IL COLLEGIO DI ROMA. [Estensore] Prof. Avv. Gustavo Olivieri Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai Signori: Dott. Giuseppe Marziale Presidente Prof. Avv. Andrea Gemma Dott. Comm. Girolamo Fabio Porta Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Membro designato dalla Banca d'italia Prof. Avv. Gustavo Olivieri Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario Prof. Avv. Claudio Colombo Membro designato da Confindustria, di concerto con Confcommercio, Confagricoltura e Confartigianato nella seduta del 27/09/2012, dopo aver esaminato: il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell'intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica. FATTO Il ricorrente chiede all ABF di dichiarare l illegittimità della condotta dell intermediario per aver modificato unilateralmente e senza preavviso l importo dell affidamento originariamente accordato per ,00. Riferisce che, a fronte della propria richiesta di ampliamento del fido fino ad ,00, era stato contattato da un funzionario della banca, che negava la concessione di ulteriore finanziamento, proponendogli anzi una riduzione del fido attuale ad ,00. Il ricorrente si rifiutava di sottoscrivere la modifica in diminuzione e si rivolgeva ad altro intermediario bancario per ottenere il finanziamento negato. Compiuta l istruttoria, anche l altra banca negava la maggiorazione del fido, attribuendo al cliente false dichiarazioni in ordine all ammontare del fido in essere Pag. 2/6

2 con la resistente: dalle verifiche compiute, infatti, presso quest ultima risultava a suo nome solo un fido per ,00 e non per ,00. In data , il ricorrente proponeva reclamo all intermediario resistente, chiedendo ragione dei fatti sopra descritti. L intermediario, con nota del (ricevuta in data ), ammetteva l accaduto e si scusava per non aver tempestivamente comunicato la riduzione del fido. Successivamente, con nota datata , pervenuta in data , la Banca comunicava al cliente le nuove condizioni dell apertura di credito, con un fido accordato per elasticità di cassa di ,00. Il ricorrente lamenta, poi, che dall esame degli estratti conto risulta anche l applicazione di commissioni extra fido occulte. Chiede, dunque, il risarcimento dei danni sulla base della documentazione in atti ed anche in via equitativa, oltre le spese per l assistenza stragiudiziale e nel procedimento innanzi all Arbitro. Nelle proprie controdeduzioni, l intermediario riferisce che la riduzione dell affidamento era stato deciso in sede di riesame del merito creditizio del cliente ed alla luce del rapporto tra volume d affari, esposizione complessiva verso il Sistema Creditizio e canalizzazione delle risorse ritratte dal giro di affari, che venivano indirizzate anche verso altri intermediari. Rappresenta che il ricorrente avrebbe rifiutato la tempestiva ed immediata formalizzazione dei fidi, poi avvenuta con missiva del Riferisce, poi, di un incontro nel corso del quale sarebbe stata presa in considerazione la concessione di un finanziamento per complessivi ,00, finalizzato alla chiusura dei rapporti pendenti con l intermediario ( ) e con la predetta altra banca ( ), ma che a fronte della delibera favorevole, il ricorrente avrebbe opposto il proprio rifiuto. Chiede, dunque, il rigetto del ricorso. Il ricorrente presentava, poi, una memoria integrativa in cui dava conto che, a seguito alla presentazione del ricorso, in occasione di un colloquio con funzionari della banca, aveva sottoscritto una richiesta di affidamento (precompilata dalla banca), per dar corso alla richiesta di affidamento di ,00, ma che in data gli veniva recapitata una delibera recante la concessione di un finanziamento di ,00 di cui ,00, a copertura del finanziamento in essere con la resistente ed ,00, da liquidarsi direttamente in favore dell altra banca, a chiusura della posizione debitoria del cliente. Pag. 3/6

3 L intermediario replicava alla suddetta memoria reiterando le difese già svolte e contestando la ritualità delle memorie avversarie. Nel merito, chiariva che: (i) la prassi della banca è nel senso di non affiancare nuova finanza ad interventi finalizzati al consolidamento di esposizioni pregresse; (ii) il modulo di richiesta affidamento non reca alcun impegno per la banca e fa mero riferimento ad un finanziamento chirografario e non a capitale circolante o ad immobilizzazioni. DIRITTO L oggetto del contendere si appunta sulla legittimità del recesso parziale dal rapporto di apertura di credito, operato dall intermediario ex abrupto ed in assenza di alcuna preventiva formale comunicazione. Dalla documentazione versata in atti risulta che il rapporto de quo è regolato mediante contratto di apertura di credito in conto corrente siglato il per l importo di ,00 e valido fino a revoca. Il documento di sintesi allegato al contratto non disciplina espressamente i termini e le modalità per l esercizio del recesso, ma stabilisce esclusivamente che, esercitata la facoltà di recesso, l utilizzazione del credito deve essere immediatamente interrotta e la banca avrà diritto di richiederne il pagamento. Ebbene, nelle aperture di credito a revoca l art. 1845, 3 co., c.c. (laddove dispone che se l apertura di credito è a tempo indeterminato ciascuna delle parti può recedere dal contratto mediante preavviso nel termine stabilito dal contratto, dagli usi o in mancanza in quello di quindici giorni ) non stabilisce alcuna deroga rispetto a quanto previsto per il recesso nei contratti di durata, sicché deve ritenersi operante la regola secondo la quale nei contratti come quello per cui è causa non è consentito il recesso ad nutum con effetto immediato in assenza di una giusta causa: il contratto viene richiamato solo al fine di regolare la durata del preavviso, e deve quindi ritenersi che il suo totale azzeramento non possa essere disposto dalle parti (Collegio di Roma, dec. n 2489/2011). Nel caso di specie, l unilaterale riduzione dell ammontare del fido (recesso parziale), è stata disposta dall intermediario con effetto immediato e senza alcuna motivazione. Non è contestato, inoltre, che il riesame dell affidamento in essere sia scaturito dalla richiesta di ampliamento del fido. Che una siffatta richiesta possa dar luogo ad una riduzione dell affidamento appare quanto meno singolare. A maggior ragione se si tiene conto della continuità ventennale del rapporto con l intermediario e che, per sua stessa Pag. 4/6

4 ammissione, l utilizzo del credito ad opera del cliente non è mai andato oltre / È per di più noto che, anche in ipotesi di recesso per giusta causa, la banca è tenuta ad operare secondo buona fede, in conformità all art c.c. La rottura brutale del credito ad opera della banca, infatti, si sostanzia in un abuso del diritto suscettibile di censura ad opera del Giudice, che è chiamato a valutare tale condotta ai fini del risarcimento dei danni in favore del cliente leso. Le circostanze in fatto sopra delineate, traguardate alla luce dei principi testé enunciati, danno ragione dell illegittimità del contegno dell intermediario resistente. Ma non è tutto. Nel caso di specie, il contegno dell intermediario è ulteriormente censurabile sotto il profilo della violazione delle norme sulla trasparenza bancaria. Va infatti rilevato che la banca ha operato il recesso parziale dall apertura di credito senza farne alcuna comunicazione al cliente. Tale circostanza è stata espressamente ammessa dall intermediario con la nota del , pervenuta al cliente in data ed invece, poi, negata con la nota datata (e, dunque apparentemente antecedente alla prima, ma significativamente pervenuta al cliente in data ). Quanto precede contrasta con l obbligo gravante sugli intermediari di informare costantemente e tempestivamente il cliente delle variazioni e delle modifiche in atto sui rapporti in essere. Lo stesso dicasi per la gestione del reclamo del cliente e delle trattative successive, connotate da grave incertezza e scarsa chiarezza. Nessun dubbio, dunque, sull illegittimità dell operato dell intermediario. Quanto al risarcimento dei danni, il ricorrente rimette la quantificazione alla documentazione in atti e fa appello ad una valutazione equitativa. Tuttavia, egli non fornisce neppure un principio di prova al riguardo. Ora, se è pur vero che, per giurisprudenza ormai consolidata, in caso di brutale rottura del credito il soggetto affidato ha diritto al risarcimento dei danni, resta il fatto che tale danno deve essere comunque provato, non essendo sufficiente che il ricorrente si limiti ad una mera enunciazione di esso in termini generici e non supportati da alcuna evidenza probatoria. (Collegio di Roma, dec. n 1849/2011) A maggior ragione, deve rigettarsi la richiesta di ristoro del danno da perdita della chance di ottenere credito, posto che non è stata allegata prova alcuna né delle ragioni del diniego né delle probabilità di ottenere il finanziamento in assenza del recesso parziale ad opera della banca. Pag. 5/6

5 Può essere accolta, dunque, soltanto la domanda di refusione delle spese di lite, sub specie di danno patrimoniale la cui esistenza è provata per il sol fatto del ricorso alla procedura, da liquidarsi in via equitativa in misura pari ad. 200,00. P.Q.M. Il Collegio accoglie parzialmente il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone inoltre che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6