INTERESSE ASSOCIAZIONE ESTERI

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1 RASSEGNA STAMPA venerdì 8 maggio 2015 L ARCI SUI MEDIA INTERESSE ASSOCIAZIONE ESTERI INTERNI LEGALITA DEMOCRATICA RAZZISMO E IMMIGRAZIONE SOCIETA BENI COMUNI/AMBIENTE SCUOLA, INFANZIA E GIOVANI CULTURA E SPETTACOLO ECONOMIA E LAVORO CORRIERE DELLA SERA LA REPUBBLICA LA STAMPA IL SOLE 24 ORE IL MESSAGGERO IL MANIFESTO AVVENIRE IL FATTO PANORAMA L ESPRESSO VITA LEFT IL SALVAGENTE INTERNAZIONALE

2 L ARCI SUI MEDIA Da Vita del 08/05/15, pag. 22 Arci nazionale contro Arci locali: scoppia la battaglia delle slot La contrapposizione fra Roma e i territori «L'utilità sociale dei nostri circoli non dipende dalla presenza o meno di slot machine. È lo Stato a dover combattere l'azzardo legale». Così, in un'intervista su Vita.it la presidente nazionale dell'arci, Francesca Chiavacci, spiegava il caso del circolo di via San Niccolo a Firenze dove funzionavano alcune slot machine, malgrado con un evento in pompa magna già un anno fa ne era stata annunciata la dismissione alla presenza dei rappresentanti del movimento Mettiamoci in Gioco e della presidente della Camera, Laura Boldrini. Per Chiavacci tra l'autonomia locale di cui godono le sedi Arci e i contratti capestro che regolano il rapporto tra esercenti e macchinette non si può fare nulla. Anche perché ci sarebbe un altro enorme impedimento di carattere economico: molti circoli senza gli introiti da slot chiuderebbero. Fin qui la posizione dei vertici nazionali. Ma se si va sui territori, la musica cambia e l'impossibile diventa possibile. Per il milanese Emanuele Patti nonostante l'immobilismo di Firenze, «tanti territori sono riusciti a debellare le macchinette». A Empoli per esempio. A condurre la battaglia è stato Sergio Marzocchi, l'allora presidente di Arci Empolese e Val d'elsa. «Fino al 2011 ben 28 dei 76 circoli Arci del nostro territorio erano invasi da videopoker e slot. Dal 2012 ce ne siamo liberati» sottolinea, «siamo andati di circolo in circolo per trovare una posizione comune, fino a stabilire che le macchine andavano bandite». Un esempio che ha subito ispirato tanti altri comitati. È il caso di Genova. «Cinque anni fa su 160 circoli ne avevamo 50 con slot», racconta il presidente Stefano Kovac, «oggi ne sono rimasti 10 ma entro un anno saremo totalmente free slot». Un percorso che ha visto molto attivo anche il circuito Arci in Lombardia. Massimo Cortesi, presidente Arci Lombardia, racconta: «Abbiamo messo in campo il fondo di sviluppo aperto con Banca Etica di 200mila euro. Denaro messo a disposizione dei circoli per creare attività alternative ai proventi delle slot machine». Erano 80 i circoli con slot in Lombardia. Oggi sono 50. Un impegno che ha visto in trincea anche il sud con Arci Basilicata e Arci Crotone cui si aggiunge Lodi, la capitale dell'azzardo. Su una cosa i territori sono tutti d'accordo: il tema economico è un falso problema. «Molti circoli si sono accorti che togliendo le slot hanno aumentato le presenze e il fatturato», sottolinea Kovac, «se escono le macchine entrano le persone». Ma come si spiega la distanza dell'arci nella narrazione della presidenza nazionale rispetto a quella quotidiana dei territori? Secondo Patti, «a Roma sono concentrati solo sulla vecchia forma delle case del popolo. Il problema è che si tratta dì un modo che non basta più. Arci per essere al passo con le sfide di oggi deve rinnovarsi e cambiare impostazione, tornando alle radici del proprio impegno». Lorenzo M, Alvaro Da Qualenergia.it del 07/05/15 Parigi 2015: nasce una coalizione italiana in vista della COP 21 2

3 Nasce oggi, 7 maggio 2015, dall'unione di 50 associazioni, una coalizione italiana per sensibilizzare l'opinione pubblica, la stampa e i decisori politici sul tema del cambiamento climatico in vista della Convention sul Clima che si terrà a Parigi nel 'Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima', questo il nome della coalizione italiana formata oggi, 7 maggio 2015, da 50 associazioni diverse per storia, cultura, obiettivi e ragioni sociali (vedi lista in fondo) in vista della Convention sul Clima che si terrà a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015 (COP21). L'obiettivo è quello di raggiungere la massima sensibilizzazione sulla lotta ai cambiamenti climatici e sul prossimo appuntamento con la COP21. La coalizione italiana, aperta a tutti coloro che condividono questo obiettivo, organizzerà eventi nazionali e territoriali per sollecitare l'azione contro i cambiamenti climatici; per favorire la conversione del modello agricolo verso il biologico valorizzando il contributo dell'agricoltura alla riduzione delle emissioni; per bloccare il programma governativo di sviluppo delle trivellazioni; per avviare la costruzione nei diversi settori industriali di un modello produttivo che acceleri la transizione energetica in corso, garantendo i livelli occupazionali. Per raggiungere questo scopo - spiegano i membri della coalizione - sarà necessario interloquire con il governo italiano e con l'unione europea perché assumano posizioni utili in sede di COP 21, a cominciare dal formale riconoscimento che la 'Just Transition' debba essere parte integrante del quadro politico che l'ue adotterà per organizzare la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio oltre il Un altro obiettivo della coalizione sarà quello di rafforzare la comunicazione con iniziative mirate all'informazione verso l'opinione pubblica e i giornalisti, per diffondere la consapevolezza delle sfide che si giocheranno a Parigi, degli effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta e sulla vita di tutti e delle prospettive che politiche mirate di mitigazione e adattamento potrebbero portare nel nostro paese e nel mondo. "I cambiamenti climatici rappresentano oggi un'emergenza globale e locale che mette a rischio la vita di persone, specie ed ecosistemi - si legge nel documento approvato dalla Coalizione - in pericolo c'è la sicurezza di intere popolazioni in ogni area del pianeta, costi economici, difficoltà crescenti nell'accesso all'acqua, riduzione della produzione agricola, aggravamento delle condizioni di povertà e nuove cause di conflitto e di fuga: oggi si pongono esplicitamente questioni di giustizia climatica nel mondo". Se le cause antropiche sono ormai condivise a livello scientifico mondiale e si è tutti concordi sul fatto che in gran parte dipendono dall'esplosione negli ultimi secoli dell'utilizzo delle fonti energetiche di origine fossile e della deforestazione, oggi esistono le conoscenze e le soluzioni tecnologiche per sviluppare un'economia fossil free, che apra prospettive di nuovi settori produttivi con importanti ricadute occupazionali e che sviluppi una nuova democrazia energetica. Vogliamo arrivare con una grande partecipazione alle mobilitazioni internazionali del 28 novembre prima e di dicembre a Parigi poi", conclude la coalizione. Ecco la lista delle 50 associazioni: Acli, Aiab, Aiig, Arci, Arci Caccia, Arci servizio civile, Asud, Auser, Cevi- Centro di volontariato internazionale di Udine, Cgil, Cia, Coldiretti, Cts, Federconsumatori, Fiab, Fiom, Focsiv, Fondazione culturale responsabilità etica, Forum italiano dei movimenti per l''acqua, Greenpeace, Isde- Medici per l'ambiente, Istituto nazionale urbanistica, Italian climate network, Kyoto Club, La nuova ecologia.it, Lega Pesca, Legambiente, Link, Lipu, Lunaria, Marevivo, Movimento consumatori, Movimento difesa cittadino, Oxfam, Pro natura, Rete degli studenti medi, Rete della conoscenza, Rete per la pace, Rinnovabili.it, Rsu Almaviva, Salviamo il paesaggio, Sbilanciamoci, 'Si' 3

4 rinnovabili no nucleare, Slow food italia, Spi-Cgil, Touring club italiano, Uil, Uisp, Unione degli studenti, Unione degli universitari, WWF Italia. Da Ansa del 08/05/15 Arci Vda, attivare un progetto Sprar "Valle d'aosta unica regione che ancora non lo ha fatto" (ANSA) - AOSTA, 8 MAG - "Attivare anche in Valle d'aosta un progetto Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo". E' la ricetta proposta dall'arci della Valle d'aosta per affrontare l'emergenza dei migranti in fuga da guerre e povertà. Inoltre occorre "immaginare, secondo una sinergia tra associazioni e istituzioni, progetti di 'accoglienza integrata' che superino la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socioeconomico". "La Valle d'aosta - spiega Alexandre Glarey - è in pratica l'unica regione in Italia a non aver attivato questo percorso. E' ora di cambiare". "In una comunità solidale o comunque dotata di spirito umanitario - conclude - ospitare qualche decina di rifugiati sarebbe un gesto normale. Nella ricca Valle d'aosta degli sprechi e delle opere inutili invece non c'è posto per una persona, magari un bambino, che scappa da una guerra e che ha attraversato il mare su una zattera". Da La Nazione del 08/05/15 (Pisa) LA MANIFESTAZIONE CONFERENZE, FILM, PRANZI CON I PRODOTTI DEI TERRENI CONFISCATI ALLA MAFIA Studenti esempio e testimonial di legalità Una «Settimana» di incontri organizzata da universitari e alunni delle superiori UN IDEA che nasce dai ragazzi e che si nutre della voglia di crescere insieme. Ai coetanei e alla città. Al centro parole cariche di significato come antimafia, giustizia sociale, democrazia. Da qui parte la terza «Settimana della legalità» organizzata dall associazione «Diritti A Sinistra Unione degli Universitari» e dalla «Rete degli studenti medi» di Pisa che hanno cercato di fare rete con tutta una serie di altre realtà presenti sul territorio. Il risultato è una manifestazione - che si svolgerà da lunedì 11 a venerdì 15 - che avrà come protagonisti esempi positivi di lotta alle mafie uno su tutti don Maurizio Patriciello, sacerdote della Terra dei Fuochi - e in calendario incontri, conferenze e pranzi alla mensa studentesca con i prodotti dei terreni confiscati. A PRESENTARE ieri la «Settimana della Legalità», a Palazzo Gambacorti assieme all assessore Marilù Chiofalo, c erano Antonio Di Buono, studente di ingegneria e coordinatore di «Diritti a Sinistra» e Silvia Contini, 17 anni, alunna del liceo classico Galilei e attiva nella «Rete degli studenti medi»: «Abbiamo deciso di approfondirei temi dell antimafia e della giustizia sociale invitando testimoni in grado di raccontare un impegno quotidiano. Le conferenze si terranno in spazi universitari, scuole e circoli Arci 4

5 per garantire la più ampia partecipazione possibile. E ogni incontro, compresa la proiezione del film La Trattativa di Sabina Guzzanti, sarà ad ingresso gratuito, sia per gli studenti che per tutti i cittadini pisani». «La Settimana della Legalità organizzata dagli studenti - commenta l assessore Chiofalo - porta all attenzione di tutti temi di grande attualità e dimostra come i ragazzi possano essere un esempio per tutti noi adulti. La Settimana tra l altro anticipa e apre un mese, quello di maggio, in cui antimafia e memoria saranno al centro. A fine mese si svolgerà a Pisa la festa regionale di Libera, domani sarà tra noi Lucia Borsellino e poi, ancora, il 14 ci sarà Manlio Milani, testimone della strage di piazza Fontana». QUESTO il programma della «Settimana»: lunedì 11 al Polo Carmignani (Aula 1, ore 17.30) «Terra dei fuochi», interverranno Don Maurizio Patriciello, Renato Scalia (Fondazione Caponnetto), modera Giovanni Callori Di Vignale. Martedì 12 al circolo Alhambra di via Fermi (ore 17) incontro dei Gas-Gruppi di acquisto solidale della provincia di Pisa con l associazione Fior di Corleone. Interverrà Maurizio Pascucci. Subito dopo, alle 18.30, dibattito sulla proposta di legge Cgil sugli appalti. Mercoledì 13 (ore 19.30) al Lanteri proiezione de «La Trattativa» di Sabina Guzzanti e giovedì (ore 10.30) nell Auditorium di via Pellico «Mettiamoci in gioco» (interverranno Matteo Iori, Don Armando Zappolini, Marilù Chiofalo). Sempre giovedì ma alle al circolo Arci Alhambra si parlerà de «Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati a Pisa e Cascina» con l assessore Sandra Capuzzi, Simone Ferretti, Ferdinando Mellea e Stefania Bozzi. Pranzo a mensa con i prodotti dell associazione Fior di Corleone venerdì 15 alle 12, e alle 18 nell aula multimediale di Palazzo Ricci presentazione del libro «Appartiene al popolo. Come restituire la sovranità ai cvittadini» di Andrea Pertici. La «Settimana» è organizzata con la collaborazione di Arci, Libera, Ora Legale, Anpi, Cgil Pisa, Associazione Fior di Corleone, Fondazione Caponnetto, Associazione Metarock e con il contributo e il patrocinio del Comune di Pisa, dell Azienda Dsu e Consulta Provinciale Degli Studenti Di Pisa. Francesca Bianchi Da il Tirreno (Pisa) del 08/05/15 Settimana della legalità Sotto la lente dell antimafia sociale Dibattiti, testimonianze e film per sensibilizzare l opinione pubblica di Sharon Braithwaite PISA Lunedì 11 avrà inizio la terza edizione della settimana della legalità. Unione degli Universitari (Udu) e Rete degli studenti Medi di Pisa hanno organizzato una serie di eventi fino a venerdì 15, in collaborazione con varie associazioni locali (Arci, Libera, Ora Legale, Anpi, Cgil Pisa, Associazione Fior di Corleone, Fondazione Caponnetto, Associazione Metarock) e con il contributo e il patrocinio del Comune di Pisa, dell Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario e della Consulta provinciale degli studenti Di Pisa. L iniziativa ha l obiettivo di sensibilizzare i cittadini sui temi dell antimafia sociale, della giustizia sociale, della legalità democratica e del riutilizzo dei beni confiscati ai mafiosi. «Il nostro scopo è quello di portare l attenzione di tutta la cittadinanza, a partire dagli studenti, su queste tematiche di estrema importanza e attualità - spiega Silvia Contini, studentessa del liceo classico e referente della Rete studenti medi. Oggi assistiamo a una crisi della legalità e ci siamo chiesti quali siano le cause. Sicuramente è dovuta alla disinformazione, all egoismo e alla noncuranza rispetto a questi temi, ma anche alla mancanza di modelli di 5

6 riferimento. Per questo intendiamo ricordare e riflettere su esempi di illegalità e degrado, ma anche raccontare l esempio di persone che hanno difeso i loro ideali e agito di conseguenza, spesso rischiando la vita». Tra gli eventi in programma, un convegno sulla terra dei fuochi che si terrà lunedì 11 alle al Polo Carmignani (aula 1). «Don Maurizio Patriciello ci racconterà la sua esperienza in quelle terre dice Antonio Di Buono (Udu) -. Renato Scalia della Fondazione Caponnetto ci parlerà del rapporto sulle mafie in Toscana. Giovanni Callori Di Vignale, responsabile di Libera Cascina, modererà il dibattito». Martedì 12 al Circolo Alhambra Via E. Fermi, 27 Pisa alle 18,30, Daniela Fabbrini (Cgil Pisa) e Caterina Ballanti (Filcams Cgil Pisa) discuteranno della proposta di legge Cgil sugli appalti. Mercoledì 14 alle sarà proiettato il film La Trattativa di Sabina Guzzanti al Cinema Lanteri. Giovedì 14 maggio alle presso l auditorium di via Silvio Pellico, si terrà l incontro Mettiamoci in gioco, sul gioco d azzardo e su come le mafie gestiscono questo settore. Interverranno l assessore Marilù Chiofalo, Matteo Iori e Don Armando Zappolini. Da Repubblica.it (Torino) del 07/05/15 Murazzi, il ruggito dei vecchi leoni: occupato il locale di Giancarlo Gli ex soci, per protestare contro il piano di riorganizzazione del Comune, si introducono in uno dei ritroivi storici della movida torinese lungo il fiume di JACOPO RICCA Giancarlo Occupato: il cuore storico dei Murazzi torna in vita con un occupazione. Da ieri, attorno alle 16, un gruppo di storici soci del circolo Arci, chiuso insieme a tutti gli altri locali in riva al Po dopo l inchiesta del pm Andrea Padalino, è entrato nelle arcate che hanno ospitato per anni la culla della musica e della cultura underground torinese, dagli anni Novanta in poi. L annuncio però è arrivato con il più moderno dei mezzi di comunicazione, un post su Facebook che si rivolge al Popolo della notte : Ci siamo ripresi e abbiamo liberato quello che una volta era Il circolo Amici del Po (Giancarlo) scrivono - Con questo gesto rivendichiamo l'esistenza di un'esperienza culturale storica per l'area e per Torino che altrimenti senza di noi non potrebbe continuare ad essere. Gli occupanti infatti sono molto critici con il Piano d ambito, recentemente approvato dalla Città, e che dovrebbe aprire la strada per la riassegnazione delle arcate che un tempo ospitavano il ricovero delle barche e che a partire dalla fine degli anni Ottanta sono diventati il luogo di ritrovo della controcultura cittadina: Non possiamo condividere un progetto che l amministrazione ha piegato alle richieste di leghisti e centrodestra dice Beppe, uno degli organizzatori dell azione Oltre a snaturare la tradizione del luogo prevede un presidio continuo di vigili e polizia, con dei gabbiotti all ingresso per il controllo di chi scende ai Murazzi. In queste ore gli occupanti, che si appoggiano a una parte delle associazioni che hanno gestito e gestiscono locali in città e che sono vicine all universo dell Arci, stanno ripulendo lo spazio dalla polvere e dal fango che si sono accumulati in questi anni di chiusura: Stasera saremo aperti e stiamo già organizzando la proposta musicale per il week end 6

7 aggiunge Questo posto ci appartiene e vogliamo che torni a essere la casa di chi fa musica e cultura in questa città. ccupato_il_locale_di_giancarlo / 7

8 INTERESSE ASSOCIAZIONE Dell 8/05/2015, pag organizzazioni e 750 eventi animano Cascina Triulza. E mettono al centro i grandi temi, dalla sovranità alimentare alle agricolture locali. Così per la prima volta la società civile è protagonista di un Esposizione universale L Italia che aiuta l Italia ANTONIO CIANCIULLO Uno scampolo di ex campagna inglobato nella metropoli, un frammento di passato che, con gli orti ora al contrattacco per riguadagnare spazio in città, può diventare simbolo di futuro. L Expo del Terzo settore si gioca qui, a Cascina Triulza, in un turbinio di iniziative: 750 eventi, 140 organizzazioni partecipanti, 200 produttori locali che animeranno il mercato a disposizione dei visitatori, l impegno a lasciare un eredità della presenza di tanti movimenti e associazioni attraverso un agenda basata su azioni concrete. «Abbiamo scelto iniziative che ruotano attorno a 12 priorità, dalla sovranità alimentare allo sviluppo della capacità di resilienza delle agricolture locali, e intendiamo dare a questi temi la massima visibilità aggiungendo un contributo importante alla Carta di Milano: per la prima volta la società civile è protagonista di un Esposizione universale», spiega il presidente di Fondazione Triulza, Sergio Silvotti. Vediamo alcune di queste iniziative. Gli ambasciatori del territorio. Legambiente ha deciso di puntare sull agricoltura pulita e sui prodotti di alta qualità, con l obiettivo di raddoppiare nei prossimi cinque anni le superfici coltivate a biologico, passando dal 10 al 20 per cento con punte del 100 per cento nelle aree protette. «Per dare un volto a questi prodotti abbiamo scelto, durante il viaggio del Treno Verde, 150 ambasciatori del territorio, agricoltori che producono nel rispetto del patrimonio ambientale, sociale e culturale dei luoghi», racconta Rossella Muroni, direttore di Legambiente.In Sicilia Legambiente ha puntato sul Pane rustico di Hymera, ottenuto recuperando antichi grani locali (soprattutto della varietà Russello), coltivati biologicamente con una filiera di sei piccole aziende, due molini a pietra, tre forni. In Campania Nicola Cecere e il caseificio Terre di don Peppe Diana - Libera Terra, assieme ad altri allevatori di bufale dell agro aversano, hanno siglato un patto con Legambiente, Libera, Slow Food, Alce Nero e Ccpb (Certificazioni per prodotti biologici ed ecosostenibili) per realizzare una mozzarella di alta qualità, con una filiera interamente tracciata e certificata per quanto riguarda i terreni su cui si coltivano i foraggi, l acqua, il benessere animale, la legalità e le condizioni di lavoro. Per ricordare che l agro aversano non è solo Terra dei Fuochi, ma territorio di grandi tradizioni e capace di ospitare un economia sana. In Toscana, la scelta è caduta su Moreno Moroni, un mastro tartufaio aretino che garantisce da molti anni un prodotto biologico, cioè tartufi provenienti da terreni incontaminati. In Piemonte, sull azienda che coltiva i terreni di Cascina Belvedere, con ottant anni di storia alle spalle e produzioni biologiche di riso Carnaroli classico, di Nerone e di Essenza. Educazione alimentare. Altroconsumo ha deciso di puntare sull educazione alimentare come premessa per garantire una filiera sana sia dal punto di vista ambientale che sociale. La proposta prevede attività culturali a maggio, giugno e settembre come parte del progetto Check-up Diritti finanziato dal ministero dello Sviluppo economico. Si parte con il concorso Healthy&Sustainable Food Consumers Communication, che premia 8

9 il miglior progetto di comunicazione sull alimentazione sana e sostenibile; a seguire laboratori per le scuole su educazione e sicurezza. Andrà in scena anche lo spettacolo Io sono la luna: la storia di Sergio, obeso da ragazzo, e Melania, obesa in età adulta, per raccontare dal palcoscenico un problema che in Italia continua ad aggravarsi. Nel nostro Paese la percentuale di bambini in sovrappeso supera di 3 punti percentuali la media europea, con un tasso di crescita annua compreso tra lo 0,5 e l 1 per cento, come negli Stati Uniti. I bambini più soggetti a disturbi alimentari hanno tra gli 8 e 9 anni: a quest età, 1 su 4 è obeso e 1 su 2 sovrappeso; tra le bambine le percentuali scendono rispettivamente al 16 per cento e al 41 per cento. Lotta agli sprechi. Circa un terzo del cibo prodotto si perde lungo la catena che va dalla produzione al consumo. Per arginare questo sperpero, Cittadinanzattiva ha lanciato una campagna di informazione che va dal come conservare gli alimenti alle istruzioni per i genitori che vogliono sostituire nelle scuole i distributori di merendine con quelli di frutta fresca. Un altra iniziativa riguarda lo spreco di edifici abbandonati: la proposta è censirli e affidarli a organizzazioni che li usino per finalità sociali e pubbliche. del 08/05/15, pag. 4 Roma, le ruspe abbattono lo Scup, via libera alla speculazione Sandro Medici E sei. Dopo l Angelo Mai, il Volturno, il Valle, l America, il Rialto Sant Ambrogio, a Roma, ieri mattina, è stato spento anche Scup. Acronimo che sta per Sport e cultura popolari. Sgomberato e abbattuto. Ai primi chiarori del giorno, scortata da uno squadrone di polizia, una ruspa ha schiantato i cancelli d ingresso e ha cominciato a demolire il fabbricato che da tre anni ospitava le seguenti attività: una palestra, una biblioteca, una radio, uno sportello d ascolto sociale, una ludoteca, un aula per corsi di lingue, nonché per il doposcuola a bambini e ragazzi, una mensa, una sala per la danza, uno spazio per il mercato biologico e tutto ciò che di volta in volta veniva richiesto dal quartiere, per organizzare una festa o un incontro o uno spettacolo, ecc. Fossimo nel secolo scorso, potremmo definire Scup come una Casa del popolo. Che le persone, le più varie, d ogni età, d ogni colore, vivevano come un luogo proprio, dove potersi incontrare, dove potersi rivolgere per un problema, per consultare un medico, uno psicologo o anche un avvocato, un fiscalista, dove semplicemente scambiare quattro chiacchiere o dove andare a ballare, a fare ginnastica, seguire un corso di judo, chiedere un libro, uno di quei libri, Cervantes, Tolstoj, Pavese, lo stesso Bradbury di Fahrenheit 451, che ieri mattina erano stati ammonticchiati in mezzo alla strada, miracolosamente scampati alle mascelle della ruspa. Era stato occupato tre anni fa. Uno stabile di tremilacinquecento metriquadri, su due piani e un interrato, con un giardinetto intorno, insediato nel quartiere di San Giovanni, in Via Nola, sul bordo delle Mura Aureliane, alle spalle della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Abbandonato da circa un decennio, aveva ospitato la Motorizzazione civile, uffici, archivi, depositi, magazzini. Un bene pubblico, insomma, uno degli innumerevoli pezzi pregiati del patrimonio immobiliare di questo paese, che continua a essere privatizzato, espropriato ai suoi legittimi proprietari, cioè tutti noi. Messo all asta e acquistato a un terzo del suo valore da una non meglio precisata società, F&F, intestata a 9

10 un signore di ottant anni e una signora di qualche anno più giovane. Che malgrado la ragguardevole età intendono impetuosamente trasformarlo nel solito, ovvio, desolante centro commerciale. In tanti sono accorsi in Via Nola per protestare. Lungo la mattinata e nel pomeriggio, tra gli stridori di cingoli e benne. E stata improvvisata un assemblea, che ha richiesto (e ottenuto) l interruzione della demolizione, che peraltro nessuno aveva autorizzato. Dal Comune fanno sapere di non sapere, addossando ogni responsabilità al magistrato che ha ordinato lo sgombero e alla Questura che l ha eseguito. E confermano tuttavia che quello stabile è destinato a servizi pubblici e non ad attività commerciali. Resta il fatto che un altra luce è stata spenta, chiuso un altro servizio sociale, strozzato un altro centro culturale, espugnata un altra casamatta popolare. L ordine regna a Roma, verrebbe da dire. 10

11 ESTERI del 08/05/15, pag. 1/7 Corte federale di New York: «Illegale la raccolta dati della Nsa» Simone Pieranni Il tribunale d appello federale di New York, ha stabilito che quanto rivelato da Edward Snowden, ovvero la mastodontica raccolta di metadati da parte della National Security Agency americana, attività giustificate con la finalità della lotta al terrorismo, è illegale. Poco dopo la decisione della Corte, dalla Casa bianca è stata sottolineata la necessità di «trovare un meccanismo alternativo» a quello utilizzato dall agenzia di sicurezza americana. La sentenza ha tutti i contorni della decisione storica, per due motivi principali. In primo luogo perché conferma quanto reso noto da Snowden, l ex agente dell agenzia che ha svelato al mondo le tecniche di raccolta dei dati operata dagli Usa. Il fatto che Edward Snowden al momento sia in Russia, dopo essere transitato da Hong Kong e che qualora tornasse negli Usa si ritroverebbe in carcere, evidenzia ancora di più il peso della decisione della Corte federale e permette un rivincita all ex analista attaccato da gran parte dei conservatori americani e non solo. In secondo luogo la Corte con la sua sentenza di 97 pagine ha stabilito che quelle attività di clamorosa raccolta dei dati da parte della Nsa sarebbero da ritenersi, in verità, escluse dal Patriot Act e ai suoi successivi rafforzamenti per combattere la minaccia terroristica. Siamo di fronte, questo il messaggio della Corte di New York, ad un atto che non è stato autorizzato dal Congresso. Anzi, specificano i giudici: se il congresso avesse voluto, avrebbe potuto operare per la sicurezza dei suoi cittadini, con metodi ben più leciti. Il riferimento al Patriot Act finirà per scatenare una discussione che si tingerà ben presto di contorni politici, anche in vista delle prossime elezioni presidenziali (c è da credere che questa sentenza influenzerà non poco l attuale dibattito politico americano), perché la sentenza è arrivata proprio ad un mese dalla scadenza della Sezione 215 del Patriot Act, quella parte del provvedimento che istituisce il programma di raccolta di dati e informazioni nell ambito della lotta al terrorismo. Nel definire illegale quel programma, il giudice Gerald E. Lynch ha specificato che la Corte lo ha fatto «nella piena consapevolezza che se il Congresso decidesse di autorizzare un programma di così vasta portata e senza precedenti, avrebbe tutte le possibilità di farlo, senza alcuna ambiguità». Come hanno riportato ieri le agenzie, secondo le associazioni per la difesa delle libertà civili che hanno presentato il ricorso che ha portato alla sentenza di ieri, l attività di raccolta delle informazioni dovrebbe essere fermata, perché violerebbe il diritto alla privacy dei cittadini americani. Per altri, invece, la norma inserita nel Patriot Act (varato all indomani degli attentati dell 11 settembre 2001) dovrebbe essere rinnovata o solo modificata. La stessa Casa bianca si sarebbe espressa in questo modo, sottolineando la rilevanza della sentenza. Al Guardian Ned Price, portavoce della presidenza americana, ha specificato che «sstiamo valutando la sentenza emessa; il presidente è stato chiaro e crede che dovremmo terminare il programma di raccolta dei metadati stabilito dalla Sezione 215 nella sua forma attuale, creando un meccanismo alternativo per preservare le capacità essenziali del programma». 11

12 Più duro il repubblicano McCain che ha commentato la decisione presa a New York come «grave». «Le persone si sono dimenticate dell 11 settembre», ha detto. In realtà questi riferimenti all «11.9» così come ad una più generale necessità di salvaguardare il paese dal terrorismo, non centrano il punto. La questione in gioco è un altra: ovvero la capacità di registrare e immagazzinare, in totale spregio della privacy, masse impressionanti di dati che possono essere non rilevanti ai fini della lotta antiterrorismo. Quest ultimo aspetto appare, come già evidenziato dalle rivelazioni di Snowden, come una scusa per procedere a una schedatura e profilazione di massa della popolazione. Perché? «Perché non si sa mai», è la risposta preferita dei fautori dei sistemi più ottusi di sicurezza, non solo informatica. Nelle 97 pagine con cui la Corte spiega la propria posizione, i passaggi più interessanti si condensano da pagina 58 in avanti. Innanzitutto la Corte stronca il concetto di «rilevanza», utilizzato dal Congresso e più in generale dalla politica americana e non solo per giustificare la raccolta di una mole di dati che ricordiamolo è impressionante. Parliamo dei metadati, ovvero tutte quelle informazioni connesse ai contenuti intercettati via telefono o mail. Secondo la Corte, in pratica, il governo avrebbe scelto di specificare che i metadati raccolti in relazione alle telefonate «in una quantità tale da non contenere solo elementi rilevanti» «sarebbero comunque rilevanti perché possono consentire alla NSA, in qualsiasi momento, in futuro, di utilizzare le sue capacità di analisi per identificare le informazioni rilevanti». Siamo invece d accordo, osservano i giudici, con chi ha fatto ricorso contro questa teoria e contro tale «ampio concetto di rilevanza» che sarebbe senza precedenti e «ingiustificato». Un duro colpo quindi alla necessità di collezionare così tanti dati, come già emerso dalle rivelazioni di Snowden. Dell 8/5/2015, pag. 14 Onu, Russia contraria a distruggere le navi Paolo Mastrolilli Il testo della risoluzione per autorizzare interventi contro il traffico degli esseri umani dalla Libia è pronto, e sta già circolando tra i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell Onu. L ostacolo più significativo da superare è la Russia, che potrebbe bloccare tutto con il veto, e ha già detto di essere contraria alla distruzione delle imbarcazioni. La bozza è stata scritta dall Italia, con i quattro Paesi dell Ue presenti in Consiglio, cioè Gran Bretagna, Francia, Spagna e Lituania. Ora questi Paesi lo stanno facendo circolare fra gli altri membri del Consiglio, per sentire le loro valutazioni. Il testo si basa sul modello dell Operazione Atalanta, autorizzata dal Palazzo di Vetro per contrastare la pirateria in Somalia. Questo intervento era stato lanciato usando il Capitolo 7 della Carta della Nazioni Unite, che consente l uso della forza. Lunedì l Alto rappresentante dell Ue per la politica estera, Federica Mogherini, interverrà davanti al Consiglio di Sicurezza per illustrare la posizione di Bruxelles, e sostenere dietro le quinte la risoluzione. Al momento fra i Paesi che hanno il potere di veto solo la Russia ha avanzato un obiezione, dicendo di non essere favorevole a colpire le imbarcazioni. Mosca era contraria all intervento che aveva rovesciato Gheddafi, e ha sempre rimproverato ai Paesi occidentali di aver stravolto la risoluzione usata per giustificare quell operazione. L opposizione a colpire le imbarcazioni, però, non significa automaticamente no al ricorso al Capitolo 7 contro i trafficanti. Si tratta dunque di limare il linguaggio per renderlo accettabile. Una via d uscita è possibile, ad esempio, perché invece di distruggere le 12

13 imbarcazioni, si potrebbe sequestrarle o disabilitarle alla navigazione. La Russia, però, potrebbe avere interesse a legare questa discussione a quanto accade in Ucraina. Il 18 di maggio il Consiglio Affari Esteri-Difesa dell Ue discuterà la questione, ma quella data non è vincolante: la risoluzione potrebbe essere votata prima o dopo. L inviato dell Onu in Libia, Bernardino Leon, continua intanto la mediazione fra le parti in lotta, per creare un governo di unità nazionale che stabilizzi il Paese. L esecutivo in esilio a Tobruk sembra aver accettato la sua proposta, ma quello islamista di Tripoli resta incerto. del 08/05/15, pag. 1/12 L Ucraina frantuma la memoria d Europa Angelo d'orsi Parata commemorativa della fine della seconda guerra mondiale. La decisione di non andare da Putin da parte di molti leader europei, non è un invito a celebrare la pace È stato, ancora una volta, il papa a dire essenziali parole circa il 70 anniversario della fine del conflitto che insanguinò l Europa e larga parte del globo terracqueo, fra il 1939 e il Francesco ha ammonito a guardare a quegli eventi per impararne le lezioni, non ripetendo gli errori del passato. Nelle stesse ore, all incirca, il ministro degli Esteri italiani in visita a Kiev dichiarava che l Italia sostiene l integrità territoriale dell Ucraina, così schierandosi accanto al governo golpista che è al potere da poco più di un anno in quel Paese, dove, sempre nel mese di maggio lo scorso anno si consumò uno degli episodi più atroci seguiti al colpo di Stato: la strage di Odessa, i cui autori, essendo al governo, ovviamente non sono mai stati perseguiti. La grande parata celebrativa che si tiene a Mosca ogni anno il 9 maggio quest anno non vedrà la presenza di Obama, Merkel, Cameron, Hollande Giustamente, potremmo aggiungere: sono loro i principali responsabili della condizione endemica di conflittualità internazionale, e, in particolare, coloro che stanno tentando nuovamente di realizzare l accerchiamento della Russia, la cui potenza evidentemente comincia a impensierire gli Usa e i suoi servi-alleati. Sono loro che hanno favorito prima, sostenuto poi, il golpe ucraino, portando al potere un loro uomo, con il sostegno attivo di gruppi neonazisti. Curiosamente (ma nemmeno troppo) a Mosca andrà Alexis Tsipras, in omaggio al sostegno che la Russia sta dando alla Grecia, mentre l Unione Europea tenta di strangolarne l economia, per piegarne le scelte politiche ai dettami del Fmi e sodali; ma la presenza di Tsipras alla parata moscovita sottolinea altresì l accordo russo alla richiesta dei danni di guerra presentata dal governo greco alla Germania, che non può «dimenticare» quello che Wehrmacht e SS fecero al popolo greco. L Europa si presenta, dunque, più frammentata e divisa che mai all appuntamento dell 8/9 maggio In un convegno tenutosi a Varsavia pochi giorni fa, precisamente sul tema della Seconda guerra mondiale e le memorie dell Europa, anche tra gli studiosi partecipanti sono emerse le fratture, che il tempo non può sanare. Le memorie dell Europa sono e restano divise: e non potrebbe essere diversamente, tanto più in un clima politico che ancora Papa Francesco, inascoltato, aveva già mesi or sono definito come preparatorio a una Terza guerra mondiale. E l UE non sembra affatto indirizzata a costruire un tessuto politico comune: il 9 maggio per Bruxelles è la festa dell Europa, con riferimento alla dichiarazione di Schumann del 1950, «casualmente», data della vittoria sovietica contro il nazismo, giorno in cui, come immortalato dalla immagine della bandiera 13

14 rossa issata sul Reichstag, l Armata rossa entrò a Berlino, scrivendo la parola fine sulla catastrofica esperienza del Terzo Reich. Bizzarramente, per la prima volta, il governo della neutralissima Svizzera ha deciso di ricordare l anniversario della fine della guerra, partecipando a eventuali manifestazioni celebrative. E anche l Austria si appresta a celebrare degnamente la ricorrenza, non dimenticando evidentemente che a Vienna sta in bella vista il monumento all Armata Rossa. Alla principale manifestazione, quella di Mosca del 9 maggio, saranno tuttavia pochi i leader europei, tra i quali il primo ministro slovacco (ma non il presidente della Repubblica, critico di Putin) e il presidente della Repubblica Ceca, e, appunto, il primo ministro ellenico Tsipras. Intanto la Polonia dal canto suo, animata da un diffuso odio antirusso, ha cercato di impedire, contro ogni diritto internazionale, l ingresso sul proprio territorio, dei motociclisti russi (i «lupi notturni») diretti a Berlino per il 9 maggio, per rendere omaggio ai compatrioti caduti nella guerra contro la croce uncinata. E il governo ucraino si è spinto molto più in là, decidendo di commemorare e onorare, alla memoria, tanto i caduti contro il nazismo, quanto quelli che combattendo a fianco dell esercito tedesco, o in esso inquadrati, si erano battuti contro la Russia. Insomma, la carta d Europa appare in movimento, e il 70 della fine del più grande, devastante conflitto militare della storia, non si presenta come occasione per celebrare la pace, con un rinnovato impegno a ripudiare la guerra (per riprendere la bella espressione della nostra carta costituzionale), ma piuttosto come una fotografia di una nuova linea di demarcazione, dove gli attori sulla scena fanno le facce feroci, irresponsabilmente, lasciando credere di essere pronti a ricominciare il gioco della guerra, salvo farne ricadere sulla opposta squadra la responsabilità. Esattamente come accaduto nel 1914 e poi nel Dell 8/05/2015, pag. 2 Il voto Ai Tory, secondo le prime rilevazioni, andrebbero 316 seggi, dieci in meno della maggioranza assoluta. In forte calo il partito di Miliband che si fermerebbe a 239 deputati. Ma la vera sorpresa è lo Snp che fa il pieno in casa Deludono Clegg e l Ukip di Farage Gli exit poll: Cameron avanti Labour staccato, crollo lib-dem valanga scozzese in Parlamento Il risultato fa prevedere lunghe trattative per formare un governo La Banca d Inghilterra si prepara a difendere la sterlina sui mercati ENRICO FRANCESCHINI David Cameron avrebbe vinto, senza i numeri per raggiungere da solo una maggioranza in Parlamento, ma forse in grado di formare un governo alleandosi con liberaldemocratici e altri partiti minori. E il responso degli exit-poll, annunciati dalla televisione britannica quando alle 22 di ieri sera hanno chiuso le urne. La Bbc assegna 316 seggi ai conservatori (9 in più del parlamento uscente), 239 ai laburisti (19 in meno), 58 al partito nazionalista scozzese (sui 59 che erano in ballo in Scozia, ovvero tutti tranne uno), 10 ai lib-dem (47 in 14

15 meno rispetto a cinque anni fa: un bagno di sangue), 2 ai Verdi e 2 all Ukip, il partito populista antieuropeo. «E una chiara vittoria per noi Tories e una chiara sconfitta per il Labour», è il primo commento di Michael Gove, capo dei deputati conservatori alla camera dei Comuni. Se queste previsioni verranno confermate stamane dai dati ufficiali (e potrebbero essere sbagliate, visto che alcuni exit poll come quelli di YouGov assegnano ai Tory un vantaggio più sottile), si profila l ipotesi di un governo guidato ancora da Cameron, in una coalizione con i liberaldemocratici, con gli unionisti nord-irlandesi e forse sostenuta pure dall Ukip. Arriverebbe a superare di poco la soglia di 326 seggi della maggioranza assoluta, sarebbe un governo più fragile di quello attuale. Ma l obiettivo minimo dei conservatori sarebbe raggiunto: restare il maggiore partito. E un risultato che promette comunque lunghe trattative, un incertezza che ha spinto la Banca d Inghilterra a fare piani per difendere la sterlina sui mercati e suscita apprensione per la borsa. Anche per questo a Londra cresce la richiesta di riforma istituzionale: il maggioritario andava bene quando due partiti si dividevano l 80-90% dei voti, meno ora che ce ne sono mezza dozzina. E il referendum sull Unione Europea promesso da David Cameron per il 2017, decisione presa dal premier in larga parte per limitare l erosione di voti da parte dell Ukip, non appare più così si- curo: «E una pessima idea», avverte Vince Cable, numero due del partito liberaldemocratico, del quale i Tories avrebbero bisogno per governare. A questo punto la parola passa a Jeremy Heywood, segretario di Gabinetto, imparziale e apolitico funzionario dello stato: spetterà a lui negoziare con i leader dei partiti per decidere chi ha i voti per fare il primo ministro e comunicarlo alla regina Elisabetta, cui tocca formalmente il compito, quale capo di Stato, di assegnare l incarico, una rara occasione in cui il ruolo di Sua Maestà esce dal cerimoniale e assume valore politico. Proprio ieri Buckingham Palace ha reso noto che la sovrana intende fare personalmente il Queen s Speech, il tradizionale discorso della regina, con cui il 27 maggio leggerà in Parlamento il programma del suo governo. Si pensava che, visti i dubbi su chi avrà la maggioranza, Elisabetta II avrebbe mandato un altro a leggerlo al suo posto, forse la baronessa Stowell, leader della camera dei Lord, per evitare l imbarazzante possibilità che il Parlamento voti la sfiducia al programma e implicitamente a lei stessa. Ma Elisabetta ha deciso che ci andrà lo stesso, perché in 60 anni di regno ha mancato l appuntamento soltanto quando era incinta e perché la sua assenza sarebbe interpretata come una sfiducia preventiva nei confronti di chi ha assunto il governo. L affluenza è stata un po più alta di cinque anni fa, intorno al 70%. E la campagna elettorale è continuata praticamente anche mentre si votava, con tutti i leader che inviavano commenti e messaggi agli elettori. «Votate per il cambiamento e per un futuro migliore», ha twittato Miliband. «Non fate qualcosa di cui vi pentirete», ha ammonito invece Cameron su Twitter. Poco dopo i bookmaker hanno ricevuto una puntata insolitamente alta, 50mila sterline, sulla vittoria laburista. Oggi sapremo con certezza se quello scommettitore deve pentirsi o andare al pub a festeggiare. Dell 8/05/2015, pag. 39 Lo storico Emmanuel Todd: In piazza per calpestare Maometto. Il premier: Fu per la laicità Solo bugie sul corteo per Charlie il pamphlet che divide la Francia BERNARDO VALLI 15

16 PARIGI ERO convinto di essere stato testimone, come cronista, di un eccezionale manifestazione democratica. E invece avrei assistito, e in sostanza partecipato, a un impostura. A una immensa menzogna. Mi riferisco a Place de la République. Là, sulla grande piazza parigina, l 11gennaio, quattro milioni di uomini e donne, non soltanto francesi, espressero solidarietà a Charlie Hebdo, settimanale satirico diventato simbolo della libertà d opinione e della laicità. Sulla folla ondeggiavano i ritratti dei suoi giornalisti assassinati durante una riunione di redazione perché il loro settimanale aveva pubblicato caricature di Maometto ed anche quelli dei clienti ebrei di un negozio kosher trucidati alla Porte de Vincennes nelle stesse ore. Neppure quattro mesi dopo, il significato di quella imponente, dignitosa riunione popolare divide la sinistra. Solleva un tumulto d opinioni. Al punto che il primo ministro, Manuel Valls, ha ritenuto necessario intervenire. A far esplodere le divergenze è il pamphlet di Emmanuel Todd (Qui est Charlie? Sociologie d une crise religieuse. Edit. Seuil), apparso appena ieri nelle librerie ma da giorni ampiamente analizzato, criticato, non sempre del tutto ripudiato, su quotidiani, settimanali e schermi televisivi. Classificato a sinistra, benché non appartenga a nessuna delle sue componenti, Emmanuel Todd è uno storico e demografo noto per le polemiche dissacranti. E tenuto in quarantena dal mondo universitario ma è uno studioso e un autore rispettato. Suo nonno era Paul Nizan, autore di Aden Arapresa bia, libro con una celebre prefazione di Jean-Paul Sartre, suo padre è un grande giornalista, Olivier Todd, e Claude Lévi-Strauss era un cugino. Ascendenti colti e famosi, tra i quali qualche rabbino e molti atei dichiarati. Di solito Emmanuel Todd se la prende con la sinistra, l unica che per lui, uomo di sinistra, pare meriti di essere interpellata e di petto. Capita che, paradossalmente, le sue formule servano però alla destra. Nel 95, Jacques Chirac, allora campione del centrodestra, si appropriò dell espressione frattura sociale e del programma aggregato ideati da Todd. Li usò per dare toni di sinistra alla sua campagna elettorale e gli andò bene perché diventò presidente della Repubblica e poi fautore, com era logico, di una politica contraria, adeguata a un leader di destra. La carriera politica del primo ministro socialista Lionel Jospin, il vero candidato di sinistra, che aveva trascurato la frattura sociale di Todd, finì in quell occasione. Basandosi sulla sua specialità, Todd si è affidato alle carte e alle statistiche ed è arrivato alla conclusione che, al di là dei buoni sentimenti esibiti, il significato profondo di quella che è considerata la più importante manifestazione della storia moderna di Francia è appunto un impostura, meglio un episodio (per citare Marx) di falsa coscienza. Quel che Todd ha visto sono milioni di sonnambuli accodati dietro un presidente, François Hollande, scortato dall oligarchia mondiale, per difendere il diritto inalienabile di calpestare Maometto, «personaggio centrale di un gruppo debole e discriminato». Per lui è stata un immensa menzogna di unanimismo, perché quel giorno il popolo non era Charlie, non erano i giovani delle periferie, musulmani o no, non erano neppure gli operai della provincia. I quali in sostanza non c erano. Né gli uni né gli altri. Richiamandosi agli studi di Durkheim sul suicidio, e a quelli di Max Weber, Emmanuel Todd si propone col suo libro di far capire alla gente i valori profondi che la fanno agire e che non sono sempre quelli che immagina. Lui si basa sulla teoria delle due France. Da una parte c è la vecchia Francia laica e repubblicana. In particolare il Bacino parigino e la facciata mediterranea. La Francia che ha fatto la rivoluzione. Dall altra parte c è la Francia periferica: l Ovest, una parte del Massiccio centrale, la regione Rodano-Alpi, la Lorena, la Franca contea. Tutte regioni che hanno resistito alla rivoluzione e che sino alla fine della Seconda guerra mondiale hanno conservato un forte impronta cattolica. Quando si entra nelle strutture familiari di queste zone, sostiene Todd, si nota un assenza dei valori d uguaglianza, ad esempio tra fratelli e sorelle riguardanti l eredità. 16

17 Ad ispirare diffidenza nello storico-demografo è stata la forte mobilitazione della Francia tradizionale. L 11 gennaio è stata il doppio di quella della Francia rivoluzionaria. Lo affermano, dati alla mano, gli istituti di statistica. Le regioni periferiche, storicamente antirepubblicane, hanno manifestato più di quelle atee e rivoluzionarie. Insomma, secondo Todd, i bastioni ex cattolici si sono espressi in favore della bestemmia. La manifestazione ha illuminato la vera natura del sistema sociale e politico francese. Vale a dire una Repubblica che, per lui, non integra tutta la popolazione, ma che comprende a pieno titolo e diritto quella educata con studi superiori, le classi medie e la gente anziana. E trascura la parte debole della società. Debole anche religiosamente. Manuel Valls reagisce con un articolo su Le Monde al libro di Emmanuel Todd. Nega anzitutto che la dimostrazione dell 11 gennaio sia stato un attacco all Islam. Calpestare Maometto? Nessuno lo voleva. La manifestazione era per la tolleranza e per la laicità. È stato un grido lanciato contro il jihadismo che aveva appena assassinato dei cittadini francesi. Richiamandosi abusivamente a una fede. Se molti cittadini si sono tenuti quel giorno in disparte, non hanno ritenuto opportuno unirsi ai quattro milioni di Place de la République, è un fatto che naturalmente suscita interrogativi nei politici e nel governo. Ma questo non basta per denigrare un grande avvenimento popolare, una reazione sana di larga parte del paese. Se non tutto era perfetto non bisogna abbandonarsi all autoflagellazione. Manuel Valls esclude che un analisi, sia pure lucida, possa rendere meno nobile l azione repubblicana dell 11 gennaio. E riesca a dissacrarla. Dell 8/5/2015, pag. 7 Crisi ellenica. Secondo il presidente dell Eurogruppo Dijsselbloem, «la discussione sulla riduzione del debito di Atene non è più tabù»: si avvicina la possibilità che gli Stati del Vecchio continente rinuncino agli interessi sui prestiti Grecia, l Europa apre alla ristrutturazione «soft» L'eventualità di una ristrutturazione del debito ellenico da 320 miliardi di euro, non più a carico degli investitori privati ma degli Stati, e quindi dei contribuenti, è sempre più concreta. Lo sostiene il presidente dell'eurogruppo, l olandese Jeroem Dijsselbloem, intervistato su Le Monde. «La discussione sulla riduzione del debito della Grecia - dice Dijsselbloem al giornale parigino - non è un tabù. La sola cosa che è politicamente impossibile è la cancellazione del suo valore nominale (320 miliardi di euro). Tuttavia la discussione sul debito sarà tenuta solo quando il secondo programma sarà completato». C'è dunque una cauta apertura di principio degli europei sulla posizione dell'fmi, che sarebbe favorevole ad una riduzione del debito greco (haircut), oggi al 180,2% del Pil secondo le stime della Commissione europea. Una frase che sembra voler chiarire che non ci sono dissensi tra i creditori. In realtà Dijsselbloem resta fedele all'ipotesi di ristrutturazione attraverso l allungamento delle scadenze e/o la riduzione degli interessi, non l'haircut, cioè il taglio del valore nominale del debito, come avvenne nel 2012, quando gli investitori dovettero accettare una riduzione in termini reali superiore al 70% e il debito venne cancellato di 107 miliardi di euro con un semplice tratto di penna. In realtà la Grecia ha già ottenuto condizioni di favore sui 240 miliardi di prestiti ottenuti da Ue e Fmi. Nell'Eurogruppo del 27 novembre 2012 fu infatti deciso un allungamento delle 17

18 scadenze e sconti sugli interessi sul debito. In particolare si decise «un abbassamento di 100 punti base del tasso di interesse a carico della Grecia sui prestiti concessi nel quadro del Loan Facility della Grecia» e «una proroga delle scadenze dei prestiti bilaterali e dell'efsf (il fondo salva-stati europeo) di 15 anni ed un differimento dei pagamenti di interessi della Grecia sui prestiti dell'efsf di 10 anni». «Politicamente parlando - ha precisato parlando della Grecia Dijsselbloem - la sola deadline è quella di fine giugno, quando terminerà il secondo piano di salvataggio, ma potrebbe anche esserci una scadenza se i problemi di liquidità diventassero troppo importanti per Atene». Dijesselbloem esclude infine ogni discussione sulla possibilità di concedere alla Grecia un alleggerimento del peso del debito, prima del completamento del secondo piano. Intanto il governo greco ha intenzione di «ripagare tutti i creditori e in particolare il Fondo monetario internazionale»: lo ha assicurato a Bruxelles, in un intervento a porte chiuse, il ministro delle Finanze greco Yannis Varoufakis. La settimana prossima, martedì 12, c è un'importante scadenza per 750 milioni di euro nei confronti del Fmi che se non dovesse essere ripagata farebbe scattare le procedure di default dopo un periodo di grazia di 30 giorni. Un accordo fra la Grecia e le istituzioni (Ue, Fmi, Bce e fondo salvastati Efsf) per sbloccare l'ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi è questione «di giorni o settimane», ha precisato il ministro greco Varoufakis a Bruxelles durante un pranzo a porte chiuse a margine del Business Europe Forum Sulla stessa lunghezza d onda si è collocato il commissario Ue Pierre Moscovici, secondo cui le posizioni «sono molto più vicine» di prima. Moscovici si riferiva alle discussioni tra creditori e autorità elleniche aggiungendo di «sperare» in progressi verso un accordo e di «aspettarsi», appunto, dei passi avanti nella riunione dell'eurogruppo lunedì prossimo a Bruxelles. Il Cremlino intanto dopo una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il premier greco Alexis Tsipras svoltasi ieri, ha reso noto di essere pronto a provvedere al finanziamento delle società greche coinvolte nella prevista estensione del Turkish stream, il gasdotto russo destinato a portare energia in Tuchia e in Grecia. Si tratta di un ridimensionamento delle offerte di aiuti da parte di Mosca rispetto alle iniziali proposte di anticipazioni di crediti sui futuri incassi per il passaggio del gas. Dell 8/05/2015, pag. 38 La potenza simbolo dell impiego di massa lancia la sfida dell innovazione. Per tagliare posti di lavoro e fare business La svolta cinese il potere ai robot nasce la fabbrica senza operai GIAMPAOLO VISETTI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO L ANNUNCIO ha toni epocali: la Cina sta ultimando la prima fabbrica al mondo «operaiozero». La potenza-simbolo del lavoro di massa, con stabilimenti da un milione di tute blu, inaugura nel Guangdong una catena di montaggio per soli robot. Il balzo nel futuro lo compie lo stabilimento di Dongguan della «Shenzhen Everwin Precision Technology Company», lungo il delta del fiume delle Perle, che si appresta a licenziare in blocco 1600 dipendenti su Il nuovo esercito dei robot cinesi sostituirà il 90% di quello storico degli operai: si salveranno, per ora, circa 200 tra programmatori, addetti ai software e manager. Sulla prima linea della produzione le macchine prenderanno totalmente il posto 18

19 delle persone. Chen Qixing, presidente della società, ha annunciato di attendersi un aumento di valore annuo pari a 322 milioni di dollari. La sfida della Cina all innovazione è impressionante: in settembre 505 fabbriche di Dongguan coinvolte nella robotizzazione hanno investito poco meno di mezzo miliardo di euro. Obbiettivo: tagliare 30mila posti di lavoro. Il governo regionale, nei prossimi tre anni, è deciso però a spendere 150 miliardi di euro per sostituire gli operai con i robot. Fondi pubblici andranno alle aziende che li produrranno e li installeranno. Guangzhou, capoluogo del Guangdong, entro il 2020 punta a guadagnare dalla vendita di robot oltre 10 miliardi di euro, automatizzando l 80% della produzione manifatturiera. Saranno gli stessi robot ad assemblare i propri simili, generandoli in base alle esigenze del mercato. Una rivoluzione: i capi del personale non selezioneranno più lavoratori, ma valuteranno la domanda globale di merce acquistando i robot adatti a confezionarla. Nelle prossime settimane la «Everwin Precision» farà debuttare i primi mille robot e i vertici aziendali hanno assicurato che, oltre ad abbattere i costi, la conversione «migliorerà la qualità dei prodotti». L esempio sarà seguito dai più importanti distretti industriali cinesi della fascia costiera e del Sud, noti come la «fabbrica del mondo». Il tramonto dell era operaia, dopo quella agricola, per la Cina è una necessità. Il «miracolo dei migranti» è finito e con l estinzione dei 300 milioni di contadini deportati nelle metropoli industriali, unita al boom dell invecchiamento, la seconda economia mondiale smarrisce l ineguagliabile competitività. Nel Guangdong mancano oggi tra 600 e 800mila operai, 100mila solo a Dongguan: il gap tra domanda e offerta di lavoro fa esplodere salari e rivendicazioni sindacali. Le multinazionali ri-delocalizzano, Pechino sente sul collo il fiato del Sudest asiatico e per sostenere i consumi interni accelera la sostituzione delle vecchie masse operaie con quelle di giovani colletti bianchi. La sfida dei robot è però lanciata a Giappone, Corea del Sud, Usa e Ue: investe tecnologia e innovazione, ma travolge il mondo del lavoro e le storiche lotte per i diritti degli operai. E a termine è anche il destino di manager e impiegati. La Cina annuncia che presto pure decisioni strategiche e gestione toccheranno ai computer: lavoro no stop, assenze zero, fine di bonus e stipendi d oro. Il robot è ufficialmente al potere: non resta che l incubo del black-out. del 08/05/15, pag. 17 Giovane e di ultradestra La neoministra d Israele volto laico dei coloni Davide Frattini GERUSALEMME Tutt e due hanno un cattivo rapporto con Benjamin Netanyahu (e soprattutto con la moglie Sara, spettegolano gli israeliani). Insieme hanno lavorato per la prima coppia del Paese quando il premier era all opposizione tra il 2006 e il 2008, due anni finiti male di cui non vogliono parlare. Adesso Ayelet Shaked arriva al governo da ministra della Giustizia, un incarico che Naftali Bennett, il capo del partito Focolare ebraico, ha conquistato per lei nelle ultime ore di negoziato, i consiglieri di Netanyahu l hanno chiamata «estorsione». Ieri Shaked ha festeggiato l ingresso nella coalizione di destra potrà sedere nel consiglio di sicurezza, riunito durante le guerre e le crisi e il trentanovesimo compleanno. Ha vinto le primarie di un partito religioso ma è laica, è una leader dei coloni ma abita in un sobborgo elegante dalle parti dell università di Tel Aviv (è sposata con un pilota di caccia, i due figli vanno alle elementari). 19

20 Bennett l ha voluta proprio per cercare di attrarre i giovani elettori diffidenti verso i coloni con in testa la kippah all uncinetto che vivono sulle colline della Cisgiordania. L ha voluta perché le sue posizioni sono oltranziste quanto quelle del movimento: è convinta che i palestinesi non debbano avere uno Stato, propone l annessione dei territori con autonomia limitata per gli arabi. Come Bennett vuole che gli israeliani «la smettano di chiedere scusa per tutto». Laureata in informatica, prima di entrare in politica ha organizzato il gruppo digitale My Israel in risposta all organizzazione che spinge in Europa e negli Stati Uniti per il boicottaggio dello Stato ebraico. E stata lei nel 2011 a decidere di pubblicare sul sito le immagini insanguinate della famiglia Fogel (cinque morti) massacrata in casa da due palestinesi nella colonia di Itamar. «Una scelta difficile ha spiegato ma siamo in guerra. I palestinesi mostrano al mondo foto cruente, è il momento di rispondere al fuoco». Quando alla fine di giugno dell anno scorso sono stati ritrovati i corpi di tre ragazzi israeliani (rapiti e uccisi in Cisgiordania), sulla sua pagina Facebook ha rilanciato un articolo scritto durante la seconda Intifada da Uri Elitzur, tra gli ideologi del movimento nazionalista religioso: spiega che bombardare una popolazione civile è giustificato se quei civili sono il male, «incluse le madri dei martiri palestinesi che li mandano all inferno con baci e fiori». Prima che Shaked lo cancellasse, il testo è stato tradotto in inglese e diffuso da Electronic Intifada, organizzazione anti-sionista, e citato da Recep Tayyip Erdogan durante i cinquanta giorni di guerra tra Hamas e Israele: l allora premier turco l ha paragonata a Hitler. Netanyahu, al quarto mandato da premier, le ha concesso l incarico, ma ha cercato di limitarla e ha tenuto per sé parte dei poteri. La sinistra israeliana è preoccupata che da ministra della Giustizia rafforzi la sua battaglia contro le associazioni israeliane per i diritti umani (come B Tselem che documenta gli abusi contro i palestinesi nei territori) e faccia passare la legge che ne limita i finanziamenti dall estero. Per Shaked sono dei nemici in casa sponsorizzati dai liberal di tutto il mondo. 20

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