SiRVeSS Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole

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1 SiRVeSS Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DELLA FORMAZIONE NELLA SCUOLA IN OTTEMPERANZA ALL ART. 37 DEL D.Lgs. 81/08 E IN APPLICAZIONE DELL ACCORDO STATO- REGIONI SULLA FORMAZIONE DEL 11/1/2012 Il SiRVeSS, per supportare l attività di formazione delle scuole nei confronti di lavoratori, studenti equiparati a lavoratori, preposti e dirigenti ha predisposto: - linee interpretative dell Accordo Stato-Regioni sulla formazione del 11/1/2012, orientative per gli istituti della regione, in attesa di eventuali delucidazioni ministeriali; tali linee interpretative, ratificate dal SiRVeSS in data 18/7/2012, sono riportate in allegato a questo documento introduttivo (allegato 1) - pacchetti formativi completi per la formazione generale dei lavoratori (insegnanti e ATA) e degli studenti equiparati a lavoratori (solo per la scuola superiore) - indicazioni organizzative e metodologiche (linee guida) per la progettazione e gestione degli interventi di formazione specifica dei lavoratori (insegnanti e ATA) e degli studenti equiparati a lavoratori (solo per la scuola superiore) e per la predisposizione del relativo materiale didattico - indicazioni organizzative e metodologiche (linee guida) per la progettazione e gestione degli interventi d aggiornamento dei lavoratori (insegnanti e ATA) e per la predisposizione del relativo materiale didattico - pacchetto formativo completo per la prima parte della formazione particolare dei preposti (punti 1 5 dell accordo) e indicazioni organizzative e metodologiche (linee guida) per la progettazione e gestione della seconda parte della formazione particolare dei preposti (punti 6 8 dell accordo) e per la predisposizione del relativo materiale didattico - indicazioni organizzative e metodologiche (linee guida) per la progettazione e gestione degli interventi d aggiornamento dei preposti e per la predisposizione del relativo materiale didattico Inoltre il SiRVeSS, al fine di supportare le Reti nella loro azione di tutoraggio e accompagnamento nei confronti dei propri istituti, ha predisposto il programma del percorso formativo rivolto ai SPP scolastici per l utilizzo dei pacchetti formativi e delle linee guida elencati in precedenza e il pacchetto formativo completo per il corso di formazione dei dirigenti che le Reti intendono realizzare per i propri istituti. Il tutto si deve inserire in un contesto più ampio, che corrisponde alla visione promossa e declinata dal SiRVeSS rispetto ad un modello di SPP scolastico funzionale alla promozione della sicurezza. Di tale visione da conto uno specifico documento (allegato 2), che rappresenta uno dei prodotti finali dei Progetti Sicurezza a scuola: compito di cittadinanza attiva (vincitore al bando di concorso Cittadinanza, Costituzione e Sicurezza indetto dal MIUR nel 2011) e Studenti-ASPP (sponsorizzato dall INAIL nello stesso periodo), condotti complessivamente in 25 istituti superiori di tutte le province della regione. generale rivolta ai lavoratori Il materiale didattico è stato predisposto ipotizzando che la formazione sia gestita dai SPP (RSPP interno o ASPP), nei confronti dei quali le Reti si impegnano ad assicurare il trasferimento delle competenze necessarie, attivando un percorso formativo e forme di assistenza secondo un modello condiviso a livello regionale. 1

2 La proposta formativa rivolta ai lavoratori, coerentemente con le linee interpretative dell accordo, è stata progettata considerando, accanto ai rischi professionali, il ruolo educativo del personale della scuola, che deve riguardare anche la salute e sicurezza. Se per il personale ATA questa dimensione si incentra sui comportamenti e sull esempio (educazione informale), per gli insegnanti si traduce anche in attività didattiche, diversamente declinate per le scuole del primo ciclo rispetto agli istituti superiori, dove, agli studenti equiparati a lavoratori, deve essere impartita una formazione analoga a quella somministrata ai docenti. Pertanto agli insegnanti delle scuole superiori, nell ambito della formazione generale, viene presentato contestualmente il corrispondente pacchetto didattico predisposto per gli allievi, nella prospettiva che diventino i loro formatori sulla sicurezza. Un operazione analoga è stata concepita nei confronti degli insegnanti di laboratorio, in qualità di preposti, relativamente alla formazione specifica degli allievi. Per quanto riguarda gli insegnanti in generale si propone che, nell ambito della formazione specifica, vengano fornite indicazioni metodologiche ed illustrati materiali didattici e attività utili alla predisposizione di percorsi interdisciplinari, nella prospettiva che i temi della sicurezza entrino nella curricolarità e siano propedeutici rispetto ad altri livelli di formazione obbligatoria, relativi agli studenti equiparati a lavoratori. Questo disegno progettuale motiva la proposta di pacchetti didattici differenziati per la gestione della formazione generale per gli insegnanti degli istituti superiori rispetto a quelli delle scuole del primo ciclo e del personale ATA, pur mantenendo i medesimi contenuti, gli stessi indicati nell art. 37 e ripresi nell accordo Stato-Regioni. Oltre alle motivazioni didattiche, a monte di questa distinzione ci sono ragioni logistiche correlate ai diversi momenti e circostanze in cui è possibile organizzare incontri nei confronti delle due categorie di lavoratori. Ciò non esclude la possibilità di riorganizzare la proposta laddove si ritenga preferibile e fattibile realizzare una formazione congiunta, che diventerebbe occasione di integrazione e confronto tra il personale su aspetti condivisi e potrebbe costituire una soluzione quando è necessario e conveniente mettere insieme un gruppo di persone, come nel caso dei nuovi assunti. Infatti, la proposta formativa, fondata su una metodologia didattica attiva e concepita come occasione di confronto tra i partecipanti, funziona solo per un gruppo non esiguo di discenti. E stata infatti recepita l indicazione dell accordo Stato-Regioni, che prevede l adozione di una metodologia di insegnamento/apprendimento che privilegia un approccio interattivo, limitando le lezioni frontali e privilegiando il lavoro di gruppo. specifica dei lavoratori Il punto di partenza è costituito dal documento di valutazione dei rischi, dal quale trarre i contenuti della formazione specifica, i rischi presenti e le misure attivate o Strumenti in programma. Estratti dello stesso DVR possono costituire materiale didattico, previa didattici: DVR spiegazione della procedura seguita nell individuazione e analisi dei fattori di rischio e manuale informazione sui criteri di valutazione adottati. Il manuale Gestione del sistema della sicurezza e cultura della prevenzione nella scuola rappresenta un ulteriore supporto in quanto fornisce le informazioni necessarie a sostenere il momento formativo e propone uno sviluppo gestionale secondo modalità partecipative ai problemi rilevati. Devono essere comunque previsti spazi per permettere l espressione libera dei partecipanti considerando la possibilità che i rischi percepiti non corrispondano esattamente a quelli valutati. Gli interventi di formazione diventano in questo caso Metodologia motivo di aggiornamento del DVR, che, concepito come esito di un processo dinamico didattica e partecipato, dovrebbe contemplare anche la percezione dei rischi dei lavoratori. In ogni caso dovrà essere adottata una metodologia didattica interattiva, in ottemperanza alle indicazioni dell Accordo Stato-Regioni e in ragione del fatto che il processo di apprendimento dell adulto richiede la sua partecipazione attiva, requisito imprescindibile della formazione. Quindi è doveroso introdurre la discussione e lavori di gruppo su casi reali o situazioni simulate, giochi di ruolo, esercitazioni. In considerazione della centralità del DVR e della necessità che sia assicurata la conoscenza del contesto fisico, organizzativo e sociale, la figura più idonea a gestire la formazione sarà il SPP, RSPP interno o ASPP (a condizione che disponga dei requisiti Soggetti previsti dall Accordo), che potrà avvalersi della collaborazione di altri eventuali formatori operatori della scuola con posizioni o competenze specifiche, ma anche del MC e di esperti esterni attivati tramite la Rete. Il SPP diventa quindi un attivatore e coordinatore 2

3 di risorse e la formazione un opportunità per animare la scuola e creare un clima di attenzione e collaborazione intorno al tema della propria salute e sicurezza. L obbligo formativo rappresenta l occasione che il SPP non può perdere se intende interpretare il proprio ruolo nella direzione della promozione della cultura della sicurezza. Uno spazio significativo deve essere attribuito al RLS, con cui, oltre alla doverosa consultazione, sarebbe auspicabile condividere la progettazione del percorso formativo. Indicazioni organizzative e metodologiche Esistono rischi trasversali che riguardano tutto il personale, docente e non, della scuola e rischi specifici, diversificati anche all interno delle due categorie di lavoratori. In una logica di integrazione, sarebbe auspicabile articolare il percorso formativo in modo da mettere insieme i lavoratori su argomenti comuni, suddividendoli solo per la trattazione dei rischi specifici. Un ambito trasversale è costituito dai rischi elettrici, da correlare però alle diverse strumentazioni e apparecchiature utilizzate da insegnanti, collaboratori scolastici e amministrativi, e quelli infortunistici, che potrebbero trovare materia di discussione nel registro infortuni o nelle denunce a fine assicurativo. L esercizio intorno a casi occorsi nella propria realtà rappresenta un efficace modalità di dare evidenza al problema, di fare pratica di problem solving, di far partecipare alla ricerca di soluzioni. E auspicabile che contestualmente vengano considerati anche casi che hanno coinvolto gli allievi, introducendo l aspetto della responsabilità educativa, e promuovendo attività che coinvolgano personale e studenti nella prevenzione degli infortuni. Questa può diventare anche l occasione per illustrare, consolidare e verificare il funzionamento del sistema di segnalazione di incidenti e infortuni eventualmente adottato dall istituto sul modello indicato dalle Reti. L ambito delle emergenze, che, trattandosi sostanzialmente di rendere edotti i lavoratori dei piani di evacuazione e primo soccorso, potrebbe risolversi nell obbligo di informazione ex art. 36 del D.Lgs. 81/08, avendo nella scuola una valenza educativa, deve trovare spazio nel percorso formativo dei docenti e del personale ATA. Si dovrà focalizzare sull importanza dell esempio, della coerenza dei comportamenti, ma anche condividere modalità di coinvolgimento degli allievi nella gestione dell emergenza. Ulteriore aspetto trasversale è il rumore, presente sia pure in situazioni ed entità diversificate in tutte le scuole, connesso alle attività in palestra o durante la ricreazione e mensa o correlato al contesto urbanistico. Il rumore e la cattiva acustica delle aule (riverbero) introducono alle laringopatie, quale rischio professionale degli insegnanti. Per la trattazione di quest aspetto, così come dello stress lavorocorrelato, potrebbe essere ricercata la collaborazione del MC laddove presente, o del medico della Rete. Rispetto allo stress lavoro-correlato, è doveroso stabilire un collegamento con i risultati della valutazione dei rischi e anzi utilizzare il confronto come un occasione di verifica. Non sono da dimenticare i rischi per le lavoratrici in gravidanza o in puerperio, la cui trattazione dovrà comprendere i rischi specifici, le situazioni di incompatibilità nonché le procedure predisposte dall istituto per l interdizione dal lavoro. Per la trattazione dei rischi specifici connessi alle attività svolte nei laboratori, è opportuno organizzare incontri congiunti tra tecnici e docenti. In questo caso gli aspetti connessi alla ricaduta didattica vengono rinviati alla formazione dei preposti, che dovranno formare gli studenti equiparati a lavoratori, in ottemperanza all art. 37 del D.Lgs. 81/08. I rischi riferiti all uso dei VDT sono argomenti che riguardano il personale amministrativo, ma non sono da escludere gli insegnanti che, anche se spesso in postazioni casalinghe, fanno un uso professionale dei PC. Sarebbe utile specializzare gli insegnanti di informatica su questi aspetti perché possano diventare a loro volta formatori. Anche la movimentazione manuale dei carichi, che interessa prevalentemente i collaboratori scolastici (ma anche gli educatori degli asili nido e gli amministrativi nello spostamento di faldoni), potrebbe entrare, insieme al tema delle posture, nella formazione degli insegnanti, soprattutto delle scuole del primo ciclo, per la possibile ricaduta educativa (zainetto e posizioni assunte nei banchi). Essendo utile rispetto a questi argomenti introdurre esemplificazioni ed esercitazioni pratiche, potrebbero essere chiamati a collaborare gli insegnanti di educazione fisica o il MC. Nei confronti dei collaboratori scolastici è opportuno affrontare i rischi chimico e biologico assicurando riferimenti ai prodotti utilizzati e alle operazioni di pulizia effettivamente praticate nel proprio contesto. Il 3

4 rischio biologico, dovuto ai rapporti stretti con gli alunni, deve essere trattato anche con gli educatori degli asili nido e gli insegnanti delle primarie, con l auspicabile collaborazione del MC, laddove presente. Organizzazione dei corsi Come indicato nell Accordo Stato-Regioni, è necessario redigere un programma del corso e individuare il soggetto organizzatore del corso (per la formazione effettuata internamente alla scuola questo è il dirigente scolastico), nonché il responsabile del progetto formativo (che può essere individuato all interno del SPP, preferibilmente il RSPP). E opportuno che il programma sia il prodotto di un progetto, che espliciti i criteri di costituzione dei gruppi dei discenti, le modalità di informazione dei lavoratori sul programma e sulle condizioni di partecipazione, il sistema di recupero di eventuali assenze, le scelte delle metodologie d insegnamento adottate e gli aspetti logistici. Trattandosi di un iniziativa formativa, dovrebbero essere esplicitati gli obiettivi didattici in termini di competenze attese, il cui conseguimento dovrà essere verificato secondo modalità previste a priori. La scuola non può infatti esimersi da un interpretazione metodologicamente corretta e coerente dell obbligo formativo, anche in ragione del fatto che possiede competenze pertinenti e dispone di situazioni logisticamente favorevoli. Anche la proposta del SiRVeSS riferita alla formazione generale (i pacchetti formativi completi) dovrà rientrare in un progetto formativo che ne assicuri la contestualizzazione e definisca le scelte organizzative. Il progetto formativo, l impatto e i risultati dei corsi di formazione sono aspetti che il SPP deve illustrare nella riunione periodica come previsto dall art. 35 del D.Lgs. 81/08. Modalità di registrazione e attestazione dei percorsi formativi Gli interventi formativi devono esitare in due tipi di certificazioni: 1. registrazione di ogni evento formativo 2. attestazione individuale del percorso formativo Di ogni singolo intervento formativo è opportuno siano registrati data e orario, contenuti trattati, nominativi del docente e dei discenti, attività svolte. Alla registrazione, sottoscritta dal soggetto organizzatore del corso e dal responsabile del progetto formativo, si dovrà allegare il foglio firme dei partecipanti e del docente. Potranno essere menzionati anche eventuali soggetti della scuola che hanno collaborato alla gestione della formazione, non in possesso dei requisiti di formatore richiesti dall Accordo Stato-Regioni, ma coinvolti su iniziativa del responsabile del progetto formativo. A ciascun discente si dovrà consegnare un attestato che certifichi la partecipazione al modulo di formazione generale (che costituisce credito formativo permanente) e un ulteriore attestato, distinto, riferito alla formazione specifica, che descriva gli argomenti trattati. Gli attestati dovranno riportare la firma del soggetto organizzatore del corso e del responsabile del progetto formativo. Elenco pacchetti e linee guida disponibili Destinatari Insegnanti scuola infanzia Insegnanti scuola primaria e media Tipologia generale specifica generale specifica Durata (ore) 8 Contenuti D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b Ricadute didattico-educative Materiale completo (A) completo (A)

5 Destinatari Insegnanti scuola superiore Insegnanti (tutti) Amministrativi Tecnici Ausiliari ATA (tutti) Studenti equiparati Preposti Dirigenti Preposti Tipologia generale specifica Aggiornamento generale specifica generale specifica generale specifica Aggiornamento generale specifica particolare (I^ parte) particolare (II^ parte) iniziale Aggiornamento Durata (ore) 8 6 in 5 anni in 5 anni in 5 anni Contenuti D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a formativo studenti D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b Ricadute didattico-educative Argomenti specifici Accordo Stato-Regioni, punto 9 Ricadute didattico-educative D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b Argomenti specifici Accordo Stato-Regioni, punto 9 D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1a D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 1b D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 7 Accordo Stato-Regioni, punto 5 (argomenti 1 5) D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 7 Accordo Stato-Regioni, punto 5 (argomenti 6 8) D.Lgs. 81/08, art. 37, comma 7 Accordo Stato-Regioni, punto 6 Argomenti specifici Accordo Stato-Regioni, punto 9 Materiale completo (B) completo completo completo completo completo completo 5

6 SiRVeSS Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole ALLEGATO 1 LINEE INTERPRETATIVE SiRVeSS SULL ACCORDO STATO-REGIONI SULLA FORMAZIONE LAVORATORI (insegnanti e personale ATA) Contenuti Oltre a trattare i rischi a cui sono esposti i lavoratori, nella scuola è auspicabile che i contenuti indicati nell Accordo siano declinati in una prospettiva di ricaduta educativa, con particolare riguardo alla percezione del rischio e alle variabili culturali dalle quali dipendono i comportamenti individuali e collettivi riferiti alla sicurezza anche non lavorativa. Il taglio educativo non è in contraddizione con il ruolo del personale ATA, da valorizzare in termini di educazione informale. Metodologia didattica La scuola si presta particolarmente, per organizzazione del lavoro, competenze e disponibilità di attrezzature, all adozione della metodologia dell e-learning, che potrebbe anche dare adito a progetti sperimentali riferiti anche alla formazione specifica. In tutti i casi è auspicabile prevedere comunque la verifica dell apprendimento. Soggetti formatori La docenza della formazione dei lavoratori della scuola potrebbe essere gestita, oltre che da RSPP o ASPP con almeno 3 anni di esperienza, dagli insegnanti di discipline, di natura giuridica e tecnicoprofessionale, che il responsabile del corso ritenga competenti. Consorzi di scuole aggregate per assolvere all obbligo di formazione dei lavoratori, ma anche dei preposti e dei dirigenti, potrebbero fare perno sugli istituti tecnici e professionali che dispongono di docenti con i requisiti richiesti dall Accordo, considerando che in questi istituti le discipline professionalizzanti prevedono curricularmente la trattazione della sicurezza. Riconoscimento della formazione pregressa Tutti gli interventi di formazione realizzati prima della data di pubblicazione dell Accordo ( ) sono riconosciuti a condizione che: - siano stati attestati (verbale riunione periodica, firma presenza, verifica apprendimento, ecc.) data, durata, contenuti, docente, presenti - i temi trattati siano conformi ed esaustivi rispetto ai rischi rilevati nel DVR - siano aggiornati alle eventuali variazioni delle condizioni di lavoro e modifiche delle misure di prevenzione ed emergenza. La scadenza quinquennale dell aggiornamento dovrà essere conteggiata a partire dalla data dell ultimo intervento formativo realizzato. Analogamente per la formazione pregressa dei preposti, della quale dovranno essere attestati date, durata, contenuti e docenti del percorso formativo specificatamente dedicato alla funzione svolta. 6

7 Crediti formativi Per il personale docente e personale ATA non di ruolo saranno riconosciuti i crediti formativi già acquisiti presso altri istituti, purché coerenti con le indicazioni dell Accordo e certificati. STUDENTI EQUIPARATI A LAVORATORI L art. 2 del D.Lgs. 81/08 ricorda espressamente che sono equiparati a lavoratori gli allievi degli istituti di istruzione nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le attrezzature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l allievo sia effettivamente applicato alle strumentazioni o ai laboratori in questione. Tale affermazione, che risale ancora al D.Lgs. 626/9, è stata ripresa anche dal DI 382/98, il quale puntualizzava che l equiparazione degli allievi a lavoratori sussiste: in relazione alla frequenza ed all uso di laboratori appositamente attrezzati nel momento in cui gli allievi operano nei laboratori e utilizzano effettivamente le attrezzature in essi contenute, ovvero quando impiegati in situazione didattica che comporti l esposizione a rischio fisico, chimico, biologico se considerata nel documento della valutazione se i programmi o le attività d insegnamento (stabiliti anche a livello di singolo istituto e inseriti quindi nel POF) prevedono esplicitamente la frequenza e l uso dei suddetti laboratori. Alla luce di queste indicazioni, sono equiparati a lavoratori gli allievi delle scuole di ogni ordine e grado - impiegati effettivamente in laboratori nell uso di sostanze e attrezzature di lavoro oppure - quando sono esposti a rischio chimico, fisico o biologico (se considerato nel DVR) anche in aula attrezzata oppure - quando usano VDT (solo se attività curricolare svolta in aula di informatica). Ai fini dell obbligo di formazione, ragioni di ordine pratico inducono a rivolgere prioritariamente l attenzione sugli studenti degli istituti superiori, in particolare quelli ad indirizzo tecnico-professionale dove l impiego in laboratori è relativamente consistente. In ogni caso è opportuno che l intervento educativo riferito alla sicurezza, che può trovare collocazione privilegiata nell insegnamento Cittadinanza e Costituzione ed essere inserito nel POF, non riguardi solo gli istituti superiori, ma, anzi, inizi il più precocemente possibile e interessi tutti i percorsi dell istruzione, di ogni ordine e grado. Rimane comunque un opportunità dare seguito anche formale agli obblighi derivanti dall equiparazione, ed avvalersi dell adempimento per portare a regime percorsi formativi sulla salute e sicurezza sul lavoro, come peraltro previsto, ma non assicurato (facendo leva su incentivazioni economiche elargite con il sistema del bando) dall art. 11 del DLgs 81. Il modulo di formazione generale (di ore) risulta adeguato per tutti gli istituti superiori e potrebbe essere gestito in modo interdisciplinare coinvolgendo anche docenti dell area giuridico-umanistica, prassi auspicabile, peraltro indicata dall art. 11. In alternativa questo modulo potrebbe essere gestito con la modalità di e-learning, con il vantaggio di omogeneizzare la proposta, fino al livello nazionale nell ipotesi che si possano utilizzare i canali dell ANSAS-ex Indire. Dovrebbe essere richiesta l attestazione di un percorso formativo di ulteriori 8 ore con contenuti specifici relativi ai rischi e alle procedure di sicurezza dei laboratori avendo come riferimento il DVR; questi interventi formativi dovrebbero essere assicurati dai docenti che operano nei laboratori, peraltro individuati come preposti e quindi a loro volta specificatamente formati. Alla formazione potrebbe partecipare anche lo stesso RSPP o ASPP attraverso strategie di coinvolgimento degli studenti nella gestione della sicurezza dell istituto: il SPP potrebbe commissionare agli allievi la costruzione di schede funzionali alla valutazione dei rischi, o di moduli di registrazione di incidenti e infortuni, interviste a lavoratori della scuola per conoscere la percezione dei propri rischi, la predisposizione di uno strumento informativo per le classi prime sulle procedure di sicurezza dell istituto, la collaborazione alla stesura del piano di evacuazione, la valutazione dei rischi connessi alle attività di laboratorio. La formazione potrebbe essere tradotta in percorsi curriculari anche pluriennali, in cui le ore di formazione generale potrebbero trovare collocazione il primo anno già in fase di accoglienza, mentre i moduli di formazione specifica dovrebbero essere realizzati in funzione della frequenza dei laboratori. 7

8 In tutti i casi le competenze acquisite dovrebbero essere valutate, certificate e considerate all atto dell acquisizione dei titoli di studio, nonché costituire credito formativo in una prospettiva lavorativa. La frequenza di stage o l inserimento in esperienze di alternanza scuola-lavoro da parte degli studenti comporta ulteriori obblighi riferiti alla formazione specifica, alla cui realizzazione devono concorrere scuole e azienda ospite. DIRIGENTE SCOLASTICO - RSPP Premettendo che l accorpamento di istituti determina frequentemente il superamento dei 200 dipendenti e quindi l impossibilità da parte del dirigente scolastico di svolgere la funzione di RSPP, è opportuno che tale incarico venga svolto da soggetti diversi anche in ragione dei suoi molteplici impegni. Nel caso assuma l incarico, è comunque opportuno sia coadiuvato da un ASPP. In considerazione del fatto che l Accordo Stato-Regioni per l attuazione del D.Lgs. 195/03 ha inserito gli istituti tecnici industriali, aeronautici, agrari, nautici e gli istituti professionali per l industria e l artigianato, per l agricoltura, per le attività marinare tra i soggetti formatori nei confronti del proprio personale che assume l incarico di RSPP e ASPP, si ritiene che, per analogia, tali istituti, oltre a quelli accreditati presso la Regione quali agenzie formative, siano abilitati ad effettuare la formazione anche dei dirigenti scolastici che assumono l incarico di RSPP. Questi istituti tecnici e professionali dispongono, infatti, di docenti con i requisiti richiesti, anche in ragione del fatto che in questi istituti le discipline professionalizzanti prevedono curricularmente la trattazione della sicurezza. Questa soluzione, oltre a rispondere ad esigenze di economicità, permette l organizzazione di una formazione adeguata alla specificità della scuola e coerente con quella somministrata ai sensi del D.Lgs. 195, che potrebbe raggiungere la massima efficienza se erogata tramite reti o consorzi di istituti che potrebbero ricorrere anche a competenze presenti negli organismi territoriali. 8

9 SCHEMA RIASSUNTIVO NO LABORATORI ORDINE SCOLASTICO NIDI MATERNE PRIMARIE TIPOLOGIA LAVORATORE FORM. GEN. FORM. SPEC. TOT. PREPOSTO AGGIORN. QUINQUENN. EDUCATORI 8 NO 6 INSEGNANTI E EDUCATORI ANCHE DI SOSTEGNO 8 12 NO 6 LABORATORI PALESTRA SECONDARIE I e II GRADO UNIVERSITA OGNI ORDINE E GRADO INSEGNANTI esclusivamente D AULA E 8 12 NO 6 DI SOSTEGNO INSEGNANTI TEORICI E TECNICO-PRATICI * TECNICI DI LABORATORIO 8 12 NO 6 INSEGNANTI ED. MOTORIA 8 12 NO 6 STUDENTI equiparati a lavoratori 8 12 NO / PERSONALE ADDETTO ALLA ASSISTENZA 8 12 NO 6 DISABILI ** COLLABORATORI SCOLASTICI 8 12 NO *** 6 AMMINISTRATIVI 8 NO *** 6 DIRIGENTI **** NO 6 * coloro che insegnano una materia che prevede l uso del laboratorio o aule attrezzate ai fini dell apprendimento di competenze tecnico-pratiche ** se personale dipendente da altro ente applicare quanto previsto nella convenzione *** 8 ore se figure che, nell ambito della organizzazione della scuola, svolgano di fatto l esercizio dei poteri funzionali previsti dal ruolo (es: collaboratori o amministrativi che organizza l attività di altri) **** DSGA, vicario, responsabili laboratori e palestra, referenti di plesso, responsabili ufficio tecnici 9

10 SiRVeSS Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole ALLEGATO 2 MODELLO DI SPP SCOLASTICO FUNZIONALE ALLA PROMOZIONE DELLA CULTURA DELLA SICUREZZA 1) PREMESSA 2) L ATTIVITÀ PER LA SICUREZZA NELLE SCUOLE DEL VENETO: DA ESPERIENZA A MODELLO 3) IL MODELLO SPP I compiti del SPP La composizione del SPP Le competenze e la formazione del SPP Il SPP e la formazione dei lavoratori Il SPP e l azione educativa Il SPP e il territorio Inquadramento di R-ASPP e risorse dedicate 1) PREMESSA Il presente documento si propone di fornire indicazioni ai DS per organizzare un SPP che promuova la cultura della sicurezza nel contesto scolastico. Innanzitutto cultura è il prodotto di un processo di interiorizzazione di valori e atteggiamenti, richiede l acquisizione di competenze da agire responsabilmente e in autonomia: ciò implica un intervento educativo complesso che superi un approccio didattico tradizionale. Cultura della sicurezza, intesa come abito mentale capace di indirizzare verso scelte consapevoli in ogni frangente della vita, costituisce parte integrante dell educazione ad una cittadinanza attiva, che rappresenta la principale mission della scuola, già auspicata dalla C.M. 122/00 e prevista dall art. 11 del D.Lgs. 81/08. L attribuzione al SPP di un ruolo chiave nella promozione della cultura della sicurezza è correlata alla sua presenza in tutti gli istituti che permette di prefigurare una prospettiva di sistema e quindi di superare il prevalente approccio basato sulla sensibilità e volontarismo di singoli insegnanti che nega le medesime opportunità a tutti gli studenti. Peraltro in questa prospettiva è da interpretare l art. 32 del D.Lgs. 81/08, che prevede proprio per le scuole prioritariamente un RSPP interno. Si prospetta quindi la necessità di definire un modello di SPP scolastico in grado di sviluppare una strategia d azione che si inquadri nel mandato istituzionale della scuola e che interpreti la sicurezza come un opportunità di partecipazione e di sperimentazione di una pratica di esercizio di diritti. Questo implica individuare i compiti che gli sono propri, anche per differenza con quelli che spettano ad un SPP aziendale, nonché composizione, competenze, funzioni. 10

11 2) L ATTIVITÀ PER LA SICUREZZA NELLE SCUOLE DEL VENETO: DA ESPERIENZA A MODELLO In Veneto dal 2007 è attivo un sistema di Reti per la sicurezza nelle scuole che, con la finalità della promozione della cultura della sicurezza, opera secondo tre direttrici: didattica, formazione e gestione della sicurezza. Le Reti, a cui aderiva nel 2011 il 68% degli istituti di ogni ordine e grado del Veneto, si sono organizzate nel Sistema di Riferimento Veneto per la Sicurezza nelle Scuole (SiRVeSS), il cui livello istituzionale è rappresentato da Regione, INAIL, USR, VVF, DRL. Il SiRVeSS garantisce omogeneità e qualità agli interventi che vengono realizzati nel territorio, promuove la diffusione delle buone pratiche anche attraverso il proprio sito intrattiene rapporti di collaborazione con altre realtà regionali. Le linee strategiche dell agire del Sistema sono rappresentate dal ruolo centrale del SPP e dalla didattica per competenze, adottata quale metodologia idonea a far acquisire capacità di autotutela e di esercizio di cittadinanza attiva e responsabile. Nei confronti dei SPP le Reti svolgono un importante attività di formazione e assistenza, privilegiando gli aspetti educativi, relazionali e gestionali. Per la formazione rivolta alle altre figure del sistema della sicurezza, dai dirigenti scolastici agli addetti alle emergenze al RLS, il taglio impartito è orientato a creare intorno al SPP un apparato di collaborazione che operi secondo una visione coerente ad una politica d istituto che contempli anche le scelte relative alla sicurezza. In Veneto si può pertanto contare su migliaia di operatori della scuola formati nell arco degli ultimi 5-6 anni che, facendo riferimento, seppure in misura diversa, al sistema delle Reti, permettono ai coordinatori di Rete di avere una visione d insieme, di cogliere tendenze e criticità e di rapportarsi con la realtà degli istituti in modo dinamico ed adeguato. La collaborazione organica dei soggetti del territorio aggiunge autorevolezza e credibilità al sistema nel suo complesso e alle scelte strategiche condivise. Sul fronte della didattica, alcune esperienze condotte nell ambito delle Reti (in particolare il progetto Sicurezza in cattedra ) hanno creato precedenti e modelli di coinvolgimento di allievi in attività gestionali riferite alla scurezza e all emergenza nella scuola (dalle primarie alle superiori), definiti compiti di realtà in cui il SPP è il soggetto promotore e committente del prodotto. Peraltro tale approccio metodologico coincide con la didattica per competenze, indicata dal MIUR quale strategia educativa idonea a far acquisire quelle competenze chiave europee che la scuola deve certificare. Il progetto Sicurezza a scuola: compito di cittadinanza attiva, vincitore al bando di concorso Cittadinanza, Costituzione e Sicurezza indetto nel 2011 in ottemperanza all art. 11 D.Lgs. 81/08, così come il progetto analogo Studenti-ASPP sponsorizzato dall INAIL, condotti complessivamente in 25 istituti superiori di tutte le province della regione, nascono in questo contesto. Con questi progetti i SPP hanno sperimentato: - un azione di sensibilizzazione nei confronti del contesto (presentazione del progetto al collegio docenti, restituzione finale) - un azione di promozione e coordinamento sul piano della didattica (condivisione nei consigli di classe, selezione degli allievi) - un azione didattico-educativa (formazione degli allievi e loro coinvolgimento in attività gestionali). Le Reti, partecipando attivamente a tutte le fasi dei progetti, dalla progettazione alla valutazione, hanno potuto cogliere le variabili (composizione SPP, atteggiamento del DS, indirizzo dell istituto, ecc.) che favoriscono l assunzione di un ruolo promozionale da parte dei RSPP e quindi hanno acquisito elementi utili alla definizione del modello di SPP. Emerge dalle attività delle Reti e dai dati dei monitoraggi sullo stato di attuazione della normativa sulla sicurezza nelle scuole della regione realizzati a cura dell USR del Veneto una situazione estremamente diversificata relativamente all organizzazione che gli istituti si sono dati. In particolare si evidenzia una prevalenza di nomina di RSPP esterni al sistema scolastico con una discrepanza tra operatori abilitati a seguito della formazione a svolgere il ruolo di RSPP o ASPP e personale che effettivamente assume tale incarico. Esiste un maggior ricorso a personale interno negli istituti superiori, in particolare quelli ad indirizzo tecnico-professionale laddove sono presenti docenti di estrazione tecnica, che frequentemente svolgono la funzione di RSPP anche per altre scuole, e talvolta sono consulenti per aziende. Molto spesso uno stesso professionista esterno è RSPP di molti istituti, fino ad una cinquantina. Le motivazioni per cui i DS prediligono personale esterno sono riconducibili alla convinzione che il SPP abbia essenzialmente compiti tecnici e che un professionista sia più esperto ed affidabile, a cui nei fatti delegare tutta tutte le questioni attinenti la sicurezza. D altra parte è lo stesso personale della scuola ad 11

12 avere remore ad accettare un incarico che si profila impegnativo a fronte di un riconoscimento generalmente non adeguato, non tanto in termini economici quanto piuttosto di tempo a disposizione. Vi sono però numerose esperienze positive di RSPP interni, soprattutto insegnanti di scuole primarie, che interpretano il ruolo nella direzione auspicata, e che si avvalgono dell assistenza delle Reti per assolvere a compiti più prettamente tecnici. 3) IL MODELLO SPP I compiti del SPP L art. 2 del D.Lgs. 81/08 definisce (comma 1, lettera l) il Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP) come l insieme delle persone, dei sistemi e dei mezzi esterni o interni all azienda, finalizzati all attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori. Anche per la scuola, i compiti del SPP sono stabiliti in via prioritaria dall art. 33 e riguardano, in estrema sintesi, la valutazione dei rischi, l individuazione e l elaborazione delle misure, anche procedurali, di prevenzione e protezione, la formulazione di proposte di programmi di informazione e formazione, la partecipazione alle riunioni periodiche ex art. 35 e l effettuazione dell informazione dei lavoratori e degli allievi (quando equiparati). Il dirigente scolastico ha tuttavia facoltà di meglio puntualizzare tali compiti anno per anno, tenendo conto delle specificità dell istituzione scolastica che dirige, di particolari problematiche, anche contingenti, e della Politica della sicurezza che intende perseguire. In coerenza con l art. 11, che prevede l introduzione nella scuola di percorsi formativi interdisciplinari, un ambito di attività che non può certo essere trascurato è quello della promozione, della progettazione, del coordinamento e, in taluni casi, della conduzione diretta delle attività didattiche sulla sicurezza rivolte agli allievi, su mandato generale del Collegio docenti, in collaborazione con i team/consigli di classe e in collegamento con gli enti che, sul territorio, si occupano di sicurezza sul lavoro. In particolare per gli istituti ad indirizzo tecnico-professionale, il SPP può essere coinvolto nella progettazione delle attività tese al raggiungimento delle competenze riferite alla sicurezza previste dai nuovi ordinamenti. Quest attività, che nel caso di un SPP scolastico potrebbe essere definita istituzionale al pari di quelle previste dall art. 33, si può collegare in modo naturale ed automatico agli altri, ineludibili impegni del Servizio, costituendo assieme a questi un unica struttura organica ed integrata di lavoro. La composizione del SPP L art. 17 ribadisce l obbligo in capo al dirigente scolastico di nominare il Responsabile SPP (RSPP) dell istituzione scolastica. L art. 32 individua i requisiti che deve possedere questa figura e stabilisce quali siano le opzioni tra le quali può scegliere il dirigente scolastico che non intenda (o non possa, per il superamento del limite di 200 dipendenti nella propria scuola) svolgere direttamente il ruolo di RSPP. L incarico, recita il comma 8, va affidato prioritariamente a personale interno all istituto, ovvero, in subordine, interno ad un altra istituzione scolastica, e, in entrambi i casi, che si dichiari disponibile in tal senso. Solo in via sussidiaria (comma 9), cioè nell impossibilità di ottemperare alla norma secondo una delle due precedenti modalità, il dirigente scolastico può ricorrere a personale esterno all Amministrazione scolastica, avvalendosi, assieme ad un gruppo di altri istituti, dell opera di un unico esperto, individuato all interno degli enti locali proprietari degli edifici scolastici o, in via subordinata, all interno di enti o istituti specializzati in materia di salute e sicurezza sul lavoro oppure di un libero professionista. Alla stipula della convenzione potranno provvedere anche le autorità scolastiche territoriali. Qualora il Responsabile sia un esperto esterno (dell ente locale, di enti specializzati in materia di salute e sicurezza o libero professionista), sempre l art. 32 (comma 10) sottolinea l obbligo in capo al dirigente scolastico di organizzare internamente alla propria scuola un vero e proprio Servizio, composto da un adeguato numero di Addetti (ASPP), lasciandogli tuttavia la massima libertà rispetto all entità di tale numero e ai criteri di individuazione delle persone. La ratio delle disposizioni contenute nell art. 32 è evidente: oltre a motivazioni di tipo economico, finalizzate al contenimento della spesa, è necessario considerare che, in materia di sicurezza, la scuola si trova in una posizione delicata, proprio in relazione al tipo d utenza che la frequenta. Rispetto a situazioni lavorative in cui vi siano esclusivamente persone adulte, gestire la prevenzione e la sicurezza in un luogo con predominanza di minori richiede particolari sensibilità, in grado di percepire con maggior cognizione di causa l eventuale pericolosità delle situazioni e dei comportamenti. Per contro, da parte 12

13 degli insegnanti e, in generale, da parte di tutto il personale che vive ogni giorno all interno della scuola, vi è una maggiore attenzione alle dinamiche poste in essere dagli allievi delle diverse età. Conseguentemente, è auspicabile che, nel caso sia lo stesso dirigente scolastico o personale appartenente ad un altro istituto a svolgere la funzione di RSPP, sia comunque previsto almeno un Addetto SPP. E sicuramente utile e funzionale organizzare un Servizio composto da più persone. Il numero di Addetti SPP va individuato in relazione alle dimensioni e alla complessità dell istituto. La norma non distingue in modo netto la figura del Responsabile da quella dell Addetto SPP, attribuendo ad entrambi lo stesso mandato complessivo ed individuando per il Responsabile solo una specifica prerogativa di coordinamento del Servizio. Per motivi diversi, le situazioni più emblematiche sono due: gli istituti secondari di secondo grado ad indirizzo tecnico o professionale particolarmente complessi ed articolati nell offerta di indirizzi e le grosse istituzioni scolastiche suddivise in parecchi plessi, soprattutto se distanti tra loro. In questi casi il dirigente scolastico è chiamato ad operare delle scelte organizzative in coerenza con tali esigenze prioritarie, costituendo nel primo il Servizio sulla base di un principio di diversificazione e complementarietà delle competenze necessarie o assicurando, nel secondo, la presenza di una persona formata in ogni plesso del proprio istituto. L esperienza diffusa e le buone pratiche messe in atto in moltissime scuole, anche del primo ciclo, sono assolutamente in sintonia con il dettato normativo sull organizzazione del SPP scolastico. In sostanza, la nomina di un RSPP interno, diverso dal dirigente scolastico, deve essere intesa come la soluzione comunque preferibile, privilegiando, rispetto ad altre figure pur della scuola, un insegnante, per le sue competenze nel campo della formazione e segnatamente didattiche, che però necessitano di essere riviste e adeguate alla specificità della sicurezza. Le competenze e la formazione del SPP In relazione ai compiti assegnati dal D.Lgs. 81 RSPP e ASPP necessitano di competenze prioritariamente progettuali, diagnostiche, decisionali e relazionali-comunicative, che possono essere acquisite tramite lo sviluppo di conoscenze relative a: - norme di legge e di buona tecnica in materia di sicurezza ed igiene del lavoro - metodi di analisi dei rischi - misure tecniche, organizzative e procedurali di prevenzione e protezione - tecniche di comunicazione abilità riferite a: - costruzione di piani e di programmi (di analisi, di intervento, di verifica di risultato) - progettazione di programmi di informazione e di formazione - costruzione di strumenti propri di analisi e di verifica. Il percorso formativo previsto dall Accordo Stato-Regioni ex DLgs 195, comprensivo del modulo C anche per gli ASPP, dovrebbe assicurare l acquisizione di queste competenze e focalizzare non tanto sul versante tecnico quanto piuttosto su quello educativo, nonché organizzativo e relazionale. Questo, da una parte per la natura comportamentale dei rischi prevalenti a scuola, dall altra per il ruolo strategico che il SPP può assumere nella direzione della promozione della cultura della sicurezza indicata dall art. 11. Anche l obbligo di aggiornamento deve essere interpretato come occasione per sviluppare e consolidare competenze, anche tramite il confronto tra esperienze. Il SPP e la formazione dei lavoratori In una prospettiva promozionale il SPP interpreta le indicazioni normative riferite alla formazione dei lavoratori in modo funzionale allo sviluppo di una cultura della salute e sicurezza. Ciò è particolarmente importante nella scuola, dove la cultura degli adulti si dovrebbe tradurre in atteggiamenti e comportamenti coerenti, molto più efficaci dal punto di vista educativo nei confronti degli allievi di qualsiasi trattazione teorica. 13

14 In quest ottica le iniziative formative devono comprendere metodi di insegnamento basati sul coinvolgimento dei soggetti e avvalersi di tecniche attive. Ad esempio sviluppare discussioni su problemi intervenienti o su soluzioni trovate, diffondere la conoscenza di esperienze positive per la sicurezza, portare esempi di comportamenti sicuri. Proprio per questo è conveniente sia il SPP a gestire la formazione, perché conosce le persone, le situazioni di lavoro e le relazioni ed è in grado di usare gli stimoli più adatti a motivarle. Inoltre, il SPP ha la possibilità di verificare nel tempo l apprendimento e di capire quali sono gli aspetti che devono essere ripresi. Nella scuola si registra un interesse limitato e una certa resistenza, in particolare da parte degli insegnanti, a partecipare a iniziative su questi temi, in parte giustificati dalla scarsa evidenza di eventi correlabili a rischi, mentre si rileva piuttosto una tendenza ad associare rischio a responsabilità. Si sottolinea come il punto di partenza di una formazione efficace sia la percezione dei problemi da parte dei destinatari a confronto con i dati oggettivi, le loro esperienze ed aspettative. Le obiezioni vanno raccolte e portate ad un confronto tra pari, metodo da privilegiare rispetto alla lezione. E opportuno fare leva sul ruolo di educatori degli operatori della scuola, responsabilizzando su questo fronte anche il personale ATA, che contribuisce fortemente, con il comportamento, a creare o meno un clima coerente e favorevole. Nei confronti degli insegnanti la formazione in materia di sicurezza si dovrà estendere anche alla trasmissione di competenze idonee a formare, a loro volta, gli allievi. Si prevede in tal modo un sistema di formazione a cascata che vede al vertice il SPP e alla base gli allievi, funzionale da una parte alla sicurezza dell ambiente di lavoro scuola dall altra rispondente agli scopi educativi dell istituzione scolastica. E opportuno che la formazione degli insegnanti sia pensata in modo tale da costituire occasione per progettare e concordare unità di apprendimento interdisciplinari. Già in questa fase può essere previsto il coinvolgimento di enti preposti istituzionalmente alla sicurezza sul lavoro, con i quali condividere gli interventi anche nei confronti degli allievi. Il SPP e l azione educativa Il SPP, sia che nell attività di promozione e coordinamento dell attività didattica riferita alla sicurezza svolta dagli insegnanti, sia nel caso abbia un ruolo educativo diretto nei confronti degli allievi, deve possedere una base teorica e modelli metodologici di riferimento. Il principio fondante è che l educazione alla sicurezza è un area di pertinenza della scuola in quanto costituisce un aspetto dell educazione della persona e del cittadino. Rispetto alla sicurezza, l obiettivo è sì quello dell autotutela, perchè gli allievi siano in grado di agire comportamenti dettati dalla prudenza, responsabili e coscienti del rischio, ma anche che si pongano, in prospettiva, come soggetti attivi e propositivi, culturalmente consapevoli. In quest ottica, la sicurezza diventa un occasione significativa per la formazione del cittadino e futuro lavoratore. Considerando la non consequenzialità tra saperi e comportamenti, la scuola non può limitarsi a istruire, ma dovrà adottare una didattica fondata sulle competenze, intese come sapere agito, per far acquisire la capacità di impiegare le conoscenze e le abilità nella soluzione di problemi e nella gestione di situazioni d esperienza in modo autonomo e responsabile. L educazione alla sicurezza si può agevolmente collocare nel quadro di riferimento delle competenze chiave europee, nell ambito delle Competenze sociali e civiche. In effetti, nella Raccomandazione del viene precisato: La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale che richiede la consapevolezza di ciò che gli individui devono fare per conseguire una salute fisica e mentale ottimali, intese anche quali risorse per se stessi, per la propria famiglia e per l'ambiente sociale immediato di appartenenza e la conoscenza del modo in cui uno stile di vita sano vi può contribuire. Per un efficace partecipazione sociale e interpersonale è essenziale comprendere i codici di comportamento e le maniere generalmente accettati in diversi ambienti e società (ad esempio sul lavoro)... Considerando che le competenze sono tra loro correlate, l acquisizione di conoscenze e abilità legate alla sicurezza apre la strada al conseguimento anche di tutte le altre competenze chiave. Le competenze, per definizione, travalicano le discipline; ogni disciplina concorre, attraverso i propri contenuti, a costruire conoscenze e abilità; l azione educativa e le strategie didattiche contribuiscono a costruire competenze. 1

15 Il solo modo per perseguire competenze, per verificarle e valutarle, è fare in modo che vengano esercitate, mettere gli allievi nella situazione di gestire situazioni concrete, risolvere problemi, assicurare prodotti materiali e immateriali. Si tratta di compiti significativi, da realizzare in gruppo e individualmente in autonomia, con il supporto dell insegnante che svolge una funzione di regia, facilitazione e tutoraggio, lasciando agli allievi la diretta responsabilità del proprio lavoro e dei risultati. La sicurezza si presta particolarmente all applicazione della didattica per competenze, per il suo carattere sovra-disciplinare e la sua consistenza reale, che la rendono adatta ad una traduzione in compiti significativi con la realizzazione di prodotti spendibili nello stesso contesto scolastico. Negli istituti superiori, in particolare i tecnici e i professionali, sono innumerevoli le occasioni per occuparsi concretamente di sicurezza, anche utilizzando lo strumento del lavoro su commessa o i tirocini in azienda e l alternanza scuola-lavoro. Le per il passaggio al nuovo ordinamento riguardanti gli istituti tecnici allegate al DPR , nella parte (2.2.) dedicata specificatamente alla formazione alla sicurezza, riportano: Negli istituti tecnici gli approfondimenti disciplinari sulla sicurezza assumono un carattere specifico, essendo riferiti alla loro identità, esplicitata dai risultati di apprendimento delle aree di istruzione generale e di indirizzo, come si evince dal Regolamento (DPR , allegato A, punto 2.1): gli studenti attraverso lo studio, le esperienze operative di laboratorio e in contesti reali, la disponibilità al confronto e al lavoro cooperativo, valorizzando la loro creatività ed autonomia sono in grado di padroneggiare l uso di strumenti tecnologici, con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell ambiente e del territorio. Gli istituti tecnico-professionali preparano futuri lavoratori, ma anche preposti, dirigenti, datori di lavoro, figure che devono avere non solo competenze tecniche, ma anche gestionali, organizzative e relazionali: diventa pertanto importante creare quel contesto in cui gli studenti possano sperimentare la realtà di un ambiente di lavoro organizzato, con logiche aziendali, con proprie gerarchie e ruoli. Quindi scuola come ambiente di lavoro vero, laboratorio dove imparare sul campo, in situazione di rischio sostanzialmente contenuto e controllato. E auspicabile che, laddove gli studenti sono equiparati a lavoratori per uso di laboratori e attrezzature, le situazioni e le modalità di somministrazione della formazione siano pure equiparate a quelle previste per gli altri lavoratori della scuola e, se formazione significa anche coinvolgimento nella soluzione di problemi, la formazione dovrà prevedere la partecipazione degli allievi anche nella gestione della sicurezza. Ciò dà l opportunità di configurare molteplici compiti significativi anche definiti di realtà : il SPP potrebbe commissionare agli allievi la costruzione di schede funzionali alla valutazione dei rischi, o di moduli di registrazione di incidenti e infortuni, interviste a lavoratori della scuola per conoscere la percezione dei propri rischi, la predisposizione di uno strumento informativo per le classi prime sulle procedure di sicurezza dell istituto, la collaborazione alla stesura del piano di evacuazione, la valutazione dei rischi connessi alle attività di laboratorio. Le competenze acquisite tramite percorsi così articolati dovrebbero alla fine essere valutate, certificate e considerate all atto dell acquisizione dei titoli di studio. E opportuno che l intervento educativo riferito alla sicurezza, che può trovare collocazione privilegiata nell insegnamento Cittadinanza e Costituzione, non riguardi solo gli istituti tecnico-professionali, ma, anzi, inizi il più precocemente possibile e interessi tutti i percorsi dell istruzione, di ogni ordine e grado. Esistono numerose esperienze positive di coinvolgimento anche di alunni delle primarie nella gestione della sicurezza della propria scuola, quali la predisposizione di segnaletica di pericolo e emergenza, la costruzione di strumenti di informazione dei compagni sulle procedure di emergenza della scuola. La scuola dunque come palestra per la sperimentazione di comportamenti consapevoli e tecnicamente corretti. Questa prospettiva implica scelte culturali e metodologiche nella progettazione del lavoro didattico sulla sicurezza e più in generale nella definizione dell offerta formativa e nelle relazioni all interno dell istituto. Lavorare in questa prospettiva e con queste modalità significa trasformare la scuola in un contesto che promuove la salute e, nella misura in cui viene coinvolta anche formalmente l organizzazione attraverso l investimento del SPP, gli interventi prospettati diventano parte della normale attività svolta dall istituto, instaurandosi un processo continuo di formazione che coinvolge contestualmente tutti i soggetti scolastici, che li riguarda come lavoratori ma anche come educatori. Situazioni di incoerenza (es. laboratori con caratteristiche strutturali non a norma) non controindicano il coinvolgimento degli allievi in attività di valutazione dei rischi: gli allievi avranno comunque l occasione per verificare gli ostacoli che si frappongono al processo di miglioramento, sperimentare l esercizio dei 15

16 diritti, conoscere i diversi livelli di responsabilità, aspetti che consentono l acquisizione e il consolidamento delle competenze-chiave. Il SPP e la gestione della sicurezza La strutturazione del SPP e le scelte che essa implica rappresentano la prima declinazione gestionale, il primo e più importante adempimento a cui il dirigente scolastico deve ottemperare, dopo aver definito una propria politica relativa alla sicurezza, che non potrà essere disgiunta dalle scelte più generali del suo istituto scolastico. Posto il SPP al centro del sistema di gestione della sicurezza, va considerato che altri soggetti, sia previsti dalla norma (addetti emergenza, RLS, medico competente), sia appartenenti alla linea organizzativa (preposti, referenti di plesso, DSGA, ufficio tecnico) entrano di fatto in relazione, pur con diversa frequenza e intensità. Dato il modello organizzativo proprio della scuola, non certamente gerarchico ma basato su aggregazioni funzionali (consigli di classe, interclasse, dipartimenti disciplinari, gruppi lavoro), il sistema di gestione non potrà che poggiare su logiche orizzontali, e comprendere, a diverso livello d impegno e di competenze, anche le figure interne con compiti di coordinamento di attività, collaborazione con il dirigente, espressione degli organi collegiali, ecc. E necessario dare significato ed efficienza a queste relazioni, innanzitutto garantendo il riconoscimento dei reciproci ruoli, quindi stabilendo modalità di comunicazione, e attivare una prassi di condivisione e di confronto sistematico. Per ogni processo gestionale (definito processo perché, coerentemente con le indicazioni del D.Lgs. 81, viene sviluppato in termini di chi fa cosa) il SPP deve individuare le azioni per fare sistema, per promuovere e instaurare intorno a sé un apparato di relazioni, interne ma anche esterne alla scuola. La prospettiva è quella dell efficienza, ma anche di attribuzione di significato e di valenza culturale ad un attività che, per molte ragioni, non ultima la presenza di livelli di rischio relativamente bassi, viene vissuta essenzialmente come ulteriore faticoso adempimento burocratico, al quale sono comunque connesse responsabilità importanti, soprattutto da parte del dirigente scolastico. Un processo che è opportuno sia governato dal SPP è la valutazione dei rischi proprio per le sue implicazioni in termini di partecipazione e la valenza educativa. Il coinvolgimento attivo di RLS, addetti alle emergenze, referenti di plesso, personale e allievi in qualità di sensori e consulenti in fase di individuazione dei rischi e delle relative soluzioni risulta strategico per creare un clima di attenzione alla sicurezza e ampliare l ambito di collaborazione intorno al SPP. Nel promuovere strategie di sistema il SPP dovrà sottolineare, in particolare nei confronti dei docenti, come procedure e processi costituiscano strumenti di comunicazione e di relazione indispensabili per la gestione di ogni ambiente organizzato di una certa complessità, e non tanto una minaccia alla professionalità e all autonomia. Non è infrequente, ad esempio, la mancata collaborazione degli insegnanti alle prove di evacuazione, in quanto intese come disturbo al normale svolgimento della loro attività didattica, invece che procedura prevista dalla norma, nonché potenziale occasione per attività interdisciplinari e di collaborazione con il territorio. Il SPP e il territorio E naturale attribuire alla scuola, in quanto agenzia formativa per eccellenza, l onere di formare alla sicurezza gli allievi, futuri cittadini e lavoratori; ma, considerando che anche altri soggetti si occupano, a vario titolo, di formazione alla sicurezza e dispongono di esperienze e competenze ormai collaudate e consolidate in quest'ambito, è importante che gli istituti, nell'ambito dell'autonomia, stabiliscano con loro e con il contesto economico e sociale locale accordi concreti e coordinino le iniziative. Il territorio diventa così una risorsa per la scuola, che a sua volta si configura come risorsa per il territorio. La messa in rete di risorse e competenze realizza un sistema di vantaggio reciproco, dove ogni agenzia trae beneficio dallo stare con le altre, ed evita l instaurarsi di situazioni dissociate e non paritarie, quali per esempio la scuola usata come contenitore per iniziative altrui. Le esperienze di lavoro multiprofessionale fra scuola, sanità e altri enti, che in alcune realtà regionali si sono strutturate in Reti interistituzionali, sono risultate reciprocamente positive. Per quanto riguarda gli enti per i quali la promozione della sicurezza rientra tra i compiti istituzionali, la partecipazione ad un sistema di rete rappresenta una modalità innovativa per espletare il proprio mandato. 16

17 Anche la collaborazione delle associazioni datoriali e dei lavoratori risulta strategica nello stabilire un ponte tra scuola e mondo del lavoro, motivando e orientando insegnanti e allievi rispetto alle esigenze delle realtà aziendali. Per gli istituti il costituirsi in rete comporta anche il vantaggio di potenziare il proprio peso contrattuale e autorevolezza nei confronti del territorio. E evidente che le relazioni con soggetti esterni alla scuola fanno capo al DS, ma ciò non esenta il SPP dall assumere una visione strategica, intravedere nel proprio agire opportunità di collaborazione e stabilire connessioni operative Inquadramento di R-ASPP e risorse dedicate Il dirigente avrà cura di inquadrare funzionalmente il Responsabile interno e gli Addetti con modalità che garantiscano risorse dedicate in termini di tempo a disposizione e/o di compenso, da definire in relazione alle dimensioni e alla complessità dell istituzione scolastica. 17

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