Le difficoltà dei genitori nel rapporto con i figli: il metodo Montessori può essere di aiuto anche per loro? di Elena Dompè

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1 Le difficoltà dei genitori nel rapporto con i figli: il metodo Montessori può essere di aiuto anche per loro? di Elena Dompè Per molti anni ho creduto che i miei genitori fossero stati troppo rigidi nel loro lavoro di educatori, così come pensavo che chiunque utilizzasse autoritarismo e moralismo non potesse fare che danni persistenti. Insomma il mondo si divideva in buoni e cattivi, dove i buoni erano quelli che parlavano, ascoltavano, avevano dubbi e i cattivi erano quelli che imponevano regole e comportamenti con inossidabile sicurezza. E forse la sete di libertà che tanto ho provato da piccola è uno degli elementi che mi hanno avvicinato al pensiero educativo di Maria Montessori. Ero abbagliata da uno dei luoghi comuni più duri a essere estirpati, che il metodo Montessori sia sinonimo di lasciar fare quel che si vuole. Con il tempo e dopo aver molto osservato i bambini nelle scuole che applicano il metodo e studiato i testi della famosa pedagogista, mi si è chiarito quanto più articolata, complessa e ricca di suggestioni sia la sua idea di educazione. Tornando ora alla questione dell educazione famigliare, vorrei mettere a fuoco quelle che sono le idee, i presupposti, l approccio montessoriani relativamente a tale ambito, per poi sviluppare un ragionamento che, partendo da alcuni punti di tale pensiero, proponga di utilizzare la modalità di approccio montessoriano anche nei confronti degli adulti. Nella presentazione del libro Genitori e fanciulli, Susan Isaacs, ricorda un pensiero di Kipling in Capitani Coraggiosi che, a proposito delle rotte seguite da certi velieri, sostiene che sono così irregolari e capricciose che, per percorrere lo stesso cammino, perfino un serpente finirebbe per spezzarsi la spina dorsale. Sembra questo il pericolo che si corre quando ci si accinge a trarre delle conclusioni circa i giusti comportamenti che si dovrebbero avere con i figli ed in genere con i bambini, partendo dalle teorie, analisi e raccomandazioni di cui oggi disponiamo. I libri che insegnano ai genitori come si dovrebbero educare i figli non sono un fenomeno recente; però è indiscutibile che siano diventati negli ultimi cinquant anni punti di riferimento sempre più richiesti, anche se spesso propongono soluzioni contraddittorie. Ancora ai tempi dei nostri nonni e forse dei nostri genitori non ci si chiedeva che cosa fare con un figlio. Allevare i figli era considerata una capacità innata, che chiunque ritrovava ad un certo punto dentro di sé. A questo del resto contribuiva la famiglia allargata o patriarcale, dove l opera dei giovani genitori veniva affiancata e spesso determinata dalla presenza delle generazioni più anziane, tutrici dei valori tradizionali. Oggi la presenza di famiglie fortemente gerarchiche e autoritarie va sempre più diminuendo; esistono molti e differenti tipi di famiglie, c è chi ricalca il modello educativo che ha conosciuto, c è chi cerca strade diverse, per tutti è comunque un impresa complessa. Inoltre, al di là del fatto che negli ultimi cinquant anni la famiglia sia diventata gradualmente meno oppressiva, la struttura sulla quale è fondata è comunque una struttura di potere. Oggi forse è molto più difficile crescere un figlio di quanto lo fosse cento anni fa; le sollecitazioni esterne sono innumerevoli, ci si sente in 11

2 dovere di dare sempre di più: più cure, più tempo, più attenzione, più amore, più possibilità. I genitori sono sottoposti a forti tensioni: modelli sociali da eguagliare, traguardi da raggiungere, infinite possibilità di scelta davanti a sé, aspirazioni, desideri. In questi anni sempre di più, almeno a livello teorico, l interesse educativo ha tenuto conto delle caratteristiche, delle predisposizioni e dei bisogni del bambino. Non c è dubbio che a tutto ciò il lavoro di Maria Montessori abbia dato un grande contributo. Senza entrare nei dettagli di cos è il metodo Montessori e di quali sono le sue pratiche, è noto che il suo merito fondamentale, che ne fa ancora oggi una modalità valida nei presupposti ed efficace nei risultati, è di evidenziare le capacità presenti in ogni bambino, avere fiducia nella sua possibilità autocostruttiva e nella sua indole positiva, valorizzare l osservazione e l ascolto dei bisogni, bandire premi e castighi. Afferma la Montessori Colui il quale nell educare cerca di suscitare un interesse che porti a svolgere un azione e a seguirla con tutta l energia, con entusiasmo costruttivo, ha svegliato l uomo 1. E interessante notare che già Platone nel libro VII della Repubblica esortava: Non inducete i ragazzi ad apprendere con la violenza e la severità, ma guidateli invece per mezzo di ciò che li diverte, affinché possano meglio scoprire l inclinazione del loro animo. L obiettivo importante e rivoluzionario che la Montessori ha raggiunto con la sua pedagogia è quello di dare la possibilità ai bambini, anche i più poveri, di sperimentare molteplici occasioni di accrescere la fiducia in se stessi. Il fatto che l insegnante non alimenti la competizione con giudizi e valutazioni; la possibilità di attività commisurate ai bisogni fisici e psichici delle varie età del bambino; l assenza di un adulto che corregge e che rimprovera; la possibilità di imparare da bambini poco più grandi, o quella di insegnare ai più piccoli; l allenamento a spiegare ai compagni determinati argomenti studiati e quindi l abitudine a costruire un proprio linguaggio personale in grado di essere capito dagli altri, sono tutti elementi che fanno di una scuola Montessori un efficace ambiente educativo. Anche la disciplina è un aspetto sul quale l imposizione non solo non è necessaria all ottenimento del risultato, ma alla lunga è dannosa visto che allontana sempre più l attenzione da quelli che sono i bisogni del bambino. Tutta la pedagogia di Maria Montessori esprime con coerenza tale convincimento: la disciplina ha un significato se è autodisciplina e questa può nascere solo dalla libertà. Infatti la vita educativa di una classe Montessori è organizzata in modo che le regole siano comprese da tutti, che ognuno abbia la possibilità di ragionarci in modo personale, che vi sia un adulto-maestro paziente che aspetti i tempi di ognuno e che non dia ordini, e che soprattutto sappia con il proprio comportamento far capire cosa sia il rispetto delle regole e degli altri. E importante notare che, molto in anticipo sui tempi, fin dalle prime esperienze la Montessori attribuì molta importanza al ruolo dei genitori. La Casa dei bambini 2 infatti 1 M. Montessori, Introduzione a Psicogeometria, Barcellona, Araluce,

3 nasceva nel 1907 con l intenzione di realizzare una educazione che non si fermasse al bambino, ma che dal bambino arrivasse alla famiglia. Il progetto montessoriano tendeva, sotto questo aspetto, a raggiungere due scopi: l educazione dei genitori e la loro partecipazione attiva alla scuola del bambino. L educazione moderna, che osserva il bambino assai prima di arrischiarsi a volerlo educare, deve finalmente penetrare nella famiglia e crearvi, oltre che un nuovo bambino, nuovi padri e nuove madri. Era fino ad oggi cura principale dei genitori il correggere le mancanze dei figlioli, insegnando loro ciò che ad essi sembrava buono e giusto, con l esempio innanzitutto, poi con buoni precetti e ammonimenti e, se questi non bastavano, con sgridate e castighi. Anzi, era pacifico che nessuno più della famiglia avesse il diritto di adottare il castigo come sistema educativo. Ma questo diritto fa pesare sui genitori due immense responsabilità: essi rappresentano, rispetto ai bambini inermi, una potenza e insieme un autorità senza confronti; e per di più, assunta questa posizione, essi hanno l obbligo di essere continuamente in funzione di esempio 3. La denominazione Casa dei bambini nasce appunto da una intenzione sociale oltre che educativa; sottintende la considerazione dell ambiente educativo che deve riguardare il bambino, che è sorto per il bambino e che attraverso di lui torna alla sua famiglia. Ma il problema del rapporto scuola-famiglia non è di facile soluzione e già allora il padrone della scuola dettava delle regole che Maria Montessori si trovò a dover applicare e con le quali cercò di trovare dei compromessi. Il regolamento della Casa dei bambini stabiliva che: I genitori assumono questi obblighi imprescindibili: a) mandare, nelle ore indicate, i bambini nella sala destinata, puliti nel corpo e nei vestiti, e con un adatto grembiule; b) usare il massimo rispetto, la massima deferenza verso la Direttrice e verso tutte le altre persone addette alla Casa dei bambini e coadiuvare la Direttrice stessa nell opera educatrice dei bambini. Almeno una volta la settimana le madri potranno parlare con la Direttrice, dando notizie del proprio bambino nella sua vita domestica, e ricevendo notizie e consigli dalla Direttrice per il bene dei fanciulli. Saranno espulsi dalla Casa dei bambini : a) quelli che si presenteranno sciatti e sudici; b) quelli che si mostreranno indisciplinati; c) quelli i cui genitori mancassero di rispetto alle persone preposte alla Casa dei bambini o che comunque dimostrassero di distruggere, con cattiva condotta, l opera educatrice che è scopo dell istituzione 4. Questa rigidità di obblighi dovette creare alla Montessori non pochi problemi e non ne incontrò certo il favore se nell edizione del 1913 del suo primo libro, di Il Metodo della 2 La Casa dei bambini è un idea rivoluzionaria per il suo tempo in quanto si propone di offrire ai bambini delle classi più povere, generalmente condannate all analfabetismo, la possibilità di un adeguato sviluppo intellettuale e sociale. 3 M. Montessori, Il bambino in famiglia, Milano, Garzanti, 1991, p M. Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all educazione infantile nelle Case dei Bambini. Edizione Critica, a cura di Paola Trabalzini, Roma, Ed. Opera Nazionale Montessori, 2000, p

4 Pedagogia Scientifica scrive, raccontando della sua esperienza: Tali norme, sull espulsione dei bambini furono dettate dal Talamo: tuttavia esse non vennero mai attuate, finché io rimasi nelle Case dei Bambini 5. Parecchi anni dopo, nel 1923, la Montessori tenne a Bruxelles una serie di conferenze, raccolte poi nel libro Il bambino in famiglia comparso in Italia nel Si tratta di un testo breve e accessibile, che raccoglie le convinzioni della Montessori in relazione al rapporto adulto-bambino. Il libro è ricco di molti esempi di vita quotidiana che come spesso nei suoi scritti ci aiutano a capire con viva immediatezza quali sono i comportamenti in campo e qual è il pensiero della pedagogista. Il pensiero che pervade il libro è sintetizzato bene da queste frasi: Non ci fu mai una questione sociale così universale, come quella che sorge dalla oppressione del bambino, Mai schiavo fu tanto proprietà del padrone, come il bambino lo è dell adulto 6. La Montessori tuttavia ha ben presenti le contraddizioni tra le esigenze degli adulti e i bisogni dei bambini quando dice: Esistono dei contrasti tra la libertà dello scolaro e la necessità di farlo studiare secondo programmi stabiliti, o, in caso, l obbligo al lavoro necessario ad acquistar la cultura; tra lo sviluppo della individualità e le necessità della vita sociale poiché nella società umana ci sono strettoie inevitabili per l individuo, che deve adattarsi non solo alle necessità spesso dure dell imprevisto, ma anche ai limiti morali segnati dalla stabilità stessa del consorzio civile; e ciò deve avvenire sacrificando appunto, in un grado più o meno esteso, l individualità. Trattandosi del bambino sembra inevitabile che egli debba soffrire nell obbligo scolastico: però si vorrebbe invece che egli godesse; di necessità deve affaticarsi, ma si vorrebbe che non provasse stanchezza. E imperativo che debba obbedire, eppure si vorrebbe che fosse libero. Questi desideri, posti in confronto alle necessità reali dei fatti, sono origine dei problemi sull educazione 7. A volte Maria Montessori si fa prendere un po la mano dalla pesante accusa nei confronti dell adulto-genitore. Dobbiamo tener conto del resto che scriveva in anni in cui la prevalenza della severità e della disciplina era assai più diffusa in tutti gli aspetti della vita. Comunque molto importante e innovativa è l attenzione che lei dedica ai comportamenti dei genitori nella relazione con i figli, arrivando a evidenziare tre principi che possono essere loro di aiuto. Rispettare tutte le forme di attività ragionevole del bambino e cercare di intenderle. Assecondare quanto più è possibile il desiderio di attività del bambino; non servirlo, ma educarlo all indipendenza. Poiché il bambino è assai sensibile, più di quanto si creda, alle influenze esteriori, dobbiamo essere molto guardinghi nei nostri rapporti con lui 8. 5 Ivi, nota 452, p Edoardo Talamo era il Direttore dell Istituto Romano dei Beni Stabili che aveva chiamato la Montessori a dirigere la prima scuola nel condominio di via dei Marsi 58. Sempre a proposito dell opinione che la Montessori aveva circa l utilità di norme così rigide, è da notare che nelle edizioni del 1926 e del 1950, il sottoparagrafo dal titolo Regolamento della Casa dei Bambini è eliminato. 6 M. Montessori, Il bambino in famiglia, op. cit, pp Ivi, p Ivi, pp. 102, 106;

5 L attenzione di Maria Montessori è quindi centrata prevalentemente sui bisogni dei bambini anche quando si occupa dei rapporti in famiglia, ma come abbiamo visto si rende ben conto delle interazioni tra le esigenze dei genitori e quelle dei figli. Per approfondire ed elaborare maggiormente il punto di vista dei genitori può essere interessante utilizzare l apporto delle ricerche della psicologia sull argomento da Freud in poi. Infatti un grande contributo a capire non solo i bisogni dei bambini, ma anche le motivazioni dei genitori è venuto proprio dalla psicoanalisi. Cito ad esempio uno degli psicanalisti che più si è occupato dell argomento. Bruno Bettelheim usa una metafora efficace per far capire la complessità dei rapporti genitorifigli. Egli scrive: Per infinite e complicate che possano essere le mosse di una partita a scacchi, persino il gioco degli scacchi costituisce una metafora semplicistica della complessità dell interazione umana. Ogni partita inizia da zero, nello stesso identico modo. Le regole sono le medesime per entrambi i giocatori, sono immutabili, note e accettate liberamente dai giocatori, che devono attenervisi rigorosamente. Inoltre l esito desiderato e il momento in cui lo scopo è raggiunto sono chiari e indiscutibili: dare scacco matto al re avversario. Nessuna di queste caratteristiche è applicabile a quello che succede tra genitori e figli. Ogni minima cosa che avviene tra loro è il risultato di una lunga e complessa storia. ( ) Tuttavia, per quanto rappresenti una metafora banale e semplicistica dei rapporti umani, il gioco degli scacchi torna utile per illustrare come in ogni interazione complessa si possano programmare in anticipo soltanto poche mosse: ogni mossa infatti deve tener conto della risposta alla mossa precedente 9. Ed è proprio per questi motivi, spiegati con così grande efficacia dal grande psicanalista, che non credo che si possano proporre soluzioni e consigli generalizzati per risolvere i problemi che quotidianamente si presentano nella vita famigliare. E, lasciando parlare ancora Bettelheim: occorre aiutare i genitori a intuire da soli che cosa può passare nell animo del figlio. Se impariamo a proiettarci nella psiche di nostro figlio, e contemporaneamente cerchiamo di capire quali sono le nostre motivazioni, allora sceglieremo istintivamente la linea d azione più giusta 10. In questa frase è condensato l intendimento di queste riflessioni: capire le motivazioni di chi abbiamo di fronte e capire anche le nostre 11. Per i genitori in particolare è sempre molto difficile distinguere nelle richieste che fanno ai figli quanto c è di intento educativo e quanto c è di soddisfazione a bisogni personali, è difficile cioè riconoscere le proprie motivazioni. 9 B. Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Milano, Feltrinelli, 1996, pp Ibidem. 11 Fra i tanti autori che si sono occupati del rapporto genitori-figli si possono segnalare le ricerche e i libri prodotti dal Centro Tavistock di Londra, uno dei centri di studio più avanzati per la psicologia dell infanzia, che ha pubblicato una serie di piccoli libri, uno per ogni età a partire dalla nascita fino all adolescenza. Anche in questi libri il principale interesse è la comprensione dei bisogni dei bambini nelle varie fasi dell infanzia per trovare il modo di aiutarli a crescere. 15

6 Già Freud aveva osservato che nell amore dei genitori nei confronti del figlio vi è la manifestazione del loro amore per se stessi cioè il loro narcisismo che rinasce 12. Spesso infatti i genitori hanno verso i figli delle aspettative complesse e profonde, delle quali nella maggior parte dei casi non sono nemmeno consapevoli. Ad esempio una delle cose che tutti i genitori desiderano è avere un figlio che abbia successo o come compensazione di un proprio fallimento o come conferma del proprio valore; perciò quando esigono dal bambino dei buoni risultati a scuola e lo rimproverano per la sua pigrizia, in realtà non si interessano soltanto di imporre un comportamento giusto, ma cercano di evitare la propria sconfitta. Prendiamo un esempio sempre da Bettelheim: il più grande desiderio di due genitori, persone con elevata cultura, era che il loro unico figlio diventasse il tipo di persona che più apprezzavano: un uomo di cultura. ( ) Finché il figlio fu piccolo tutto andò bene perché seppero adattarsi ai suoi modi di bambino senza forzarlo. Quando però, durante l adolescenza, il ragazzo incominciò a mostrare scarso interesse per gli studi e a dedicarsi prevalentemente allo sport, per i genitori fu un grave colpo. Incominciarono a criticarlo e a dirgli che li aveva delusi. In breve la relazione tra padre e figlio, prima molto buona, si deteriorò completamente quando il padre iniziò a temere che il figlio diventasse, dal suo punto di vista, una nullità. Il figlio dal canto suo viveva le critiche e le preoccupazioni dei genitori come sfiducia nella sua persona. Questo lo feriva e lo riempiva di rancore, il che gli rendeva ancora più impossibile essere e fare quello che desideravano 13. Una situazione di questo genere è molto comune quando diciamo a noi stessi: lo faccio per il bene di mio figlio, perché è la strada migliore per lui. Un altra tra le più diffuse cause di conflittualità tra genitori e figli è la richiesta di obbedienza e di disciplina. Naturalmente non tutti i tipi di potere che esercita un genitore sul figlio sono negativi: fermare con la forza un bambino di tre anni che sta correndo ad attraversare una strada, decidere se ha la febbre di portarlo dal medico, scegliere la scuola dove mandarlo, fanno parte della responsabilità-potere dei genitori. I problemi iniziano quando si verificano i frequenti conflitti nei quali i genitori interferiscono o prevaricano le scelte dei figli. Il genitore, in buona fede, pensa che la disciplina sia una cosa che va insegnata, imposta; in realtà spesso certe proibizioni dipendono dalle necessità della vita in comune e dal modo di vivere dei genitori. Anche in questi casi si dice di agire per il bene dei bambini. Un occasione ricorrente in cui si contrappongono bisogni diversi è il momento di andare a letto e le discussioni sull ora di andare a dormire sono quasi quotidiane in molte famiglie. E spesso i bambini dicono semplicemente no. Il genitore allora impone la propria volontà forzando il bambino ad andare a letto, perché è stanco, e i bambini devono andare a letto presto. Forse, però, il bambino non ha sonno e il sonno è una questione personale e biologica. D altro canto, molto spesso alla fine della giornata i genitori desiderano stare tranquilli. E interessante osservare cosa propone la Dolto, in un caso analogo, per conciliare gli opposti bisogni, si potrebbe dire: Bene, adesso è ora di lasciarci tranquilli, noi vogliamo 12 S. Freud, Introduzione al narcisismo, Torino, Boringhieri, B. Bettelheim, op. cit., p

7 restare da soli! Vai in camera tua, ti coricherai quando avrai sonno!. In questo modo il bambino andrà a letto non perché vi è costretto, ma quando ha sonno 14. La Dolto suggerisce in parecchie situazioni di far partecipe il bambino delle necessità degli adulti e di chiedere la sua comprensione. Imparare ad esprimere i propri bisogni piuttosto che il proprio potere, da parte dei genitori, offre una grande opportunità di far crescere il senso di responsabilità personale nei bambini. In maniera ancora più esplicita la Dolto suggerisce, ad esempio, di parlare a un figlio molto irascibile dicendogli con franchezza: Quando ero piccolo, ero come te: mi arrabbiavo facilmente, poi ho capito che così non avrei avuto amici, e ho faticato tanto per vincermi. Anche tu ci riuscirai 15. Altre volte è importante capire che le motivazioni che stanno dietro alle impuntature dei bambini, specie se avvengono di fronte ai due genitori, sono il desiderio (inconscio) di provocare una discussione fra i genitori stessi affermando così il proprio potere; se i genitori diventano consapevoli di questo intreccio possono trovare il modo di risolvere il problema. Analogamente i frequenti litigi fra fratelli, che tanto preoccupano i genitori, possono derivare dal desiderio di coinvolgere i genitori per tirarli dalla propria parte. Riuscire a non intervenire, addirittura allontanandosi può smontare l escalation della competitività fra i fratelli. A volte il litigio fra fratelli può nascere da un insofferenza del più grande che viene disturbato dal più piccolo; invece di rimproverare il grande, facendo appello alla sua maggiore età, si può cercare un approccio diverso, accettando il suo disagio, ma responsabilizzandolo a cercare insieme una soluzione per salvaguardare i propri bisogni senza causare danni a chi è più debole 16. Per i genitori è difficile adeguare il proprio comportamento ai cambiamenti legati alle varie fasi della crescita. Con il passare degli anni aumenta anche la necessità di responsabilizzare i figli. Un esempio può essere la gestione del tempo a cominciare dal risveglio. Se da piccolo è normale farsi carico del momento di alzarsi, diventa importante ad un certo punto che il figlio si prenda la responsabilità dell alzarsi e dell andare a scuola. Sarebbe di aiuto alla relazione adulto-bambino, imparare a riflettere sul fatto che le richieste che si fanno ai bambini spesso non sono solo motivate dalla necessità di trasmettere loro un comportamento virtuoso, ma anche dal bisogno di sentirci capaci di ottenere quello che vogliamo, quindi un occasione per esercitare il nostro potere, cosa che spesso non riusciamo a fare nel lavoro o nella famiglia stessa. Una delle fonti più abituali di conflitto sono i compiti a casa, anche se questo non riguarda particolarmente le scuole Montessori in quanto non li prevedono. I genitori, infatti, si sentono responsabilizzati per il successo scolastico dei figli, ma spesso non sono 14 F. Dolto, Quando c è un bambino. Una grande psicanalista risponde alle domande dei genitori, Milano, Il Puntoemme, Emme edizioni, 1979, p Ivi, p J. Juul, Il bambino è competente. Valori e competenze in famiglia, Milano, Feltrinelli, 2007, p

8 interessati al contenuto dei compiti stessi. L interesse per l andamento scolastico è spesso sostituito dal controllo e il figlio lo capisce dal tono di voce, dall espressione, dal linguaggio del corpo dei genitori 17. Questo cambiamento avviene soprattutto con il passare degli anni di scuola; nel genitore infatti rimane spesso soprattutto il bisogno di controllo che genera poi irresponsabilità. Come abbiamo visto l educazione e l aiuto dei genitori sono stati presi in considerazione e sperimentati da numerosi psicologi e terapeuti della famiglia che hanno approfondito (ben più che nei pochi esempi qui proposti), la dinamica delle relazioni tra i membri di una famiglia. Spesso i genitori quando sono in difficoltà nell educazione dei figli si rivolgono agli insegnanti e proprio gli insegnanti montessoriani, che sono preparati a trattare i bambini tenendo conto dei loro bisogni, possono provare a prestare la medesima attenzione ai bisogni dei genitori. Dal momento che hanno verificato quanto sia determinante per avere buoni risultati un ambiente collaborativo, di accettazione, di scambio, possono sperimentare come si possa ottenere dall adulto un cambiamento nei comportamenti che si ritengono dannosi non dicendogli che sbaglia, prescrivendo come se fosse una dottrina i comportamenti giusti, ma tenendo conto dei motivi per i quali si comporta in quel modo e quindi tenendo conto dei bisogni di quell adulto. Già ora è una pratica abituale il dialogo fra insegnanti e genitori nelle scuole Montessori e spesso emerge una grande differenza nel comportamento di un bambino tra casa e scuola. Di solito a casa gli argomenti fonte di conflitti sono: il cibo, l ordine, i compiti, il sonno, la conflittualità con i fratelli ed è spesso in occasione di momenti conflittuali che i genitori ricorrono almeno nei primi dieci anni di vita del bambino al colloquio con l insegnante. Di fronte ai problemi evidenziati dal genitore, il primo approccio, forse anche il più semplice per l insegnante è quello di spiegare il modo nel quale in classe si gestisce quel certo problema: può essere l ordine, l aggressività, la passività, ecc. La vita in famiglia è però molto diversa dalla vita in una classe e spesso la spiegazione dell insegnante ha come risultato di far sentire il genitore incapace e inadeguato. Nei casi più semplici possono essere utili ai genitori i suggerimenti pratici che hanno a che fare con l organizzazione della casa. Ad esempio ad un genitore che lamenta il disordine di un bambino, l insegnante proverà a chiedere se in casa sono previste nella stanza del bambino delle comode mensole con cesti adatti a raccogliere i vari giochi. Chiederà se nella stanza vi è la possibilità di ganci alle pareti adatti per appendere i vestiti e di cassetti che possono contenerere la biancheria del bambino; chiederà se è prevista una cestina alla sua portata dove mettere i vestiti sporchi. Proverà a suggerire che in ogni stanza della casa ci sia un angolo destinato al bambino, in modo da favorire la sua presenza insieme agli altri membri della famiglia e anche per agevolare la sistemazione delle varie attività preferite dal bambino. E via discorrendo. 17 Ivi, p

9 Si può sottolineare che questo è un esempio in cui si tiene conto sia del bisogno del genitore di avere la casa ordinata sia di quello del bambino di poter padroneggiare secondo le proprie possibilità tutte le cose alle quali tiene. Ma spesso, quando i genitori chiedono consigli agli insegnanti su numerosi problemi di ordine educativo, questi si trovano in situazioni difficili da gestire. A differenza di un consulente psicologico che non è coinvolto dal rapporto con il ragazzo, l insegnante si trova in una situazione più complessa in quanto ha rapporti con lui in situazioni diverse e può essere portato a difenderlo e a colpevolizzare il genitore per il suo comportamento. Oppure se in qualche modo sente criticato il proprio lavoro è portato a sottolineare i meriti del proprio metodo e i risultati che ottiene: partecipazione interessata, concentrazione, apprendimento, ordine, disciplina e in questo modo anche senza volerlo finisce con il colpevolizzare ancora i genitori che affrontano il problema in modo diverso. L insegnante dovrebbe essere così abile da accettare i bisogni dei genitori e aiutarli a capire che potrebbero riuscire a soddisfarli se tenessero più conto anche dei bisogni dei bambini. Come già detto in questo modo si chiede all insegnante di rapportarsi all adulto con le stesse modalità che adopera con i bambini: per un genitore sentirsi ascoltato e accolto con tutti i suoi dubbi, difficoltà e problematiche, sarebbe un buon punto di partenza per ridurre in un primo tempo la diffidenza e l innalzarsi di barriere e in un secondo tempo riuscire a prendere coscienza dei propri problemi e cercare di modificare i propri comportamenti. Certo in questo modo si affida all insegnante un ulteriore e difficile compito. Pertanto i corsi di formazione Montessori dovrebbero prevedere anche l apprendimento della capacità di gestire il rapporto con i genitori con un attenzione particolare ai bisogni di tutte le parti coinvolte. Questo percorso potrebbe anche aiutare gli insegnanti montessoriani a diventare più consapevoli dei motivi che hanno portato loro stessi alla scelta sia della professione sia del metodo. Una tecnica già sperimentata e che ha dato buoni risultati in questo senso è stata quella dei giochi di ruolo utilizzata in alcuni corsi di formazione Montessori. Questa modalità di lavoro, molto conosciuta, ma non abbastanza praticata per finalità formative degli insegnanti, ha suscitato un notevole interesse. I partecipanti raccontano le loro esperienze di rapporto con i genitori e mettono in scena la situazione vissuta. Gli insegnanti che partecipano agli incontri hanno così modo di rivivere situazioni critiche della loro vita professionale e soprattutto, grazie proprio alla particolare tecnica utilizzata, possono vivere anche il ruolo della persona con la quale si è creato un momento di difficoltà (padre, madre, collega, alunno). I partecipanti di solito collaborano molto attivamente portando una grande quantità di esperienze personali, e dal lavoro svolto possono ricavare una maggiore presa di coscienza di sé e del proprio modo di relazionarsi. E stato interessante notare che anche quelli che non avevano avuto ancora esperienze di insegnamento attingevano al bagaglio di esperienze che avevano vissuto sia come figli sia come alunni negli anni di scuola. Pertanto le finalità di questa formazione sono: 19

10 - Aiutare gli insegnanti a cogliere le motivazioni che stanno alla base dei comportamenti propri e dei genitori. - Facilitare la comunicazione tra insegnanti e genitori sulle modalità educative e didattiche e sui problemi relativi allo sviluppo. - Fornire agli insegnanti strumenti per: o interpretare le esigenze dei genitori o gestire le situazioni di tensione o trovare delle modalità per spiegare il proprio approccio educativo tenendo presente la diversità dei ruoli tra insegnanti e genitori o cogliere le difficoltà che i genitori incontrano con i figli e fornire loro un aiuto senza colpevolizzarli. - Stimolare riflessioni, partendo da esperienze personali, sulla relazione educatoregenitore. A questo punto è chiaro che per affrontare i problemi dei genitori nei rapporti con i figli si chiede agli insegnanti di acquisire una competenza sulle dinamiche famigliari anche al di fuori dei problemi strettamente connessi con la scuola. Tanto più riusciranno a capire tali dinamiche quanto più avranno approfondito la loro conoscenza della complessità del rapporto adulto-bambino. In queste pagine si è cercato tra l altro di fornire degli esempi di come si possa iniziare tale percorso con l aiuto delle riflessioni di Maria Montessori e degli studi sull argomento dalla psicoanalisi in poi. 20

11 Dalle Case dei Bambini di San Lorenzo per una scienza naturale della formazione dell uomo di Paola Trabalzini Il quartiere di San Lorenzo all inizio del Novecento La prima Casa dei Bambini fu inaugurata il 6 gennaio 1907 a San Lorenzo, quartiere popolare di Roma, dove si era iniziato a costruire dopo l Unità, abitato da disoccupati, lavoratori giornalieri, piccoli artigiani, casalinghe, donne di servizio, emarginati. È tra il 1884 e il 1888 che si assisté, durante la grande febbre edilizia che investì la capitale, ad un notevole incremento edilizio del quartiere. In quel periodo a Roma le sovvenzioni pubbliche ai costruttori erano concesse a metro quadro costruito, la conseguenza fu che si edificò il più possibile. La febbre speculativa, che nessuna autorità di regolamento seppe o volle almeno disciplinare, non ebbe quasi altro scopo fuori di quello di coprire con affrettate costruzioni la maggior quantità possibile di metri quadrati di terreno, per poter poi trarne illecito profitto, trasformandole in debiti di ogni natura. Sorsero così grandi falansteri mal disposti, peggio ancora distribuiti, con pozzi di luce e cortili di limitatissima ampiezza, che lasciavano posto a vasti corpi interni di fabbricati, che a loro volta impedivano all aria, alla luce, al sole di penetrare nella circostante abitazione, riducendone sensibilmente il valore e rendendo la casa antigienica, triste, inospitale 18. Queste le parole utilizzate da Eduardo Talamo per descrivere il quartiere di San Lorenzo, prima della ristrutturazione che l Istituto dei Beni Stabili, da lui diretto, avrebbe realizzato a partire dal Quando ci si rese conto che si era costruito troppo, le sovvensioni terminarono e alcuni degli edifici del quartiere di San Lorenzo rimasero incompiuti. Ridotti in pessime condizioni, essi divennero il ricovero della classe più povera della capitale che spesso praticava il subaffitto al fine di poter disporre di un ulteriore introito. Nel descrivere San Lorenzo, Montessori utilizza immagini molto forti ho avuto l impressione di trovarmi in una città dove fosse avvenuto un gran disastro [ ] si poteva supporre che quel disastro fosse stato una grande inondazione che avesse trasportato via tutta la terra; ma osservando le case tutte smantellate negli androni, coi muri scoperti o mancanti qua e là di mattoni, veniva fatto di pensare se fosse stato un terremoto il disastro che aveva afflitto quel quartiere E. Talamo, La Casa moderna nell opera dell Istituto Romano di Beni Stabili, Roma, Bodoni, 1910, p M. Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all educazione infantile nelle Case dei Bambini. Edizione critica, Roma, Edizioni Opera Nazionale Montessori, 2000, p.143. Una descrizione che ne ricorda un altra, quella di Sibilla Aleramo nel romanzo Una donna: La prima volta che penetrai colla vecchia amica in alcune case del quartiere di San Lorenzo, sentii divampare improvviso, anche nel mio sangue, l oscuro istinto della distruzione Su la strada il cielo splendeva intenso: i colli tiburtini in fondo, sorgevano come un paese di serenità. E negli anditi dei portoni già si obliava il sole; si salivano delle scale, chiazzate d acqua, buie; e ai lati dei pianerottoli s aprivano corridoi neri e da questi uscivano donne scarmigliate, il seno mal coperto da camicie sudice, lo sguardo ostile da quali profondità di orrore sorgevano le tremende apparizioni? E le voci rauche non imploravano neppure, davano notizie di malattie, di nascite, di scioperi forzati, di ferimenti, con indifferenza. Scendeva dai piani superiori qualche bambina bionda, ancora rosea, ancora coll arco delle labbra aprentesi ad un sorriso schietto. Scompariva. E dalle 21

12 Nel 1904 venne fondato l Istituto Romano di Beni Stabili, che, con il sostegno della Banca d Italia, acquistò e ristrutturò molti degli stabili fatiscenti di San Lorenzo, per ricavarne appartamenti il cui affitto poteva essere sostenuto dai ceti popolari del quartiere. Durante l assemblea degli azionisti dell Istituto Romano di Beni Stabili, tenutasi il 14 febbraio 1906, Talamo affermò: proseguiamo la trasformazione degli edifici che voi [azionisti] possedete nel quartiere S. Lorenzo, dove appunto più miseramente si è accumulata la popolazione operaia. Né - anche ove fosse possibile -, noi intendiamo mutare le condizioni attuali, la natura per così dire e il modo di essere di quel quartiere; rimanga pure, e deve rimanere, il centro principale della classe meno abbiente, ma questa vi trovi abitazioni adatte ai suoi mezzi, alla sua esistenza, ai rispetti dell igiene e della morale sociale 20. Il progetto di ristrutturazione edilizia e riqualificazione urbana si fondava, ricorda Talamo, su alcuni elementi che dovevano caratterizzare le nuove abitazioni: aria, luce, pulizia da ottenersi [ ] con la demolizione completa degli inutili e dannosi corpi di fabbrica interni. Al loro posto cortili spaziosi, allietati dal sole, dal verde dei giardini, circondati da pareti con finestre ornate da fiori, dovevano essere come il polmone dell edificio, la parte migliore di questo, che col suo ordine, con la sua pulizia, con la sua gaiezza imprima decoro al casamento ed eserciti una prima benefica influenza sui singoli abitatori. [ ] Dunque la casa, - continua Talamo - oltre ad essere salubre, pulita, confortata dalle comodità, che ora non sono assolutamente difficili da conseguirsi, deve anche corrispondere al concetto affettuoso e moralizzatore della famiglia, così da renderla asilo desiderato ed amato, fattore di civile educazione 21. Intervento edilizio, dunque, ma anche di rinascita umana, morale e civile per le persone che avrebbero abitato gli edifici risanati, per questo, come vedremo, l Istituto pensò anche di predisporre e allestire luoghi di incontro per gli inquilini, ad esempio, la sala di lettura, ed alcuni servizi, come l infermeria 22 ; si trattava di intervenire con un opera redentrice sulla collettività, di sostenere la costruzione di un tessuto sociale solidale, di formare l affittuario, ma anche il cittadino. stanze spalancate esalavano odori insopportabili, e dall intero casamento, in basso, in alto, uscivano strilli, lamenti, richiami (S. Aleramo, Una donna, Milano, Feltrinelli, 1992). 20 La Vita, 15 febbraio Giornale di impostazione laica, diretto da Olga Lodi ( ), nota con lo pseudonimo di Febea, ospita agli inizi del secolo XX un ampio dibattito sul diritto al voto delle donne, in cui è impegnata anche Maria Montessori. Olga Lodi è tra l altro l ideatrice del nome di Casa dei Bambini (M. Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all educazione infantile nelle Case dei Bambini. Edizione critica, op., cit., p.130). 21 E. Talamo, op.cit., pp L Istituto metteva a disposizione un servizio sanitario per uso esclusivo degli inquilini, che hanno diritto di avvalersi gratuitamente dei mezzi di assistenza sanitaria che l Istituto pone a loro disposizione nell ambulatorio. Detto locale rimane pertanto aperto agli inquilini ogni giorno dalla ore 11 alle 12 per tutti quei consigli, quelle informazioni e prescrizioni igieniche, dietetiche e curative, nonché per quegli interventi di piccola chirurgia compatibili con la natura e gli scopi dell istituzione. Il medico risiedeva nello stesso edificio e nel caso in cui fossero state necessarie visite a domicilio, il costo previsto era di L.100 (E. Talamo, op.cit., tav.xvix). 22

13 Gli appartamenti ristrutturati erano costituiti da due, tre camere con cucina, mentre il bagno era al piano. Tutti gli appartamenti erano forniti di acqua potabile ed ogni stabile aveva il portiere. Per favorire la cura dell edificio e dell ambiente da parte degli inquilini l Istituto dei Beni Stabili fissò un premio annuale, consistente nell esonero per un mese dal pagamento della pigione, a coloro che avessero meglio conservato la casa 23. Targhe con sentenze educative erano affisse nei cortili degli edifici ristrutturati, ispirate alla conservazione del bene comune: L igiene dell abitazione è la salute dei figli, Chi insudicia le scale e le pareti manca ai doveri più elementari dell educazione, Chi cura la casa cura se stesso. Opera edilizia, si diceva, e di educazione morale. La cura dell ambiente e la cura della persona rivestivano per gli abitanti degli edifici di San Lorenzo una importanza particolare. Montessori introdusse le attività di cura dell ambiente e della persona nelle Case dei Bambini in virtù del loro significato culturale e sociale per gli abitanti degli edifici ristrutturati scoprendone successivamente la valenza educativa: controllo e coordinazione dei movimenti, concentrazione, sviluppo dell indipendenza, del sé e delle relazioni sociali. La manutenzione dell edifico sarebbe stata però effettivamente raggiunta solo se i bambini, lasciati dai genitori a casa per gli impegni di lavoro, fossero stati accuditi, evitando che danneggiassero gli edifici. Per risolvere questo problema l ingegner Talamo ebbe l idea di raccogliere i bambini dai tre ai sette anni in un appartamento dello stabile e propose a Maria Montessori di dirigere queste speciali scuole infantili, la prima delle quali venne inaugurata, come si è detto, il 6 gennaio 1907 in Via dei Marsi 58 con il nome di Casa dei Bambini. Verso le Case dei Bambini Montessori conobbe San Lorenzo sia prima che dopo la ristrutturazione e quando camminava per le strade del quartiere ristrutturato era già una donna conosciuta per il suo impegno scientifico e sociale, due aspetti che nella sua opera si intersecano richiamandosi l un l altro. Si era, infatti, laureata nel 1896 in medicina, discutendo una tesi in psichiatria, presso l università di Roma, dove si andavano consolidando scienze quali: la biologia, l embriologia, l antropologia, la medicina mentale, l igiene; dove si dibatteva della teoria evoluzionista. Non dobbiamo poi dimenticare che Montessori aveva anche frequentato per due anni il corso di scienze naturali studiando zoologia, botanica, fisiologia, fisica, chimica. La sua formazione è dunque prettamente scientifica: naturalistica e medico-psichiatrica e alla luce dello spirito scientifico affronta il tema dello sviluppo umano e dell educazione. Dallo spirito scientifico trae l abito mentale dell osservazione, della sperimentazione, della misura, verifica, costruzione e ri-costruzione del sapere, del rispetto, della 23 Nell attribuzione del premio, l Istituto teneva anche conto del modo in cui i genitori avevano coadiuvato la direttrice delle Casa dei Bambini nell educare i figli. 23

14 responsabilità, pazienza e perseveranza. Spirito scientifico che la terrà lontana dal riduttivismo del laboratorio, sempre attenta al contesto, agli aspetti ambientali. Lo spirito scientifico caratterizza per Montessori l atteggiamento dell insegnante, come atteggiamento aperto, libero da preconcetti; un insegnante pronto a misurare nell esperienza le proprie idee e a modificarle sulla base delle indicazioni che da essa provengono 24. Lo spirito scientifico non caratterizza solo l educatore, ma anche il bambino, esploratore dell ambiente, indagatore ed osservatore dei fenomeni fisici e delle relazioni umane. Alle scienze che studiano l uomo, psichiatria e antropologia, si rivolgono i primi interessi di Maria Montessori attraverso lo studio dei bambini affetti da ritardo mentale. Docente di antropologia all università di Roma dal 1904, si era occupata di quelli che la storiografia contemporanea ha identificato come i silenzi dell educazione : i bambini affetti da insufficienza mentale e le donne. La lezione che Montessori trae sia dallo studio antropologico e psicologico dei bambini con ritardo mentale, sia dallo studio di metodi educativi loro adatti, è che la questione dei bambini affetti da ritardo mentalmente è questione prevalentemente pedagogica anziché medica. È questione rieducativa e sociale, e la società e la politica non possono sottrarsi all impegno per il recupero di questi bambini. Montessori, inoltre, coglie che l apprendimento del bambino (3-6 anni) è legato al fare, all agire, al movimento, si rivela allora importante l utilizzo di un adeguato materiale che favorendo l azione conduca ad acquisire conoscenze in modo stabile. Diviene, allora, fondamentale per Montessori preparare i maestri nei metodi educativi per il recupero dei bambini affetti da insufficienza mentale, e ciò diviene realtà con la fondazione nel 1900 della Scuola Magistrale Ortofrenica. L interesse scientifico e sociale per l infanzia ritardata, si collega all interesse per la questione femminile, per il diritto all istruzione, alla formazione, al lavoro, al voto delle donne. Il legame passa anche attraverso il rapporto madre-figlio: per un normale sviluppo del bambino è fondamentale l influenza, oltre che dei fattori ereditari, anche dei fattori ambientali, che incidono sia sulla madre, durante la gravidanza e l allattamento, sia sul nascituro e poi sul neonato. Aspetti quali: adeguata alimentazione, alfabetizzazione, un ambiente di vita in cui le donne non subiscano discriminazioni, concorrono alla buona salute del bambino: salvaguardare le condizioni di vita della madre significa anche fare profilassi rispetto ad eventuali malattie infantili. Ed ecco allora Montessori impegnata a denunciare, con la partecipazione ai congressi internazionali delle donne a Berlino (1896) e a Londra (1899) 25, al congresso italiano 24 A tal proposito Cives scrive: Il metodo da sviluppare si caratterizza dunque nella capacità di osservare, attingere dal sapere, costruirlo, interpretare, elaborare costruttivamente. Da qui, ci sembra, le ragioni della modernità scientifica montessoriana oggi continuamente confermata (G. Cives, Le risposte di Maria Montessori ai problemi d oggi, in Vita dell infanzia, a.xliv, n.6, luglio-agosto 1995, p.32; poi in G. Cives, I miei maestri da Gabelli a Dewey, Roma, Anicia, 2001, pp.69-85). 25 Montessori rappresentò l Italia al Congresso internazionale delle donne a Londra, dove si recò insieme a Olga Lodi, inviata, quest ultima, in qualità di osservatrice. La nomina le venne dal ministro Baccelli e dalla contessa Lavinia Taverna, presidente del comitato provvisorio per la costituzione del Consiglio Nazionale 24

15 delle donne italiane a Roma (1908), il sovralavoro femminile e richiedere un apposita legislazione che lo tuteli; a combattere l analfabetismo femminile; a sostenere e incentivare la presenza delle donne nella vita sociale e politica del Paese. A una donna nuova guarda Montessori, come altre femministe dell epoca. Il diritto all istruzione, alla cultura, al lavoro, al voto, sono diritti fondamentali per la realizzazione della donna come individuo, come cittadina, ma anche perché la maternità sia scelta consapevole e libera. Abbiamo detto diritto al voto. Nel 1906 Montessori è tra le protagoniste della battaglia per il diritto al voto delle donne e firma un proclama pubblicato il 26 febbraio sul quotidiano la Vita in cui si legge: Donne tutte sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico. Il proclama riscuote adesioni in varie città italiane, ma, nonostante l impegno del movimento delle donne, la battaglia per il suffragio non darà esiti positivi. Le donne in Italia per la prima volta voteranno nel L impegno femminista di Montessori è espressione di quello che è stato definito femminismo pratico o femminismo sociale : le donne con le iniziative promosse in ambito sociale - ad esempio attività assistenziali rivolte a prostitute, bambini abbondonati, donne povere, ragazzi nei riformatori - miravano a dimostrare le capacità e le qualità femminili nell occuparsi della cosa pubblica, nell assumere responsabilità progettuali, organizzative ed amministrative. Quando Montessori riceve nel 1906 l incarico di organizzare le Case dei Bambini è una donna dentro le questioni e le aspirazioni di cambiamento e miglioramento della sua epoca. È presente nel dibattito scientifico, politico e sociale del suo tempo. Montessori arriva a San Lorenzo come medico che ha vissuto lo studio e la ricerca scientifici anche come impegno in progetti di emancipazione umana, di liberazione dal pregiudizio, per un progetto di società aperta, includente, di individui liberi ai quali sono riconosciuti gli stessi diritti. Nell esperimento di San Lorenzo Montessori è guidata da un ipotesi di lavoro: sperimentare il materiale per l educazione scientifica dei sensi già utilizzato con i bambini con ritardo mentale con i bambini cosiddetti normali, in modo da verificare la rilevanza anche per quest ultimi di una sistematica educazione sensoriale. Il metodo di lavoro adottato da Montessori, proprio in virtù della sua formazione scientifica, è quello dell osservazione documentata dello svolgersi della vita dei bambini, in un ambiente progressivamente strutturato e verificato in relazione ai bisogni cognitivi, emotivi, sociali, affettivi dei bambini stessi, per il legame profondo che Montessori coglie tra sensi-mente, fare-pensare, operare-apprendere, applicarsi-provar gioia 26, e poi individualità-socialità, natura-vita. Il suo approccio allo studio dello sviluppo umano è unitario, ecologico. delle donne italiane, e suscitò alcune critiche nel movimento femminile, peraltro molto articolato al suo interno, per le posizioni montessoriane ritenute da alcuni moderate (Babini V. P., Lama L., Una donna nuova. Il femminismo scientifico di Maria Montessori, Milano, Franco Angeli, 2000, Catarsi E., La giovane Montessori, Ferrara, Corso Editore, 1995, A. Scocchera A., Maria Montessori. Una storia per il nostro tempo, Roma, Edizioni Opera Nazionale Montessori, 1997). 26 G. Cives, op. cit., p

16 Proprio sulla base dell osservazione del comportamento dei bambini in un ambiente progressivamente strutturato e verificato in relazione ai loro bisogni, è modificata l organizzazione dell ambiente e la figura dell insegnante. Si costituiscono allora le condizioni per un esperimento che libera il bambino dalla situazione educativa tradizionale e dalla conflittualità con l adulto, e lo guida a mediare il conflitto con i compagni; un esperimento che lo affranca dall adattamento innaturale ad un ambiente solitamente sordo alle sue particolari disposizioni motorie, mentali, psicologiche; un esperimento che lo libera dalla passiva ripetizione di un sapere altrui e crea una nuova situazione educativa, con attività adeguate alla qualità delle mente infantile assorbente, che opera attivamente a mezzo dei sensi e del movimento impadronendosi della realtà. Alla prima Casa dei Bambini di Via dei Marsi ne seguirono altre: una seconda a San Lorenzo, aperta il 7 aprile; quelle di via Solari e via Lombardia a Milano nel 1908, sempre in quartieri popolari, promosse dalla Società Umanitaria 27. Nel 1910 una Casa dei Bambini fu anche aperta in Via Giusti a Roma presso le Suore Francescane di Maria; nello stesso anno ne veniva aperta una anche a Parigi; nel 1911 sarà poi la volta della prima Casa dei Bambini a New York. Nel 1909 Montessori aveva pubblicato Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all educazione infantile nelle Case dei Bambini, in cui espone i principi educativi del suo metodo così come esso si era costituito durante l esperimento di San Lorenzo 28. Il libro venne tradotto nel 1912 in inglese, nel 1913 in russo, polacco, tedesco, nel 1914 in rumeno e giapponese, nel 1915 in spagnolo, nel 1916 in olandese e nel 1917 in danese. Verso una scienza naturale della formazione dell uomo Nel 1915, quando le Case dei Bambini sono già diffuse in Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Maria Montessori in un articolo dal titolo Quando la scienza entrerà nella scuola, pubblicato su La coltura popolare, organo della Società Umanitaria, scrive: Le Case dei Bambini sono i primi laboratori di scienza umana: è per questo che la loro fama ha fulmineamente traversato la terra. [ ] Che cosa ha fatto l igiene per i bambini? Ha diminuito la mortalità - non solo - ma, aiutando il corpo infantile nel suo naturale svolgimento ha procurato una infanzia più forte, più bella. [ ] Perché dovrebbe essere finito qui il compito della scienza? I bambini dovranno entrare in una via naturale, non solo per la vita fisica, ma anche per quella interiore, e rinforzare l intelligenza e il carattere. [ ] Se il corpo ebbe bisogno di 27 La Società Umanitaria venne fondata nel 1873 un anno dopo la morte di Prospero Mosè Loria, che aveva lasciato il proprio patrimonio al comune di Milano affinché istituisse una società con il fine di aiutare le persone meno abbienti. Centro del riformismo italiano, tra i suoi dirigenti, socialisti o radicali, troviamo Augusto Osimo, Decio Nulli, Luigi Majno, Gianbattista Alessi, Osvaldo Gnocchi Vanni, l Umanitaria perseguiva i propri scopi attraverso iniziative volte alla lotta contro la disoccupazione e l analfabetismo, a favore dell assistenza agli emigranti e alla classe operaia. Sempre aperta alla sperimentazione, la Società Umanitaria inoltre favorì la diffusione delle Case dei Bambini e del pensiero montessoriano, organizzando convegni e corsi per la formazione delle maestre (Sulla Società Umanitaria vedi La Società Umanitaria, Fondazione P. M. Loria Milano , con testo di R. Bauer, Milano, Società Umanitaria, 1964; Umanitaria. Cento anni di solidarietà , Milano, Edizioni Charta, 1993). 28 M. Montessori, Il Metodo della Pedagogia Scientifica applicato all educazione infantile nelle Case dei Bambini, Città di Castello, Casa Editrice S. Lapi,

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