La resistenza agli erbicidi è un fenomeno

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1 LA RICERCA DI COMPOTI «ANTIREITENZA» Resistenza agli erbicidi, nuove strategie per contrastarla La diffusione del fenomeno, nonché la necessità di proteggere l efficacia e il meccanismo d azione del glyphosate, impongono di identificare approcci antiresistenza innovativi di G. Dinelli, I. Marotti, A. Bonetti,. Busi,. Bosi, P. Catizone La resistenza agli erbicidi è un fenomeno in espansione tra le infestanti. Fino a oggi 183 specie vegetali (di cui 110 dicotiledoni e 73 monocotiledoni), per un totale di 307 biotipi, hanno sviluppato resistenza nei confronti del mezzo chimico utilizzato per il loro controllo (Heap, 2006). Fenomeni di resistenza sono stati osservati per tutte le 19 classi in cui vengono classificati gli erbicidi in base al meccanismo di azione (Heap, 2006). Nonostante che il fenomeno si sia negli ultimi trent anni sempre più diffuso a livello mondiale in funzione del crescente ricorso al mezzo chimico per il controllo della flora infestante, la resistenza è ancora un evento relativamente raro. Complessivamente si stima che la resistenza ai diserbanti riguardi complessivamente meno dello 0,1% della superficie agricola mondiale. Tre fattori predisponenti Alla base del fenomeno vi è un processo di selezione operato dall erbicida: l utilizzo ripetuto di uno stesso erbicida o di erbicidi caratterizzati da un medesimo meccanismo di azione causa la selezione di quegli individui naturalmente in grado di sopravvivere alla sua azione fitotossica. Questi sono solitamente presenti nelle popolazioni di infestanti con frequenze estremamente basse, nell ordine di una pianta ogni milione o miliardo di piante. Complessivamente il processo presenta una certa gradualità; in altri termini i pochi individui resistenti devono riuscire a prendere il sopravven- to su quelli sensibili e quindi, tramite un processo di sostituzione, manifestarsi in maniera prevalente nella popolazione di malerbe. La durata e l evoluzione del processo dipendono da numerosi fattori (fattori agrotecnici, specie infestante, tipo di erbicida). Per quanto riguarda gli aspetti agrotecnici tre sono i fattori di maggiore rilevanza ovvero mancato avvicendamento delle colture, mancata rotazione degli erbicidi, mancata integrazione del mezzo chimico con approcci di controllo non chimici. Negli ultimi trent anni l agricoltura mondiale si è evoluta proprio in funzione di questi tre fattori, ovvero ricorso alla semplificazione degli ordinamenti colturali, utilizzo di un numero sempre più ridotto di sostanze attive, riduzione delle Un esemplare di Conyza canadensis pratiche di diserbo non chimico. È evidente che a parità di approccio agrotecnico, la resistenza si manifesta con maggiore o minore frequenza a seconda delle specie infestanti e del meccanismo di azione dell erbicida. Infatti alcune specie infestanti, così come alcuni meccanismi di azione, hanno manifestato nel corso degli anni una maggiore tendenza a generare fenomeni di resistenza. Resistenza al glyphosate Nell ultimo decennio è profondamente cambiato l atteggiamento nei confronti del problema della resistenza. Il punto di svolta è rappresentato dal fatto che circa dieci anni fa sono state introdotte a livello mondiale diverse colture (mais, soia, cotone) geneticamente modificate (GM) per resistenza a erbicidi ad azione totale. Il mercato ha premiato in particolare le cosiddette colture «Roundup Ready» (RR), ovvero rese resistenti al glyphosate. e fino a qualche anno fa era convinzione comune che il glyphosate, anche utilizzato ripetutamente nel tempo, non avrebbe mai generato fenomeni di resistenza, i fatti hanno smentito tale previsione. Oggi 8 specie infestanti, per un totale di 32 biotipi, sono divenute resistenti a questo erbicida. Una parte rilevante di questi casi si è verificata in colture RR. Prima dell era GM la gestione della resistenza è stata sempre basata, al pari di altri e nuovi problemi malerbologici (ad esempio il contenimento di specie esotiche), sull introduzione nel mercato di nuove sostanze attive. Oggi tale approccio non è più possibile: l intero mercato delle colture RR è basato sul glyphosate e pertanto non è possibile sostituire questa sostanza attiva, su cui l industria ha investito ingenti capitali per ottenere il materiale di base trasformato geneticamente. Inoltre la resistenza nuoce al mercato del transgenico: l agricoltore sceglie una coltura RR a fronte di un maggior costo della semente rispetto a una varietà non trasformata, per la semplificazione della gestione agrotecnica, derivante dall utilizzo di una sola 20/2006 supplemento a L Informatore Agrario 17

2 REITENZA REITENZA AL ITO BERAGLIO E PER ECLUIONE Meccanismi fisiologici Numerosi sono i lavori sperimentali condotti allo scopo di identificare i meccanismi fisiologici in grado di assicurare alle infestanti sopravvivenza all azione dell erbicida. ulla base della letteratura disponibile, è possibile classificare due forme prevalenti di resistenza: quella al sito bersaglio e quella per esclusione. Per quanto riguarda la prima, la forma prevalente (approssimativamente oltre 3 4 delle segnalazioni totali) è data dalla insensibilità del sito bersaglio (generalmente un enzima o un recettore) dovuta a mutazioni puntiformi. Queste ultime impediscono il legame stereospecifico con l erbicida, ma consentono all enzima o al recettore di accettare e di legare il proprio substrato naturale: tale evento preserva la funzione fisiologica e biochimica del sito bersaglio. Un altra forma di resistenza al sito bersaglio è data dalla sovraespressione: il biotipo resistente produce un numero di copie del sito bersaglio superiore rispetto ai biotipi sensibili. Ogni copia è sensibile all azione dell erbicida ovvero in grado di legarsi con la sostanza attiva; tuttavia l elevato numero di copie consente, per ragioni meramente statistiche, di sfuggire all azione inibitoria della sostanza attiva. In altri termini il numero di molecole di erbicida assorbite e presenti a livello citoplasmatico non è sufficiente a inibire tutte le copie del bersaglio metabolico. Nella resistenza per esclusione rientrano tutti i casi in cui all erbicida viene impedito di raggiungere il sito bersaglio. Tale impedimento può essere di origine biochimica, come nel caso di resistenza per incremento del metabolismo, oppure di natura fisica, come nei casi di resistenza per sequestro e/o compartimentazione. Nel caso di resistenza per aumentato metabolismo, il biotipo manifesta, rispetto ai biotipi sensibili, una maggiore capacità di metabolizzare la sostanza attiva: l erbicida, prima di raggiungere il sito metabolico di azione, viene degradato in metaboliti privi di attività fitotossica. Nel caso di resistenza per sequestro o per compartimentazione l erbicida viene accumulato in punti della pianta in cui non è presente il bersaglio metabolico. Questo comporta l accumulo dell erbicida nell apoplasto (ad esempio nelle porzioni lignificate extracellulari) oppure la concentrazione a livello del vacuolo (compartimentazione vacuolare). In entrambe le situazioni, quando la resistenza è generata da erbicidi floema mobili e/o anfimobili (mobili sia nel floema che nello xilema), il biotipo resistente manifesta una minore attitudine a mobilizzare l erbicida nell ambiente simplastico rispetto ai biotipi sensibili. La ridotta mobilità floematica è direttamente correlata all accumulo della sostanza attiva nell ambiente apoplastico o in quello vacuolare. sostanza attiva (il glyphosate) per il controllo dell intero spettro di infestazione (dicotiledoni, monocotiledoni, annuali e perenni). Nel momento in cui l efficacia del glyphosate, anche solo parzialmente, viene meno, e di conseguenza anche la semplificazione della tecnica di gestione delle malerbe, l agricoltore potrebbe scegliere di abbandonare questa tecnologia, optando per colture non geneticamente modificate. tudi su Conyza spp. Test per la valutazione della resistenza al glyphosate in Conyza spp. Da tutto ciò deriva il cambiamento di atteggiamento nei confronti della resistenza: oggi, come mai prima era successo nei casi di resistenza ad altri erbicidi, con sempre maggiore insistenza si cerca di sviluppare strategie per la protezione dell efficacia e del meccanismo di azione del glyphosate. tudi recenti condotti su biotipi di Conyza spp., divenuti resistenti al glyphosate, hanno evidenziato pattern fisiologici di resistenza particolarmente complessi: in molti biotipi la tolleranza è dovuta a fenomeni di sequestro apoplastico, associati a ridotta traslocazione floematica dell erbicida e a sovraespressione del bersaglio metabolico (l enzima EPP sintasi) a cui concorre spesso anche una risposta di tipo morfologico (elevata tendenza di questi biotipi a ramificare) (Dinelli et al., 2006). Ma quale applicazione pratica può essere ricercata per questo tipo di informazioni relative al meccanismo di resistenza al glyphosate? In altri termini come è possibile applicare queste conoscenze per proteggere il meccanismo di azione del glyphosate? E in generale i numerosi studi di natura fisiologica, condotti allo scopo di identificare il meccanismo di resistenza nei confronti degli erbicidi, che genere di innovazione hanno prodotto? fortunatamente le applicazioni pratiche di questi Una possibile innovazione potrebbe essere l utilizzo di «sanefer antiresistenza» studi sono state fino a oggi molto limitate, se non nulle. e da una parte si deve riconoscere il merito a questi studi di aver implementato le conoscenze relative alla fisiologia delle infestanti, dall altra risulta particolarmente limitativo condurre studi così costosi e complessi, quali sono le ricerche per l identificazione dei meccanismi di resistenza, per poi concludere che quest ultima si combatte con la cosiddetta strategia della rotazione che consiste nell avvicendare le colture, ruotare nel tempo le sostanze attive, integrare l approccio chimico con i mezzi di controllo non chimici (primi fra tutti le lavorazioni del terreno). Innanzitutto questo tipo di approccio antiresistenza può essere formulato indipendentemente dalla conoscenza della natura fisiologica del meccanismo di resistenza: si basa sostanzialmente sul buon senso e nulla ha a che vedere con la reale dinamica di sviluppo del fenomeno. Inoltre si deve prendere coscienza del fatto che oggi in numerosi distretti produttivi, primo fra tutti le decine di milioni di ettari coltivati con colture RR, la rotazione non è più applicabile poiché l unico erbicida possibile è il glyphosate. È dunque giunto il momento di tentare strade nuove e di le- 18 supplemento a L Informatore Agrario 20/2006

3 Operazioni di diserbo in risaia gare gli studi fisiologici a una reale innovazione per il settore malerbologico. L utilizzo di «safener» Una possibile innovazione potrebbe essere il tentativo di identificare composti, definibili come «safener antiresistenza», da applicare insieme all erbicida: tali composti dovrebbero essere in grado di interrompere l evoluzione che porta alla resistenza. L insorgenza della resistenza è un processo graduale che richiede un determinato lasso di tempo per manifestarsi in maniera evidente in pieno campo: un «safener anti resistenza» dovrebbe agire limitando o dilazionando nel tempo la selezione operata dall erbicida nella comunità di infestanti. Oggi già disponiamo di «safener» in grado di proteggere una o più specie coltivate dall azione fitotossica di un determinato erbicida o di una classe di erbicidi, caratterizzata dal medesimo meccanismo di azione. Tali «safener» sono stati identificati in seguito a studi relativi alla fisiologia di specie coltivate; analogamente gli studi fisiologici, relativi all identificazione dei meccanismi di resistenza delle infestanti, dovrebbero essere orientati proprio alla definizione di tali composti. Evidentemente caso per caso si dovrà stabilire la rilevanza e il ritorno economico di un simile approccio, in funzione dell erbicida e del contesto agrotecnico in cui è applicato. Giovanni Dinelli Ilaria Marotti Alessandra Bonetti imone Busi ara Bosi Pietro Catizone Dipartimento di scienze e tecnologie agroambientali Università di Bologna gdinelli@agrsci.unibo.it La bibliografia sarà consultabile sul sito Internet all indirizzo: EVOLUZIONE IN ITALIA E IN EUROPA Preservare l efficacia degli erbicidi La resistenza ormai coinvolge molti erbicidi con diversi meccanismi d azione. L Ue ha creato una rete di eccellenza per favorire una migliore utilizzazione delle conoscenze agli agricoltori di Maurizio attin In popolazioni di malerbe sufficientemente numerose ci sono alcuni rari individui che risultano naturalmente resistenti a una certa sostanza attiva (s.a.) e perciò in grado di sopravvivere, e quindi riprodursi, al trattamento erbicida fatto a una dose che normalmente controlla gli altri individui suscettibili della popolazione. La continua selezione esercitata dall uso ripetuto dello stesso erbicida, o di erbicidi aventi il medesimo meccanismo d azione, elimina ripetutamente le piante suscettibili mentre quelle resistenti possono crescere e moltiplicarsi formando così, anche in un periodo relativamente breve, una popolazione (biotipo) resistente. La resistenza è quindi un fenomeno evolutivo e costringe l agricoltore a utilizzare altri erbicidi oppure altri metodi di controllo che potrebbero essere più costosi e/ o meno efficaci. Inoltre, anche nel caso di un oculata gestione, la resistenza può persistere per parecchi anni, anche in assenza dell erbicida selezionatore, grazie allo stock di semi (chiamata anche banca dei semi) nel terreno. È importante sottolineare che la resistenza non ha nulla a che fare con la scarsa efficacia di un trattamento dovuta a sfavorevoli condizioni ambientali e/o agronomiche. In questo articolo, per biotipo resistente si intende un gruppo di individui che condividono molte caratteristiche fisiologiche, tra le quali la capacità di sopravvivere a uno o più erbicidi appartenenti a un particolare gruppo (ad esempio inibitori fotosistema II - PII, come le triazine) utilizzati a una dose che normalmente li controllerebbe. Per cui, per ogni specie ci possono essere più bio- tipi in relazione al tipo e al numero di gruppi di erbicidi coinvolti nella resistenza di ciascun biotipo. Naturalmente, per ciascun biotipo ci possono essere più popolazioni; ad esempio, nel mondo esistono migliaia di popolazioni aventi le stesse caratteristiche di resistenza alle triazine simmetriche come ad esempio l atrazina. La situazione in Europa La resistenza agli erbicidi è stata riportata in 22 Paesi europei (inclusa la Turchia) e sono coinvolti molti erbicidi con i meccanismi d azione più diversi (si può consultare il sito della banca dati mondiale della resistenza agli er- Casi di Lolium spp. resistenti a inibitori dell ACCasi sono stati rilevati nel nord del Lazio, nella parte centro-occidentale e meridionale della Toscana, nella parte occidentale dell Umbria e alcuni casi anche in Puglia 20/2006 supplemento a L Informatore Agrario 19

4 REITENZA bicidi all indirizzo Internet Tuttavia, la maggior parte dei casi coinvolge solo tre gruppi di erbicidi: inibitori del PII, inibitori dell acetolattato sintetasi (AL) e inibitori dell acetilcoenzima A carbossilasi (ACCasi). Le specie infestanti interessate dalla resistenza sono 58, di cui 37 dicotiledoni e 21 monocotiledoni. Vi sono complessivamente 210 biotipi, con un incremento del 11% rispetto al ebbene il numero di biotipi resistenti agli inibitori del PII rappresenti ancora il 60% del totale, la situazione appare ora stabile e comunque questo tipo di resistenza non ha mai rappresentato un grosso problema vista la larga disponibilità di erbicidi aventi un diverso meccanismo d azione ed efficaci contro le popolazioni resistenti. Inoltre, questi biotipi sono significativamente meno vigorosi (minore fitness) dei corrispondenti biotipi suscettibili; per cui, una volta interrotta l applicazione degli erbicidi inibitori del PII, l equilibrio tra individui resistenti e suscettibili si sposta verso questi ultimi e così dopo qualche anno la popolazione nel suo complesso ritornerà a essere suscettibile ai suddetti erbicidi. La situazione risulta invece in veloce evoluzione per i biotipi resistenti agli inibitori dell AL e dell ACCasi che sono aumentati rispettivamente del 90% e In Italia finora sono stati identificati 15 biotipi resistenti che coinvolgono 12 specie infestanti e 15 regioni del 50% dal Come è ovvio attendersi, i maggiori problemi sono concentrati nell Europa occidentale. ebbene sia molto difficile avere delle informazioni precise sull entità del problema, le informazioni a disposizione per i principali Paesi sono stati sintetizzati nel riquadro a pag. 21. In Europa le specie maggiormente influenzate sono Alopecurus myosuroides, Lolium spp. e papavero; è interessante notare che queste sono tutte specie infestanti i cereali autunno-vernini, a impollinazione strettamente incrociata, molto prolifiche, con un alta variabilità genetica e generalmente emergono in autunno in concomitanza o subito dopo la semina della coltura. Negli ultimi anni la situazione sta evolvendo più velocemente nel ud Europa, coinvolgendo un ampia varietà di biotipi, erbicidi e sistemi colturali: dal 2000 circa il 70% dei nuovi biotipi resistenti trovati in Europa provengono dal ud. Nonostante questa situazione dinamica, la resistenza sembra meno uniformemente diffusa rispetto al Centro e Nord Europa. Queste differenze tra Nord e ud Europa sono probabilmente dovute: all evoluzione dell uso degli erbicidi nelle diverse aree dell Europa; a flore infestanti più complesse e variabili nel ud; a una minore standardizzazione delle tecniche colturali; Avena sterilis resistente a inibitori dell ACCasi è stata riscontrata nelle province di Foggia e Bari e nella icilia centro-occidentale a una più recente consapevolezza del problema e a più recenti investimenti nella ricerca. La situazione in Italia In Italia la resistenza è comparsa con ritardo rispetto agli altri Paesi ad agricoltura avanzata e, a tutt oggi, con poche eccezioni, la sua estensione è ancora piuttosto limitata. Tutti i soggetti devono però impegnarsi al fine di evitare, o quantomeno limitare, la selezione di nuovi casi e la diffusione di quelli già presenti perché la resistenza rappresenta un costo, talvolta anche elevato, sia per l agricoltore sia per l industria agrochimica. I primi casi di resistenza agli erbicidi furono identificati da Giuseppe Zanin tra la fine degli anni 70 e l inizio degli anni 80 e riguardavano tre specie infestanti il mais (olanum nigrum, Amaranthus spp. e Chenopodium album) resistenti all atrazina. A seguito dei primi casi di resistenza scoperti in alcune malerbe del riso, e di fronte all esigenza di incrementare il livello di conoscenza e convogliare agli operatori del settore un informazione veloce, efficace, completa e condivisa, nel 1997 si costituì il Gruppo italiano di lavoro sulla resistenza agli erbicidi (Gire). Il Gruppo è costituito da rappresentanti delle società agrochimiche aventi sostanze attive interessate direttamente o indirettamente dai fenomeni di resistenza e da personale del mondo accademico, della ricerca e della divulgazione. In questi nove anni il Gire ha condotto un intensa opera di monitoraggio, ricerca e informazione sulla resistenza agli erbicidi utilizzati nel riso. Visto l evolversi della situazione, il Gruppo ha iniziato a occuparsi anche dei casi di resistenza che interessano le infestanti di altre colture. Finora sono stati identificati 15 biotipi resistenti, che coinvolgono 12 specie infestanti e 15 regioni. Due sono i sistemi colturali (caratterizzati da ridotta diversità nello spazio e nel tempo) principalmente coinvolti, il riso (si stimano più di ha interessati) e il grano duro; anche se le stime in quest ultimo caso sono difficili, si pensa che alcune decine di migliaia di ettari di grano duro siano infestate da popolazioni resistenti. Nel riso i casi più diffusi sono in ordine decrescente: choenoplectus (cirpus) mucronatus, Cyperus difformis e Alisma plantago-aquatica resistenti agli inibitori dell AL; sono state poi ritrovate alcune popolazioni di giavone rosso (Echinochloa crus-galli) resistenti al propanile. 20 supplemento a L Informatore Agrario 20/2006

5 Nel grano duro i casi più diffusi sono Lolium spp. (principalmente nel nord del Lazio, nella parte centro-occidentale e meridionale della Toscana, nella parte occidentale dell Umbria e alcuni casi anche in Puglia), Avena sterilis (principalmente nelle provincie di Foggia e Bari, con alcuni casi anche nella icilia centro-occidentale) resistenti agli inibitori dell ACCasi. Alcuni casi di entrambe le specie sono risultati affetti da resistenza multipla alle solfoniluree. Inoltre, 26 popolazioni di papavero (Papaver rhoeas) sono state confermate resistenti agli inibitori dell AL (zona a nord di Roma, icilia sud-occidentale e provincie di Foggia e Bari), con alcune popolazioni che presentano resistenza multipla al 2,4-D. emplificazione pericolosa Dal punto di vista della resistenza, la stasi nell introduzione nel mercato di erbicidi con nuovi meccanismi d azione, la perdita significativa di s.a. in commercio dovuta al processo di riregistrazione imposto dalla direttiva europea 91/414/EEC e l uso sempre più diffuso di erbicidi estremamente efficaci e con un sito d azione molto specifico (ad esempio gli inibitori dell AL e i graminicidi inibi- Regno Unito: 22 biotipi resistenti; è presente una rete di monitoraggio molto estesa; quasi tutte le aziende che in Inghilterra usano intensamente gli erbicidi per il controllo dell Alopecurus myosuroides contengono popolazioni resistenti ad almeno un erbicida. Francia: 31 biotipi; la maggior parte dei quali resistenti a inibitori del PII; parecchie centinaia di popolazioni di graminacee (in ordine di A. myosuroides, Lolium spp. e Avena spp.) sono state confermate resistenti ai graminicidi inibitori dell ACCasi. Germania: 17 biotipi; sono interessati più di ha (circa ha di A. myosuroides resistente all isoproturon o ai graminicidi arilossifenossipropionati o al flupirsulfuron-metile; circa ha con Apera spica-venti resistenti al fenoxaprop e/o all isoproturon). La resistenza è un fenomeno gestibile attraverso un controllo integrato delle malerbe Ventisei popolazioni di papavero (Papaver rhoeas) sono state confermate resistenti agli inibitori dell AL nella zona a nord di Roma, nella icilia sud-occidentale e nelle province di Foggia e Bari tori dell ACCasi) ha aumentato le probabilità che si selezionino individui resistenti all interno delle popolazioni di malerbe. Particolare attenzione dovrebbe essere posta ai sistemi colturali caratterizzati da una limitata diversità nel tempo e nello spazio come le monocolture (ad esempio riso e grano duro) e a quelli dove viene LA ITUAZIONE PAEE PER PAEE Biotipi resistenti nell Ue pagna: 28 biotipi; circa ha coinvolti, i casi peggiori sono il papavero resistente agli inibitori dell AL in Catalogna (con alcune popolazioni che presentano resistenza multipla sia agli inibitori dell AL che al 2,4-D) e il Lolium rigidum resistente ai graminicidi inibitori dell ACCasi e ad altri erbicidi. Recentemente è stato confermato il primo caso di resistenza al glifosate in Europa: una popolazione di Conyza bonariensis ritrovata in un frutteto nel sud del Paese. Belgio: 16 biotipi; i maggiori problemi sono causati da popolazioni di A. myosuroides resistente a inibitori del PII; parecchi casi di resistenza provengono da aree extragricole. Italia: 15 biotipi, circa ha coinvolti; i casi più problematici sono esposti in questo articolo. fatto largo uso di minime lavorazioni e di erbicidi con una lunga attività residuale. La gestione di strumenti sofisticati e sempre più costosi come gli erbicidi riveste un ruolo importante per tutti gli operatori del settore ed è interesse comune preservarne l efficacia più a lungo possibile. La resistenza non è un problema irrisolvibile, ma è un fenomeno gestibile attraverso comportamenti responsabili e un controllo integrato delle malerbe basato sull utilizzo e la rotazione di tutti i mezzi a disposizione. Il progetto europeo Lo studio e la gestione della resistenza ai fitofarmaci è uno degli argomenti chiave nel quadro di una moderna e sostenibile protezione delle piante coltivate. Finalmente anche l Unione Europea ne ha riconosciuto la rilevanza e ha recentemente deciso di finanziare un importante progetto (per la precisione un network of excellence - rete di eccellenza) che affronterà nel suo complesso la sostenibilità del settore della protezione delle piante anche attraverso una migliore utilizzazione e trasferimento delle conoscenze agli agricoltori e nel quale la resistenza sarà uno degli argomenti «trasversali» più importanti. Il progetto coinvolgerà 16 tra le maggiori istituzioni di ricerca europee (tra cui il Consiglio nazionale delle ricerche - Cnr e la cuola superiore «ant Anna» di studi universitari e di perfezionamento di Pisa) e avrà anche il supporto e la collaborazione di organizzazioni dell industria (come la European crop protection industry association - Ecpa e la International biocontrol manufacturers association - Ibma) e di organizzazioni dell assistenza tecnica agli agricoltori. Maurizio attin Cnr - Istituto di biologia agroambientale e forestale (Ibaf) Agripolis, Legnaro (Padova) maurizio.sattin@ibaf.cnr.it 20/2006 supplemento a L Informatore Agrario 21

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