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1 Informativa al Pubblico Ai sensi di quanto disposto dalle Istruzioni di Vigilanza per gli Intermediari Finanziari iscritti nell Elenco Speciale Capitolo V Vigilanza Prudenziale - Sezione XII 31 dicembre 2014 Informativa al Pubblico - 1 -

2 Indice Premessa 3 Tavola 1: Adeguatezza Patrimoniale informativa qualitativa 5 informativa quantitativa 12 Tavola 2: Rischio di credito: informazioni generali informativa qualitativa 16 informativa quantitativa 16 Tavola 3: Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato 18 Tavola 4: Tecniche di attenuazione del rischio 18 Tavola 5: Operazione di cartolarizzazione 19 Tavola 6: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio immobilizzato 21 Tavola 7: Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio immobilizzato 22 Informativa al Pubblico - 2 -

3 Premessa La disciplina di vigilanza prudenziale per gli intermediari finanziari iscritti nell'elenco speciale di cui all'ex art. 107 TUB (Intermediari ex art. 107 TUB) in vigore, è stata da ultimo organicamente rivista a seguito delle modifiche intervenute nella regolamentazione internazionale (documento del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria del Giugno 2006 e direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE del 14 giugno 2006 in materia di Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali). Le disposizioni in particolare si basano sulle modifiche apportate al Testo Bancario (TUB) dal decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel dicembre 2006 e sui criteri contenuti nel decreto adottato d urgenza dal Ministro dell Economia e delle finanze, Presidente CICR, su proposta della Banca d Italia, in data 27 dicembre L assetto normativo e regolamentare, definito dalle modifiche al TUB del dicembre 2006 e dal collegato capitolo V della circolare n. 216 di Banca d'italia del 3 agosto 1996, settimo aggiornamento del 9 luglio 2007, ha introdotto la vigilanza cosiddetta "equivalente", rendendo gli intermediari ex. art 107 TUB equivalenti alle banche. La regolamentazione prudenziale si basa su "tre pilastri" previsti dalla disciplina denominata Basilea 2: o il primo pilastro introduce un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell attività finanziaria; o il secondo pilastro stabilisce che gli intermediari finanziari siano dotati di strategie e processi di controllo per assicurare l adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica (Internal Capital Adequacy Assessment Process o ICAAP); Informativa al Pubblico - 3 -

4 o il terzo pilastro introduce gli obblighi di informativa al pubblico riguardanti l'adeguatezza patrimoniale, l'esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e di controllo. La regolamentazione tiene conto delle diversità degli intermediari finanziari in termini di dimensioni, complessità ed altre caratteristiche prevedendo regole differenziate e applicazioni di disposizioni coerenti con le specificità di ciascun intermediario (cd. principio di proporzionalità). Al riguardo si evidenzia che Prelios Credit Servicing Spa (d ora innanzi la Società) rientra tra gli intermediari di classe 3 in quanto al 31 dicembre 2014 presentava un attivo pari circa 9,0 milioni di euro, inferiore all ammontare di 3,5 miliardi richiesti dalle Istruzioni della Banca d Italia per la classe superiore. Secondo il principio di proporzionalità, la Società adotta metodologie semplificate in linea con quelle consentite agli intermediari appartenenti alla propria classe di riferimento. Il presente documento illustra le informazioni di carattere qualitativo e quantitativo relative al 31 dicembre 2014 attraverso le tavole elaborate secondo lo schema predisposto dall Autorità di Vigilanza, il cui ordine e contenuto sono qui trasposti. Non vengono pubblicate le tavole per le quali non sussistono contenuti informativi applicabili alla Società. L informativa viene pubblicata sul sito internet della Società con cadenza annuale. Informativa al Pubblico - 4 -

5 Tavola 1: Adeguatezza patrimoniale Informativa qualitativa Sintetica descrizione del metodo adottato dall intermediario nella valutazione dell adeguatezza del proprio capitale interno per sostegno delle attività correnti e prospettiche La Società svolge l attività di servicing (gestione degli incassi, servizi amministrativi e recupero del credito) per operazioni di cartolarizzazione di importo complessivamente superiore ad : deve, quindi, disporre di un Patrimonio di Vigilanza minimo superiore ad In aggiunta a quanto sopra descritto, la Società deve valutare, anche a beneficio degli investitori, tutti gli eventuali rischi cui è in concreto assoggettata così da determinare il Capitale interno necessario a fronteggiarli. Di seguito, si riassumono le tappe del percorso adottato per la valutazione dell adeguatezza del capitale interno della Società: - individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione; - misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno; - misurazione del capitale interno complessivo; - determinazione del capitale complessivo e riconciliazione con il patrimonio di vigilanza; - revisione del processo da parte dell Internal Audit. In particolare sono stati individuati i rischi di seguito rappresentati. Rischi di Primo Pilastro o un rischio operativo, per la misurazione del quale la Società ha adottato il criterio di calcolo BIA Basic Indicator Approach, ossia il metodo Base. E stato, pertanto, applicato un coefficiente del 15 per cento alla media triennale dell indicatore rilevante Informativa al Pubblico - 5 -

6 rappresentato dal margine di intermediazione, ritenendolo proporzionato alle caratteristiche operative e dimensionali della Società, classificata come intermediario finanziario di classe 3; o un rischio di credito, seppur molto limitato in quanto la Società non eroga finanziamenti; detto rischio, meglio specificato nel prosieguo, è stato calcolato in ottemperanza delle Istruzioni di Vigilanza, utilizzando il metodo Standardizzato Semplificato. Non sono stati invece considerati i rischi di mercato e di controparte perché la Società non dispone di un portafoglio di strumenti finanziari. Rischi di secondo pilastro o un rischio strategico, attuale o prospettico, di flessione degli utili o del capitale, derivante da cambiamenti del contesto operativo o da decisioni aziendali errate, da attuazione inadeguata di decisioni o scarsa reattività a variazioni del contesto competitivo; o un rischio reputazionale, attuale o prospettico, di flessione degli utili o del capitale, derivante da una percezione negativa dell immagine dell intermediario da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori o Autorità di Vigilanza. Per la determinazione del capitale interno complessivo, oltre ai rischi di Primo Pilastro, con riferimento ai rischi di Secondo Pilastro, le analisi condotte hanno evidenziato la necessità di procedere alla misurazione del rischio strategico, ritenendo il rischio reputazionale mitigabile da presidi organizzativi e di controllo senza individuare una specifica dotazione di capitale. Inoltre, mediante comunicazione n dell 11 dicembre 2012 che ha assunto validità dal 31 dicembre 2012, l Autorità di Vigilanza ha Informativa al Pubblico - 6 -

7 introdotto un nuovo regime segnaletico in relazione alle posizioni di grande rischio che eccedono il 25% del Patrimonio di Vigilanza. In sintesi il regime segnaletico introdotto dalla Comunicazione prevede: o la possibilità di assumere in via transitoria singole posizioni oltre il c.d. limite individuale del 25% del valore del Patrimonio di Vigilanza da contenersi entro il 40% dello stesso; o l introduzione di un requisito patrimoniale a fronte della quota delle posizioni di rischio il cui valore si colloca in un intervallo tra il 25% e il 40% dell ammontare del Patrimonio di Vigilanza determinato secondo fasce progressive. Al valore dell eccedenza rispetto alla soglia individuale del 25% del patrimonio di vigilanza, ponderata secondo i coefficienti prestabiliti, viene applicato il coefficiente patrimoniale previsto per l intermediario (così come determinato ai sensi della disciplina del rischio di credito) pari al 31 dicembre 2014 al 6%; o la sospensione del cosiddetto limite globale (che prevede il contenimento dei grandi rischi entro un valore massimo pari a otto volte il Patrimonio di Vigilanza); o l obbligo di segnalare il nuovo requisito patrimoniale connesso a quelle posizioni di rischio superiori al 25% del valore del Patrimonio di Vigilanza. Al 31 dicembre 2014 la Società ha quindi provveduto a considerare tale ulteriore fattispecie di rischio/requisito patrimoniale. Coerentemente con le disposizioni in materia di stress testing per gli intermediari di classe 3, la Società ha effettuato analisi di sensitività dei fattori di rischio, ove ritenuto significativo in relazione al loro impatto sui rischi considerati nella determinazione del capitale interno complessivo. La Società ha ritenuto di procedere con lo stress test per il rischio strategico al fine di verificarne l impatto ipotizzando uno scenario avverso ma plausibile. Informativa al Pubblico - 7 -

8 Le risultanze del processo ICAAP confermano che le risorse finanziarie disponibili garantiscono, con margini sufficienti, la copertura di tutti i rischi attuali e prospettici. Il Sistema dei Controlli Interni In risposta alla crescita dell operatività e all evoluzione della normativa dei settore, la Società si è dotata di strutture di controllo e governo dei rischi. Il Sistema dei Controlli Interni della Società risulta oggi così formato: In particolare, il Sistema dei Controlli Interni della Società è articolato su tre livelli: o controlli cd. di linea (I livello); o o controlli sulla gestione dei rischi (II livello); controlli di revisione interna (III livello). Informativa al Pubblico - 8 -

9 Controlli cd. di linea (I livello) I controlli di I livello sono diretti ad assicurare il corretto svolgimento delle operazioni. Essi sono effettuati dalle stesse strutture produttive o incorporati nelle procedure. La responsabilità dei controlli di linea fa capo a: - la struttura organizzativa attraverso meccanismi di deleghe, limiti operativi formalizzati e supervisione diretta; - gli organi aziendali con compiti di verifica, intervento e informativi finalizzati ad assicurare l adeguatezza delle soluzioni organizzative, delle procedure e dei supporti informativi assunti per la gestione dei rischi; - le procedure informatiche (ad esempio, blocco automatico in caso di anomalie). Controlli sulla Gestione dei Rischi (II livello) I controlli di II livello, che concorrono alla definizione delle metodologie di misurazione del rischio, sono affidati una Funzione che svolge le attività di compliance, risk management e antiriciclaggio. compliance: presidia il rischio di non conformità alle norme e gli associati rischi di eventuali sanzioni giudiziali e/o amministrative, danni alla reputazione dell azienda attraverso sia attività di consulenza e assistenza ex-ante che attività di verifica di adeguatezza e conformità delle procedure aziendali. risk management: presidia il sistema di rilevazione, monitoraggio e gestione dei rischi della Società, secondo quanto previsto dalle disposizioni di vigilanza e dal modello ICAAP adottato dalla Società verificando il rispetto dei limiti assegnati alle varie funzioni operative e la Informativa al Pubblico - 9 -

10 coerenza dell'operatività delle singole aree produttive con gli obiettivi di rischio - rendimento assegnati. antiriciclaggio: ha il compito di prevenire e contrastare la realizzazione di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, di verificare la coerenza dei processi con l obiettivo di prevenire la violazione di norme interne ed esterne in materia, in un ottica di presidio del rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e di verificare l adeguatezza dei processi e delle procedure al fine di assicurarne il rispetto. Controlli di revisione Interna (III livello) I controlli di III livello comprendono la valutazione periodica della completezza, della funzionalità e dell adeguatezza del Sistema dei Controlli Interni. I controlli di III livello sono svolti dalla Funzione di Internal Audit. Le funzioni di controllo riportano direttamente al Consiglio di Amministrazione. Le funzioni di controllo relazionano semestralmente il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale delle risultanze delle verifiche effettuate sulla base dei rispettivi piani approvati dal Consiglio di Amministrazione. Il processo di pianificazione delle attività delle funzioni di controllo, basato su un approccio di condivisione tra le funzioni di controllo medesime, tende a garantire le seguenti finalità: - rafforzare il presidio sui rischi della Società; - ridurre le sovrapposizioni delle attività di verifica e le inefficienze operative Al termine delle verifiche effettuate le funzioni di controllo: Informativa al Pubblico

11 o o inviano all Alta Direzione e alle strutture organizzative interessate gli esiti delle verifiche condotte per comunicare eventuali rilievi riscontrati; effettuano attività di monitoraggio periodico volte a riscontrare l esecuzione di azioni correttive volte alla risoluzione delle anomalie identificate. I suggerimenti forniti dalle funzioni di controllo vengono trasmessi all Alta Direzione per la pianificazione e l apertura dei relativi progetti aziendali. In sintesi e da ultimo si riassumono di seguito gli obiettivi che la Società vuole perseguire attraverso le proprie funzioni di controllo come sopra descritte: o adeguatezza dell assetto organizzativo: la struttura organizzativa vuole essere adeguata sia all operatività della Società che alla evoluzione normativa sempre nel rispetto del più generale principio di proporzionalità dell organizzazione degli intermediari; o conformità (compliance): la Società vuole minimizzare il rischio di non conformità alle norme applicabili adottando procedure aziendali coerenti e adeguate sia all evolversi della normativa che all operatività; o gestione delle parti correlate e dei conflitti d interesse: la Società vuole consentire l adeguata gestione delle parti correlate oltreché il contenimento, la rilevazione e la successiva gestione delle situazioni di potenziale conflitto d interessi; o documentabilità e storicizzazione delle attività di controllo: la Società vuole consentire che le attività di verifica siano documentate, Informativa al Pubblico

12 facilmente accessibili anche a eventuali controlli e/o ispezioni esterne e sempre ricostruibili nel tempo. Informativa quantitativa Requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito Come già accennato, la Società non eroga finanziamenti e, quindi, il rischio di credito risulta sussistere con riferimento in prevalenza alle esposizioni commerciali. Alla data del 31 dicembre 2014 il relativo requisito risulta pari ad Requisito patrimoniale a fronte dei grandi rischi In conformità a quanto previsto dalla circolare Banca d Italia dell 11 dicembre 2012 n , la Società ha provveduto a calcolare il requisito patrimoniale a fronte delle posizioni di grande rischio che alla data del 31 dicembre 2014 eccedevano la soglia del 25% del Patrimonio di Vigilanza, pur essendo contenute entro il limite del 40%. Tale requisito è stato calcolato per fasce progressive secondo la parametrizzazione stabilita da Banca d Italia. L analisi ha evidenziato che la Società al 31 dicembre 2014 presenta una posizione i cui valori si attestano al 27,8% del patrimonio di vigilanza e pertanto si è provveduto a determinare un requisito patrimoniale specifico pari ad Va segnalato che l esposizione ai grandi rischi è costantemente monitorata dalla funzione Administration, Planning & Control che predispone stime mensili sui flussi finanziari della Società. Tale esposizione è sempre stata contenuta entro i limiti previsti dalla normativa. Requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di mercato separatamente per: Informativa al Pubblico

13 - le attività ricomprese nel portafoglio di negoziazione a fini di Vigilanza - le altre attività La Società non ha alcun portafoglio di negoziazione né attività allo stesso collegate; non risulta, pertanto, esposta al rischio indicato. Requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi Alla data del 31 dicembre 2014 ammonta ad Ammontare del patrimonio di vigilanza suddiviso in: i) Patrimonio di base ii) Patrimonio supplementare: 0. iii) Patrimonio di vigilanza complessivo: Si riporta di seguito la composizione del Patrimonio di Vigilanza confrontata con i corrispondenti valori contenuti nella precedente Informativa al Pubblico. Informativa al Pubblico

14 importi in Euro Informazioni A. Patrimonio di base prima dell'applicazione dei filtri prudenziali B Filtri prudenziali del patrimonio base - - B.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - - B.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) - - C. Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre (A+B) D. Elementi da dedurre dal patrimonio di base - - E. Patrimonio di base (TIER 1) (C-D) F. Patrimonio supplementare prima dell'applicazione dei filtri prudenziali - - G. Filtri prudenziali del patrimonio supplementare - - G.1 Filtri prudenziali IAS/IFRS positivi (+) - - G.2 Filtri prudenziali IAS/IFRS negativi (-) - - H. Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da dedurre (F+G) - - I. Elementi da dedurre dal patrimonio supplementare - - I. Totale Patrimonio supplementare (TIER 2) (H-I) - - M. Elementi da dedurre dal patrimonio di base e supplementare - - N. Patrimonio di vigilanza (E+L-M) O. Patrimonio di terzo livello(tier 3) - - N. Patrimonio di vigilanza incluso TIER 3 (N+O) Coefficienti patrimoniali totale e di base (Tier-1 ratio) Tale coefficiente alla data del 31 dicembre 2014 pari a 11,1%. Si riporta di seguito il dettaglio dei coefficienti patrimoniali confrontato con i corrispondenti valori contenuti nella precedente Informativa al Pubblico. Informativa al Pubblico

15 importi in Euro Categoria/Valori Importi non ponderati Importi ponderati/requisiti A. ATTIVITA' DI RISCHIO A.1 Rischio di credito e di controparte 1. Metodologia standardizzata Metodologia basata sui rating interni 2.1 Base 2.2 Avanzata 3. Cartolarizzazioni B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA B.1 Rischio di credito e di controparte B.2 Rischi di mercato 1. Metodologia standard 2. Modelli interni 3. Rischio di concentrazione B.3 Rischio operativo 1. Metodo base Metodo standardizzato 3. Metodo avanzato B.4 Altri requisiti prudenziali requisito aggiuntivo grandi rischi B.5 Altri elementi del calcolo B.6 Totale requisiti prudenziali C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA C. 1 Attività di rischio ponderate C.2 Patrimonio di base/attività di rischio ponderate ( Tier 1 capital ratio) 11,1% 11,3% C.3 Patrimonio di vigilanza incluso TIER 3/Attività di rischio ponderate ( Total capital ratio) 11,1% 11,3% Ammontare del patrimonio di vigilanza di 3 livello Non è presente patrimonio di terzo livello. Informativa al Pubblico

16 Tavola 2: Rischio di credito: informazioni generali Informativa qualitativa a) Definizioni di crediti scaduti e deteriorati utilizzate ai fini contabili e descrizione delle metodologie adottate per determinare le rettifiche di valore Come sopra accennato, il rischio di credito non rappresenta per la Società la primaria fonte di rischio atteso il tipo di attività dalla stessa svolta (ossia attività di servicing) come evidenziato, peraltro, dalla composizione dello stesso portafoglio crediti. Infatti, la Società presenta principalmente crediti di natura commerciale vantati nei confronti dei soggetti per i quali effettua attività di recupero; tali crediti sono, quindi, caratterizzati, per loro natura, da una vita di breve termine che si estingue con il saldo delle fatture emesse dalla Società per il servizio reso. Informativa quantitativa b) Esposizioni creditizie lorde relative al periodo di riferimento, distinte per principali tipologie di esposizione e di controparte Premesso che le esposizioni creditizie rientrano, prevalentemente, nella categoria dei crediti a breve termine, si riporta di seguito il dettaglio circa le tipologie di controparte. Informativa al Pubblico

17 importi in Euro Esposizione per tipologia di controparte Voce attivo patrimoniale Importo Banche Depositi e conti correnti Altre attività Enti finanziari Altre attività - Clientela Altre attività Altro Attività Materiali Prtecipazioni Altre attività Totale al Totale al c) Distribuzione per aree geografiche significative delle esposizioni, ripartite per principali tipologie di esposizione e, se necessario, ulteriori dettagli Le controparti debitorie hanno sede nel territorio nazionale, fatta eccezione per tre clienti con sede oltre i confini nazionali. d) Distribuzione per settore economico o per tipo di controparte delle esposizioni, ripartite per tipologia di esposizione, e, se necessario, ulteriori dettagli Si rinvia alla tabella allegata sotto la lettera (b) della Tavola in commento. Informativa al Pubblico

18 e) Distribuzione per vita residua contrattuale dell intero portafoglio, ripartito per tipologia di esposizione e, se necessario, ulteriori dettagli Si fornisce di seguito i dettagli richiesti. importi in Euro Esposizione per vita residua Voce attivo patrimoniale Importo Breve termine: <=18 mesi Depositi e conti correnti Altre attività Medio/lungo termine: >18 mesi Altre attività - Breve termine: <=18 mesi Attività Materiali Partecipazioni Attività fiscali correnti Attività fiscali anticipate Altre attività Medio/lungo termine: >18 mesi Altre attività Attività fiscali anticipate Totale al Totale al Per quanto attiene all informativa quantitativa di cui alla tavola 2 lettere f) g) e h) si segnala che la Società, per il tipo d attività svolta, non risulta assoggettata a tale tipo di informativa. Tavola 3: Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato Si rinvia a quanto indicato alla Tavola 4. Tavola 4: Tecniche di attenuazione del rischio Come già indicato, per effetto della specifica attività svolta, ed alle valutazioni eseguite in merito al limitato rischio di credito cui è soggetta, la Società non ha adottato alcuna tecnica di mitigazione del rischio di Informativa al Pubblico

19 credito, atteso che lo stesso, come si ripete, è collegato a soli crediti di natura commerciale. Si evidenzia, inoltre, che la Società applica, per la valutazione del rischio di credito, il metodo standardizzato semplificato. Non vi sono, pertanto, informazioni da rendere per le materie indicate alle Tavole 3 e 4. Tavola 5: Operazioni di cartolarizzazione Informativa qualitativa Descrizione degli obiettivi dell intermediario relativamente all attività di cartolarizzazione La Società fornisce servizi di incasso e pagamento (Master Servicing), servizi amministrativi (Corporate Servicing), di Portfolio Management e di recupero crediti (Special Servicing) a società veicolo di cartolarizzazione. Ruoli svolti nel processo di cartolarizzazione per ciascuno di essi, l indicazione della misura del coinvolgimento dell intermediario In ossequio all oggetto sociale ed agli obiettivi sopra riportati, si riepilogano qui di seguito i portafogli gestiti per i quali la Società svolge il ruolo di servicer. Informativa al Pubblico

20 importi in Euro Società Veicolo Tipologia prevalente Originator GBV al SAGRANTINO Non Performing Banca popolare di Verona e Novara, Banca popolare di Intra, Akros, Barclays, Bank PLC, International Credit recovery 123, International Credit Recovery 5, International Credit Recovery 6, banca Woolwich ELIPSO Non Performing Banca Antonveneta,Theano Finance, Antenore Finance, Interbanca S.p.A CALLIOPE Non Performing Banca Nazionale del Lavoro ISLAND REFINANCING Non Performing Island Finance S.p.A. (I.C.R. 4), Island Finance S.r.l. (I.C.R. 7), Banco di Sicilia International credit Recovery (8) S.r.l. Mastino Non Performing Banca Nazionale del Lavoro Zeus finance srl Non Performing Diversi FARE NPL srl Non Performing MB Finance srl, Banca UBI, italfondiario, Cassa risparmio di Ferrara NEGENTROPY S1 srl Non Performing Unione di Banche Italiane scpa Totale al Atteso che la Società è mandataria per la gestione di portafogli di crediti ceduti da parte di specifiche società veicolo costituite ai sensi dell art. 2 legge 130/1999 e non effettua cartolarizzazioni in proprio, non risulta assoggettata all informativa di cui alle lettere b), c), d), f),g) e h) di cui alla tavola 5. Informativa al Pubblico

21 Tavola 6: Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio immobilizzato La Società non è allo stato soggetta al rischio di tasso di interesse non disponendo di portafogli immobilizzati. Informativa al Pubblico

22 Tavola 7: Esposizioni in strumenti di capitale: informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio immobilizzato L intermediario non ha esposizioni in strumenti di capitale. Informativa al Pubblico

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