riforma della scuola dell infanzia disegno di legge 107/2015 otto decreti

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1 GLI EDUCATORI E LA RIFORMA 0-6 : COSA CAMBIERÀ? aprile 12, 2017 FACEBOOK GOOGLE + Le persone imparano meglio quando hanno la possibilità di ricevere lo stesso messaggio in molte forme diverse, poichè ogni definizione fa appello ad un intelligenza diversa (H. Gardner) La riforma della scuola dell infanzia della Buona scuola, nota col disegno di legge 107/2015, è ormai realtà. In attesa che vengano emessi i decreti attuativi, proviamo a fare un po di chiarezza. All interno di questa vasta riforma, sono presenti otto decreti che

2 venerdì 7 Aprile, sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri. Decreti che inglobano temi di fondamentale importanza tra cui il sistema di formazione dei docenti, nuove risorse per il diritto allo studio, novità per l educazione della fascia 0-6 anni, revisione dei percorsi professionali, disciplina per le scuole all estero, inclusione scolastica, norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato e promozione cultura umanistica. Un nuovo investimento quindi di oltre mezzo miliardo all anno in educazione e istruzione che trova copertura nella legge di bilancio del 2016 lasciata in eredità dal Governo Renzi e che offre nuove opportunità a bambine e bambini, ragazze e ragazzi, che da qualità alla scuola e meno precarietà, per combattere disuguaglianze di partenza e migliorare l inclusione e l occupabilita dei giovani Con l approvazione definitiva del decreto che introduce il sistema integrato zerosei verranno modificati i requisiti per chi vuole lavorare nell infanzia. COME SI TRADUCE QUESTO IN TERMINI LAVORATIVI PER GLI EDUCATORI E PEDAGOGISTI? Molti aspetti si definiranno meglio in itinere. La certezza sarà nell obbligatorietà della laurea triennale in Scienze dell educazione (L19) per lavorare nei nidi e nelle sezioni primavera. Agli educatori, si aggiungono i laureati in Scienze dell educazione vecchio ordinamento ( scienze pedagogiche ed equipollenti) e i diplomati ante 2001/2002. La novità, per quanto riguarda gli educatori, risiede proprio nell obbligatorietà del titolo accademico idoneo, in quanto prima chiunque poteva lavorare con la fascia 0-3, chiunque avesse passione per i bambini mentre a partire dall anno scolastico 2019/2020 l accesso ai posti di educatore per i servizi educativi per l infanzia sarà consentito esclusivamente a coloro che sono in possesso della laurea educativa.

3 Il titolo di studio quindi diventa qualificante per l attività educativa, non sarà più considerato secondario, ma professionalizzante. Esattamente come avviene in altre professioni. Un punto a vantaggio del decreto di riforma 0-6 infatti è proprio la promozione della formazione dell educatore come indice di qualità dell offerta educativa, segno che un adeguata preparazione professionale e accademica non soltanto venga valorizzata ma ne diviene il focus. La competenza professionale infatti, sarà garanzia di qualità educativa e rinvia alla connessione tra teoria e prassi, conoscenza teorica ed esperienza. La riforma non è retroattiva quindi per chi già insegna nelle materne e nei nidi pubblici con titoli non specificati nelle norme attuative o transitorie, non ci saranno novità rilevanti e sempre a detta dell Onorevole Iori, continueranno ad avere validità anche quei titoli conseguiti nell ambito delle specifiche normative regionali, purchè il percorso si concluda entro la data d entrata in vigore della legge. Via quindi assistenti sociali e psicologi dalle scuole dell infanzia, poiché la laurea in psicologia non sarà abilitante per insegnare nel sistema integrato 0-6 e in attesa che la legge sugli educatori venga approvata, diamo il via finalmente ad un riconoscimento professionale anche al nostro titolo e ruolo. Certo l iter sarà lungo, ma è un primo grande passo. Per quanto riguarda la scuola dell infanzia (4-6 anni) con questa riforma possono accedevi sicuramente i laureati in scienze della formazione primaria (quinquennale) e sembrerebbe anche i pedagogisti (LM 50, LM 85, LM 57; LM 93) ma attendiamo i decreti attuativi per dissipare ogni dubbio. Scorrendo il testo, nel comma 181 lettera e mi ha colpito questa dicitura che credo possa riassumere il senso più profondo della riforma 0-6 : assicurare il diritto di tutte le bambine e dei bambini a pari opportunità di cura, educazione, istruzione, relazione e gioco Snocciolando ed analizzando la frase ho notato come da un lato il

4 binomio cura ed educazione restituisce piena dignità alle consegne di accoglienza e di benessere, coltivate dai servizi educativi per la prima infanzia; dall altro lato il binomio relazione e gioco, richiama l attenzione della scuola dell infanzia a non cadere in inutili precocismi o nell eccesso di prestazioni, ma privilegiare esperienza e formazione professionale. In ultimo, non meno importante trovo che la dicitura assicurare il diritto di tutte le bambine e dei bambini a pari opportunità rinvia a mio avviso ad altri concetti importanti: quello dell inclusione, della continuità del percorso educativo e scolastico, i percorsi individualizzati e del rispetto verso la diversità. Il decreto 0-6, a mio avviso presenta una mancanza: non prevede alcun piano assunzioni per i docenti delle scuole dell infanzia, che già negli scorsi anni sono stati esclusi dagli interventi ad hoc che hanno portato alla stabilizzazione di circa 50mila precari. Neppure l estensione dell organico di potenziamento per la scuola dell infanzia è servito per dare una nuova speranza ai precari storici: il Miur infatti ha deciso di effettuare una nuova ripartizione di posti anziché procedere con delle nuove assunzioni per il sistema integrato 0-6. Il risultato è che verranno tolti dei docenti dalle scuole secondarie per essere reindirizzati nel sistema integrato, mentre migliaia di maestre continueranno ad essere precarie. La riforma del reclutamento, anche questa approvata lo scorso venerdì, interviene per colmare questa grave mancanza. Staremo a vedere gli sviluppi Quindi quali sarebbero le finalità di questa riforma? Proviamo a sintetizzarle: 1 promuovere la continuità del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, favorendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse articolazioni del Sistema integrato di educazione e di istruzione collaborano attraverso attività di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni; 2 concorrere a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e favorire l inclusione di tutte le bambine e di tutti i bambini

5 attraverso interventi personalizzati e un adeguata organizzazione degli spazi e delle attività; 3 accogliere e rispettare le diversità; 4 sostenere la primaria funzione educativa delle famiglie, favorendone il coinvolgimento nell ambito della comunità educativa e scolastica; 5 favorire la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini, con particolare attenzione alle famiglie monoparentali; 6 promuovere la qualità dell offerta educativa avvalendosi di personale educativo e docente con qualificazione universitaria e attraverso la formazione continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro e il coordinamento pedagogico territoriale. Come sottolineato nel comma 181 lettera e, il sistema integrato di educazione e di istruzione accoglierà le bambine e i bambini in base all età e sarà costituito da: A) SERVIZI EDUCATIVI PER L INFANZIA, ARTICOLATI IN: 1 nido e micronido (PGE); 2 servizi integrativi; 3 sezioni primavera. B) SCUOLE DELL INFANZIA STATALI E PARITARIE. Lo schema di decreto prevederà anche l istituzione di Poli per l infanzia, i cui fondi proverranno parzialmente sia dal piano d azione nazionale che da appositi fondi provenienti dall Inail. I Poli, accoglieranno in un unico plesso o in edifici vicini, più strutture di educazione e di istruzione per bambine e bambini fino a sei anni di età. Saranno laboratori permanenti di ricerca, innovazione, partecipazione e apertura al territorio, anche al fine di favorire la massima flessibilità e diversificazione per il miglior utilizzo delle risorse, condividendo servizi generali, spazi collettivi e risorse professionali. I Poli per l infanzia potranno essere costituiti anche presso direzioni didattiche o istituti comprensivi.

6 COME SI TRADUCE QUESTA RIFORMA, IN TERMINI ECONOMICI PER LE FAMIGLIE? Le famiglie parteciperanno economicamente alle spese di funzionamento dei servizi educativi per l infanzia, sia pubblici che privati accreditati. La soglia massima di partecipazione economica delle famiglie sarà definita con intesa in sede di Conferenza unificata. Gli Enti locali possono prevedere agevolazioni tariffarie sulla base dell indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), nonché l esenzione totale per le famiglie con un particolare disagio economico o sociale rilevato dai servizi territoriali. È inoltre previsto che le aziende pubbliche e private, quale forma di welfare aziendale, possano erogare alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno figli di età compresa fra i tre mesi e i tre anni un buono denominato Ticket nido o «Buono nido» spendibile nel sistema dei nidi accreditati o a gestione comunale. Tale buono non prevede oneri fiscali o previdenziali a carico del datore di lavoro né del lavoratore, fino a un valore di 150 euro per ogni singolo buono. Le risorse stanziate e i buoni nido come strumento di welfare aziendale aiuteranno ad abbassare le rette. Investire in educazione di qualità in età precoce come spiega il nobel per l economia Heckman produce rendimenti altissimi in termini di rimozione delle disuguaglianze e benessere della società. Come notiamo, gli asili nido diventano la prima tappa di un percorso di educazione e di istruzione che parte dalla nascita e prosegue per tutta la vita. Le risorse vengono date direttamente ai Comuni sulla programmazione delle regioni. Sicuramente la riforma zerosei, è parte di un programma ambizioso, ha dei costi, presenta tanti punti oscuri ed altrettante contraddittorietà ed incertezze, quindi attendiamo gli sviluppi; nei cambiamenti che ci travolgeranno, si pone obiettivi importanti e di respiro europeo: alzare la qualità dei servizi educativi italiani portandoli ai livelli europei, diffondere il sistema dei nidi d infanzia per

7 raggiungere quella parte di popolazione al di sotto dei tre anni e generalizzare le scuole dell infanzia. Nel corso degli anni, molte sono state le normative che si sono susseguite nel campo dell istruzione ed allo stato attuale molte sono le disomogeneità, le incongruenze territoriali e formative presenti sul nostro territorio. Ciò crea davvero una gran confusione in merito alla conformità del titolo di studio posseduto e alle possibilità di accesso nei servizi educativi. Personalmente mi aspetto che oltre alla valorizzazione accademica e professionale a cui punta la riforma 0-6, siano presenti una maggior tutela dei bambini e dei ragazzi motivo per cui reputo fondamentale avvalersi del coordinamento pedagogico e delle supervisioni strumenti fondamentali per prevenire il burnout degli educatori ed insegnanti.

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