Il Volontariato senese

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1 U F F I C I O S T U D I I Quaderni di Documentazione Il Volontariato senese Analisi dei bisogni e delle opportunità di intervento per la Fondazione MPS nel settore del volontariato senese Numero 4 - Aprile 2004

2 Esiste un solo tipo di uomo veramente adulto: la persona che ha cura di sé, dell'altro, dell'ambiente; in una parola, l'uomo solidale E.H. ERIKSON

3 Sommario PREFAZIONE... 5 OBIETTIVI DEL QUADERNO DI DOCUMENTAZIONE IL VOLONTARIATO SENESE IL VOLONTARIATO OGGI IL CONTESTO NORMATIVO IL VOLONTARIATO IN ITALIA IL VOLONTARIATO IN TOSCANA IL VOLONTARIATO IN PROVINCIA DI SIENA Siena comunità solidale La Consulta Provinciale del Volontariato a Siena La Delegazione Senese del Centro Servizi del Volontariato Toscano ANALISI DEI DATI STATISTICI INTRODUZIONE ANALISI PER SETTORE DI INTERVENTO ANALISI PER DIFFUSIONE TERRITORIALE LE FONTI DI FINANZIAMENTO ( FUNDING MIX ) BUDGET E RISORSE UMANE RISORSE UMANE E SETTORE DI INTERVENTO FOCUS: I MEZZI DI TRASPORTO SOCIO-SANITARIO IL VOLONTARIATO SI RACCONTA AMBIENTE Associazione UNA (Uomo Natura Animali) di Poggibonsi Gruppo Micologico Naturalistico Terra di Siena V.A.B. Vigilanza Antincendi Boschivi O.n.l.u.s. - Sezione Valdelsa CULTURA Associazione La Diana Circolo culturale La Sveglia Gruppo Archeologico Colligiano Unione Astrofili Senesi (U.A.S.) DONAZIONE SANGUE ORGANI AVIS - Associazione Volontari Italiani del Sangue Gruppo donatori di sangue Fratres (Monteroni d Arbia Siena) SOCIALE Associazione Cometa A.I.R. (Associazione Italiana Rett) Associazione Sesto Senso Onlus Associazione Sportiva Le Bollicine Auges Associazione di volontariato per l autogestione dei servizi agli anziani Auser Sezione di Montepulciano Auser Attività civiche di San Gimignano Centro sociale Auser Verde e soccorso argento Chianciano Terme Comitato della terza età Comune di Castelnuovo Berardenga Donna chiama donna

4 Gruppo di Volontariato Vincenziano Il Laboratorio O.N.M.I.C Opera Nazionale Mutilati Invalidi Civili Sede Provinciale Chiusi Sunrise O.n.l.u.s SOCIO-SANITARIO Arciconfraternita di Misericordia ed Istituzioni Riunite di Siena A.I.P.A. Associazione Italiana Pazienti Anticoagulanti - Sezione di Siena AISM Associazione Italiana Sclerosi Multipla Sezione di Siena A.SE.DO. Associazione Senese Down Associazione Siena Soccorso A.V.O. Associazione Volontari Ospedalieri di Siena Centro di aiuto alla vita Circolo La Pergola Confraternita di Misericordia di Casole d Elsa Confraternita di Misericordia di Poggibonsi Confraternita di Misericordia Sezione di Torrenieri Croce Verde O.n.l.u.s. Ass.ne P.A. e Volontariato Sezione di Chianciano Terme Legatumori Senese O.n.l.u.s Pubblica Assistenza di Buonconvento Gruppo Donatori di Sangue Pubblica Assistenza di Poggibonsi Pubblica Assistenza di Siena Pubblica Assistenza e Donatori di Sangue della Val d Arbia - Monteroni d Arbia Serena Gruppo di aiuto donne operate al seno Siena Ail O.n.l.u.s Venerabile Confraternita di Misericordia di Radicofani Venerabile Confraternita di Misericordia e S. Chiodo di Asciano L APPORTO DELLA FONDAZIONE MONTE DEI PASCHI NEL SETTORE LE SOMME DELIBERATE A FAVORE DELLE ASSOCIAZIONI DEL TERZO SETTORE FOCUS: IMPORTI DELIBERATI A FAVORE DELLE ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO SENESE SINTESI CONCLUSIVA ALLEGATO 1 REGOLAMENTO DELLA CONSULTA PROVINCIALE DEL VOLONTARIATO DI SIENA ALLEGATO 2 - CONSULTA PROVINCIALE DEL VOLONTARIATO DI SIENA: PROGRAMMA ANNO ALLEGATO 3 ALBO DEL VOLONTARIATO DELLA PROVINCIA DI SIENA INDICE DELLE TABELLE INDICE DEI GRAFICI RINGRAZIAMENTI

5 PREFAZIONE (di Alessandro Masi, Deputato generale della Fondazione Monte dei Paschi di Siena) Con il nuovo Statuto del 2001 la Fondazione Monte dei Paschi di Siena è passata dall erogazione di beneficenza al supporto responsabile dei progetti del territorio. In questo percorso i Quaderni tematici sui settori di intervento ben testimoniano il ruolo della Fondazione come luogo di confronto critico tra la domanda dei bisogni e lo stato dell offerta dei servizi in un determinato contesto. Il Quaderno della Fondazione sul Volontariato senese, realizzato a (e con) cura dall Ufficio Studi con il contributo anche di esponenti del mondo della solidarietà e delle Associazioni, costituisce quindi una preziosa opportunità di conoscenza statistica del nostro Volontariato locale, che ben dimostra, confermandola, la propria tradizionale capacità istituzionale, intesa come senso della vita inserita in forme collettive di partecipazione sociale e democratica. Nel panorama del Volontariato nazionale si registra l estensione dei campi di intervento dai tradizionali settori del welfare ai nuovi impegni civili, anche se ancora è limitata la tendenza a lavorare per progetti, tendenza invece responsabilmente contraddetta, anche in ambito internazionale, dai dati che riguardano il Volontariato locale e regionale che interloquisce con la nostra Fondazione, per la quale è uno dei settori di statutario riferimento, come ben dimostrano gli accresciuti indici di attenzione erogativi. Così, in questi anni la Fondazione ha investito nel fortificare la dignità di questa alta forma di libertà, con interventi di programmazione e supporto futuro (sedi), garantendo le condizioni di un suo progresso culturale, che rimarrà sempre ricchezza se l ascolto e la capacità progettuale saranno sempre priorità e guideranno il servire. Sui percorsi di finanziamento, c è ancora molto da sperimentare (Comunità Europea, organizzazioni pubbliche europee o internazionali), mentre sul versante della dimensione organizzativa deve far criticamente riflettere che in ambito diffuso aumentino le associazioni, ma non i volontari. Di fronte alla preannunciata riforma della normativa sul Volontariato si avverte infine la necessità che si apra ai vari livelli un dibattito formativo sullo stato del complesso terzo settore, sui rapporti tra Volontariato e promozione-impresa sociale e tra Volontariato e Cooperazione. In questo modo, i dati di questo Quaderno possono costituire non solo dei conforti alla migliore azione associativa e amministrativa, ma anche degli interessanti spunti di riflessione. Desidero quindi ringraziare le Valorose Associazioni ed i Valorosi Volontari per la ricchezza di umanità che coltivano e per la crescita umana ed operativa che hanno sancito in questi anni, attraverso la Consulta con l Amministrazione Provinciale, il centro Servizi del Volontariato e le altre istituzioni, anche con la Fondazione, di cui hanno contribuito a difendere autonomia e prerogative. Un debito di riconoscenza va anche alle donne a agli uomini della Fondazione, professionisti anche della sensibilità e dell ascolto, che stanno ben operando per una crescita responsabile della cultura della solidarietà, con i Deputati amministratori e generali, insieme al nostro Presidente. 5

6 Obiettivi del quaderno di documentazione I l quarto Quaderno di documentazione preparato dall Ufficio Studi della Fondazione MPS intende offrire una panoramica sul fenomeno del volontariato esistente nel territorio provinciale senese, dando conto della sua realtà attuale, delle sue caratteristiche, delle sue molteplici aree di intervento, dei suoi numeri e delle sue prospettive. L indagine svolta e qui presentata parte nel primo capitolo da una analisi del volontariato senese nel suo contesto storico, legato alle caratteristiche peculiari della terra senese, da sempre caratterizzata da uno spiccato senso della solidarietà sociale e dall importanza delle forme organizzate di partecipazione collettiva sociale e democratica. In questa terra, nell ultimo secolo e mezzo si è fortemente sviluppato il fenomeno dell associazionismo, che in certe aree della provincia, a vocazione prettamente industriale è stato tendenzialmente di origine socialista, mentre, in altre, dominate dall economia mezzadrile è stato caratterizzato piuttosto dallo sviluppo delle istituzioni delle confraternite laiche, delle misericordie delle pubbliche assistenze. Il volontariato senese conta oggi su più di 200 associazioni, iscritte all Albo Provinciale del Volontariato e che compongono la Consulta Provinciale del Volontariato, istituita nel La Consulta Provinciale ha il compito di coordinare la risposta delle associazioni alle problematiche riguardanti il volontariato, nonché di formulare proposte e promuovere iniziative per sensibilizzare l opinione pubblica e le istituzioni sull importanza del ruolo delle associazioni di volontariato nella società. La Consulta Provinciale costituisce quindi il forum ideale per dibattere, affrontare e risolvere i diversi problemi che il mondo del volontariato si trova a fronteggiare, con riferimento specifico alla realtà territoriale della provincia di Siena. Alla Consulta Provinciale, sempre in posizione di supporto alle iniziative delle singole associazioni, si affianca il Cesvot, il Centro Servizi per il Volontariato, previsto dalla legge 266/921 ed istituito dalla Regione Toscana nel Il Cesvot nasce per svolgere esclusivamente compiti di formazione ed informazione per il volontariato, anche se in realtà esso fornisce un continuo e costante supporto a moltissime delle iniziative promosse dalle numerose associazioni di volontariato presenti nel territorio senese. Il Cesvot è organizzato su base regionale, ma è presente con autonome delegazioni in tutti i capoluoghi di provincia della Toscana, Siena compresa. Dopo una breve descrizione delle istituzioni di supporto del volontariato senese, l analisi si sofferma quindi su una presentazione dei dati più rilevanti sul fenomeno del volontariato raccolti dalla Fivol, con riferimento al contesto nazionale e regionale, in modo da preparare il terreno per una più specifica analisi statistica delle caratteristiche del volontariato senese, che segue nei capitoli successivi. Il secondo capitolo del Quaderno si incentra, infatti, su una analisi dei dati statistici sulle associazioni di volontariato senesi raccolti dalla Fondazione sulla base di un proprio questionario inviato nell autunno del 2003 alle associazioni iscritte all Albo Provinciale del Volontariato di Siena. L indagine si incentra dapprima su una catalogazione delle associazioni distinte per settore di intervento, raggruppate sulla base di sei settori preventivamente identificati, vale a dire ambiente, cultura, donazione sangue/organi, sociale, socio-sanitario. Successivamente, le associazioni così censite vengono analizzate sulla base della diversa ampiezza del loro orizzonte territoriale, che può essere comunale, provinciale, regionale o nazionale. Segue l analisi sulle fonti di finanziamento sulle quali le diverse tipologie di associazioni possono tipicamente contare, prima di passare a verificare come il diverso livello di budget delle varie associazioni possa influenzare la loro 6

7 disponibilità e varietà di risorse umane, intese come volontari, dipendenti, obiettori e volontari del servizio civile. La distribuzione delle risorse umane all interno delle varie tipologie di associazioni viene infine analizzata anche in una diversa ottica, vale a dire quella della distribuzione in base al settore di intervento delle associazioni. Infine, il capitolo si chiude con un censimento dei mezzi di trasporto socio-sanitario appartenenti alle diverse associazioni operanti nella provincia di Siena, che fanno capo alla Misericordia ed alla Pubblica Assistenza, i quali, insieme ai mezzi della AUSL 7 Senese, peraltro anch essi censiti in questa sede, gestiscono la domanda di servizi di trasporto sanitario e socio-sanitario esistente a livello provinciale. Nel terzo capitolo, simbolicamente intitolato Il Volontariato si racconta, vengono presentate alcune delle esperienze più rilevanti raccontate alla Fondazione da alcune delle associazioni iscritte all Albo Provinciale del Volontariato. Le diverse esperienze vengono descritte cercando di rispecchiare nel modo più fedele possibile il racconto dei diretti interessati e sono presentate sulla base di una articolazione che rispecchia le diverse categorie di appartenenza delle associazioni, vale a dire ambiente, cultura, donazione sangue/organi, socio-sanitario, sociale. Infine, il quarto ed ultimo capitolo è dedicato ad una analisi del sostegno della Fondazione MPS alle associazioni del terzo settore e del volontariato. L indagine presentata nel capitolo si articola in due parti, la prima dedicata all analisi delle assegnazioni complessivamente deliberate a favore del terzo settore, a prescindere dalla sede di ubicazione geografica delle associazioni beneficiarie. La seconda parte si concentra, invece, sulle somme specificamente deliberate nel corso degli ultimi anni alle associazioni di volontariato ubicate nel territorio della provincia di Siena ed iscritte all Albo Provinciale del Volontariato, che come detto ammontano ad oltre 200 unità. 7

8 1. Il Volontariato senese I l presente capitolo è dedicato ad una prima analisi del fenomeno del volontariato, esaminato con particolare riferimento alla situazione esistente nel territorio provinciale senese. A tale proposito, dopo alcuni cenni sulla Carta dei Valori del Volontariato della Fivol che sancisce quali sono i principi fondanti del volontariato e quali gli atteggiamenti ed i ruoli del volontario e delle associazioni di volontariato nella comunità sociale e territoriale di riferimento, seguito da un breve richiamo al contesto normativo di riferimento in materia, l analisi cercherà di fornire una rapida fotografia statistica degli elementi salienti del volontariato, visto sia in chiave nazionale che regionale, per passare poi nel prosieguo del capitolo a soffermarsi sulle specifiche peculiarità del volontario senese, inteso come specifica espressione della realtà sociale del territorio provinciale senese. 1.1 Il Volontariato oggi Il volontariato viene da lontano. Per comprendere la realtà del volontariato di oggi è necessario porre mente innanzitutto al passato, religioso e laico, agli ideali, vecchi e nuovi, ed alla millenaria cultura che stanno alla base del volontariato, che deve essere inteso prima di tutto come opera di solidarietà gratuita e spontanea a favore del prossimo, della società e dell ambiente. La Carta dei Valori del Volontariato elaborata dalla Fivol (Fondazione Italiana per il Volontariato) contiene utili spunti di riflessione per comprendere meglio i valori che stanno alla base dell attività di volontariato nella società contemporanea. La Carta dei Valori del Volontariato si divide in due parti, la prima, intitolata Principi fondanti contiene i principi generali a cui si ispira l attività del volontariato, la seconda intitolata Atteggiamenti e ruoli, è articolata in due sezioni, dedicate rispettivamente ai volontari ed alle organizzazioni di volontariato. Nella prima parte si tracciano le linee guida ed i criteri che dovrebbero guidare ed ispirare l azione dei volontari. A tal fine, il volontario viene definito come la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l umanità intera. La gratuità dell azione di volontariato viene incisivamente sottolineata. La gratuità, infatti, è considerata come elemento distintivo e caratterizzante dell azione del volontariato, che serve a distinguerla delle altre forme di impegno civile e dalle altre tipologie di attività riconducibili al terzo settore. Il volontariato, in tutte le sue forme e le sue manifestazioni, è sempre espressione di appartenenza piena e solidale alla comunità e pone al centro della sua ottica di riferimento il valore primario della relazione umana e della condivisione del proprio tempo e delle proprie capacità a servizio dell altro. Da ultimo, non devono essere dimenticate la funzione culturale ed il ruolo politico del volontariato. Infatti, il volontariato ha una funzione culturale, in quanto si pone come veicolo per lo sviluppo di una migliore coscienza critica collettiva e come strumento di diffusione dei valori della pace, della giustizia, della libertà, della legalità, della tolleranza e della solidarietà, e svolge altresì un ruolo politico, in quanto contribuisce all attuazione concreta dei processi della vita sociale e, quindi, in ultima analisi alla crescita democratica della società nella quale opera. 8

9 Nella seconda parte della Carta dei Valori del Volontariato, l attenzione si concentra invece sugli atteggiamenti e sui ruoli che dovrebbero caratterizzare l azione del volontario e delle associazioni di volontariato, i quali si basano largamente sui principi della solidarietà, della gratuità, della partecipazione sociale, ma anche della professionalità, della responsabilità e del rispetto assoluto della dignità umana. 1.2 Il contesto normativo Il concetto di volontariato al quale si fa riferimento nel presente Quaderno è essenzialmente quello disciplinato dalla Legge n. 266 dell 11 agosto 1991, secondo la quale per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l organizzazione di cui il volontario fa parte senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà (art. 2). Punto focale per l attività di volontariato è l organizzazione di volontariato, definita dalla stessa legge come un organismo liberamente costituito, al fine di svolgere l attività di cui all articolo 2, che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti. Il finanziamento del volontariato è assicurato da fondi pubblici e privati. Tuttavia, per non lasciare il finanziamento del volontariato esclusivamente legato ad iniziative di tipo spontaneo, la legge 266/91 ha previsto una forma di finanziamento annuale obbligatorio per garantire il funzionamento dei Centri di Servizio per il Volontariato, organizzati su base regionale. A tale proposito, infatti, l articolo 15 della legge 266/91 dispone che gli enti di cui all art. 12, comma 1, decreto legislativo 156/90 (ex enti conferenti di diritto pubblico), prevedano nei propri Statuti che una quota non inferiore a 1/15 dei proventi netti di esercizio sia destinata alla costituzione di specifici fondi presso le Regioni per l istituzione di centri di servizio per il volontariato. Dal canto suo, l articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 153/99 prevede che le fondazioni bancarie assicurino il rispetto della norma di cui sopra ed infatti l articolo 5 comma 1 ultima parte dello Statuto della Fondazione MPS recepisce tale disposizione, recitando che La Fondazione assicura altresì il rispetto delle disposizioni di cui all art. 15 della Legge n Il Volontariato in Italia Una fotografia piuttosto completa e aggiornata sul mondo del volontariato in Italia è quella offerta dalla Fivol (Fondazione Italiana per il Volontariato) nella Terza Rilevazione sulle Organizzazioni di Volontariato 1. Nel 2001 la Fivol ha condotto una rilevazione su organizzazioni di volontariato di primo livello, vale a dire operative e attive sul campo rispetto alle circa stimate (Tav. 1). L indagine si è basata su un questionario composto da circa 30 domande indirizzato alle OdV previamente identificate monitorato a distanza per ottenere il massimo ritorno di informazione. La rilevazione nazionale ha assolto ad una duplice funzione: da un lato ha descritto le caratteristiche fondamentali delle unità solidaristiche, e dall altro ha consentito la verifica di alcuni processi in corso nell ampio, articolato e dinamico mondo del volontariato. 1 Fonte: Terza Rilevazione sulle Organizzazioni di Volontariato (Fivol, 2001), disponibile sul sito internet 9

10 Dalla rilevazione emerge innanzitutto l attenuazione della disparità della solidarietà organizzata presente nelle diverse aree del Paese. Al Nord si collocano il 53,3% delle organizzazioni indagate (a fronte del 47,9% della popolazione) a testimonianza della presenza di un tessuto civile ricco e di politiche sociali forti che incoraggiano la crescita del volontariato. Si ravvisa, tuttavia una riduzione della forbice tra Nord e Sud, rintracciabile nel recente andamento incrementale di organizzazioni solidaristiche in quest ultima area del Paese nel quinquennio (+22,3% nel Mezzogiorno e +17,7% al Nord). Inoltre, sempre più la formazione e la nascita delle organizzazioni esaminate rivelano alla base un iniziativa spontanea di gruppi di cittadini (45 su 100) rispetto alla tradizionale affiliazione delle associazioni alle centrali nazionali del volontariato o dalla promozione ecclesiale. L origine di tipo spontaneo delle associazioni ha un andamento crescente e costante nel tempo: dalle OdV più remote (37,8% se anteriori alla metà degli anni 70) a quelle di più recente costituzione (51,7%, se nate negli ultimi 5 anni). Nella maggior parte dei casi si tratta di cittadini con uno spiccato interesse e senso di responsabilità, che si riuniscono per affrontare temi o problemi sociali dando vita ad organismi che nascono su base associativa. L organizzazione costituisce un mezzo per rispondere alle esigenze di tutela e di partecipazione sia dei soci (fondatori e/o iscritti-sostenitori o beneficiari) che della popolazioneobiettivo oppure per affrontare tematiche relative alla qualità della vita e dell ambiente. Si nota che l identità o la matrice culturale delle organizzazioni non è più un elemento di forte differenziazione, così come invece avveniva nel passato. Infatti, la precedente rilevazione della Fivol (1997) aveva evidenziato un origine dicotomica delle associazioni tra l ispirazione confessionale e quella aconfessionale, alla quale nella presente rilevazione si è aggiunta a pieno titolo una terza tipologia di identità ( nessuna matrice esplicita ). Dall indagine emerge che 44 unità su 100 si riconoscono in una identità laica, caratterizzata da una molteplicità di matrici ideologiche. A conferma di ciò, si nota che tra le stesse organizzazioni rilevate in occasione delle ultime due indagini Fivol (1997 e 2001), quelle che si autodefiniscono confessionali sono passate dal 38,8% del 1997 al 28,7% del Pertanto, assistiamo ad un lento declino dell aspetto confessionale, che aveva, in origine, fortemente ispirato il movimento del volontariato, e che tuttora lo anima all interno delle strutture ecclesiali. Proprio le componenti aconfessionali e apartitiche sono state largamente rafforzate dal fenomeno della crescita delle OdV come espressione della partecipazione sociale. Il fenomeno del volontariato si manifesta come sempre più strutturato. Infatti le associazioni di volontariato si dimostrano nel tempo come realtà sempre più visibili e affidabili: assicurano un operatività continua (92 su 100), con un orario di apertura settimanale prestabilito (63 su 100), sono sempre più formalizzate e registrate mediante scrittura pubblica (6 su 100 sono gruppi informali), presentano una struttura organizzativa complessa (9 su 10 ne hanno più di 1), si avvalgono di un proprio regolamento interno. Sostanzialmente si nota la prevalente collocazione delle OdV nei settori del welfare, ossia quelli delle attività socio-assistenziali e sanitarie a cui appartengono 62 organizzazioni su 100. Rispetto al 1996, si può osservare che questa componente è diminuita di diversi punti percentuali (70 su 100), evidenziando, così, un allargamento degli ambiti di impegno del volontariato organizzato, in particolare nei settori della protezione civile, dell educazione (soprattutto permanente) e della promozione sportiva e ricreativa. L estensione dei campi di intervento dai tradizionali settori del welfare ai nuovi impegni civici è testimoniata dalle cifre: in ambito tradizionale sono attive l 81,2% delle OdV sorte prima della metà degli anni 70 e solo il 50% di quelle nate negli ultimi 5 anni. Il numero dei volontari attivi nelle unità solidaristiche è stimato in circa individui, e la maggioranza di essi (il 58%) vi presta assiduamente e con continuità servizio. Alla crescita esponenziale delle organizzazioni degli ultimi 4 anni (+14,2% tra il 1997 e il 2000) non ha corrisposto quella dei volontari, almeno di quelli attivi in maniera assidua, che forniscono un contributo essenziale e/o costante nella gestione delle attività. Infatti, nel 30,9% delle OdV osservate, non sono presenti più di 5 militanti e 10

11 globalmente nel 56,5% dei casi i volontari attivi non superano le 10 unità. Il dato medio dei volontari per organizzazione nel 2000 è di 21,7 unità (34 nel 1997), ma la mediana è di 10 come confermato dal confronto delle stesse unità esaminate nelle due rilevazioni: dai 38 volontari del 1997 ai 27 del Dai dati si evince che le OdV sono dei piccoli gruppi di persone piuttosto che grandi compagini, con la tendenza a crescere quantitativamente, ma a ridursi quanto a numero medio di componenti. La stessa propensione si ritrova nell analisi delle famiglie: aumentano numericamente, riducendosi nella dimensione media degli elementi. L età media dei volontari assidui si colloca per il 38,4% nella fascia anagrafica di mezzo (46-65 anni), formata quindi da individui nel pieno della maturità umana e professionale, mentre i giovani (al di sotto dei 30 anni) risultano prevalenti solo nell 8,3% delle unità, evidenziando un problema di ricambio e di convivenza fra generazioni all interno delle organizzazioni. Con riferimento al genere non si riscontrano differenze percentuali: le donne compongono il 50,8% dei volontari attivi anche se le unità a esclusiva o prevalente presenza femminile sono in proporzione inferiore rispetto a quelle con esclusiva presenza o predominanza maschile. Ne è prova anche il fatto che le donne sono all apice della responsabilità in 3 organizzazioni su 10 e quasi sempre si tratta di compagini con prevalente presenza femminile. Si è assistito ad una considerevole diminuzione delle organizzazioni composte dai soli volontari: dal 34% del 1997 sono scese al 22,3% del 2000, in ragione di due fenomeni correlati: la crescita degli organismi di tipo associativo e mutualistico: il 65,4% delle unità esaminate opera sia a vantaggio dei propri aderenti che dei non aderenti. In esse i soci garantiscono sostegno economico e base sociale, oltre che una mobilitazione generale negli eventi importanti; sono pertanto in aumento le OdV a testa piccola (pochi volontari) e a corpo grande (un discreto numero di associati); il processo di professionalizzazione in atto nel volontariato organizzato con l introduzione di figure professionali remunerate. Nel 1997 le OdV con operatori remunerati rappresentavano il 12,3% del totale, mentre nel 2000 hanno raggiunto il 20% (+8 punti percentuali), salendo al 22% se si includono anche le consulenze pagate. Il fenomeno si osserva soprattutto nelle organizzazioni che operano con sistema di convenzione, che per mantenersi negli standard e nei requisiti di qualità stabiliti per la gestione dei servizi devono far ricorso a professionisti remunerati in grado di assicurare la continuità e le adeguate competenze. Questo processo è posto in essere da un lato per la difficoltà di realizzare un turn-over tra i volontari e dall altro per la gestione della promozione e cura della componente gratuita del procedimento. Bisogna infatti sottolineare che 14 OdV su 100 registrano la prevalenza del lavoro remunerato a scapito di quello gratuito, per cui non si identificano perfettamente con la definizione delle Odv di cui alla legge 266/1991. I motivi di tale fenomeno possono essere di varia natura. Per alcune organizzazioni si tratta forse di un problema da risolvere coniugando lo spirito associativo con l esigenza dell efficienza gestionale (identità e servizio) oppure affrontando il dilemma tra il privilegiare la tenuta dei valori autofondativi, determinati dai volontari che hanno formato l organizzazione, o l assecondare le occasioni di crescita organizzativa e gestionale con l esigenza di adeguarsi ai dettami di un organizzazione sempre più orientata al modello dell impresa sociale. Le forze delle associazioni di volontariato che risultano remunerate a livello nazionale sono poco meno di 44 mila unità così ripartite: dipendenti, collaboratori e persone con rimborso spese a forfait (Tav. 2). Dai dati si evince che 9 OdV su 100 dispongono al bisogno anche di esperti consulenti per soddisfare sia le esigenze di gestione e amministrazione dell organizzazione (es. fiscalista) sia esigenze di specifiche categorie di utenza (avvocato, specialista in campo medico ecc.). Spesso le OdV che ricorrono a queste competenze, talora in forma gratuita, sono le stesse che ricorrono alle prestazioni di operatori remunerati. Si tratta perciò di risorse aggiuntive e non sostitutive di queste ultime. Si stima 11

12 che il mondo del volontariato organizzato sia in grado di reclutare con diverso ruolo e impegno poco meno di 5 milioni del totale. Gli attivisti che operano con gratuità rappresentano un quinto del totale. Negli ultimi anni si è assistito ad un intensa attività di pubblicizzazione da parte delle OdV: nel su 100 risultano iscritte ai registri del volontariato istituiti a livello regionale con la legge 266/91. Nel 1997, solo 52 organizzazioni su 100 risultavano iscritte. Un altro fenomeno in costante crescita nel corso del tempo è il rapporto di convenzionamento con il settore pubblico per la gestione di interventi o servizi specifici, come dimostrano le stime: siamo passati infatti dalle 34 OdV convenzionate del 1997 alle 42 del L iscrizione al registro, comunque, non è automaticamente indice di gestione convenzionata con il pubblico. Infatti, 1 OdV iscritta su 2 è convenzionata con il pubblico. Tuttavia l iscrizione costituisce il requisito per l aumento delle probabilità di ricevere dall ente locale un contributo finanziario (il 52% a fronte del 34% delle non iscritte). Nell intervallo fra le due rilevazioni è aumentata la propensione delle OdV ad entrare in rapporto con enti e servizi pubblici: l 83,6% delle unità analizzate dichiara di avere usufruito nel 2000 di una collaborazione operativa con servizi e uffici pubblici oppure di operare in convenzione o di aver acquisito un finanziamento da enti locali. Nel 1997 la percentuale corrispondente era del 71,6%. Si osserva anche un andamento crescente nella propensione ad un rapporto di integrazione (convenzionamento+collaborazione) che attesta come 6 OdV su 10 sono legate con il settore pubblico (livello medio-elevato di rapporto), mentre solo il 6,3% palesa un certo distacco dalle istituzioni pubbliche locali. Il finanziamento pubblico costituisce una fonte di entrata prevalente per un numero sempre maggiore di unità solidaristiche: si stima che nel 1996 ne era dipendente il 25%, mentre nel 2000 la quota è salita al 42% (dati del bilancio annuale). La principale modalità di finanziamento è ancora costituita dai contributi (usufruiti dal 48% delle unità), seguiti a ruota dalle entrate delle convezioni o dai corrispettivi dei servizi resi dal volontariato (35%), mentre le entrate per i progetti finanziati alle OdV si riferiscono a non più dell 8% delle unità esaminate. Da ciò si evince che nel panorama del volontariato italiano è ancora limitata la tendenza a lavorare per progetti. La propensione all iscrizione e alla collaborazione con il settore pubblico fa trapelare una tensione a "fare sfera pubblica", a candidarsi per gestire o integrare servizi, e può essere considerato un indicatore di maturità. Resta da capire se questa propensione si dirige verso il modello dell integrazione, se è un processo che porta all istituzionalizzazione delle OdV, incorporate in una logica di esternalizzazione pubblica dei servizi, o a quello della partecipazione, in base al quale il volontariato organizzato si incarica consapevolmente del ruolo di soggetto di proposta, di elaborazione e di concertazione delle politiche sociali. Inoltre, tra le OdV aumenta la tendenza a fare rete, cioè a far parte di organismi di appartenenza e ad allacciare rapporti con coordinamenti e consulte sul territorio: 77 unità su 100 risultano affiliate, associate o collegate rispetto alle 71 del 1993, mentre il 38,2% aderisce a più reti. Questo fenomeno assume sempre più importanza a livello locale per la nascita di nuovi coordinamenti e cartelli del volontariato in grado di rappresentarlo nella sua funzione politica, mentre si sta attenuando il legame tra le unità affiliate e le sedi nazionali o sovralocali, in forza di una riconosciuta autonomia della sezione locale che sempre più è chiamata a dare risposta direttamente del proprio operato. I rapporti e lo scambio di comunicazione avvengono infatti con maggiore frequenza con le organizzazioni omologhe che con altre realtà del terzo settore con le quali le unità solidaristiche potrebbero realizzare sinergie in progetti di prevenzione o gestione dei servizi che richiedono umanizzazione, ascolto, relazione e tutela, e quindi, più adatte per determinate attività, senza prevaricazione o sostituzione. 12

13 Ancora scarso e sporadico appare invece il rapporto intrattenuto dalle OdV con i Centri di Servizio per il Volontariato (CSV). Dai dati raccolti emerge che nel 2000, nelle regioni in cui i Centri sono istituti, solo un terzo delle organizzazioni ha avuto con essi un rapporto rilevante sia per quanto attiene alla fruizione di prestazioni che per la partecipazione ad eventi o iniziative. Se si considerano i rapporti plurimi nel corso dell anno, la percentuale si abbassa fino al 21,4%. Da ciò si evince che c è ancora molta strada da fare per i CSV per aggregare le OdV su progetti e proposte comuni e favorirne le capacità operative, nonché di contributo all elaborazione delle politiche sociali del territorio. Regioni Tabella 1 - Universo di partenza, fattori di selezione e campione esaminato 2 Universo di partenza Organiz. Escluse (*) Organiz. Irreperibili (**) Universo identificato Densità (numero di OdV x ab) Valore assoluto Campione 3 % su Universo Piemonte , ,5 Valle d Aosta , ,2 Liguria , ,3 Lombardia , ,7 Trentino , ,3 Alto Adige , ,7 Veneto , ,4 Friuli V.G ( ) ( ) 6, ,1 Emilia Rom , ,7 Toscana , ,1 Umbria , ,6 Marche , ,9 Lazio , ,4 Abruzzo , ,3 Molise , ,9 Campania , ,1 Basilicata , ,2 Puglia ( ) , ,4 Calabria , ,7 Sicilia , ,5 Sardegna , ,9 Italia 4,6 49,5 Valore indice ,5 100 (*) Per questi motivi: non erano operative nel 2000, hanno chiuso l attività, si è accertato che non sono OdV o non lo sono più, sono organizzazioni di secondo livello, non si tratta di un gruppo ma di persone di riferimento o di piccoli gruppi dipendenti da una sede locale. (**) Nessuna informazione ricavata su queste organizzazioni dal lavoro di monitoraggio (indirizzo ignoto, prive di telefono, non conosciute in loco) ( ) Il dato è solo indicativo, perché stimato. 2 Ibid. 3 Per campione si intendono le organizzazioni di volontariato realmente operanti, inserite nella banca dati della Fivol. 13

14 Tipologia: Tabella 2 - Il quadro delle risorse umane e dei sostenitori delle OdV 4 % su totale OdV indagate Stima sul fenomeno nazionale - volontari attivi e continuativi 95, volontari attivi ma non continuativi (saltuari) 62, soci, iscritti, tesserati non attivi 55, donatori di sangue (attivi) o di organi 18, obiettori di coscienza 12, religiosi 11, persone che usufruiscono di un rimborso spese forfetario 7, retribuiti a rapporto di collaborazione 9, retribuiti alle dipendenze a tempo parziale 6, retribuiti alle dipendenze a tempo pieno 5, persone a consulenza occasionale 9, TOTALE Il Volontariato in Toscana Un interessante strumento statistico che fornisce una fotografia aggiornata del fenomeno del volontariato in Toscana è rappresentata dal Rapporto di ricerca sul volontariato organizzato in Toscana pubblicato dalla Fivol nel La rilevazione Fivol 2001 ha esaminato in Toscana organizzazioni di volontariato (OdV) che rappresentano quasi il 50% dell universo verificato nel corso della ricerca, vale a dire unità (Tav. 1). La Regione Toscana si colloca ai primi posti per densità del fenomeno con 6.3 organizzazioni per 10 mila abitanti. All interno la Regione, si evidenzia una certa differenza tra il valore più alto di Lucca (9,3) e quello più basso di Prato (5,1). Province e regione Universo di partenza Tabella 3 - Universo di partenza e campione delle OdV esaminate nella Toscana: fattori di selezione e rappresentatività del campione 6 Casi non validi o non reperibili Universo verificato Densità (OdV x 10 mila ab.) Odv non disponibili Non contattate o altro Campione delle OdV esaminate % su totale v.a. % V.A. REG. UNIV. Arezzo ,5 6, ,3 57,5 Firenze ,0 5, ,5 45,2 Grosseto ,7 5, ,5 55,1 Livorno ,5 6, ,0 40,8 Lucca ,6 9, ,0 43,4 Massa-C ,7 5, ,5 45,7 Pisa ,7 6, ,6 52,1 Prato ,2 5, ,2 48,3 Pistoia ,6 5, ,8 49,3 Siena ,5 7, ,6 54,2 Toscana ,0 6, ,0 48,3 4 Ibid. 5 Fonte: Rapporto di ricerca sul volontariato organizzato in Toscana (Fivol, 2003). 6 Ibid. 14

15 Il mondo della solidarietà organizzata della Toscana è in grado di mobilitare poco più di 1 milione di abitanti (compresi donatori e soci) e può contare sull'apporto di quasi 116 mila volontari, la maggior parte dei quali (58 su 100) vi opera assiduamente (Tav. 2). Il lavoro gratuito di questi produce complessivamente un monte ore settimanale equivalente a quello di persone impegnate a tempo pieno. Tipologia di figure: Tabella 4 - Presenza, consistenza ed eventuale impegno medio settimanale delle diverse figure di operatori e aderenti nelle OdV della Toscana, stima sull universo; confronto con il Centro 7 Odv in cui sono presenti Toscana Centro N medio di persone (1) N medio re sett.li compl. N persone (2) Stima su universo (3) - volontari continuativi 94,2 94, volontari non continuativi 61,4 65, soci, iscritti, tesserati non 63,0 58, attivi - donatori di sangue o 26,4 18, organi - obiettori di coscienza 21,2 13, religiosi/e 15,5 17, persone attive in modo 9,0 9, continuativo con rimborso spese forfetario - retribuiti a rapporto di 11,3 10, collaborazione - retribuiti alle dipendenze 10,0 6, a tempo parziale - retribuiti alle dipendenze 12,3 6, a tempo pieno - persone a consulenza 11, occasionale totale personale attivo Totale Note: (1) Zero esclusi - (2) I soci sono considerati tali se non attivi; è invece un dato in difetto qualora si considerino tra questi anche i soci-militanti dell organizzazione - (3) La proiezione sull universo ha tenuto conto del peso specifico della singola figura professionale nel campione esaminato. Nel corso del 2000 le OdV toscane si sono accollate l assistenza di circa 225 mila persone bisognose nei settori di supporto al welfare. La loro presenza ed azione riveste un importanza fondamentale anche nei settori della vita civica (ambiente, cultura, educazione, protezione civile, solidarietà internazionale), dal momento che promuovono una maggiore consapevolezza nei cittadini, curando l organizzazione e la partecipazione ai problemi del territorio e alla qualità della vita. Il fenomeno del volontariato è capillarmente diffuso in Toscana, sia per le sue origini secolari che per il forte legame che esso ha stretto con la società civile, che lo ha spesso eletto a punto di riferimento per le 7 Ibid. 15

16 locali comunità. Ne consegue che la solidarietà organizzata presenta una densità maggiore di quella del Centro e dell Italia (6,3 OdV ogni 10 mila ab.); infatti in nessuna altra regione il sentimento solidale è così ben distribuito dato che il campione considerato è presente in 84 comuni su 100, con una spiccata concentrazione nei comuni non capoluogo e di piccole dimensioni. Questa caratteristica non impedisce alle unità solidaristiche di agire in un raggio di azione che supera i confini del comune di residenza come attestato dalle 55 organizzazioni su 100 operanti su un vasto territorio. Il fenomeno toscano rivela l anzianità media più protratta - 40 anni, a fronte dei 19 a livello nazionale e quindi doti di resistenza. Il volontariato è stato sostenuto e accompagnato durante tutto il percorso di sviluppo dalle istituzioni a cominciare dalla Regione Toscana che lo considera da sempre una pietra miliare nel sistema di sicurezza sociale, in particolar modo nei settori del welfare. Le OdV toscane, storicamente espressione di associazioni e movimenti preesistenti, sono oggi generate in misura crescente come ovunque - dall iniziativa di gruppi autonomi di cittadini, fra i quali si possono comprendere anche gli utenti od i loro familiari in funzione dell autotutela. E di facile lettura l impronta culturale della partecipazione e dell esercizio di una sussidiarietà orizzontale lasciata da una plurisecolare storia di cittadinanza responsabile. Le organizzazioni di recente costituzione sono animate da una duplice vocazione: operare a favore sia degli associati sia di terzi. Si nota, quindi, la pacifica convivenza nelle OdV toscane fra l elemento partecipativo e quello solidaristico. L adesione e l affiliazione alle grandi matrici del volontariato regionale e nazionale è comunque elevata e si concretizza nelle 85 sigle di organizzazioni nazionali, federazioni e coordinamenti riscontrate tra le OdV esaminate. Le OdV toscane, anche in ragione della loro maggiore anzianità media, manifestano un grado di formalizzazione più elevato di quello medio nazionale e dell Italia Centrale: dallo statuto, all acquisizione della personalità giuridica, alla dotazione degli organi sociali (tre quarti del campione ne hanno 3 o 4), al regolamento interno. Sono altresì 95 su 100 le realtà che operano con continuità durante tutto l anno. La compagine toscana si differenzia per l assunzione di una matrice culturale di riferimento, polarizzandosi su due punti focali pressoché equivalenti: quello dei gruppi che si dichiarano neutrali nei confronti di una particolare matrice culturale e quello degli organismi di estrazione confessionale, fortemente presenti in Toscana in ragione delle secolari radici della misericordia cristiana dal quindicesimo secolo in poi. Si osserva, seppur meno spiccato che altrove, un processo di secolarizzazione nel mondo solidaristico che si concilia con la crescita dei gruppi espressione di una cittadinanza attiva, con particolare riferimento ai nuovi settori di partecipazione civica (educazione, cultura e beni culturali, protezione civile, ambiente, solidarietà internazionale). Dal punto di vista delle attività svolte, emerge la forte operosità nei settori tradizionali del Welfare, con prevalenza dell area sanitaria su quella socio-assistenziale. Nell ambito socio-sanitario spiccano i servizi quali il trasporto di malati e infermi, l organizzazione della raccolta del sangue ed il soccorso di emergenza. Appare chiara la propensione alla realizzazione di specifici servizi da parte dei gruppi toscani. La forte vocazione al fare che distingue il volontariato toscano e, che non trova riscontro tra le OdV dell area centrale e nazionale, si ravvisa nelle finalità esplicitate come quella della gestione concreta di servizi e/o interventi. 16

17 La finalità di advocacy, connessa alla funzione di solidarietà, e quella di promozione sociale, legata ad un immagine più moderna del volontariato, risultano meno evidenti. Stesso discorso per lo scopo della prevenzione del disagio, di patologie o rischio ambientale, situato all ultimo posto, e che offre una chiave di lettura della natura di un volontariato non riparatore di guasti, ma bensì orientato alla promozione di una migliore qualità della vita per i cittadini. Analizzando le modalità operative si nota come circa un quarto dei gruppi esaminati gestisce servizi di una certa complessità, per gli altri, invece, appare significativa la propensione alla collaborazione rispetto all isolamento operativo. L interazione con il settore pubblico è predominante, in particolare con i servizi socio-sanitari. Fra i cittadini beneficiari delle attività del volontariato, si osserva la forte prevalenza dei malati in generale o con una specifica patologia, in accordo con il tradizionale impegno del volontariato toscano (e non solo); sempre in aumento è l utenza anziana, in parte correlata alla prima; seguono le persone di diversa condizione e tipo in stato di bisogno, che possono presentare problematiche diverse e non legate ad una specifica condizione di genere, anagrafica o patologica. Le istanze di categorie come tossicodipendenti, nomadi e profughi, immigrati, detenuti, poveri, barboni e senza tetto, sono raccolte da piccole e talvolta piccolissime quote di organizzazioni e raramente ne rappresentano l attività prevalente. Il numero di volontari è in media di 32 individui per unità per OdV esaminate - anche se la metà di queste non raggiunge gli 11 volontari che garantiscono un impegno medio settimanale complessivo per OdV di 166 ore, pari a poco più di 5 ore a volontario. Il numero medio di volontari assidui censiti nel 1997 era superiore di 10 unità rispetto ad oggi. Questo dato rivela un fenomeno di assottigliamento delle organizzazioni per la componente gratuita che tende mediamente a diminuire, non solo nella Regione Toscana. Nonostante ciò le dimensioni medie del volontariato in Toscana si confermano superiori rispetto a quelle di livello circoscrizionale e nazionale, sia come nucleo di volontari che per l organico di attivisti impegnati. Le OdV toscane dispongono di una quota di lavoratori remunerati, con una crescita esponenziale negli anni, quantificata in 28 unità su 100 (nel 1997 erano solo il 21,0%). Ad essi vanno ad aggiungersi i consulenti professionali occasionali, solitamente remunerati, salendo così al 30% la quota di organizzazioni a presenza mista. Risultano, invece, in calo le organizzazioni composte dai soli volontari. Pertanto appare affermarsi un tipo di organizzazione connotata da una pluralità di figure e orientata a gestire servizi con risorse aggiunte di professionisti. Potrebbe essere interessante approfondire il tema per comprendere se il fenomeno è legato ad una diminuzione di risorse umane gratuite (i volontari tout court) o ad una crescente disponibilità di risorse (finanziamenti) per la solidarietà organizzata. Emerge con chiarezza che molte delle organizzazioni più professionalizzate e gestionali sono pronte a compiere il grande passo e a trasformarsi in impresa sociale soprattutto se il cambiamento sarà facilitato da un atto normativo che evidenzi la natura organizzativa e la forma giuridica di tale realtà. Dal punto di vista del genere, si evince che il volontariato toscano è prettamente maschile (58,5% del totale), mentre la componente femminile è meno rappresentata, rispetto al proprio peso specifico anche ai vertici delle organizzazioni. L indicatore anagrafico rivela l età adulta degli aderenti attivi: adulti, quindi inseriti nel mondo del lavoro e con meno ore libere da dedicare all'impegno solidaristico, ma presumibilmente più motivati e probabilmente anche più qualificati. Le organizzazioni con un numero più elevato di volontari in età avanzata prevalgono su quelle a maggior presenza di giovani, ponendo il problema del turn over e del 17

18 ringiovanimento nelle organizzazioni. Nonostante ciò, in toscana è maggiore che altrove la percentuale (26 su 100) di unità contraddistinte da un buon mix plurigenerazionale. Le OdV toscane mostrano una situazione migliore di altre quanto alla dotazione di risorse strutturali (sedi stabili e spesso di proprietà) e finanziarie. Nel 2000 le entrate economiche sono state mediamente superiori tra le OdV della Toscana (3 su 10 superavano i 25 mila euro). Fra le maggiori fonti di entrata si annoverano i contributi dei soci e le attività di autofinanziamento (81 unità su 100) alle quali vanno ad aggiungersi le entrate private derivanti da imprese, fondazioni, donazioni, Chiese, Cesvot. Questo fenomeno è in Toscana in proporzione maggiore rispetto al Centro e più in generale al resto d Italia. Le organizzazioni toscane mostrano anche una spiccata propensione a fare rete : 4 su 10 prendono parte attivamente ad almeno un coordinamento o ad una consulta locale e provinciale. Le stime hanno rilevato che oltre 25 unità su 100 partecipano ad entrambi i tipi di organismi. Si evince, pertanto, un radicamento delle OdV nell ambito locale e una discreta attitudine ad essere reticolari con le altre forze del territorio. La relazione tra le OdV e le istituzioni pubbliche (Enti locali e servizi) è stata determinata mediante un apposito indice riassuntivo di una serie di variabili esplicative che hanno così descritto la situazione: 58 organizzazioni su 100 risultano avere un rapporto discreto con il pubblico e 15 su 100 elevato, vale a dire a più livelli (operativo, gestionale, di finanziamento). La prassi dell iscrizione al registro istituito nella Regione a partire dal 1985 (in ambito socio-sanitario) evidenzia un andamento costante e cospicuo negli ultimi anni in quanto coinvolge 84 OdV su 100, ben più di quanto si verifica a livello nazionale. Questo è un ulteriore indice del rapporto di fiducia esistente in Toscana tra le unità di solidarietà e le istituzioni pubbliche (solo 8 su 100 non sono interessate alla registrazione). Ad ulteriore conferma di tale relazione è il fatto che due terzi delle OdV sono convenzionate con un amministrazione pubblica per gestire qualche attività o intervento ed il dato è destinato a crescere proprio per il diffuso rapporto contrattuale delle OdV con il pubblico. Le organizzazioni che dispongono di un elevato budget spesso rivelano un rapporto integrato con gli enti pubblici. Infatti, i proventi pubblici costituiscono l entrata prevalente del 50,5% del totale nel 2000 rispetto al 36% del L analisi dei dati pone interrogativi sul fenomeno: si va verso un rapporto di dipendenza/omologazione con il settore pubblico? L orientamento alla gestione in convenzione di servizi può ridurre la funzione di advocacy e di impulso critico nei confronti delle politiche pubbliche? Possibili segnali critici da monitorare con attenzione, provengono da un numero minoritario di organizzazioni. In primo luogo, esistono unità nelle quali le ore effettuate dal personale remunerato sono prevalenti su quelle realizzate gratuitamente dai volontari, per cui una unità su cinque non si identifica perfettamente con i criteri che definiscono a livello normativo l Odv nella legge 266/1991. Inoltre, un organizzazione su dieci annovera militanti che ricevono un rimborso spese forfetario, non giustificato sulla base delle spese sostenute, configurandosi questo, di fatto, una piccola remunerazione. Fra le forme di pagamento si devono considerare quelle ricevute dagli utenti dell 8% delle organizzazioni. Un dato preoccupante è costituito da un quinto del campione, che nel 2000, ha dichiarato di non avere alcuna interazione significativa con altre realtà, e che opera isolato e separato dagli altri attori territoriali. Tale situazione pone il dubbio dell incidenza dell azione delle unità di solidarietà sia in termini operativi che politici. Di queste istanze e problematiche, oltre che degli elementi di valore e di forza del fenomeno del volontariato toscano, secondo la Fivol, dovrà prendere atto il Cesvot nel corso della programmazione periodica dei servizi per le OdV e nelle sue attività di promozione della cultura del volontariato. 18

19 Descrizione variabili Tabella 5 - Le caratteristiche di struttura e di funzionamento peculiari e distintive delle OdV della Toscana nel confronto con il Centro e l Italia 8 Toscana Centro Italia - Densità del fenomeno (OdV x ab.) 6,3 4,6 4,6 - Epoca di nascita: ante ,3 23,4 21,0 - OdV affiliate/federate 74,8 58,9 55,5 - OdV legalmente riconosciute 61,1 42,1 39,4 - Ispirazione confessionale 39,9 31,1 28,7 - Iscrizione al registro regionale 83,8 70,6 75,0 - Settore di intervento esclusivo o prevalente: sanitario 46,6 31,0 28,7 - Macrosettore: supporto al welfare 75,2 61,8 62,2 - Campi di attività nel Welfare: - trasporto di malati e infermi 29,3 20,3 17,7 - organizzazione raccolta sangue 27,4 20,3 20,1 - soccorso di emergenza 22,1 15,5 12,4 - tutela dei diritti e promozione sociale di persone in stato di bisogno 12,7 20,7 22,1 - tutela di una singola categoria di malati e/o sostegno alle famiglie 6,7 10,0 11,5 - Tipologia prevalente di intervento: - prevenzione e/o soccorso in caso di calamità 28,0 22,4 20,0 - Finalità esplicite delle OdV: - realizzazione di servizi 74,7 63,4 61,7 - advocacy tutela delle persone, animali, beni 31,0 39,5 39,4 - promozione sociale 32,4 37,0 37,6 - OdV che svolgono interventi o attività in collaborazione 65,5 60,2 57,5 - Attività delle OdV a vantaggio sia degli aderenti che dei non aderenti 77,6 70,0 65,4 - Principale utenza: anziani 30,6 22,8 21,5 - Composizione delle OdV con volontari più persone retribuite 28,0 24,4 21,2 - Volontari continuativi/operatori remunerati fino al 50% 21,4 15,7 13,9 - Personale attivo oltre le 40 unità 34,0 24,3 22,5 - Presenza di donne volontarie nelle OdV dal 67% al 100% 19,1 26,3 30,2 - Oltre 5000 euro di entrata (2000) 61,3 51,8 51,3 - OdV che dispongono di tre o più fonti di entrata 47,7 38,3 37,9 - OdV con sede di proprietà 18,8 10,2 6,0 - Tipologia delle entrate: - contributi di enti locali o regioni 38,6 39,2 48,4 - entrate da convenzioni o per prestazioni stabili di servizi 58,8 41,7 36,1 - Partecipazione a reti locali: - coordinamento o consulta 40,3 35,3 35,2 - coordinamento e consulta 25,5 20,9 17,9 - Rapporto con l ente pubblico: - scarso 23,3 30,1 39,2 - discreto 57,9 49,8 49,4 - elevato 14,7 12,0 11,1 - OdV convenzionate 63,7 47,9 42,3 - Fonte di entrata pubblica (2000) 50,5 41,4 41,4 8 Ibid. 19

20 1.5 Il Volontariato in provincia di Siena Siena comunità solidale Siena ha espresso nei secoli, ed oggi più che mai, l etica della solidarietà a tutela delle persone e dell accoglienza: dal Buon Governo dell antica Repubblica all unità delle Contrade e della famiglia patriarcale della campagna mezzadrile, alla forza dell Associazionismo dei giorni nostri. In tale contesto la creazione, la conduzione ed il saggio sostegno del Monte dei Paschi di Siena (Istituto di Diritto Pubblico) prima e della Fondazione MPS poi, sono emblematici di un prudente modo di amministrare anche per esercitare concretamente la solidarietà. Ecco che le associazioni di volontariato sono l espressione naturale di questa terra. E le istituzioni con il Volontariato e con la Cooperazione formano a Siena un unica, storica, rete di sviluppo della protezione del benessere dei cittadini. Così, Siena si è caratterizzata da sempre per un particolare senso dell istituzione, come concreta capacità istituzionale, intesa come senso della vita inserita in forme collettive di partecipazione sociale e democratica. Nell ultimo secolo e mezzo, mentre l associazionismo nell area della Val d Elsa rappresentava una articolazione della cultura socialista in un organizzazione del lavoro basata sulla piccola impresa artigiana, nel resto della nostra provincia l economia mezzadrile accompagnava la solidarietà della famiglia patriarcale alle secolari istituzioni delle confraternite laiche, delle misericordie ed alle ultracentenarie pubbliche assistenze. Superata l economia mezzadrile ed affermatosi un secondario ristretto nella piccola impresa ed un terziario allargato presso l apparato amministrativo degli enti locali ed assistenziali, l associazionismo ha continuato a crescere, insieme al Volontariato. La Consulta Provinciale del Volontariato a Siena La legge sul Volontariato dell 11 agosto 1991, n. 266, registra nella nostra provincia una delle prime applicazioni. Più in particolare, con la delibera della giunta provinciale n. 723 del 24 settembre 1996 viene istituita la sezione provinciale del Registro regionale delle organizzazioni del Volontariato, come previsto dall entrata in vigore della L.R. 15 aprile 1996, n. 29, recante Modifiche alla L.R , n. 38 concernente norme relative ai rapporti delle organizzazioni del Volontariato con la Regione, gli Enti locali e gli altri Enti pubbliciistituzione del Registro regionale delle organizzazioni del volontariato. Nasce quindi la Consulta provinciale del Volontariato delle Associazioni iscritte alla sezione provinciale del Registro regionale del Volontariato, e l Amministrazione provinciale di Siena ne sancisce il ruolo consultivo e propositivo per collaborare con l'assessore alle Politiche Sociali della Provincia nell elaborazione di progetti per le politiche sociali locali. Il Regolamento della Consulta (cfr. Allegato, p. 80 e ss.), elaborato dalle associazioni, viene recepito con delibera della giunta provinciale n. 46 del Organi della Consulta sono l assemblea delle associazioni iscritte al registro ed il comitato esecutivo, che nomina un presidente coordinatore. Viene eletto primo presidente della Consulta Pprovinciale del Volontariato Egidio Iosco, con Vice Presidente Giuseppe Panzardi e Segretario Peris Brogi. 20

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