Archivi audiovisivi in Italia: il quadro delle problematiche. Letizia Cortini - Fondazione Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico

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1 Archivi audiovisivi in Italia: il quadro delle problematiche Letizia Cortini - Fondazione Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico 1

2 Link Banca dati Xdams vetrina Aamod/Luce Esempi (estratti di film) British university newsreel database 2

3 Archivi audiovisivi oggi in Italia: cosa intendiamo? In genere si pensa a grandi strutture: cineteche, archivi delle televisioni, Istituto Luce luoghi dove si concentra gran parte del patrimonio di immagini in movimento prodotto dall invenzione del cinema a oggi. Realtà molto più articolata e multiforme Proliferazione, negli ultimi venti anni, di strutture che si occupano di trattare e conservare audiovisivi/film 3

4 Premessa sull uso dei termini Art. 1 Statuto della Fiaf: Per film si intende una qualsiasi registrazione di immagini in movimento (animate), con o senza accompagnamento sonoro, qualunque ne sia il supporto: pellicola cinematografica, videocassetta, videodisco o ogni altro processo conosciuto o da inventare. Nella concezione e nell uso comuni spesso per film si intende lo spettacolo di fiction, su pellicola 35 mm., della durata di ca. 1,30 h., fruibile essenzialmente su grande schermo, nella sala cinematografica. Il termine audiovisivo invece per molti sta ad indicare un prodotto realizzato con tecnologia differente dalla pellicola (videomagnetica e oggi digitale) dai contenuti didattici, di non fiction, o seriali (televisivi), illustrativi, pubblicitari, etc. 4

5 Per la FIAF non c è differenza alcuna di durata, supporto, genere, forma. Un film può essere anche una registrazione di pochi minuti, amatoriale, di non fiction, priva di montaggio. Per la FIAF ogni documento filmico si può configurare come opera autoriale, culturale, da tutelare, ma anche come documento storico da salvaguardare. In questo caso utilizzo il termine film o audiovisivo indifferentemente, secondo il significato espresso nell art. 1 dello statuto della FIAF. criticità Tra gli stessi operatori del settore (cinetecari, cineasti, archivisti, documentalisti, storici del cinema, conservatori) non vi è concordanza sul significato dei termini e non tutti sono d accordo con la definizione della FIAF (vd. Inchiesta Modelli di archivi audiovisivi, realizzata dall Aamod nel 2004). 5

6 Nell ultima edizione della Guida agli archivi audiovisivi in Italia, a cura dell Aamod, sono state censite 249 strutture di conservazione (censimento parziale). Parliamo in generale di strutture di conservazione di materiali audiovisivi, senza gerarchie in termini di dimensioni e/o importanza di documenti custoditi. Punto di vista personale: in qualunque struttura di conservazione e si dovrebbe operare secondo il principio della avalutatività dei documenti, ferma restando la legittimità delle eventuali scelte di selezione. e. Un film artisticamente non interessante può essere una testimonianza storica unica, così come una breve sequenza amatoriale. Nella Guida vengono proposte due tipologie di categorizzazione di tali strutture in base ai compiti generali e istituzionali e ai campi di attività e servizi offerti. Entrambe potrebbero aiutare a individuare i diversi settori in cui sono nati e si sono formati depositi audiovisivi, con esigenze specifiche. 6

7 Primo schema - archivi audiovisivi che si occupano per legge di conservazione e valorizzazione per scopi culturali dei documenti filmici custoditi (Cineteche) - archivi che, accanto a tale finalità, hanno quella di continuare a produrre documenti audiovisivi, per scopi culturali e commerciali, utilizzando e riusando il proprio patrimonio storico (società di produzione ). Tra questi, si distinguono ulteriormente, per particolari esigenze e scelte di gestione, gli archivi televisivi - archivi o fondi audiovisivi annessi ad archivi di enti e istituti che non si occupano in generale di produzione audiovisiva, ma che al loro interno hanno sviluppato una funzione e/o una sezione di questo tipo (archivi d impresa, di dipartimenti universitari...) - archivi audiovisivi di privati che possono cedere i diritti d uso e di riuso dei materiali che possiedono (in genere diventano fondazioni o associazioni se sono di una certa rilevanza, oppure vengono depositati presso altri archivi e vanno a costituire dei fondi specifici) 7

8 Secondo schema - strutture operanti in campo audiovisivo (archivi, società di produzione, cineteche, festival, televisioni) - strutture mediatecali di enti statali e locali (ministeri, regioni, enti locali, altri enti pubblici) - strutture mediatecali di archivi tradizionali, di biblioteche e musei - strutture mediatecali di università, accademie, scuole superiori - strutture mediatecali di teatri - strutture mediatecali di istituti e associazioni (culturali, politiche, sindacali) - strutture mediatecali di aziende pubbliche e private 8

9 Alcune criticità - mancanza di conoscenza tra le diverse realtà, di condivisione, di scambio in merito a metodologie,criteri, scelte, progetti - mancanza di redazione di documenti interni alle diverse strutture, relativi a policies, linee guida, manuali di gestione, regolamenti -mancanza di un linguaggio condiviso per la gestione e per il trattamento dei documenti audiovisivi - mancanza di una rete e di coordinamento nell ambito di un sistema di archivi audiovisivi -questa rete dovrebbe coinvolgere non solo le strutture direttamente operanti nel settore, ma anche associazioni, istituti di ricerca e istituzioni che si occupano o dovrebbero occuparsi di tematiche relative al trattamento dei documenti audiovisivi 9

10 Un po di storia La proliferazione delle strutture di raccolta, produzione, trattamento e diffusione di audiovisivi - nel senso più largo del termine (non fiction, non finiti, di breve durata) - è dovuta in particolare a due nuove situazioni che hanno determinato contemporaneamente una maggiore attenzione, negli ultimi decenni, a tutti gli aspetti della conservazione (manutenzione supporti e restauro, catalogazione, accesso, diffusione). 10

11 Interesse crescente di tipo culturale dalla fine degli anni sessanta Storici e intellettuali iniziano una riflessione sulla storia della Resistenza, delle due guerre mondiali, del movimento di liberazione in Italia, del fascismo e dell antifascismo, riconoscendo alle immagini fisse e in movimento il loro grande valore di documentazione storica. Nei primissimi anni settanta si discute probabilmente per la prima volta in modo sistematico dei documentari cinematografici come fonte per la storia contemporanea, accanto a una riflessione storiografica sulla critica e l interpretazione delle nuove fonti. Ruolo importante, nella sensibilizzazione in tema di salvaguardia di nuovi documenti, audiovisivi e orali, è svolto in Italia negli anni sessanta/settanta dagli Istituti per la storia della Resistenza, che custodiscono anche audiovisivi e testimonianze sonore. L esigenza della ricerca li ha portati a confrontarsi con i problemi del trattamento e della conservazione di questi documenti. 11

12 Negli ultimi trenta/quaranta anni, accanto ad archivi e/o depositi di film di grandi enti e società di produzione audiovisiva (Istituto Luce, Rai), si sono costituiti e formati consistenti archivi audiovisivi, da parte di associazioni impegnate politicamente, socialmente e/o culturalmente (Ancr 1966, Cineteca sarda 1966, Cineteca del Friuliex Cinepopolare 1977, Aamod 1979). Come già accennato, i centri di raccolta e in alcuni casi di produzione audiovisiva si sono diffusi, in ambito pubblico e privato e in modo decentrato, all interno di Musei, Dipartimenti Universitari, Teatri, organizzazioni di Festival, Associazioni/centri culturali e Istituti di ricerca (antropologici, etno-musicali, storici, scientifici, sociologici, d arte ), archivi di stato, organi di governo (ministeri), aziende (Cinzano, Fiat, Olivetti), società di produzione. 12

13 Fine anni settanta: primi provvedimenti a livello regionale per l istituzione di mediateche regionali che si sono diffuse negli ultimi decenni su tutto il territorio nazionale (sistema delle Mediateche delle Marche, Mediateca della Toscana, Mediateca della Lombardia, della Regione Calabria, ). Sono nate dalla necessità di creare strutture regionali di conservazione, accesso e distribuzione degli audiovisivi, dei documenti cinematografici e televisivi: luoghi che, oltre a garantire la conservazione del film, permettessero più facilmente la sua circolazione e riproduzione per scopi culturali ed educativi. Centri audiovisivi e Videoteche, anche a livello provinciale e comunale, continuano a diffondersi. Il sistema di archivi audiovisivi nazionale sistema di archivi audiovisivi nazionale è costituito da sistemi di conservazione, comunicazione, socializzazione degli audiovisivi a livello regionale 13

14 Questo processo è stato favorito (dagli anni settanta) dallo sviluppo di nuove tecnologie leggere e di nuove modalità di produzione e diffusione di audiovisivi: - diffusione sul mercato di supporti videomagnetici meno costosi della pellicola; - diffusione di attrezzature di ripresa e registrazione portatili; - decentramento delle strutture produttive; - diffusione dell home video (Vhs, oggi Dvd), negli anni ottanta. E lo Stato come tutela questo patrimonio audiovisivo diffuso e decentrato? 14

15 Problema della tutela dei nuovi beni culturali In Italia, alla fine del 1999, le immagini in movimento, su qualunque supporto registrate, risalenti a più di 25 anni fa, sono state dichiarate beni culturali nel nostro paese (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali). Idem nel Nuovo Codice dei beni culturali e paesaggistici (2002)! Fino ad allora vi sono state poche e carenti norme per la tutela dei documenti audiovisivi in Italia Ruolo importante anche le soprintendenze archivistiche regionali E stata varata lo scorso anno la nuova legge sul deposito legale, che per la prima volta in Italia disciplina anche gli audiovisivi (106/2004). E tuttora in fase di elaborazione e definizione il Regolamento per renderla attuativa 15

16 LA CORRETTA TUTELA DEI NUOVI BENI CULTURALI RICHIEDE DEI COSTI ENORMI: 1) catalogazione (approntamento di cataloghi elettronici, banche dati, analisi e studio di standard, digitalizzazione o riversamento su Vhs per la catalog., migrazioni dati, risorse umane competenti) 2) conservazione: riversamenti su supporti di sicurezza (telecinema, duplicazioni); interventi di restauro; manutenzione dei macchinari per la visione e le lavorazioni; spazi adeguati 3) digitalizzazione (ad alta qualità per la conservazione, a media/alta qualità per l uso e il riuso, a media/bassa qualità per la consultazione off e on line) 4) realizzazione di nuovi prodotti/archivi multimediali (DVD, Cdrom, banche dati, siti Internet) per valorizzare e rendere accessibile il patrimonio archivistico. Non bisogna dimenticare lo stato in cui versano i patrimoni degli archivi audiovisivi. In molte strutture si deve completare il censimento dei documenti e iniziare una catalogazione informatizzata del patrimonio, la maggior parte la deve ultimare. 16

17 Criticità Mancanza di coordinamento tra le diverse strutture, non per arrivare a definire un unico modello di gestione e trattamento dei d materiali filmici raccolti, prodotti, conservati, ma per individuare, settore per settore, le diverse esigenze e quindi per condividere, e, a livello di settore, policies,, regolamenti, manuali di gestione, linee guida, progetti. Questo consentirebbe risparmio di tempo, energie, risorse e investimenti! In Italia tale coordinamento andrebbe costruito all interno di un sistema di archivi audiovisivi, a livello di settore,, pur tenendo conto del contesto più generale in cui si muovono tutti i settori del sistema. 17

18 E particolarmente importante l elaborazione di linee d azione, documentate e concordate, a livello di settore, che al tempo stesso servano a stabilire procedure chiare e condivise. Le strutture in Italia che conservano materiali documentari simili, in termini di contenuto e di trattamento conseguente, potrebbero stabilire insieme linee d azione e procedure. Come rileva R. Edmondson (Audiovisual Archiving: Philosophy and Principles), gli ingredienti principali di una policy includono: il mandato e la missione dell archivio, il riferimento ad autorità esterne di rilievo (p.es. Unesco), l esplicazione di principi generali rilevanti, l esplicazione delle intenzioni, posizioni, scelte dell archivio, principi per la redazione di separate linee guida per lo staff. Per elaborare e strutturare un modello di gestione di un archivio audiovisivo è necessario tener conto della storia dell ente/istituto, dei contenuti del patrimonio conservato, dei diritti sul patrimonio, delle attività connesse (servizi, realizzazioni) e degli scopi. Necessario inoltre individuare il suo settore di appartenenza. 18

19 Può essere interessante conoscere le problematiche affrontate e le metodologie adottate da alcuni grandi archivi per l organizzazione, recupero e valorizzazione dei propri patrimoni: Istituto Luce, Aamod. Ci riferiamo in questo caso a un settore preciso, ovvero a quella categoria di strutture che operano in campo audiovisivo, che producono audiovisivi e consentono il riuso del loro patrimonio (costituito soprattutto da non fiction). Negli archivi di enti produttori di audiovisivi, le esigenze sono essenzialmente quelle del recupero immediato del documento per il suo uso, riuso e commercializzazione dei diritti (oltre che valorizzazione culturale). Il trattamento dei documenti, all interno di questo tipo di struttura, risulta differente rispetto al trattamento che i documenti possono avere in una Cineteca o in un archivio solo di conservazione (dove si gestiscono patrimoni di cui non si possiedono i diritti) e diffusione culturale. Diversi quindi anche i progetti di valorizzazione e le scelte di strategie e procedure. 19

20 E ormai diventato strategico e fondamentale l ACCESSO ai patrimoni audiovisivi Ciò è possibile oggi con la catalogazione informatizzata e l uso di database e piattaforme in grado di gestire tipologie documentarie differenti. Necessari anche degli standard per i metadati.. Nel caso di sistemi informativi consultabili in rete, si va affermando XML, mentre non si è ancora arrivati ad uno standard per la catalogazione. Un buon sistema di catalogazione dei documenti audiovisivi dovrebbe essere in grado non solo di descriverli, ma anche di documentare, correlare, rendere esplicite tutte le operazioni relative al loro trattamento e al loro possibile uso e riuso. Dovrebbe inoltre essere in grado di contestualizzare il documento all interno del processo produttivo da cui proviene. 20

21 La catalogazione dei documenti audiovisivi è uno degli aspetti, nell ambito più generale delle problematiche relative al trattamento delle immagini in movimento, più dibattuti in Italia e nel mondo La biblioteconomia è la prima disciplina a porsi il problema della catalogazione degli audiovisivi in una biblioteca o mediateca. Oggi anche l archivistica tradizionale si pone una serie di problemi circa il trattamento di questa documentazione particolare. 21

22 Due problematiche sono emerse di recente nel dibattito sul trattamento descrittivo dei documenti filmici: La questione della descrizione del contenuto di un documento audiovisivo. La questione della relazione, del vincolo di un documento audiovisivo con il suo contesto produttivo, ovvero con altre tipologie documentarie. Queste due questioni riguardano in particolare gli archivi audiovisivi che riusano i propri materiali e che producono nuovi documenti filmici. 22

23 Se prima gli strumenti principali per poter accedere ai documenti erano le filmografie cartacee, schedari, inventari e cataloghi cartacei, successivamente i primi programmi elettronici di catalogazione, spesso lacunosi, di faticosa lettura e visualizzazione, con l avvento dei database relazionali multimediali dotati di sistemi di IR (Information Retrieval) è diventato possibile: valorizzare e rendere accessibile alla consultazione, in tempi rapidissimi, qualunque documento audiovisivo, o parte di esso, catalogato (anche nel contenuto). Avere la possibilità di una catalogazione sempre aperta e aggiornabile. 23

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