La conversione alla zootecnia biologica

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1 home >> La zootecnia biologica >> La conversione alla zootecnia biologica La conversione alla zootecnia biologica LEZIONE DEL 21 APRILE 2004 I PARTE: ORE 9,OO - 13,00 RELATORE: MONICA AGOSTINI La forte richiesta di alimenti biologici da parte dei consumatori e l allargamento del campo di applicazione delle norme relative al metodo di produzione Biologico anche ai prodotti di origine animale (Reg. Ce 1804/99), hanno portato una parte del mondo zootecnico a valutare l opportunità tecnica ed economica di convertirsi a questo tipo di produzione. Gli obiettivi da raggiungere si fondono sui seguenti presupposti: la sanità dei prodotti di origine animale; il rispetto delle esigenze etologiche e del benessere degli animali; la salvaguardia degli equilibri ambientali; la conservazione della biodiversità. Sanità del prodotto I prodotti di origine animale sono stati ultimamente, oggetto di molti casi di cronaca che hanno portato allo scoperto situazioni molto gravi, legate alla presenza di sostanze estranee, spesso tossiche e nocive per la salute umana. La presenza di queste sostanze è legata fondamentalmente alle tecniche di alimentazione e alle cure veterinarie attuate negli allevamenti intensivi, che prevedono il ricorso a sostanze e materiali che possono permanere nei prodotti animali (es. pollo alla diossina, uova con antibiotici) o creare condizioni di patogenicità per gli animali e per l uomo che si nutre dei prodotti da essi derivati (BSE). Nell allevamento biologico l alimentazione e la salvaguardia della salute animale, sono seguite nel modo più naturale. Rispetto delle esigenze etologiche e del benessere degli animali Nell allevamento intensivo lo scopo principale è la massimizzazione delle produzioni contenendo al massimo i tempi ed i costi di gestione. In un tale modello le esigenze fisiologiche, etologiche ed il benessere animale, tendono ad essere quasi

2 completamente ignorate cosi chè gli animali sono allevati in condizioni estreme caratterizzate da spazi ristretti, con luce artificiale, lettiere non idonee, condizioni igieniche precarie, alimentazione spesso forzata e non idonea alle esigenze fisiologiche e nutrizionali dell animale, ma mirata solo all ottenimento del prodotto desiderato. Queste condizioni di stress si ripercuotono principalmente sulla salute del bestiame stesso, che manifesta perciò una maggiore suscettibilità alle malattie con conseguente ricorso a trattamenti preventivi e sistematici con forti dosi di farmaci. Inoltre, condizioni di sovraffollamento rendono praticamente impossibile ogni forma di profilassi. Nella zootecnia biologica si tende ad ottenere un prodotto di qualità, nel rispetto dell ambiente, delle sue leggi naturali e delle esigenze etologiche e fisiologiche degli animali allevati. Salvaguardia degli equilibri ambientali L impatto ambientale degli allevamenti intensivi è notevole se si considera il problema legato allo smaltimento dei reflui. In questi allevamenti che non prevedono l uso della lettiera, le deiezioni sono rappresentate dal liquame che, praticamente privo di potere ammendante, distribuito nel terreno, immette nell agrosistema sostanze ad alto potere inquinante soprattutto nei confronti delle falde sotterranee. Alte concentrazioni di animali al pascolo aumentano notevolmente il rischio di erosione dei terreni declivi, compromettendo inoltre la produzione foraggera dell azienda e gli equilibri del territorio. L allevamento bio, che prevede un preciso divieto dell allevamento senza terra, rappresenta un importante anello di congiunzione tra terreno-vegetazione-animale. Le deiezioni zootecniche vengono trasformate, grazie alla presenza di lettiere, in letame che è considerato uno dei migliori condizionatori naturali della fertilità del terreno. Il carico di bestiame consentito negli allevamenti biologici è rapportato alla superficie disponibile per lo spargimento delle deiezioni evitando le problematiche ambientali già menzionate. Salvaguardia della biodiversità La scomparsa di molte razze rustiche è un fenomeno in allarmante crescita. Queste razze, abbandonate in sostituzione di altre selezionate solo in funzione di alte performances produttive, sono state con il passar degli anni relegate in aree marginali. L allevamento biologico è da un lato il modo per valorizzare queste realtà produttive marginali, che rivestono un importante quanto irrinunciabile ruolo di salvaguardia ambientale, dall altro riscopre l allevamento di queste razze dalle produzioni più limitate dal punto di vista quantitativo ma spesso di notevole pregio qualitativo. Per questi motivi l allevamento biologico si fonda sui seguenti principi generali. L allevamento praticato nel quadro dell agricoltura biologica è una produzione legata

3 alla terra. Gli animali devono disporre di un area di pascolo. Il numero di capi per unità di superficie, sarà limitato in misura tale da consentire una gestione integrata delle produzioni animali e vegetali a livello di unità di produzione e in modo da ridurre al minimo ogni forma di inquinamento, del suolo e delle acque. Il numero di capi allevati non deve eccedere le 2 UBA per ettaro di SAU aziendale. Sono da preferire le razze rustiche, autoctone, caratterizzate da adattabilità ambientale, resistenza alle malattie, longevità e produttività globale, senza trascurare l importanza di conservare la diversità del materiale genetico attualmente presente. E preferibile evitare le razze e le varietà utilizzate nella produzione intensiva che possono creare problemi sanitari (ad es. sindrome da stress dei suini, PME, morte improvvisa, aborto spontaneo, nascita difficoltosa con taglio cesareo, ecc.). L alimentazione è finalizzata ad una produzione di qualità piuttosto che a massimizzare la produzione stessa, rispettando nel contempo le esigenze nutrizionali degli animali nei vari stadi fisiologici. Gli animali devono essere alimentati con soli alimenti adeguati, di buona qualità, provenienti da coltivazioni biologiche, secondo le regole di un corretto razionamento. - Tuttavia è ammesso, per un periodo transitorio che scade il 24 agosto 2005, l utilizzo in proporzioni limitate di alimenti convenzionali nella percentuale massima annua del 10% sulla sostanza secca per gli erbivori e del 20% per le altre specie. La percentuale massima ammessa di alimenti convenzionali nella razione giornaliera, è pari al 25%. - L alimentazione di base dei mammiferi giovani è il latte naturale, di preferenza quello materno. Tutti i mammiferi devono essere nutriti con latte naturale per un periodo minimo che dipende dalle varie specie: 3 mesi per bovini, bufali ed equini; 45 giorni per ovini e caprini; 40 giorni per i suini. Almeno il 35% della sostanza secca della loro razione annuale, deve provenire dall azienda stessa o dal comprensorio in cui ricade l azienda. Per comprensorio si intende un area definita, nella quale ricadono le aziende biologiche. - Per gli erbivori, i sistemi di allevamento, devono basarsi in massima parte sul pascolo, tenuto conto della disponibilità di pascolo nei vari periodi dell anno. Almeno il 60% della sostanza secca di cui è composta la razione giornaliera, deve essere costituita da foraggi freschi, essiccati o insilati. I fieni, i foraggi, le granelle di cereali e di leguminose, devono essere di buona qualità, in buono stato di conservazione, privi di muffe. Le paglie devono presentarsi ben pressate, asciutte, non polverulente. - Gli alimenti destinati agli animali devono essere manipolati e stoccati nelle migliori condizioni per evitare qualsiasi contaminazione del prodotto, fermentazioni anomale e la formazione di muffe. - Per le componenti di origine non biologica, è obbligatoria l analisi che attesti che il prodotto o la miscela siano esenti da organismi geneticamente modificati (ogm). Le specie, per uso zootecnico, di cui sono conosciute varietà OGM sono: mais, cotone, colza e soia.

4 - L acqua di bevanda somministrata nelle strutture di stabulazione deve essere potabile e igienicamente idonea, ai sensi della normativa in vigore e a disposizione degli animali, senza restrizioni. Le condizioni di stabulazione degli animali devono rispondere alle esigenze biologiche ed etologiche degli animali. La densità di bestiame nelle stalle, deve assicurare il conforto e il benessere degli animali; deve inoltre tenere conto delle esigenze comportamentali degli animali che dipendono essenzialmente dal sesso e dall entità del gruppo. Gli animali devono avere accesso a pascoli o a spiazzi liberi o a parchetti all aria aperta, che possono essere parzialmente coperti, e devono essere in grado di usare tali aree ogni qualvolta lo consentono le condizioni climatiche, le loro condizioni fisiologiche e lo stato del terreno. L insolazione, il riscaldamento e l areazione dei locali di stabulazione devono garantire che la circolazione dell aria, i livelli di polvere, la temperatura e l umidità relativa dell aria e la concentrazione di gas siano mantenuti entro limiti non nocivi per gli animali. Gli animali devono avere un superficie sufficiente per stare in piedi liberamente, sdraiarsi, girarsi, pulirsi, assumere tutte le posizioni naturali e fare tutti i movimenti naturali. I principi per il buon mantenimento del bestiame proveniente da allevamento biologico, devono venir applicati anche al loro trasporto o spostamento per ridurre al minimo i rischi connessi all affaticamento, dolore, ferite, tutte situazioni che comportano condizioni di stress per il bestiame. La salute degli animali deve essere salvaguardata principalmente attraverso appropriate misure preventive quali: scelta delle razze o delle linee e ceppi appropriati di animali; applicazioni di pratiche di allevamento che favoriscano un elevata resistenza alle malattie ed evitino infezioni; uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento regolare e accesso ai pascoli, stimolando così le difese immunologiche naturali degli animali; adeguata densità degli animali, evitando così sovraffollamento e qualsiasi problema sanitario che ne potrebbe derivare. Le eventuali cure che si rendessero comunque necessarie, devono esser preferibilmente di tipo naturale e solo in casi eccezionali ricorrere a medicinali allopatici di sintesi chimica. Conversione Il bestiame non biologico presente all interno dell unità di produzione, può essere convertito. I prodotti degli allevamenti possono essere venduti con la dicitura da agricoltura biologica, solo dopo che è terminato il periodo di conversione. IN caso di conversione simultanea, sia dei terreni che degli animali allevati in azienda, il periodo totale di conversione combinato per tutti questi elementi è di 24 mesi, fatte salve le seguenti condizioni:

5 soltanto per gli animali esistenti e alla loro progenie; che gli animali siano alimentati con almeno il 60% di prodotti di provenienza aziendale in conversione; il 30% di prodotti deve quindi essere biologico; il 10% può anche essere convenzionale. Le percentuali di cui sopra, sono calcolate sulla sostanza secca della razione annuale. L inizio del periodo di conversione coincide con la data di invio della Notifica dell allevamento all Organismo di Controllo prescelto e all autorità competente. Nel caso in cui queste date non coincidessero, si prenderà in considerazione la più recente. Invece, se la produzione vegetale fosse già biologica e l azienda volesse notificare l attività zootecnica, i prodotti animali possono essere venduti con la denominazione biologica solo se gli animali sono stati allevati secondo le norme del presente regolamento per un periodo di almeno: 12 mesi per bovini, bufali ed equini destinati alla produzione di carne ed in ogni caso per almeno tre quarti della loro vita; 6 mesi per i piccoli ruminanti ed i suini; 6 mesi per gli animali da latte; 10 settimane per pollame, introdotto prima dei tre giorni di vita e destinato alla produzione di carne; 6 settimane per le ovaiole. indietro HOME avanti

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