LA RELAZIONE EDUCATIVA è un concetto orientativo
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- Leona Di Giacomo
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1 LA RELAZIONE EDUCATIVA è un concetto orientativo Essere in relazione, entrare la relazione, agganciare l utente, stimolarlo sono tutti imperativi categorici del lavoro educativo che devono essere declinati in funzione degli utenti, degli obiettivi, degli strumenti, per dar luogo a una specifica e riconoscibile didattica relazionale.
2 Risentirà inoltre dell età dell utenza coinvolta... - del fatto di essere stata scelta da parte dell utente o a lui imposta... - dalla presenza o meno di altri operatori Alcune caratteristiche che la definiscono: - l asimmetria - il pregiudizio - il coinvolgimento emotivo
3 TIPOLOGIA E STRUTTURA DELLE RELAZIONI Le relazioni possibili possono essere discusse in riferimento alle componenti con le quali si attiva l azione socio-educativa : il soggetto la famiglia il contesto
4 Relazioni con il soggetto Nelle relazioni con il soggetto possono essere messe in luce le attività dell operatore che intervengono nei seguenti ambiti: - Comportamenti e attività del soggetti quali autonomia, comunicazione, socialità, bisogni fisici ecc., - Bisogni emotivi del soggetto come la continuità e la stabilità dei rapporti, il contenimento e l equilibrio emotivo, la complicità ecc., - Abilità cognitive e operative che consentono la costruzione dell autonomia.
5 Quali tipi di relazioni? Relazioni col soggetto, con la sua famiglia, con il contesto di lavoro Con il soggetto fondamentale: garantire l obiettivo della crescita e autonomia evitando la dipendenza
6 Quali tipi di relazioni? (Braidi, 1997) ed sg ed sg
7 ed sg ed sg
8 Esistono relazioni legate a meccanismi di potere, sottomissione ed sg
9 Relazioni con la famiglia Obiettivo irrinunciabile è la ricerca di una collaborazione costruttiva Non si tratta di un obiettivo sempre facile da raggiungere per diversi motivi come ad esempio: - i problemi sono proprio presenti all interno del nucleo familiare - chiusura o eccessiva ansia dei familiari
10 Nel caso di un conflitto fra operatore e famiglia, quest ultima potrebbe esprimere la sua difficoltà ma potrebbe anche utilizzare meccanismi difensivi come la negazione della validità dell obiettivo o l eccessiva difficoltà dello stesso
11 Proviamo ad identificare quali sono e come si presentano gli atteggiamenti maggiormente ricorrenti: Collaborazione Iperprotezione Aspettative non realistiche Delega e/o rinuncia Sovrapposizione
12 Ma come possono caratterizzarsi gli atteggiamenti dell educatore nel momento in cui deve interagire con la famiglia? Vediamo ad esempio: Collaborazione Fusione e/o complicità Neutralità Ricerca di conflittualità e/o resistenza Esame della realtà
13 Gli atteggiamenti che si può assumere sono ad esempio: un atteggiamento troppo protettivo, un attivismo improprio e disorganizzato, la sensazione di impotenza e di scarsa fiducia, inquietudine e nervosismo, eccessivo tecnicismo
14 IL CONTESTO L azione educativa si inserisce sempre in un contesto formale, dove diversi componenti possono attuare meccanismi di aperture e di chiusura nei confronti del progetto. Tali dinamiche possono dare luogo a diverse, e a volte conflittuali, dinamiche. Il rapporto non si esaurisce quindi con il singolo, ma si allarga a tutte quelle funzioni di mediazione che coinvolgono le interazioni soggetto-contesto e viceversa.
15 Alcune condizioni che si possono verificare: Collaborazione e cooperazione Subordinazione Rimpiazzo (delega all insegnante) Intese e alleanze Conflitti Isolamento
16 Alcune metodologie di coinvolgimento Il lavoro di gruppo Il tutoring
17 LAVORARE IN GRUPPO Oggi si parla molto di Cooperative Learning (CL, apprendimento cooperativo). Si fa in questo caso riferimento ad un insieme di tecniche di insegnamento apprendimento basate principalmente sul lavoro di gruppo e sulla componente di mediazione sociale tra pari. L assegnazione di un compito da svolgere in gruppo comporta un cambiamento nelle norme tradizionali di classe. Si parla molto anche di Tutoring, si tratta di una metodologia strutturata che ha come obiettivo portare un soggetto ad insegnare ad un altro
18 LAVORARE IN GRUPPO Il termine Cooperative Learning (CL) fa riferimento ad un insieme di tecniche di conduzione del gruppo in cui l insegnante/educatore incoraggia i ragazzi a cooperare tra di loro al fine di apprendere. Diverse sono le modalità di apprendimento cooperativo che sono state sperimentate, la più conosciuta è definita Learning Together, nata per far lavorare gli studenti in piccoli gruppi e per farli interagire in modo da creare un contributo comune e condiviso.
19 LAVORARE IN GRUPPO Vi sono dei principi sui quali si fonda la costruzione di un ambiente cooperativo: 1 - l interdipendenza positiva, 2 - la responsabilità individuale, 3 - l interazione diretta costruttiva, 4 - le abilità sociali 5 - la valutazione individuale e di gruppo.
20 LAVORARE IN GRUPPO 5 - la valutazione individuale e di gruppo scopo è garantire un apprendimento efficace Nel definirsi questa metodologia ha prodotto una serie di indicazioni, come ad esempio la definizione dei ruoli, del compito, degli obiettivi ecc. che permettono di strutturare il gruppo affinché divenga produttivo.
21 Il tutoring metodologia strutturata per portare un soggetto ad insegnare ad un altro modalità di insegnamento-apprendimento basata sul lavoro in coppia, in cui entrambi ricoprono un ruolo specifico chi insegna viene definito tutor, colui che riceve l'insegnamento è chiamato tutee l educatore spiega al tutor l'obiettivo di un'attività didattica e lo svolgimento della stessa. Il tutor dovrà poi a sua volta spiegare l'attività a chi apprende e guidarlo lungo il suo svolgimento. è molto importante che il tutor non si sostituisca al tutee
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