PROGRAMMA PER L ARTE ITALIANA

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1 PROGRAMMA PER L ARTE ITALIANA Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 :: INDICE :: Castello di Rivoli Museo d Arte Contemporanea _ p. 2 Centro per l Arte Contemporanea Luigi Pecci _ p. 6 Fondazione Musei Civici di Venezia Galleria Internazionale d Arte Moderna di Ca Pesaro _ p. 9 Fondazione Pescheria Centro Arti Visive _ p. 17 Fondazione Torino Musei GAM Galleria d Arte Moderna e Contemporanea _ p. 21 GAMeC Galleria d Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo _ p. 27 Istituto Nazionale per la Grafica _ p.30 MACRO Museo d Arte Contemporanea Roma _ p. 34 MAGa Museo Arte Gallarate _ p. 38 MAMbo Museo d Arte Moderna di Bologna _ p. 47 MAN Museo d Arte Provincia di Nuoro _ p. 50 MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo _ p. 54 MUSEION Museo d Arte Moderna e Contemporanea _ p. 60 Museo del Novecento _ p. 65 Museo Marino Marini _ p. 71 MUSMA - Museo della Scultura Contemporanea Matera _ p. 75 PAC Padiglione d Arte Contemporanea _ p. 80 Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee _ p. 83 Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Entoantropologico per il Polo Museale della Città di Napoli Castel Sant Elmo _ p. 86 1

2 CASTELLO DI RIVOLI MUSEO D ARTE CONTEMPORANEA Piazza Mafalda di Savoia Rivoli (TO) Tel. +39 (0) /220; Fax +39 (0) /231 info@castellodirivoli.org; 2

3 Castello di Rivoli Museo d Arte Contemporanea Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) A cura di Marcella Beccaria 16 settembre - 18 novembre 2012 Rossella Biscotti, Gli anarchici non archiviano, 2010, veduta dell installazione, Castello di Rivoli Museo d Arte Contemporanea Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari e Seb Patane, sono i protagonisti de La storia che non ho vissuto (testimone indiretto), individuati quali rappresentativi di una nuova generazione di artisti italiani che individua nella storia del nostro Paese il proprio oggetto di indagine. Articolate in un ampia varietà di forme e scelte linguistiche, le opere in mostra sono incentrate su alcuni tra i momenti che hanno tragicamente segnato l Italia nel corso del Novecento. Negli ultimi trent anni, la ricerca artistica italiana ha coltivato una propria sfera di autonomia ed è stata caratterizzata da un progressivo allontanamento dalle vicende storiche e politiche nazionali. A loro volta, gli artisti che hanno fatto eccezione sono spesso stati relegati a ruoli secondari e le loro opere ancora attendono una valutazione più obiettiva. 3

4 Oggi, una nuova generazione di artisti individua nella storia d Italia un imprescindibile oggetto di indagine. Artisti che includono Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frapiccini, goldiechiari e Seb Patane, si sono distinti in questo ultimissimo periodo per la realizzazione di opere che, pur nell ampia varietà di forme e scelte linguistiche, sono incentrate su alcuni tra i momenti che hanno segnato l Italia nel Novecento. Dalle ambizioni colonialiste, agli anni di piombo, alle stragi, ai poteri oscuri, le opere prodotte da questi artisti si riferiscono spesso a eventi tragici, tuttora scomodi, la cui ombra si allunga sul presente, continuando talvolta a dividere l opinione pubblica. Quasi sempre, le opere riguardano fatti antecedenti alla nascita degli artisti, oppure svoltisi al tempo della loro infanzia. L interesse di questi artisti per specifiche vicende italiane è una drammatica testimonianza del modo in cui la storia pesa anche su chi non l ha vissuta. Aprendosi a un dibattito più ampio, la mostra concerne anche la travagliata relazione che lega il presente al passato e al processo di ricostruzione e interpretazione di quest ultimo. La storia che non ho vissuto (testimone indiretto) presenta per la prima volta in un progetto museale unitario le opere di questi artisti. Oltre a lavori realizzati appositamente, la mostra intenzionalmente raccoglie alcune tra le più significative opere realizzate da questa generazione artistica negli ultimi cinque anni, riconoscendole quali elementi nodali a partire dai quali è possibile scrivere un nuovo capitolo sui recenti sviluppi dell arte italiana e offrire a un ampio pubblico possibili chiavi di lettura dell Italia odierna. La mostra verrà affiancata da un intenso programma di eventi collaterali dedicato alla storia italiana e alla lettura e rilettura dei fatti e degli eventi analizzati nelle opere. 4

5 Paola Pivi. Tulkus 1880 to 2018 A cura di Davide Trapezi Novembre Dicembre 2012 Tulku: Trijang Rinpoche Photographer: Tseten Tashi Date: 1951 Place: Lhasa, Tibet Courtesy: Newark Museum, received by Bruce Walker Negli ultimi decenni l interesse dell arte contemporanea nei confronti delle immagini buddiste è cresciuta in modo esponenziale. Dal fascino esotico del simbolismo iconografico buddista passando per approcci più concettuali e filosofici, fino agli interessi più superficiali e di mercato, gli artisti hanno dovuto affrontare questa pratica filosofica e religiosa e l hanno usata per trasformare le immagini in qualcosa d altro: le loro opere d arte. L approccio di Paola Pivi a questo mondo di simbolismo filosofico e religioso segue una traiettoria nettamente diversa e peculiare. Nel suo progetto Tulkus 1880 to 2018, l artista ribalta l approccio convenzionale al mondo buddista straniero creando una serie completa di opere dove la sua presenza dell artista viene come distillata e resa effimera in vere e proprie opere d arte senza arte. È come se l artista avesse apprezzato la grandezza del soggetto, ricercando e raccogliendo la manifestazione del suo viaggio artistico e lasciando che si esprimesse per quello che è, senza far nulla o aggiungere, togliere o mutare il significato originario di queste immagini. I ritratti dei tulku tibetani (considerati reincarnazioni dei maestri) che hanno attirato l attenzione di Paola Pivi fanno parte della grande numero di immagini religiose comuni a tutte le zone buddiste tibetane e alle aree dove il buddismo tibetano è presente (Tibet, Gansu, Qinghai, Sichuan, Yunnan, Mongolia interna ed esterna oltre a Buryatia, Kashmir, Ladhak e altre aree di India, Bhutan e Nepal). 5

6 CENTRO PER L ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI Viale della Repubblica, Prato Tel. +39 (0) ; Fax +39 (0) info@centropecci.it; 6

7 Centro per l Arte Contemporanea Luigi Pecci Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 Massimo Barzagli Grandezza Naturale Sale espositive 30 settembre - 2 dicembre 2012 Attivo dai primi anni novanta, la prima mostra è presso la Galleria L Attico di Fabio Sargentini, Massimo Barzagli intraprende da subito una ricerca sulla figura attraverso le sue ben note impronte pittoriche per approdare negli ultimi anni a una registrazione fotografica impressa direttamente sulla carta. I suoi temi, oltre alla figura umana, sono gli animali e il mondo vegetale, tutti riproposti a dimensione reale. Barzagli infatti imprime e registra delegando i modelli o l ambiente in una azione di autoriproduzione. Negli anni ha sempre cercato di contaminare, attraverso un attitudine sperimentale e interdisciplinare, la pittura con altre forme espressive dando origine anche a sculture, performance e installazioni, confermando così la sua intenzione di realizzare un opera come evento, tempo bloccato di un processo più complesso e fisico. 7

8 La mostra Grandezza naturale si concentra sugli ultimi dieci anni inserendo anche come contrappunto alcuni lavori dei primi anni novanta come Birdwatching e Fiorile, per la prima volta presentato nella sua totale integrità. Oltre a Mai Home e Leila's Cast Bronz, registrazioni fotografiche realizzate negli ultimi anni, la mostra propone alcuni lavori realizzati per l occasione: Conto le foglie del bosco, Un vaso di fiori a New York e Philadelphia Rain. Massimo Barzagli è nato a Marradi (FI) nel 1960; vive e lavora tra Prato e New York. Ufo Story Dall architettura radicale al design globale Lounge/Project 30 settembre febbraio 2013 Un libro pubblicato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci e una mostra realizzata nell'area Lounge/Project al piano terra del museo di Prato raccontano per la prima volta la straordinaria storia degli UFO, gruppo d'avanguardia "radicale" a Firenze tra architettura, azione, arte, design e comunicazione. I materiali riuniti insieme nel volume monografico e nel progetto espositivo del Centro Pecci, rappresentano le tracce di una storia lunga quasi mezzo secolo, vissuta e giocata dal 1967 al 2012 dal gruppo degli UFO, raccolti nell'archivio Lapo Binazzi - UFO di Firenze e in parte conservati dal Centro Pecci, in comodato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Le ricerche d'archivio e la selezione dei materiali per il libro e per la mostra hanno richiesto un anno di studio e lavoro. Il duplice progetto, editoriale ed espositivo, è realizzato dal Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci - Museo regionale toscano d'arte contemporanea, promosso dalla Regione Toscana e dal Comune di Prato. Il gruppo degli UFO è formato da Carlo Bachi, Lapo Binazzi, Patrizia Cammeo, Riccardo Foresi, Titti Maschietto e inizialmente Sandro Gioli; vi hanno aderito temporaneamente anche Massimo Giovannini, Mario Spinella e Claudio Greppi. Il gruppo è nato ufficialmente nel 1967 a Firenze. 8

9 FONDAZIONE MUSEI CIVICI DI VENEZIA - GALLERIA INTERNAZIONALE D ARTE MODERNA DI CA PESARO Santa Croce 2076 Venezia Tel. +39 (0) ; Fax +39 (0) capesaro@fmcvenezia.it; capesaro.visitmuve.it 9

10 Fondazione Musei Civici di Venezia Galleria Internazionale d Arte Moderna di Ca Pesaro Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 ENRICO CASTELLANI GÜNTHER UECKER dal 1 settembre 2012 al 13 gennaio 2013 Enrico Castellani Günther Uecker, Gewendetes gel bes Feld, 1983 Due grandi maestri dell arte contemporanea, rappresentanti di rilievo dell ultima generazione del Gruppo Zero, si ritrovano dopo quasi cinquant anni per questo evento espositivo. Enrico Castellani e Gunther Uecker presentano una selezione di lavori storici tra i più rappresentativi della loro produzione, oltre a opere recenti, alcune realizzate appositamente per l evento. 10

11 La mostra, coprodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia e dalla Fondazione Mudima di Milano, è curata da Lóránd Hegyi e Davide Di Maggio, e offre un particolare paragone tra due strade artistiche, quella italiana e quella tedesca, tra due modelli di un arte sistematica, concettuale e anche sensoriale, che permette di riflettere sulle grandi linee dello sviluppo della ricerca artistica del secondo dopoguerra. Enrico Castellani espone una ventina di lavori scelti tra i più significativi e importanti del suo percorso fino ad arrivare ad opere più recenti. Altrettante le opere di Günther Uecker, di grandi dimensioni e datate a partire dagli anni 60. RAFFAELE BOSCHINI. OPERE GRAFICHE Dal 1 al 30 settembre 2012 in SALA10 Ritratto femminile di profilo con cappello, 1920, gessetto su carta paglierino Tra i primi ad entrare negli studi Bevilacqua La Masa dove rimane dal 1910 al 1915, anno in cui si trasferisce nella mondana Milano, si lega immediatamente all artista Ugo Valeri, scomparso tragicamente proprio a Ca Pesaro nel 1911 ma che lascia in Boschini tracce e segni inconfondibili, confermati dalle linee sospese ma certe di alcune figure nelle quali 11

12 si coglie il sapore degli anni Venti che risalta nei disegni e negli acquerelli dell artista, lasciandoci la nostalgia di qualcosa che oltrepassa e travalica lo sguardo per raggiungere l intimità dell individuo. Questo affetto, questo calore, identificano la satira del veneziano Raffaele Boschini ( ) di cui Ca Pesaro, grazie alla cospicua donazione della famiglia, conserva numerose opere grafiche, campo prescelto fin da subito dall artista e appreso dal padre, tra disegni, acquerelli, incisioni, xilografie, puntesecche, acquetinte, litografie e monotipi. NON SIAMO CHE SCHERZI DI LUCE Dal 13 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013 in SALA10 Angelo Garoglio, Madame X 12

13 È noto come l opera di Medardo Rosso (Torino 1858 Milano 1928) sia considerata instabile, frutto di vibrazioni spazio-temporali che ne contraddistinguono la potente ma incerta presenza. L artista fotografava le proprie sculture, la loro installazione e posizione nello spazio, sigillava infine con un ulteriore fotografia l intera sequenza, dando così testimonianza di come la fotografia appartenesse di diritto alla sua poetica. Angelo Garoglio, facendo tesoro della ricerca e degli intenti di Rosso, ci mostra la sua visione, presentando al pubblico immagini di opere del grande maestro. In particolare, si potranno ammirare gli scatti di Madame X, opera considerata dallo scultore figlia prediletta e capolavoro donato insieme ad altri sette a Ca Pesaro nel 1914 in occasione della XI Biennale di Venezia. 13

14 FONDAZIONE PESCHERIA - CENTRO ARTI VISIVE Corso XI Settembre, 184 Pesaro tel /653; fax centroartivisive@comune.pesaro.pu.it; 14

15 Fondazione Pescheria Centro Arti Visive Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 Nel 2013 il programma espositivo della Fondazione Pescheria prevede tre appuntamenti dedicati all arte italiana, che costituisce uno dei principali territori d indagine dell istituzione. La prima mostra dell anno è una personale dell artista marchigiano Andrea Nacciarriti, con un progetto dedicato allo smaltimento di materiali tossici nel Mediterraneo, che coinvolge entrambi gli spazi, il Loggiato e la chiesa del Suffragio, attraverso un percorso espositivo che comprende sculture, installazioni e videoproiezioni. La ricerca di Nacciarriti, nato ad Ostra Vetere (Ancona) nel 1976, indaga il ruolo dell arte in ambienti e contesti differenti, concentrando l attenzione sui luoghi, sulle occasioni e sui limiti che questi possono presentare. Attraverso il proprio lavoro l artista tende a modificare la nostra percezione dello spazio espositivo, i suoi interventi danno origine a cambiamenti inaspettati che inducono a riflettere non solo sul luogo inteso come spazio fisico, ma anche come sistema dell arte. Questo progetto è composto da una serie di elementi diversi che compongono una narrazione di forte significato etico e simbolico, oltre che politico e morale. Andrea Nacciarriti 15

16 La seconda mostra è una doppia personale che vede uniti per la prima volta Mimmo Jodice e suo figlio Francesco Jodice. Un confronto sulla fotografia come linguaggio che mette in dialogo i due spazi della Pescheria, legati anche a fruizioni diverse da parte del pubblico. Le grandi visioni urbane delle grani megalopoli asiatiche, come Bangkok od Hong Kong scattate da Francesco Jodice, nato a Napoli nel 1967, sono legate ad un lavoro sull analisi dei nuovi rapporti fra comportamento sociale e paesaggio urbano nei diversi ambiti geografici. Immagini dal forte cromatismo che entrano in dialogo con le visioni rarefatte del padre Mimmo, dedicate alla classicità del paesaggio campano e partenopeo. Vedute di una Napoli nascosta e da scoprire con scorci inattesi di Roma e di Milano, del paesaggio in continua trasformazione e di piazze e vicoli, monumenti quasi sconosciuti e riscoperti ora con la macchina fotografica e lo sguardo sempre straniato e nuovo di Jodice. Francesco Jodice Mimmo Jodice La terza è un antologica dello scultore Eliseo Mattiacci, che analizza prevalentemente la sua produzione degli anni Sessanta e Settanta, attraverso una selezione di opere storiche e recenti. Una ricerca basata su possibili relazioni tra terra, spazio e corpi astronomici, oggetto delle sue riflessioni da più di trent'anni. Un cosmo che continua ad essere il luogo immaginario in cui l'artista, in un costante rinnovamento, cattura le forme e le forgia in un dialogo continuo con gli elementi dell'universo e con le forze che lo governano. 16

17 Attraverso la forma, il peso, la gravità dei materiali tramutata in aerea leggerezza, il suo sguardo sempre incantato, dotato d'ingenuo candore, cerca ancora, nelle traiettorie tra il cosmo e la terra, l'alterno senso delle cose. La mostra è concepita come un percorso cronologico all interno dello spazio espositivo, tra Loggiato e Suffragio, che scandisce le tappe salienti dell evoluzione del lavoro di Mattiacci. Eliseo Mattiacci 17

18 FONDAZIONE TORINO MUSEI - GAM, GALLERIA D ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Via Magenta, 31 - Torino Tel. +39 (0) Fax +39 (0) ufficio.stampa@fondazionetorinomusei.it; 18

19 Fondazione Torino Musei - GAM Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 SALVATORE SCARPITTA 20 Ottobre febbraio 2013 Salvatore Scarpitta, Rajo Jack, 1964, Auto da corsa, due pompe di benzina, porta, GAM Galleria Civica d Arte Moderna e Contemporanea, Torino, Deposito Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea. Immagine: Studio fotografico Gonella La GAM presenta la più grande mostra retrospettiva dedicata a Salvatore Scarpitta (New York ) sin qui ideata, allestita nella Exhibition Area al primo piano del museo e negli spazi espositivi dell Underground Project al piano interrato, su una superficie complessiva di 2000 mq. La curatela del progetto è stata affidata ad un autorevole comitato scientifico composto da: Germano Celant, Fabrizio D Amico, Danilo Eccher, Riccardo Passoni e Luigi Sansone. Salvatore Scarpitta, nato e cresciuto negli Stati Uniti, mostra un profondo legame con le proprie origini italiane muovendo la sua carriera fra Stati Uniti, Europa e Italia, dove instaura relazioni profonde con alcune città come Roma, Venezia e Torino. Il suo rapporto con l Italia è consacrato nel 2005 quando proprio l Università degli Studi di Torino conferisce all artista la Laurea Honoris Causa in Lettere e Letterature Straniere. 19

20 Con questa mostra la GAM intende proporre al pubblico un antologia mirata di opere dell artista, considerato tra i più importanti del panorama internazionale, attraverso un attento lavoro di documentazione che ha mosso i primi passi dallo studio di due fondamentali opere custodite nelle collezioni permanenti del museo (Straight Away del 1962 e Rajo Jack Spl del 1964). La mostra si concentrerà in prevalenza sulle opere degli anni Cinquanta e Sessanta, con un ampia sezione dedicata ai lavori realizzati con fasce o bende e tecnica mista, alcune tele estroflesse dipinte che testimoniano la tensione a sconfinare fuori dallo spazio pittorico a favore di una resa plastica e tridimensionale. A conclusione del percorso saranno esposte alcune opere realizzate negli Stati Uniti negli anni Ottanta, in cui torna l apertura di Scarpitta verso l utilizzo di nuove tecniche e materiali, con l inclusione di legno e oggetti come slitte. L energia e il movimento che caratterizzano la produzione di Scarpitta sono ravvisabili in parallelo nella sua passione, mai estinta, per le corse automobilistiche nelle quali era solito prendere parte. Un intera sezione della mostra sarà dedicata alle autovetture da lui realizzate, opere capaci di fare rivivere l atmosfera del mondo dei circuiti della periferia americana e di portare l arte in un contesto nuovo, diverso ed affascinante. La mostra sarà corredata da una prestigiosa pubblicazione edita da Silvana editoriale e curata da Danilo Eccher e Germano Celant che riprodurrà tutte le opere in mostra, con i contributi critici di tutti i membri del comitato scientifico. La mostra si avvarrà della collaborazione prestigiosa di importanti musei e collezionisti privati, tra i quali la Fondazione Prada, il MART di Rovereto, la Collezione La Gaia. SURPRISE Primo appuntamento: Ugo Nespolo. Gli anni dell Avanguardia a cura di Maria Teresa Roberto 12 ottobre gennaio 2013 Giovedì 11 ottobre la GAM ha inaugurato inaugura il nuovo progetto espositivo Surprise, un ciclo annuale di appuntamenti dedicati in questa serie inaugurale ad aspetti specifici della ricerca artistica torinese tra anni Sessanta e Settanta. Allo sviluppo industriale ed economico si accompagnarono allora trasformazioni urbane e sociali che allargarono la base della produzione e del consumo di cultura. La vivacità del confronto ideologico e gli impulsi creativi che caratterizzarono quella stagione favorirono l intersecarsi di discipline diverse, dall architettura al design, dalla moda alla grafica, dalla musica fino alle arti visive e performative. L atteggiamento sperimentale non si limitò all innovazione linguistica, ma si estese alle pratiche sociali e alle modalità di fruizione e dislocazione delle opere nello spazio. Il progetto Surprise intende sondare e mettere a fuoco aspetti e snodi di quel periodo, durante il quale sono state gettate le basi per il riconoscimento artistico di Torino a livello internazionale. Al centro dell attenzione saranno poste di volta in volta singole opere, tracce di percorsi espositivi, progetti inediti, riferimenti a contesti extra-artistici; si tratterà di 20

21 frammenti eterogenei ma accomunati dal senso di stupore e meraviglia e di intensificazione delle energie vitali tipico di quegli anni. Per incrementare la curiosità e il desiderio voyeuristico dello spettatore, le opere dell artista protagonista di ogni mostra rimarranno segreti fino alla vigilia dell inaugurazione. In questo modo ciascun appuntamento costituirà ogni volta una vera e inaspettata sorpresa. A curare il primo ciclo di Surprise, che si dispiegherà nel corso dell anno , è Maria Teresa Roberto, docente di Storia dell Arte Contemporanea presso l Accademia Albertina di Torino. Con lei lo staff della GAM si dedicherà all approfondimento del lavoro degli artisti che saranno presentati di volta in volta. Al progetto è dedicata la sala espositiva della GAM adiacente all Exhibition Area. Il protagonista del primo appuntamento è Ugo Nespolo, che esordì nel 1966 con una personale alla galleria Il Punto. L anno successivo partecipò all evento Fluxus tenutosi in queste sale durante l inaugurazione della collezione del Museo Sperimentale e realizzò i primi film, ispirati al New American Cinema. Nel 1968 presentò alla galleria di Arturo Schwarz a Milano una serie di lavori in cui si alternavano artigianalità e nuovi materiali, geometria e complessità, riferimenti al design contemporaneo e alle tradizioni della cultura materiale. Questa mostra raccoglie un numero significativo di quelle opere, insieme ai disegni che ne documentano la genesi, riproponendo la misura ravvicinata dell allestimento e l eterogeneità degli accostamenti. In questa occasione Nespolo ha donato alla GAM la serie completa delle stampe tratte da Verità e menzogna. Una alternativa logica, libro d artista e testo di logica formale da lui realizzato nel Il primo appuntamento di Surprise è realizzato grazie al contributo di Miroglio Group. VITRINE Seconda edizione: a cura di Stefano Collicelli Cagol 12 ottobre settembre 2013 Giunto alla sua seconda edizione, Vitrine progetto originale della GAM di Torino avviato nel 2011 offre anche quest anno il suo spazio alla giovane ricerca artistica sviluppata in Piemonte. Una grande parete nell atrio sarà il luogo a disposizione di artisti piemontesi o che vivono e lavorano in Piemonte e che si stanno distinguendo con la loro opera nel panorama artistico nazionale. Il progetto è suddiviso in cicli e prevede per ogni fase l impegno di un diverso curatore, chiamato a individuare un tema e una selezione di artisti che esporranno opere inedite realizzate appositamente per gli spazi della galleria, con il fine ultimo di presentare al pubblico un ampia vetrina significativa della produzione artistica del nostro territorio. La nuova edizione di Vitrine è affidata al giovane curatore Stefano Collicelli Cagol, che ha selezionato cinque artiste legate in modi diversi al Piemonte, nate tra gli anni Settanta e Ottanta. Il titolo del ciclo, 270 nasce da una riflessione sullo spazio fisico in cui prende vita il progetto Vitrine: un angolo di 90 formato dall incontro di due pareti di dimensioni diverse nell atrio della GAM. All interno di questo angolo retto, le opere appositamente pensate dalle artiste faranno irrompere i restanti 270 mancanti, offrendo prospettive inedite sulla 21

22 realtà contemporanea. Immediatamente visibile agli occhi dei visitatori che entrano nel museo, cruciale punto di snodo per accedere ai diversi servizi dell istituzione, dal bookshop, alle sale espositive, agli spazi per la didattica, Vitrine è in una posizione di costante dialogo con l istituzione e l architettura modernista della GAM di Torino. L apertura verso ciò che sta al di là dei confini stabiliti richiamata dal titolo 270 vuole inoltre rendere omaggio alle cinque artiste selezionate, a vario titolo legate al Piemonte: un ritorno alla sua regione d origine per Dafne Boggeri, che risiede a Milano ma è nata a Tortona (AL), mentre le altre quattro artiste provenienti da città o paesi diversi hanno fatto di Torino città d elezione per sviluppare le proprie ricerche. Negli ultimi anni, infatti, Torino ha attratto numerosi giovani artisti, capaci di trovare nella città strutture e istituzioni in grado di offrire da un lato una vibrante scena artistica contemporanea e dall altro un ambiente conveniente dal punto di vista economico. Il secondo ciclo di Vitrine vuole dunque dare visibilità a artiste ancora prive di gallerie in Italia prendendo spunto dalla spazialità fisica in cui ha sede il progetto (per questo si è deciso, a differenza della prima edizione, di non utilizzare l area prospicente l Underground Project), dal contesto architettonico del museo e sottolineando la differenza dell esperienza artistica contemporanea proposta dai giovani artisti rispetto all esperienza dell arte più classica proposta nelle collezioni del museo. La vetrina, dall architetto Frederick Kiesler, agli artisti Andy Warhol, a Claes Oldenburg, a Yves Klein e César, fino alla Wrong Gallery di Maurizio Cattelan, Massimiliano Gioni e Ali Subotnik ha sempre fornito interessanti spunti di riflessione al mondo dell arte, soprattutto rispetto al tema dell esposizione delle opere d arte. Legata alla commercializzazione e pubblicizzazione dei prodotti, riferita a pratiche di institutional critique, alla confusione tra originale e riproduzione, vero e falso, la vetrina a cui si riferisce Vitrine, offre anche nel contesto del secondo ciclo del progetto molteplici stimoli a cui le artiste invitate risponderanno con progetti appositamente pensati per il museo. Le artiste selezionate sono: Paola Anziché (1975), Helena Hladilova (1983), Sara Enrico (1979), Ludovica Carbotta (1982), Dafne Boggeri (1975). PAOLA ANZICHÉ 12 ottobre gennaio 2013 Nella sua ricerca, Paola Anziché indaga le possibilità dell arte di relazionarsi con ambiti culturali differenti come la bio-architettura, le credenze popolari, i riti antichi e la scienza più avanzata. Questa necessità di superare i confini delle discipline con cui si confronta l artista ha un immediata visualizzazione nei suoi lavori, che tendono a mettere in scacco il rapporto tradizionale tra visitatore, opera e spazio. Analizzando le forme originate da un particolare contesto culturale, Anziché ne coglie la logica del funzionamento, trasferendolo nelle proprie installazioni, video e sculture. Le opere dell artista trasfigurano forme pre-esistenti sviluppandone le potenzialità ancora latenti. Collocante nello spazio espositivo, le opere invitano il visitatore a sperimentare queste nuove forme come parte del proprio bagaglio personale. In occasione della sua partecipazione a Vitrine, Paola Anziché realizza un installazione che dialoga con l architettura del museo e lo spazio dedicato al progetto. Aquarium ( ) pone l attenzione del visitatore sull architettura dell atrio della GAM di Torino. L artista interviene con un gesto molto semplice nelle due vetrate che separano l interno del museo dall esterno, facendo colare una serie di colori ad acqua lungo le superfici di vetro. La rigida funzionalità dell architettura viene così a ospitare un esplosione di colori che con il passare delle ore del giorno riflettono in diverso modo la luce all interno del museo, creando un vero e proprio caleidoscopio di colori all interno 22

23 del quale il visitatore è invitato a immergersi. La luce e lo spazio due elementi fondamentali nella percezione delle opere d arte diventano così materiali plastici da esperire in prima persona. La tenda Choreografica Madras ( ) e il reticolato Gialli ( ), sono le due opere che avvolgono e sottolineano il perimetro di Vitrine, sculture bidimensionali che invitano lo spettatore a interagire con loro nei modi più vari. La prima è formata da una serie di tessuti di origine indiana che reinterpretano i motivi ornamentali delle stoffe scozzesi attraverso l utilizzo di colori accesi e vivaci, mentre la seconda assembla materiali di uso quotidiano (le retine per contenere gli agrumi), dando vita a un diaframma etereo in grado di filtrare la luce e la visione. L installazione non solo richiede un approccio diverso dall esperienza artistica tradizionale, ma allo stesso tempo riflette sulla fisicità dello spazio di Vitrine, sottolineando le potenzialità e l importanza insite nell azione di attraversamento di un luogo. Ispirata alla tradizione dell illusionismo, l installazione invita i visitatori a inventare movimenti, coreografie e situazioni attraverso il confronto con i suoi elementi. Voci (2012) appare sospesa al soffitto al centro dello spazio di Vitrine. Opera nata da una composizione di diverse zucche Lagenaria, unite da fili intrecciati di diversi materiali, Voci è al contempo scultura musicale e elemento da toccare e esperire. L opera sottolinea la performatività costante che sottende il momento espositivo della ricerca di Anziché e introduce, attraverso la presenza del suono, un ulteriore elemento di interferenza nella formale architettura modernista del museo. PAOLA ANZICHÉ Biografia Nata a Milano nel 1975, vive a Torino. Ha studiato Francoforte sul Meno. Ha tenuto personali alla Fondazione Remotti a Camogli 2012, Vitrine alla GAM di Torino, Torino 2012; Greater Torino alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2010; Tapis a porter, Careof, Milano Ha partecipato alle collettive quali: After Prisma, Villa Romana, Firenze 2011; Meteoriti in Giardino, Fondazione Merz, Torino 2009; Sans les murs. Le complexe de Rittberger, Glassbox, Cité Internationale Universitaire de Paris, Parigi 2009; Die Sammlung Rausch, Portikus, Francoforte sul Meno, Ha partecipato a numerose residenze: Resò Network, Capacete (San Paolo e Rio De Janeiro) 2011; Pact Zollverein, Essen, 2010; Centre International d Accueil et d Echanges des Recollets, Parigi, VITRINE Secondo ciclo: a cura di Stefano Collicelli Cagol dal 12 ottobre 2012 al 1 settembre 2013 I prossimi appuntamenti: Helena Hladilova 16 gennaio - 24 febbraio 2013 Sara Enrico 6 marzo - 18 aprile 2013 Ludovica Carbotta 23 aprile - 9 giugno 2013 Dafne Boggeri 19 giugno - 1 settembre

24 GAMeC GALLERIA D'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI BERGAMO Via San Tomaso, 53 - Bergamo Tel. +39 (0) ; Fax +39 (0) comunicazione@gamec.it; 24

25 GAMeC Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 GIUSEPPE GABELLONE a cura di Alessandro Rabottini Febbraio Aprile 2013 La mostra personale di Giuseppe Gabellone è la prima monografica che un istituzione pubblica italiana dedica all artista. Interamente composta di opere inedite e concepite per l occasione, la mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue (italiano / inglese) che analizzerà gli sviluppi più recenti del suo percorso. Unico artista della sua generazione ad aver partecipato a due edizioni della Biennale di Venezia e una Documenta di Kassel, a partire dalla metà degli anni 90 Gabellone ha prodotto una riflessione singolare e rigorosa sui concetti di rappresentazione, messa in scena e iconografia, attraverso opere che mettono in gioco le relazioni tra fotografia e scultura, bidimensionalità e tridimensionalità, oggetto e immagine. A partire dall eredità della Metafisica, dell Arte Povera e del Minimalismo, Gabellone esplora nel suo lavoro una sintesi di astrazione e figurazione, natura e artificio, decorazione e iperrealismo. L artista ha esposto in istituzioni internazionali come il MoCA di Chicago, il Centre Pompidou a Parigi, il Museu Serralves di Oporto, lo SMAK di Gent, il Bonnefanten Museum di Maastricht, il Museo d Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e la Galleria d Arte Moderna di Bologna. LUCIANO FABRO a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Dieter Schwarz (in collaborazione con il Museo d Arte Contemporanea di Winterthur) Maggio Luglio 2013 Questa mostra ospiterà una ricca selezione degli oltre 200 disegni dell artista, unitamente a una ventina di importanti opere che datano a partire dalla fine degli anni sessanta, un momento cruciale del cambiamento socio-culturale che Fabro ha saputo ben interpretare con una serie di opere che riconsiderano la centralità della tradizione dell arte abbandonata dalle avanguardie. Il disegno è una parte importante anche se poco conosciuta dell opera di Fabro, un lavoro non propedeutico alla realizzazione delle opere, ma che vive una vita propria, proprio perché non progetto, ma ricerca intima che l artista ha portato avanti per tutta la vita quasi in modo segreto ed infatti non sono mai stati esposti. Per cui la mostra di disegni, che da 25

26 gennaio ad aprile 2013 si terrà al Museo d Arte Contemporanea di Winterthur, approderà in maggio alla GAMeC di Bergamo costituisce una importante tappa nel percorso espositivo di Luciano Fabro e soprattutto un occasione nuova per la conoscenza della sua complessa opera. Tuttavia alla GAMeC non saranno presenti gli oltre 200 disegni, ma in ogni sala questi dialogheranno con una trentina di opere centrali della produzione dell artista come il Giudizio di Paride; Ogni Ordine è contemporaneo di un altro ordine; Iconografie; Gioielli, Buddha, Cristo, Zarathustra, Obelischi, In tal modo la GAMeC mette in opera un occasione unica per riconsiderare il lavoro di un artista cruciale dei nostri tempi. 26

27 GNAM - Galleria Nazionale d Arte Moderna e Contemporanea Viale Belle Arti, 131 Roma Tel ; Fax

28 GNAM Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 Emilio Isgrò. Modello Italia (titolo provvisorio) a cura di Angelandreina Rorro 17 giugno - 6 ottobre 2013 Artista, poeta e scrittore, Emilio Isgrò, trasferitosi a Milano nel 1956 si inserisce immediatamente all interno del dibattito sul rapporto parole/immagini caratterizzante il panorama artistico-intellettuale degli anni 60. Dal 1964 inizia a realizzare le Cancellature, opere tramite le quali indaga la cesura che si viene a creare nella catena dell informazione quando uno dei termini viene a essere sottratto. La mostra alla Galleria nazionale d arte moderna si articolerà in due grandi sezioni : la prima composta dalle più importanti istallazioni degli ultimi quattro anni (Fratelli d Italia, Disobbedisco, Costituzione cancellata, Cancellazione del debito pubblico, Var ve Yok); la seconda ordinata attraverso i principali lavori storici dell artista (dalle prime opere del Volkswagen e Cancellatura passando per i Particolari, le Storie rosse, le Frecce, le Scritture fino al Seme d arancia). L intenzione è quella di mostrare, in una sorta di percorso a ritroso, l attualità dell arte di Isgrò ma anche come le ultime opere siano strettamente legate e comunicanti con le prime in quanto proseguono e ampliano le tematiche e i segni primitivi dell artista. 28

29 Gino Marotta. Relazioni Pericolose a cura di Laura Cherubini e Angelandreina Rorro 6 ottobre febbraio 2013 L idea che prende forma nella mostra dedicata a Gino Marotta è quella di un percorso all interno della galleria. Tale percorso intende mettere in relazione, così come suggerisce il titolo, il lavoro dell artista con le collezioni della galleria, rappresentative della memoria storico artistica moderna e contemporanea. Non è dunque concepita come una classica esposizione antologica. Le sculture fito zoomorfe fluorescenti e le installazione si inseriscono nelle sale dialogando con il contesto, dipanandosi attraverso un percorso scandito per aree. La trasparenza delle sculture realizzate con materiali metacrilici permette allo spettatore di percepire visivamente la relazione tra gli ospiti inusuali, quali fenicotteri, struzzi, alberi e le opere della collezione. Le sculture di Marotta sono allo stesso tempo oggetto d osservazione estetica e soggetti spettatori, metafora dell arte che riflette sull arte e del rapporto con il fruitore che a sua volta è libero di esplorare e meditare sulle relazioni. La mostra-percorso ripercorre il lavoro di Gino Marotta dagli anni 60 ad oggi, tra le opere ci sono anche alcune installazioni come Foresta di menta e Giardino all italiana presentate a rassegne storiche e rappresentative dei movimenti in Italia quali Il teatro delle mostre a Roma, arte povera+azioni povere ad Amalfi entrambe del 1968 e altre importantissime. Il Percorso manifesta la sperimentazione e la ricerca dell artista di nuovi materiali e tecnologie ancora attuali tanto da poter essere confrontati con quelli delle nuove generazioni. 29

30 ISTITUTO NAZIONALE PER LA GRAFICA Via della Stamperia, 6 Roma Tel ; Fax

31 Istituto Nazionale per la Grafica Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 L'Idea Espansa. L'opera d'arte riproducibile Federica Di Castro. Un percorso critico nell'arte del Novecento mostra e volume a cura dell'istituto Nazionale per la Grafica 7 dicembre febbraio 2013 Si ricostruisce la figura di storica e critica d'arte di Federica Di Castro, curatrice e conservatrice dell'arte contemporanea per l'istituto dal 1977 al 1997, attraverso una edizione selezionata dei suoi scritti e di alcuni inediti. L'ampiezza degli interessi che contraddistinse la sua ricerca può essere ricondotta ad un unico concetto di fondo: l'opera riproducibile, il suo valore estetico e la sua funzione sociale, con un'attenzione particolare al ruolo svolto dalla donna in ogni campo di ricerca affrontato. Il progetto prevede l'esposizione delle opere grafiche più significative acquisite attraverso la sua mediazione alle collezioni della Calcografia, tra le quali quelle di Vedova, Paladino, Dorazio, Chia, Kounellis, Perilli, Fontana, Schifano, Capogrossi ecc. Nello stesso ambito, sarà presentata al pubblico l'opera di computer art, realizzata appositamente per l'occasione da Ida Gerosa, autrice, nel 1992, della prima proiezione di computer art sulla Fontana di Trevi. Giuseppe Capogrossi, Senza titolo, 1966, acquatinta e acquarello, 140x105 (328x280), Roma, Istituto Nazionale per la Grafica 31

32 Marco Tirelli. In forma di parole a cura di Ludovico Pratesi marzo - aprile 2013 Il progetto espositivo si propone di presentare un aspetto inedito della ricerca di Marco Tirelli costituito dai diari autografi che l'artista scrive da anni. I corposi volumi arricchiti di scritti, pensieri, schizzi, suggestioni e impressioni saranno accompagnati da lavori su carta di grandi dimensioni e dalle opere realizzate nell'ambito del laboratorio di ricerca nella storica Stamperia dell'istituto Nazionale per la Grafica. Tale circostanza permetterà a Marco Tirelli di entrare in contatto con lo specifico del museo, che oltre ad offrire un confronto costante con i maestri in collezione, è l'unica realtà museale italiana in grado di accogliere un artista in uno spazio attrezzato con macchine storiche dedicate alle tecniche incisorie, e di assisterlo nella ricerca con personale specializzato. Marco Tirelli, Senza titolo, 2007, carbone e tempera su carta, cm 136hx114,5, Proprietà dell'artista (cod.dc134) 32

33 In tre parti. Sacrificio Tumulto Costellazioni opere di Antonio Biasiucci 12 dicembre febbraio 2013 Antonio Biasucci, Magma, Bocca della Malvizia I, 1995, Courtesy Magazzino Roma La mostra propone, in una serie di sequenze e installazioni inedite, un nuovo percorso intorno ai temi sui quali Antonio Biasiucci riflette da anni, concentrando la sua indagine fotografica su alcuni soggetti (vacche, pani, vulcani, madri, volti, ecc.) che, per i valori universali che esprimono, sono assunti quali elementi primari dell'esistenza e rimandano a miti ed archetipi primordiali. Un'ulteriore tappa del viaggio interiore dell'artista, attraverso le profondità e le tracce indelebili della memoria, reinterpretato in un nuovo site-specific, che genera grazie all'organizzazione scenica e spaziale ulteriori riflessioni, di carattere esistenziale, sul mistero della creazione e della continua trasformazione degli esseri, sull'origine e la catastrofe, sulla vita e la morte, sul dono e il sacrificio, sulla storia e l'inesorabile destino dell'umanità. 33

34 MACRO MUSEO D ARTE CONTEMPORANEA ROMA MACRO, via Nizza Roma / MACRO Testaccio, piazza Orazio Giustiniani 4 - Roma Tel. +39 (0) ; Fax. +39 (0) macro@comune.roma.it; 34

35 MACRO Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 Giulio Turcato. Stellare Giulio Turcato, Reticolo, 1957, olio su tela di juta, oil on jute canvas, 81 x 131 cm, Collezione Barbara Cookson In occasione del centenario dalla nascita di Giulio Turcato ( ), il MACRO celebra uno dei maggiori protagonisti del secondo Novecento italiano con una mostra che restituisce circa un ventennio di produzione dell artista ( ). Una selezione di opere tra le più importanti del periodo saranno esposte nella Project Room 1, spazio del museo riservato alla sezione espositiva Omaggi, programma dedicato ai protagonisti che hanno formato le radici storiche dell arte contemporanea. 35

36 Fermo sostenitore di un astrazione basata su un colorismo emotivo, sperimenta nelle sue opere una tensione forma/colore protesa verso nuovi orizzonti spazio temporali: la mia stesura del colore è istintiva, non razionale, non studiata: è forte la presenza dell imprevisto, dell incognito, dell inconscio affermava Giulio Turcato in un raro video-documentario del 1986, visibile in mostra. Il percorso espositivo si apre con Comizio (1950) -opera emblematica della sua ricerca, esposta alla Biennale di Venezia dello stesso anno- con l intento di far emergere l impostazione poetica di Turcato, che guardando alla tradizione delle prime avanguardie, dà origine ad esiti depurati di ogni elemento illustrativo e sublimati in una forma astratta autonoma. Il motivo delle bandiere comuniste in un opera dedicata al tema del comizio post-bellico, diventa così un pretesto per affrancarsi dal contingente politico e arrivare ad una nuova costruzione spaziale assolutamente evocativa. Su questo tema, in mostra dalla fine di novembre, saranno visibili la serie di Miniere (1950) che costituiscono una variante dei temi volti a documentare il clima sociale e politico del periodo. L artista invitato dal PCI a visitare le miniere, rimane affascinato soprattutto dalla profondità delle gallerie: ne conseguono paesaggi onirici, come se le forme astratte rappresentassero l eco proveniente da quei tunnel sotterranei. La scelta di inserire durante il periodo espositivo nuove opere, intende inoltre ribadire l importanza per l artista dell opera d arte aperta, non più oggetto, ma ambiente cangiante in costante divenire. Ad avvalorare la sua ricerca altre due opere cardini come Stellare e Porta, entrambe del 1973, in cui la superficie pittorica diventando spazio virtuale si rivela ambiente ideale per l espressione delle più diversificate potenzialità. A completare il percorso espositivo sarà esposta una nutrita documentazione costituita da fotografie, disegni, lettere, scritti, estratti di periodici e cataloghi, tutti provenienti dall Archivio Giulio Turcato che ha reso possibile, grazie alla sua collaborazione, la realizzazione di questa mostra. 6Artista 12 dicembre 2012 febbraio 2013 Giunto alla terza edizione, il MACRO rinnova il sostegno al progetto 6 artista, ospitando all'interno della Project Room 2 i lavori dei due artisti vincitori: Francesco Fonassi e Margherita Moscardini. Chiamati a condividere lo spazio espositivo, gli artisti metteranno a confronto i propri filoni di ricerca, diversi quanto complementari: se il lavoro di Fonassi si focalizza sulle dinamiche dell'ascolto e sui meccanismi della percezione uditiva, sondandone limiti e potenzialità in termini intersoggettivi, quello della Moscardini indaga i rapporti che intercorrono tra immagine e paesaggio, sia naturale che architettonico, e le modalità col quale questo viene rappresentato. 36

37 Elisabetta Benassi Febbraio 2013 La personale di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), ospitata negli ampi spazi della Sala Enel, ripercorre gli sviluppi della carriera ventennale di una delle artiste italiane più riconosciute e affermate sulla scena internazionale. Affermatasi rapidamente come uno dei protagonisti del nuovo corso della videoarte italiana, Benassi orchestra azioni dal grande ritmo narrativo, coniugate a una potente valenza simbolica. Le sue opere presentano storie intense e poetiche, capaci di coniugare attualità e memoria, tecnologia e fantasia, attingendo indistintamente dall'universo della letteratura, del cinema, dello sport, della psicanalisi e della politica. In mostra una selezione dei lavori più rilevanti della sua produzione, insieme ad alcuni interventi concepiti appositamente per lo spazio espositivo. 37

38 MAGa MUSEO ARTE GALLARATE Via De Magri, 1 Gallarate (VA) Tel. +39 (0) ; Fax +39 (0) info@museomaga.it; 38

39 MAGa Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 LONG PLAY XXVI EDIZIONE PREMIO NAZIONALE ARTI VISIVE CITTA DI GALLARATE mostra 3 marzo 8 luglio 2012 Le opere che sono state esposte sono tutt ora in via di sviluppo. Una volta acquisite, rientreranno nella collezione del MAGa. RAPHÄEL CUOMO E MARIA IORIO LONG PLAY Anno 1950, Broken genealogies (Working Title), Mixed media, 2012 Broken Genealogies (Anno 1950) è un progetto dedicato alla storia del Premio Gallarate. Raphaël Cuomo e Maria Iorio utilizzano gli archivi storici del Premio per la costruzione di un display. L'obiettivo degli artisti è quello di riflettere sulle ragioni e sulle modalità con cui si istituisce una collezione pubblica, quali sono le forze e le ideologie che, a partire dal 39

40 1950, hanno visto nascere un premio e, da questo premio, creare una collezione e un museo. La storia e i suoi documenti sono dunque materiale sensibile, che vive nel presente e nella sua analisi odierna, esposto a quel meccanismo di interpretazione capace di costruire, più che ricostruire il fatto storico, leggibile e fruibile a tutti. Ci troviamo infatti di fronte ad un'installazione che volutamente ricorda gli ambienti espositivi che il MAGA utilizza all'interno della propria collezione permanente. Qui vi sono raccolte, su un'unica parete, le opere acquisite durante quella prima edizione del Premio Gallarate, oggi esposte all'interno del museo e spostate dagli artisti con la precisa indicazione di lasciare spazi vuoti all'interno del percorso museale (dove sono state prelevate le opere) per sottolineare questa azione critica, presente, di cui parlavamo sopra. Dialoga con questo spazio espositivo l'ultimo ambiente della collezione permanente che si trova al piano superiore affacciato sull'opera di Cuomo e Iorio. In entrambe gli spazi (quello della mostra Long Play e quello della collezione ) vengono poi proiettate diapositive recuperate dall'archivio storico del Premio e fotografie che documentano la presenza di altre opere partecipanti nel 1950, oggi situate in differenti luoghi pubblici della città di Gallarate. In questo modo si crea un ambiente trasversale, in continuità visiva e concettuale, tra spazi dedicati alle mostre e spazi dedicati alla collezione, tra museo MAGA e città di Gallarate. Ed è nella tessitura di queste relazioni che si esplicita il valore metaforico e artistico del progetto di Cuomo e Iorio, la cui ricerca è volta ad una complessiva reinterpretazione culturale della storia del Premio. Ed è per questo motivo che il progetto è solo al suo primo passo, poiché gli artisti, tra il 2012 e il 2013, continueranno questo percorso di analisi e ricostruzione della storia del Premio, sottolineando nuovamente quanto la storia (e la storia dell'arte) siano pratiche di costante attualità. LUIGI PRESICCE LONG PLAY La sepoltura di Adamo, Performance per un gabbiamo morto, Litoranea Porto Cesareo - Torre Lapillo (LE) - video di Francesco G. Raganato, 2012 Il grande Architetto, Performance in 4 quadri per soli due bambini, San Cesario di Lecce, Otranto, Lecce, Villa Convento - video di Francesco G. Raganato, 2011 Studio per La sepoltura di Adamo, Acrilico su tela,

41 L'installazione di Luigi Presicce introduce immediatamente in un universo visivo estremamente articolato, allo stesso tempo affascinante ed ermetico. Lo spazio vede la presenza di una serie di atti, cinque tableaux vivant, di cui quattro costituiscono il racconto de Il Grande Architetto, il quinto invece è dedicato alla morte di Adamo.Una complessa costellazione di elementi simbolici ci guida verso una vera e propria decriptazione di questi cicli narrativi: nei primi quattro video compaiono un tempio, una maschera d'oro, una morte violenta. Presicce racconta la leggenda di Hiram Abif, architetto che costruì il tempio di Salomone, il cui assassinio, ad opera dei suoi seguaci, diede avvio alla massoneria. Nella quinta opera, lavoro realizzato per Long Play, introdotta da una miniatura dipinta, ci spostiamo bruscamente, citando i racconti di Jacopo da Varazze, gli affreschi di Agnolo Gaddi e Piero Della Francesca, Presicce mette in scena La Sepoltura di Adamo, primo episodio della Leggenda della vera Croce. Anche in questo atto un ricco universo di elementi caratterizza il lavoro: il cadavere di Adamo con in bocca l'albero da cui verrà tratto il legno della Croce, l'arcangelo Michele con in mano un ramo d'ulivo che calpesta un demone, due discepoli che sorreggono il modello del Tempio di Salomone, la cui costruzione avverrà proprio sulla tomba di Adamo, causando l'abbattimento dell'albero nato dalle sue spoglie. In questa eclettica trama di citazioni e rimandi, risulta evidente come l'opera di Luigi Presicce mescoli cultura popolare e culti misterici, folklore e sacralità in modo del tutto libero e autonomo. L artista da una parte dedica una costante attenzione all'uomo e alla sua ricerca verso l'immateriale, dall'altra propone una riflessione sul ruolo che la figura dell'artista, all'interno di questo percorso, assume. E' per questo motivo che la ricerca di Presicce, legata costantemente alla dimensione performativa, accostando mitologia, storia, credenze e religione, è rivolta alla riattualizzazione di queste leggende, quasi a volerci dire che l'arte ha sempre abbracciato fede e conoscenza misterica, mistificazioni e realtà. Non è possibile, quindi, riflettere sulla ricerca di Luigi Presicce senza considerarla come qualcosa di organico, che si modifica in relazione all'artista stesso, legandosi alla costruzione di un percorso iniziatico, di attenzione alla conoscenza ma anche alla composizione estetica. 41

42 RICCARDO ARENA LONG PLAY Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo - Project B, Mixed media, 2012 Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo è una riflessione sul tema dell'identità e su come l'uomo sia effettivamente in grado di definirne la natura. L'installazione realizzata dall'artista è composta da differenti elementi: fotografie, materiali d'archivio, documenti, mappe concettuali, collages ed un film diviso in quattro capitoli, la cui prima parte (View From the Window at Le Gras) è stata realizzata per questa mostra. Il nucleo centrale dell'intera opera ruota attorno ad un'indagine nella quale V è un ispettore che indaga sulla misteriosa morte di E. Il complesso meccanismo che ha portato alla scomparsa di E (sparatosi con l'ausilio di due rivoltelle che hanno fatto fuoco contemporaneamente, attraverso un sistema che ricorda quello ideato da Umberto Ellero per l'invenzione della fotografia segnaletica, da qui il titolo dell'opera) ne ha, allo stesso tempo, sfigurato il volto, rendendolo irriconoscibile. Da qui iniziano le indagini di V. Ogni elemento di questa complessa opera è un indizio che rimanda ad un altro, continuando ad interrogare lo spettatore su quanto l'identità di una singola persona sia riducibile alla sua forma empirica, su quanto le scienze antropometriche siano effettivamente in grado di raccontare ciascuna persona. Ne sono esempio Lichtloch #1, #2, #3, fotografie in cui i volti dei protagonisti ritratti scompaiono o il collage circolare Colui che non è più alcuno che introduce all'ecosistema visivo dell'intero lavoro: se ad un primo sguardo l'opera appare come un insieme di macchie di colore, osservandolo più attentamente si scorgono migliaia di volti, fotografie di gruppo dove solo ad un'ulteriore e ancor più attenta visione possiamo scorgere i singoli individui. Con la stessa metodologia con cui Riccardo Arena ha sviluppato tutti i progetti realizzati negli ultimi anni, Duplice morte Ellero ed ecosistema visivo è così un labirinto in cui ogni nuovo elemento, come in un racconto di Jorge Luis Borges, è sovrapposto al precedente, amplificando nello spettatore una percezione di smarrimento, suggerendo come la conoscenza non sia uno strumento di semplificazione del reale, piuttosto un percorso di ricerca in cui vengono costantemente mescolati il piano personale, di esperienze effettivamente vissute e le informazioni, gli studi che da viaggi, analisi d'archivio, scoperte casuali, ciascuno di noi incontra. 42

43 DIEGO MARCON LONG PLAY SPOOL/Tape 06. Martina - Archivio video Martina Piazza, VHS, colore/suono, 10' 22'', 2011 SPOOL/Tape 07. Cecilia - Archivio video Francesco Fabbri, VHS, colore/suono, 33' 13'', 2012 Il progetto Spool presentato per il MAGa consiste nel recupero, nella ristrutturazione e nella rielaborazione di archivi video analogici che raccolgono i filmati di famiglia. La registrazione amatoriale su nastro, diffusasi nei primi anni ottanta con l avvento delle prime videocamere economiche, è spesso caratterizzata da riprese imprecise o tempi morti, catturando assieme alle immagini della quotidianità familiare dei soggetti ripresi, piccole involontarietà che raccontano il contesto e il tempo in cui si sono verificati. Questi lievi refusi nonché lo sguardo di un autore inconsapevolmente regista che taglia gli eventi e attraversa il tempo, sono il vero soggetto di ricerca di Marcon. Durante il corso della mostra si avvicenderanno alcuni di questi brevi film, sintesi o dilatazione di questa indagine, condotta nei documenti destinati alla memoria del quotidiano. 43

44 MARIA GIOVANNA NUZZI LONG PLAY Repérages. Al-rumûl:forms-of-life and dwelling, Partitura filmica: n.63 (δ) stampa fotografica su carta baritata, grafite a muro, Tavole-miniaturre: n.145 (δ) stampa digitale su carta comune, Al-rumûl: forms-of-life and dwelling si presenta come una serie di scatti fotografici, accompagnati da alcuni passaggi testuali, riportati direttamente a parete. Questa forma, già visivamente fluida, che intende distinguersi anche se in maniera sottile dall idea del work in progress, suggerisce il percorso di ricerca che Mariagiovanna Nuzzi sta compiendo. L'opera è, infatti, un ante film, un processo di costruzione per parole e immagini di una futura produzione filmica, percorso questo che, rispetto all esito finale, ha una sua complessa autonomia estetica e narrativa. L'opera, in questo senso, si interroga su quanto il prender forma di una struttura narrativa (come quella di un film) possa o non possa avere una consistenza o di converso una precisa identità. L'oggetto di questo racconto è esplicitato dall'artista stessa nei piccoli frammenti riportati a matita sulla parete bianca: Omogeneo, acre, aspro paesaggio urbano. / Parigi Londra, Berlino fino al deserto. / Inabitabili terre edificate per essere abitate [...]. Mariagiovanna Nuzzi dedica la propria ricerca alle forme dell'abitare, alle forme di vita o alla sopravvivenza nel deserto, il quale può essere inteso, prima di tutto in senso letterale, come punto di partenza dell'intero lavoro. Questo è un luogo, Al-rumûl (le sabbie), una terra in cui differenti posizioni rispetto all'abitare sono entrate in conflitto e vengono ricordate grazie ad un processo tenutosi a Beirut nel 1955 in cui si sono scontrate una posizione occidentale, legata alla definizione della proprietà, ed una più fluida, vicina alle Mouchaa (terre indivise), il deserto che non appartiene a nessuno, nemmeno allo Stato. Il deserto è però cercato e raccontato, in modo metaforico, anche nelle città occidentali. Parigi, Londra e Berlino, le tre capitali europee che, in modo differente, hanno vissuto le distruzioni del secondo conflitto mondiale e dello sviluppo del nuovo paradigma di governo delle città. Luoghi che hanno subito brutali violenze, una desertificazione fisica e morale di cui oggi possiamo ancora riconoscerne i frammenti: nei silenziosi monumenti imperiali, nella desolazione delle periferie, nei conflitti tra classi sociali ed etnie. Gli scatti di Mariagiovanna Nuzzi appaiono così come i dettagli dei viaggi che l'artista stessa chiama repérage, un termine francese che indica sia la localizzazione che un ri-incontro, in un insieme in cui la componente documentaristica si fonde con una sensibilità di carattere più intimo e singolare. 44

45 ALIS FILLIOL LONG PLAY Fusione a neve persa n 4 - n 5, 2012, Alluminio Fusione a neve persa è il nome di un ciclo di sculture del duo torinese Alis/Filliol. Le due opere presentate al MAGa, Fusione n.4 e Fusione n.5 appaiono come intricate strutture dove una componente artificiale, fatta di strutture che ricordano elementi meccanici, si fonde con un una serie di dettagli che appaiono più naturali, di matrice biologica e organica. Le opere nel loro insieme appaiono però enigmatiche e fredde, ed è difficile per lo spettatore risalire al loro percorso di creazione. Processo, questo, fondamentale perché è in questo momento che risiede l'ampiezza della ricerca che caratterizza l'opera dei due artisti. Infatti, analizzando tutti i passaggi dell'antica tecnica scultorea della fusione a cera persa, Alis/Filliol applicano un semplice, decisivo cambiamento: sostituiscono la terra refrattaria dentro cui tradizionalmente è situata l'anima in cera sulla quale colare il metallo, con la neve. Questo passaggio fa sì che, nel momento in cui il metallo viene versato (nel nostro caso alluminio, poiché fonde a basse temperature) all'interno dell'armatura, esso entra in contatto diretto con la neve che, sciogliendosi casualmente, a seconda della sua temperatura e densità, determina una nuova forma, nata dall'originale struttura pensata dagli artisti e precedentemente scavata nel blocco di neve, tramite dei semplici bastoni. In questo modo, risulta chiaro come parte del processo di creazione della scultura sfugga al controllo degli artisti. La scultura completa apparirà loro solo alla fine dell'intero ciclo di lavoro, sorprendendoli nella combinazione di elementi previsti e non previsti, pezzi questi che corrispondono a quell'alternarsi di parti artificiali e naturali di cui abbiamo parlato sopra. Oltre alla perdita di controllo sul fare scultoreo la ricerca di Alis/Filliol così riflette anche sull'importanza di una trasformazione che avviene, come ogni cosa in natura, in modo autonomo e celato, lontano da quella processualità, aperta e partecipata, di matrice poverista. I due artisti in questo modo affermano il valore autonomo della scultura, dell'opera, il cui percorso è però generato da una complessa riflessione sulla materia e sulla sua capacità (anche autonoma) di azione. 45

46 OMAR GALLIANI, ALESSANDRO BUSCI Un Passaggio di Generazione (Centro di Gravità Permanente) Mostra ideata e curata da Flavio Caroli Domenica 18 novembre 2012 domenica 3 marzo 2013 Omar Galliani Alessandro Busci Una doppia personale dedicata alla produzione e alla ricerca artistica di due protagonisti dell arte italiana, appartenenti a due diverse generazioni: Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954) e Alessandro Busci (Milano, 1971). L esposizione concepita da Flavio Caroli si propone nel segno della ricerca della qualità come centro di gravità permanente, ed è concepita come un duplice percorso espositivo, coerente e intimamente collegato, secondo un impianto antologico che segue una ritmica scandita per decenni, nella presentazione del lavoro di Galliani e per lustri, in quella di Busci. Ne esita un dialogo ideale, tra un artista già storicizzato e un autore giovane ma affermato, che mostra le diverse modulazioni della poetica di ciascuno: una dimensione classica, disegnata, mitica quella di Galliani; romantica, coloristica, visionaria quella di Busci. 46

47 MAMbo MUSEO D ARTE MODERNA DI BOLOGNA Via Don Minzoni, 14 - Bologna Tel. +39 (0) ; Fax. +39 (0) info@mambo-bologna.org; 47

48 MAMbo Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 MARIO CEROLI a cura di Gianfranco Maraniello 21 dicembre aprile 2013 Dal 21 dicembre 2012 al 1 aprile 2013 il MAMbo dedica una importante retrospettiva a Mario Ceroli, scultore e scenografo di livello internazionale. La mostra raccoglierà circa 60 grandi opere, a partire dai suoi celebri ambienti fino a lavori più recenti e coerenti con un particolarissimo modo di intendere la pratica scultorea, proponendosi di evidenziare la straordinaria pratica artigianale di Ceroli nel lavorare i più vari materiali (legno, vetro, sabbia, terre colorate, stoffa, cenere etc.) nonché l enorme creatività e originalità delle sue opere. L esposizione afferisce al filone di indagine denominato Interferenza nella gravitazione universale, il percorso che il MAMbo dedica allo strappo linguistico operato da quegli artisti italiani che dalla fine degli anni Sessanta hanno delineato la contemporaneità dell'arte spostando l'attenzione dalle forme compiute ai processi. AUTORITRATTI. Iscrizioni del femminile nell'arte italiana contemporanea aprile luglio 2013 Nato nel contesto di una revisione critica delle collezioni del MAMbo e con l'obiettivo di compiere una prima ricognizione puntuale sulle interconnessioni fra arte e politica nell'arte italiana contemporanea, il progetto intende affrontare il tema dei rapporti fra donne e arte in Italia negli ultimi decenni, assumendo come presupposto che le dinamiche di genere siano tuttora un elemento non marginale nella formazione delle dinamiche sociali e simboliche che connotano la presenza dell'arte sulla scena pubblica. Nato da una proposta di Uliana Zanetti e elaborato dallo staff femminile del MAMbo, il progetto ha raccolto l'adesione di un nutrito gruppo di affermate artiste, critiche, studiose e direttrici di musei italiane. L'iniziativa si avvarrà di diverse modalità di ricerca e di divulgazione, come mostre, seminari, forum sul web ecc., elaborate nel confronto costante fra le partecipanti. Il primo evento in programma sarà una mostra collettiva che si terrà da aprile a luglio 2013, con opere, in gran parte realizzate appositamente o site-specific, di: Daniela Comani, Maria Lai, Claudia Losi, Eva Marisaldi, Ottonella Mocellin, Margherita Morgantin, Liliana Moro, Chiara Pergola, Mili Romano, Anna Rossi. Nello spazio espositivo avranno luogo altri inserimenti, come, ad esempio, un intervento verbo-visivo della sociologa Maria Antonietta Trasforini, ideato per l'occasione. 48

49 La lista provvisoria delle partecipanti include, oltre alle artiste e allo staff del MAMbo: Giorgina Bertolino, Lola Bonora, Cristiana Collu, Emanuela De Cecco, Flavia Fossa Margutti, Laura Iamurri, Arabella Natalini, Lisa Parola, Letizia Ragaglia, Federica Timeto, Maria Antonietta Trasforini, Elvira Vannini. FRANCO GUERZONI Il progetto è ancora in via di sviluppo ma si intende proporre al pubblico un momento espositivo dedicato al lavoro dell'artista modenese e alle sue grandi carte parietali gessose. 49

50 MAN MUSEO D ARTE PROVINCIA DI NUORO Via Sebastiano Satta 27 Nuoro Tel. +39 (0) ; Fax. +39 (0) man.nuoro@gmail.com; 50

51 MAN Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 Marino Marini. Cavalli e cavalieri 15 dicembre febbraio 2013 A cura di Lorenzo Giusti, Alberto Salvadori Partner: Fondazione Marino Marini, Pistoia Museo Marino Marini, Firenze Consiglio scientifico: Giuliana Altea, Francesco Guzzetti, Mattia Patti, Maria Teresa Tosi Introduzione: La mostra Cavalli e cavalieri è la prima personale dedicata al lavoro di Marino Marini realizzata in Sardegna. Il progetto espositivo nasce dalla constatazione di un diffuso ritorno di interesse, a livello internazionale, per l opera dell artista e da una riflessione condivisa sull importanza cruciale del motivo del cavallo con cavaliere nella vicenda dello scultore toscano, maestro conclamato dell arte italiana del Novecento. Un tema che, nelle sue diverse declinazioni, tocca tradizioni profondamente radicate in tutto il territorio sardo, dove, seppure indirettamente non avendo Marini operato sull isola l esperienza artistica di Marino Marini costituisce uno dei maggiori riferimenti, non soltanto per la celebrità del suo percorso, ma anche in virtù del suo ruolo di insegnante all'isia di Monza, frequentata, all inizio degli anni Trenta, dai sardi Salvatore Fancello, Costantino Nivola e Giovanni Pintori. La mostra: Nei due piani principali del museo MAN saranno presentate dodici sculture tra le più importanti del percorso di Marino Marini e oltre cento tra disegni e opere grafiche, eseguite dall artista tra il 1937 e il 1979 (anno che precede la morte dell autore) e che raccontano il dispiegarsi nel tempo di un percorso creativo di grande originalità e coerenza. Marini modella il suo primo cavaliere tra il 1935 e il 1936, ispirato dalla visione della grande statua equestre della Cattedrale di Bamberga. Da allora, attraverso una ricerca perseverante, in scultura come nel disegno o in pittura, l artista persegue un percorso di progressiva sintesi che dall elaborazione di figure primordiali e archetipiche lo condurrà alla creazione di forme di sempre più marcata astrazione e dinamismo. In particolare, negli anni Trenta e Quaranta Marini conduce una ricerca rivolta all elaborazione di una forma pura, mediante il recupero e la rielaborazione in chiave moderna 51

52 della tradizione etrusca e medioevale. Il tema del cavaliere, che si configura in questi anni, sarà una costante della sua opera, quasi un segnale simbolico della sua personale visione del mondo. Come lo stesso Marini amava dire, c è tutta la storia dell umanità e della struttura nella figura del cavaliere e del cavallo; in ogni epoca di essa. All inizio vi è un armonia fra essi, ma alla fine, specie dopo l ultima guerra, irrompe violento fra di essi il mondo della macchina, che frattura questa simbiosi in maniera drammatica ma non meno viva e vitalizzante. Infatti, a partire dal 1943 è possibile verificare segnali di cambiamento nella resa plastica del tema: le forme si aprono, diventano violente, piene di tensione; il rapporto fra cavaliere e cavallo diventa drammatico, conflittuale fino a dissolversi in forme nello spazio Nel dopoguerra Marini accentua la tensione dinamica delle sue opere, giungendo alla deformazione, a superfici scabre e scarnite. La serie dei cavalli e cavalieri vede le figure del gruppo fondersi, costituire blocchi dalle forme scarnificate, dense di pathos. Questa fondamentale variazione stilistica rispecchia una violenta variazione nella visione delle cose. Anche nella grafica e nella pittura si verifica un cambiamento in chiave espressiva; il colore diviene più brillante, corposo e si tramuta in simbolo, le forme si disgregano. Le opere: Dodici le sculture di cavalli e cavalieri presenti in mostra, tra cui un originale busto di Gentiluomo a cavallo del 1937, proveniente dalla Fondazione Marino Marini di Pistoia, che, nel quadro della produzione di Marini, costituisce uno dei primi momenti di riflessione sul tema. Da Pistoia provengono anche gli straordinari bronzi Piccolo miracolo, del 1955, Piccolo cavaliere, del 1951, Cavallo, del 1945 e l altorilievo Cavaliere, del La stessa provenienza hanno anche le due sculture in terracotta Piccolo cavallo, del 1943, e Cavaliere, del Al 1939 risale invece il Cavallo in bronzo conservato presso il Museo Marino Marini di Firenze, da cui provengono anche lo straordinario Cavaliere del 1947 e uno Studio per miracolo del , in cui le figure hanno ormai raggiunto una sintesi radicale. I disegni e le opere grafiche su carta - a china, inchiostro o tempera (alcune delle quali su base litografica, come i tardi Cavaliere rosso e Cavaliere azzurro, entrambi del 1978) illustrano in maniera esaustiva l evoluzione dell immagine del cavallo e del cavaliere - viste singolarmente o congiuntamente - nell opera di Marini, coprendo un arco temporale che giunge fino alla fine degli anni Settanta. Un crescendo di immagini che progredisce verso forme sempre più ricche di soluzioni inedite, di tratti essenziali e abbreviazioni linguistiche che subiscono una progressiva sintetizzazione del tratto e della figura. Una serie di oltre cento lavori in cui il tratto non dà segni di stanchezza, arricchendosi progressivamente di colori sempre più marcati ed espressivi. Il catalogo: Accompagnerà la mostra di Marino Marini un catalogo monografico bilingue (italiano e inglese), pubblicato da Silvana Editoriale. Insieme a un sostanzioso apparato di immagini e alle riflessioni dei curatori sulle ragioni della mostra, il catalogo presenterà una serie di nuovi saggi ad opera di Giuliana Altea, Francesco Guzzetti e Mattia Patti. I giovani studiosi Mattia Patti e Francesco Guzzetti si dedicheranno all evoluzione nel tempo del linguaggio di Marini, in relazione ai temi trattati, rispettivamente nei periodi di prima e dopo la guerra. Il testo di Giuliana Altea analizzerà la figura dell artista umanista negli anni della guerra fredda in relazione alla vicenda di Henry Moore. Ad arricchire il catalogo un regesto contenente estratti da alcuni dei principali testi critici dedicati allo scultore, realizzati da autori come Gianfranco Contini, Giulio Carlo Argan, Guido Giuffré, Georg Picht, Werner Haftman, Giovanni Carandente. 52

53 La mostra parallela: Parallelamente alla mostra di Marino Marini il Museo MAN proporrà, come progetto indipendente, uno sguardo sulla produzione artistica contemporanea attraverso la presentazione di alcuni lavori realizzati da artisti di rilievo internazionali di diversa generazione e provenienza, tra i quali Salla Tykka, Nedko Solakov, Anri Sala, Tue Greenfort, Carolina Saquel, Pietro Mele. I lavori selezionati, per quanto profondamente diversi gli uni dagli altri per modalità operative, sensibilità e finalità, condividono il riferimento alle figure del cavallo e del cavaliere, soggetti ancora capaci di evocare specifiche suggestioni e di farsi interpreti privilegiati della realtà presente. Biografia: Marino Marini nasce a Pistoia nel Nel 1917 si iscrive all'accademia di Belle arti a Firenze dove segue i corsi di pittura di Galileo Chini e di scultura di Domenico Trentacoste. I primi anni della sua attività sono infatti dedicati alla pittura, al disegno e alla grafica. Nel 1926 risiede a Firenze; l anno successivo conosce a Monza Arturo Martini che, due anni dopo, lo chiamerà a succedergli all insegnamento all I.S.I.A., presso la Villa Reale di Monza. Nel 1928 partecipa alla mostra a Milano del gruppo Novecento. Nel 29 soggiorna a Parigi, dove ha occasione di entrare in contatto con De Pisis, Picasso, Maillol, Lipchitz, Braque, Laurents. Su diretto consiglio di Mario Tozzi, invia la scultura in terracotta, Popolo all Esposition d Art Italien moderne alla galleria Bonaparte di Parigi. Continua ad esporre con il gruppo Novecento a Milano (1929), Nizza (1929), Helsinki (1930) e Stoccolma (1931). La sua prima personale, milanese è del '32; nel '35 vince il primo premio per la scultura alla Quadriennale di Roma. Sono questi gli anni in cui Marino circoscrive la sua ricerca artistica a due tematiche essenziali: il Cavaliere e la pomona. Nel 1938 sposa Mercedes Pedrazzini, affettuosamente rinominata Marina, che gli sarà accanto per tutta la vita. Nel 1940 lascia l'insegnamento a Monza per la cattedra di scultura all'accademia di Brera, che tiene fino al '43, quando per lo scoppio della guerra si rifugia in Svizzera. In questi anni ha l'occasione di frequentare Wotruba, Germaine Richier, Giacometti, Haller, Banninger e di entrare in contatto con le realtà artistiche più avanzate in Europa. Espone a Basilea, Berna, Zurigo. Terminata la guerra Marino torna a Milano, riaprendo lo studio e riprendendo l'insegnamento a Brera. Nel 1948 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale; incontra Henry Moore, con il quale stringe un'amicizia particolarmente importante per la sua produzione artistica, e Curt Valentin, mercante che lo fa conoscere sul mercato europeo e statunitense. Durante il soggiorno americano Marino conosce Arp, Feininger, Calder, Dalì, Tanguy. Si intensificano le esposizioni e i riconoscimenti ufficiali in ambito internazionale a partire dalla personale a New York nel 1950, al monumento equestre commissionato dalla municipalità dell'aia nel , alle mostre di Zurigo(1962), Roma (1966) e l esposizione itinerante in Giappone (1978). A partire dagli anni 70 prendono forma realtà museali a lui dedicate. Nel 1973 a Milano si inaugura il Museo Marino Marini nella Civica Galleria D'arte Moderna. Nel 1976 la nuova pinacoteca di Monaco Di Baviera gli dedica una sala permanente. Nel 1979 si inaugura a Pistoia il Centro di Documentazione dell'opera di Marino Marini, che dal 1989 viene collocato nel restaurato convento del Tau, sede anche della Fondazione Marino Marini istituita nel 1983 per volontà della moglie Marina. Marino muore a Viareggio nel Pochi anni più tardi, nel 1988, si inaugura il Museo Marino Marini di Firenze, a seguito di una donazione di opere al capoluogo toscano, città fortemente amata da Marino. 53

54 MAXXI MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL XXI SECOLO Via Guido Reni, 4 Roma Tel. +39 (0) ; Fax segreteria@fondazionemaxxi.it; 54

55 MAXXI Programma per l Arte Italiana novembre 2012 novembre 2013 MAXXI ARTE A PROPOSITO DI MARISA MERZ A partire dall acquisizione di un opera di Marisa Merz, il progetto di mostra prevede l esposizione di una selezione di opere cardine dell artista e le tematiche affrontate nel suo lavoro guidano la selezione di opere presenti nella collezione del museo. La dimensione femminile dell opera di Marisa Merz è stata uno degli aspetti che più ha influenzato le opere delle artiste delle generazioni successive come Rosa Barba, Elisabetta Benassi, Ketty La Rocca, Luisa Lambri, Claudia Losi, Paola Pivi, Rosemarie Trockel, Kara Walker che, proseguendo la ricerca tracciata dalla corrente poverista, ne hanno ampliato la portata arricchendola di una dimensione esistenziale. La mostra vuole recuperare questa complessità tessendo la trama che ha legato, in maniera leggera e a volte impercettibile, esperienze così eterogenee fino ad arrivare alle opere degli anni Novanta dove i piccoli gesti quotidiani di emotività della Merz diventano un baluardo contro la paura della perdita di una dimensione umana nell operare artistico. 55

56 GRAZIA TODERI Il progetto di mostra prende le mosse da Mirabilia Urbis, L opera, realizzata nel 2001, segna l inizio di un percorso espositivo che presenta tre opere di Grazia Toderi che parlano di Roma: Rosso, 2007, opera già presente nella collezione del MAXXI e una nuova produzione, Mirabilia Urbis, 2012, realizzata per l occasione dall artista. Grazia Toderi, continuando a lavorare sui luoghi visti dall alto, avvolti dal buio, in cui la scansione di strade, edifici, piazze, diventa disegno, evocazione, spazio dilatato e stratificato, rende ancor più profondo il suo ritratto della città eterna, già immortalata nei suoi lavori precedenti, all interno del generale processo di approfondimento del concetto di atlante geografico. La nuova produzione video, una doppia proiezione di grandi dimensioni, viene realizzata dall artista nel perseguimento del raggiungimento di un punto di vista irraggiungibile e nella rappresentazione di una gravità diversa da quella terrestre e sottolinea gli avanzamenti dal punto di vista tecnico dell artista. LARA FAVARETTO 56

57 Il percorso espositivo metterà in relazione le opere della collezione del MAXXI e il progetto di Lara Favaretto, Out of it: un recente progetto connesso al tema delle persone scomparse, tema che l artista ha affrontato già con Momentary monument, 2009, realizzata per la Biennale d'arte di Venezia e che approfondisce in un volume documentario pubblicato da Archive Books, Momentary monument I, un archivio radunato dall'artista intorno al tema delle persone che, volontariamente o no, fanno perdere le proprie tracce, da Villon a Bobby Fischer, da Salinger a Bierce. Il progetto, che verrà presentato per la prima volta nella sua totalità, include venti installazioni, omaggi ad altrettanti scomparsi. La selezione delle opere della collezione del MAXXI viene fatta in collaborazione con l artista stessa che sceglierà artisti e opere con cui porsi in dialogo e avrà come filo conduttore il tema della scomparsa, ma anche della sottrazione, dell annullamento, della purezza estetica e espressiva. FRANCESCO VEZZOLI Obiettivo di questa prima grande retrospettiva dedicata a Francesco Vezzoli è presentare in maniera completa l attività di uno degli artisti italiani maggiormente riconosciuto a livello internazionale, in un allestimento scenografico. Dai ricami ai progetti più recenti, presenterà al pubblico il percorso dell artista bresciano in un iter cronologico, una vera e propria storia del suo lavoro dagli esordi fino alle ultime sculture. 57

58 Fin dall'inizio della sua carriera, le sue ricerche si sono concentrate sull'analisi del potere dei media, soprattutto televisione e cinema: leit-motiv dei suoi lavori è una combinazione di cultura alta e popolare e nelle sue opere sono spesso presenti star del piccolo e grande schermo o personaggi del jet set che ancora vivono nell'immaginario collettivo. Nelle opere video così come nelle performance, l artista si appropria dei diversi format che vengono utilizzati nel mondo della comunicazione. Vezzoli, grazie a continui rimandi, citazioni e richiami ad elementi appartenenti a registri diversi, crea un continuo slittamento nella percezione di chi guarda. MAXXI ARCHITETTURA MICHELE VALORI. ABITARE LE CASE Disegni originali, modelli e un video con interviste d epoca e testimonianze su Michele Valori: questa è la mostra incentrata sul tema dell abitare al MAXXI dal 18 gennaio al 17 febbraio L esposizione presenta una selezione di progetti e realizzazioni che documentano l attenta ricerca di Michele Valori sulla residenza, nelle sue molteplici declinazioni che vanno dall edilizia residenziale pubblica alle palazzine realizzate a Roma negli anni Sessanta. Dai disegni e modelli originali del complesso di residenze popolari UNRRA Casas di Catania agli studi di case per lavoratori INA-Casa, dai progetti per le palazzine romane dell Eur e di Poggio Ameno al quartiere in Contrada Cappuccinelli di Trapani, il contributo di Valori, architetto, urbanista e docente è stato riconosciuto dalla storia e dalla critica architettonica già durante gli anni della sua attività. 58

59 LUIGI GHIRRI. VIAGGI MINIMI La mostra sarà aperta dal 18 aprile al 26 ottobre Un percorso inedito che studia e indaga più percorsi dell opera di Luigi Ghirri. L incontro con l avanguardia, la scelta precocissima della fotografia a colori, la nascita di una visione lirica che trasforma i generi della fotografia: oltre trecento immagini, libri, opere d arte illustrano il dialogo con architetti, scrittori e artisti di uno dei fotografi più influenti della fine del secolo. In mostra ci saranno 300 opere circa, tra vintage prints (di vario formato) e new prints (formato max 40x50 e 50x60 cm) alcune ristampe dai negativi della Fototeca Panizzi. 59

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