10 DICEMBRE 2005 INCONTRO DIMOSTRATIVO AZIENDA AGRICOLA BATTAGLIA/CIBEI V. METODICHE DI POTATURA DEGLI ALBERI DA FRUTTO
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1 REGIONE LIGURIA RR 10 DICEMBRE 2005 INCONTRO DIMOSTRATIVO AZIENDA AGRICOLA BATTAGLIA/CIBEI V. METODICHE DI POTATURA DEGLI ALBERI DA FRUTTO Progetto Dimostrativo : Ortofrutticoltura biologica : conservazione delle biodiversità in situ e valorizzazione delle produzioni tipiche lungo tutta la filiera P.S.R , Reg. CE 1257/99, Mis. 3.3 LA POTATURA 1
2 Possiamo definire la potatura come l insieme delle operazioni che comportano la recisione, l accorciamento, la cimatura, la piegatura di branche, rami e germogli di una pianta. La potatura degli alberi da frutto, ha lo scopo di regolare il modo di vegetare della pianta legnosa, al fine di ottenere il massimo rendimento. Uno dei principi fondamentali è quello di tenere conto del portamento della pianta, cioè del suo naturale modo di vegetare, per assecondarne, nei limiti del possibile, le predisposizioni fisiologiche. La potatura è un operazione che sottrae alla pianta legno e foglie, cioè materiale che la pianta stessa ha formato con la sua attività. Uno dei principi basilari nella fisiologia delle piante, ed in particolare in quelle arboree, è l equilibrio chioma-radici. La potatura agisce sulla chioma, mentre lo sviluppo radicale dipende essenzialmente dalle lavorazioni e dalle concimazioni, che influenzano le condizioni di abitabilità fisica e chimica del terreno. La riduzione della chioma, però, èanche causa di uno sviluppo minore delle radici, il cui accrescimento dipende dalla disponibilità di carboidrati e di fitormoni elaborati dalle foglie. Possiamo distinguere: - La potatura di allevamento (= potatura di formazione) è un complesso di operazioni eseguite, allo scopo di conferire all albero la forma voluta; la forma non è il fine che l agricoltore si deve prefiggere, bensì il mezzo per raggiungere i fini tecnici ed economici ambiti, uno dei quali è quello di abbreviare il periodo iniziale di improduttività. - La potatura di produzione è il complesso di operazioni eseguite durante il ciclo produttivo dell albero, allo scopo di regolarne la fruttificazione, in modo da ottenere prodotti rispondenti alle esigenze commerciali. Anche in questo caso c è da precisare che il vero fine è quello di raggiungere l equilibrio tra l attività produttiva e quella vegetativa della pianta, equilibrio che va inteso non soltanto nei riguardi del ciclo produttivo annuale, ma anche nei riguardi dell intero ciclo biologico. In poche parole, il senso è quello di mirare ad una produzione annua bilanciata, inquadrata nella normale fisiologia della pianta, senza alternanze produttive. La potatura non serve soltanto a conferire e mantenere alla pianta la forma desiderata, in ossequio a schemi più o meno rigidi o di moda, ma, pur nel rispetto dell elementare struttura a base del sistema, diviene strumento di produttività in quanto propone di asportare soltanto quelle parti che abbiano in precedenza già fornito quanto più possibile di utile. Possiamo riassumere gli scopi della potatura in: Dare una forma armonica alla pianta; Darle aria, luce e sole; Stimolare la vegetazione e la produzione. 2
3 POTATURA DI ALLEVAMENTO Lo scopo della potatura di allevamento è quello di costituire lo scheletro portante della pianta da frutto, tenendo presente alcuni concetti preliminari ed altri finali, e precisamente: 1) Non trascurare la conoscenza del portamento naturale della specie e della cultivar, al quale la pianta tenterà sempre di riportarsi. 2) L impalcatura deve essere robusta: a tal fine non dev essere troppo alta, l angolo d intersezione delle branche deve essere di poco superiore ai 45 e le branche stesse non devono essere inserite tutte alla stessa precisa altezza sul tronco. 3) L altezza delle piante deve essere contenuta, come lo spessore globale nelle forme appiattite. 4) L impalcatura deve essere né troppo alta né troppo bassa. 5) Le piante tendono sempre a vegetare più attivamente nelle parti meglio esposte alla luce ed in quelle disposte verticalmente, con comportamenti intermedi in situazioni attenuate di luce e diposizione. 6) La fruttificazione deve essere ripartita sulla fronda fruttifera nel modo più armonico. 7) Indispensabile considerare la disponibilità di manodopera (familiare, salariata, comune e specializzata). Le forme «in volume sono quelle in cui la chioma della pianta si sviluppa, quasi uniformemente, nelle tre dimensioni dello spazio; le principali sono il vaso, la piramide e il globo. Le forme «appiattite sono quelle in cui la chioma della pianta si sviluppa essenzialmente su un piano verticale lungo il filare, lasciando liberi gli interfilari; le principali sono i vari tipi di palmetta. Vengono definite forme obbligate quelle che richiedono l applicazione di sostegni permanenti, mentre quelle che possono farne a meno sono dette forme libere. Non è facile operare un confronto tecnico ed economico tra i diversi sistemi d allevamento delle piante da frutto. Le scelte fondamentali e preliminari che il frutticoltore deve operare al momento dell impianto del frutteto, sono in ordine di priorità: specie, cultivar, sistema di allevamento e portainnesto. La varietà che è destinata alla formazione dell impalcatura, deve avere, in ogni caso, una buona crescita anche nel vivaio, con formazione di un fusto diritto e conico,vigoroso, assenza di biforcazioni, con rami che non abbiano tendenza ad inserirsi ad angolo acuto, dato che diramazioni di questo genere costituiscono anche zone pericolose per gli attacchi di cancro e di altre malattie e in ogni caso, l assurgenza genera una chioma troppo fitta. 3
4 Forme tradizionali in volume La più comune delle forme tradizionali in volume, è il vaso. In questo sistema di allevamento, le branche primarie, generalmente scelte tutte nello stesso anno, sono inserite su un tratto relativamente breve alla sommità del tronco, così da costituire l impalcatura della chioma che avrà forma di vaso. Le branche primarie sono dirette in fuori ed in alto e su di esse vengono inserite le branche secondarie, con un inclinazione maggiore. Il vaso ritardato è un sistema di allevamento a vaso nel quale le branche sono inserite a distanza di cm. lungo il tronco, interrotto ad una certa altezza. Come nel vaso comune, le branche sono dirette in alto ed in fuori. Viene così chiamato perché raggiunge la sua forma definitiva solo al terzo anno di vegetazione, fino al quale la pianta viene lasciata quasi completamente libera di vegetare. Il vaso tronco-conico, presenta la chioma a forma di tronco di cono; in altre parole è meno allargato verso l esterno. Il vaso a colonne ha sei branche principali o colonne, che costituiscono l impalcatura e non si biforcano mai, mentre le produzioni fruttifere sono distribuite il più vicino possibile alle branche. Diverso dal vaso classico è il cosiddetto vaso piramidale, che non è aperto, perché il tronco si prolunga e si riveste a varia altezza di branche principali e secondarie. Schema dell allevamento a vaso: a sinistra nella fase iniziale, a destra in fase avanzata (da C. Cesari). Un importante variante della forma a vaso è il globo. La principale caratterizzazione di questa forma è la presenza di ramificazioni anche nella parte interna della chioma, che, nel vaso, se non completamente vuota, è guarnita in maniera rada e discontinua. La piramide è una forma di allevamento nella quale l albero è costituito da un tronco verticale, la cui freccia sovrasta la chioma e sul quale sono inserite branche inclinate 4
5 a 45, lunghe circa un terzo della distanza che intercorre tra la loro inserzione e l apice del tronco. Nella piramide a palchi le branche sono inserite a palchi di 3-5 branche ciascuno, distanziati cm. Schema dell allevamento a vaso: A= a chioma conica, B = cilindrica, C = tronco-conica (da Baldini e Scaramuzzi). Nella piramide spiralata le branche sono disposte lungo il tronco a distanze uguali, secondo l andamento di una spirale. La piramide alata presenta le branche primarie e quelle secondarie disposte su due piani verticali ortogonali tra loro, a guisa di ali. Richiede particolari strutture di sostegno. Piramide (da Baldini e Scaramuzzi). 5
6 Forme moderne appiattite Vi è in questo gruppo una prima suddivisione classica. La spalliera è un sistema di allevamento in cui gli alberi vengono allevati in forma obbligata, appiattita ed appoggiata contro una parete. Nel sistema di allevamento a controspalliera, invece, gli alberi sono ugualmente allevati in forma obbligata appiattita, ma non addossati ad una parete. La palmetta classica è una forma di allevamento nella quale le branche primarie, vengono disposte lungo un medesimo piano verticale, in modo da limitare il più possibile lo sviluppo in spessore della chioma. Vi sono molte variazioni e perciò molti tipi di palmetta. La palmetta a branche orizzontali presenta più coppie di branche disposte orizzontalmente, che si dipartono ai due lati opposti del tronco. La palmetta a branche oblique, invece, ha più coppie di branche oblique e la freccia centrale, che domina la chioma. La palmetta a candelabro è una forma applicata raramente che prevede branche orizzontali opposte, che si dipartono dal tronco verticale e sulle quali sono inserite altre branche verticali equidistanti. Nella palmetta ad U il tronco, verticale, a circa 50 cm di altezza si divarica in due branche opposte, che decorrono dapprima orizzontali e poi verticali, in modo da assumere, nel complesso, la forma ad U. La palmetta a V presnta il tronco divaricato poco sopra il livello del suolo in due branche primarie oblique. La palmetta a Y è simile alla precedente, ma ha l impalcatura più alta; ha cioè un buon tratto di tronco prima della sbrancatura. La cosiddetta palmetta Terrier è formata da più palchi sovrapposti, ciascuno formato da una coppia di branche ad U. Viene definita palmetta regolare quella le cui branche risultano inserite a coppie lungo il tronco, mentre la palmetta irregolare ha le branche inserite sul tronco irregolarmente. Nella palmetta anticipata viene applicata una tecnica di allevamento che prevede la partenza con un astone non spuntato, cosa che può consentire una buona attività vegetativa già nel primo anno e di conseguenza, la più rapida formazione della pianta e la più precoce entrata in fruttificazione. In genere i tipi di palmetta si basano sui seguenti principi: - Non raccorciare mai i rami di un anno, su tutte le specie di fruttiferi. - Struttura scheletrica della pianta ridotta al minimo indispensabile, a vantaggio dei rami fruttiferi e legnosi, e, quindi, della produttività. - Giusta inclinazione delle branche primarie (40-60 rispetto alla verticale), che costituiscono l impalcatura, al fine di garantire l equilibrio vegetativo della pianta per tutta la sua durata. 6
7 - Tagliare il meno possibile durante il periodo di allevamento, ricorrendo, invece, alla curvatura dei rami assurgenti, nel momento in cui questi raggiungono un minimo di lignificazione, anche se nei primi anni la chioma tende ad infittirsi. - Diradare gradatamente la chioma man a mano che aumentano le gemme a frutto. - Lasciare ogni anno il giusto sfogo vegetativo in prossimità dei prolungamenti delle branche e del tronco. - Non sopprimere mai il prolungamento del tronco e delle branche, intervenendo, al massimo, con piccoli tagli di ritorno. Tipi di palmetta: A = a branche orizzontali, B= regolare a branche oblique, C= a candelabro, D = irregolare, E = Terrier, F = ad U, G = ad Y (da Baldine e Scaramuzzi). In definitiva, le forme appiattite in genere consentono i seguenti vantaggi: più rapida entrata in produzione del frutteto, riduzione dei costi colturali, produzioni elevate. Le forme semi-libere, hanno uguali ma più attenuati pregi, ma il frutteto è più longevo. 7
8 POTATURE STRAORDINARIE Fondamentale parlare delle potature straordinarie, prima di parlare della potatura di produzione, in quanto il loro scopo è, in ogni caso, quello di riportare alla loro forma ideale piante per una ragione o per l altra squilibrate ( per vecchiaia, per attacchi parassitari, per danni da eventi atmosferici, ecc.). In altre parole è come si dovesse impostare ex novo la pianta, come se venisse restaurato o ricostruito lo scheletro, la struttura legnosa dell albero, per predisporlo nuovamente a una produzione regolare. Ricostituzione La potatura di ricostituzione mira, come dice l espressione stessa, a ricostituire la pianta, anzi la chioma, la fronda fruttifera, nel caso si voglia cambiare, modificare il sistema di allevamento oppure eseguire il reinnesto per cambiare cultivar. Riforma Si esegue, generalmente, su piante molto vecchie, nelle quali lo scheletro legnoso ha assunto una prevalenza rispetto alla fronda fruttifera che, quasi sempre, appare misera e raccolta nella parte esterna e sulla cima dell albero e, per questo, porta pochissimi frutti. La pianta viene tagliata radicalmente, talvolta sulle grosse branche e spesso viene capitozzata, con il cosiddetto taglio al ciocco, vale a dire alla base del tronco. Questo tipo di potatura viene eseguita sui vecchi olivi, raramente sul melo e pero. Può essere giustificata anche da gravi danni subiti dalle piante a seguito del freddo intenso, forte vento, incendio, ecc. La differenza tra potatura di ricostituzione e di riforma consiste nel fatto che la prima si esegue su piante normali, in piena vegetazione e fruttificazione allo scopo, di cambiare cultivar o sistema di allevamento. In poche parole, la pianta viene ricostituita per volontà dell agricoltore. La potatura di riforma, invece, deve essere eseguita per esigenze tecniche obiettive, ossia la pianta dev essere nuovamente formata in quanto ha perduto l equilibrio tra la parte legnosa e parte vegetante produttiva. Interessa, perciò, piante anormali che devono essere riportate alla normalità; mentre la ricostituzione interessa piante normali cui si vuole dare un diverso orientamento tecnico e produttivo. Rimonda La potatura di rimonda viene eseguita allo scopo di ripulire, rimondare la chioma, asportandone branche e rami secchi, malati o in ogni caso scarsamente produttivi, per la loro conformazione o posizione. Viene eseguita su piante isolate, nei piccoli frutteti misti, ma anche in quelli di una certa consistenza di particolari specie come il noce ed il nocciuolo. 8
9 Ringiovanimento Detta anche potatura di rinnovo, consiste in un sistema di operazioni intese a ringiovanire piante senescenti. Interessa, quindi, soltanto alberi vecchi nei quali lo scheletro ha assunto un peso troppo forte e la chioma è poco espansa. Il ringiovanimento è una specie di riforma attenuata, eseguita tempestivamente, prima che la pianta perda del tutto l equilibrio scheletro-chioma e debba essere poi sottoposta a radicale riforma. Risanamento Come dice l espressione stessa, ha lo scopo di risanare alberi malati, asportando da essi le parti malate ( branche, rami, radici, anche parti del tronco come nella slupatura degli olivi). In pratica, l accuratezza dei tagli e la buona esecuzione di tutte le cure colturali, rappresentano una buona profilassi, atta ad evitare successive operazioni di risanamento. Trapianto La potatura di trapianto è il complesso di operazioni eseguite sul sistema radicale e sulla parte aerea della pianta al momento del trapianto dei giovani alberi, al fine di agevolarne l attecchimento. Si asportano innanzitutto, radici, rami e germogli malati, secchi, spezzati. L apparato radicale non deve essere eccessivamente mortificato, cioè non devono essere asportate radici funzionali. La parte aerea invece, verrà tagliata in funzione del programma di allevamento predisposto e può anche essere asportata del tutto, quando l astone viene reciso al disotto della prima sbrancatura. 9
10 POTATURA DI PRODUZIONE Una volta che la pianta sia stata impostata o eventualmente reimpostata con una potatura straordinaria, si entra nella stazione di produttività e, quindi, si passa la potatura di produzione. La potatura di produzione consiste in un complesso di operazioni, eseguiti durante il ciclo produttivo dell albero, che hanno lo scopo di regolare la fruttificazione in modo che essa sia il più possibile costante nelle diverse annate e di qualità rispondente alle caratteristiche varietarie ed alle esigenze commerciali. Di norma, la potatura di produzione è annuale e comprende: interventi correttivi, volti a conservare la forma della pianta, asportazione della ramaglia che ha fruttificato e predisposizione della pianta rinnovare la fronda fruttifera, favorendo la formazione di germogli nuovi nelle posizioni più idonee e vantaggiose. Un criterio generale, che vale un po per tutte le specie, è quello di mirare alla distribuzione dei frutti in una fascia della chioma che va un terzo dell altezza della pianta (limite inferiore) ai quattro quinti dell altezza, vale a dire una fascia mediana dove la pianta è in grado di esprimere la massima capacità produttiva, specialmente verso l esterno della chioma. Ẻ in questa zona che bisogna evitare l affastellamento di branche e rami, affinché vi circoli agevolmente l aria e la luce. Ẻ opportuno illustrare alcuni principi che regolano la vegetazione degli alberi da frutto. Una prima osservazione riguarda la formazione e l accrescimento dei germogli. La gemma apicale predomina rispetto a quelle laterali.quando la gemma apicale viene tagliata, infatti, quelle laterali emettono rapidamente germogli. Dalle gemme apicali si sviluppano i germogli più robusti. Se si cima un germoglio, la gemma al di sopra della quale si è eseguito il taglio, assume il ruolo di gemma terminale. La parte mediana del germoglio, poi, si guarnisce dei germogli più robusti, mentre la parte apicale e quella basale del germoglio, portano germogli deboli. Se si vuole la formazione di un getto robusto, in un ramo corto si lascerà sviluppare la gemma terminale mentre in un getto lungo si taglierà sopra una gema ben costituita, inserita nella parte mediana. La linfa sale più facilmente nei rami verticali e scarseggia in quelli orizzontali. Da ciò dipende il vigore dei rami eretti, nei quali abbondano gli azotati e la tendenza alla fruttificazione di quelli incurvati, nei quali si ha un accumulo di idrati di carbonio. Ciò spiega anche il più vigoroso sviluppo delle gemme apicali rispetto a quelle mediane ed a quelle poste alla base del ramo. Nei rami disposti orizzontalmente oppure obliqui, si sviluppano germogli più robusti nella loro porzione apicale. Se, perciò, non si desidera il prolungamento di un rametto siffatto, ma il rivestimento con numerosi getti laterali, si eliminerà la gemma apicale del rametto. Un criterio noto ed importante, riguarda la correlazione tra la posizione di ogni singolo ramo nello spazio ed il suo vigore vegetativo: a parità di ogni altra condizione, vi è correlazione positiva tra posizione verticale e vigore, cioè tanto più 10
11 un ramo si avvicina alla posizione verticale, tanto più il suo accrescimento è vigoroso. Quando si piega un ramo, infatti, se ne diminuisce automaticamente il vigore, in misura tanto maggiore quanto più il ramo viene piegato verso il basso. L indebolimento del vigore di un ramo corrisponde ad una maggiore predisposizione dello stesso alla fruttificazione; il fatto pare sia dovuto ad un accumulo di idrati di carbonio nei getti che hanno posizione orizzontale. Un altro criterio, valido in linea generale, è che la pianta vigorosa produce più facilmente sui rami di vigore medio o debole, mentre la pianta debole produce preferibilmente sui rami vigorosi o di media vigoria. Per questo la potatura si può ritenere un male necessario nella coltivazione degli alberi da frutto e che, in ogni caso, questa operazione deve essere contenuta nei limiti minimi indispensabili e sempre unita ed esaltata dalle altre cure colturali, in prima linea dalla concimazione. Nel caso di eccesso di concimazione azotata, a parte l effetto negativo sulla qualità dei frutti, si può verificare che i germogli molto vigorosi formano troppi rami anticipati, anche di secondo ordine, che creano difficoltà nella potatura. Un altro principio molto importante ci dice che la potatura annuale dev essere più leggera sugli alberi che presentano una vegetazione vigorosa e, viceversa, più severa sugli alberi deboli. Questi criteri si riferiscono all albero nel suo complesso. Diverso è il principio applicato ad ogni singolo ramo: normalmente, sullo stesso albero, un ramo vigoroso va potato più severamente rispetto ad un ramo debole, sul quale si faranno tagli leggeri. In definitiva il criterio generale è il seguente: - albero vigoroso, potatura leggera; - albero debole, potatura severa; - ramo vigoroso, potatura severa; - ramo debole, potatura leggera. Per quanto riguarda l albero, possiamo definire severa o energica una potatura che asporti una quantità di legno pari al 70-90% del legno di un anno; di media intensità la potatura che ne asporta il 50-70% e leggera la potatura che asporta legno in quantità pari alla metà o meno della vegetazione dell anno precedente. L elemento più importante da prendere in considerazione per valutare le condizioni di vigore vegetativo di una pianta, è la lunghezza dei rami di un anno. Questo indice rispecchia l influenza della fertilità del terreno, del portainnesto e di tutti gli altri fattori. Conseguita, con la potatura di allevamento, la formazione di una impalcatura razionale della pianta, la potatura di produzione mira ad assicurare una fruttificazione notevole e duratura e ciò si ottiene, principalmente, allevando branche e rami in modo da ottenere la migliore esposizione alla luce delle foglie. La potatura di produzione influisce notevolmente sullo sviluppo dei frutti. Una pianta adulta, non potata, tende a produrre abbondantemente, ma poi subentra l alternanza produttiva. La potatura di produzione deve garantire la formazione costante di nuovi 11
12 rametti a frutto e il loro rinnovamento e ringiovanimento. Naturalmente, ciò predispone la conoscenza dei diversi tipi di rami fruttiferi. Esiste una correlazione positiva tra accrescimento vegetativo e fruttificazione, nel senso che i frutti portati da piante robuste sono, in generale, più grossi e meglio conservati di quelli portati da piante deboli. I frutti grossi portati da piante giovani e robuste o che hanno subito una potatura di ringiovanimento molto severa, oppure una concimazione troppo abbondante, hanno la polpa poco consistente, spugnosa e sono poco conservabili. In ogni caso quando si parla di numero, grossezza e conformazione dei frutti, concimazione e potatura non devono essere considerate individualmente, come del resto non si deve trascurare l influenza dei portainnesti.ù In definitiva, possiamo dire che la potatura di produzione, armonicamente inquadrata nel contesto di tutte le pratiche colturali, mira ad ottenere e conservare piante in uno stato fisiologico equilibrato, con accrescimento moderato ed una produzione soddisfacente e costante negli anni. Secondo indagini di Warren Tuft-Dotti, su piante che hanno concluso la fase giovanile, l equilibrio vegetativo è buono quando i rami raggiungono il seguente sviluppo annuale: - piante di pesco di età inferiore ai 6 anni: cm; - piante di melo e pero di età inferiore ai 12 anni: cm. Un accorgimento utile al fine di mantenere l equilibrio della chioma, sia nella fase di allevamento che in quella di produzione, consiste nel mantenere più ricca di vegetazione la parte della pianta esposta a nord, dove l accrescimento è meno sollecitato dalla luce e per questo, si formano più facilmente seccume e rametti poco lignificati e la differenziazione delle gemme è più lenta. 12
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