PROVA PRATICA N. 13 BUSINESS PLAN: STRUTTURA E CONTENUTI (PROVA ASSEGNATA ALL UNIVERSITÀ DI VERONA - I SESSIONE 2009)
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- Romina Carolina Bossi
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1 PROVA PRATICA N. 13 BUSINESS PLAN: STRUTTURA E CONTENUTI (PROVA ASSEGNATA ALL UNIVERSITÀ DI VERONA - I SESSIONE 2009) Il candidato, dopo avere definito il concetto di business plan, ne specifichi la struttura ed i contenuti ipotizzando di dover valutare l avvio di una nuova attività produttiva. SVOLGIMENTO Il business plan è un piano economico-finanziario volto a prevedere l andamento di un attività d impresa. Esso viene utilizzato sia per la pianificazione e la gestione aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori. Il business plan rappresenta, quindi, uno strumento estremamente utile sia nella gestione dell impresa sia nella determinazione della fattibilità di un progetto imprenditoriale. Si rende necessario, infatti, ogni qualvolta un attività imprenditoriale venga progettata, ossia in caso di: avvio di una nuova impresa; avvio di una nuova attività da parte di un impresa già operante. Per quanto riguarda la struttura di un business plan, esso si compone di tre parti fondamentali: una parte introduttiva, in cui si presenta l idea imprenditoriale e l imprenditore stesso; una parte tecnico/operativa, in cui occorre fornire un quadro chiaro di cosa si vuole fare, come e dove si vuole farlo; una parte in cui vanno inserite le previsioni economico/finanziarie dell attività che si intende avviare. Quanto al contenuto, un business plan deve includere: una descrizione del progetto imprenditoriale e del tipo di impresa che si intende creare; una presentazione dell imprenditore che riporti, tra l altro, le esperienze pregresse e il suo ruolo nella nuova attività; indicazioni sulle caratteristiche del prodotto o del servizio che si vuole offrire al mercato e a quali clienti potenziali si rivolge; indicazioni sul mercato e sulle caratteristiche della concorrenza; informazioni sulla struttura dell impianto e sull ambiente in cui la nuova attività opererà; informazioni sulla redditività attesa dell investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla in modo negativo; un analisi di fattibilità tecnica del progetto relativamente al processo produttivo, alla necessità di investimenti in impianti e alla disponibilità di manodopera e servizi (es. trasporti, energia, telecomunicazioni). A tal fine è necessario predisporre un piano degli investimenti previsti, ossia un elenco dei beni destinati ad essere utilizzati durevolmente nello svolgimento dell attività (impianti, macchinari, at-
2 72 Prova pratica n. 13 trezzature ed altre immobilizzazioni) con l indicazione, per ciascun bene, della data di acquisizione, del valore e dei criteri di ammortamento (modalità e durata); un piano di fattibilità economico-finanziaria (triennale o quinquennale). Occorre, in particolare, definire i capitali necessari per avviare l attività, individuare le fonti di finanziamento e realizzare un bilancio previsionale, ossia valutare i profitti dei primi anni di vita dell impresa (conto economico previsionale) e la sua situazione patrimoniale nello stesso periodo di tempo (stato patrimoniale preventivo). Per la redazione di un business plan occorre avvalersi di applicazioni di tipo informatico, ovvero software che rendono più agevole la creazione di tabelle, grafici e altri documenti standardizzati. L obiettivo è determinare un risultato lordo, basato sulle previsioni di ricavi e costi diretti, un risultato netto, stimando investimenti e spese correnti, per arrivare all elaborazione di un vero e proprio bilancio previsionale che dimostri quanto la propria idea imprenditoriale sia redditizia e remuneri adeguatamente le risorse investite nell impresa. Il risultato lordo (o margine lordo) è dato dalla differenza tra i ricavi, ossia il fatturato, e i costi diretti, quelli cioè attribuibili ai prodotti. In particolare, sono costi diretti: i costi per materie prime; i costi di manodopera; gli altri costi industriali diretti; le spese di vendita dirette; i costi di ammortamento attribuibili alla produzione venduta. La programmazione dei ricavi comporta previsioni di quantità e di prezzo: a tal fine sono rilevanti, tra l altro, le possibilità di investimento in strutture commerciali, gli interventi per assicurare la qualità, le condizioni di pagamento concedibili ai clienti, nonché i programmi di ricerca e sviluppo dei prodotti o servizi offerti dall impresa. Per determinare il risultato netto, occorre detrarre dal margine lordo le spese generali di gestione, che comprendono tutte quelle spese che non è possibile attribuire alla produzione venduta, tra cui: le spese per il personale, le spese per l ufficio (incluso utenze e eventuale affitto), le spese bancarie e di assicurazione, le spese per pubblicità, viaggi, trasporti. È necessario, inoltre, detrarre gli ammortamenti generali, ossia quelli non attribuibili alla produzione venduta e che, quindi, non possono essere inclusi nel costo totale diretto del venduto. Con la detrazione degli oneri finanziari (interessi passivi verso banche, ecc.), la detrazione o l aggiunta di eventuali oneri o ricavi extragestione (sopravvenienze passive o attive) e, infine, con la detrazione delle imposte dirette si arriva al risultato netto, a titolo previsionale. Come già detto, l obiettivo di un business plan è, tuttavia, quello di realizzare un bilancio previsionale, formato da uno stato patrimoniale preventivo, un conto economico previsionale ed una situazione di tesoreria (budget di cassa). Lo stato patrimoniale preventivo è un prospetto diviso in due sezioni: la sezione Attività contiene l insieme dei beni in cui è stato investito il denaro a disposizione del neo imprenditore per costituire l ossatura principale dell impresa; nella sezione Passività ritroviamo le fonti di finanziamento da cui l imprenditore attinge il denaro per avviare l impresa e per finanziare gli impieghi (ossia le Attività).
3 Business plan: struttura e contenuti Nel conto economico previsionale occorre, invece, riassumere la previsione dei costi d esercizio, nonché la previsione dei ricavi attesi. Schema conto economico previsionale: Fatturato Costi della produzione (costo merci vendute + ammortamenti) Utile lordo Costi generali (spese generali + ammortamenti) Oneri finanziari +/ Ricavi/oneri straordinari Utile ante imposte Imposte e tasse Utile netto anno n anno n+1 anno n+2 È opportuno, infine, predisporre un budget di cassa che contiene le previsioni dei flussi finanziari, ovvero delle entrate e uscite di cassa, per un breve periodo futuro (mese o trimestre): in particolare, i deficit di cassa indicano la necessità di trovare nuove fonti di finanziamento, mentre le eccedenze indicano l esistenza di fondi disponibili per investimenti. Nel budget di cassa vanno riportate solo le effettive entrate e uscite di denaro e, quindi, tale prospetto non deve contenere voci che non si traducono, nel periodo considerato, in una manifestazione monetaria. 73
4 PROVA PRATICA N. 18 FALLIMENTO: SCRITTURE CONTABILI E ADEMPIMENTI FISCALI Data la seguente situazione patrimoniale della società Alfa che si trova in stato di insolvenza: Immobilizzazioni materiali Debiti v/dipendenti Fondo amm.to imm. materiali Debiti previdenziali Debiti tributari Debiti v/fornitori Perdita di esercizio Magazzino merci Considerato che: ) dall inventario redatto dal curatore emergono le seguenti valutazioni: immobilizzazioni materiali magazzino merci ) lo stato passivo, reso esecutivo dal giudice delegato, ha il contenuto sotto indicato: Creditori privilegiati: Creditori chirografari: debiti v/dipendenti debiti v/fornitori debiti previdenziali debiti tributari ) sono state presentate domande tardive di crediti: debiti tributari , accolti debiti v/fornitori , respinti si proceda alla redazione delle scritture contabili della procedura fallimentare e all elaborazione del piano di riparto. Il candidato, inoltre, accenni agli adempimenti fiscali connessi al fallimento. SVOLGIMENTO Il curatore esegue le scritture contabili di seguito riportate. Annullamento del fondo ammortamento: Fondo amm.to immobilizzazioni materiali Immobilizzazioni materiali Rettifiche dovute al confronto dei dati contabili con l inventario redatto dal curatore: Rettifiche di inventario Immobilizzazioni materiali Magazzino merci Deficit patrimoniale Rettifiche di inventario
5 106 Prova pratica n. 18 Riduzione di un credito privilegiato: Debiti previdenziali Rettifiche allo stato passivo Riduzione di un credito chirografario: Debiti v/fornitori Rettifiche allo stato passivo Ammissione di un credito privilegiato: Rettifiche allo stato passivo Debiti tributari Il saldo del conto «Rettifiche allo stato passivo» viene, infine, girato al conto «Deficit patrimoniale»: Deficit patrimoniale Rettifiche allo stato passivo SITUAZIONE CONTABILE DOPO LA FORMAZIONE DELLO STATO PASSIVO Dare Avere Immobilizzazioni materiali Magazzino merci Creditori privilegiati Creditori chirografari Deficit patrimoniale ( perdita d esercizio) La fase successiva è quella della liquidazione dell attivo. Ai sensi dell art. 107 della legge fallimentare (modificato dal D.Lgs. 169/2007), le vendite e gli altri atti di liquidazione devono essere effettuati dal curatore tramite procedure competitive, anche avvalendosi di soggetti specializzati, sulla base di stime effettuate da parte di operatori esperti (salvo il caso di beni di modesto valore) assicurando, con adeguate forme di pubblicità, la massima informazione e partecipazione degli interessati. Degli esiti delle procedure il curatore deve informare il giudice delegato ed il comitato dei creditori, depositando in cancelleria la relativa documentazione. Il curatore può provvedere alla vendita dei singoli beni o dell intero complesso aziendale, quando la vendita in blocco consente una maggiore soddisfazione dei creditori. Su proposta del curatore il giudice delegato può, tuttavia, autorizzare l affitto dell azienda (previo parere favorevole del comitato dei creditori) quando ciò risulti utile al fine della più proficua vendita dell azienda. Quando, infine, dall interruzione dell attività può derivare un danno grave, il tribunale, con la sentenza dichiarativa del fallimento, può disporre l esercizio provvisorio dell impresa: successivamente, su proposta del curatore, il giudice delegato può
6 Fallimento: scritture contabili e adempimenti fiscali autorizzare, previo parere favorevole del comitato dei creditori, la continuazione temporanea dell esercizio dell impresa, fissandone la durata. Vendita, da parte del curatore, dei beni compresi nell attivo fallimentare: Immobilizzazioni materiali = IVA 20% = = Magazzino merci = IVA 20% = = Banca c/c Minusvalenze Immobilizzazioni materiali Merci c/vendite IVA a debito IVA a debito Banca c/c Compiuta la liquidazione dell attivo e prima del riparto finale, ai sensi dell art. 116 L.F., il curatore deve presentare al giudice delegato il rendiconto della sua attività. Il giudice ordina il deposito del rendiconto in cancelleria e fissa l udienza fino alla quale ogni interessato può presentare le sue osservazioni o contestazioni: se all udienza non sorgono contestazioni o viene comunque raggiunto un accordo, il giudice approva il rendiconto del curatore. Entrate monetarie: Vendita immobilizzazioni materiali Vendita merci in magazzino Totale Uscite monetarie: IVA sulle vendite Totale Somma residua disponibile Il giudice delegato, approvato il rendiconto, liquida il compenso e le spese a favore del curatore (ipotizzati in euro IVA 20% il compenso ed euro 500 le spese; l IVA a credito dovrà essere chiesta a rimborso e successivamente ripartita fra i creditori). Liquidazione compenso e spese al curatore: Costi di procedura IVA a credito 400 Curatore c/compensi La situazione contabile finale è la seguente: Attività STATO PATRIMONIALE Passività Banca c/c Creditori privilegiati Credito IVA 400 Creditori chirografari Deficit patrimoniale ( ) Curatore c/compensi Totale Totale
7 108 Prova pratica n. 18 Costi CONTO ECONOMICO Ricavi Magazzino merci Merci c/vendite Minusvalenze Perdita Costi di procedura Totale Totale Il risultato economico negativo incrementa il deficit patrimoniale con la seguente scrittura: Deficit patrimoniale Conto economico PIANO DI RIPARTO Somme dovute Somme pagate Curatore c/compensi Creditori privilegiati Creditori chirografari Il primo degli adempimenti fiscali cui è tenuto il curatore, entro trenta giorni dalla data della sentenza di fallimento, è la presentazione all Ufficio IVA di una dichiarazione di variazione dati. Entro quattro mesi dalla nomina, poi, deve emettere le fatture e registrare le operazioni di acquisto e di cessione o prestazione di servizi compiute dal fallito anteriormente alla dichiarazione di fallimento. Il curatore è tenuto a presentare la dichiarazione relativa all imposta dovuta per l anno solare precedente (sempreché il relativo termine non sia ancora scaduto e che l impresa, per suo conto, non abbia già provveduto) e una dichiarazione di periodo relativa alle operazioni registrate nella parte dell anno solare pre-fallimento con le indicazioni e gli allegati previsti per la dichiarazione annuale. Per le operazioni effettuate successivamente all apertura del fallimento, il curatore deve provvedere a norma del D.P.R. 633/1972. In particolare: le fatture possono essere emesse entro trenta giorni dal momento di effettuazione delle operazioni; le liquidazioni periodiche mensili e trimestrali devono essere eseguite solo se nel mese o trimestre precedente siano state registrate operazioni imponibili. Infine, la dichiarazione annuale IVA deve essere presentata per tutto il tempo in cui perdura la procedura, anche in assenza di operazioni imponibili. Quanto alle imposte dirette, il fallimento si presenta come un periodo d imposta unitario: il curatore, entro l ultimo giorno del nono mese successivo a quello della nomina, deve presentare la dichiarazione dei redditi pre-fallimento, relativa alla frazione di anno che precede l apertura della procedura concorsuale; successivamente, entro l ultimo giorno del nono mese successivo a quello della chiusura del fallimento, il curatore ha l obbligo di presentare la dichiarazione finale dei redditi, relativa all intera procedura. Ai fini IRAP, il curatore deve presentare soltanto la dichiarazione concernente il tempo compreso tra l inizio del periodo d imposta e la data di apertura della proce-
8 Fallimento: scritture contabili e adempimenti fiscali dura concorsuale. Solo se è stato disposto l esercizio provvisorio, il curatore è tenuto a presentare anche le dichiarazioni relative ad ogni anno e la dichiarazione finale. Infine, anche la curatela fallimentare è soggetta alla disciplina relativa all ICI: ai sensi del co. 6 dell art. 10 D.Lgs. 504/92, come modificato dalla L. 296/2006, il curatore deve presentare al Comune di ubicazione degli immobili, entro 90 giorni dalla nomina, una dichiarazione attestante l avvio della procedura. Inoltre, egli è tenuto a versare l imposta relativa all intero periodo di durata della procedura concorsuale entro 3 mesi dalla data del decreto di trasferimento degli immobili. 109
9 PROVA PRATICA N. 25 PIANIFICAZIONE FINANZIARIA Il candidato, dopo aver illustrato gli scopi della pianificazione finanziaria e analizzato gli elementi che la caratterizzano, esamini la situazione finanziaria della Alfa s.p.a. partendo dal suo budget di cassa: Budget di cassa (in migliaia di euro) I trimestre II trimestre III trimestre IV trimestre Riscossione crediti Altre entrate Totale fonti Pagamento debiti Stipendi Altre spese Imposte e interessi Totale impieghi Flusso di cassa Individuato il fabbisogno finanziario di breve periodo, il candidato rediga il piano finanziario tenendo conto che l impresa: 1. può ricorrere ad un credito senza garanzia presso la banca per un ammontare massimo di euro e ad un tasso d interesse annuo pari al 7%. Si tenga presente che non dovendo prestare alcuna garanzia per ottenere tale credito, dovrà mantenere un saldo compensativo pari al 25% dell ammontare del prestito; 2. può rinviare il pagamento dei propri debiti commerciali. Tale operazione comporterà un costo pari al 3%, corrispondente allo sconto che l impresa perde non pagando puntualmente. Rediga, inoltre, il piano finanziario nell ipotesi alternativa in cui l impresa ricorra ad un prestito garantito, anziché al rinvio del pagamento dei debiti, ad un tasso d interesse annuo del 10%, concesso per un importo massimo corrispondente al 70% del valore dei crediti. Una volta redatti i due piani finanziari, si evidenzi quale forma di indebitamento risulta essere più conveniente per l impresa. SVOLGIMENTO Compito della pianificazione finanziaria è quello di preservare due fondamentali equilibri della gestione aziendale e cioè l equilibrio finanziario fra fonti ed impieghi di capitale e l equilibrio monetario fra entrate ed uscite di cassa. In particolare, è compito della pianificazione di lungo periodo preservare l equilibrio finanziario attraverso valutazioni sull effetto combinato e sulle interazioni fra decisioni di investimento e decisioni di finanziamento, mentre spetta alla pianificazione di breve periodo assicurare l equilibrio monetario e, quindi, le condizioni di liquidità che permettano quotidiana-
10 146 Prova pratica n. 25 mente di fare fronte ai pagamenti con risorse monetarie scaturenti dall attività aziendale e non da reperirsi sul mercato monetario (con un evidente aggravio di costi). In concreto la pianificazione finanziaria contempla una serie di valutazioni e di scelte: decisioni relative agli investimenti da effettuare (capital budgeting) e alla gestione corrente (tempi medi di dilazione di crediti e debiti commerciali, politica delle scorte ecc.); analisi dei tipi di fabbisogni finanziari in base alla entità, alla qualità ed alla durata degli stessi e dei relativi impieghi che li determinano; determinazione della struttura finanziaria ottimale (rapporto fra mezzi propri e mezzi di terzi e tra mezzi a lungo, medio e breve termine); scelte relative alle concrete modalità di acquisizione delle risorse finanziarie necessarie all attuazione degli investimenti e al compimento delle operazioni di gestione corrente (scelta delle fonti di finanziamento). Esiste una stretta interrelazione fra l aspetto finanziario e quello economico della gestione. Nella realtà aziendale, a fronte di costi e ricavi, si configurano nel tempo entrate ed uscite di denaro: il modo (entità e tempi) secondo cui si combinano entrate e uscite genera un disavanzo od un avanzo finanziario che deve essere coperto o impiegato dall azienda. La formazione dei piani economici previsionali (che devono garantire l equilibrio economico fra costi e ricavi) in genere precede quella dei piani finanziari anche se spesso le scelte finanziarie esercitano un azione di ritorno sui piani economici. Dunque, l obiettivo della pianificazione finanziaria è quello di determinare il fabbisogno finanziario inteso come somma del capitale fisso necessario per attuare gli investimenti che si è deciso di compiere e del capitale circolante occorrente per svolgere l attività caratteristica aziendale ed individuare un opportuna copertura, se negativo, o un opportuno impiego, se positivo. È necessario, ai fini di un efficace pianificazione, che: le previsioni siano il più accurate e attendibili possibile; sia individuato il piano finanziario ottimale; sia effettuata una revisione periodica del piano finanziario per evitare che diventi obsoleto. Nella pianificazione a lungo termine l orizzonte temporale di riferimento non dovrebbe essere mai inferiore ai cinque anni. Essa concerne l analisi degli investimenti e le scelte in materia di struttura finanziaria che, oltre a mirare al conseguimento dell equilibrio finanziario fra fonti ed impieghi, influenza, attraverso la scelta di quali investimenti effettuare, anche l equilibrio economico futuro fra costi e ricavi e, quindi, la redditività aziendale. In genere, pertanto, le decisioni finanziarie di lungo termine riguardano attività e passività durevoli e vincolano l azienda per più esercizi. La pianificazione finanziaria di breve termine, che generalmente riguarda un orizzonte temporale non superiore ai 12 mesi, è relativa ai fabbisogni di capitale circolante, cioè la differenza fra attività e passività correnti (cassa, titoli negoziabili, crediti e debiti commerciali etc.): essa tende ad evidenziare il fabbisogno finanziario netto attraverso l analisi dei flussi di capitale circolante e l analisi dei flussi monetari. L analisi dei flussi di circolante, in realtà, considera oltre alla gestione corrente anche i processi di reinvestimento e disinvestimento relativi all esercizio determinati dalle scelte effettuate in sede di pianificazione finanziaria a lungo termine, per cui esprime ponen-
11 Pianificazione finanziaria do a raffronto movimenti patrimoniali e movimenti economici il risultato finanziario della gestione che può essere un surplus (fonti > impieghi) o un deficit (impieghi > fonti). L analisi dei flussi monetari, invece, ricostruisce il ciclo delle entrate e delle uscite al fine di far emergere la situazione di liquidità o illiquidità dell azienda. Punto di partenza della pianificazione finanziaria di breve termine è l analisi delle fonti e degli impieghi di cassa. Le aziende prevedono il loro fabbisogno di cassa aggiungendo agli incassi di crediti commerciali previsti gli altri flussi di cassa e sottraendo le uscite di cassa previste nello stesso periodo. Se il saldo di cassa non è sufficiente ad assicurare quanto necessario per svolgere le operazioni giornaliere bisognerà reperire altri mezzi finanziari, preferibilmente di breve termine. Naturalmente esiste un interdipendenza tra pianificazione finanziaria a lungo e a breve termine: se è vero che la pianificazione a breve dipende ed è influenzata dalle decisioni di struttura finanziaria di lungo periodo, tuttavia capita sempre più di frequente che la gestione di tesoreria influenzi i piani di lungo termine qualora un eccessiva e imprevista tensione monetaria (squilibrio temporale tra entrate ed uscite di denaro) modifichi in senso strategicamente scorretto la struttura finanziaria (per esempio coprendo un fabbisogno a breve con una fonte a medio o lungo termine). Procediamo all individuazione del fabbisogno finanziario a breve dell impresa e alla redazione dei piani finanziari relativi alle due ipotesi esposte. Fabbisogno finanziario a breve I trimestre II trimestre III trimestre IV trimestre Cassa iniziale Flusso di cassa Cassa finale Saldo minimo di cassa Fabbisogno finanziario a breve Piano finanziario nel caso di rinvio dei pagamenti I trimestre II trimestre III trimestre IV trimestre Apertura di credito Rinvio pagamenti 28 58, Totale indebitamento 68 58, Rimborso crediti Rimborso pagamenti ,5 14 Totale rimborsi ,5 54 Totale fonti cassa 68 30,5 44,5 54 Interessi su crediti 0 0,7 0,7 0,7 Costo rinvio pagamenti 0 0,8 1,8 0,4 Saldo compensativo Fabbisogno operativo* Fabbisogno totale 68 30,5 44,5 54 * Si vedano gli importi della tabella iniziale 147
12 148 Prova pratica n. 25 Piano finanziario nel caso di ricorso a finanziamento garantito I trimestre II trimestre III trimestre IV trimestre Apertura di credito Credito garantito 28 30,4 0 0 Totale indebitamento 68 30,4 0 0 Rimborso credito Rimborso credito gar ,4 14 Totale rimborsi ,4 48,1 Totale fonti cassa 68 30,4 44,4 54 Interessi su crediti 0 0,7 0,7 0,7 Int. prestito garantito 0 0,7 1,4 0,4 Saldo compensativo Fabbisogno operativo Fabbisogno totale 68 30,4 44,4 54 L analisi evidenzia che l impresa riesce a far fronte al suo fabbisogno finanziario di breve periodo in entrambe le ipotesi analizzate. Tuttavia, dal confronto dei costi sostenuti nei due casi, risulta che ricorrere al prestito garantito anziché al rinvio dei pagamenti è più conveniente per l impresa. Infatti, mentre il costo totale che la stessa deve sostenere per rinviare il pagamento dei debiti è pari a 308 (, + 18, + 04, ), il costo connesso al prestito garantito ammonta a 2, 5( 0, 7+ 1, 4+ 0, 4).
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