TRIBUNALE DI NAPOLI UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI SEZ. XXIII

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1 TRIBUNALE DI NAPOLI UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI SEZ. XXIII Il G.I.P. Federica Colucci, esaminata la richiesta di applicazione di misura cautelare custodiale, avanzata in data , nel proc. 5677/11 R.G.N.R., nei confronti di: 1. PASSARELLI Franco, nato a Casal di Principe (CE) il , in atto detenuto; 2. PASSARELLI Biagio, nato a Casal di Principe (CE) il , residente in Villa Literno (CE), alla via Provinciale Aversa; 3. CANTELLI Susanna, nata a Santa Maria Capua Vetere (CE) il , residente in Castel Volturno Pinetamare, al viale delle Mimose, Torre OR. 1,; 4. AMMALIATO Giuseppe, nato a Mugnano di Napoli l , residente in Castel Volturno Pineta Mare al viale delle Mimose, torre 5 int. 47; 5. ESPOSITO Antonio, nato ad Afragola (NA) il , residente in Lusciano (CE), alla via Don Milani 1; 6. ERRICO Giuseppe, nato a Benevento il , res.te in Caserta alla via Don Gangi n.5; 7. PELLEGRINO Pietro, nato a Maddaloni il , residente in Marcianise (CE) via Santella, Parco COMER, INDAGATI PASSARELLI BIAGIO E PASSARELLI FRANCO A) del delitto p. e p. dagli artt. 110,416 bis c.p. I, II, III, IV, V, VI ed VIII comma, c.p., perché, nella consapevolezza della rilevanza causale del proprio apporto, quali gestori di fatto delle società denominate Commerciale Europa S.p.a., con sede in Pignataro Maggiore, ed I.P.A.M. S.r.l. (in liquidazione), con sede in Villa Literno, concorrevano alla associazione camorristica denominata clan dei Casalesi-fazione Schiavone in quanto, pur non essendo stabilmente inseriti nella predetta compagine associativa, fornivano uno stabile e significativo apporto al conseguimento delle illecite finalità perseguite dall organizzazione di stampo camorristico; in particolare attraverso la costituzione delle suddette società fornivano assistenza economica ai diversi associati, consentivano l occultamento di capitale proventi dell attività illecita che reinvestivano in attività formalmente lecite, nonché mettevano a disposizione del clan, sotto il profilo economico e quello logistico, le proprie imprese e i relativi complessi aziendali rendendo agevole la fissazione delle scelte programmatiche delle attività criminali intraprese dal clan, in apposite riunioni degli affiliati, ed il loro 1

2 perseguimento. contribuendo così al mantenimento della associazione ed al rafforzamento della medesima associazione camorrista. In Villa Literno, Casal di Prioncipe e altri paesi della provincia di Caserta, dal , con condotta perdurante. CANTELLI Susanna, AMMALIATO Giuseppe, ESPOSITO Antonio, ERRICO Giuseppe, PELLEGRINO Pietro: B) del delitto previsto e punito dagli artt. 624 e 625 n.7 c.p., 7 L. 203/1991, perché in concorso ed unione tra loro, in numero superiore a tre, CANTELLI Susanna, AMMALIATO Giuseppe ed ESPOSITO Antonio ponendo in essere le condizioni affinché si addivenisse alla sottrazione, ERRICO Giuseppe e PELLEGRINO Pietro realizzando la sottrazione attraverso il trasporto della merce con automezzi della ERRYTRANS, al fine di trarne ingiusto profitto, sottraevano dai magazzini della Commerciale Europea S.p.a., 2,5 tonnellate di zucchero, sottoposte a sequestro in virtù del decreto emesso ai sensi dell art. 321 c.p.p. dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli il 13 Luglio 2010 ed eseguito il giorno 14 Luglio 2010 dai Carabinieri di Caserta, destinando il prodotto alimentare ad acquirenti che allo stato non identificati ed incassandone irregolarmente il provento della vendita. Con l aggravante di aver commesso il fatto su cose sottoposte a sequestro Con le ulteriori aggravanti di aver commesso i fatti avvalendosi del metodo mafioso dal quale derivano le condizioni di assoggettamento ed omertà nei confronti della persona offesa e, comunque, al fine di agevolare l'organizzazione camorristica di appartenenza denominata clan dei Casalesi-fazione Schiavone, operante prevalentemente nella provincia di Caserta In Pignataro Maggiore, il 19 Luglio 2010 osserva quanto segue. Deve premettersi che alla luce della natura dei reati contestati, sussistono i presupposti per l applicazione delle misure cautelari e delle specifiche misure inframurarie richieste. I Gravi indizi CAPO A) Il concorso esterno. Sussistono i gravi indizi della commissione del reato contestato al capo A) nei confronti di entrambi gli indagati. Appare opportuno premettere che la richiesta di misura dei PP.MM. espone in modo analitico le fonti di prova che vanno ad integrare i gravi indizi di colpevolezza del reato di concorso esterno come contestato. Onde evitare inutili ripetizioni, chi scrive riporterà nella presente ordinanza quelle che, a suo avviso, sono le più significative, richiamando per il resto la richiesta dei PP.MM. 2

3 Gli elementi di prova a carico degli indagati si desumono in parte da indagini svolte in altri procedimenti penali, taluni definiti con sentenza passata in giudicato, altri in corso di svolgimento (per i quali verranno richiamati i provvedimenti cautelari, personali e reali emessi, ovvero le pronunce ancora non definitive), in parte da nuove attività di indagine svolte nel procedimento in epigrafe. In particolare si richiamano: 1. decreto di sequestro beni ex art. 2 ter legge 575/65 n. 96/2009 M.P. e n. 8/2010 del emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di S. Maria C.V., con espresso richiamo alla sentenza n. 9/98 emessa il dalla Corte di Assise di S. Maria C.V. (processo Spartacus); 2. decreto di sequestro emesso il nel proc /2010 R.G.N.R e sua diretta attinenza con la OCC emessa nel proc /2010 R.G.N.R a carico di FARINA ANTONIO, PASSARELLI BIAGIO e PASSARELLI FRANCO, ed altri per l estorsione tra l altro ai danni della Alvi s.p.a.; 3. ordinanza di custodia cautelare in carcere numero 26877/2010 RGNR e numero 32395/10 RG GIP emessa il e sentenza di assoluzione per PASSARELLI Franco e CANTELLI Susanna numero 26877/2010 RGNR e numero 32395/10 RG GIP emessa dal GUP del Tribunale di Napoli in data ; 4. ordinanza di custodia cautelare in carcere numero 60470/08 RGNR, numero 51111/09 R. GIP e numero 769/11 O.C.C., emessa dall Ufficio 29 GIP del Tribunale di Napoli, in data , a carico di SETOLA Giuseppe + altri, con espresso richiamo alle informative di reato dei CC Comando Provinciale di Caserta numero 336/ del , relativa all attività di riscontro alle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia LAISO Salvatore in data e IOVINE Massimo in data , e numero 336/5-32 del ; In particolare per quanto riguarda il rapporto tra Dante Passarelli, padre degli odierni indagati ed il clan dei casalesi, e gli elementi che nell ambito del processo Spartacus hanno comprovato la natura mafiosa delle imprese della famiglia Passarelli, si richiamano le pagg della richiesta dei PP.MM. Dante Passarelli moriva il La sua posizione nel processo Spartacus si definiva con una pronuncia di estinzione del reato con sentenza del ; i beni e le imprese che gli erano stati sequestrati venivano trasferiti agli eredi, sopra generalizzati, i quali si ritrovavano diretti titolari di una situazione patrimoniale ed imprenditoriale creata, conservata e sviluppata attraverso dinamiche indiscutibilmente legate alle sorti criminali del clan dei casalesi, così come emerso nel corso del processo Spartacus. Una situazione sulla quale, da quel momento, gli eredi di Passarelli Dante e in particolare Passarelli Biagio e Franco iniziavano ad operare per circa cinque anni, fino almeno 1 O.c.c.c. nr /2010 RGNR e nr /10 RG GIP del Gip Tribunale Napoli All. 5 2 Sentenza nr /10 RG GIP del GUP Tribunale Napoli All. 6 3 O.c.c.c. nr /08 RGNR, nr /09 R. GIP e nr. 769/11 O.C.C., Ufficio 29 GIP Tribunale Napoli, del All. 7 4 Informativa CC N. Inv.vo Caserta nr. 336/ del All. 8 5 Informativa CC N. Inv.vo Caserta nr. 336/5-32 del All. 9 3

4 al mese di Aprile del 2010, cioè fino all intervento della Sezione M.P. del Tribunale di Santa Maria C.V. che ha nuovamente congelato quel patrimonio imponendo la misura del sequestro con decreto numero 96/2009 Reg. MP. Deve premettersi che chi scrive condivide la impostazione seguita dal Gip di Napoli, sez. XXXIX che ha condotto all assoluzione di Passarelli Franco e Cantelli Susanna dall accusa di riciclaggio avanzata nel proc /10 R.G.N.R. (sent. del ). Invero non può mantenersi la qualifica di provento illecito per il patrimonio che, certamente come formatosi in capo al Dante Passarelli era qualificabile come impresa mafiosa, ma nel momento in cui viene dissequestrato dal Tribunale e restitutito agli eredi, perde la sua connotazione illecita, nel senso che gli eredi ne vengono in possesso in virtù di un provvedimento dell A.G. e dunque in modo lecito. Resta fermo che la liceità del titolo di provenienza per gli eredi non incide sul fatto storico di come quel patrimonio si sia formato in capo a Dante Passarelli. Quanto all attuale reato contestato, è necessario esaminare, al fine di accertare la sussistenza di un grave quadro indiziario nei confronti degli odierni indagati, cosa accade dopo la restituzione del compendio patrimoniale. In particolare la contestazione mossa dagli odierni PP.MM. è che dopo la morte di Passarelli Dante, alcuni degli eredi (in particolar modo PASSARELLI Franco e Biagio), non si siano limitati al mero godimento dei beni ricevuti col dissequestro nell ambito del processo Spartacus, ma abbiano consapevolmente dato prosecuzione al rapporto economico criminale instaurato a suo tempo dal padre col clan dei casalesi, in particolare con SCHIAVONE Francesco detto Sandokan e il figlio Nicola. In tal senso rilevano a comprova dei rapporti criminali intrattenuti da PASSARELLI Biagio e Franco con esponenti di spicco del clan dei casalesi gli esiti delle indagini svolte nell ambito del procedimento penale numero 27526/06 RGNR, aventi ad oggetto, tra l altro, l estorsione ai danni della Alvi S.p.a., società operante nel settore della distribuzione alimentare con sede in provincia di Salerno. Si richiamano sul punto le pagg della richiesta dei P.M. E opportuno solo ricordare che, per l estorsione all Alvi Spa sia Carmine NATALE che Vincenzo CANTIELLO sono stati condannati in via definitiva. Il ruolo svolto da PASSARELLI Franco, come visto, è stato acquisito originariamente attraverso attività di indagine tecniche, ma è stato poi confermato dalle dichiarazioni rese da un co-imputato, cioè CANTIELLO Vincenzo e dai collaboratori di giustizia FARINA Antonio, VARGAS Roberto e in ultimo anche da MARTINO Nicola, divenuto collaboratore di giustizia il , sentito sul punto nel corso del dibattimento conclusosi, con la condanna del PASSARELLI Franco in concorso con CORVINO Rodolfo, ovvero con uno degli esponenti di vertice dell organizzazione camorristica clan dei Casalesi. A distanza di tempo, tutti i collaboratori hanno saputo descrivere ulteriori aspetti della vicenda, in perfetta aderenza con gli elementi di prova che si erano raccolti attraverso le intercettazioni, confermando sempre il ruolo attivo dei fratelli PASSARELLI nella vicenda estorsiva. A prescindere dalla responsabilità per la singola estorsione, appare opportuno evidenziare come da taluni specifici elementi emerge in maniera evidente un perdurante, consapevole, vantaggioso rapporto di interessi, sul piano imprenditoriale e criminale, tra la famiglia PASSARELLI, in particolar modo, i fratelli PASSARELLI Biagio e Franco ed i vertici del clan dei Casalesi. 4

5 In tal senso si riportano le dichiarazioni di Farina Antonio: DALL INTERROGATORIO DI FARINA ANTONIO DEL 20 APRILE 2009:...omissis... PASSARELLI E I SUPERMERCATI SUPERALVI A.D.R: Un altro business dei Casalesi è quello legato ai SUPERALVI. Si tratta di un unica società di supermercati distribuiti in tutta la Provincia di Caserta. Ai SUPERALVI è collegato PASSARELLI Francesco, in quanto è lui che rifornisce i supermercati di zucchero. Il PASSARELLI, a sua volta, riscuote per ogni SUPERALVI una tangente che viene poi versata a CANTIELLO Vincenzo, detto doichland, che non è parente stretto di carusiello. Il doichland, almeno finchè io stavo fuori, dava i soldi provento delle estorsioni ai SUPERALVI a Pasquale VARGAS, uno dei responsabili del clan dei Casalesi che è diventato, anzi uno dei capi. La vicenda è a me ben nota in quanto sul territorio di influenza criminale di Maddaloni c erano dei SUPERALVI, oggetto di richiesta estorsiva da parte della nostra organizzazione. Quando io o altri affiliati contattavamo il direttore dei vari SUPERALVI della nostra zona per imporre una nostra tangente, a questi, contattando la sede centrale dei Superalvi, che è a Salerno, veniva risposto che la tangente era stata già corrisposta dal direttore generale di Salerno a PASSARELLI. Erano poi il PASSARELLI ed il CANTIELLO detto doich a dare a noi una parte del ricavato dell estorsione fatta ai SUPERALVI di Maddaloni. Aggiungo che, quando il CANTIELLO venne a casa mia nel 2006 poichè da me convocato, scoprii che la tangente versata dai SUPERALVI di Maddaloni era molto più alta di quanto poi il PASSARELLI ed il CANTIELLO ci versavano. In particolare, a noi versavano tremila euro per ogni scadenza di Pasqua, Natale o Ferragosto. In realtà la SUPERALVI per gli esercizi di Maddaloni versava ventunomila euro annui, in rate da settemila. Scoprimmo tale fatto poiché la riscossione delle tangenti, in passato, era stata fatta da tale Carmine cugino di CORVINO Rodolfo e fu CANTIELLO Vincenzo detto doich che, a casa mia, mi rivelò l imbroglio fatto ai nostri danni....omissis... Ancora, FARINA Antonio in un successivo interrogatorio: DALL INTERROGATORIO DI FARINA ANTONIO DEL 29 SETTEMBRE 2009:...omissis... FOTO NUMERO 40 La foto non mi dice niente. L ufficio dà atto che la foto numero 40 ritrae PASSARELLI Franco, nato a Casal di Principe il A.D.R.: Anche se non l ho mai conosciuto, di lui ho riferito in precedenti interrogatori....omissis... FOTO NUMERO 75 Non riconosco la persona effigiata nella fotografia numero 75. 5

6 L ufficio dà atto che la foto numero 75 ritrae PASSARELLI Biagio, nato a Casal di Principe (CE) il A.D.R.: Ne ho sentito parlare a proposito dell estorsione ai SUPERALVI, ma non l ho mai conosciuto di persona....omissis... Le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia testimoniano la piena consapevolezza, da parte di FARINA Antonio il quale, all epoca dei fatti, era il capo dell organizzazione criminale operante a Maddaloni che alla catena di supermercati con insegna Superalvi è collegato uno dei business gestito dal clan dei casalesi attraverso i fratelli PASSARELLI. Questi ultimi, da un lato rappresentano i fornitori dello zucchero per la ALVI S.p.a., dall altra sono gli intermediari del clan dei Casalesi e delle altre organizzazioni criminali operanti in questa provincia, per la riscossione dei proventi estorsivi richiesti alla società salernitana in ragione di ciascun punto vendita presente in provincia di Caserta. Ancora rilevantissime sono le dichiarazioni del cdg. Vargas Roberto. DALL INTERROGATORIO DI VARGAS ROBERTO DEL : A.D.R. Intendo rispondere e ribadisco la volontà di collaborare con la giustizia. A.D.R.. sono a conoscenza di attività estorsive commesse dal clan dei CASALESI nei confronti della catena dei supermercati SUPER ALVI con sede a Scafati (SA). Sono venuto a conoscenza di tale estorsione nel 2005, arrivando ad occuparmene personalmente. L estorsione nacque per opera dei fratelli Biagio e Franco PASSARELLI, di Casal di Principe, figli di Dante, i quali, attraverso la loro attività di impacchettamento di zucchero e di altri prodotti alimentari, avevano rapporti commerciali di fornitura con la SUPER ALVI. Detta catena aveva numerose filiali, punti vendita, in Provincia di Caserta. Una delle più grandi era a Maddaloni. Nella gestione materiale dell attività estorsiva, Biagio PASSARELLI utilizzava, quale co-autore, NATALE Carmine, il quale mi risulta essere anche parente dei PASSARELLI per parte di madre, mentre Franco PASSARELLI, per la specifica attività delittuosa, si faceva coadiuvare da CANTIELLO Vincenzo detto docihland che peraltro, mi risulta, lavorava proprio col PASSARELLI Franco, con mansione di rappresentante. Anche il CANTIELLO e il NATALE sono di Casal di Principe. Il primo aveva un rapporto personale molto stretto con PASSARELLI Franco mentre il NATALE, ferroviere, era molto legato a Biagio. L estorsione all ALVI nasceva, come dicevo, per opera dei fratelli PASSARELLI secondo modalità già collaudate in ambito criminale: gli agganci con le grosse imprese presenti sul territorio della Provincia di Caserta, guadagnati dai PASSARELLI attraverso rapporti commerciali, servivano ad organizzare proprio l attività estorsiva ai danni di tali grossi imprenditori i quali, conoscendo i PASSARELLI quali imprenditori di origine Casalese, si rivolgevano a loro per far fronte alla richiesta estorsiva. In realtà però, entrambi i fratelli PASSARELLI percepivano un proprio guadagno nell attività estorsiva, trattenendo una parte dei soldi. Ciò gli veniva riconosciuto per i pregressi rapporti che vi erano fra la famiglia PASSARELLI, in particolare Dante, e la famiglia SCHIAVONE, di Casal di Principe. Anche dopo la morte di Dante, i figli continuarono ad avere rapporti molto stretti con Nicola SCHIAVONE in quanto storicamente la famiglia PASSARELLI aveva sempre svolto il ruolo di prestanome della famiglia SCHIAVONE e ciò sin dagli anni 90. Tornando all estorsione Super Alvi, me ne parlò per la prima volta nel dettaglio il mio amico CANTIELLO Vincenzo detto docih; all epoca quest ultimo aveva avuto delle controversie con NATALE Carmine, per questioni 6

7 familiari. In particolare, a seguito delle difficoltà del matrimonio tra CANTIELLO Vincenzo ed Emilia NATALE, la famiglia NATALE, cioè i fratelli Peppe, Leopoldo ed Antonio, cercarono di isolarlo e di fare terra bruciata nei suoi confronti tagliando tutti i legami che CANTIELLO Vincenzo aveva con gli amici dei NATALE. Per tale ragione, CANTIELLO si rivolse a me e si sfogò con me in relazione ai rapporti con i PASSARELLI. I racconti relativi alle vicende ed ai legami dei PASSARELLI con gli SCHIAVONE e, soprattutto, il ruolo che gli stessi avevano nelle estorsioni, furono fatte dal CANTIELLO quasi a sorta di ritorsione per quello che la famiglia NATALE stava facendo nei suoi confronti. Per tale ragione, CANTIELLO mi rivelò tutti gli aspetti della vicenda delle diverse estorsioni gestite dai PASSARELLI, in particolare quelli in relazione all estorsione ai SUPER ALVI. CANTIELLO mi confidò che i PASSARELLI, essendo i fornitori dello zucchero di tutta a catena SUPER ALVI, aveva avuto rapporti con il titolare della catena e, sempre utilizzando lo stesso metodo di cui ho parlato sopra, PASSARELLI si era fatto tramite per il pagamento dell estorsione al clan SCHIAVONE. CANTIELLO mi disse che i PASSARELLI, oltre a ritirare l estorsione ai SUPER ALVI, mantenevano per loro gran parte dei proventi della stessa, quasi la metà, senza dirlo nemmeno alla famiglia SCHIAVONE. CANTIELLO stesso mi disse che lo stesso Nicola SCHIAVONE sospettava tale condotta dei PASSARELLI, e cioè che loro sottraevano una quota particolarmente consistente dei soldi che ricevevano dall estorsione ALVI, ma non si muoveva, e in qualche modo non contrastava tale condotta, in quanto i PASSARELLI erano suoi prestanomi e, soprattutto in quel periodo, dopo le incomprensioni avvenute tra i PASSARELLI e la famiglia SCHIAVONE dopo la morte di Dante, era un periodo nel quale i figli del PASSARELLI avevano raggiunto un accordo con gli SCHIAVONE e soprattutto stavano restituendo i beni che erano intestati fittiziamente al padre Dante e che erano stati restituiti agli eredi dopo la morte di Dante stesso. Voglio specificare, proprio in relazione ai rapporti intercorsi tra la famiglia PASSARELLI e la famiglia SCHIAVONE, che già prima della morte di Dante PASSARELLI vi erano state delle incomprensioni tra di loro, incomprensioni anche legate alla vicenda del sequestro di una barca che era fittiziamente intestata a Dante passatelli ma che in realtà era di Walter SCHIAVONE. Walter pretendeva che i PASSRELLI curassero la barca anche durante il sequestro, in quanto era legato particolarmente alla barca, sotto il profilo affettivo, perché su quella era stato anche il figlio morto nel corso di un incidente stradale. I PASSARELLI in realtà, non si preoccuparono in alcun modo del rimessaggio dell imbarcazione che, col passare del tempo, si rovinò tanto che Walter SCHIAVONE contestò tale comportamento negligente e, per il tramite di Nicola SCHIAVONE, richiamò i fratelli PASSARELLI. Inoltre, dopo la morte di Dante PASSRELLI, i figli, che dopo la sentenza Spartacus avevano visto restituirsi tutti i beni sequestrati, tentarono di allontanarsi dagli interessi criminali degli SCHIAVONE e questo loro iniziale comportamento fu subito ripreso da Nicola SCHIAVONE, che era pienamente a conoscenza di tutte le vicende riguardanti le intestazioni fittizie di suo zio e di suo padre e, quindi, di tutte le relazioni della famiglia SCHIAVONE con la famiglia PASSARELLI. Ci fu un incontro chiarificatore tra i fratelli PASSARELLI, Mario CATERINO e Nicola SCHIAVONE. La presenza di Mario CATERINO era richiesta in modo particolare da Biagio PASSARELLI col quale aveva rapporti privilegiati e di amicizia. Nel corso del colloquio i fratelli furono richiamati ad una maggiore attenzione alla cura dei beni fittiziamente a loro intestati. I PASSARELLI compresero bene il tono delle richieste e si giustificarono del loro comportamento. Per farsi perdonare con Walter SCHIAVONE promisero di comprargli una nuova imbarcazione dello stesso tipo ma non so se ciò poi avvenne o meno. 7

8 Ritornando alla vicenda ALVI, nel periodo in cui parlai con CANTIELLO Vincenzo detto doich, vi erano anche le lamentele del gruppo maddalonese, in particolare del gruppo di FARINA Antonio che non riceveva regolarmente i soldi pattuiti per le estorsioni che venivano fatte in relazione i supermercati ALVI presenti sul territorio di Maddaloni. In particolare, tra il gruppo SCHIAVONE e il gruppo FARINA di maddaloni, vi era un accordo secondo il quale, i proventi delle estorsioni commesse sul territorio di Maddaloni da parte del gruppo SCHIAVONE, venivano assegnati per una quota direttamente al gruppo FARINA. La quota corrispondeva a circa il cinquanta per cento e questo, naturalmente, valeva anche per l estorsione ALVI. La circostanza che la famiglia PASSARELLI prelevasse una quota consistente dell estorsione all ALVI senza consegnarla al gruppo SCHIAVONE, si ripercuoteva negativamente anche nei confronti del gruppo FARINA che, tramite CORVINO Rodolfo e Lello LETIZIA, si lamentarono col gruppo SCHIAVONE, in particolare con Mario CATERINO e Nicola SCHIAVONE. A quel punto Nicola non potette più far finta di nulla e coprire la famiglia PASSARELLI, come aveva fatto fino a quel momento, e quindi decise di intervenire, chiedendo di far ciò a CORVINO Rodolfo che già intratteneva i rapporti criminali con FARINA Antonio relativamente alle altre estorsioni, che non fosse cioè quella ai danni dell ALVI che, per Maddaloni così come per altri punti vendita della Provincia, veniva gestita dai fratelli PASSARELLI. In particolare, i PASSARELLI ritiravano le estorsioni non solo presso diversi punti vendita ma, come mi disse CANTIELLO Vicenzo, anche presso la sede principale dell ALVI che si trovava fuori dal territorio di nostra competenza, cioè a SCAFATI. Per tale ragione CANTIELLO Vincenzo mi propose di andare direttamente a Scafati a prendere il provento dell estorsione che i fratelli PASSARELLI ricevevano direttamente dal responsabile dell ALVI, questo per fare uno smacco più grande ai PASSARELLI. Io ne parlai con Nicola SCHIAVONE e quest ultimo, siccome sapeva che io mi ero sempre comportato bene con loro, che sin dal novanta, quando chiudevo le estorsioni sulla Domitiana, dopo aver preso la mia parte ero assolutamente ligio nel consegnare la parte restante alla cassa comune del clan, mi diede il suo assenso, confermandomi la sua assoluta fiducia. Per tale ragione, io e Vicenzo CANTIELLO, con l autovettura Renault Megane di colore grigio chiaro, ci recammo a Scafati in quella che, penso, fosse la sede principale dell ALVI. Voglio precisare che in quel periodo e, in particolare non ricordo se fosse il Natale o la Pasqua precedente all arresto di Vincenzo CANTIELLO, noi ci recammo con la sua autovettura a Scafati, ora che ci penso bene, in quel periodo CANTIELLO aveva avuto prima una Renault Megane, poi prese una Micra e dopo la Micra mi pare un Maggiolone. Nel periodo in cui siamo andati, Vincenzo CANTIELLO nona aveva ancora il Maggiolone e quindi non sono sicuro se andammo con la Renault o con la Micra. E sicuramente prima che CANTIELLO avesse in uso il Maggiolone. Sono sicuro che si trattasse del periodo precedente all acquisto del Maggiolone perché quando CANTIELLO comprò il Maggiolone, anche su mia indicazione, perché era stato fermato con la Micra con a bordo mio fratello Pasquale e quindi la Micra poteva essere seganalta, dopo che mio fratello si era dato alla latitanza, io ricordo che nel Maggiolone andava anche Franco PASSARELLI; quindi è il periodo successivo a quando io e il CANTIELLO andammo a SCAFATI e Franco PASSARELLI e lo stesso Vincenzo CANTIELLO si erano riavvicinati. Posso dire inoltre che il Maggiolone fu acquistato anche grazie ad un aiuto economico datogli da PASSARELLI Franco. In ogni caso, il periodo in cui sono stato a SCAFATI con il CANTIELLO risale a circa un anno prima che quest ultimo fosse arrestato, nel In relazione alla vicenda di SCAFATI che la sede dove ci recammo, che saprei riconoscere anche in un eventuale sopralluogo, era sita sulla via principale che dall uscita dell autostrada 8

9 porta a Scafati. Ricordo che la sede dell ALVI è un ampia area delimitata da recinzione e a cui si accede attraverso un grosso cancello; avanti c era un grande spiazzo. Noi non scendemmo dalla macchina, rimanemmo nello spiazzo senza andare all interno dell immobile in quanto la persona che venne e che il CANTIELLO mi disse era il responsabile dell ALVI, persona che era stata avvertita dal CANTIELLO del nostro arrivo, riconobbe la macchina del CANTIELLO e subito si avvicinò a noi. Noi abbassammo il finestrino della macchina e questa persona consegnò al CANTIELLO, che era alla guida dell autovettura, una busta chiusa che Vincenzo provvide a consegnare a me. Io aprii la busta e vidi che la somma era di cinquemila euro. Di questa somma tenni per me duemila euro di cui, cinquecento li consegnai a Vincenzo CANTIELLO mentre i restanti tremila euro, che era la quota spettante al clan, li consegnai ad Oreste CATERINO in una scuola privata sita a San Cipriano d Aversa, di proprietà del suocero della sorella di Oreste, che era uno dei luoghi deputato per le riunioni e per la raccolta dei soldi. In quel periodo infatti, Oreste CATERINO, insieme a Peppe MISSO, Nicola PANARO, Raffaele LETIZIA, Nicola SCHIAVONE, Mario CATERINO, Bruno SALZILLO erano coloro i quali a fine mese si incontravano per la gestione della cassa del clan e la suddivisione dei proventi anche con il clan BIDOGNETTI, il gruppo ZAGARIA ed il gruppo IOVINE. Io consegnai i soldi direttamente ad Oreste CATERINO; eravamo solo io e lui ed il fratello del cognato di Oreste, Nando, che lo aiutava nella gestione degli affari criminali gestiti da Oreste. Successivamente a questo episodio, i PASSARELLI, evidentemente arrabbiatisi della mia iniziativa che li aveva di fatto estromessi dal ritiro della quota a Scafati, dissero falsamente a Mario CATERINO ed a Nicola PANARO che io avevo sottratto soldi al clan ed in particolare i soldi della SUPER ALVI. Questa vicenda avvenne dopo Pasqua, successivamente alla morte di Oreste CATERINO. Venni a conoscenza, da mio fratello Pasquale, che si era effettuata una riunione a Casal di Principe nel corso della quale, in presenza di Nicola SCHIAVONE, Mario CATERINO, Nicola PANARO, e ritengo Biagio PASSARELLI, nonché mio fratello Pasquale, io ero stato accusato di aver mantenuto per me, senza versare la quota spettante al clan, l estorsione di cinquemila euro prelevata presso la sede dell ALVI a Scafati. Successivamente a tale riunione, io fui convocato da mio fratello, già prima dell estate ma non potetti andare perché era un periodo in cui ero molto controllato da Carabinieri e Polizia, pur non essendo io latitante ed essendolo, invece, mio fratello. A settembre poi mi incontrai con mio fratello e lui mi raccontò tutto ciò e mi chiese conto di questa mia condotta. Io confermai a mio fratello di aver svolto effettivamente l estorsione a Scafati, di aver ritirato i soldi ma di aver consegnato la quota spettante al gruppo ad Oreste CATERINO, che non poteva confermare in quanto nel frattempo era morto. Mio fratello mi disse inoltre che, di questo mio comportamento, si erano amareggiati Mario CATERINO e Nicola PANARO, che presero le difese di Biagio PASSARELLI. Mio fratello Pasquale stesso mi disse che, secondo lui, era giusto che io dessi una punizione a Biagio PASSARELLI che mi aveva accusato ingiustamente. Per tale ragione io e Luigi MERCADANTE, che era presente alla discussione con mio fratello, dopo questo incontro ci recammo, con la macchina del MERCADANTE, a Casal di Principe, dove prelevammo una mazza da baseball ed una pistola. Da lì, a bordo dell auto della moglie del MERCADANTE, una Toyota Aygo o una Citroen C1, ci recammo a Teverola al deposito dei PASSARELLI. Incontrammo Biagio che, nella circostanza, stava parlando con altre persone. Queste ultime vennero fatte allontanare dal MERCADANTE, che le fece entrare all interno dell ufficio mostrando loro la pistola da lui detenuta in quell occasione; io dopo aggredii con la mazza da baseball PASSARELLI Biagio, colpendolo sia sulla spalla che sul corpo e nel colpirlo gli dissi che doveva ringraziare i 9

10 suoi soci, Nicola e Walter SCHIAVONE, se io non lo avevo ammazzato. Con quel gesto inoltre, volevo anche sfidare Nicola PANARO e Mario CATERINO, i quali avevano preso le difese del PASSARELLI, anche per capire la natura dei rapporti effettivamente esistente tra i due e Biagio PASSARELLI. Nonostante io sapessi che Biagio PASSARELLI era socio della famiglia SCHIAVONE, io, nel colpirlo con la mazza da baseball, mi infuriai così tanto che avevo deciso di proseguire colpendolo anche con la pistola del MERCADANTE il quale però, si rifiutò di consegnarmi la pistola dicendomi che ormai la mia soddisfazione con Biagio PASSARELLI l avevo avuta e che qualora lo avessi colpito con la pistola, avrei fatto uno smacco direttamente alla famiglia SCHIAVONE, tenuto conto degli stretti rapporti tra Biagio PASSARELLI e la famiglia SCHIAVONE e ciò avrebbe sicuramente scatenato una loro violenta reazione, tanto da provocare sicuramente morti a Casale e da mettere a repentaglio la mia vita. MERCADANTE pertanto, mi invitò a risalire in macchina, facendomi notare anche che il posto era un posto molto trafficato e che potevo rischiare di essere scoperto. Io, dopo le parole del MERCADANTE, mi feci convincere; salimmo in macchina e ci recammo a Casale tornandocene presso le nostre rispettive abitazioni. Non ricordo se dopo qualche giorno o addirittura subito dopo, MERCADANTE Luigi mi venne a chiamare dicendomi che Nicola SCHAIVONE mi voleva incontrare a Piazza Mercato a Casal di Principe. Mi recai così con lui presso quella piazza, dove incontrai Nicola in compagnia di altri nostri affiliati, tra i quali ricordo CIERVO Bernardo, Nicola DELLA CORTE, Bartolo CACCIAPUOTI, Francesco SALZANO, Rodolfo CORVINO e Bruno SALZILLO. In quel periodo, Francesco SALZANO era sottoposto a un divieto di stare a Casal di Principe con, mi pare, l obbligo di rimanere a Santa Maria la Fosse; non so che tipo di divieto fosse. Nicola mi rimproverò dicendomi che avevo combinato un guaio. Io chiesi quale fosse questo guaio e Nicola SCHIAVONE mi disse che Mario CATERINO e Nicola PANARO erano molto arrabbiati con me che mi ero permesso di colpire Biagio PASSARELLLI e che, se non fosse stata per l amicizia che io avevo con Nicola SCHIAVONE, Mario CATERINO e lo stesso PANARO avrebbero agito violentemente nei miei confronti. Io risposi che non avevo nessun timore dei due, che se volevano incontrarmi ci sarei andato armato così come erano armati loro ma Nicola SCAHIVONE mi fece desistere da questo mio intento, dicendo che dovevamo finirla, che eravamo tutti una famiglia, che mai come in quel periodo si era raggiunto una sorta di equilibrio tra le varie persone e non c era motivo di rompere l armonia. Mi disse che, ormai, la mia soddisfazione con i PASSARELLI me l ero tolta, dimostrando che non era vero che io avevo rubato il provento dell estorsione all ALVI ma che erano loro, i PASSARELLI, che facevano la cresta sulle estorsioni che gestivano per conto della famiglia SCHAIVONE nel modo che ho sopra indicato. Io dissi che avrei desistito dal compiere ulteriori gesti ma che non volevo più essere coinvolto nella riscossione delle rate dell estorsione all LAVI. Per tale ragione so che poi questa estorsione è stata gestita nuovamente dai fratelli PASSARELLI insieme a CORVINO Rodolfo e LETIZIA. Tornando ai rapporti tra Franco PASSARELLI e CANTIELLO Vincenzo detto docih, mi risulta, in quanto riferitomi dal fratello di quest ultimo, a nome Michele, che lo stesso Franco PASSARELLI consegnava, mensilmente, uno stipendio di millecinquecento euro e corrispondeva l onorario dell avvocato. Il motivo della corresponsione di tali somme era dovuto al fatto che Vicenzo CANTIELLO fece sapere dal carcere, tramite il fratello Michele, che, qualora i PASSARELLI non gli avessero garantito il proprio sostentamento, lui avrebbe deciso di pentirsi e di rivelare tutti i fatti a sua conoscenza che riguardavano principalmente la famiglia PASSARELLI. Così come ho detto prima, Vicenzo CANTIELLO era il factotum di Franco PASSARELLI, al quale riforniva anche 10

11 cocaina essendo Franco e lo stesso CANTIELLO cocainomani. Anche Biagio, mi risulta, assumeva sostanze stupefacenti, così come la moglie che so essere di Portici; in questo caso però, la droga gli veniva procurata da Carmine NATALE detto a cacata. Proprio in virtù del rapporto tra Vincenzo CANTIELLO e Franco PASSARELI, CANTIELLO era a conoscenza di tutte le attività illecite commesse dallo stesso Franco e dalla sua famiglia nell ambito delle attività del clan dei Casalesi. Per tale ragione Franco temeva molto una collaborazione del CANTIELLO lo stipendio era finalizzato proprio ad evitare il suo pentimento. L attività di riscontro svolta dalla Pg operante, è compendiata nell informativa numero 336/ del redatta dai CC Comando Provinciale di Caserta: DALL INFORMATIVA NUMERO 336/ DEL :. Come richiesto, con la presente si comunicano gli esiti dei primi accertamenti compiuti a riscontro delle dichiarazioni rese dal c. di g. VARGAS Roberto nel corso dell interrogatorio del 7 Marzo scorso, in ordine all episodio estorsivo in oggetto. 1. RIFERIMENTI DOCUMENTALI 2. PERIODO DI RIFERIMENTO: Il collaboratore offre degli elementi che consentono di circoscrivere in un periodo ben delimitato gli eventi di cui parla e in relazione ai quali dice di aver avuto un ruolo. Tale periodo va inquadrato tra l inizio del 2005 e l Autunno del 2006; più specificamente, la riscossione del provento estorsivo presso la sede dell ALVI S.p.a., a cui il VARGAS dichiara di aver preso parte insieme a CANTIELLO Vincenzo detto il doich (più avanti generalizzato), è da individuare nel Natale del 2005 o nella Pasqua del Si riportano, in proposito, brevi stralci dell interrogatorio del 7 Marzo scorso e i relativi riscontri: (si omette in quanto l interrogatorio è stato riportato per intero nelle pagine precedenti) Veniamo ai riscontri, iniziando proprio dall arresto del CANTIELLO, che ha luogo effettivamente a ridosso del 2007 (per la precisione il ). Tale primo riferimento colloca la vicenda narrata dal VARGAS tra il Natale del 2005 e la Pasqua del Trovano puntuale riscontro, anche sotto il profilo della consecutio logico temporale, le dichiarazioni rese sulla tipologia di autovetture in uso a CANTIELLO Vincenzo. In particolare: - CANTIELLO Vincenzo risulta aver posseduto una volkswagen new Beetle (comunemente chiamata Maggiolone o Maggiolino) targata BX680MY. L intestazione formale va dal al ma in realtà il CANTIELLO ne aveva certamente la disponibilità già il 23 Agosto 2006, giorno in cui, a bordo di tale autovettura, è stato controllato dai CC di Maddaloni sul piazzale del supermercato Superalvi di Maddaloni (tale controllo era originato da specifica richiesta di questo Comando che, in quel periodo, seguiva le vicende delittuose poste in essere dal CANTIELLO e dagli affiliati al clan di Maddaloni attraverso indagini tecniche cfr elementi acquisiti in ordine al capo o dell o.c.c.c. numero 41769/06 R GIP del 11

12 ). L autovettura risulta esser acquistata dal CANTIELLO presso la concessionaria Cavallo Motori di Sparanise. - Egli risulta aver posseduto, prima del Maggiolone, un autovettura nissan Micra targata CV816BP, di cui è stato formalmente proprietario dal al , cedendola, in tale ultima data, alla concessionaria Cavallo Motori di Sparanise, cioè alla concessionaria dove risulta aver acquistato il Maggiolone di cui al precedente punto. Si può quindi ragionevolmente ritenere che il CANTIELLO abbia avuto il possesso del Maggiolone sin dal Infine, prima della nissan Micra, CANTIELLO Vincenzo risulta aver avuto in uso anche una renault Megane targata CA030MZ, così come dichiarato dal VARGAS nel proprio interrogatorio. L autovettura risulta formalmente intestata al figlio, CANTIELLO Francesco, nato a Napoli il , dal al ; il fatto che fosse in uso al padre è sancito da numerosi controlli del territorio, effettuati a carico di CANTIELLO Vincenzo negli anni 2003 e 2004 alla guida della predetta autovettura. Trova riscontro, altresì, la circostanza evidenziata da VARGAS Roberto relativamente al controllo di polizia dell autovettura Nissan Micra targata CV816BP, con a bordo CANTIELLO Vincenzo, detto doich, e Pasquale Giovanni VARGAS, nato a Salvitelle (SA) il , fratello del collaboratore, prima che quest ultimo si desse alla latitanza (nel Dicembre del 2005). Il controllo in questione, come emerge alla banca dati SDI, è del , in Casal di Principe, alle ore In aderenza ai fatti narrati da VARGAS Roberto nell interrogatorio del 7 Marzo scorso, si ritiene utile, ancora, citare i seguenti ulteriori controlli di polizia effettuati, nel tempo, a carico di CANTIELLO Vincenzo: , ore 21.38, in Castel Volturno: CANTIELLO Vincenzo viene controllato, a bordo dell autovettura targata BM373NM (intestata ed in uso all accompagnatore), unitamente a NATALE Carmine, nato a Casal di Principe il (NATALE Carmine è stato condannato, come il CANTEILLO, per aver commesso l estorsione ai danni dell ALVI S.p.a.); , ore 22.41, in Villa Literno: CANTIELLO Vincenzo viene controllato, a bordo dell autovettura Nissan Micra targata CV816BP, unitamente a PASSARELLI Franco, nato a Casal di Principe il (PASSARELLI Franco è imputato per l estorsione all ALVI S.p.a.); , ore 17.47, in Villa Literno: CANTIELLO Vincenzo viene controllato, a bordo dell autovettura targata BL189JA (intestata alla I.P.A.M. ed in uso all accompagnatore), unitamente a PASSARELLI Davide, nato a Napoli il , fratello di Franco e Biagio; , ore 02.02, in Castel Volturno: CANTIELLO Vincenzo viene controllato, a bordo dell autovettura targata DC648LA (intestata alla Commerciale Europea SpA ed in uso all accompagnatore), unitamente a PASSARELLI Franco, nato a Casal di Principe il (PASSARELLI Franco, come già detto, è imputato per l estorsione all ALVI S.p.a.) , ore 13.16, in Maddaloni, all interno del piazzale del supermercato Alvi: CANTIELLO Vincenzo viene controllato, a bordo dell autovettura Volkswagen New Beetle (comunemente detta Maggiolone) di colore nero, targata BX680MY, intestata ed in uso al 12

13 CANTIELLO, unitamente a RICCA Giuseppe, nato a Caserta il Entrambi i soggetti controllati risultano esser stati condannati, in via definitiva, per aver commesso l estorsione all ALVI S.p.a. Quanto al periodo di riferimento, è opportuno citare ancora: (si omette in quanto l interrogatorio è stato riportato per intero nelle pagine precedenti) CATERINO Oreste, nato a Genova il , già residente a San Cipriano d Aversa, è deceduto, a seguito di incidente stradale, il 23 Luglio del Le dichiarazioni rese dal VARGAS sono dunque coerenti con il periodo in cui colloca la vicenda estorsiva in argomento e la successiva riunione dinanzi ai vertici del clan dei Casalesi. 3. IDENTIFICAZIONE DELLE PERSONE E PERIODI DI DETENZIONE: Le persone complessivamente indicate dal collaboratore nel corso dell interrogatorio in oggetto, sono da identificarsi come segue; a fianco di ciascuna di esse verrà indicato lo stato di libertà o di detenzione con riferimento all intero anno 2005 e all intero anno 2006: 1. PASSARELLI Franco, nato a Casal di Principe (CE) il , imputato detenuto per il reato in oggetto; arrestato il , libero dal al e poi ancora libero dal fino alla fine dell anno PASSARELLI Biagio, nato a Casal di Principe (CE) il , imputato a piede libero per il reato in oggetto; libero nel 2005 e nel CORVINO Rodolfo, nato a Caserta il , detenuto, imputato per il reato in oggetto; libero nel 2005 fino al e poi, ancora, libero dal sino alla fine dell anno NATALE Carmine, nato a Casal di Principe (CE) il , detenuto, già condannato in primo grado per il reato in oggetto; libero nel 2005 e nel CANTIELLO Vincenzo, nato a Casal di Principe (CE) il , già condannato in primo grado per il reato in oggetto; libero nel 2005, arrestato il Tutti i personaggi sin qui generalizzati sono stati riconosciuti in fotografia dal collaboratore poiché presenti tra gli altri nell album fotografico approntato da questo Comando ed allegato allo stesso verbale di interrogatorio del 7 Marzo scorso. Il collaboratore ha fatto menzione di altri soggetti interessati alla specifica vicenda, i quali vanno identificati come segue: (per brevità, vista l analiticità del dato, si fa diretto rinvio alla parte relativa all argomento dell informativa di questo Comando) Tenuto conto che anche il c. di g. VARGAS Roberto ed il fratello Pasquale Giovanni, negli anni 2005 e 2006 risultavano liberi nella persona, è evidente come lo stato di libertà o detenzione di tutti i soggetti citati dal collaboratore risulti compatibile con le singole circostanze narrate nel corso dell interrogatorio. 4. SEDE DELL ALVI S.P.A. Occorre premettere che, attualmente, l ALVI S.p.a. è in fase di scioglimento e liquidazione a seguito di fallimento e ha sede legale in Nocera Inferiore (SA). Nel descrivere il luogo ove ebbe a riscuotere, unitamente a CANTIELLO Vincenzo detto doich, uno dei ratei dell estorsione 13

14 imposta dal clan dei Casalesi ai titolari della catena di supermercati, VARGAS Roberto parla di Scafati (SA), indicando tale località come una zona fuori dalla competenza, quindi fuori dal diretto controllo criminale, del clan dei Casalesi. Dà una descrizione dei luoghi che, sulla base degli accertamenti compiuti da questo Comando nel periodo in cui erano in corso le indagini, è vicina alle caratteristiche della sede del deposito, centro di distribuzione e stabilimento della società ALVI ricadente in Fisciano (SA), località Polcareccia Zona Industriale, e della sede del deposito e centro di distribuzione di Castel San Giorgio (SA), Strada Statale 18, Zona Industriale. L indicazione di Scafati, da parte del collaboratore, è da ritenersi dunque indicativa; difatti, sia Scafati che Castel San Giorgio ricadono nella più ampia zona denominata agro nocerino sarnese, territorio posto a ridosso di Fisciano (SA). DALL INFORMATIVA NUMERO 336/ DEL :. 5. RAPPORTI TRA I FRATELLI BIAGIO E FRANCO PASSARELLI, NATALE CARMINE E CANTIELLO VINCENZO, DETTO DOICH. Il collaboratore, creando un equazione di rapporti intersoggettivi, pone in relazione l amicizia ed il legame esistente tra PASSARELLI Franco e CANTIELLO Vincenzo con quelli di eguale natura esistenti tra PASSARELLI Biagio e NATALE Carmine. La circostanza era già emersa dalle indagini svolte nell ambito del procedimento penale in oggetto. In primo luogo, essa risulta esser stata raccontata a FARINA Antonio da CORVINO Rodolfo, nel corso della visita di quest ultimo al boss maddalonese del 4 Settembre La circostanza è stata documentata grazie all esito dell intercettazione di conversazioni tra presenti svolta presso l abitazione di FARINA Antonio in virtù del già richiamato decreto numero 27526/06 RGNR e numero 2197/06 RR, al progressivo d ascolto numero 6262, delle ore (Per la relativa trascrizione integrale, cfr supra, pag. 29 e seguenti, ndr) A questo elemento può aggiungersi che NATALE Carmine, sopra generalizzato, era effettivamente un dipendente delle Ferrovie dello Stato, coerentemente a quanto dichiarato dal VARGAS, ed è effettivamente legato da un rapporto di parentela, per parte di madre come afferma testualmente il collaboratore alla famiglia PASSARELLI (nonché allo stesso CORVINO Rodolfo, come invece emerge dalla citata intercettazione del 4 settembre 2006). Torna utile riproporre, a questo proposito, lo schema riepilogativo delle parentele riportato da questo Comando al punto D) dell informativa di reato numero 336/5-11- INF, datata , posta a base del decreto di fermo di indiziato di delitto numero 27526/06 RGNR, emesso dalla S.V. il ed eseguito quello stesso giorno da questo Comando a carico di NATALE Carmine, provvedimento avente sempre ad oggetto il reato di estorsione all ALVI S.p.a., per il quale il NATALE è stato condannato in primo grado a seguito di giudizio abbreviato: Anche in questo caso, trattandosi di una mera ricostruzione genealogica delle parentele, è sufficiente qui richiamare l esito dell accertamento, che ha rivelato come COPPOLA Elisa, madre di CORVINO Rodolfo, e NATALE Carmine, siano cugini di primo grado e che PASSARELLI Cristina, madre di NATALE Carmine, sia una cugina di Dante PASSARELLI. Così come pure i 14

15 rapporti tra Vincenzo CANTIELLO e la famiglia NATALE, dettagliatamente citati dal VARGAS, sono precisamente riscontrati nelle vicende anagrafiche oggetto di accertamento. DALL INFORMATIVA NUMERO 336/ DEL : 6. AUTOVETTURE IN USO A MERCADANTE LUIGI MERCADANTE Luigi, come sopra generalizzato, risulta coniugato con DE MASI Anna, nata a Napoli il In aderenza a quanto riferito da VARGAS Roberto, DE MASI Anna risulta intestataria dell autovettura Citroen C1 targata DB260HS. Sebbene l intestazione formale dell auto risulti alla data del , alla banca dati SDI, inserendone il numero di targa, emergono numerosi controlli a carico di MERCADANTE Luigi, quale conducente della citata autovettura, già dal CIRCOSTANZA DEL PESTAGGIO AI DANNI DI BIAGIO PASSARELLI A riscontro delle dichiarazioni rese dal VARGAS, giova evidenziare che la descrizione dei luoghi fatta dal collaboratore con riferimento al deposito di Teverola del PASSARELLI, è realistica e coincide con quanto già accertato da questo Comando e comunicato nell informativa di reato numero 336/5-20-1, datata , avente ad oggetto i riscontri alle dichiarazioni rese da LAISO Salvatore in data La circostanza del pestaggio è stata poi confermata dallo stesso PASSARELLI Biagio sentito nel corso del processo quale imputato. (cfr. infra in sede di riscontro alle dichiarazioni del cdg.). Le dichiarazioni del Vargas sono rilevanti, nel presente procedimento, non tanto per quanto attengono la specifica estorsione all Alvi s.p.a. (sebbene anche questa consenta di ricostruire i rapporti dei fratelli Passarelli con il clan dei casalesi) ma proprio in quanto delineano il rapporto privilegiato tra gli indagati e Nicola Schiavone, e gli stretti legami economici esistenti tra i soggetti richiamati. Da segnalare che il processo per la estorsione all Alvi è allo stato definito con sentenza di I grado che in data ha condannato l imputato Franco Passarelli in corso con Corvino Rodolfo, assolvendo Biagio Passarelli. Ancora un episodio assolutamente significativo del rapporto tra le imprese Passarelli ed il gruppo Schiavone, fonda sulle indagini compiute nel proc /08.RG.N.R e culminate nella emissione della OCC 769/11 a carico di Setola Giuseppe + 9, per la estorsione continuata, pluriaggravata ai danni dei fratelli Passarelli. Si richiamano le pagg per la compiuta disamina del materiale probatorio emerso in quel procedimento. In questa sede si richiamano gli elementi che, ancora una volta, delineano il rapporto tra i fratelli Passarelli e Nicola Schiavone. Invero, dal complesso degli atti sono emerse plurime condotte, collocabili cronologicamente in epoca prossima al 15 Settembre 2008 finalizzate alla violenta imposizione del pagamento di una tangente, operata da affiliati al sodalizio capeggiato da SETOLA Giuseppe, ai danni dei fratelli PASSARELLI, in particolare PASSARELLI Biagio, Franco, Davide e Gianluca, eredi di PASSARELLI Dante. 15

16 Deve osservarsi che l episodio che vede i Passarelli vittima di estorsione solo apparentemente si pone in posizione antinomica rispetto alle accuse che vengono loro mosse nel presente procedimento. Invero, lo stesso è strettamente connesso alla personalità di Giuseppe Setola. Il sodalizio capeggiato da SETOLA Giuseppe, soprattutto nel periodo in cui quest ultimo è stato latitante (07 Aprile Gennaio 2009), viene concordemente indicato come quello più aggressivo e sanguinario degli ultimi anni di storia della criminalità organizzata della provincia di Caserta. Esso ha dato luogo, nei territori governati dalla falange del Clan dei Casalesi riconducibile alla famiglia BIDOGNETTI (ma non solo in quelli), alla realizzazione di una incessante serie di delitti, caratterizzati da spaventosa violenza e straordinaria brutalità, capaci di conferire, in breve tempo, al gruppo criminale (non a caso denominato gruppo stragista) una infelice notorietà anche a livello mondiale. L esito delle numerose indagini compiute nel citato arco temporale, a carico di SETOLA Giuseppe e dei propri accoliti, hanno fatto emergere una circostanza inconfutabile: il gruppo stragista, nel periodo in esame, sebbene fosse formalmente confederato al clan dei Casalesi, ha agito con notevole autonomia di gestione dei singoli affari illeciti i quali, pur rimanendo genericamente ascritti al novero delle attività delittuose gestite dall organizzazione casalese, si presentano, in realtà, come fatti costituenti l atto finale di un più generale disegno criminoso, un obiettivo complessivo da conseguire e presentare, da parte di SETOLA Giuseppe, ai vertici del clan, senza troppe spiegazioni sui metodi coi quali è stato raggiunto. Emerge indiscutibilmente, in capo a SETOLA Giuseppe, l attribuzione del più ampio margine decisionale circa l attuazione dei programmi criminali sul territorio. In questo senso depongono concordemente le indagini svolte dall AG, sia in costanza di operatività del gruppo stragista, sia nel periodo successivo alla cattura di SETOLA Giuseppe e dei propri affiliati 6. Solo così si spiega che imprenditori notoriamente legati alla consorteria criminale casalese, principalmente per esserne i ripulitori del denaro e dei beni acquisiti illecitamente, si ritrovano ad essere anche vittime di condotte estorsive poste in essere dagli affiliati allo stesso clan. Si prendano ad esempio, a questo proposito, le vicende estorsive perpetrate da SETOLA Giuseppe ed i propri affiliati ai danni del noto concessionario di motocicli TAMBURRINO Luigi. Tali delitti sono stati oggetto di indagine, nell ambito del procedimento penale numero 60470/08 R.G.N.R. e dimostrano, concretamente, la tesi descritta poc anzi: i noti rapporti anche di parentela del TAMBURRINO con la famiglia BIDOGNETTI (indiscutibilmente posta al vertice del clan dei Casalesi) e la ritenuta appartenenza dell imprenditore stesso al sodalizio criminoso, non sono evidentemente serviti ad evitare, da parte del gruppo stragista, la realizzazione di complesse e multiformi condotte estorsive ai suoi danni poiché, evidentemente, ritenute indispensabili al raggiungimento dell obiettivo economico assegnato a SETOLA Giuseppe. Ma il caso non è isolato. Altra testimonianza in tal senso, giunge dalla vicenda estorsiva, posta in essere sempre da esponenti della falange bidognettiana del clan dei Casalesi, ai danni dell imprenditore VASSALLO Gaetano, personaggio ritenuto affiliato alla stessa organizzazione criminale, poi divenuto collaboratore di giustizia. La storia giudiziaria di tale episodio delittuoso prende origine dal decreto 6 In questa sede, a tal proposito, si può agevolmente rimandare al contenuto della premessa dell o.c.c. nr /08 RGNR, nr /09 R. GIP e nr. 375/10 OCC, emessa il dall ufficio GIP su richiesta di codesta D.D.A. All. 5 16

17 di fermo di indiziato di delitto emesso dalla D.D.A. di Napoli il 18 Marzo 2008, nell ambito del procedimento penale numero 13118/2008/21; gli autori dell estorsione sono già stati condannati con sentenza di primo grado. Ciò che maggiormente rileva in questa sede, però, è il fatto che, ancora una volta, un imprenditore legato al clan dei Casalesi anzi, nella fattispecie proprio alla famiglia BIDOGNETTI e deputato alla gestione degli interessi economici del clan, sia stato comunque fatto segno di una richiesta estorsiva, per giunta posta in essere a suo danno da esponenti del medesimo sodalizio criminoso. In tale ottica deve essere inquadrato l episodio, di inequivocabile natura estorsiva ai danni della famiglia PASSARELLI. Deve premettersi che dalle intercettazioni svolte nel 2008, emerge subito il tentativo posto in essere dai PASSARELLI di declinare l invito rivolto loro da SETOLA Giuseppe, o quanto meno di ritardarlo, in attesa di poter trovare un interlocutore in grado di indurre il criminale a derogare all imposizione della tangente. Del resto, analoghi tentativi, in passato, erano andati a buon fine: i PASSARELLI si erano già trovati in circostanze simili a quella oggetto della denuncia estorsiva. Posto che l atteggiamento dei PASSARELLI fosse originariamente quello di sottrarsi al pagamento della tangente imposta loro dal SETOLA, è opportuno evidenziare, in questa sede, come le medesime vittime, in altri simili episodi, soprassedendo alle richieste estorsive rivolte loro, abbiano ottenuto risultati differenti; intervengono, a questo proposito, le dichiarazioni rese da due collaboratori di giustizia di straordinaria valenza (se si considera la loro natia estrazione criminale): LAISO Salvatore, collaboratore di giustizia già affiliato al clan dei Casalesi famiglia Schiavone, e IOVINE Massimo, collaboratore di giustizia già affiliato al clan dei Casalesi famiglia Bidognetti. LAISO Salvatore, in atti generalizzato, già affiliato al clan dei Casalesi famiglia SCHIAVONE, nel corso della sua collaborazione con la giustizia ha reso dichiarazioni di rilevante pregio probatorio sui reciproci rapporti personali e sulle cointeressenze economiche che legano la famiglia PASSARELLI a SCHIAVONE Francesco detto Sandokan, elemento di vertice della consorteria criminale casalese. Tenendo conto del periodo in cui il LAISO ha operato nell ambito del clan di appartenenza, considerato anche il suo diretto rapporto con Nicola SCHIAVONE figlio di Francesco detto sandokan, le sue dichiarazioni appaiono qui ancor più rilevanti, risultando in grado di dimostrare l attualità di tali i rapporti tra le due famiglie e di rivelarne la prosecuzione; rapporti che, come si è già avuto modo di dire, originano dalla volontà di SCHIAVONE Francesco e di PASSARELLI Dante e sono stati poi reiterati per il primo dal fratello Walter e dal figlio Nicola, per il secondo dagli eredi di Dante, in particolare da PASSARELLI Franco e Biagio. DICHIARAZIONI RESE IL DA LAISO SALVATORE: DOMANDA: Nel corso di un interrogatorio reso al dr. CONZO, avete fatto riferimento ai PASSARELLI. Vuole chiarire in quale contesto avete appreso notizie sui citati PASSARELLI? RISPOSTA: sui PASSARELLI io so quanto segue: PASSARELLI Biagio era titolare di alcuni capannoni siti nella zona industriale di Teverola. In tali capannoni, che saprei individuare, abbiamo fatto due riunioni, nell anno Era Nicola SCHIAVONE in persona che indicava questi luoghi come sedi delle riunioni. 17

18 La S.V. mi chiede di specificare meglio quanto a mia conoscenza sui rapporti tra PASSARELLI e gli SCHIAVONE. Io sapevo, in quanto detto da Nicola SCHIAVONE, come meglio dettaglierò, che vi erano rapporti strettissimi tra il padre dei fratelli PASSARELLI, a nome Dante, e il padre di Nicola SCHIAVONE, Francesco detto sandokan. Nicola mi diceva che, dopo la morte del padre di PASSARELLI e la carcerazione di Sandokan, tali rapporti si erano trasferiti rispettivamente ai fratelli PASSARELLI e a Nicola SCHIAVONE. Erano rapporti sostanzialmente di società in quanto SCHIAVONE Nicola mi diceva che vi erano i soldi di suo padre investiti nelle attività del PASSARELLI. A riprova di ciò ricordo un episodio specifico. Nel 2005, o 2007, adesso non ricordo con precisione, nel periodo natalizio, non ricordo se presso i capannoni di Teverola o presso lo zuccherificio Kerò, che se non erro si trova in Pignataro Maggiore (CE), si presentarono due giovani che chiesero ad uno dei fratelli PASSARELLI presente di mettersi a posto con i compagni di Casale. Il PASSARELLI presente rispose loro che a Casale erano tutti compagni suoi e che stava a posto con Nicola. A tanto quelle persone, senza scomporsi, dissero che i PASSARELLI dovevano mettersi a posto con la famiglia BIDOGNETTI. Tutto ciò io l ho appreso nel corso di una riunione immediatamente convocata da Nicola SCHIAVONE a cui i fratelli PASSARELLI avevano riferito il tutto. A.D.R.: La riunione si tenne subito dopo la richiesta rivolta ai PASSARELLI di cui ho parlato. Ricordo anche che forse non erano passate neanche due o tre ore dalla visita estorsiva di cui sopra. L urgenza della convocazione era proprio dovuta al fatto che era stata toccata direttamente la famiglia SCHIAVONE e, cosa che aggravava la situazione, il tutto era avvenuto in zona fuori dall influenza della famiglia BIDOGNETTI. A riprova dell importanza della riunione ricordo che eravamo una quindicina di noi e la riunione si tenne in Casal di Principe, in un abitazione che formalmente è intestata a tale Dr. SCALZONE, funzionario del Comune di Casal di Principe, ma che in realtà appartiene a Nicola SCHIAVONE. Nello stesso palazzo abitava anche Luigi CORVINO, fratello di Rodolfo. Anche io dovevo andare ad abitarvi, senza pagare alcun affitto. Ho indicato tale immobile durante un sopralluogo da me svolto con la Questura di Caserta. La presenza di tante persone alla riunione e l immediatezza della riunione si spiega proprio con il fatto che avevano toccato uno di noi. Durante la riunione Nicola SCHIAVONE in persona illustrò la vicenda come l ho sopra raccontata. Ci ordinò di rintracciare immediatamente gli autori della richiesta perché era per lui gravissimo che avevano toccato i suoi beni in una zona non di competenza dei BIDOGNETTI. I quindici presenti alla riunione eravamo: io, mio fratello Crescenzo, CONTE Vincenzo, SALZILLO Bruno, CORVINO Rodolfo, LETIZIA Raffaele, MORELLI Carmine, BARBATO Franco, CACCIAPUOTI Bartolomeo, CIERVO Bernardo, SCHIAVONE Vincenzo detto copertone, Nicola SCHIAVONE naturalmente, ed altri che non ricordo. Subito dopo la riunione, per ordine di Nicola SCHIAVONE, ognuno di noi si recò da un affiliato del clan BIDOGNETTI per avere notizie sulle persone che si erano presentate ai PASSARELLI. Io mi recai a Lusciano da VENTRE Lorenzo, che è un affiliato al clan BIDOGNETTI. Il VENTRE mi disse di non sapere nulla ma che si sarebbe informato. Poco dopo la riunione e l avvio delle ricerche di cui ho parlato, se non ricordo male la sera successiva, SCHIAVONE Nicola ci convocò di nuovo tutti e disse che aveva risolto il problema. Ci disse che aveva parlato e chiarito con LETIZIA Franco, detto muscione, e CIRILLO Alessandro, detto o sergente. Ci disse che aveva chiarito con tali persone e che tutto era a posto. Non ci riferì altro. D'altronde Nicola SCHIAVONE 18

19 era persona che non dava molte spiegazioni. Provvedeva alle cose, le gestiva, ci dava degli ordini ma non ci spiegava sempre il perché né io, per riservatezza, glielo chiedevo. La S.V. mi chiede di che cosa avemmo a parlare nelle due riunioni presso il capannone di Teverola. La prima era una delle riunioni routinarie del nostro gruppo, in cui relazionavamo a SCHIAVONE Nicola le nostre attività, i problemi e le vicende normali nella vita di un gruppo camorristico. A questa riunione non parteciparono i PASSARELLI che si limitavano a prepararci la stanza e poi si allontanavano. Ricordo che era Biagio PASSARELLI ad essere presente. Analogamente accadde nella seconda riunione. Tenga conto che erano riunioni operative anche per gli aspetti di azione del clan e quindi vi partecipavano solo le persone direttamente operative sul territorio. Ricordo bene che, dopo la seconda riunione, in mia presenza, PASSARELLI Biagio si avvicinò a Nicola SCHIAVONE e gli chiese di evitare ulteriori riunioni in quel luogo poiché aveva la D.D.A. e le forze di polizia addosso. Disse anche che alcune auto erano passate nei pressi del capannone e che avevano fatto delle foto. Ci disse anche che ciò era stato riferito anche da alcuni operai. Ricordo, e l espressione mi colpì molto, che dovevano evitare di perdere tutto. Disse testualmente: Nicola, vediamo di non farci sequestrate tutte cose, di non perdere tutto. SCHIAVONE Nicola convenne con il detto di PASSARELLI Biagio. A.D.R.: Ho incontrato PASSARELLI Biagio in queste occasioni e sempre con Nicola SCHIAVONE, come ho riferito. D'altronde, le attività del PASSARELLI erano nella zona di mia competenza ed io non mi sono neanche mai sognato di chiedere l estorsione ai PASSARELLI, perché sapevo che erano soci della famiglia SCHIAVONE. La S.V. mi chiede se io abbia incontrato altri esponenti della famiglia PASSARELLI oltre Biagio. Le rispondo che, nel Luglio 2009 ho incontrato, presso il carcere di Santa Maria C.V., PASSARELLI Franco, fratello di Biagio. Io ero detenuto in quel carcere per estorsione. Non so dirle perché era detenuto il PASSARELLI Franco. Conobbi in quell occasione il Franco che non avevo mai conosciuto personalmente ma che conoscevo di nome e sapevo essere il figlio di Dante PASSARELLI nonché fratello di Biagio. L incontro avvenne durante le ore di passeggio che noi facevamo presso quel carcere in due cortili, distinti ma adiacenti. Tali cortili consentivano però di colloquiare ponendosi proprio alla fine del muro divisorio. Ricordo che io ero in carcere da tre o quattro giorni e si avvicinò alla divisione una persona che mi chiamò e mi chiesi se io fossi Chicchinoss. Risposi affermativamente e il PASSARELLI si presentò come PASSARELLI Franco. Mi disse che aveva saputo che io ero detenuto in quel carcere, che sapeva che ero compagno di Nicola e che anche lui era compagno di Nicola. Io, come ho detto, sopra, già conoscevo di nome il PASSARELLI e già sapevo, come gli dissi, che lui era compagno di Nicola. Con l espressione compagno di Nicola, nelle presentazioni di persone, io sapevo, e so, che ci si riferisce a persone collegate a Nicola SCHIAVONE o perché operative sul piano militare (estorsioni, ecc.) o perché prestanome di Nicola (imprenditori, ecc.). Nel corso del colloquio il PASSARELLI Franco, oltre ad informazioni di rito circa quello che avveniva all esterno, mi disse che sapeva che al reparto Tamigi si trovava anche mio fratello Crescenzo, cosa rispondente al vero. Ci scambiammo il proponimento che chiunque di noi fosse uscito per primo avrebbe portato i saluti a Nicola. A.D.R: Non ho conosciuto altri componenti della famiglia PASSARELLI. RISCONTRI ALLE DICHIARAZIONI 19

20 I capannoni siti nella zona industriale di Teverola, indicati dal collaboratore di giustizia come luogo di convocazione di due distinte riunioni tenutesi nel 2007 tra affiliati al clan dei Casalesi e presiedute da SCHIAVONE Nicola, sono stati individuati dalla Pg operante nei locali ad uso commerciale/industriale ubicati in Teverola, zona ASI, strada Statale Appia km , già sede della MED COM S.r.l. di DE MARCO Salvatore, fratello di DE MARCO Teresa, vedova di PASSARELLI Dante. DE MARCO Salvatore, dall al , è stato altresì amministratore unico della Società Centro Sud Commerciale, azienda notoriamente di proprietà dei fratelli PASSARELLI, attualmente sottoposta a sequestro preventivo nell ambito del procedimento penale a carico dei fratelli Passareli per il reato di cui all art. 648 bis c.p. La MED COM S.r.l. di DE MARCO Salvatore è stata una società avente ad oggetto il commercio e la distribuzione all ingrosso di prodotti alimentari, ramo imprenditoriale in cui, da sempre, è impegnata la famiglia PASSARELLI. Costituita il , ha stabilito la propria sede legale ed operativa in Teverola (CE), zona ASI via Appia Nord Km , presso i locali commerciali di proprietà della DEGART di Massimo DE GAETANO & c. (il contratto di locazione dei capannoni, stipulato tra le società MED COM e DEGART, è del ). La MED COM S.r.l. risulta, dal , in scioglimento per liquidazione 7. A tal proposito giova evidenziare un dato; nel periodo appena precedente allo scioglimento della società, DE MARCO Salvatore, in qualità di amministratore della MED COM, ha sporto alle autorità le seguenti denunce: - In data , denuncia di furto di merce alimentare dal valore di euro ,76 coperto da assicurazione contro il furto. - In data , denuncia di furto di merce alimentare dal valore di euro ,65 coperto da assicurazione contro il furto. La circostanza che i locali commerciali di Teverola, sede della MED COM, nel 2007 fossero effettivamente in uso ai fratelli PASSARELLI, è confermato altresì dall esito di un attività di indagine svolta dai Carabinieri della Compagnia di Santa Maria C.V. proprio nel mese di Aprile di quell anno, il cui contenuto riscontra in maniera formidabile anche le dichiarazioni rese da LAISO Salvatore con riferimento alla circostanza che quei capannoni fossero utilizzati da PASSARELLI Biagio come luogo ove organizzare riunioni tra affiliati al clan dei Casalesi. L attività investigativa dei CC di Santa Maria C.V. scaturiva da indagini tecniche svolte, in quel periodo, su delega della Procura della Repubblica di Santa Maria C.V. nell ambito del procedimento penale numero 3579/07 RGNR. La competenza sulle indagini passò, successivamente, alla Procura di Napoli D.D.A., nell ambito del procedimento penale numero 27141/07. Per ciò che rileva in questa sede, negli atti di indagine allegati all informativa numero 1/143-10, datata 2 Maggio 2007, del Comando Compagnia CC di Santa Maria C.V., si legge: DALL ANNOTAZIONE DEL 23 APRILE 2007, REDATTA DA MILITARI DELLA COMPAGNIA CC DI SANTA MARIA C.V. ALLEGATA ALL INFORMATIVA NUMERO 1/ DEL 2 MAGGIO 2007: A seguito di attività d indagine in corso da parte di questo Reparto, alle ore 14:15 di oggi 23 corrente (Aprile, ndr) ci siamo recati presso la sede della società MED.COM. s.r.l., ubicata in Teverola (CE) alla via Appia Nord Km. 11,400-zona ASI. (denominata anche CASH-CARRY), per effettuare un servizio di O.C.P. (osservazione, controllo e pedinamento) al fine di addivenire 7 Accertamento svolto alla Banca Dati Infocamere su MED COM S.r.l.. 20

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