Psicologia. Sommario

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1 Sommario Etimologia e nascita del termine... 2 Evoluzione storica... 3 Le origini... 3 La nascita della psicologia scientifica... 3 Il padre fondatore della psicologia... 4 Franz Brentano... 4 La psicologia della Gestalt... 5 Diffusione in America... 6 Le scuole russe... 6 Freud e la psicoanalisi... 7 Il predominio del comportamentismo... 7 L'ascesa del cognitivismo... 8 La neuropsicologia e le neuroscienze cognitive... 9 Psicologia moderna e psicologia postmoderna Bibliografia Indice

2 Etimologia e nascita del termine Il termine "psicologia" deriva dal greco psyché (ψυχή) = spirito, anima e da logos (λόγος) = discorso, studio. Letteralmente la psicologia è quindi lo studio dello spirito o dell'anima. Il significato del termine rimase immutato dal XVI secolo fino al XVII secolo, quando assunse il significato di "scienza della mente". Negli ultimi cento anni, il significato di tale termine è cambiato ulteriormente e in modo significativo, adeguandosi alle nuove prospettive ed alla moderna metodologia. È interessante segnalare che iconograficamente psyché (ψυχή) può essere interpretato come farfalla: molte decorazioni di antichi vasi greci raffigurano con l'immagine di una farfalla lo spirito (anima) che esala nell'istante della morte. Il termine "psicologia", nella forma latina psychologia fu probabilmente introdotto nel 1520 dall'umanista Filippo Melantone, nei cui scritti comunque non compare. Il termine appare invece (nella forma greca psychologia) nelle opere dei suoi discepoli Rodolfo Goclenio (Psychologia, hoc est de hominis perfectione, 1597) e Otto CassMann (Psychologia anthropologica sive animae humanae doctrina, 1594). Recenti ricerche hanno tuttavia individuato un uso più antico del termine nell'umanista dalmata Marcus Marulus (Psychologia de ratione animae humanae, ), sebbene non sia chiaro il significato con cui veniva utilizzata tale parola. Il termine "psicologia" divenne popolare nel Settecento, grazie al tedesco Christian Wolff che lo utilizzò per intitolare due sue opere: Psychologia empirica (1732) e Psychologia rationalis (1734). Con queste opere Wolff inaugurò la distinzione fra psicologia empirica e psicologia filosofica: la prima cercava di individuare dei princìpi che potessero spiegare il comportamento dell'anima umana, mentre la seconda indagava sulle facoltà dell'anima stessa. Successivamente, Kant criticò la distinzione di Wolff, negando la possibilità che potesse esistere una psicologia razionale. Kant, comunque, accettò la validità della psicologia empirica, anche Figura 1 se non la considerava scienza esatta, per il fatto che era impossibile applicare la matematica ai fenomeni psichici, mancando ad essi la forma a priori dello spazio. Grazie a Kant si posero le prime basi di una psicologia non più puramente filosofica, ma costruita con criteri empirici. 2

3 Evoluzione storica «Non sembra che ci sia altra scienza, se non la psicologia, per la cui comprensione occorra richiamarsi così direttamente alla vita, spesso drammatica, 1 dei suoi protagonisti.» (Luciano Mecacci) La storia della psicologia come disciplina a sé stante viene generalmente fatta iniziare nella seconda metà dell'ottocento, quando l'indagine psicologica si aprì alle metodologie delle scienze naturali. Vi è comunque da sottolineare come la psicologia odierna sia legata strettamente agli oggetti di indagine che, da Aristotele e poi nel Medioevo su fino al secolo XIX, sono rimasti quasi sempre gli stessi: la percezione che l'uomo ha del mondo, la ritenzione dei ricordi (memoria), la sua capacità razionale (l'intelligenza). Ed anche l'antica suddivisione della mente in facoltà, rivive sostanzialmente inalterata nella moderna suddivisione in processi mentali. Nel XX secolo si è andati incontro ad un fiorire di prospettive e visioni della psicologia assai diversificate fra loro, sia sul piano metodologico sia sul piano speculativo: si è passati dallo strutturalismo al funzionalismo, dal comportamentismo al cognitivismo, dall'epistemologia genetica alla scuola storico culturale, ed ancora, dal cognitivismo HIP al cognitivismo realista, fino ad arrivare alle attuali neuroscienze. Le origini Come accennato, già alcuni filosofi greci, come Platone ed Aristotele, posero interrogativi che ancor oggi sono alla base della ricerca psicologica, ma è solo a partire dal Seicento che inizia un confronto più serrato su questi argomenti. Sono sempre i filosofi, come Cartesio, Thomas Hobbes e John Locke, a portare avanti riflessioni e a proporre teorie sulla mente umana. Cartesio, in particolare, sosteneva l'esistenza di una netta divisione fra mente e corpo, ritenendo che alcune idee fossero innate (cioè presenti nella mente fin dalla nascita). Hobbes e Locke, al contrario, affermavano il predominio dell'esperienza, vista come l'unico processo in grado di sviluppare e organizzare la mente umana, oltre a criticare la divisione di mente e corpo proposta da Cartesio. Nonostante i numerosi sforzi, queste ricerche non diedero mai vita a una psicologia intesa come materia scientifica. La nascita della psicologia scientifica Il termine "psicologia" risale al XV secolo, inventato dal tedesco Melantone (pseudonimo di Philipp Schwarzed), che intendeva l insieme delle conoscenze psicologiche, filosofiche, religiose, pedagogiche e letterarie di un essere umano. Nel 1690 il filosofo inglese Locke pubblicò il suo saggio sull'intelletto umano, che ricostruiva il funzionamento della mente, e dava una base solida ai ragionamenti. La psicologia, intesa come materia scientifica, nacque in Europa nella seconda metà dell'ottocento. Tra il 1850 e il 1870 vari scienziati, in particolare fisici e medici, iniziarono ad occuparsi dello studio della psiche analizzando le sensazioni, le emozioni e le attività intellettive. Questi scienziati applicarono allo studio della mente le metodologie già applicate alle scienze naturali, dando vita ad una nuova disciplina, la moderna psicologia scientifica. Questa fu la svolta fondamentale che innescò il processo che porterà la psicologia a diventare una vera disciplina scientifica. 1 Saranno affetti da depressione: William James, Melanie Klein, Jean Piaget, Burrhus Skinner. 3

4 Se fino ad ora la psicologia era stata legata alla filosofia, perché si occupava della natura o dell'essenza dell'anima, ora era una scienza, e non una scienza filosofica, ma una scienza sperimentale: scienza perché rigorosa, e sperimentale perché basata sul metodo induttivo, che è fatto di osservazioni e di esperimenti da cui si formulano ipotesi e leggi. Fra i principali precursori che aprirono la strada alla nascita della moderna psicologia si possono citare: Charles Darwin, che propose varie teorie sulle emozioni, Franciscus Donders, che compì studi sui tempi di reazione, Ernst Weber e Gustav Theodor Fechner, che diedero vita alla psicofisica, studiando il rapporto tra stimoli fisici e sensazioni mentali, Hermann Ebbinghaus ( ) che fu tra i primi ad applicare il metodo sperimentale allo studio della memoria, Francis Galton che fu il padre della psicologia differenziale, Théodule Ribot che contribuì in modo decisivo a far assumere una propria identità alla psicopatologia, Alfred Binet e Arnold Gesell che risultarono fondamentali pionieri nella "psicologia infantile". Il padre fondatore della psicologia Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica spetta, però, al tedesco Wilhelm Wundt ( ). Questi raccolse e scrisse una mole gigantesca di materiale riguardante la nascente disciplina e, grazie alla sua grande cultura, riuscì a dare alla materia una base concettuale e un assetto organico. Wundt, nel , pubblicò i "Fondamenti di psicologia fisiologica", opera considerata il primo vero trattato psicologico scientifico della storia. Nel 1875 Wundt divenne professore di filosofia a Lipsia, dove fondò un suo laboratorio di ricerca psicologica nel A questo laboratorio affluirono allievi e scienziati di tutto il mondo, che compirono ricerche e studi sui tempi di reazione, l'attenzione, le associazioni mentali e la psicofisiologia dei sensi. Per Wundt l'oggetto della psicologia doveva essere l'esperienza umana immediata, contrapposta all'esperienza mediata, che era invece oggetto delle scienze fisiche. Grazie a questa definizione, e all'uso di una metodologia rigorosa durante gli esperimenti, si strutturò definitivamente la psicologia intesa come disciplina scientifica ed accademica. Per il suo grande impegno e gli ingenti studi, Wundt è passato alla storia come il padre fondatore della psicologia. Franz Brentano Circa negli stessi anni in cui operava il laboratorio di Wundt, il filosofo austriaco Franz Brentano ( ) propose un approccio completamente diverso alla psicologia, non basato sul rigore del metodo scientifico e la sperimentazione, bensì su un concetto più filosofico e perciò meno sperimentale, che Brentano definiva "intenzionalità". Le sue idee diedero vita alla cosiddetta scuola di Brentano (prima a Würzburg e poi a Vienna) e lo stesso Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia. Le due tradizioni infatti, quella wundtiana e quella brentaniana, rappresentarono per decenni i due grandi orientamenti di ricerca esistenti nella psicologia sperimentale e teorica. La sua Scuola, in particolare, influenzò Sigmund Freud e precorse i concetti della psicologia della Gestalt e della psicologia sociale. Sarà un altro ricercatore tedesco, Hermann Ebbinghaus ( ), il primo ad applicare il metodo sperimentale allo studio di un altro processo mentale superiore: la memoria. 4

5 La psicologia della Gestalt «Il dato [das Gegebene] è di per sé in vari gradi strutturato [gestaltet], consiste di totalità più o meno strutturate in modo definito e di processi totali con le loro proprietà e leggi totali, tendenze totali e determinazioni totali delle parti. I "pezzi" appaiono quasi sempre "come parti" dei processi totali» (Max Wertheimer) (Wertheimer, 1938) La psicologia della Gestalt fu una corrente psicologica che nacque e si sviluppò agli inizi del XX secolo in Germania, per poi proseguire la sua articolazione negli Stati Uniti. Questa Scuola ebbe molto successo anche in Italia, fra gli anni '50 e '80, prima di confluire ed essere sostituita dal cognitivismo. Gli psicologi della Gestalt cercarono di dimostrare sperimentalmente la validità del criterio della "totalità" nello studio delle funzioni psichiche. Per essi, infatti, non era giusto dividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e occorreva, invece, considerare l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti. In altre parole, per gli psicologi della Gestalt: "L'insieme è più della somma delle sue singole parti". È chiaro quindi come questa Scuola si opponesse alla teorie associazionistiche di Wundt e a quelle comportamentistiche di Watson, per spostare l'accento sulla tendenza degli insiemi percettivi, e per estensione delle rappresentazioni del pensiero, a presentarsi al soggetto sotto forma di unità coerenti. La psicologia della Gestalt ricorse, perciò, al metodo fenomenologico, col quale i dati dell'esperienza non vengono interpretati e scomposti, ma descritti totalmente nella loro immediatezza, così come essi appaiono al soggetto. I gestaltisti, studiando in modo approfondito la percezione, intuirono che la realtà fenomenologica si struttura spontaneamente in unità, nel campo di esperienza del soggetto, ogni volta che gli elementi di un insieme presentano determinate caratteristiche. Individuarono così cinque leggi (dette "leggi della formazione delle unità fenomeniche") le quali stanno alla base del nostro modo di cogliere le cose e di organizzare i dati percepiti. Esse sono: Legge della somiglianza: elementi identici o simili tendono ad essere percepiti come unità. Legge della buona forma: figure geometriche sovrapposte, tendono ad essere percepite ancora come separate, cioè ognuna con la propria forma. Legge della vicinanza: più gli elementi di un insieme sono vicini, maggiore sarà la tendenza a percepire quegli elementi come unità. Legge della buona continuazione: si tendono a percepire come unità quegli elementi che minimizzano i cambiamenti di direzione. Legge del destino comune: con elementi in movimento, vengono percepiti come un'unità quelli con uno spostamento coerente. Legge della chiusura: elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale. Queste sono solo alcune delle numerose regole alla base della percezione e che permettono, ad esempio, di comprendere il funzionamento delle illusioni ottiche. Il punto centrale della psicologia della Gestalt era, perciò, la convinzione che riuscendo a comprendere come si organizzano le nostre percezioni, si potesse anche comprendere il modo in cui il soggetto organizza e struttura i propri pensieri. Infine, è importante sottolineare che queste tendenze all'auto organizzazione erano viste dai gestaltisti come una caratteristica innata, ridimensionando in questo modo l'importanza dell'esperienza e dell'apprendimento nella strutturazione del pensiero. 5

6 Gli psicologi della Gestalt sono noti soprattutto per i loro contributi nel campo della percezione. L'approccio della Gestalt non si propose però solo come studio della percezione fine a se stesso, ma principalmente come paradigma e metodo d'indagine generale dello psichismo (basato sull'assunto secondo cui la Gestalt (l'insieme) è di più della semplice somma delle parti). Mediante esso è stato possibile il proliferare di studi, concetti e campi di ricerca assai numerosi: 1) gli studi sull'intelligenza nei primati ad opera di Köhler (1917) (Köhler, 1917) furono talmente importanti da far nascere il concetto di insight; 2 2) Kurt Lewin, allievo di Wolfgang Köhler, svilupperà il concetto di campo generando importanti contributi per la psicologia sociale; 3) Kurt Koffka fece notare che i princìpi della Gestalt sono applicabili pressoché ad uno spettro d'indagine illimitato (percezione ed intelligenza, ma anche nello studio del sociale, dell'educazione e dello sviluppo, fino ad arrivare a legami con concetti di elettromagnetismo); 4) James Gibson porterà la sua critica ad un certo modo di fare ricerca troppo legato al laboratorio, nei confronti della psicologia cognitiva, proprio basandosi su una matrice di ricerca in linea con la Gestalt. Diffusione in America La psicologia, come già accennato, nacque e si sviluppò inizialmente in Europa, soprattutto in Germania, grazie al laboratorio di Lipsia e la psicologia della Gestalt. Ben presto, però, essa approdò e si diffuse anche negli Stati Uniti. Questo avvenne in gran parte per merito di due personalità: gli americani Edward Titchener ( ) e William James ( ). Il primo era un allievo di Wundt che, dopo aver studiato presso il suo laboratorio, tornò in patria e tradusse l'opera del maestro, diffondendo così la psicologia nel Nuovo Mondo. Titchener fondò inoltre una nuova scuola di psicologia, lo strutturalismo, che ebbe però vita breve. William James era un medico e filosofo americano interessato agli aspetti psicologici dell'uomo. Tenne il primo corso di psicologia (ad Harvard), intitolato i rapporti tra fisiologia e psicologia. Nel 1890 pubblicò "Principi di psicologia", un manuale che ebbe molto successo, anche fra i lettori comuni. Al pari del suo collega, James fondò una nuova scuola di psicologia, il funzionalismo, che si contrappose allo strutturalismo di Titchener. Le scuole russe Sempre verso la fine dell'ottocento e l'inizio del Novecento nacquero nuove Scuole di psicologia in Unione Sovietica. In particolare, ebbero grande risonanza le ricerche di Ivan Pavlov ( ). Pavlov (nel 1904, premio Nobel per la medicina) fu un fisiologo e non volle mai essere considerato uno psicologo. Nonostante ciò, i suoi studi diedero grande impulso e influenzarono notevolmente una delle successive Scuole psicologiche che avrà maggior successo: il comportamentismo. Pavlov compì studi, mediante esperimenti su animali, su quello che venne chiamato riflesso condizionato, dimostrando come fosse possibile far sorgere un dato comportamento associandolo a un determinato stimolo. La maggior parte delle Scuole russe di psicologia continuarono questo filone di ricerche e per questo sono state accomunate 2 Il termine coniato dallo stesso Köhler fu Einsicht (da ein più sicht, che deriva a sua volta da sehen, ovvero "vedere", dunque "vedere dentro"), che comunque mantiene il suo significato etimologico in inglese, l'insight (in più sight, da to see), dunque è affermabile che, etimologicamente, Einsicht ed insight significhino intuizione o visione interna. 6

7 sotto il nome di riflessologia russa. La teoria alla base di tutte queste Scuole era la convinzione che i processi psichici potessero essere ridotti a semplici riflessi, cioè i processi psichici erano visti come semplici processi fisiologici ed elementari. Un discorso a parte merita il russo Lev Vygotskij ( ) e la sua Scuola storico culturale. Per Vygotskij l'esperienza storica (storicità) era l'aspetto fondante dell'esperienza umana e della stessa psicologia. Per Vygotskij lo sviluppo cognitivo del bambino doveva essere valutato e studiato in rapporto alle sue componenti sociali, culturali e ambientali. Queste originali ed innovative riflessioni, che si contrapponevano in modo netto al rigido e deterministico comportamentismo che stava nascendo negli Stati Uniti, furono a lungo ignorate, anche per la mancata traduzione delle opere di Vygotskij dalla lingua russa a quella inglese. Solo a partire dagli anni ottanta questo autore è stato oggetto di riscoperta, divenendo uno dei principali ispiratori della psicologia postmoderna e della psicopedagogia. Freud e la psicoanalisi La psicoanalisi nacque in ambito psichiatrico nei primi decenni del Novecento, grazie all'opera innovatrice di Sigmund Freud ( ), un medico viennese. Per essere più precisi, non nacque dai laboratori di ricerca, ma ebbe origine dalla pratica clinica del trattamento di pazienti con disturbi di natura psicologica. Come già accennato, Freud fu influenzato dalle idee di Brentano e, infatti, la sua concezione psicologica e i suoi metodi di studio non furono strettamente scientifici come quelli propugnati dal laboratorio di Lipsia. La vera rivoluzione che introdusse Freud nella psicologia fu la concezione dell'esistenza di una parte irrazionale e nascosta dello psichismo di ogni essere umano, che il medico viennese chiamò inconscio. Tutti i suoi lavori cercarono di trovare dei metodi e delle strategie per poter analizzare e portare a galla questa parte nascosta, ad esempio tramite l'interpretazione dei sogni. Queste nuove teorie e le tecniche derivate furono la base della psicoanalisi. La nuova teoria freudiana ebbe una grande risonanza, e furono molti gli allievi che continuarono su questa via, o fondarono scuole autonome discostandosi dalle idee del maestro. Fra i principali rappresentanti storici della tradizione psicoanalitica si possono citare Alfred Adler, Carl Jung, Otto Rank, Wilhelm Reich. Il predominio del comportamentismo Nel 1913, negli Stati Uniti, John Watson ( ), diede vita ad una nuova Scuola psicologica, detta comportamentismo, attraverso la pubblicazione di un celebre articolo intitolato "La psicologia considerata dal punto di vista comportamentistico". Il comportamentismo, detto anche behaviorismo, dominerà la scena internazionale per circa cinquant'anni, cioè per tutta la prima metà del XX secolo. Il comportamentismo rivoluzionò i concetti della precedente psicologia, concentrando i suoi sforzi e studi non più sulla "coscienza", bensì attorno al "comportamento". Il nuovo e unico oggetto della psicologia divenne, perciò, il comportamento pubblicamente osservabile degli organismi viventi. Il comportamentismo criticò fortemente anche il concetto di innatismo, in quanto prevedeva che ogni comportamento umano fosse determinato solamente dagli stimoli ambientali. Questo portò alla nascita della schema Stimolo Risposta (S R), che prevedeva che ad una stimolazione che agisce su un organismo segua una reazione dell'organismo stesso. Come già accennato, il comportamentismo fece tesoro anche degli esperimenti sul condizionamento di Pavlov, e arrivò ad ipotizzare che ogni comportamento umano potesse essere appreso mediante condizionamento. 7

8 Quasi la totalità degli psicologi americani di questo periodo era di matrice comportamentista e, fra i maggiori autori che diedero impulso a questa Scuola, si possono ricordare Burrhus Skinner, Edward Tolman e Clark Hull. Il comportamentismo entrò in crisi nei primi anni sessanta, in quanto risultò evidente come queste teorie semplicistiche non fossero in grado di spiegare i comportamenti umani più complessi, come ad esempio le relazioni sociali. Il behaviorismo, inoltre, venne anche criticato per il suo ridurre l'essere umano ad un organismo passivo che rispondeva solo alle leggi del condizionamento. Nonostante tutto, il comportamentismo è sopravvissuto fino ai giorni nostri in alcune correnti come il neo comportamentismo e, va sottolineato, la Scuola di Watson ha comunque grandi meriti nell'aver dato un forte impulso di ricerca ed una dignità scientifica alla psicologia. L'ascesa del cognitivismo A partire dagli anni sessanta un nuovo orientamento iniziò a farsi largo in psicologia: il cognitivismo. Questo è oggi l'orientamento dominante in psicologia. Alle sue origini troviamo diverse matrici che si sono espresse fra gli anni cinquanta e '60, in buona parte nate all'interno dello stesso comportamentismo. La rapida ascesa del cognitivismo fu dovuta, innanzitutto, al fallimento dello stesso comportamentismo, che con le sue teorie semplicistiche non era riuscito a spiegare i comportamenti umani complessi. Lo schema S R (Stimolo Risposta) del comportamentismo era, infatti, divenuto insufficiente e fu gradualmente sostituito dallo schema S O R in cui O (organismo) rappresentava la mediazione fra lo stimolo e la risposta. A differenza del comportamentismo, dove l'uomo era visto come un semplice insieme di comportamenti da osservare, il cognitivismo poneva l'accento sull'attività pensante dell'uomo, visto come organismo attivo e non più passivo. In altre parole il simbolo "O" iniziò a rappresentare la "mente", che per i cognitivisti divenne l'unico oggetto di studio. Storicamente la prima volta in cui venne presentata in maniera compiuta la teoria cognitivista fu nel libro "Psicologia cognitivista", di Ulric Neisser, pubblicato nel Come accennato, però, i presupposti dell'approccio cognitivista erano già presenti e rintracciabili in teorie ed orientamenti precedenti, ad esempio nelle opere degli psicologi Kenneth Craik, George Armitage Miller e del linguista americano Noam Chomsky. E ancora prima con Oswald Külpe, Karl Bühler, Frederic Bartlett, James McKeen Cattell, Alfred Binet, James Baldwin, Jean Piaget. Come detto, il cognitivismo non è una scuola psicologica ma un orientamento ove confluiscono scuole e matrici di ricerca. Le principali sono la psicologia dell'atto (inaugurata da Franz Brentano), l'informatica e la cibernetica. In particolare negli anni '70, si diffuse il modello HIP, il quale proponeva la metafora della mente come elaboratore di informazioni. La mente, cioè, era vista come un computer, nel quale lo stimolorisposta comportamentista si trasformò in input elaborazione output: input: informazioni in entrata nella mente, corrispondenti agli "stimoli" del comportamentismo; elaborazione: conversione delle informazioni che mutano, e vengono rielaborate dai processi mentali; output: uscita delle informazioni sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, ecc., corrispondenti alle "risposte" o "reazioni" del comportamentismo. Il modello HIP fu però criticato in quanto dipinge un uomo artificiale, che non corrisponde all'uomo reale inserito nel suo ambiente naturale. Altro orientamento fortemente ravvisabile nel cognitivismo è lo studio del comportamento finalizzato ad una meta ("goal driven"): il comportamento non è più visto come atto passivo, tipico del 8

9 comportamentismo, bensì attivo al fine di raggiungere la soluzione di un problema. La nozione di retroazione (feedback), proveniente dalla cibernetica, è centrale in questa ottica dello studio del comportamento umano. Il testo ove esplicitamente si propose questo modello fu il noto "Piani e struttura del comportamento", di George Armitage Miller (psicologo sperimentale), Karl Pribram (neuroscienziato), e Eugene Galanter (psicologo matematico); queste diverse formazioni sono da sottolineare, al fine di comprendere il nuovo cognitivismo come confluenza di matrici di ricerca, ed il carattere interdisciplinare del loro curriculum. In "Piani e struttura del comportamento" si esprime il modello T O T E: il comportamento è rivolto ad un fine mediante l'esame della realtà (test), l'elaborazione dell'informazione (operate), un successivo esame di ciò che è stato elaborato (test), eventuale retroazione al fine di migliorare l'elaborazione stessa dell'informazione, e successiva uscita (exit) dell'informazione sotto forma di comportamento manifesto, linguaggio, mimica facciale, postura, e così via. La neuropsicologia e le neuroscienze cognitive «La psicologia si occupa dei "giochi" della mente, studia le partite che le persone giocano fra loro e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico.» (Luciano Mecacci) Nell'ultimo decennio hanno acquisito una grande importanza le diverse neuroscienze. Esse non sono parte della psicologia, ma fungono da ponte tra quest'ultima e le altre discipline come la neurologia, la medicina, la biologia e la psichiatria. La neuropsicologia studia i processi cognitivi e comportamentali, correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne permettono il funzionamento. (Umiltà, 1999) Si tratta di una scienza interdisciplinare, come tutte le neuroscienze, le cui basi possono essere fatte risalire a Paul Broca. Gli obiettivi della neuropsicologia sono l'indagine delle basi anatomiche dei processi mentali e cognitivi tramite lo studio di sistemi cerebrali danneggiati, vale a dire di soggetti cerebrolesi a diversa eziologia. Le neuroscienze cognitive hanno avuto un grande sviluppo a seguito dello sviluppo delle tecniche di visualizzazione in vivo delle strutture cerebrali quali la TC e la risonanza magnetica. Un'altra prospettiva di indagine è quella rappresentata dagli studi di "attivazione", tramite i quali, con le tecniche SPECT, PET e fmri, è possibile studiare in soggetti normali e cerebrolesi i substrati neurali a seguito dello svolgimento di determinati compiti comportamentali o cognitivi. La psicofisiologia, al contrario della psicologia fisiologica, si occupa di individuare i cambiamenti fisiologici secondari a determinate attività cerebrali, comportamenti o processi cognitivi. Anche se le tecniche in uso sono molteplici, la più utilizzata è senz'altro la registrazione dei potenziali elettrici cerebrali dallo scalpo. Clinicamente queste tecniche sono l'elettroencefalogramma e i potenziali evocati. La MEG consente invece di registrare i potenziali magnetici cerebrali. Sia la neuropsicologia che le tecniche di neuroimaging e le tecniche elettrofisiologiche possono essere categorizzate come neuroscienze cognitive, cioè la scienza che collega la psicologia con le neuroscienze. 9

10 Psicologia moderna e psicologia postmoderna Psicologia moderna Ontologia newtoniana Sperimentare Studiare le cause La mente come computazione Conoscere la psiche Pensiero paradigmatico Psicologia postmoderna Ontologia vygotskijana Interpretare Studiare i fini La mente come azione Curare la psiche Pensiero narrativo 10

11 Bibliografia Köhler, W., Intelligenzprüfungen an Anthropoiden. s.l.:wiss. Umiltà, C., Manuale di neuroscienze. s.l.:il Mulino. Wertheimer, M., The general theoretical situation. In: A source book of Gestalt psychology. s.l.:routledge & Kegan Paul. 11

12 Indice Melantone; 3 neuropsicologia; 9 psicologia; 2 psicologia della Gestalt; 5 Wundt; 4 12

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