contents: Panama: la ricchezza viene dal mare
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1 Anno II_ N 15_aprile 2007 contents: Grazie all aumento del commercio a livello mondiale il trasporto marittimo vive un momento positivo. Il canale di Panama è uno snodo centrale per il commercio via mare ed è destinato ad incrementare la sua importanza grazie ad un progetto di ampliamento che potrà ridurre i costi di trasporto delle merci, in particolare di quelle provenienti dall Asia. Negli ultimi anni la regione asiatica ha incrementato notevolmente gli scambi commerciali al suo interno. Tuttavia la domanda finale di due terzi dei beni esportati continua a provenire dalle economie avanzate rendendo le economie emergenti dell Asia orientale dipendenti dal ciclo economico di questi paesi. Nel complesso la regione è comunque più stabile economicamente, ma con segnali di overheating. Le imprese energetiche di alcuni paesi emergenti stanno aumentando la loro importanza ed influenza nel settore oil&gas. Alcune di queste hanno superato per livello di capitalizzazione le principali multinazionali del settore. Ci sono però rischi derivanti da questo processo, soprattutto per la sicurezza energetica dell occidente. Panama: la ricchezza viene dal mare Negli ultimi anni gli scambi mondiali di merci via mare sono cresciuti a livelli sostenuti. Secondo i dati dell UNCTAD nel 2006 il volume di merci scambiate via mare a livello globale è aumentato del 4% rispetto all anno precedente, tendenza positiva confermata anche per i prossimi anni. Il trasporto marittimo deve questo incremento ai beni prodotti in Asia che, da soli, compongono circa il 40% del totale dei beni trasportati sui cargo e la cui domanda è in crescita costante. Lo stato di Panama, grazie alla presenza dell omonimo canale, è uno degli snodi principali del traffico marittimo. Grazie al buon andamento del trasporto via mare, il paese registra una performance e- conomica positiva per cui si prevede un ulteriore miglioramento nei prossimi anni. Secondo le stime del governo panamense le attività correlate al canale contribuiscono per il 29% del PIL. Tuttavia le potenzialità dell istmo non sono ancora sfruttate completamente: recentemente infatti la dimensione media delle navi cargo è aumentata e il canale panamense è risultato spesso insufficiente a contenere le imbarcazioni di nuova generazione, a vantaggio della rotta per Suez. Per questa ragione per diversi anni l Autorità del Canale di Panama (ACP) ha valutato l ipotesi di un progetto di ampliamento del canale. Nel 2006 questo progetto ha superato gli studi di fattibilità ed è stato approvato dalla popolazione con un referendum. Il Canal Expansion Project prevede l ampliamento del canale e l aumento della sua capacità idrica tramite la realizzazione di nuove dighe e vasche. L ACP, l agenzia governativa che gestisce autonomamente il canale, stima un tempo di realizzazione di 7 anni e un costo pari a circa 5 miliardi di dol- 1
2 lari finanziati in parte con l aumento dei pedaggi, in parte con emissione di titoli. Secondo le previsioni, il nuovo canale avrà un impatto positivo sull economia panamense: il FMI prevede infatti che l incremento del traffico dovuto all allargamento del canale potrebbe incidere sul tasso di crescita del PIL per un punto percentuale all anno, moltiplicando le entrate fiscali di otto volte dagli attuali 800 milioni di dollari, stimolando i settori collegati (servizi, turismo,ecc) e riducendo, di conseguenza, la disoccupazione. Notevoli sono anche gli effetti previsti sul commercio marittimo globale. I lavori di ampliamento consentiranno il passaggio per il canale alle imbarcazioni fino a tonnellate (usate tipicamente nel trasporto di materie prime), precedentemente escluse dalla rotta panamense per le loro dimensioni. Se ora passa per il canale il 39% del traffico marittimo mondiale, a lavori conclusi questa quota dovrebbe raggiungere il 49%. Secondo le stime dell International Maritime Organization (I- MO) il trasporto di greggio verso l Asia risentirebbe per primo del nuovo assetto. Il petrolio che attualmente parte dal Golfo del Messico alla volta dell Asia passa principalmente per il canale di Suez o segue percorsi più lunghi e dispendiosi. Il nuovo passaggio per Panama, invece, potrebbe non solo ridurre il tempo del trasporto, ma anche ridurre i costi. Inoltre, oltre al trasporto del petrolio, il nuovo canale renderebbe più a- gevole anche il passaggio dei cargo che trasportano il made in China dall estremo o- riente verso l Europa e l America. Prevedendo i possibili vantaggi per i propri traffici, la Cina ha già mostrato un interesse particolare per il progetto di ampliamento. Nella prospettiva di ottenere condizioni preferenziali, il governo di Pechino ha già avanzato la candidatura di alcune banche cinesi per il finanziamento del progetto e la fornitura dei materiali e della tecnologia necessari. Nonostante gli indubbi risvolti positivi del progetto, la sua sostenibilità economica mostra qualche rischio. Dato il costo elevato e i rischi connessi alle dimensioni e ai lunghi tempi di realizzazione, il governo panamense ha rifiutato di porre la propria garanzia sul finanziamento dei lavori. Per valutare appieno l appetibilità del progetto da parte del mercato bisogna attendere l effettiva emissione dei titoli e la fissazione di rendimento e maturity. Asia orientale: più integrata e più fragile? I paesi emergenti dell Asia orentale 1 negli ultimi anni hanno avviato un processo di integrazione commerciale. In 20 anni la quota dell export sul PIL è cresciuta superando il 50%, dal 25% nel La maggiore apertura ai flussi di commercio internazionale è stata accompagnata da una diversificazione dei mercati di destinazione. In particolare, la quota di commercio intraregionale è aumentata dal 26% del 1985 al 37% nel Nello stesso periodo la quota delle esportazioni di questi paesi negli Stati Uniti è scesa dal 23% al 18%, in Giappone dal 18% al 10%. Questa nuova composizione geografica è stata interpretata come un segnale di maggiore indipendenza dell area dagli andamenti economici dei paesi avanzati. Ma non è cosi. La domanda finale dell export dell area rimane legata ai paesi avanzati. I dati sopra riportati sono il riflesso del processo di delocalizzazione produttiva che ha avuto luogo su scala globale negli ultimi anni. Infatti se si guarda alla composizione del commercio intraregionale, si scopre che il 70% circa è costituito da beni intermedi. Se 1 Sono inclusi in tale aggregato: Cina, Hong Kong, Indonesia, Corea del Sud, Malaysia, Filippine, Singapore e Thailandia. 2 I dati sono presi dal capitolo Uncoupling Asia: Myth and reality dell Asian Development Outlook
3 si include l effetto di questi ultimi 3, risulta che la domanda finale di beni asiatici da parte di Stati Uniti, Giappone e Unione Europea è pari al 63% dell export totale dell area, superiore al 43% che risulta dalla semplice somma dei mercati di sbocco dell export. Tra i paesi asiatici la Cina è il primo paese in termini di domanda finale e la sua quota è pari al 7%, la metà di quella del Giappone e un quarto di quella degli Stati Uniti. Sempre più Asia nell export regionale (destinazione delle esportazioni asiatiche, %) domanda, con forti ripercussioni sull industria manifatturiera asiatica. Anche i dati delle imprese localizzate in paesi asiatici confermano questa tendenza. Un impresa giapponese che delocalizza negli Stati Uniti, realizza il 90% delle vendite in questo paese. Se delocalizza in un paese europeo, la quota destinata al mercato locale scende al 60%. Se va in Asia il mercato locale assorbe solamente il 48%. Dati analoghi si registrano per le imprese europee e statunitensi. In sostanza, gli IDE verso i paesi asiatici sono effettuati per riesportare nei mercati più avanzati e non per servire i mercati locali. A fronte di una dipendenza dall esterno, l area nel suo complesso è più stabile. La performance economica del 2006 è stata eccezionale: +8,3%, il più alto tasso di crescita dal L inflazione, a livello regionale è in diminuzione, il surplus commerciale è in aumento e le riserve internazionali continuano a crescere. Fonte: Asian Development Outlook 2007 La dipendenza dell area dall andamento economico globale è ancora molto forte. Il confronto tra il commercio intra-regionale dell Asia e le importazioni (non-oil) degli Stati Uniti evidenzia una correlazione molto alta negli ultimi 5 anni. Al contrario, l andamento delle importazioni asiatiche è sempre meno collegato a quello dei consumi interni di questi paesi. Ciò determina un esposizione molto forte per alcuni specifici settori all andamento economico di Stati Uniti, Giappone e Unione Europea. L esempio più evidente: in occasione dell ultimo rallentamento degli Stati Uniti, il settore IT a livello globale ha fatto registrare un calo della Ma le principali economie manifestano segnali di overheating. I mercati azionari e immobiliari sono in forte crescita, così come il credito all economia. La maggior parte delle valute, tranne lo yuan, si stanno apprezzando in termini reali e in alcuni paesi ci sono i primi segnali di aumento dei prezzi (in particolari dei beni alimentari). Nel medio termine, l invecchiamento della popolazione pone problemi di sostenibilità fiscale. Infine la crescente ineguaglianza sociale e i recenti episodi di instabilità politica sono elementi di vulnerabilità da tenere presente. 3 Ad esempio, le esportazioni cinesi in Corea del Sud di beni intermedi per la produzione di beni destinati al Giappone rientrano in questo calcolo negli scambi tra Cina e Stati Uniti. 3
4 Oil&Gas: le nuove sette sorelle e la questione della sicurezza energetica Abbiamo un problema molto serio: l America è molto dipendente dal petrolio, che è spesso importato da a- ree instabili del mondo. Con queste parole, nel discorso sullo Stato dell Unione del 2006, il Presidente George W. Bush introduceva la questione della sicurezza energetica nel dibattito sulla politica estera statunitense. L obiettivo consisteva nel rimpiazzare più del 75% delle importazioni petrolifere dal Medio Oriente entro il 2025 attraverso l utilizzo di risorse energetiche alternative (come il carbone, le fonti rinnovabili e l energia nucleare). Il problema della sicurezza energetica e della certezza degli approvvigionamenti è un problema non solo statunitense ma comune a molti paesi avanzati, compresa l UE. Miliardi di dollar Fonte: COMTRADE La dipendenza di USA e EU-27 dall'import di petrolio EU oil&gas altre importazioni USA livello internazionale, tanto da essere soprannominate dal Financial Times: le nuove sette sorelle. Originariamente con tale espressione, coniata da Enrico Mattei nel secondo dopo guerra, ci si riferiva alle principali compagnie petrolifere anglo-americane che esercitavano un pieno controllo sulle riserve mediorientali e sul settore oil&gas 4. Fino alla creazione dell OPEC (nel 1960), l intero ciclo di vita del petrolio è rimasto nelle mani di queste grandi imprese. La creazione del famoso cartello petrolifero ha diminuito l importanza delle sette sorelle ma non ha intaccato la loro influenza sul mercato, visto che queste hanno mantenuto una forte presenza nel segmento downstream Fonte: IMF (WEO) I pressi degli idrocarburi in forte crescita dal Commodity Fuel (energy) Index includes Crude oil (petroleum), Natural Gas, and Coal Price Indices Crude Oil (petroleum), Price index simple average of three spot prices (APSP); Dated Brent, West Texas Intermediate, and the Dubai Fateh Commodity Natural Gas Price Index includes European, Japanese, and American Natural Gas Price Indices Oggi però alcune nuove sorelle sono passate ai primi posti in termini di capitalizzazione. Nel 2006, secondo la classificazione di PFC Energy 5, Gazprom (Russia) e Petrochina (posseduta all 88% da CNPC) sono passati, rispettivamente, dalla 4 a e 6 a posizione alla 2 a e Nuovi attori nel settore oil&gas: le nuove sette sorelle. Tra gli effetti del recente boom dei prezzi degli idrocarburi sui mercati emergenti non ci sono soltanto la crescita della liquidità interna e il miglioramento dei fondamentali, ma anche il rafforzamento delle loro compagnie petrolifere nazionali. Alcune fra queste hanno visto aumentare sia le entrate sia il loro potere contrattuale a 4 Prima che negli anni novanta il settore subisse un processo di consolidamento tramite una serie di fusioni ed acquisizioni, tali imprese erano: Standard Oil of New Jersey e Standard Oil of New York (ora fuse sotto il nome di Exxon Mobil), British Anglo- Persian Oil Company (oggi British Petroleum-BP), Texaco, Standard Oil of California e Gulf Oil (ora tutte e tre raggruppate sotto ChevronTexaco) e Royal Dutch Shell. 5 PFC Energy ordina le prime 50 industrie energetiche al mondo per capitalizzazione. Il report è scaricabile sul loro sito web alla pagina: 4
5 3 a, superando Shell e BP. Soltanto il colosso ExxonMobil riesce a mantenere il suo primato. Da notare che, tra le 20 principali imprese del settore oil&gas al mondo, ben 7 provengono da uno dei quattro paesi emergenti di maggior successo (i cosiddetti BRIC 6 ). L India non è rappresentata nelle prime 20 posizioni ma le sue imprese sono alla 21 a e il 24 a posizione. Inoltre, due imprese indiane sono rispettivamente 1 a e la 3 a nel segmento refining&marketing (che vede la quasi esclusiva presenza di società asiatiche). dita), Gazprom (Russia), CNPC (Cina), NIOC (Iran), PDVSA (Venezuela), Petrobas (Brasile) e Petronas (Malesia). Le più grandi imprese energetiche in base alle riserve possedute (mld di barili di petrolio) Le top-20 industrie energetiche nel mondo per capitalizzazione Rank Rank Impresa Capitaliz. di mercato ($ US Mild.) % Share price change (YoY) Paese di origine Business principale 1 1 ExxonMobil 449,3 36% USA Integrated 2 4 Gazprom 272,0 70% Russia Integrated Gas 3 6 Petrochina 253,6 73% China Integrated 4 3 Royal Dutch Shell 225,9 15% Netherlands Integrated 5 2 BP 218,8 4% UK Integrated 6 5 Total 174,9 16% France Integrated 7 7 Chevron 160,7 30% USA Integrated 8 8 Eni 134,7 21% Italy Integrated 9 10 ConocoPhillips 118,2 24% USA Integrated 10 9 BHP Billiton 113,5 20% Australia Diversified Minerals Petrobras 107,9 46% Brazil Integrated Sinopec 97,2 86% China Integrated 13 - Rosneft 97,0 21% Russia Integrated Schlumberger 74,9 30% USA Oilfield Services LUKOIL 74,8 48% Russia Integrated Statoil 57,3 15% Norway Integrated Surgutneftegaz 54,7 40% Russia Integrated BG Group 46,3 37% UK Integrated Gas Gaz de France 45,3 57% France Gas Utilities Repsol YPF 42,2 18% Spain Integrated Fonte: La caratteristiche delle nuove sette sorelle. Il Financial Times ha selezionato sette imprese che sono cresciute molto negli ultimi anni e che si prevede possano aumentare i propri profitti e la propria influenza negli anni a venire. Tali imprese hanno in comune la caratteristica di non provenire da paesi membri dell OCSE e di essere controllate/possedute dallo stato. Inoltre, sono stati presi in considerazione criteri quali: l ammontare delle risorse, i livelli di produzione, le ambizioni dell impresa, la scala del loro mercato domestico e il loro grado di influenza sul settore. In base a ciò le imprese emerse sono (in ordine di importanza): Saudi Aramco (Arabia Sau- 6 Brasile, Russia, India e Cina. Fonte: The Economist Le nuove sette sorelle superano le vecchie? Le sette imprese emergenti controllano circa un terzo del produzione di oil&gas mondiale e possiedono più di un terzo delle riserve totali. Saudi Aramco possiede circa il 25% delle riserve mondiali di greggio, mentre Gazprom un sesto delle riserve di gas naturale. Al contrario, le vecchie sorelle producono circa il 10% degli idrocarburi mondiali e detengono soltanto il 3% delle riserve. Tuttavia, grazie alle dimensioni del loro settore downstream (che prevede la vendita non solo di petrolio e gas ma anche gasolio, diesel e prodotti petrolchimici), le loro entrate sono ancora superiori ai guadagni delle nuove sorelle. L influenza delle sorelle emergenti è però crescente: l IEA (International Energy Agency) stima che il 90% della nuova produzione, nei prossimi 40 anni, proverrà da paesi in via di sviluppo. 5
6 Ma nel mercato le tecnologie avanzate contano sempre di più. Nonostante le buone performance e la crescente liquidità, le nuove sorelle mancano ancora del know-how tecnologico necessario allo sfruttamento dei nuovi giacimenti. L innalzamento dei prezzi degli idrocarburi ha reso vantaggioso estrarre il greggio ed il gas in luoghi dal difficile contesto operativo. Per esempio, alcuni giacimenti si trovano a profondità più elevate rispetto al passato, altri sono off-shore (sotto il mare) o in zone del mondo caratterizzate da condizioni climatiche particolarmente rigide (Circolo Polare Artico). A ciò si aggiunge la necessità di commerciare velocemente ed efficientemente ciò che viene estratto. Per questo motivo la costruzione di nuove pipeline o di impianti di liquefazione e di rigassificazione sono centrali per lo sviluppo delle nuove sorelle. Anche in questo campo però servono competenze ed expertise che tali imprese devono potenziare. Per questo motivo è prevedibile che nel breve-medio termine debba crescere la collaborazione tra le sorelle più anziane e quelle più giovani. Anche se alcune di esse, per esempio Gazprom, stanno cercando di evitare la collaborazione con gli stranieri nei progetti nazionali (come ad esempio, lo sviluppo del giacimento di Shtokman). Ci sono però dei rischi connessi allo sviluppo delle nuove sorelle. I paesi emergenti hanno compreso l importanza delle risorse naturali, la cui vendita sui mercati internazionali costituisce il volano della crescita e dello sviluppo. Per questo sono tenute saldamente nelle mani dello Stato e possono diventare una carta molto preziosa da giocare in politica estera. Si pensi al ruolo giocato da Gazprom nei rapporti tra la Russia ed i paesi dell ex blocco sovietico, oppure all intensificarsi dei rapporti (e degli investimenti) tra la Cina ed i paesi africani per lo sfruttamento delle materie prime. Importare energia da imprese che non rispondono soltanto alle logiche di mercato ma (anche) a calcoli politici può comportare dei rischi per paesi (come USA e EU) che non sono in grado di soddisfare da soli la propria sete energetica. Inoltre, la rischiosità è accresciuta dal fatto che alcune delle nuove sette sorelle provengono proprio da paesi che contestano l egemonia statunitense (come Iran e Venezuela) o che sono in competizione politica con alcuni paesi avanzati (come Russia e Cina). A ciò si aggiungono i rischi geopolitici più tradizionali legati all instabilità generale di un area (ad esempio, il contesto mediorientale o la zona di passaggio in Europa orientale che pone in collegamento la Russia all UE) oppure legati alla presenza di conflitti interni (come in Nigeria). Hanno collaborato a questo numero: Valentina Cariani Fabrizio Ferrari Marco Minoretti per maggiori informazioni: ufficio.studi@sace.it tel: Le opinioni espresse dagli autori negli articoli della presente newsletter non rappresentano necessariamente le posizioni del Gruppo SACE. 6
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