Fabio Saggioro, Nicola Mancassola 21

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1 Fabio Saggioro, Nicola Mancassola 21 ITINERARI DI RICERCA IN TERRITORIO GARDESANO IL PROGETTO CAVA I O N LA CARTA ARCHEOLOGICA DEL COMUNE DI CAVAION VERONESE: ASPETTI METODOLOGICI, LINEE DI RICERCA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE. ESPERIENZE E CONFRONTI. Fabio Saggioro, Nicola Mancassola Premessa L identità dei luoghi non è un prodotto definito una volta per tutte, non rappresenta l immagine statica dello stato dell arte, ma al contrario rappresenta l esito concreto e tangibile di un processo evolutivo dinamico che ha avuto luogo nel tempo 1. Crediamo che con queste efficaci parole, Maurizio Carta individui, concettualmente, quelli che sono i problemi legati ad una pianificazione territoriale che voglia tenere conto anche degli elementi culturali, questione, quest ultima, sulla quale è necessario soffermarsi a riflettere. L archeologia, a dire il vero, si è spesso sottratta ad un confronto deciso su questi temi, spesso divisa tra un archeologia del recupero, di quanto era oramai irrimediabilmente compromesso, e un archeologia della ricerca, più orientata alla ricostruzione storica del territorio 2. Questa artificiosa, ma di fatto esistente divisione, ha spesso condizionato i metodi e le strategie d intervento all interno di progetti, ma soprattutto ha consentito, troppo spesso, che si escludesse un terzo fondamentale approccio: quello dell integrazione del dato allo sviluppo del territorio. Uno sviluppo s o s t e n i b i l e 3, ben inteso, poiché non si tratta di abbandonare il dato archeologico alla sua distruzione, né tantomeno di selezionare tra siti quelli sacrificabili e quelli da salvare. Piuttosto è il caso di riflettere sulle reali possibilità e sulle modalità di integrazione tra i dati ottenuti da ricerche programmate (ma anche dei recuperi!) e politiche di sviluppo di un territorio (comunale, provinciale, regionale). Il problema dunque non è solo quello di una ricerca che tenga conto dei problemi della tutela, ma, a questo punto, anche quello di uno studio che sappia relazionarsi effettivamente con gli enti amministrativi, affinché si possa creare una gestione 4 c o n s a p e- vole e coordinata del patrimonio culturale 5. (Fabio Saggioro) Introduzione Le zone prese in considerazione, per tracciare questo primo bilancio su come il dato archeologico si conserva e si modifica in relazione all utilizzo del territorio, corrispondono grossomodo alla sponda orientale del Lago di Garda 6, in territorio veronese quindi, con particolare attenzione al comune di Cavaion Veronese in cui da tre anni è in corso un articolato progetto di ricerca denominato Carta Archeologica del Comune di Cavaion Veron e s e 7, il quale, attualmente, risulta essere nella fase conclusiva di studio e permette dunque di trarre bilanci e considerazioni complete e precise. Abbiamo inoltre deciso di affiancare a questa esperienza, altre ricerche, svolte in parte, con finalità e strategie diverse, ed in parte ancora in corso su territori limitrofi: si tratta del progetto Adelai- 1 CARTA Per un inquadramento generale CAMBI, TERRENATO 1994 e GUIDI CARTA CARTA 1991, FABBRI L esempio senese, in questi anni, ha rappresentato sicuramente un costante punto di riferimento in questa direzione, ma è apparso, purtroppo, isolato e confinato. 6 Si tratta di aree interessate da una serie di esperienze di studio che si sono consolidate nel corso degli anni. 7 Si tratta di un progetto di ricerca finanziato dall Amministrazione Comunale e dall Associazione Archeologica Cavaionese e coordinato dal prof. Gian Pietro Brogiolo dell Università di Padova, con la collaborazione del prof. Gian Maria Varanini (Università di Trento) e del dott. Luciano Salzani (Soprintendenza Archeologica del Veneto, Nucleo Operativo di Verona). Alcuni dati preliminari su un sondaggio di scavo sono stati pubblicati. Si veda CERVIGNI 2000.

2 22 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA de Rocca di Garda 8 e dello studio di alcune aree dell alta pianura veronese e della Valpolicella. Il territorio che andremo a considerare è dunque sostanzialmente omogeneo, sia per quanto riguarda gli aspetti geomorfologici (eccettuando in questo caso la Valpolicella, che useremo comunque come riferimento solo su un piano di confronto metodologico), sia per quanto riguarda gli aspetti dello sviluppo urbanistico. Il territorio di Cavaion era stato già dall inizio degli anni 80 oggetto di studi 9, anche se non sistematici, proprio per la ricchezza e l interesse dei dati che offriva. Agli inizi del 1997, anno in cui è iniziato il progetto di ricerca sotto la coordinazione scientifica del prof. Gian Pietro Brogiolo, si sono intraprese le prime ricognizioni sistematiche sul campo con l obiettivo di giungere alla creazione di una carta a r c h e o l o g i c a 1 0. Ma di che carta archeologica si tratta? La questione non è oziosa, né tantomeno può essere considerata superflua. Diverse, in questo senso, sono infatti le esperienze maturate nel corso di questi anni sull intero territorio italiano 1 1. (Nicola Mancassola) Carta archeologica del comune di Cavaion. Metodi e strategie Nel progetto di Carta Archeologica del Comune di Cavaion si sono impiegati principalmente tre strumenti: il survey, l aerofotointerpretazione e lo scavo stratigrafico. Per ciò che concerne le ricognizioni si è deciso di campionare il territorio di Cavaion in modo d analizzarne una porzione statisticamente significativa. Gli obiettivi erano in sostanza due: 1) definire il modello di popolamento nelle varie epoche (storiche-preistoriche); 2) giungere alla stesura di una carta del rischio archeologico, che fornisse al Comune uno strumento di tutela attiva del proprio patrimonio archeologico-culturale. Per ottenere tali risultati finali si è deciso di suddividere dapprima la zona in classi d utilizzo (individuando aree urbanizzate, settori marginali lasciati a bosco, aree agricole con colture arative, zone adibite a vigneto), passando poi a ricognire sistematicamente solo le ultime due classi, ovvero i campi arati e le vigne, in quanto le precedenti presentavano una visibilità nulla. I dati dei survey sono stati integrati con lo studio delle fotografie aeree, sia per permettere di cogliere l articolazione interna dei siti individuati sul campo, sia per analizzare in maniera sistematica le aree non comprese nella campionatura. Da Fig. 1 - Modello tridimensionale del territorio di Cavaion Veronese. un punto di vista metodologico si sono ricogniti sistematicamente i campi con visibilità anche bassaprocedendo per file parallele e in presenza di materiali archeologici è stata eseguita la raccolta, materiali da costruzione compresi, quadrettando l area di affioramento con un modulo costante di due metri. Dove fosse necessario si sono studiate sezioni esposte, compiuti sondaggi stratigrafici di scavo e rilievo dettagliato tramite Stazione Totale. Tutte le informazioni acquisite sono in seguito confluite in apposite piattaforme informatiche che hanno permesso vari tipi d analisi: modello tridimensionale del territorio (figura 1) elaborazione spaziale dei vari cluster di reperti documentati, ecc., nonché la gestione informatica, tramite database, dei dati archeologici desunti. Solo dopo una valutazione articolata delle aree è stato possibile giungere ad una sintesi dei dati. Si è quindi proceduto (fase ancora in corso di svolgimento) a strutturare le due cartografie finali: la carta del rischio archeologico e la carta archeologica digitale. L indagine si è articolata, come detto, attraverso l impiego differenziato e diversificato di tre strumenti: le ricognizioni di superficie, lo studio della fotografia aerea e i sondaggi di scavo. Essi non rappresentano, a nostro avviso, tre momenti separati di indagine, pur presentando necessariamente approcci di studio diversi: sono stati, infatti, impiegati in modo dialettico, finalizzati tutti alla massima comprensione delle evidenze archeologiche individuate. Si sono dunque, distinte tre fasi nello studio dei siti: 1) l individuazione; 8 MANCASSOLA, SAGGIORO Per la bibliografia dei rinvenimenti editi si rimanda a CARTA ARCHEOLOGICA L aspetto delle ricognizioni è solo una parte del Progetto Carta Archeologica, che comprende uno studio dettagliato dei documenti storici, l analisi della cartografia e dei catasti e lo studio degli elevati. 1 1 APROSIO 1997, BOATO 1998, BROGIOLO 1999, CAMBI 1996, CARTA ARCHEOLOGICA 1990, AA.VV. 1996, MAN- CASSOLA, SAGGIORO, SALZANI 1999, VALENTI 1989, VALENTI 1995, VALENTI 1999.

3 Fabio Saggioro, Nicola Mancassola 23 Fig. 3 (sopra) - Rapporto tra siti individuati e classi di visibilità. Fig. 2 (a lato) - Cavaion Veronese, UT ) la fase di studio; 3) la sintesi e la restituzione delle informazioni. La fase di studio si è articolata in modo diverso, a seconda dei dati in nostro possesso. È stato preciso obiettivo, nel caso di siti ritenuti particolarmente significativi, giungere ad una valutazione minima dell area, che fornisse quantomeno la possibilità di inquadrare cronologicamente il sito, di comprenderne o ipotizzarne la tipologia e definirne, almeno globalmente, anche la topografia. In questo senso anche la raccolta del materiale di superficie è avvenuta secondo criteri precisi. Come già accennato, si è spesso proceduto ad una quadrettatura (oppure si è mantenuta la divisione dei filari delle viti -3m. x 5m. in genere-) e ad un analisi per classi differenti di materiali eseguita a computer (figura 2). Tuttavia se vogliamo effettivamente capire le reali potenzialità di un tale approccio dobbiamo considerare alcuni dati. La Carta Archeologica della Regione Veneto 1 2 risulta essere un ottima raccolta bibliografica delle evidenze note sui vari territori. Di per sé dunque non rappresenta una ricerca sul terreno, ma piuttosto una raccolta di studi diversi e tale aspetto è abbastanza evidente: in alcune zone l assenza di ricerche mostra un corrispettivo vuoto nella documentazione archeologica. Anche tuttavia in un territorio come quello di Cavaion, dove studi sono già stati svolti e dove è presente un attiva Associazione Archeologica, il dato, a nostro avviso, è comunque significativo, dal momento che registriamo, rispetto ai siti noti, un aumento di oltre il 400% delle aree archeologiche. In pratica si passa da sei siti conosciuti ed editi a poco meno di una trentina. Considerando che il territorio è stato in parte campionato e che presenta delle oggettive difficoltà di valutazione nelle zone a vigneto (figura 3), il dato registrato mostra chiaramente come una ricerca sistematica, per quanto limitata da problemi e difficoltà, fornisca indubbiamente un approccio più efficace nella valutazione complessiva di un territorio. Infatti, non si tratta solo di un, sicuramente cospicuo, ma comunque numerico, incremento del dato, bensì 12 CARTA ARCHEOLOGICA 1990.

4 24 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig. 4 - Strumenti utilizzati e siti rinvenuti. Fig. 5 - Impiego degli strumenti nell analisi infrasito. piuttosto di una valutazione completa di ogni singola evidenza, anche già nota. L integrazione, specificamente finalizzata, tra la diversa strumentazione impiegata (foto aeree, ricognizioni, notizie ecc.) ha portato, infatti, ad una comprensione più completa del tessuto insediativo antico. L impiego di tre sistemi di studio diversi ha fornito, almeno nella fase di individuazione, risultati differenti (figura 4). La maggior parte dei siti è stata scoperta attraverso ricognizioni di superficie e solo limitatamente è stato efficace il contributo della fotografia aerea. Questo è dovuto principalmente alle caratteristiche del territorio dove si è operato: un area morenica presenta numerosi disturbi tonali a causa dell affioramento di depositi glaciali e non è possibile distinguere, se non in presenza di evidenze particolarmente significative, le potenzialità archeologiche di un oggetto individuato. In territori di bassa o d alta pianura, come ad esempio la Valpolicella, è invece possibile ottenere risultati più incisivi e numerosi e la fotografia aerea diviene, a nostro avviso, uno strumento d indagine imprescindibile. Tuttavia, anche in un territorio come quello di Cavaion, fortemente condizionato dagli aspetti geomorfologici - si tratta infatti di un area compresa tra fasce di cordoni e depositi morenici - non si può prescindere da uno studio, seppur preliminare, delle forme naturali e da una valutazione urbanistico-ambientale. L analisi delle fotografie aeree ha avuto anche il compito di comprendere l evolversi del paesaggio negli ultimi cinquant anni e conseguentemente valutare a quali rischi e a quali modificazioni il record archeologico può essere stato sottoposto. Nello studio dei siti il contributo della fotografia aerea aumenta leggermente (figura 5), ci aiuta infatti a definire la topografia dell area in alcuni casi, in altri localizza zone archeologiche non più verificabili. Il contributo maggiore, come si può notare, resta comunque quello fornito dalle ricognizioni e dallo studio della distribuzione spaziale dei materiali. Quest ultima, in genere, si è articolata in due fasi: una di studio (eseguita tramite uno specifico software) e l altra di restituzione grafica ed interpretativa, che tiene conto dei dati raccolti sul campo, delle analisi differenziate per classe di materiale, dei tipi di materiali, ecc. La valutazione stratigrafica dei depositi è stata effettuata solo nei casi in cui non fosse possibile verificare appieno le potenzialità del record archeologico. È questo il caso di San Faustino 1 3 sempre nel comune di Cavaion Veronese. Si tratta di un antica chiesa campestre, oggi abbandonata e fino a poco tempo fa adibita ad abitazione contadina, datata in base alle tecniche costruttive genericamente al periodo romanico, nei pressi della quale sono visibili i resti di un pozzo. Si sono eseguiti due saggi di scavo per una superficie complessiva di mq 14, il primo all esterno dell abside, il secondo a fianco dell edificio di culto sul lato nord. È stata inoltre eseguita la pulizia di una sezione esposta in prossimità del pozzo. Dai dati emersi durante lo scavo si è potuto appurare con certezza la presenza di almeno due fasi di necropoli, la prima, la più 13 CERVIGNI 2000

5 Fabio Saggioro, Nicola Mancassola 25 antica, composta da inumati deposti in tombe alla cappuccina, la seconda, più recente, caratterizzata da sepolture in fossa semplice (figura 6). Entrambe le fasi non presentavano corredo, ma in base ai rapporti stratigrafici, ai materiali raccolti ed alle identità formali con altre sepolture del nord Italia, sono state genericamente datate al V-VII secolo, le seconde, mentre anteriori possono essere considerate le prime. La pulizia della sezione in prossimità del pozzo ha stabilito che la struttura era senz altro in uso tra IV-VII secolo e, probabilmente, è stata riutilizzata in epoca più tarda con l impianto di una nuova vera. Si è potuto inoltre determinare con certezza, in base ai rapporti stratigrafici tra le fondazioni dell abside e il periodo di abbandono della necropoli, che le fasi più antiche della chiesa sono anteriori al XII secolo. La valutazione spaziale dei reperti è stata impiegata nel 48% dei casi possibili, e ha dato risultati soddisfacenti nella maggior parte delle situazioni. Il caso dell Unità Topografica 3017 è esemplificativo a tal riguardo. In superficie il materiale si presentava secondo cluster -concentrazioni- di reperti affioranti di forma allungata (soprattutto il materiale da costruzione) non orientate rispetto agli assi del campo entro le quali si trovavano. La raccolta ha messo in evidenza picchi di materiale da costruzione ben differenziati, non omogenei tra loro e sostanzialmente separati da zone (di dimensioni variabili) caratterizzate da un calo deciso, a livello numerico, del materiale (figura 7). In base a queste peculiari caratteristiche dissonanti, ad esempio, da quelle verificate per alcuni edifici rustici d epoca romana, sempre nella zona, si sono interpretate queste concentrazioni di materiali come i probabili resti di un vicus d epoca romana. La restituzione del dato raccolto sul campo resta indubbiamente una fase di estrema importanza. Dal momento, infatti, che ci confrontiamo con un Ente pubblico, quale ad esempio un Comune, una Provincia, una Regione, o una Soprintendenza, esso può avere in sostanza, riteniamo, due tipi di esigenze: quella di una ricostruzione storica del territorio e quella di una valorizzazione e tutela delle aree principali, maggiormente significative. Con questa divisione non s intende sottolineare una diversità d approccio, anzi, sia nel primo caso, quanto nel secondo, la ricerca sul campo diventa un passaggio obbligato e necessario. La restituzione delle informazioni acquisite può, poi, essere distinta in due fasi: una finalizzata alla ricerca storica, l altra finalizzata alla tutela del territorio. Abbiamo distinto in questo senso la carta archeologica, dalla carta di rischio archeologico. In quest ultima confluiscono anche dati relativi alla situazione di giacitura dei depositi archeologici, al loro stato, se sono cioè intaccati, parzialmente o interamente, distrutti o integri (figura 8) e alla loro topografia. Il grado di rischio, poi, è determinato da fattori convergenti Fig. 6 - San Faustino, sepoltura altomedievale. Fig. 7 - Cavaion Veronese. UT 3017 carta di sintesi delle principali tracce. Fig. 8 - Stato di conservazione del deposito archeologico.

6 26 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA sull area del sito (densità urbanistica, impatto agricolo sul record, valutazione archeologica del sito, ecc.), che traducono, in una scala di valori predeterminata, schemi di valutazione e di interpretazione anche per chi non è archeologo. In sostanza si è trattato di fornire di uno strumento non specialistico, l ente stesso, per la valutazione del rischio al quale un sito può essere soggetto. Per far ciò, tuttavia, non sarebbe stato sufficiente la sola individuazione delle aree e la loro identificazione. Era, ed è, necessaria una valutazione più completa e articolata. La strategia della ricerca è stata in questo senso impostata proprio per fornire un duplice strumento nelle mani del comune. L Unità Topografica è stata fatta coincidere, per evitare difficoltà interpretative, con gli appezzamenti di terreno attuali, entro i quali si è poi posizionato il sito, o i siti, archeologici individuati. (Nicola Mancassola) Confronti Fig. 9 - Cause della distruzione del deposito archeologico. Fig Bardolino, San Vito, UT 118. In un territorio come Cavaion, dove le pratiche agricole sono i principali agenti di disturbo, la distruzione di un deposito archeologico può avvenire in modo lento (figura 9), a causa dell azione ripetuta dei mezzi meccanici. Il dato, anche se comunque intaccato e/o totalmente distrutto, mantiene un informatività minima, ridotta nel peggiore dei casi alla segnalazione di un sito. Può essere considerato un esempio d approccio metodologico, quello riguardante il dato dell UT 118, nel territorio di Bardolino, in zona ancora sostanzialmente agricola. In seguito ad alcuni affioramenti di materiale d epoca romana durante i lavori d impianto e di aratura superficiale del nuovo vigneto, si è deciso di eseguire una serie di ricognizioni mirate per valutare le potenzialità archeologiche dell area. Considerata dunque l elevata presenza di materiale da costruzione, pietre o laterizi, si è preferito limitare la raccolta dei reperti ai soli elementi ritenuti indicativi in genere ceramici indicando con precisione la localizzazione degli stessi. Il materiale da costruzione invece è stato contato e distinto in due classi: -pietre lavorate o coperte da residui di calce; -laterizi, dove questi ultimi sono quasi esclusivamente rappresentati dai tegoloni. Il campo interessato dallo studio si presentava già suddiviso, per l impianto del vigneto, in rettangoli di 3x 4,5 metri e si è pertanto deciso di mantenere tale suddivisione. Ulteriori classi di materiale sono state poi inserite direttamente sul campo, dopo averne verificato la presenza: tessere di mosaico, laterizi per ipocausto, o piccole lastre marmoree. Dopo un primo sopralluogo preliminare, effettuato nel mese di marzo, si sono svolte tra settembre ed ottobre tre distinte ricognizioni di superficie. In ognuna di queste si sono raccolti i dati relativi al numero dei reperti per i rettangoli in cui il sito è stato diviso. Il risultato è stato quello di ottenere, non solo l area di distribuzione del materiale e quindi individuare la zona occupata dal sito, bensì, anche, grazie ad un indubbia e fortunata coincidenza, alcune murature, ben visibili sul terreno al momento della raccolta ed evidenziate nitidamente anche dalle successive elaborazioni informatiche (figura 10).

7 Fabio Saggioro, Nicola Mancassola 27 Al contrario, un altro sito nel territorio di Cavaion Veronese (UT 225), nonostante le elaborazioni e lo studio svolto, non ha fornito risultati se non relativi all areale complessivo occupato dai reperti e alla cronologia (figura 11). È tuttavia da notare come, nel caso di San Vito (UT 118), ci si trovasse di fronte ad un affioramento di materiale avvenuto dopo un primo scasso: il campo era cioè stato arato in profondità per la prima volta dopo cinquant anni di deboli arature superficiali e di brevi periodi dov era lasciato a riposo; mentre nel caso dell UT 225 l aratura si protraeva oramai da cinque anni con interventi di scasso in profondità oramai da dieci. In territori come questi i depositi d epoca storica e, con tutta probabilità anche protostorica, non raggiungono profondità tali da evitare la distruzione nel caso di scassi in profondità superiori ai 50 centimetri. Lo studio delle sezioni esposte presenti in alcune aree archeologiche, o i dati ottenuti dai saggi di scavo, hanno evidenziato come il materiale d epoca romana, ad esempio, si collochi in genere a partire dai 50 centimetri di profondità e, salvo casi eccezionali, non giunga a superare il metro e venti, tutte profondità, comunque, facilmente raggiungibili dalle attività agricole attuali. La progressiva distruzione dei siti archeologici (figura 12) è fenomeno comunque che si deve notare specifico per aree differenti: se ad esempio consideriamo territori comunali limitrofi, Bardolino- Garda da una parte e Cavaion dall altra, divergenti sono le tendenze della conservazione del record archeologico. Nel primo caso i due comuni, soggetti ad uno sviluppo urbanistico sempre più intenso dagli anni Settanta ad oggi, mostrano una notevole flessione, non solo numerica, nei dati relativi ai siti archeologici, ma anche e soprattutto qualitativa. Si deve, infatti, notare come la maggior parte delle evidenze individuate siano totalmente o in parte sconvolte, praticamente illeggibili e difficilmente interpretabili. In questi casi sarebbe spesso necessario intervenire con sondaggi di scavo, per valutare la consistenza del deposito e l importanza dello stesso. Il caso già citato dell UT 118 di San Vito di Cortelline, resta significativa: si situa, infatti, in una fascia di territorio del comune di Bardolino ancora agricola e solo marginalmente interessata dallo sviluppo urbanistico che invece caratterizza la fascia costiera del lungolago, dove non è possibile intervenire se non con azioni di recupero e/o d emergenza. In questo senso è interessante richiamare alcuni dati, recentemente discussi, su una classe tipologica particolare di siti: quelli d altura (figura 13). La scomparsa progressiva, non tanto del dato, quanto piuttosto della leggibilità dello stesso, risulta un problema di non indifferente portata. Nell area considerata, quella del Garda veronese, si nota chiaramente come i siti distrutti, oppure comunque obliterati, Fig Cavaion Veronese, UT 225 concentrazione di reperti per quadrato. Fig Progetto Adelaide, siti non verificabili. Fig Cause della scomparsa dei siti d altura.

8 28 LO SPESSORE STORICO IN URBANISTICA Fig siano progressivamente aumentati dagli anni 80 ad oggi in modo considerevole. Lo studio, eseguito sulla fotografia aerea, mostra ed indaga un fenomeno che, se esteso, può pregiudicare in alcune zone, soprattutto quelle densamente urbanizzate, lo sviluppo di ricerche e lo studio di programmi di salvaguardia e tutela. A tal riguardo è indubbiamente significativo sottolineare come, ad esempio, non si tratti di considerare ai fini di una valorizzazione i soli siti archeologici. Altri elementi possono rappresentare il patrimonio culturale archeologico di un territorio. I paesaggi storici ad esempio. Si consideri il caso di una zona della Valpolicella, ed i cambiamenti avvenuti tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. Il tratto chiaro, visibile sulla foto aerea, risulta essere un elemento di viabilità sepolto antico, forse un tratto della Via Claudia Augusta Padana o della Via Alemanna. Solo il contributo dell infrarosso ed il trattamento digitale dell immagine restituiscono il tracciato, ma non è possibile indagare ad esempio la parcellizzazione presente nel 1962 ed ora non più visibile. L esempio serve a mostrare le rapide modificazioni a cui un territorio agricolo risulta comunque sottoposto e con le quali tuttavia ci si deve confrontare. La distruzione del record archeologico è un fenomeno forse inevitabile, indubbiamente, e che interessa in primo luogo i siti di modeste dimensioni. Tuttavia si pone il problema di come tutelare il patrimonio storico di un territorio, che non si può esprimere solo attraverso la conservazione di un sito, senza la completa o parziale comprensione di come esso si sia relazionato con il paesaggio, con gli altri siti (figura 14). Se accettiamo che il territorio sia un complesso sistema di stratificazioni storiche, come è stato oramai da più parti notato, è necessario che anche l indagine archeologica si presti allora a considerare tale complessità. La gestione dei dati, la loro informatizzazione, risulta essere in questo senso un momento, in genere l ultimo, di un più articolato percorso di studio. La creazione di una carta del rischio archeologico non contribuisce, a nostro avviso, alla tutela di un territorio se non viene concepita come un sistema aperto e relazionale, e soprattutto se non è il risultato di un percorso critico di ricerca. L indagine svolta sul territorio di Cavaion veronese, ad esempio, se si fosse basata sui siti noti in bibliografia, avrebbe tralasciato l esistenza di almeno sei siti di importanza notevole, tutti valorizzabili ed indagabili, ancora in buono stato di conservazione, sarebbe andata a tutelare zone la cui effettiva importanza, alla luce di una valutazione più complessiva, è ora per buona parte ridotta. Ma quest esempio è confermato attualmente da altre indagini in corso su territori limitrofi che hanno evidenziato l importanza di alcune zone archeologiche, ancora non conosciute o poco considerate. Il problema, dunque, non risulta essere solo quello di una pianificata gestione delle informazioni note, ma, soprattutto, risiede nello sviluppo di una strategia d indagine per l acquisizione delle informazioni - e solo poi della gestione. Il rischio è quello di creare sistemi chiusi di gestione dati non preparati ad accogliere nuove informazioni e basati su ricerche non territoriali, su rinvenimenti occasionali o su notizie, e non su indagini specificamente finalizzate alla valutazione del patrimonio archeologico di un territorio. In questa direzione, anche la tutela non può essere e f f i c a c e. L esperienza maturata nel corso di queste ricerche, e di altre eseguite in zone della provincia di Verona, ha confermato l efficacia del metodo (l indagine sistematica), ma si è notata la necessità di modificare la strategia a seconda del territorio considerato, a causa delle diversità e delle peculiarità proprie di ogni paesaggio. (Fabio Saggioro)

9 Fabio Saggioro, Mancassola Nicola 29 BIBLIOGRAFIA AA.VV 1996, La ricerca archeologica di superficie in area pada - na, Rovigo. M. APROSIO, F. CAMBI, A. MOLINARI 1997, Il territorio di Sagesta tra la tarda antichità ed i secoli centrali del medioevo, in I congresso nazionale di archeologia medioevale, Firenze, A. BOATO, A. CAGNANA 1998, Archeologia globale nel terri - torio del comune di Levanto (SP): primi risultati e prospettive di ricerca, in S. PATITUCCI UGGERI (a cura di), Scavi medievali in Italia: , Roma-Freiburg-Wien. G. P. BROGIOLO (a cura di) 1999, Progetto Archeologico Garda. I-1998, Mantova. F. CAMBI, N. TERRENATO 1994, Introduzione all archeolo - gia dei paesaggi, Roma. F. CAMBI (a cura di) 1996, Carta Archeologica della provincia di Siena. Il Monte Amiata, vol. II, Siena. L. CAPUIS et al. (a cura di) 1990, Carta Archeologica del Vene - to, Modena. M. CARTA 1991, L armatura culturale del territorio, Bologna, M. CARTA 1999, L armatura culturale del territorio. Il patri - monio culturale come matrice d identità e sviluppo, Milano. L. CERVIGNI et al.2000, Sondaggi di scavo presso la chiesetta rurale di San Faustino, Cavaion Veronese, in stampa. P. FABBRI 1997,Natura e cultura del paesaggio agrario, Milano. A.GUIDI 1992, La ricerca di superficie in funzione della proget - tazione e realizzazione di opere pubbliche, in M. BERNARDI (a cura di) Archeologia del Paesaggio, Firenze. N. MANCASSOLA, F. SAGGIORO 1999, A e r o f o t o i n t e r p r e t a - zione e ricognizioni: impostazione teorica e primi risultati, in G. P. BROGIOLO (a cura di), P r o g e t t o Archeologico Garda. I-1998, Mantova N. MANCASSOLA, F. SAGGIORO, L. SALZANI 1999, Proget - to San Briccio: risultati preliminari, in Quaderni d Archeologia del Veneto XV, p.49 M. VALENTI 1989, Cartografia archeologica e ricognizione di superficie. Proposte metodologiche e progettazione dell indagine, Siena. M. VALENTI (a cura di) 1995, Carta archeologica della provin - cia di Siena. Il Chianti senese, vol. I, Siena. M. VALENTI (a cura di)1999, Carta archeologica della provin - cia di Siena. La Val d Elsa, vol. III, Siena.

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