IL VANGELO SECONDO MARCO
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1 IL VANGELO SECONDO MARCO 1. L AUTORE Uno dei quattro Vangeli porta il nome di Marco; secondo la testimonianza dei primi cristiani, la cui voce più antica è Papia di Gerapoli (verso il 120), questo Marco era stato discepolo e interprete di Pietro; scrisse il suo vangelo a Roma e vi raccolse le prediche di Pietro, quale sussidio catechistico per quella comunità. Costui viene ordinariamente identificato con quel Marco, di cui lo stesso Pietro manda i saluti nella sua prima lettera scritta da Roma(1 Pt5,13); ivi lo chiama suo figlio, con tutta probabilità perché da lui fatto cristiano. Anche Paolo nelle lettere scritte durante la prigionia romana del nomina due volte un Marco: in Colossesi 4,10 infatti manda i saluti di «Marco, cugino di Barnaba»; e nel biglietto a Filemone, stilato contemporaneamente, manda pure i saluti di alcuni suoi collaboratori, tra cui Luca e Marco. Questo Marco, che troviamo a Boma accanto a Pietro e a Paolo, viene comunemente identificato con quel Marco, chiamato anche Giovanni Marco, di cui Luca negli Atti degli Apostoli ci dà alcune preziose notizie. 1
2 Era figlio di una Maria nella cui casa si radunavano a Gerusalemme i cristiani (12,12); aveva seguito il cugino Barnaba (12,25: cf. Col 4,10) fino ad Antiochia e poi Paolo e Barnaba nel loro primo viaggio apostolico tra i pagani; ma a un certo punto li abbandonò e se ne ritornò a Gerusalemme (13,13), e proprio, secondo studi recenti, perché non condivideva la linea larga seguita dai due apostoli nell ammettere i pagani nella chiesa: imponevano loro la sola fede in Cristo, senza obbligarli a farsi ebrei e cioè ad adottare la legge mosaica anche in tutto ciò che aveva di patrimonio culturale e nazionale. Approvata dal concilio di Gerusalemme del 49 la linea di Paolo e Barnaba, Paolo rifiuta di prendere Marco con sè nel secondo viaggio apostolico, temendovi ripensamenti e altri guai; perciò Barnaba e Marco vanno in missione a Cipro, e Paolo si sceglie un altro collaboratore (15,37-39). Non abbiamo notizie su come il nostro Marco sia pervenuto più tardi a Roma accanto a Pietro e a Paolo, con cui appare ormai in piena sintonia; i tredici anni trascorsi tra i pagani dovevano averlo ben maturato allo spirito universalistico cristiano; lo confermano le relative aperture contenute nel suo vangelo. Marco stesso sembra aver posto la firma al proprio vangelo (Mc 14,51-52): nomina un «giovane» che rischiò di essere lui pure catturato per Cristo andandolo a vedere sulla strada dopo la cattura al Getsemani; la ragione più plausibile di tale particolare insignificante sembra essere proprio la partecipazione personale dell autore. 2. scritto a Roma all epoca della catastrofe di Gerusalemme Le antiche fonti ci dicono che Marco scrisse il suo vangelo a Roma, ciò è confermato anche da alcune parole latine; i suoi destinatari erano dunque cristiani di quella città; provenivano perciò in gran parte dal paganesimo. Essi sapevano ormai con sicurezza che Gesù era il Cristo e il Figlio di Dio; ma si domandavano come dovevano seguirlo per esserne autentici discepoli: alcuni, abituati come romani a dominare sugli altri popoli, volevano impegnarsi a realizzare un messianismo trionfalistico di potenza e sopraffazione; altri invece, di fronte alla persecuzione di Nerone a Roma e alla rivolta giudaica nella terra d Israele, e quindi di fronte a un mondo che andava in rovina, erano tentati a disimpegnarsi, scorgendo già i segni premonitori di un prossimo ritorno glorioso di Cristo a risolvere con una catastrofe cosmica la situazione malvagia. La maggior parte degli esegeti pone la data di composizione del Vangelo di Marco fra il 64 e il 69 d.c., perché l autore nel riportare il discorso escatologico di Gesù (c. 13) sembra ancora ignorare la distruzione di Gerusalemme; al giorno d oggi però si va facendo strada tra gli esegeti la convinzione che Marco abbia scritto il vangelo subito dopo la notizia della 2
3 distruzione di Gerusalemme del 70: precisamente per frenare l ondata di entusiasmo o febbre apocalittica che aveva pervaso la sua comunità alla notizia della distruzione della città santa. Marco risponderebbe che essa non è il segno della fine, ci saranno altri segni premonitori; Gesù infatti lasciò incerta la data del suo ritorno glorioso; occorre nel frattempo continuare a vegliare e a impegnarsi. 3. il merito di essere il primo vangelo Gli esegeti non hanno alcuna difficoltà ad ammettere la testimonianza di Papia che Marco si sia rifatto alle prediche di Pietro sui detti e fatti di Gesù; però osservano che egli dovette avere tra mano, stese già in iscritto, varie raccolte evangeliche parziali, o cicli; esse dovevano già essere state composte sotto la guida di Pietro nella chiesa gerosolimitana, ed essere poi passate a quella romana: per es. le cinque controversie galilaiche (2,1-3,6), le cinque gerosolimitane (11,27-12,37), la raccolta delle parabole (4,1-34), dei quattro miracoli (4,35-5,43) ecc. L abilità redazionale di Marco sta nell aver collegato queste raccolte evangeliche con dei sommari narrativi (1,14s; 1,32-34; 1,39; 1,45; 3,7-12; 4,ls; 6,30-34; 6,53-56) e didattici (1,21 s; 2,1 s; 2,13; 6,6b; 10,1) che danno una certa unità al materiale raccolto: - questo è costituito da 20 apoftégmi - cioè episodi che fanno da cornice a una massima importante di Gesù -, da 17 racconti di miracoli e da 48 narrazioni biografiche. I sommari, letti di seguito, ci danno la prospettiva teologica dell evangelista quale l esporremo in seguito; Marco ha così l onore di aver creato per primo nella chiesa un vangelo scritto continuato nel nostro senso; gli stessi Luca e Matteo greco utilizzeranno poi il materiale e lo schema di Marco, pur inserendovi materiale proprio preso da altre fonti. Perciò Marco, che fin dall epoca patristica era stato parecchio trascurato nei commenti perché considerato un sunto di Matteo, da 80 anni a questa parte è assurto in primo piano nella stima degli studiosi; è il primo vangelo scritto giunto a noi; esso ci riporta il chérigma, ossia la predicazione evangelica, nella freschezza dei primi 40 anni dopo la Pentecoste. 3
4 4. struttura geografica e cristologica Per bene capire un autore, bisogna per prima cosa afferrare il piano globale della sua opera. In Marco questa appare strutturata secondo tre dimensioni: geografica, cristologica ed ecclesiologica. L opposizione teologica: Galilea -- Gerusalemme Marco descrive Gesù che si prepara al ministero in Giudea (1,1-13), ma lo svolge in Galilea (1,14-7,23) e fuori della Galilea (7,24-1 0,52); si porta poi ad agire a Gerusalemme (cc ), ove però ha luogo la passione e risurrezione (cc ) con l ordine ai discepoli di riportarsi di nuovo in Galilea (14,28; 16,7). Si tratta evidentemente di una geografia teologica, gli spazi Galilea- Gerusalemme stanno in rapporto di opposizione: Gerusalemme rappresenta la cittadella gretta dell opposizione violenta contro Gesù (cf. 3,22), dove i responsabili del suo stesso popolo lo consegneranno ai pagani (10,33); la Galilea invece dalle frontiere aperte indica che il vangelo è destinato a tutti i pagani. 4
5 Gesù Messia-Figlio di Dio L opera di Marco ha soprattutto una struttura cristologica. Egli intitola il suo libro: Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio (1,1); verso la fine presenta Gesù che risponde con un chiaro «io lo sono» al sommo sacerdote ebreo che gli chiede se egli sia «il Cristo, il Figlio di Dio benedetto» (14,61); e chiude il vangelo con la professione di fede del centurione pagano: «Veramente quest uomo era Figlio di Dio» (15,39) In queste frasi Marco esprime chiaramente la sua fede e quella della sua comunità. C era però il pericolo di fraintendere questa tede; perciò Marco divide chiaramente il suo vangelo in due parti, che hanno il punto di sutura e lo spartiacque nella confessione di Pietro di Cesarea di Filippo. Nella prima parte (1,1-8,24) Gesù agisce e parla in modo da farsi riconosce come il Cristo e il Figlio di Dio, ossia il re davidico atteso dagli Ebrei e dotato di poteri divini: All interno di questa prima parte notiamo le seguenti unità letterarie: 1. La preparazione di Gesù al ministero pubblico (1,1-13) col battesimo e la vittoria sulle tentazioni; 2. L inizio del ministero in Galilea (1,14-3,6), con l annuncio dell arrivo prossimo del regno di Dio e con l invito a convertirsi per entrarvi; 3. La reazione varia all attività di Gesù (3,7-35) da parte della folla, dei dodici, degli scribi di Gerusalemme e dei parenti; 4. L insegnamento facile di Gesù in parabole (4,1-34), che diventa un enigma per i maldisposti; 5. Una raccolta di 4 miracoli (4,35-5,43) che presentano Gesù come dominatore delle forze del male e della morte; 6. La formazione dei discepoli (6,1-8,26): Gesù rifiutato dai compatrioti, si dà prevalentemente alla formazione dei discepoli che manda poi a continuare la sua missione. Nella seconda parte (8,27-16,20), dopo la confessione della sua messianità da parte dei dodici per bocca di Pietro, Gesù appare tutto intento a spiegare loro in che senso debba essere intesa la sua missione di Cristo e Figlio di Dio: All interno di questa seconda parte notiamo le seguenti altre unità 5
6 letterarie: 7. Viaggio di Gesù verso Gerusalemme (8,27-10,52) scandito dalle tre predizioni della passione e da varie istruzioni ai discepoli; 8. il ministero di Gesù a Gerusalemme (cc ), con l ingresso messianico, la purificazione del tempio e le 5 dispute coi suoi avversari; 9. il discorso escatologico (c.13), con l ammonizione a essere sempre impegnati in attesa del ritorno di Cristo giudice; 10. il racconto della passione, morte e risurrezione (cc ). 5. Essere discepoli di Gesù Gesù raduna attorno a sé dei discepoli affinché stiano con lui, assimilino i suoi ideali e la sua stessa vita: a loro Gesù spiega in disparte o in casa le sue parabole, i suoi segreti, da loro esige una comprensione maggiore, li rene partecipi del suo pane e vino eucaristico e li manda tutti quali apostoli, a continuare la sua stessa missione di predicatore del vangelo, di esorcista e di guaritore di malanni. I dodici primi discepoli sono quindi la chiesa in germe all epoca di Gesù terreno; essa è ora continuata dalla comunità dei discepoli protesi per incarico del Risorto all evangelizzazione dei pagani. Preghiamo Signore se stiamo cominciando a conoscerti lo dobbiamo alle parole che possiamo leggere nel tuo vangelo. Esse ci parlano di te. Ma soprattutto lo dobbiamo alle persone che abbiamo potuto incontrare sul nostro cammino e che hanno avuto la fortuna di incontrarti prima di noi. Ti ringraziamo, Dio nostro, per averci messo accanto qualcuno che cerca di farci conoscere te, la persona sulla quale ha giocato la vita. Sostieni coloro che sono cristiani da tempo, perché possano essere davvero fedeli alla chiamata; e aiuta quelli che iniziano adesso ad ascoltarti e a seguirti come il Signore della loro vita. Amen 6
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