CORSO DI LIS Linguaggio Italiano dei Segni

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1 CORSO DI LIS Linguaggio Italiano dei Segni La grammatica Le indicazioni come pronomi

2 LE INDICAZIONI COME PRONOMI 1. La categoria dei pronomi in LIS Il concetto dello spazio come elemento di accordo non è nuovo per le lingue dei segni1. Abbiamo visto come in LIS i tratti dello spazio costituiscano il veicolo di accordo di persona; i pronomi e i dimostrativi sono l evidente manifestazione, attraverso il sistema dell ostensione, dei tratti di persona. Abbiamo visto nel capitolo precedente come le indicazioni costituiscano delle marche di referenzialità e che i punti non determinati dello spazio veicolino l indefinito e l impersonalità come si può verificare dalle frasi seguenti, dove l indicazione occorre solo se riferibile ad una persona (frase 1), mentre non può occorrere se è riferibile ad un soggetto impersonale (frase 3). 292

3 I pronomi personali, esprimendo specifiche persone grammaticali, devono identificarle in uno spazio definito. Nella tabella n.1 del capitolo 5 si può osservare come i tratti semantici dello spazio sono i medesimi sia per i pronomi che per i dimostrativi. Abbiamo già notato come la corrispondenza dei tratti sia corroborata dall omofonia del dimostrativo-locativo con il pronome, vale a dire che il segno per il pronome personale e per il dimostrativo è costituito dall indicazione del punto dello spazio; l unica differenza, che riguarda la prima e la seconda persona, ma che nel segnato si perde, è costituita dal verso dell indicazione2. Benché il dimostrativo e il pronome di terza persona non siano distinti foneticamente, ci sono alcune differenze di tipo sintattico: in linea generale possiamo affermare che il pronome personale è caratterizzato dal tratto [+umano] e, se seleziona un NP, lo precede, mentre il dimostrativo è caratterizzato dal tratto [-umano] quando seleziona un NP lo segue. 293

4 Il fatto che il dimostrativo ed il pronome personale di terza persona siano omofoni e spesso non distinguibili, conduce ad assimilare il pronome personale di terza persona al dimostrativo. La prima e la seconda persona, invece, benché accomunate ai dimostrativi dai tratti dello spazio, non sono omofone ai dimostrativi. Questa differenza tra prima e seconda persona da una parte e terza persona dall altra non è una peculiarità esclusiva della LIS ma di molte lingue orali tanto che diversi studiosi si sono interessati all argomento. Nel paragrafo che segue illustrerò un breve percorso che ci condurrà allo studio della categoria del pronome. Differenza tra prima-seconda persona e terza persona: quadro teorico Nel capitolo 5 ho accennato al fatto che i tratti di prima e seconda persona sono diversi da quelli di terza, infatti la prima e 294

5 la seconda persona sono caratterizzati dal tratto [+/- prossimale] mentre la terza persona dal tratto [+ distale]. Un importante evidenza di questa differenza è che, escluso i punti inerenti la prima e la seconda persona, gli argomenti vengono disposti nello spazio dal segnante e ogni punto dello spazio che riguarda la terza persona, viene definito nell istante in cui viene segnato, per questo motivo esso è deittico, vale a dire che per individuare la terza persona sono necessarie delle coordinate di riferimento che nell ambito di una frase sono costituite dall asse segnante-interlocutore segnalato dalla direzione dello sguardo3, in definitiva tutti i punti che non sono pertinenti al segnante o all interlocutore individuano una terza persona. In questa prospettiva possiamo osservare come la prima e la seconda persona hanno dei riferimenti di luogo fissi, esse sono sempre presenti (mentre la terza persona può essere assente) e, in un dialogo, sono intercambiabili, cioè la seconda persona, se prende la parola, può diventare prima e viceversa. D altro canto i 295

6 riferimenti spaziali della terza persona variano nello spazio perché il tratto [+dist] è localizzato in uno dei tanti punti lontani dal segnante e dall interlocutore, ma la terza persona, non prendendo parte alla conversazione, rimane esterna al discorso. Diversi studi sulle lingue hanno evidenziato che esistono delle differenze tra i pronomi di prima e di seconda persona da una parte e quelli di terza dall altra (Moravcsik (1978), Abney (1987), Forchheimer (1953), Ritter (1995), Harley e Ritter (2002), Bernstein (2006))4. La peculiarità dei pronomi di prima e di seconda è che sono associati al parlante a all ascoltatore, invece quelli di terza sono associati non solo ad esseri animati5 ma anche ad esseri inanimati e fungono da pronomi nulli. Bernstein (2006) interpreta la terza persona come una categoria di persona non marcata. La distinzione tra prima e seconda persona da una parte e terza persona dall altra viene codificata anche nell organizzazione 296

7 geometrica dei tratti fonologici operata da Harley e Ritter (2002) (figura n. 1). Nel loro disegno teorico, le espressioni referenziali come i pronomi, sono determinate da due nodi principali: i partecipanti e gli elementi individuati. Al primo nodo - i partecipanti - appartengono il parlante e l interlocutore; il secondo nodo - gli elementi individuati - si ramifica in tre categorie: il gruppo, l individuo e la classe. Le espressioni referenziali che riguardano la terza persona non sono previste nel nodo dei partecipanti ma negli elementi individuati da tratti di numero (gruppo e individuo) e dai tratti della classe di appartenenza. Questo 297

8 quadro può essere tradotto nello spazio segnico della LIS, associando al primo nodo, l asse segnanteinterlocutore (tratti [+/-prox]), al secondo nodo il resto dei punti dello spazio caratterizzati dal tratto [+dist]. Forchheimer (1953) ha identificato una varietà di generalizzazioni morfologiche che mostrano che le lingue utilizzano la terza persona in maniera diversa rispetto alle prime due. Tra queste generalizzazioni egli indica il fatto che molte lingue distinguono la prima e la seconda persona mentre per la terza persona utilizzano il dimostrativo (Forchheimer 1953:36); abbiamo visto che anche per la LIS i pronomi di terza persona, a differenza dei pronomi di prima e seconda persona, sono omofoni ai dimostrativi. Dall altro canto, Roehrs (2005: 273), operando un parallelismo tra determinanti e pronomi, afferma che nelle lingue senza articolo, al posto dell articolo, che essendo un determinante corrispondente alla forma clitica del pronome è una testa, ci dovremmo aspettare di trovare il pronome di terza persona; a tal proposito cita il caso del giapponese discusso da 298

9 Furuya (2003) in cui sono discussi dei casi dove il pronome di terza persona plurale ricorre con il nome, mentre il pronome di prima persona plurale non può ricorrere con il nome. Qui di seguito sono citati gli esempi citati in Roehrs (2005) (Es. n.39 in che corrispondono alle frasi 7c e 19 in Furuya (2003)). Sempre riguardo alla similarità tra articoli e pronomi, Postal (1969) assimila la definitezza dei pronomi agli articoli definiti dai quali deriverebbero, mentre Abney (1987: 282) sostiene che la mancanza del pronome di terza persona nelle forme come *they idiots è dovuta alla funzione suppletiva del dimostrativo nel paradigma, per cui abbiamo espressioni come those idiots. Lo studio di Abney (1987) ha evidenziato che in inglese i pronomi he, she e it sarebbero teste D che differiscono da the per il 299

10 fatto che non selezionano complemento, per cui sarebbe diversa la sottocategorizzazione. Diverso è il caso di we e you che possono selezionare un complemento: come nel caso we linguists, you linguists mentre *they linguists è agrammaticale. Lyons (1977, 1999) evidenzia come i pronomi hanno tratti in comune con gli articoli, ma soprattutto con i dimostrativi, per il fatto che i pronomi di terza persona sono in distribuzione complementare con i dimostrativi. Questa osservazione, benché non si riscontri per l ebraico (Ritter 1995), per la LIS, per la quale l indicazione può essere articolata una sola volta, è vera, come si può notare dall agrammaticalità della frase 4. A meno che il DP venga topicalizzato come mostrano i tratti sovrasegmentali della frase 5 dove la seconda indicazione costituisce il soggetto del verbo giocare. 300

11 Tutti questi studi possono essere applicati all indicazione della LIS; nel corso della trattazione infatti vedremo che alcune indicazioni sono dei pronomi che sostituiscono la funzione dell articolo (Rhoers, 2005), e che molte differenze tra pronomi e dimostrativi in LIS sono difficili da cogliere. 2. Pronomi come categoria D in LIS In questo paragrafo, alla luce del quadro appena delineato, al fine di operare una distinzione tra le indicazioni che veicolano il pronome e quelle che invece veicolano il dimostrativo, propongo di interpretare i pronomi in LIS come parte della coppia determinante-pronome, in questo modo ogni tipo di indicazione può ricorrere come determinante quando seleziona un NP o come pronome quando non lo seleziona. Se Postal (1969) e Abney (1987) propongono di considerare i pronomi come teste intransitive di D, Cardinaletti (1994) estende tale proposta ai clitici, e intuisce che solo i clitici realizzano la porzione funzionale del DP, tanto che clitici e 301

12 determinanti sono in distribuzione complementare. Cardinaletti e Starke (1999) distinguono i pronomi in tre classi: clitici, deboli e forti. Ogni classe è caratterizzata da un progressivo alleggerimento della struttura sintattica evidenziata anche dalla riduzione morfologica e dalla conseguente adeguamento dei processi prosodici alla forma morfologica. In particolare ogni classe di pronomi è caratterizzata da specifiche proprietà comuni che distinguono i propri membri da quelli appartenenti alle altre classi di pronomi. Strutturalmente i pronomi forti e deboli si distinguono dai clitici perché occupano una posizione XP nella struttura superficiale mentre i clitici occupano una posizione X ; d altro canto clitici e deboli sono accomunati dal fatto che sono entrambi non forti e quindi soggetti ad alcune restrizioni rispetto ai pronomi forti. La differenza tra le tre classi di pronomi viene trattata nei suoi aspetti morfologici, distribuzionali, semantici, fonologici e prosodici. L analisi di Cardinaletti (1994) e Cardinaletti e Starke (1999) ci induce a guardare più da vicino i pronomi della LIS al fine di 302

13 distinguere gli elementi deboli da quelli forti. In LIS i pronomi, come i dimostrativi, sono costituiti dalle indicazioni. In questa sede considererò come pronomi le indicazioni che non selezionano un NP. Osserveremo come le indicazioni non sono tutte uguali ma variano in relazione ad alcuni tratti prosodici costituiti principalmente dalla durata di articolazione dell indicazione. Il paragrafo che segue illustrerà come la durata dell articolazione influisce nella distribuzione delle diverse tipologie di indicazione individuate. 3. Il valore prosodico di durata Nel capitolo precedente ho analizzato le indicazioni che veicolano i dimostrativi principalmente dal punto di vista semantico e distribuzionale; ho introdotto questo capitolo evidenziando, attraverso la distinzione dei pronomi di prima e seconda persona da una parte dai pronomi di terza dall altra, l omofonia tra i pronomi di terza persona e i dimostrativi; abbiamo visto anche che i tratti sovrasegmentali costituiscono 303

14 un utile strumento per individuare il sintagma determinante. Per questo motivo essi ci consentono di distinguere il dimostrativo in quanto interno al DP; lo stesso dimostrativo però, quando costituisce da solo il DP, è anche un pronome di terza persona. Le frasi 6 e 7 mostrano che tratti sovrasegmentali diversi individuano due tipi di predicati, uno interno al DP (frase 6) l altro esterno al DP (frase 7) Nel primo caso, l indicazione, poiché seleziona un NP, è un determinante, nel secondo caso, invece è un pronome, vale a dire che costituisce l intero costituente nominale. In questa sezione, concentrerò l attenzione soprattutto sul secondo tipo di indicazioni per delineare un quadro di riferimento entro il quale studiare la categoria dei pronomi. Vedremo che specifici processi prosodici ci consentono di 304

15 individuare le diverse classi di pronomi indicate da Cardinaletti e Starke (1999). Al fine della distinzione delle varie classi di pronomi in LIS, ho individuato un elemento coinvolto nella prosodia dell indicazione: il parametro prosodico della durata.7 Gli studi condotti sulle lingue dei segni, tra le varie rilevazioni dei tratti sovrasegmentali coinvolti nelle articolazioni dei segni, benché hanno sottolineato la necessità di osservare i tempi di articolazione, non hanno mai rilevato il tempo impiegato nell articolazione di un segno ai fini grammaticali. Nel caso delle indicazioni, la misura della durata dell articolazione si è rivelata essere significativa ai fini della distinzione tra i vari tipi di pronomi. Attraverso un programma di glossatura delle frasi in lingua dei segni che consente di rilevare la durata, è possibile individuare diverse durate per le indicazioni. Avvalendomi del programma di glossatura SignStream, ne ho adottato il sistema per la rilevazione della durata dei segni. Gli indici di durata rilevati sono costituiti dai valori numerici trascritti su ogni 305

16 indicazione, simboleggiata dalla glossa IX. In realtà la durata da sola non è sufficiente a determinare la differenza tra i pronomi: occorrerebbe misurare anche la pausa tra un segno ed un altro. In maniera alquanto approssimativa, posso affermare che in presenza di indicazioni con valori di durata molto bassi, che assumo essere pronomi clitici, non c è pausa tra l indicazione e il segno successivo che, generalmente, è un verbo, mentre tra l indicazione di un pronome forte ed il segno successivo ci può essere un interruzione costituita dalla chiusura della mano o da una posizione di sospensione della stessa. È possibile applicare un secondo elemento di distinzione tra i pronomi forti e i pronomi non forti. Per pronomi non forti intendo l insieme dei pronomi che non sono forti e che secondo la distinzione di Cardinaletti e Starke (1999) sono o clitici o deboli. Questo tratto distintivo è di tipo fonologico: esso consiste nella ripetizione del segno mantenendo inalterati tutti gli altri tratti fonologici. La reduplicazione è possibile anche con i dimostrativi, come abbiamo visto nel paragrafo 3 del capitolo 6, ma se con i 306

17 dimostrativi sembra che si tratti di un locativo, per il pronome la ripetizione dell indicazione è una forma di marcatura generalmente utilizzata come focus contrastivo. Nei paragrafi seguenti verrà illustrata la differenza prosodica tra le varie tipologie di pronomi, prima però è necessario precisare alcuni problemi di metodo. Alcuni problemi di metodo Una delle costanti rilevate nelle sedute di registrazione dei dati in LIS è la costante difformità di dati tra frasi segnate in contesti spontanei e frasi elicitate. Nei contesti spontanei le frasi presentano delle indicazioni, appena accennate, che nelle frasi corrispondenti elicitate solitamente vengono omesse. Una spiegazione potrebbe essere costituita da una sorta di grammatica normativa che si esprime nel contesto artificiale, come quello dell elicitazione, attraverso un controllo volontario della produzione delle frasi. Viceversa nel contesto spontaneo, venendo meno il controllo, è possibile rilevare anche la 307

18 grammatica naturale. Per fare un paragone con l italiano sarebbe come chiedere a qualcuno di esprimere in una frase che gli piace il pesce. E difficile che il parlante pronunci la frase a me mi piace il pesce, egli pronuncerà molto probabilmente, la forma, normativamente corretta, a me piace il pesce anche se la prima forma esiste nel parlato. Poiché ciò che interessa questo studio non è descrivere la grammatica normativa ma quella naturale, mi sono avvalsa delle produzioni spontanee dalle quali ho estratto le frasi glossate di seguito. Pronomi forti, pronomi deboli, pronomi clitici in LIS: alcune distinzioni. In questo paragrafo, dimostrerò come in LIS ad un diverso valore di durata del pronome corrisponda un diverso tipo di pronome, e, sulla base delle affermazioni di Cardinaletti (1994) e Cardinaletti e Starke (1999) che riguardano le caratteristiche delle diverse tipologie di pronomi, verificheremo che ad ogni tipo di indicazione in LIS corrisponde una diversa distribuzione 308

19 all interno della frase. Data l omofonia delle indicazioni in LIS, non è possibile applicare i test sulla distribuzione di ogni tipologia, tuttavia è possibile operare una prima discriminazione tra i pronomi forti da una parte e quelli non forti dall altra. A tal fine, sulla linea delle spiegazioni fornite da Cardinaletti e Starke (1999) per queste frasi assumerò l esistenza di un processo di riduzione prosodica progressiva delle forme pronominali. Vale a dire che la forma pronominale forte ha un valore di durata superiore a circa 1/6 di secondo, quella debole possiede valore inferiore a 1/6 di secondo e la forma clitica ha un valore inferiore a 1/12 di secondo. Alcuni chiarimenti sulla metodologia Gli strumenti della tecnologia oggi ci aiutano a valutare la quantità di tempo in cui un indicazione viene mantenuta; tuttavia i sistemi variano a seconda degli strumenti utilizzati; pertanto la rilevazione del tempo di un indicazione è un compito che richiede molta precisione ma anche una certa elasticità 309

20 nell interpretazione dei dati. Ad esempio con il programma I Movie per il Mac OSX ogni secondo di registrazione contiene 24 fotogrammi perciò un fotogramma equivale ad un ventiquattresimo di secondo. Esportando i filmati in una risoluzione più bassa diminuiscono i fotogrammi per secondo di circa la metà. Ridurre la pesantezza di un filmato rende più agevole lavorare con una quantità più alta di informazioni e soprattutto consente di glossare le frasi con Sign Strem, però un filmato con un minor numero di fotogrammi per secondo non consente di leggere con chiarezza l inizio e la fine di un indicazione, soprattutto se si tratta di una quantità di tempo molto bassa. Le durate dei segni sono state scoperte per caso lavorando con Sign Stream che mi ha dato la possibilità di fare una prima rilevazione dei dati. Ad esempio l indice di durata rilevato per le indicazioni che affermo essere pronomi clitici corrisponde ad un valore inferiore a 1/12 di secondo11; quello dei pronomi deboli, anche se vale il doppio (ha come valore di durata1/6 di secondo), in considerazione della durata 310

21 infinitamente bassa, tanto da essere quasi impercettibile, è davvero poco significativa e suscettibile di cambiamenti. La necessità di dare un valore di tempo univoco mi ha spinto ad analizzare i filmati con I Movie, un programma che consente una risoluzione più alta, per contare il numero fotogrammi per ogni indicazione e, attraverso una proporzione, ricondurli ai valori di tempo. Tale operazione ha necessariamente richiesto una certa approssimazione dei valori che, nonostante tutto, rimangono abbastanza omogenei. Entrando nel dettaglio ho potuto constatare tre tipi di indicazioni: una che prende circa due fotogrammi, un altra che ne prende circa quattro ed un ultima che ne prende da 7 a 13. Tradotto in tempi questi valori equivalgono a un dodicesimo di secondo (1/12) per il primo tipo, un sesto per il secondo (1/6) per il secondo tipo e circa mezzo secondo (1/2) per il terzo tipo di indicazione. Qust ultimo tipo di indicazione è caratterizzata anche dalla ripetizione del movimento, in tal senso, il valore di durata assume un significato ancora più importante per cui 311

22 l indicazione, ben visibile, è connotata da una forte referenzialità. Benché il valore della durata non costituisca una forte discriminante per la differenza tra i pronomi clitici e deboli, ma solo per la distinzione di pronomi forti e non forti, deve essere preso in considerazione per due motivi: innanzitutto perché costituisce una discriminate utile per la determinazione dei parametri prosodici ed in secondo luogo perché l osservazione dei dati serve come base teorica per fatto che i punti dello spazio costituiscono i tratti di accordo e che il meccanismo di distribuzione dei pronomi all interno di una frase segue gli stessi meccanismi delle altre lingue. Vale la pena anche sottolineare che anche se i dati vengono approssimati, la distribuzione dei pronomi all interno della frase, secondo le indicazioni di Cardinaletti e Starke (1999), corrisponde alla posizione canonica di pronomi deboli, clitici e forti per cui l approssimazione è compensata dalla costanza dei dati. Occorre fare delle ulteriori precisazioni sulla rilevazione del segno, come gli elementi validi per la delimitazione dell inizio e 312

23 della fine di un indicazione, perché la loro variazione comporta la variazione dei valori. I valori di durata che considero in questa sede sono stati rilevati nel momento in cui il puntamento in un luogo è già in essere fino a quando finisce e prima che cominci il segno successivo. In ciò si può rilevare che con i clitici il fotogramma successivo corrisponde all inizio del segno seguente mentre con i pronomi forti ad una sospensione del segnato. Questo dimostra che oltre a valori di tempo diversi per ogni tipo di pronome, occorre considerare anche i valori prosodici che legano i segni per cui si può verificare che i pronomi clitici presentino fenomeni di coarticolazione mentre i pronomi forti si presentano prosodicamente staccati dai segni, sia da quelli che li precedono sia da quelli che li seguono, da una pausa intonativa costituita dalla chiusura e riapertura della mano oppure da una sospensione della mano che non articola nessun segno, ovvero è in posizione neutra. 313

24 Tratti prosodici distintivi: analisi dei dati Passiamo adesso all analisi di due frasi segnate in un contesto spontaneo. In questa frase, entrambe le indicazioni si riferiscono a PRIMO MINISTRO. I numeri che sovrastano le indicazioni esprimono il valore temporale del segno: la prima indicazione è articolata in un tempo breve (1/6 di secondo), la seconda ha un valore temporale che vale il triplo della prima (1/2). Con questi dati osserviamo che benché le due indicazioni siano omofone, la prima ha una versione prosodica ridotta rispetto alla seconda; possiamo inoltre osservare che la seconda indicazione è ripetuta mentre la prima viene articolata una sola volta; la ripetizione della prima indicazione renderebbe la frase agrammaticale. L interpretazione del secondo pronome è di tipo marcato. vale a dire che la reduplicazione veicola non solo una focalizzazione di tipo contrastivo, ma come pronome forte, può apparire in 314

25 posizione periferica. Il pronome debole (con valore 1/6 di secondo) invece, deve necessariamente riferirsi al suo antecedente PRIMO MINISTRO.13 Come già affermato in Kayne (1975), Cardinaletti (1994), Cardinaletti e Starke (1999), solo i pronomi forti possono essere marcati contrastivamente. Esaminiamo un altro esempio. Nella frase 9 la prima indicazione fa parte del costituente nominale (DP) PRESIDENTE STATI UNITI. Non si tratta di un articolo: l indicazione ha la funzione di localizzare nello spazio il referente la cui funzione può essere assimilata ad un dimostrativo (Lyons 1999), infatti la sua omissione non rende la frase agrammaticale. La seconda indicazione è un pronome coindicizzato con l NP che lo precede. L indicazione, che costituisce il soggetto del verbo DIRE, è articolata in un tempo 315

26 ridotto che associo al clitico per la posizione perché il valore della sua durata che è tra il clitico ed il debole (1/8). Anche il soggetto, di AIUTARE, come il soggetto di DIRE è espresso con un valore di tempo un po meno basso (1/6) ed è coindicizzato con lo stesso NP. L indicazione che si riferisce all oggetto, coindicizzata con AFGHANISTAN ha invece un valore di tempo più lungo (1/2). Per operare dei confronti tra pronomi clitici e pronomi deboli, consideriamo anche la frase 10 anch essa estratta da un contesto più ampio: In questa frase le prime due indicazioni si riferiscono alla prima persona (1p). Le indicazioni con indice (j) si riferiscono all autista, costituito dai segni AUTO+UOMO; è assai probabile che l indicazione tra i due nomi faccia parte del nome stesso. 316

27 La prima indicazione con valore ½ secondo corrisponde al pronome forte di prima persona. Esso non è anaforico, infatti può essere sostituito da un nome: i pronomi forti, essendo connotati di forti tratti referenziali, non richiedono un antecedente come invece fanno i pronomi deboli. Tra poco vedremo che i pronomi con un valore inferiore a 1/6 di secondo, possono essere considerati dei pronomi deboli. L ultima indicazione è il complemento di DIRE ed ha una durata dal valore alto (1/2). Confrontando i valori temporali delle indicazioni, il valore di durata più alto corrisponde a ½ secondo. La prima indicazione con questo valore fa parte del DP PRESIDENTE STATI UNITI (frase 9) ed è un dimostrativo; le altre due indicazioni, di durata ½ secondo, corrispondono al dativo rispettivamente del verbo AIUTARE (frase 9) e DIRE (frase 10). La flessione dei verbi AIUTARE e DIRE marca sia il soggetto che il complemento, tuttavia nella frase 10 il pronome forte complemento segue il verbo, per cui è nella sua posizione di base; nella frase 9 invece lo precede quindi non è nella sua posizione di base. Tale differenza potrebbe essere dovuta a proprietà selezionatrici dei verbi stessi. Del resto nel capitolo 2, nel quale ho illustrato le proprietà dei verbi delle tre classi, abbiamo visto che una caratteristica delle frasi con i verbi flessivi, come aiutare, è la possibilità di avere soggetto e oggetto preverbale, mentre le frasi con i verbi articolati sul corpo presentano più limiti nella distribuzione degli argomenti del verbo. Dire è un verbo segnato sul corpo che, oltre la flessione non manuale, costituita dalla 317

28 direzione dello sguardo, ammette una flessione manuale consistente nel prolungamento della sua articolazione, (con la configurazione G, la stessa delle indicazioni), verso gli argomenti del verbo. In altre parole, poiché l estensione dell indice è la configurazione comune sia alle indicazioni che al verbo dire, le indicazioni relative al soggetto e al complemento del verbo sono costituite dal prolungamento dell articolazione del verbo prima, in direzione del soggetto, e dopo, in corrispondenza del complemento. Questo aspetto, inerente a fenomeni di coarticolazione tra i due segni, costituisce un ulteriore prova a sostegno della continuità prosodica tra il verbo e i suoi argomenti. Ciò che emerge da questi dati è che la flessione da sola non è sufficiente a legittimare l assenza di soggetto e oggetto, ma oltre i clitici (costituiti dalle indicazioni pre e postnominali), ammette anche un pronome dativo forte. Alcune osservazioni sui pronomi clitici deboli e forti Le frasi analizzate fin ora sono state uno strumento utile ad individuare alcune differenze tra i pronomi in LIS. In questa sezione del paragrafo verificherò l analisi di ciascun tipo di pronome e, con l ausilio di altre frasi, questa volta elicitate e non prelevate da contesti spontanei, delineerò meglio il quadro della differenza tra i vari tipi di pronomi introdotti nel paragrafo precedente. 318

29 I pronomi clitici Dal confronto delle frasi 9 e 10 possiamo osservare che tutti i valori che corrispondono a 1/12 appartengono alle indicazioni legate al verbo, per questo motivo assumerò che esse corrispondono ai pronomi clitici. Con gli esempi seguenti si può constatare che le indicazioni che precedono e seguono il verbo dire non possono essere separate dal verbo introducendovi, ad esempio, un avverbio. Nella frase 12 dove l avverbio ricorre tra il soggetto clitico e il verbo la frase non è grammaticale. Nella frase 13, dove l avverbio si trova tra verbo e oggetto clitico, la frase seguente ha un altra interpretazione. L avverbio SEMPRE, della frase 11, come anche l avverbio SICURO (sicuramente) della frase 9, modifica tutto il CP e non il clitico. Secondo le indicazioni di Cardinaletti e Starke (1999:151) nessun modificatore, interno o esterno all NP, può modificare un clitico. Questa proprietà dei clitici la troviamo in LIS per i 319

30 pronomi che nelle frasi 11, 12 e 13 sono coindicizzate con il primo punto di articolazione del verbo e sono tutti adiacenti al verbo. Infatti se volessimo modificare solamente il pronome con un avverbio, occorrerebbero non dei clitici ma dei pronomi forti, come si può verificare nell esempio 14 in cui il pronome è anche reduplicato. Da questi fatti possiamo osservare che in LIS i soggetti preverbali hanno un clitico di ripresa attaccato al verbo (frasi 9,10, 11). Con l oggetto postverbale e il dativo postverbale, non è raro trovarsi un indicazione che ricorre dopo il nome (frase 15) e fa parte del costituente nominale perché non può precedere il nome e legarsi al verbo (frase 16), a meno che non venga marcato. 320

31 Non è escluso che tale indicazione post nominale sia da mettere in relazione con la posizione del nome all interno della frase: poiché nelle frasi con i verbi che concordano con due argomenti (come dare), il nome, di norma, risale alla posizione preverbale, nel caso rimanga in situ, è possibile che necessiti di una marca di referenzialità costituita dall indicazione postnominale. Dal punto di vista prosodico vale la pena soffermarsi su alcuni aspetti che finora sono stati solo accennati. Abbiamo visto come possono essere considerati clitici quei pronomi con una riduzione prosodica del pronome stesso tale da essere quasi irrilevabili senza l ausilio di uno strumento capace di rallentare o bloccare il tempo come la videocamera: l indicazione in molti casi si integra nel verbo rendendone talvolta difficile il rilevamento ad occhio nudo. Nelle frasi descritte nel paragrafo 3.3.2, ho rilevato come l indicazione si integri con il verbo DIRE caratterizzato dalla medesima configurazione manuale dell indicazione. Proviamo ad osservare un'altra frase: 321

32 Nella frase 17, il verbo REGALARE marca il complemento diretto (MAGLIA, indicizzato con j) e il beneficiario. Il pronome clitico, coindicizzato con maglia, precede immediatamente il verbo ed è integrato completamente nel segno. Nel dettaglio abbiamo questa situazione: nel verbo regalare, raffigurato nella figura 1, le mani hanno la stessa configurazione manuale, consistente nell estensione di pollice e indice (L), e si muovono simmetricamente. Il movimento, che nella figura 1 parte dalla prima persona, nella forma flessa della frase 17 parte dallo spazio coindicizzato con MAGLIA (J) e finisce verso la prima persona (1p) (figura 2). Nella frase 17 il verbo è preceduto da due indicazioni la prima con durata 1/6 di secondo (pronome debole), la seconda con durata 1/12 di secondo (clitico). L indicazione che si riferisce alla prima persona (1p) punta prima sul segnante, poi, mantenendo l indice steso, mentre punta verso 322

33 l esterno, in direzione del luogo indicato come j, prepara l articolazione del segno regalare estendendo anche il pollice. Questa articolazione, con pollice e indice stesi che va dal segnante al punto esterno dello spazio, ha un indice di durata che vale 1/12, tale durata viene considerata da quando la mano dominante finisce di indicare la prima persona (articolato con la mano dominante) per puntare poi verso l esterno, fino a quando è raggiunta dall altra mano per articolare il segno regalare (articolato con le due mani). In una situazione in cui il verbo non è preceduto da un indicazione, ambedue le mani si comportano come fa la mano non dominante, cioè la configurazione manuale diventa visibile quando la mano è già verso la fine del percorso che la conduce al punto J, dal quale parte per articolare il segno che finisce verso la prima persona. 323

34 In questa situazione può sembrare che il clitico indicizzato j non venga pronunciato perché il fenomeno della coarticolazione rende talmente impercettibile l indicazione da farla rientrare nell articolazione del verbo stesso. Spesso i clitici della LIS sono così impercettibili che sembra che non vengano pronunciati nelle frasi elicitate, dove il controllo del segnante è molto forte soprattutto in presenza di verbi direzionali, vale a dire quei verbi che, in virtù della loro direzionalità, marcano due argomenti e quindi concordano con i loro tratti dello spazio. In questa prospettiva, può darsi che l assenza di un clitico con determinati verbi potrebbe essere 324

35 considerata una sorta di evoluzione fonologica dell indicazione la quale, nel suo conformarsi al verbo che segue, si integra con esso fino a scomparire. La traccia rimanente potrebbe essere costituita dai tratti dello spazio. In questi termini il punto dello spazio, senza che questo venga indicato ma solo marcato dalla concordanza del verbo, manuale o non manuale (consistente cioè nella direzione dello sguardo), può essere considerato un clitico. A sostegno di questa ipotesi c è l evidenza di molti segni atmosferici pur non realizzando foneticamente l espletivo, hanno il punto di articolazione che non è impersonale, cioè articolato nello spazio neutro [- dist], ma uno spazio definito [+ distale]. Ad esempio segnando la frase PIOVE, la localizzazione del segno avviene in un luogo dello spazio immediatamente più in alto di quello considerato come neutro. Il verbo non richiede necessariamente l articolazione del pronome, tuttavia i tratti spaziali del luogo in cui viene articolato il verbo meteorologico portano a considerare i tratti di spazio come elementi di tipo pronominale. Cardinaletti e Starke (1999) evidenziano che i 325

36 pronomi personali forti non sono interpretabili se non hanno una posizione referenziale forte per cui costruzioni espletive richiedono pronomi deficitari. Su questo aspetto tornerò nel paragrafo 4, nel quale sulla linea degli studi seguita da Brandi e Cordin, considererò i clitici come la realizzazione della testa di AgrP. Se assumiamo che i tratti di luogo marcati dalle concordanze verbali possono essere considerati dei clitici, sulla base di quanto affermato nel capitolo 5, otterremo i seguenti clitici per ogni tipo di tratto: [+ prossimale] clitico di prima persona, [- prossimale] clitico di seconda persona, [+ distale] clitico di terza persona, [- distale] clitico impersonale. I pronomi deboli Una discussione a parte meritano i pronomi deboli. Se da un lato ci sono sufficienti dati dal punto di vista prosodico e distributivo per discutere delle delle ipotesi fatte sui pronomi clitici e forti, non possiamo affermare con le stesse motivazioni 326

37 che le indicazioni che hanno una durata compresa tra 1/12 e 1/6 di secondo siano corrispondenti ai pronomi deboli. In questo paragrafo farò alcune considerazioni su questo tipo di indicazione, che in maniera approssimativa, possiamo associare ai pronomi deboli. Una reale evidenza è data dalle frasi 9 e 17 in cui i rispettivi pronomi con valore 1/6 di secondo devono essere necessariamente deboli: non possono essere clitici perché sono separati dal verbo da altri pronomi, non possono essere pronomi forti perché nella frase 9 l indicazione è coreferente con il soggetto estratto dalla sua posizione di base (PRESIDENTE STATI UNITI); nella frase17 il pronome è un dativo estratto dalla sua posizione di base. Rimane un dubbio sul pronome debole legato al DP nella frase 8. Esso può essere un dimostrativo debole, oppure un pronome di terza persona che, come i pronomi di prima e di seconda persona dell italiano, può selezionare un complemento. Quest ultima potrebbe essere una caratteristica che accomuna la LIS all italiano. 327

38 Riguardo al pronome debole della frase 10, come ho già osservato, potrebbe trattarsi di un indicazione interna all NP AUTO + UOMO che significa autista, quindi è parte integrante del nome stesso. Per corroborare l ipotesi sui pronomi deboli considererò un'altra coppia di frasi elicitate. In queste due frasi abbiamo un argomento marcato (LIBRO) come topic. Il verbo regalare, che come abbiamo già visto, marca due argomenti, in questo caso marca il soggetto e il beneficiario coindicizzato con PIETRO. Le due frasi sono state elicitate una di seguito all altra vale a dire che è stato chiesto al segnante di esprimere che aveva donato IL LIBRO, oggetto familiare sia al segnante che all interlocutore, A PIETRO; in sostanza, il 328

39 contesto in cui sono state richieste le frasi era un altro, l obiettivo era di individuare la presenza dell articolo definito nella frase. Il segnante ha articolato le due frasi glossate l una di seguito all altra. Il pronome anaforico PE IXJ++, della frase 19, induce a pensare che la seconda frase faccia riferimento alla prima. Da questo fatto scaturisce che nella prima frase il pronome di prima persona è un pronome forte; nella seconda frase, invece, essendo articolata in un contesto in cui era già stata espressa la prima frase, il pronome di prima persona è debole. In quest ottica il pronome IO della seconda frase è un pronome debole perché ha un antecedente nel pronome IO, forte, della prima frase. Va anche osservato che il pronome debole non può essere un clitico perché il beneficiario (PIETRO), essendo in posizione preverbale, si interpone tra il pronome e il verbo; i pronomi deboli infatti non devono essere adiacenti al verbo (Cardinaletti e Starke, 1999) Un'altra spiegazione di questo fatto è costituita dal fatto che i pronomi di prima e seconda persona 329

40 essendo deittici, cioè sono articolati in presenza del parlante e dell interlocutore, a differenza dei pronomi di terza persona, possono essere anche deboli per questo nella frase 19 il pronome di prima persona (IX1p)ha un valore di durata che equivale a 1/6. In sintesi, analizzando queste frasi, da un punto di vista sintattico, possiamo assumere con Cardinaletti e Starke (1999:152) che i pronomi deboli e i clitici, che in LIS corrispondono a quelli con valore inferiore a 1/6 di secondo, non possono stare in posizione periferica. I pronomi forti, che in LIS corrispondono a quelli con valore superiore ad 1/6 di secondo invece, possono stare in posizione periferica. Riguardo al fatto che i pronomi deboli devono occorrere in una posizione derivata e non possono stare nella loro posizione tematica alcune osservazioni verranno fatte nel paragrafo seguente in cui illustrerò alcune caratteristiche dei pronomi che possono essere reduplicati e che assumo essere pronomi forti. 330

41 La reduplicazione e i pronomi forti: alcunti tests Al fine di dimostrare che la reduplicazione dell indicazione è applicabile solo ai pronomi forti proverò a sostituire l indicazione reduplicata ad alcuni pronomi con valore di durata fino a 1/6, delle frasi 8, 9 e 10 che qui ripeterò come 20, 21 e

42 Come si può osservare dalle glosse, la sostituzione di un pronome debole con un pronome reduplicato (indicato il simbolo +), lasciando inalterate tutte le altre condizioni, rende la frase agrammaticale. Occorre precisare che se la reduplicazione è una caratteristica dei pronomi forti, non è detto che i pronomi forti possano essere reduplicati in tutti i casi. Sembra che esistano delle restrizioni sulla reduplicazione. Se la reduplicazione è una caratteristica dei pronomi forti, attraverso essa sarà possibile applicare alcuni test difficilmente applicabili ai diversi pronomi rilevati sulla base della durata perché, come abbiamo detto, nelle frasi elicitate, i pronomi deboli spesso non vengono pronunciati e in loro luogo, nel caso di verbi non flessivi, viene realizzata una flessione di tipo non manuale. Ad esempio: 332

43 In sostanza durante l articolazione del verbo il segnante sposta la direzione del segno (che in ogni caso parte dal corpo) e delle spalle verso l oggetto. Si tratta di una condizione di role shifting, nel senso di Zucchi (2004), del segnante sul soggetto. Per concludere applicherò la reduplicazione al test di cliticità di Kayne (1975) che fornisce un ulteriore elemento a sostegno delle ipotesi fatte fin qui; con esso è possibile verificare come la reduplicazione sia una caratteristica dei pronomi forti. Kayne individua specifiche proprietà dei pronomi forti che, per contrasto, i clitici non possiedono. Tra quelle applicabili alla LIS ho individuato le seguenti: a) I clitici non possono essere marcati contrastivamente mentre i pronomi forti posseggono questa abilità. Un primo esempio è costituito dalla frase 8, che come ho già specificato, ha un interpretazione marcata. Prendiamo adesso una frase con una focalizzazione contrastiva. 333

44 Il segno dell indicazione marcato, della frase 24, è accompagnato anche da uno specifico tratto sovrasegmentale costituito dall inarcamento delle sopracciglia. Un pronome reduplicato è un pronome foneticamente marcato, mentre un pronome debole non lo è, per questo motivo questi ultimi non possono stare in posizione periferica né essere marcati contrastivamente (Cardinaletti e Starke, 1999). b) Tra un verbo e un pronome forte si può inserire un altro elemento mentre tra un verbo ed un clitico non è possibile. Questo fenomeno in LIS è riscontrabile con le frasi 11,12 e 13 descritte sopra. 334

45 4. La posizione dei clitici della LIS: alcune analogie con uno studio sul toscano e sul trentino. In uno studio sui pronomi del toscano e del trentino, Brandi e Cordin (1989) osservano che i due dialetti richiedono il soggetto clitico non solo lì dove le corrispondenti frasi in italiano hanno il soggetto nullo (ad esempio la frase in italiano Parli ha il soggetto nullo mentre in trentino ha esplicito un clitico: te parli)17, ma anche nelle frasi in cui il soggetto è espresso (ad esempio la Maria la parla). Contrariamente a lingue come il francese e similmente all italiano, questi due dialetti ammettono liberamente l inversione di soggetto verbo (ad esempio Gl ha telefonato delle ragazze). Sulla base delle assunzioni di Chomsky (1982), Brandi e Cordin (1989) ipotizzano che anche il trentino e il toscano siano lingue a soggetto nullo e che il clitico non sia altro che la realizzazione fonetica della testa di Agr che in una lingua come l italiano non ha realizzazione fonetica, mentre in toscano e trentino la testa 335

46 Agr viene espressa. Quindi, in questi dialetti, quando le frasi presentano solo il clitico senza il soggetto pieno, si tratta di una caduta del soggetto tonico secondo lo schema seguente: Il fatto che in LIS coesistano nello stesso sintagma due indicazioni, una forte, con una durata elevata e con tratti referenziali forti, e una debole con una durata molto bassa, conduce all assunzione di due possibili soluzioni illustrate in Brandi e Cordin (1989). La prima soluzione, caratteristica delle lingue pro drop, può essere assimilata alla situazione del toscano e del trentino dove i clitici occupano una posizione di testa della proiezione INFL mentre il pronome, come NP occupa la posizione 336

47 di specificatore di INFL. Le due posizioni possono essere ambedue riempite come nel caso della figura 4 che mostra un sintagma della frase 10 che qui numererò come 27. La posizione del clitico può rimanere fonologicamente vuota, come nel caso delle frasi elicitate dove abbiamo visto che spesso i clitici vengono omessi. La frase 18, che qui ripeterò con 27, ne costituisce un esempio: in essa il pronome di prima persona (IX1P), in qualità di pronome forte è un NP pieno e occupa la 337

48 posizione di specificatore della proiezione di INFL, mentre la posizione del clitico rimane foneticamente non realizzata. La seconda soluzione prevede una situazione in cui il clitico è solo fonologico e non sintattico (come nel caso precedente) e che la sua posizione reale è quella di specificatore di INFL con un antecedente in posizione di topic. In realtà osservando i tratti sovrasegmentali della frase 9 della quale qui riprenderemo solo la parte iniziale con il n. 28 questa soluzione non può essere esclusa. 338

49 Sembra che il tratto sovrasegmentale che indico con DP sia una dislocazione a sinistra in quanto, come ho già affermato in altre situazioni, è caratterizzato dalle stesse espressioni del topic, in tal caso il clitico costituisce la sua ripresa. Strutturalmente la situazione sarebbe la seguente: Riepilogando, nessuna delle due analisi illustrate è esclusa perché negli esempi che ho rinumerato con 26 e 27 non c è nessuna evidenza che il soggetto costituisca un topic, nel 339

50 secondo esempio invece, i tratti sovrasegmentali marcano il sintagma PRESIDENTE STATI UNITI IX distribuendosi su tutta la sua estensione. Alcune considerazioni sul soggetto nullo Le analogie descritte nel paragrafo precedente costituiscono un preludio ad uno studio del parametro del soggetto nullo in LIS. A tal proposito vale la pena riprendere alcuni aspetti ai quali ho già accennato nel corso di questo lavoro. Nel capitolo 2 (par.5) ho indicato il diverso comportamento di verbi flessivi e non flessivi in LIS. I primi, in virtù della flessione forte, ammetterebbero l assenza del soggetto, i secondi invece, hanno un comportamento differente ed in particolare sembra che prima e seconda persona verbale richiedano sempre l esplicitazione del soggetto, con la terza persona, invece, è possibile omettere l indicazione pronominale, la direzione dello sguardo e/o la rotazione della testa o/e delle spalle marcherebbero le persone verbali. In realtà abbiamo 340

51 anche visto che non sempre la marcatura non manuale è sufficiente a giustificare il soggetto nullo; inoltre nelle frasi prodotte spontaneamente è stata registrata la presenza di numerosi clitici, sia con la prima persona sia con la terza persona, anche con i verbi flessivi. Nel paragrafo di questo capitolo, in cui ho illustrato il ruolo dei pronomi con un tempo di produzione molto basso, e che in considerazione anche della loro distribuzione affermo essere dei clitici, ho descritto il fenomeno coarticolatorio tra il verbo ed il clitico che lo precede. Ho anche accennato alla possibilità di un evoluzione del fenomeno tale che il pronome clitico si incorpori nel verbo, lasciando, come unica evidenza della sua esistenza, i suoi tratti di luogo con i quali il verbo concorda. In questa prospettiva, i tratti di luogo costituirebbero lo spellout dell accordo ovvero ciò che rimane del clitico. Per sostenere questa ipotesi ho indicato i verbi metereologici che durante l articolazione vengono localizzati in uno spazio sopra allo spazio 341

52 neutro. In questa sezione puntualizzerò meglio questo aspetto. Un verbo come piovere ha la stessa articolazione del nome, semanticamente corrispondente, pioggia; nella forma citazionale sia verbo che nome vengono articolati nello spazio neutro. Per capire se nella frase si sta usando un verbo piuttosto che un nome, è necessario verificare la flessione del verbo. Visto che la concordanza avviene con un pronome di terza persona probabilmente nullo, la flessione per persona non è significativa perché avverrebbe nello spazio neutro. L unica flessione possibile, è quella per aspetto che, come abbiamo visto nel capitolo 4, in caso di omofonia tra verbo e nome, marca il verbo. Ad esempio se si ripete il segno per pioggia significa piove continuamente. Questa frase può essere espressa nelle seguenti maniere: 342

53 Sintetizzando, le modalità di articolazione sono le seguenti: a) si può anteporre un indicazione, b) il verbo è localizzato in un punto dello spazio più alto rispetto al piano dello spazio neutro, c) lo sguardo punta verso l alto. I verbi metereologici si comportano come i verbi che ho indicato essere non flessivi, vale a dire che in caso di assenza della flessione manuale questa viene sostituita da quella non manuale. Ciò porta a concludere che potrebbe esistere un soggetto espletivo costituito dai tratti dello spazio. In sostanza i tratti dello spazio potrebbero costituire la forma fonetica del clitico. Nella figura 1 è possibile constatare che il primo punto di articolazione del verbo regalare coincide con il luogo dell agente e il secondo punto con il luogo del beneficiario. Cardinaletti e Starke (1999) affermano che i pronomi espletivi sono deficitari. 343

54 In LIS, infatti l indicazione della corrispondente frase 29 è breve e non può essere ripetuta. 5. Posizione strutturale dei pronomi in LIS Riguardo alla posizione strutturale dei diversi tipi di pronomi, in LIS assumerò gli studi di Cardinaletti e Starke (1999) i quali, partendo dalle posizioni del DP, la cui proiezione più alta non solo viene considerata come la realizzazione dei tratti di accordo e dei tratti referenziali, affermano che esistono numerose proiezioni funzionali associate alla testa nominale che dividono il DP in diversi livelli funzionali. Il livello più alto, che realizza i tratti referenziali, è il livello CP nominale. Il pronome forte contiene tutti i livelli funzionali anche se non li realizza foneticamente. I pronomi deboli e i pronomi clitici mancando del livello CP, il livello dei tratti referenziali, non possono essere né coordinati né modificati e, a livello di struttura superficiale, i clitici devono occorrere in una proiezione funzionale capace di assegnare loro i tratti di caso. 344

55 Per questo motivo i pronomi deboli e clitici devono ricorrere in una relazione strutturale con AGR. Il pronome debole, essendo un XP, è nello specificatore di AgrP in una configurazione locale con X ; i clitici invece, come teste, occorrono in una testa funzionale FP che Cardinaletti e Starke (1999) ipotizzano essere una testa associata ai tratti prosodici mancanti nei clitici ma presenti nelle altre tipologie di pronomi. Pertanto i pronomi deboli sono referenziali solo se sono associati ad un antecedente (un NP o pronome forte), da soli non possono essere interpretati. In LIS semanticamente, un nome articolato in un punto dello spazio, connota in maniera specifica quel punto: i riferimenti, realizzati dal puntamento dell indice nella stessa direzione, si caricano dei tratti referenziali del nome. In assenza della specificazione di un nome in un punto dello spazio, quest ultimo, abbiamo visto, va interpretato in relazione al segnante e all interlocutore, ovvero attraverso i tratti dello spazio [+/- prossimale] [+/-distale]. Quando il puntamento è foneticamente 345

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