la prima rivoluzione industriale

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1 la prima rivoluzione industriale Autore: ProfMan

2 Si ricorda che: il materiale qui presente non è sostitutivo ma complementare al materiale consigliato dal docente, quindi devi (e ti consiglio) di consultare i libri di testo; gli appunti che troverai sono fatti da studenti e sono solo un aiuto nella preparazione, non possono garantire nessun risultato; questo materiale, infine, è distribuito gratuitamente e tale deve rimanere: chi ne entri in possesso non può e non deve utilizzarlo se non per fini personali. 2

3 CAPITOLO PRIMO LA DATA D INIZIO Non esiste un processo ben definito chiamato rivoluzione industriale e che assume le stesse forme in tutti i paesi ma alcuni mutamenti, se si verificano contemporaneamente e con sufficiente intensità, possono identificare il processo. Queste trasformazioni comprendono: l applicazione, diffusa e sistematica, della scienza moderna nel processo produttivo; la specializzazione dell attività economica per il mercato nazionale o internazionale, e non all autoconsumo o al mercato locale; l urbanizzazione, cioè il trasferimento della popolazione dalle zone rurale a quelle urbane; l aumento in dimensioni e la spersonalizzazione dell unità tipica di produzione, non più la famiglia ma le società per azioni o le imprese pubbliche; lo spostamento della produzione dai beni primari a quella di beni manufatti e di servizi; l impiego intensivo delle riscorse di capitale; la nascita di nuove classi sociali. La prima rivoluzione industriale ebbe luogo in Gran Bretagna, in modo spontaneo, cioè senza l assistenza pubblica tipica dei cambiamenti industriali di altri paesi. In quanto al suo inizio ci sono tesi contrastanti, ai due estremi abbiamo: Nef, propenso a sottolineare le continuità nella storia, lo fa risalire all arco di tempo compreso fra il XVI e gli inizi del XVII secolo; Rostow, puntando l attenzione sulla discontinuità e il carattere rivoluzionario, lo concentra nel giro di due decenni, alla fine del XVIII secolo. Entrambe gli approcci sono da prendere in considerazione: assumiamo quindi come punto di partenza la metà del XVIII secolo, anche se è evidente che il processo era già avviato. Si possono identificare alcuni fattori come caratterizzanti delle economie preindustriali, presenti anche, ma in diversa misura, in Inghilterra nel XVIII secolo. La povertà. Questa è esprimibile in termini di reddito nazionale, che consiste nella somma di tutti i beni e servizi acquistati o prodotti dalla popolazione in un certo anno, dividendo poi questo dato per la popolazione si ha una media del livello di produttività e delle condizioni di vita; ovviamente bisognerà confrontare il dato con il livello dei prezzi in modo da avere un risultato in termini reali. Se si accettano le stime dell epoca, si può dedurre che i livelli di vita degli Inglesi dell epoca erano relativamente migliori di quasi tutti i contemporanei - confronto soprattutto con i comunque ricchi Olandesi e Francesi - e più elevati comunque di quelli, ai giorni nostri, dell Asia meridionale e dell Africa. La stagnazione. Si intende che non si ha nessun progresso, ma che pur avendo uno sviluppo il processo risulta terribilmente lento: un uomo comune vede pochi segni di sviluppo economico nell arco della propria esistenza. Così in Inghilterra il saggio 3

4 normale di crescita di lungo periodo dei redditi era al di sotto dello 0.5% annuo. Questo carattere della società si rifletteva sulla sua struttura sociale e istituzionale, fortemente dipendente da tutto ciò che sia connesso alla proprietà terriera: erano ben poche le famiglie che non vivessero sotto la paura di una calamità naturale. La dipendenza dall agricoltura. Si può dire sottosviluppato un paese in cui l 80% della popolazione è dedito all agricoltura e sviluppato uno con l occupazione agricola sul 15%. Nell Inghilterra pre-industriale il 68% delle famiglie dipendeva dall agricoltura, e le industrie erano organizzate su scala domestica e comunque agricole; la maggior parte degli Inglesi dell epoca viveva in campagna, benché si era già avviata l urbanizzazione. La mancanza di specializzazione professionale. In un economia pre-industriale un lavoratore svolge più compiti, mentre lo stesso in una fabbrica esegue un tipo specifico di mansione nell intero processo produttivo (divisione del lavoro). Nell Inghilterra del XVIII secolo si vedevano già gli inizi del proletariato, cioè di quella parte della popolazione priva di proprietà e che si basava sul lavoro dipendente. Importante fu anche la creazione di istituzioni economiche specializzate, come la Banca d Inghilterra (1694). Lo scarso grado di integrazione geografica. Dipende in primo luogo dalle carenze del sistema delle comunicazioni. Quasi tutte le decisioni economiche erano prese a seconda del mercato regionale, variando quindi molto tra le varie zone. L economia inglese presentava quindi alcuni degli aspetti che ora identifichiamo come tipici di un economia pre-industriale: era povera e relativamente stagnante, dipendeva dall agricoltura e le tecnologie non erano ancora ben sfruttate. Gli inizi dell industrializzazione erano però già visibili alla metà del XVIII secolo: uno era l aumento continuo della popolazione CAPITOLO SECONDO LA RIVOLUZIONE DEMOGRAFICA Contemporaneamente alla rivoluzione industriale ne avvenne una demografica, si ebbe cioè una crescita nel lungo periodo sia della popolazione sia della produzione. Il saggio di incremento della popolazione dipende dal saggio di incremento naturale, cioè dalla differenza tra il tasso di natalità e il tasso di mortalità. Anche in questo caso le statistiche, spesso incomplete, dell epoca non possono identificare con precisione la data d inizio anche se si propende per collocarla, anch essa, intorno al la differenza sostanziale, con episodi analoghi, fu che questa volta la crescita fu irreversibile, nel senso che ci fu un aumento continuo fino a raggiungere il culmine nel decennio I motivi che hanno permesso questo sviluppo non sono unanimemente condivisi. Innanzitutto sappiamo che le natalità crebbero. Alcuni poi ritengono importantissimi i progressi della scienza medica, altri il miglioramento del livello di vita e alla domanda di lavoro che si andava accrescendo, altri ancora quello 4

5 delle condizioni sanitarie. Diversa la tesi (stilata da Habakkuk e poi ripresa da Chàmbers) in cui si afferma che la caduta del tasso di mortalità, indubbiamente verificatosi prima del 1760, fosse la reazione al precedente periodo di elevata mortalità. Infine quella che centrava la questione sulla riduzione di epidemie, anche qui le tesi sulle cause sono discordanti. Queste motivazioni, a turno singolarmente screditate, sottolineano però un dato finale molto importante, probabilmente causato dal contemporaneo succedersi dei fattori precedenti, e cioè che la popolazione in Gran Bretagna, soprattutto in Inghilterra e Galles, crebbe sensibilmente e il tasso di incremento arrivò a toccare la punta del 16% annuo agli inizi del XIX secolo. Interessante notare, infine, come l andamento della popolazione e quello della produzione, pur avendo fattori indipendenti, siano stati facilitati l uno dall altro CAPITOLO TERZO LA RIVOLUZIONE AGRARIA Appare controverso il ruolo dell agricoltura nel processo di industrializzazione. C è chi ritiene che questa debba ridimensionarsi e chi invece che sia un prerequisito fondamentale.. Rostow sostenne che l economia pre-industriale deve dipendere proprio dall agricoltura per la maggior produzione alimentare, le materie prime, i mercati e il capitale. E ben noto che la rivoluzione industriale inglese fu accompagnata da una agraria, i cui tratti salienti sono: l esercizio dell attività in unità consolidate di ampie dimensioni, l estensione della superficie arabile e l allevamento intensivo di bestiame, la trasformazione dei vecchi villaggi in comunità di lavoratori con livelli di vita sempre migliori e infine l aumento della quantità prodotta per unità di forza lavoro. Le nuove tecniche produttive. Queste furono essenzialmente il dissodamento sistematico, le nuove rotazioni delle colture e un più stretto rapporto tra le colture e il bestiame. Dal punto di vista dei macchinari sono da segnalare la seminatrice di Tull (1700) e l aratro di Rotherham (inizi dell 800), che ebbero bisogno di un po di tempo prima di essere utilizzati su larga scala. Da ricordare inoltre come l agricoltura sia molto diversificata a seconda delle varie zone e che quindi abbisogna di tecniche anche molto diverse tra loro. Tutte queste invenzioni permisero di estendere l area coltivata anche a quelle zone prima considerate inaccessibili. Le enclosures (recinzioni). Innanzitutto è da dirsi che le prime recinzioni sono nate per iniziativa privata e poi che queste siano state una condizione necessarie per lo sviluppo dell agricoltura ma non sufficiente. Fu con l introduzione della legge che obbligava le recinzioni che incominciò lo sviluppo: infatti, grazie anche alle nuove tecniche, migliorò il rendimento delle terre e fu possibile rendere coltivabili terreni prima troppo leggeri o sabbiosi. Frantumando le aziende agricole si permise a molti semplici contadini di acquistare piccoli appezzamenti. La decimazione definitiva dei 5

6 piccoli proprietari terrieri si ebbe dopo Waterloo, quando i prezzi precipitarono e aumentarono le tasse per l assistenza dei poveri; in tale situazione, solo i grandi latifondisti potevano sperare di sopravvivere. I mutamenti negli atteggiamenti degli imprenditori. Grazie agli imprenditori agricoli, che vollero rivedere i metodi di coltivazione e di organizzazione, si riuscì a trasformare l industria. I cambiamenti nell industria agricola erano simili a quelli dell industria manifatturiera: ampliamento degli orizzonti economici, cioè la produzione era sempre più diretta ai mercati nazionali o internazionali; aumento della specializzazione economica, con la nascita del bracciante senza terra che non produce più per autoconsumo; applicazione delle scoperte scientifiche. Si formarono così molte società di agricoltori e nel 1793 fu creato il Ministero dell Agricoltura. Risulta quindi chiaro quanto sia importante il ruolo dell agricoltura in un economia pre-industriale e sia stato fondamentale per la realizzazione della prima rivoluzione industriale, grazie all aumento del reddito della maggioranza della popolazione, al progresso tecnico e alla caduta dei prezzi agricoli (con seguente abbassamento del costo delle materie prime per i settori non-agricoli). I buoni raccolti del periodo permisero ai poveri di fare qualche risparmio da spendere poi in manufatti. Inoltre l industria agricola sopportava gran parte dell onere tributario. Nella seconda metà dell 700 l interazione cambiò di forma, nel senso che l aumento del prezzo del grano, a seguito dell urbanizzazione e dello sviluppo economico, incoraggiò l estensione dei terreni coltivabili, spingendo a nuovi investimenti dei privati. L introduzione di mezzi meccanici, l uso di fertilizzanti chimici e l impiego intensivo di capitale per il drenaggio e l irrigazione raggiunsero però una considerevole estensione solo dopo il CAPITOLO QUARTO LA RIVOLUZIONE COMMERCIALE Uno dei modi con cui un economia passa da uno stato pre-industriale a uno industriale è quello di sfruttare le possibilità aperte dal commercio internazionale; così facendo migliora il livello nazionale di vita. Allargando in questo modo il mercato potenziale i produttori nazionali sono spinti a specializzarsi, a sviluppare particolari attività e tecniche di organizzazione economica e così a realizzare le produzioni su larga scala: in sostanza si da un carattere di maturità all economia preindustriale. L Inghilterra aveva un particolare incentivo a puntare sul commercio internazionale, dato che la sua dotazione di risorse naturali era relativamente limitata e non era certo più fertile del resto dell Europa. Il principale bene d esportazione inglese era senza 6

7 dubbio la lana; ma intorno al 1750 si era aperto il commercio atlantico e le piantagioni nelle Indie Occidentali avevano aumentato la gamma di prodotti (come zucchero, spezie, tè, tabacco e cotone) che i mercanti inglesi potevano vendere in Europa. Inoltre l Inghilterra importava dal continente legname, pece e canapa, soprattutto per navi e costruzioni in genere. Questi ultimi, come del resto i beni coloniali, dovevano essere pagati e la lana - che comunque vide ampliare i propri mercati, situazione che fece accrescere gli investimenti e quindi il numero degli occupati - da sola non poteva bastare. La soluzione fu sotto molti punti di vista quella di creare una fitta rete commerciale: i prodotti inglesi o delle colonie indiane venivano spediti in Africa e scambiati con schiavi, avorio e oro. Ovviamente da tutti questi scambi gli inglesi traevano molti profitti, a tal punto che non solo riuscirono ad ampliare gli scambi - diventata una necessità a partire nella seconda metà dell Ottocento dato che l Europa assorbiva solo una parte delle loro esportazioni nazionali - ma alcuni di questi ricchi mercanti riuscirono addirittura a finanziarsi viaggi da soli. Si sviluppò notevolmente il commercio con il Nord America, che progrediva con molta maggiore rapidità e che preferiva i manufatti britannici. Londra divenne quindi il centro degli scambi mondiali nel corso del XVIII secolo, e non solo visto lo sviluppo del mercato finanziario londinese che divenne anch esso il centro di credito per il mondo intero. Un maggior volume di esportazione di prodotti inglesi incoraggiava nuovi investimenti e favoriva l innovazione, situazione che in generale veniva vista da Rostow come lo sviluppo autoalimentantesi. Oltre alla variazione del volume delle esportazioni - ovviamente crescente anche se è difficile basarsi esclusivamente dei dati dell epoca - è importante notare la sua composizione, il passaggio cioè dalle materie prime ai beni manufatti e dai prodotti nazionali di vecchio tipo ai prodotti della nuova industria capitalistica. Importante sviluppo ebbe il mercato del cotone, che dipendeva molto dal commercio internazionale. Schematizzando ecco in che modo il commercio estero contribuì alla prima rivoluzione industriale: creò la domanda per i prodotti dell industria britannica; consentì di accedere a materie prime (come il cotone grezzo) che ampliarono la gamma e ridussero i prezzi dei prodotti britannici; consentì ai paesi poveri di acquisire il potere d acquisto necessario per comprare le merci inglesi; permise un surplus che contribuì a finanziare l espansione industriale e agricola; creò una struttura istituzionale ed un etica professionale che promuose il commercio interno; causò lo sviluppo delle grandi città e dei centri industrializzati, elementi essenziali per una rivoluzione industriale. CAPITOLO QUINTO LA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI 7

8 Caratteristica fondamentale di un economia industrializzata è che ogni membro della forza lavoro dispone di un maggior volume di capitale fisico che lo aiuta nel processo di produzione. La maggior parte del capitale fisso sociale è formato da capitale investito in attrezzature di trasporto di base, come porti, strade, ponti e ferrovie: senza questo genere di capitale le risorse naturali più ricche di una economia possono rimanere inaccessibili e sottoutilizzate. Le caratteristiche di questi tipi di investimenti, che devono essere forniti da una pluralità di soggetti, sono: esborsi maggiori di quelli cui può normalmente accedere un singolo; tempi più lunghi per produrre profitto; benefici ricadenti indirettamente più sulla comunità che sull imprenditore. Le strade inglesi nel XVIII secolo venivano considerate le peggiori d Europa. Entro il 1750 molte strade, soprattutto quelle nei dintorni di Londra, furono trasformate in strade a pedaggio, questo iniziò un costante miglioramento delle stesse, visto che i profitti di coloro che riscuotevano i pedaggi dipendevano direttamente dalla praticabilità delle strade, in altri termini erano un incentivo a costruirne di più idonee ai continui movimenti di traffici pesanti. Significativi miglioramenti della qualità delle strade si ebbero solo nel XIX secolo - il periodo delle rivoluzione dei trasporti è attestato tra il 1750 e il inoltrato grazie alle nuove tecniche degli ingegneri: i viaggi divennero più veloci e più confortevoli, di conseguenza il trafficò aumentò. Ma il mezzo di trasporto più usato in questo periodo era senz altro l acqua. L Inghilterra, infatti, era un isola relativamente stretta e con un fitto numero di canali navigabili e tra loro comunicanti, che permettevano quindi una sicura, economica e altamente capace comunicabilità sia interna che esterna. I periodi di maggior costruzione di canali furono il e il , in coincidenza con lo sviluppo delle città, dove veniva richiesto un quantitativo di carbone sempre maggiore. Il canale del duca di Bridgewater trasportava carbone da Worsley a Manchester e il primo successo in questo campo che stimolò l imitazione. Gli ingenti capitali venivano raccolti con una relativa facilità nella regione che lo stesso doveva poi servire: si formarono cioè i cosiddetti gli azionisti del canale, che non partecipavano alla gestione ma investivano solamente, gli stessi che poi, nel , si trasformarono in azionisti delle ferrovie. Un elemento negativo fu che la rete era poco integrata per la diversità (nell ampiezza e nelle tariffe) dei diversi canali. Notevoli miglioramenti furono anche apportati ai docks, cioè le attrezzature portuali. La libertà di comunicazione di beni, persone e capitali permise ad esempio un contenimento dei prezzi, facilità dei rapporti creditizi, rapidità di trasferimento della moneta. In altre parole va sottolineato come la rivoluzione de trasporti, che ovviamente continuò ben oltre il 1830, liberò risorse di capitale disponibili per altri impieghi: ad esempio rendendo liberi i cavalli per l agricoltura, facendo risparmiare tempo agli imprenditori o facilitando le trattative per la concessione dei crediti. tale rivoluzione fu fondamentale per l avvento delle innovazioni che riducevano i costi. 8

9 CAPITOLO SESTO L INDUSTRIA DEL COTONE Furono due le attività principali che sperimentarono per prime i mutamenti rivoluzionari nella tecnologia e nell organizzazione economica che resero l Inghilterra l officina del mondo : l industria del cotone e quella del ferro. Si è generalmente d accordo nel definire l industria del cotone come, a definizione di Rostow, l originale settore-guida del primo decollo. Per secoli era stata l industria della lana a detenere una quota importante della produzione inglese. L industria del cotone era invece arretrata e sicuramente aveva delle difficoltà nel competere con i prodotti indiani, sia nel prezzo che nella qualità. A quell epoca era sostanzialmente svolta a domicilio - le donne filavano e gli uomini tessevano - e considerata occasionale. Il cotone greggio proveniva principalmente dall Oriente, dagli Stati Uniti e dalle Indie Occidentali. Le prime importanti invenzioni riguardavano sia il cotone che la lana e si svilupparono abbastanza lentamente: la spola volante di Kay, inventata nel 1730 ma diffusa solo a partire dal 1750, e la cardatrice di Paul, brevettata nel 1748 e introdotta nel E dal 1750 in poi che la domanda iniziò a crescere e incoraggiò invenzioni e investimenti. Molto importante fu allora la jenny di Hargreaves (1764), che permetteva di aumentare notevolmente la produzione di un singolo operatore. L invenzione che probabilmente spinse il settore cotoniero fu però il filatoio idraulico di Arkwright del 1769, che permetteva un prodotto finale di migliore qualità Con macchine che prendevano spunto da questa, come il filatoio intermittente di Crompton (1779) o l utilizzo del vapore come forza motrice sviluppato da Boulton e Watt, permise di superare in qualità i prodotti indiani e di iniziare l attività industriale in stabilimenti, producendo così prodotti per un mercato di massa. Così nel 1817 questa industria superò quella della lana. Lo sviluppo fu ancora più impressionante dato che i prezzi crollarono molto velocemente e migliorò la qualità. Una volta saturata la domanda interna si iniziò ad esportare il prodotto grazie ai vari contatti internazionali già avviati. Altri fattori di sviluppo furono che: era un industria labour-intensive più che capital-intensive, impiegando anche donne e bambini; il prodotto finale, essendo già conosciuto, non doveva crearsi una propria domanda; ebbe una forte concentrazione geografica, soprattutto nel Lancashire, dove il lavoro era abbondante, il clima umido, era vicino al porto in espansione di Liverpool, era già una zona dove si produceva il lino ed era tagliato da numerosi ruscelli che permettevano l energia idraulica; richiedeva una manodopera docile che lavorasse nel clima disciplinato della fabbrica, reperibile a basso prezzo; l Inghilterra fu la prima a svilupparsi in una certa direzione; i legami di interdipendenza con altri settori di produzione erano minimi. Anche in periodi di depressione gli imprenditori non smisero di migliorare la 9

10 produzione con nuovi investimenti, ciò permise al settore cotoniero di continuare, anche se più lentamente, lo sviluppo: le attività tessili in generale vennero così trasformate gradualmente in attività industriali a carattere capitalistico. Per analizzare il processo di sviluppo economico tramite i progressi tecnologici si deve distinguere, come ha fatto Schumpeter, fra invenzione e innovazione: La prima è la scoperta fondamentale iniziale che rende possibile un mutamento nei metodi di produzione, la seconda è l applicazione della prima ed è questa che è rivoluzionaria nei suoi effetti economici, d altra parte una sola invenzione può dar luogo ad una serie di innovazioni in diversi campi. In un economia ad iniziativa privata è l innovazione che permette il profitto: l imprenditore che per primo innova, può vendere allo stesso prezzo anche se ha costi minori, ciò crea imitazione e quindi sviluppo. CAPITOLO SETTIMO L INDUSTRIA DEL FERRO Alcune caratteristiche distinguono questa industria da quella tessile, soprattutto dalla cotoniera: l organizzazione già improntata in forma capitalistica; l espansione sostenuta da materie prime interne, che permisero quindi anche di abbassare i costi; la dipendenza da nuove tecnologie, sviluppando prima le risorse combustibili (con il passaggio dal legno al coke) e poi introducendo la macchina a vapore che migliorò l efficienza della fusione e quindi del prodotto finale; la sua caratteristica di bene intermedio soggetto a una domanda derivata più che diretta, tipico esempio sono le ferrovie che ne richiedevano forti quantità; i legami a monte e a valle con il resto dell economia, creando un ruolo più ampio. Tutte queste distinzioni non devono portare però ad un estenuante ricerca di una singola attività che abbia il ruolo guida per la prima rivoluzione industriale, sembra anzi che questa sia il risultato di un insieme di innovazioni nel senso schumpeteriano del termine. Questo complesso di innovazioni deriva da: l essersi verificate grosso modo nello stesso arco di tempo; il periodo, che vedeva l Inghilterra primeggiare in mare e quindi nei rapporti commerciali con il Nord America e con l Europa; la concentrazione delle innovazioni stesse, in modo da assegnare all economia inglese il ruolo di guida. Nella prima metà del XVIII secolo l industria del ferro era dispersa sul territorio ed in continuo movimento, in quanto le materie prime scarseggiavano. Il primo brevetto per l impiego di carbone nella lavorazione fu concesso nel 1589, a cui ne seguirono molti altri. Ma solo nel 1709 si videro i primi veri risultati quando nella fabbrica di Abraham Darby il ferro veniva effettivamente fuso con il coke. Nel 1740 fu perfezionata da Benjamin Huntsman la produzione dell acciaio con un metodo che utilizzava un calore intenso in modo da produrre un acciaio fuso relativamente privo 10

11 di impurità. Queste due innovazioni non eliminarono però il vero blocco per la produzione in quanto comunque si necessitava di ferro svedese, qualitativamente migliore ma con costi notevoli. Fu proprio con l introduzione della macchina a vapore di Watt (1775) che l industria si iniziò a concentrare in unità di produzione di grandi dimensioni, comunicando tramite le vie d acqua. Importantissimi furono poi, soprattutto per ridurre i costi, il processo potting dei fratelli Wood (1751) e più ancora quello di pudellaggio di Cort (1784), con cui veniva utilizzato come combustibile solo il carbone, la qualità era migliore (simile a quella svedese), si riduceva una serie di operazioni - pudellatura (fusione e rimescolamento) martellamento e laminazione - in un singolo processo. Superato un primo momento in cui ancora non si conosceva la nuova qualità la produzione aumentò notevolmente, quella della ghisa si quadruplicò tra il 1788 e il La sola scoperta importante del XIX secolo fu quella di Nielsen (1828): si riscaldava l aria nel getto in modo da ridurre il consumo di coke. Anche senza altri mutamenti di rilievo il progresso tecnico nel settore siderurgico continuò ad aumentare, provocando ovviamente nuovi investimenti in strutture e macchinari. Riassumendo l industria siderurgica: creava una domanda di risorse nazionali (minerale di ferro, calcare a carbone); stimolò la creazione di canali; fu il primo esempio di industrie di grandi dimensioni; stimolò le invenzioni; era un industria di mezzi di produzione; permise la sostituzione di materiali come il legno; crebbe soprattutto grazie allo sviluppo delle ferrovie, entro il 1850 fu completata nelle sue linee fondamentali la rete ferroviaria britannica. In breve, l industria siderurgica svolse un ruolo di attivazione e di stimolo nel processo di industrializzazione. CAPITOLO OTTAVO CRONOLOGIA DELL INNOVAZIONE Si ritiene in generale che le trasformazioni cruciali siano avvenute con una certa rapidità tra il 1750 e il 1850, Rostow ha poi considerato questa rivoluzione il prototipo del decollo, cioè quell intervallo decisivo nella storia di una società in cui lo sviluppo diventa la sua condizione normale: viene cioè considerata più un avvenimento che un processo verificatosi principalmente in due o tre decenni assicurando la continuità non solo dell industrializzazione ma anche dell incremento della produttività media e del livello di vita. Si comprende come il periodo prescelto sia il , ma non si deve dimenticare che i fenomeni verificatesi appartenevano ad un continuum storico: l effetto della rivoluzione industriale fu quello di accelerare in modo sostanziale il flusso delle innovazioni adottate nell attività economica nazionale e di trasformarlo in un flusso continuo, anche se 11

12 fluttuante. Si può perciò concludere che ogni rivoluzione di questo tipo presuppone certi mutamenti di condizioni. L evoluzione dell atteggiamento degli imprenditori nei confronti delle innovazioni. L innovazione fu assai di moda verso la metà del Alla fine del 700 l agricoltura era ancora l attività principale in Inghilterra ed erano pochi coloro che cercavano seri miglioramenti, anche se si incominciava a capire che i metodi tradizionali non davano più da vivere a sufficienza; a questo proposito fu importante la recinzione forzata indetta tramite legge dal Parlamento. L altra attività prevalente era il commercio; nell ambito delle restrizione del Bubble Act furono sperimentate nuove forme di organizzazione, tra cui molto diffusa fu la società per azioni, con queste liberamente trasferibili. Anche i progressi nel campo dei trasporti erano rilevatori della nuova mentalità imprenditoriale, tant è che l impresa privata cominciava ad intervenire al posto dell amministrazione locale. Sia l industria tessile (nel settore cotoniero) che quella siderurgica fecero progressi, che si estesero a tutti i livelli, permettendo così di abbandonare del tutto le tecnologie tradizionali. La scarsità di legna poi favorì la diffusione del mattone nell edilizia; fu però solo nel 1820 che si arrivò al famoso cemento Portland con cui fu costruita la rete fognaria londinese poco dopo. Per il resto delle industrie manifatturiere il progresso tecnico (a dir la verità interessò solo le già grandi imprese) principale fu l adozione dell energia termica al posto di quella idraulica o della forza animale. Tutto ciò ebbe effetti limitati, dato che si trattava di nuove tecnologie che comunque richiedevano tempi di rodaggio per produrre in maniera adeguata all investimento richiesto. Ci furono poi dei cambiamenti riguardo al processo decisionale degli imprenditori: in agricoltura ad esempio le recinzioni portarono a un trasferimento del potere nelle mani dei nuovi capitalisti (nacquero così i cosiddetti consiglieri agronomi), nella manifattura e nel settore metallurgico invece si adottò il decentramento produttivo, ad eccezione delle operazioni più pesanti. L imprenditore dinamico comunque tendeva ad essere più un mercante che un produttore nella prima metà del XVIII secolo. Fu quindi solo quando il mercato si estese e la domanda abbastanza elastica che vennero abbandonate le tecniche tradizionali a favore delle nuove possibilità; infatti, eccetto poche eccezioni, i produttori del 1815 non erano poi tanto più disposti alle innovazioni di quelli del I mutamenti del mercato. Perché l innovazione si potesse diffondere l incentivo doveva essere forte. Nel mercato interno il forte tasso di sviluppo dell economia fu facilitato da una serie di buoni raccolti verificatisi all inizio del 700, che seppur sfavorirono i produttori agricoli e i proprietari terrieri - visto che i prezzi calarono notevolmente - apportarono miglioramenti per l intera comunità: alle attività nonagricole e alle classi più povere che videro salari più regolari. Fu però nel periodo in cui i raccolti non furono più così favorevoli (decennio ) che l incremento demografico da una parte, con conseguente aumento della spesa pro capite, e gli effetti delle recinzioni dall altra (allontanamento del piccolo coltivatore e creazione di piccoli proprietari), con conseguente produzione delle famiglie non più per l autoconsumo, ad avere effetti stimolanti per l industria e il commercio. Nel mercato estero le merci inglesi divennero molto competitive per l abbassamento dei prezzi e 12

13 permisero la conquista di mercati che restarono sotto il controllo dei mercanti e degli industriali britannici anche a seguito della guerra americana e di quella francese, che provocarono una forte inflazione e più pesanti oneri fiscali. Concludendo si può dire che i fattori dal lato della domanda abbiano agito in modo incoraggiante nei confronti dell innovazione per la maggior parte del XVIII secolo. I mutamenti nel ritmo delle invenzioni. Ovviamente perché si realizzi un innovazione sono necessarie le possibilità tecniche. Se si considerano il numero di brevetti annuali, con i dovuti limiti del caso, sembra che fu il decennio quello più attivo. Le innovazioni più importanti, che eliminarono cioè una strozzatura in un processo, produttivo furono: la navetta di Kay (1733), che permetteva di raddoppiare la produzione di un singolo, la jenny di Hargreaves, che aumentò di ben 16 volte la produzione dell operaio filatore, l introduzione di materiali base come carbone-ferro, oramai a buon mercato, in sostituzione di legno-acqua, la macchina a vapore e il processo di pudellaggio di Cort. Concludendo si può dire che: l ambiente del XVIII secolo era in generale favorevole alle trasformazioni tecniche, l innovazione era di moda; fu maggiore la collaborazione tra industriali, attratti dai profitti, e gli scienziati; le innovazioni che ebbero maggior diffusione, furono quelle che superarono le comunque esistenti difficoltà tecniche; i settori più inclini all innovazione tecnica furono il cotoniero e il siderurgico; i successi ottenuti in questo periodo stimolarono altre industrie, quindi investimenti che porteranno in seguito a sviluppare settori diversi da quello cotoniero e da quello siderurgico. CAPITOLO NONO IL RUOLO DEL LAVORO Il tasso di sviluppo economico dipende da quattro fattori, strettamente interconnessi fra di loro: la capacità di accrescere la propria dotazione di risorse naturali, ad esempio estendendo le aree coltivate, sfruttando nuovi minerali, rendendo transitabili strade o fiumi; il progresso tecnico, che permette la riduzione dei costi; la quota di nuovi investimenti, cioè l aumento dell input di capitale nel processo produttivo; il tasso di espansione dell offerta di lavoro. Il fatto che gli imprenditori britannici a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo fossero in grado di aumentare la produzione industriale e la capacità produttiva senza dover sostenere un aumento dei costi, dovuto ai salari, fece si che i nuovi profitti resi allora disponibili furono divisi tra investimenti e consumatori, cioè furono da incentivo per 13

14 l industrializzazione. Infatti i profitti crescevano e i prezzi calavano, creando nuova domanda di prodotti e quindi ancora profitti. Un fattore che favorì l aumento dell offerta di lavoro fu la rivoluzione demografica che offriva maggiore manodopera a basso costo, composta anche da donne e bambini, che all età di 5 anni venivano già impiegati nelle fabbriche: nel 1871 un ufficiale sanitario riferì di aver trovato un bambino di tre anni che fabbricava fiammiferi a Bethnal Green. Altro fattore fu l aumento del numero medio di ore giornaliere lavorative: uomini, donne e bambini lavoravano da 12 a 16 ore al giorno in turni continuativi. Il processo complesso della rivoluzione industriale richiedeva un massiccio aumento di input di lavoro, probabilmente permesso dall introduzione delle recinzioni che allontanarono molti contadini dalle campagne, e esso stesso ne creava, dava cioè a tutti un impiego remunerato. Nel periodo tra il 1780 e il 1830 il salario giornaliero sostanzialmente non migliorò. Secondo Adam Smith un reddito limitato al necessario era l obiettivo di una società economicamente statica, quindi una curva di offerta con inclinazione negativa - dovuta al fatto che un lavoratore, che raggiunge il guadagno che gli serve in minor tempo, lavora meno giorni la settimana - non si adattava affatto all economia inglese in forte crescita già dal Questo comunque non vuol dire il salario fosse povero rispetto a quello degli altri paesi, infatti Arthur Young, dopo un viaggio in Francia, notò come i salari francesi fossero in termini reali inferiori a quelli inglesi e si convinse che un operaio svolge meglio il suo lavoro se vive in uno stato di agiatezza. Nel 1795, con il famoso sistema Speenhamland, si erogarono dei sussidi alle famiglie più bisognose, questo però fu per molti un premio all indolenza e al vizio tanto che dopo le guerre napoleoniche scomparve quasi del tutto. Affinché la forza lavoro sia elastica non deve essere solamente numerosa ma deve anche essere disponibile là dove è richiesta. I movimenti migratori dall Irlanda furono particolarmente consistenti. Per gli industriali britannici fu quindi una fortuna che i fattori demografici operassero in loro favore, ma non si deve ritenere che gli ex-contadini vedessero di buon occhio il lavoro in fabbrica, da loro considerato come una specie di deportazione o come un ospizio, dove fare sempre le stesse cose. Non era, nei primi anni, certo un lavoro a buon mercato o ad offerta elastica. le cose cambiarono con l impiego del vapore che permise di trasferire le fabbriche nelle città dove l offerta di lavoro era maggiore. Il paternalismo che aveva legato fino ad ora il datore di lavoro all operaio iniziò allora a scomparire, fu in questa seconda fase che emerse il vero proletariato industriale, numeroso, capace di un azione unitaria, visto che era concentrato, ed operante in un ambiente sempre più malsano. Inoltre la maggior specializzazione ebbe come prima conseguenza quella di ridurre il numero di operazioni che un singolo operaio doveva compiere, ma dall altro creò un malessere nello stesso lavoratore. Il sistema di produzione che si era così creato poneva da una parte i capitalisti, coloro che ricevono un profitto, e i lavoratori che invece ricevono un salario prefissato. Mettendo insieme tutte queste causali si può facilmente capire come i lavoratori iniziarono a organizzarsi in forme associative, embrioni delle trade unions, per migliorare la propria situazione (ad esempio per assicurarsi un assicurazione contro al disoccupazione e la malattia). L arma che usavano contro i proprietari era il cosiddetto tumulto contrattuale 14

15 collettivo, che sfociavano nella distruzione di macchinari o di beni del datore di lavoro. Dato quindi il potere che accumulò questa folla tumultuante il Parlamento approvò le Combination Laws del 1799 che proibivano completamente ogni tipo di associazione; queste vennero abrogate nel 1824, quando ancora la classe lavoratrice non si era data un organizzazione che le permettesse rivendicazioni salariali facendo sentire il suo peso. Alla fine del XIX secolo, quando la forza lavoro cominciò ad espandersi con minor rapidità e la domanda di lavoro divenne meno omogenea in seguito alle specializzazioni, si ebbe un notevole rallentamento del saggio di sviluppo dell economia britannica. CAPITOLO DECIMO IL RUOLO DEL CAPITALE Gli abitanti di un paese industrializzato producono una maggior quantità di beni e servizi per ogni ora di lavoro e dispongono di un maggior stock di capitale per le proprie attività, in più radicano l abitudine di accantonare dal consumo corrente un certo risparmio. Gli elementi che permisero un aumento di capitale come quello verificatosi all epoca in Gran Bretagna sono: le recinzioni, l urbanizzazione, il miglioramento delle comunicazioni (strade e ponti), la crescita di industrie nuove, tutti fattori che richiedevano investimenti anche notevoli. Stessa crescita ci fu anche per il reddito nazionale e la popolazione. il capitale all inizio del XIX secolo era composto in maggioranza dai terreni, poco invece era quello creato dall uomo. Le cose cambiarono con l avvento della ferrovia, tant è che nel 1885 la terra rappresentava solo un quinto del capitale nazionale totale. Prima conseguenza del traffico su rotaie furono gli investimenti nelle industrie estrattive e siderurgiche. Interessanti furono anche altri settori dei trasporti, con importanti investimenti in docks e porti. Altro elemento cruciale fu la natura degli investimenti: nel 700 un imprenditore aveva bisogno di un capitale relativamente modesto, cioè che gli permettesse di acquistare solo le materie prime e il lavoro, durante e dopo la rivoluzione industriale la maggior parte dei fondi venivano investiti in capitale fisso d impresa, e non più quindi in capitale circolante, obbligando l investitore a specializzarsi ed ad assumere rischi sempre maggiori, connessi alla domanda; in casi negativi si rifaceva sui lavoratori. Investimenti ovviamente notevoli furono fatti nelle ferrovie spesso da quegli stessi imprenditori, locali, che avevano scommesso sulla fortuna dei canali anni prima, non mancavano però i commercianti, sempre delle zone interessate. Di boom la ferrovia ne ebbe due: uno nel , non molto prolifico per gli investitori, e soprattutto nel 1845, quando comparvero grossi capitali di speculazione. I grossi capitali che circolavano non si condensarono esclusivamente sull industria. Ma come erano disponibili queste disponibilità de l Inghilterra non era un paese ricco? Innanzitutto si diffuse l abitudine al risparmio - la prima vera cassa di risparmio fu fondata nel 1804 col nome di Charitable Bank - fra gli artigiani più ricchi, ma questo da solo non poteva bastare. Si deve allora ricordare che l Inghilterra era un paese che esportava, 15

16 più che importava, prestiti, il Governo quindi non era una fonte di capitali, nel senso che gli investimenti pubblici erano limitati e molto veniva lasciato all iniziativa privata. Altri ritengono importante il ricorso all inflazione come strumento per provocare il risparmio forzato, anche se sembra difficile accettare questa tesi. In più un secolo e più di prospero commercio estero aveva reso possibile l accumulazione di una forte massa di profitti; quindi gli innovatori potevano ricorrere alle proprie risorse o a quelle di amici e parenti per iniziare, una volta avviata era poi più facile trovare finanziamenti dagli stessi o da altri investitori per poterla espandere. Per lo sviluppo del mercato dei capitali fu importante il Joint Stock Company Act del 1856, che legalizzò la responsabilità limitata, quindi gettò le basi per il definitivo sviluppo della società per azioni in cui potevano quindi intervenire anche investitori estranei ai settori, che maturarono con le ferrovie. CAPITOLO UNDICESIMO IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO In Inghilterra nella prima metà del XVII secolo si erano già verificati degli sviluppi nel mercato monetario: il più importante fu la Banca d Inghilterra - fondata nel 1694 con lo scopo di raccogliere fondi per il Governo - che permise una ristrutturazione dell apparato finanziario. La funzione primaria di una banca è di agire come intermediario, ricavandone un interesse, tra chi presta, visto che ha fondi in eccedenza alle sue necessità, e chi prende a prestito, che ha piani di spesa superiori alle proprie possibilità: la Banca d Inghilterra era in grado di offrire tutto ciò al Governo Parlamento già da allora. La costituzione di un mercato ordinario che soddisfaceva tutte le richieste di moneta e di credito creò una grossa e sempre crescente massa di liquidità, attirando investimenti anche dall estero: tanto che Londra soppianto Amsterdam dal ruolo di centro finanziario mondiale. La sterlina del XVIII secolo era ancorata all argento, ma questo scarseggiava sia in Europa e ancor di più nell Estremo Oriente, tanto che diventò conveniente acquistarlo in Inghilterra, a un buon prezzo, per poi scambiarlo con l oro fuori dall isola: inevitabile conseguenza fu una deprezzamento della moneta d argento inglese. Questa situazione costrinse il paese a passare alla parità aurea (nel 1770 era già in uso ma venne ufficializzato solo nel 1816). All epoca circolavano anche altri tipi di denaro, come i primi assegni e le banconote, che sostituivano i contanti dove riconosciute. La quantità di moneta in circolazione è molto importante in un paese in quanto se l offerta è bassa - cioè se la moneta è scarsa in rapporto ai beni - i prezzi di mercato scenderanno, con conseguenze negative nello sviluppo; viceversa se ce n è troppa i prezzi cresceranno e gli investimenti saranno dirottati solo sui settori più colpiti. Il nesso tra offerta di oro e circolazione di monete auree è molto forte, visto che la prima è nelle mani della Banca (d Inghilterra in questo caso) e dipende a sua volta dall offerta mondiale del metallo, e del suo prezzo, e dalla bilancia commerciale - se le esportazioni superano le importazioni c è un afflusso di oro, viceversa il saldo negativo va bilanciato con le riserve auree - e che l oro era la moneta internazionale. Inoltre vi è una connessione anche tra offerta di banconote e offerta di oro, dato che i biglietti non venivano emessi solo dalla Banca d Inghilterra circolavano 16

17 difficilmente fuori da Londra, tanto che a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo le banconote delle banche di provincia avevano lo stesso peso di quelle della Banca; i banchieri di questo periodo non si consideravano però degli strumenti di politica monetaria, concependo le banche come istituzioni a scopo di lucro. Le Banca d Inghilterra nel XVIII secolo era solo uno degli enti che emettevano banconota, senza avere nessun controllo o influenza sulle altre banche. Il sistema creditizio dipendeva da una lunga catena di reciproca fiducia, assai poco stabile. Infatti nel 1787, visto anche che il paese era in guerra, vennero sospesi i pagamenti in contanti e la Banca non dovette più convertire in oro le proprie banconote, i biglietti delle stessa Banca ebbero per la prima volta corso legale e iniziò l era delle banconote e dei titoli di credito; prima conseguenza fu una forte fuoriuscita di oro dal paese; i prezzi aumentarono però principalmente per spese di guerra e questo rialzo non fu la conseguenza ma la causa dell aumento dei biglietti in circolazione; inoltre il cattivo raccolto del 1795 aumentò la necessità di cibo già presente data la rivoluzione demografica in atto e in più il Governo francese per cercare di riportare la moneta in una posizione solida ridusse il costo dell oro, rendendolo molto più conveniente che in Inghilterra. Nel 1821, finita l emergenza per la guerra, la Gran Bretagna si avviò verso la base aurea. In questo periodo il numero delle banche di provincia era molto elevato; queste si erano formate nella prima industrializzazione localizzandosi in maniera adeguata alle prime industrie, nel senso che dato che queste crescevano vicino alle materie prime o all acqua e avevano bisogno di capitali che difficilmente potevano arrivare dalla lontana Londra, i commercianti o i primi industriali già ricchi iniziarono a diventare banchieri dando credito a fiducia (potevano farlo perché spesso conoscevano la persona o il settore industriale): tutto ciò permise ovviamente un grosso flusso di capitali, nel periodo , indispensabile per la rivoluzione industriale. Ovviamente questo sistema aveva delle debolezze e le dimostrò in concomitanza con la crisi del 1825: in questo periodo molte banche fallirono e altre sospesero i pagamenti. Il Governo allora intervenne proibendo l emissione di biglietti di piccolo taglio alle banche provinciali, per lo meno nei dintorni di Londra, e permise, nel 1833 la costituzione di banche per azioni. Nel 1844, con il Bank Charter Act, la sola banca d Inghilterra poteva emettere banconote sull intero territorio. Negli anni immediatamente precedenti all Atto del 1844 due opposte teorie si interessarono su come riformare il sistema monetario: la scuola monetaria, che - sostenendo che l unico modo per proteggere l economia da eccessive emissioni era quello di far funzionare la moneta cartacea allo stesso modo di quella metallica - alla fine prevalse, e la scuola bancaria, che invece riteneva causa della situazione una serie di avvenimenti avversi (guerra e cattivi raccolti) e, superato il momento, gli scambi si sarebbero normalizzati, il dovere delle banche era perciò quello di mantenere sempre un ammontare di riserve per superare certi particolari momenti. Il Bank Charter Act si basava sulla cosiddetta regola Palmer : l istituto doveva tenere almeno due terzi delle sue disponibilità sotto forma di titoli, lasciando l altro terzo come riserva aurea, e a questa conformare l emissione di banconote (era sostanzialmente un principio automatico di regolazione della circolazione monetaria). Negli anni seguenti ci furono tre grosse crisi (1847, 1857 e 1866) con conseguente fallimento di diverse 17

18 banche; una volta superate le banche impararono ad essere più prudenti, continuando però a svolgere il loro ruolo fondamentale, con investimenti produttivi in attività commerciali ed industriali, nell economia del paese. CAPITOLO DODICESIMO L ADOZIONE DEL LIBERO SCAMBIO Il protezionismo è l emblema di un economia statica, il cui principale obiettivo consiste nel mantenimento dello status quo commerciale. Già prima della fine del XVIII secolo gli industriali inglesi volevano aprire nuovi canali di scambio: nel 1786 il Trattato di Eden ridusse le tariffe tra l Inghilterra e la Francia. In controtendenza verso il libero scambio fu ovviamente il periodo delle lunghe guerre iniziato nel 1793, periodo in cui il Governo dovette aumentare le tariffe per poter sostenere le spese di guerra. Superato questo periodo di crisi, negli anni 20, il commercio si espanse e dato l avanzo pubblico Huskisson riuscì a ridurre (1825) i dazi alle importazioni - razionalizzando il sistema tariffario in questo modo si riuscì a ridurre i costi delle materie prime per l industria e si aumentò la capacità d acquisto dei paesi esteri in modo da incrementare consequenzialmente le esportazioni - soprattutto per le materie prime, così facendo ridusse anche la convenienza al contrabbando, e liberalizzo le Navigation Laws, la fine di incrementare l attività commerciale delle colonie: da allora in poi le tariffe furono usate come armi di scambio. Nel lungo passaggio verso l industrializzazione la caratteristiche fondamentale è la riduzione del peso relativo dell agricoltura. L Inghilterra all inizio della rivoluzione industriale era un paese esportatore di grano, ma la situazione mutò quando lo sviluppo demografico si iniziò a far sentire, ce ne era maggior bisogno per poter sfamare la crescente popolazione e l Inghilterra incominciò a importarne, e iniziarono le guerre: i prezzi aumentarono, anche per l emanazione delle Corn Laws atte a proteggere quello che era ancora il settore principale dell economia (l agricoltura), e quindi diminuiva la capacità d acquisto dei salari. Dopo la guerra i prezzi crollarono, le rendite scemarono, i profitti svanirono e il capitale investito nel settore si svalutò. La forte povertà quindi fece scappare dalla campagne numerose famiglie, forse più che per l adozione delle recinzioni, la disperazione era forte e culminò con alcune ribellioni nelle zone rurali. All inizio degli anni 30 la situazione migliorò: per la legge di assistenza ai poveri, che diminuì le spese per i poveri e portò ad un aumento dei salari, per un aumento di efficienza dell agricoltura e per l aumento del tasso di industrializzazione che rafforzava la domanda di prodotti agricoli. Ma l economia era ancora molto legata all andamento dei raccolti: il problema delle Corn Laws si riaprì dopo dei cattivi raccolti alla fine del decennio. Si formarono due organizzazioni: la Lega - con l idea che la politica doveva essere guidata da chi rappresenta la proprietà - e il Cartismo - movimento delle classi lavoratrici che cercava di raggiungere la giustizia in campo economico attraverso la riforma parlamentare - che però perse la sua battaglia. In questa difficile situazione Peel abrogò le Corn Laws (leggi sul grano) 18

19 nel Importante per la creazione di un regime di libero scambio assoluto fu anche l introduzione dell imposta su reddito (1845) da parte dello stesso Peel. Quando lo sviluppo, nell era delle ferrovie, cominciò ad accelerare il ritmo, tanto da non poter più tornare indietro, diventò chiaro che la pagnotta a basso prezzo era molto più sentito che i problemi economici prospettati dai cartisti. Inoltre l agricoltura non ebbe quei problemi che erano stati prospettati, anzi furono apportati, negli anni 40, notevoli progressi dalla ricerca scientifica - come il drenaggio, che rese fertili zone argillose, e i sempre migliori fertilizzanti chimici.. Mutarono gli atteggiamenti di fondo degli agricoltori e dei latifondisti, ora molto più vicine alle nuove tecnologie - e si incrementò ancora di più negli anni 50. In sintesi fu nel periodo che la bilancia del potere, economico e politico, passò dall agricoltura all industria. I vantaggi maggiori ovviamente furono tratti dalla classe borghese; le classi lavoratrici erano sempre più povere e affamate. Fu insomma il periodo della borghesia che ebbe il diritto di intervenire nella politica economica (Reform Act del 1832) e ottenne, con l abrogazione delle Corn Laws nel 1846, la rinnegazione del ruolo predominante dell agricoltura da una società che oramai aveva accettato le conseguenza della rivoluzione industriale. CAPITOLO TREDICESIMO IL RUOLO DEL POTERE PUBBLICO Il fatto che la rivoluzione industriale fu un fenomeno spontaneo non deve far credere che il ruolo del governo sia stato completamente passivo. Adam Smith introdusse la teoria della mano invisibile, lievemente modificata dai suoi seguaci nella filosofia del laissez-faire: per la quale il compito del governo consiste nel lasciar andare le cose per conto loro, non creando cioè restrizioni all operato delle imprese private. Tra il 1760 e il 1850 molte vecchie leggi che limitavano il libero scambio furono abrogate: come quelle che restringevano la mobilità e l impiego del capitale, il Bubble Act che proibiva la formazione di società per azioni, alcune disposizioni delle Navigation Laws che proibivano le importazioni da certi paesi, delle restrizioni al libero scambio e soprattutto la legge sul pane che ne prescriveva il prezzo in modo da definire i margini di guadagno dei fornai. Ovviamente pur vigenti queste leggi non erano sempre applicate e altre venivano facilmente evase (ad esempio alcune società per azioni si formarono lo stesso, le leggi sull usura, sull esportazione della lana); ad esempio mancava un corpo di polizia efficiente e il costo di esazione di un incoerente moltitudine di dazi doganali era elevatissimo. Il contrabbando era molto diffuso. Fu ben dopo la guerra, a partire dal 1850 che la filosofia del laissez-faire trionfò, con la conseguente abrogazioni di tutte quelle leggi severe che però non venivano rispettate: le Corn Laws nel 1846, le Navigation Laws nel 1849, la legge sull usura nel Inoltre con il Bank Charter Act del 1844, la banca d Inghilterra doveva obbedire a semplicissime regole di mercato: se l oro fosse uscito dal paese l offerta di moneta si 19

20 sarebbe dovuta contrarre, mentre se fosse entrato si sarebbe dovuta espandere. Il vero successo di questa filosofia fu l abolizione del protezionismo doganale e l adozione di una politica commerciale improntata sul libero scambio. Gli inizi di una politica economica programmata si fanno risalire a Pitt il Giovane, che, tra le altre cose, sperimentò nuove impose, ne ridusse alcune eccessive e creò un fondo ammortamento per la riduzione del debito pubblico. La politica economica nazionale doveva oramai essere evoluta e nazionale, dato che la centralità del Governo era stata messa in risalto sia dalle guerre napoleoniche sia dalla rivoluzione industriale. Il punto di irreversibilità nel processo di trasformazione del ruolo pubblico sembra sia stato raggiunto degli anni 30, con provvedimenti per il controllo e il rispetto delle disposizioni, l organizzazione di un servizio sanitario nazionale, il controllo dello sviluppo delle ferrovie e la sottomissione della chiesa: anche i governi locali iniziarono ad assumersi più ampie responsabilità. Si iniziava a creare una nuova divisione del governo: il potere esecutivo. CAPITOLO QUATTORDICESIMO SVILUPPO ECONOMICO E CICLI ECONOMICI I dati a disposizione non sono molto chiarificatori ma si può comunque desumere - assumendo come punto iniziale e nevralgico le statistiche sul commercio (importante quello estero) e non più gli indici dei prezzi - si può notare che dopo un periodo di generale stagnazione nella seconda metà del XVIII secolo aumentò la produzione nazionale, crescita compensata dall esplosione demografica: sembra che in questo periodo il saggio di sviluppo della produzione nazionale abbia superato quello della popolazione. E probabile che durante le guerre francesi questa crescita si arrestò per poi riprendere nei decenni Lo sviluppo economico però non è un processo continuo di miglioramento del tenore di vita, anzi la massa della popolazione risultava più povera del periodo precedente - questo è uno dei costi dell industrializzazione - dato che il proletariato viveva al livello della sussistenza e ciò non gli permetteva di accumulare guadagni tali che gli permettessero di superare i momenti di crisi. In caso di crisi il lavoratore dell epoca pre-industriale non moriva di fame visto che aveva altre possibilità (come il lavoro a domicilio dei filatoi), situazione ben diversa in un economia industriale dove prima conseguenza sarebbe la disoccupazione e quindi miseria completa, inoltre la crisi di un settore si allarga alle attività connesse. sul processo di sviluppo gravano le cosiddette fluttuazioni dell attività economica, che con i loro alti e bassi hanno effetti sulla distribuzione del redditi nel tempo e tra diversi settori. Naturalmente ne esistono di diverse a seconda dell intensità e della durata. In un economia pre-industriale dato che l attività principale era l agricoltura le fluttuazioni erano stagionali e regolari. Meno regolari ma comunque ricorrenti sono i cicli economici caratterizzati da quattro fasi (prosperità, boom, recessione, crollo), spinti da una causa iniziale (positiva o negativa) e perturbati dalla catena di effetti. Gli economisti classici (come Smith e Mill) non riconobbero il carattere ciclico degli eventi, considerando le diverse fasi conseguenze di cause esterne. Il primo che cercò questo carattere ricorrente delle fasi fu Jevons con la sua teoria delle macchie solari, basata sui cicli solari. 20

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