17,20 17,05 16,90 Mais 16,84 17,35 16,75 16,69 17,25 16,60 17,10 17,05 17,05 Orzo 37,70 37,45 37,63 Riso 17,00 16,98 37,20 36,95 36,94 16,95 36,70 16,00 Sorgo 15,95 15,98 15,90 15,85 15,85 15,80 Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi Cia su dati Ismea 1 Prodotto italiano (estero escluso) 9

10 Cereali: prezzi medi imanali per prodotto (IV imana marzo 2016) Prodotto Prezzo ( /T) Variaz. su Variaz. su Sett. Anno Sett. Prec. Prec. Avena 216,33 0,30% 0,30% Avena Estera 215 0,60% -9,30% Frumento duro 230,92 0,50% -29,00% Frumento duro estero 276 0,00% -30,60% Frumento tenero 175,37 1,30% -10,40% Frumento tenero estero 205,29-4,20% -20,90% Mais 168,38 0,00% 10,90% Mais estero 174,25 0,30% -0,70% Orzo 169,75 0,00% -7,10% Orzo estero 176,17 0,40% -9,30% Riso 369,36 0,20% -19,90% Sorgo 158,5 0,20% -5,00% Fonte: Ismea 10