GLI SPAZI APERTI SPAZI APERTI E PROGETTI DI AREA VASTA

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1 GLI SPAZI APERTI SPAZI APERTI E PROGETTI DI AREA VASTA 0147

2 Gli Spazi Aperti Spazi aperti e progetti di area vasta Spazi aperti e progetti di area vasta Gli spazi aperti sono qui identificati con quelle aree non edificate e non urbanizzate poste entro o ai margini dell urbanizzato e in stretto rapporto con esso, indipendentemente dalla loro funzione, destinazione d uso o effettivo utilizzo. Tali aree, prevalentemente naturali e agricole, che pure garantiscono una pluralità di funzioni cruciali sia per la qualità della vita individuale e sociale sia per l ambiente e il paesaggio, sono lasciate in gran parte all abbandono nella parte alta del territorio mentre sono pesantemente minacciate, sul fondovalle e nelle zone di pianura, dalle forti pressioni edificatorie e infrastrutturali. Le forti pressioni edificatorie e infrastrutturali, spesso non adeguatamente contrastate dalle Amministrazioni locali a causa della mancanza di una valida progettualità alternativa o della supposta opportunità di finanziare le spese correnti attraverso gli oneri di urbanizzazione, mettono a rischio l esistenza di questi spazi aperti e appesantiscono l esposizione finanziaria degli enti locali nel tempo. Nella realtà attuale è quindi necessario che la qualificazione degli spazi aperti sia basata su processi condivisi e fatta propria dall intera collettività locale e venga recepita dagli strumenti di governo del territorio che confluiscano in progetti di area vasta. Nella realtà della Valle Varaita già esistono esperienze progettuali dirette in tal senso tra cui emerge il Progetto Pilota denominato Laboratorio naturale GestAlp. La strategia che si propone con il programma GestAlp è quella di realizzare modelli innovativi per la gestione delle quattro fonti naturali rinnovabili del territorio alpino (l acqua, il legno, l erba e gli animali, selvatici e domestici), al fine di promuovere uno sviluppo a forte connotazione sociale. Si tratta di un modello in grado di produrre economia e occupazione, migliorare la qualità di vita della comunità residente, aprirsi ad un proficuo scambio con le realtà socioeconomiche dell area circostante senza dover obbligatoriamente dipendere, come avviene ora, da contribuzioni esterne (a costo zero per le Amministrazioni pubbliche e intende coinvolgere gli Istituti finanziari istituzionali senza il coinvolgimento di capitali di imprenditori privati, a cui si dovrebbero dividendi troppo forti a discapito delle ricadute locali). La strategia del programma non può che essere a priorità energetica, nel senso che i proventi e i servizi legati a una rete di piccoli impianti idrici plurimi e ad un impianto di cogenerazione elettro-termica da biomasse legnose locali, consentiranno, da un lato, lo sviluppo integrato di altre filiere sostenibili, a partire dalla Filiera delle carni locali tipiche e dalla Filiera del legno locale nonché, dall altro, una seria programmazione di interventi sociali diretti nel campo dei servizi primari. La Filiera delle Foreste e del legno locale è già avviata. Un Centro di lavorazione del legno con piazzale di deposito-scelta degli assortimenti, annessa segheria per semilavorati e possibilità di realizzare un impianto di cogenerazione termo-elettrica da biomasse legnose locali a finalizzazione complementare dell attività selvicolturale è stato realizzato nel Comune di Frassino. Il Territorio di riferimento, al momento, riguarda i Comuni di Sampeyre e Frassino (3.500 ettari di foreste pubbliche). In futuro l adesione al Piano di Gestione Forestale riguarderà anche i boschi di altri Comuni così che la Zona Forestale GestAlp si allargherà e si potranno prevedere più Centri di lavorazione, con particolare riguardo agli impianti di generazione energetica, con opportunità di teleriscaldamento di altri Capoluoghi e delle maggiori Frazioni. Il tutto con ricadute significative, ambientali oltre che economiche. 0148

3 Gli Spazi Aperti Spazi aperti e progetti di area vasta Laboratorio naturale Gestalp. Il centro di lavorazione del legno realizzato nel comune di Frassino. 0149

4 GLI SPAZI APERTI BOSCHI, PASCOLI E COLTIVI 0150

5 GLI SPAZI APERTI Boschi, pascoli e coltivi BOSCHI, PASCOLI E COLTIVI Boschi, pascoli e coltivi compongono gli spazi aperti della Valle Varaita. Guardando il territorio dall alto con l aiuto di viste aeree e di cartografie e leggendo il Piano Forestale Territoriale emerge chiaramente la disposizione di questi areali. I seminativi sono diffusi soprattutto nella parte pianeggiante che si estende da Cuneo a Busca dove si pratica un agricoltura di tipo intensivo. Nei comuni all imbocco della valle (Busca, Costigliole di Saluzzo, Piasco) i seminativi lasciano spazio ai frutteti. Procedendo verso la testata della valle i seminativi, sporadici, e i frutteti lasciano spazio ai prati permanenti, ai prato-pascoli ed ai pascoli. Infatti l occupazione del suolo a prato ed a prato-pascolo raggiunge la massima estensione nei comuni di Brossasco, Frassino, Melle, Isasca, Sampeyre. La superficie occupata è di circa il 5,5% della superficie totale di valle. Gli appezzamenti a foraggere non soggetti a pascolamento sono ubicati per lo più lungo la fascia di fondovalle adiacente il torrente Varaita o nei pressi delle numerose borgate ancora abitate e servite da strade di agevole percorrenza. La bassa e l alta valle oltre che da pascoli, disposti sulle dorsali alte, è interessata da boschi che si sviluppano su entrambi i pendii di versante. La superficie boscata della Valle Varaita è composta da circa il 44% di proprietà comunale e dal 56% proprietà privata. In generale la proprietà comunale è diffusa soprattutto nei Comuni dell Alta Valle con prevalenza di fustaie di conifere (lariceti, cembrete, abetine) mentre la proprietà privata è particolarmente diffusa nei comuni della bassa valle con prevalenza di castagneti e di soprassuoli governati a ceduo o in via di naturale conversione. Le faggete, prevalenti nella media valle, sono ripartite in maniera tendenzialmente simile per forma di proprietà. Rispetto alla composizione specifica le latifoglie rappresentano l 83% del soprassuolo. Se si considerano le sole piante di diametro superiore a cm.17,5 il numero complessivo di piante scende, dato significativo della complessivamente giovane età dei soprassuoli che presentano una marcata spinta dinamica e in parte derivano dalla ricolonizzazione di aree recentemente abbandonate dall attività agricola e pastorale. Si tratta dunque nel complesso di boschi ancora giovani ed in piena dinamica evolutiva. Le aree interamente colonizzate da vegetazione arbustiva non forestale (rodoreti, vaccinieti, formazioni a brugo, ginepro etc.) sono anch essi derivanti dall abbandono colturale delle superfici pascolive. Tale occupazione del suolo interessa circa l 1,4% della superficie totale. Si tratta di formazioni in via di espansione che hanno determinato eccessiva invasione delle cotiche foraggere di interesse pastorale. 0151

6 GLI SPAZI APERTI 1 STRATEGIA GENERALE E 3 SOTTO STRATEGIE 0152

7 SPAZI APERTI 1 strategia generale e 3 sotto-strategie 1 STRATEGIA GENERALE E 3 SOTTO-STRATEGIE Nella lettura del territorio della Valle si riflette chiaramente la dinamica demografica che l ha interessata nell ultimo secolo. Il territorio indagato in questi ultimi cento anni ha infatti visto un forte spopolamento dell alta valle ed un progressivo aumento dell insediato di bassa valle e pedemonte. Negli spazi aperti, ciò ha portato ad un abbandono delle colture di alta valle con rimboschimento recente di pascoli e coltivi con un conseguente aumento generale di naturalità. Bassa Valle e Pedemonte hanno invece visto un progressivo aumento dell antropizzazione del territorio con il conseguente aumento dell insediato e delle colture intensive (frutticolultura, mais, allevamenti, ecc.). Oggigiorno ne deriva che, dal punto di vista degli spazi aperti, è possibile dividere il territorio indagato in 3 situazioni territoriali: tendente alla monocoltura. La strategia generale che qui si propone è quella di ribilanciare la distribuzione di naturalità e antropizzazione, attraverso un progressivo aumento dell antropizzazione verso monte ed un progressivo aumento di naturalità verso valle. Questo obbiettivo per essere perseguito deve essere puntualmente declinato rispetto alle 3 situazioni territoriali cercando di bilanciare il ruolo degli spazi aperti come risorsa sostenibile e come patrimonio naturale. 1 alta valle, terra dell abbandono, caratterizzata dalla presenza di boschi e di pascoli; 2 bassa valle in cui la frutticoltura si sviluppa sul fondovalle mentre i boschi occupano i versanti; 3 pianura, altamente antropizzata, contraddistinta da un agricoltura estensiva ormai 0153

8 SPAZI APERTI 1 strategia generale e 3 sotto-strategie * Elaborazione grafica programma Alcotra progetto n

9 GLI SPAZI APERTI L ALTA VALLE 0155

10 SPAZI APERTI L Alta Valle L ALTA VALLE L alta valle è caratterizzato in prevalenza da boschi e pascoli (legati all allevamento per la produzione casearia). Negli spazi aperti di alta valle si è verificato l abbandono di colture e di parte degli spazi destinati al pascolo. Fenomeno che ha generato un rimboschimento recente di pascoli e coltivi con un conseguente aumento generale di naturalità. Naturalità che si localizza prevalentemente attorno alle borgate, oggi abbandonate, un tempo basate sull attività agricola pastorale. Per questa fascia di territorio vallivo l obiettivo da raggiungere sarà quello di potenziare il ruolo degli spazi aperti come risorsa sostenibile del territorio, in chiave economica ed energetica. Per raggiungere tale obiettivo saranno necessarie alcune operazioni di seguito elencate: ridurre le aree boscate di invasione in favore dei pascoli. Riportare le aree recentemente abbandonate dall attività agricola e pastorale e interessate dalla boscaglia di invasione o bosco recente situate prevalentemente al limite delle borgate attualmente abbandonate all originale destinazione a pascolo; potenziare la filiera del legno rispetto a Gestalp. Attualmente il progetto interessa 3500 ha di bosco nei comuni di Sampeyre e Frassino con un centro di lavorazione/ deposito/cogenerazione a Frassino. Si propone di attivare altri centri del legno mettendo in gioco gran parte del territorio boscato della valle di proprietà pubblica e privata e riutilizzando contenitori vuoti esistenti sul territorio; potenziare la filiera del pascolo (allevamento+carni+formaggi) rispetto a Gestalp. Per ora è stato realizzato un unico centro di lavorazione delle carni a Frassino associato al centro del legno; Potenziare colture di nicchia come la coltura delle piante officinali, ecc. Per ora esistono in Valle due Aziende che producono erbe officinali: l Azienda Valverbe nel Comune di Bellino che interessa una superficie coltivata di 16,2 ha su tre stazioni, l Azienda I Frassini nel Comune di Frassino che interessa una superficie coltivata di 11 ha di sua proprietà e di 13 ha di proprietà comunale; favorire la mixité funzionale delle aziende: agricoltura+ristorazione+accoglienza. Ne deriva una serie di ricadute insediative: nascita di nuovi punti logistici: le filiere, in particolare quella del legno, necessitano di punti di raccolta/smistamento in zone strategiche rispetto all accessibilità; Nascita di centrali di cogenerazione: legate ai punti logistici; Recupero delle borgate: la filera del pascolo, le colture di nicchia e la mixité funzionale delle aziende possono incentivare il recupero delle borgate come luogo per nuovi insediamenti di attività. 0156

11 SPAZI APERTI L Alta Valle APPROFONDIMENTI LEGISLATIVI La riconversione degli spazi boscati in pascoli o coltivi. In Valle Varaita, come nelle restanti valli della Regione, la superficie forestale è in costante aumento, soprattutto a causa dell abbandono di attività agricole in montagna e collina. In buona parte dei popolamenti la frammentazione della proprietà terriera, le difficili condizioni orografiche, l inadeguata viabilità di servizio e l alto costo della manodopera hanno frenato le utilizzazioni, determinando in molto casi l abbandono delle pratiche di gestione. Il progressivo decremento delle cure colturali ha portato nel tempo ad una stagnazione delle attività economiche collegate alle filiere del legno e ad un consistente ricorso all importazione, che comporta un sottoutilizzo delle risorse boschive interne. Lo scarso utilizzo delle risorse boschive e degli spazi aperti adiacenti di alta montagna (abbandono delle tecniche colturali di sfalcio e concimazione dei prati montani; espansione delle aree boscate collinari e montane; abbandono di numerosi pascoli e diminuzione del grado di caricamento degli stessi con conseguente evoluzione della cotica erbosa verso forme di inarbustimento che preludono il ritorno del bosco) ha portato alla conseguente invasione, da parte del bosco, di parti di territorio che in origine avevano una diversa destinazione (coltivo, pascolo). Ad oggi intervenire per riportare questi spazi occupati attualmente dalla vegetazione al loro originario utilizzo non è cosa semplice sia dal punto di vista pratico (raggiungere queste parti di territorio con i mezzi necessari per attuare la riconversione) sia dal punto di vista burocraticolegislativo. Infatti nel nostro Paese (il D. lgs. 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio ) ed in particolare in Piemonte (Legge regionale 9 agosto 1989, n. 45. Nuove norme per gli interventi da eseguire in terreni sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici) esiste una normativa nata per tutelare il Paesaggio ma che, almeno fino a poco tempo fa, non considerava la necessità odierna di dover riconvertire gli spazi boscati in pascolo o coltivo. La Legge regionale 9 agosto 1989, n. 45 disciplina gli interventi e le attività da eseguire nelle zone soggette a vincolo per scopi idrogeologici definendo: la modificazione d uso del suolo come ogni intervento avente limitata entità che non comporti alterazione dell originaria destinazione del terreno e la trasformazione d uso del suolo come ogni intervento che incida sul terreno modificandone in modo permanente, o anche solo temporaneamente, l originaria destinazione. Per cui se ne deduce che anche la naturale invasione di parti di territorio che in origine avevano una diversa destinazione da parte del bosco è considerata trasformazione d uso del suolo. Ricadendo in questa casistica la Legge prevede il rilascio di un Autorizzazione conseguente ad una lunga trafila burocratica che sicuramente non incentiva questa già difficoltosa riconversione. Anche a livello Statale troviamo qualche difficoltà burocratica. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. lgs. 42/2004) considera Beni Paesaggistici da tutelare i territori montani al di sopra dei 1600 m ed i territori coperti da foreste e da boschi e prevede per questo tipi di bene l acquisizione dell autorizzazione paesaggistica prevista dall art Autorizzazione che comporta una lunga trafila burocratica indubbiamente superflua per riportare alla vocazione originaria dei territori che attualmente hanno perso queste caratteristiche. Di recente la Regione ha emanato una legge forestale (Legge n. 4/2009 Gestione e promozione economica delle foreste ) e 0158

12 SPAZI APERTI L Alta Valle successivamente con l articolo 24 della legge regionale n. 17 del Disposizioni collegate alla manovra finanziaria per l anno 2013 e con la circolare del Presidente della Giunta Regionale n. 2/AGR/URB del ha voluto fornire alcune indicazioni volte a semplificare il recupero a coltivi e a pascoli di spazi attualmente occupati da vegetazione arborea. Vengono quindi specificate le definizioni di nuclei edificati e colonizzati da vegetazione arborea o arbustiva a qualunque stadio di età (comma 3 bis, lett. a), terrazzamenti in origine di coltivazione agricola (comma 3 bis lett. c), paesaggi agrari e pastorali di interesse storico (comma 3 bis lett. d) e chiariti i rapporti tra la disciplina forestale e la normativa in materia paesaggistica (D. lgs. 42/2004) esplicitando che in questi casi non è necessaria l acquisizione dell autorizzazione paesaggistica prevista dall art. 146del D. lgs. 42/2004. La co-generazione La cogenerazione è la generazione simultanea in un unico processo di energia termica ed elettrica (ed eventualmente meccanica). La cogenerazione utilizza sistemi di generazione tradizionali (ad es. motori a combustione interna, turbine a vapore, turbine a gas, cicli combinati ) dove l energia termica prodotta viene recuperata e riutilizzata per usi diversi dalla generazione elettrica (ad es. usi industriali, teleriscaldamento, etc ). L iter amministrativo da seguire per ottenere i permessi necessari alla realizzazione di un impianto di cogenerazione è piuttosto lungo e complesso, esso si compone essenzialmente delle seguenti pratiche: PRATICA PROVINCIA: serve per ottenere l Autorizzazione Unica di realizzazione ed esercizio dell impianto; tale richiesta andrà in conferenza di servizi e la tempistica di completamento indicativamente potrebbe essere di 6-8 mesi dalla presentazione; PRATICA ENEL: consente la stipula del contratto di connessione alla rete dell impianto di produzione di energia elettrica (tale pratica dovrebbe essere espletata in circa 2-3 mesi); PRATICA VVFF (Vigili del fuoco): richiesta del parere di conformità sul progetto dell impianto ed emissione dei CPI (certificati previdenziali incendi) da parte dei vigili del fuoco; PRATICA UTF (Ufficio tecnico di finanza): serve per richiedere la licenza di officina elettrica di produzione e di vendita; deve essere svolta durante le fasi di installazione della macchina ed espletata prima del collaudo dell impianto; DIA (Dichiarazione inizio attività) o Permesso di Costruire: pratica per l ottenimento di autorizzazioni e concessione di licenze edilizie Alla lunga trafila burocratica necessaria si somma anche la problematica legata all opinione pubblica molto sensibile sulla questione legata alle emissioni in atmosfera conseguenti la combustione. La conversione termochimica di biomassa legnosa produce un gas grezzo contenente impurità organiche e inorganiche. Le impurezze organiche sono rappresentate da molte sostanze che vanno dagli idrocarburi leggeri a idrocarburi. L altro contaminante compreso tra le impurezze organiche e che può causare grossi problemi è il particolato. 0159

13 GLI SPAZI APERTI LA BASSA VALLE 0160

14 SPAZI APERTI La Bassa Valle LA BASSA VALLE essere convertiti ad altre attività; ma sono realizzati in terreno agricolo ma preservare le aree agricole esistenti: qui più che in altri luoghi le aree agricole pianeggianti sono risorsa scarsa. possibilmente in zone di grande visibilità come lungo le vie di principale comunicazione e possibilmente adiacenti a zone a destinazione In conseguenza di tali operazioni ne deriva una serie di ricadute insediative: artigianale. Spesso sono realizzate anche se l azienda non ne ha una reale necessità e sono fermare la nascita di nuovi capannoni agricoli e non a bordo strada; costruite senza alcuna attenzione all intorno in cui si inseriscono, con materiali e tecnologie che pensare a come riconvertire quelli esitenti; poco si integrano con il paesaggio circostante. fermare l insediato sulle zone di piana spingendolo piuttosto sulle zone di versante riportando le colture agricole di pregio negli spazi aperti di fondovalle. La normativa vigente prevede la possibilità di conversione della destinazione d uso di questi edifici da agricoli ad altre destinazioni dietro il pagamento dei dovuti oneri comunali. Ecco così comparire lungo le principali direttrici pedemontane una serie di edifici poco integrati APPROFONDIMENTI LEGISLATIVI nel paesaggio e dal destino incerto. Forse rimarranno vuoti ed inutilizzati per sempre o forse verranno acquistati da altri imprenditori e destinati ad usi diversi da quello agricolo. Il territorio della bassa valle è caratterizzato dalla presenza di frutteti sul fondovalle e di boschi sui versanti. Qui rispetto all alta valle l insediato ha un peso maggiore. Ne deriva una forte concorrenza tra aree agricole di pregio e insediamento. L obiettivo da raggiungere in questa fascia di territorio è quello di riuscire a gestire la conflittualità esistente tra insediato e aree agricole di pregio (frutteti). Le operazioni necessarie ad ottenere tale obiettivo sono: ridurre le speculazioni immobiliari legate all agricoltura: molti capannoni bordo strada sono nati come uso agricolo ma sono stati fin dall inizio pensati per essere affittati e/o La libertà insediativa degli agricoltori La normativa urbanistica Nazionale e quella Regionale prevedono per gli imprenditori agricoli la possibilità, sui terreni agricoli di loro proprietà, di realizzare, senza dover alcun tipo di contributo, delle strutture per la produzione, la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli con dimensionamento proporzionale alle esigenze delle aziende agricole. Questi edifici spesso non sorgono in adiacenza alle strutture principali dell azienda 0161

15 GLI SPAZI APERTI LA PIANURA 0163

16 SPAZI APERTI L Alta Valle LA PIANURA Da Cuneo a Busca si apre la zona pianeggiante in cui sono diffusi i seminativi dove si pratica un agricoltura di tipo intensivo tendente alla monocoltura. Questo utilizzo intensivo dello spazio aperto ha prodotto una serie di problematiche: la meccanizzazione agricola ha portato alla progressiva cancellazione degli elementi di naturalità minuta (rogge, bealere, filari, alberi isolati, ripe verdi legate a salti di dislivelli, bordi verdi fluviali); inoltre la riconfigurazione delle aziende agricole (sempre meno sempre più grandi) ha portato allo sviluppo non consono di alcuni nuclei (cascine) e all abbandono di altri. Per questa fascia pianeggiante di territorio l obiettivo sarà quello di aumentare la naturalità diffusa e la qualità del paesaggio, anche per fini di valorizzazione agri-turistica del territorio. Per raggiungere tale obiettivo sarà necessario mettere in atto una serie di operazioni: potenziare le connessioni ecologiche; ripensare le aziende agricole non solo in chiave produttiva; incentivare una multi-coltura. Le operazioni sopra descritte produrranno una serie di ricadute insediative: inspessimento delle fasce verdi fluviali: agire sulle fasce spondali, magari in cambio della possibilità di poter operare maggiormente sui letti fluviali; re-introdurre elementi di naturalità minuta: rogge, bealere, filari, alberi isolati; cascine abbandonate: proporre possibili opere di riconversione o verso attività energetiche (fotovoltaico, biomassa) o verso attività complementari (turismo, accoglienza nuove manovalanze); Ampliamenti cascine esistenti: proporre nuovi modelli di ampliamento dei nuclei che valorizzi il ruolo dell Aia come spazio centrale. APPROFONDIMENTI LEGISLATIVI La libertà insediativa degli agricoltori La normativa urbanistica Nazionale e quella Regionale prevedono per gli imprenditori agricoli la possibilità, sui terreni agricoli di loro proprietà, di realizzare, senza dover alcun tipo di contributo, delle strutture per la produzione, la conservazione, la lavorazione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli con dimensionamento proporzionale alle esigenze delle aziende agricole. Questi edifici spesso non sorgono in adiacenza alle strutture principali dell azienda ma sono realizzati in terreno agricolo ma possibilmente in zone di grande visibilità come lungo le vie di principale comunicazione e possibilmente adiacenti a zone a destinazione artigianale. Spesso sono realizzate anche se l azienda non ne ha una reale necessità e sono costruite senza alcuna attenzione all intorno in cui si inseriscono, con materiali e tecnologie che poco si integrano con il paesaggio circostante. La normativa vigente prevede la possibilità di conversione della destinazione d uso di questi edifici da agricoli ad altre destinazioni dietro il pagamento dei dovuti oneri comunali. Ecco così comparire lungo le principali direttrici pedemontane una serie di edifici poco integrati nel paesaggio e dal destino incerto. Forse rimarranno vuoti ed inutilizzati per sempre o forse verranno acquistati da altri imprenditori e destinati ad usi diversi da quello agricolo. 0164

17 SPAZI APERTI La Bassa Valle RICADUTE INSEDIATIVE Inspessimento delle fasce-verdi fluviali PRIMA DOPO Reintrodurre elementi di naturalità minute PRIMA DOPO * Elaborazione grafica programma Alcotra progetto n

18 SPAZI APERTI La Bassa Valle RICADUTE INSEDIATIVE Cascine abbandonate: opere di riconversione mirate all uso delle energeie alternative e al riutilizzo per attività complementari PRIMA DOPO * Elaborazione grafica programma Alcotra progetto n

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