Il lavoro intermittente nel settore edile. di Giovanni Greco*

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1 Il lavoro intermittente nel settore edile. di Giovanni Greco* È possibile il lavoro a chiamata in edilizia? Possono gli ispettori contestarlo? La questione è da sempre dibattuta ed è di grandi connze pratiche. Eppure sul punto già si è espresso anche il Ministero del lavoro. Può essere utile offrire un quadro di sintesi della materia. Il contratto di lavoro intermittente, o "job on call", tipico del diritto anglosassone, è stato introdotto e disciplinato nell'ordinamento nostrano dal D.Lgs. n. 276/2003, cancellato dal D.Lgs , n. 247, salvo poi essere resuscitato in virtù del combinato disposto dei comma 10, lett. m) e 11 dell art. 39, D.L. n. 112/2008, poi convertito nella legge 133/2008. Il D.Lgs n. 81/2015 (c.d. T.U. dei contratti), attuativo della legge delega n. 183/2014, ha nuovamente ridefinito l istituto, dettando regole parzialmente diverse da quelle precedenti. L art. 13, c. 1 del Testo Unico lo definisce come quel «contratto, anche a tempo determinato, mediante il quale un lavoratore si pone a disposizione di un datore di lavoro che ne può utilizzare la prestazione lavorativa in modo discontinuo o intermittente». Il contratto di lavoro intermittente può essere stipulato con obbligo di disponibilità e in tal caso il lavoratore è obbligato a restare a disposizione del datore di lavoro. Tale contratto può essere a tempo indeterminato o a termine e, in cambio del vincolo di

2 disponibilità assunto, il lavoratore riceve una indennità di disponibilità. Con la stipula del contratto di lavoro intermittente, invece, senza obbligo di disponibilità, il prestatore non si impegna contrattualmente ad accettare la chiamata del datore di lavoro, e dunque non matura il diritto all indennità correlata all impegno di disponibilità, bensì solo la retribuzione per il lavoro eventualmente prestato. Come per le altre tipologie contrattuali, anche per il lavoro a chiamata la legislazione vigente prevede specifici limiti di utilizzo, sia di carattere oggettivo che soggettivo. L utilizzo del contratto di lavoro intermittente è infatti circoscritto a tutte quelle particolari ipotesi disciplinate dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali. In assenza di un apposita disciplina contrattuale, il c. 2, art. 13, D.Lgs. n. 81/2015, prevede che il Ministro del lavoro sia tenuto ad adottare un apposito decreto mediante il quale prevedere, in via sussidiaria rispetto ai CCNL, i casi in cui sia da ritenersi ammissibile il ricorso al lavoro a chiamata. L allora Direzione Generale per l Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali oggi superata dall istituzione del nuovo Ispettorato Nazionale del Lavoro-, con interpello 21 marzo 2016, n. 10, ha ritenuto che il R.D del 1923 (storica tabella sul lavoro discontinuo o di semplice attesa) sia da considerarsi ancora vigente in forza della disposizione di cui all art. 55, comma 3, del D. Lgs. n. 81/2015. Di connza, è evidentemente possibile rifarsi alle ipotesi indicate dal R.D. n del 1923 al fine di attivare prestazioni di lavoro a chiamata.

3 Al di fuori delle specifiche ipotesi previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva, è poi sempre consentita la stipula del contratto di lavoro intermittente - a prescindere dall attività svolta - con lavoratori di età inferiore a 24 anni (fermo restando che le prestazioni contrattuali devono essere svolte entro il venticinquesimo anno di età), ovvero con lavoratori che abbiano più di 55 anni. Oltre alle richiamate limitazioni, il D.L. n. 76/2013 ha introdotto un ulteriore vincolo - ripreso oggi dal c. 3, art. 13, D.Lgs. n. 81/ finalizzato ad evitare un utilizzo strutturale del job on call che, per sua natura, è rivolto al soddisfacimento di esigenze a carattere discontinuo. In forza di quanto appena detto, il contratto di lavoro intermittente è ammesso per ciascun lavoratore con il medesimo datore di lavoro, per un periodo complessivamente non superiore alle 400 giornate di effettivo lavoro nell arco di 3 anni solari, con esclusione dei settori turismo, pubblici esercizi e spettacolo. Mentre il superamento del limite delle 400 giornate di lavoro effettivo nell arco di tre anni comporta, per espressa previsione normativa, la trasformazione in un rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, nulla la legge tuttavia dice sulle connze che derivano dalla illegittima conclusione di un contratto intermittente in caso di inosservanza dei divieti imposti dall art. 14 del T.U.C. (scioperi, licenziamenti collettivi, assenza DVR, ecc). Un eventuale disconoscimento del rapporto, con relativa trasformazione del medesimo, dovrebbe, infatti, essere stabilito expressis verbis dal legislatore il quale, con un precetto privo di sanzione qual è l art. 14 menzionato, prevede in effetti il solo divieto di lavoro intermittente nei casi ivi previsti.

4 Che il divieto si traduca nel disconoscimento ad opera degli ispettori ai sensi dell articolo 1, legge n. 689/ non risulta previsto da alcuna specifica disposizione normativa. Né per l edilizia, né in altri settori. Tanto premesso va osservato come particolare interesse assuma la possibilità di utilizzo del lavoro a chiamata per i datori di lavoro del settore edile che necessitano di prestazioni lavorative in modo discontinuo: ad esempio, per la realizzazione di specifiche fasi lavorative, anche tenuto conto delle stringenti clausole contrattuali di contingentamento per i part timers. Giova precisare che i CCNL di settore non hanno inteso disciplinare l utilizzo del lavoro a chiamata nonostante l istituto si attagli perfettamente alle esigenze produttive saltuarie e discontinue del settore. Eppure, tra le ipotesi oggettive di utilizzo del contratto di lavoro intermittente in edilizia ricade senz altro il personale addetto alle gru, espressamente indicato dal punto 30 del citato R.D. 2657/1923. Non vi è poi motivo di escludere, anche in edilizia, l impiego previsto ai sensi dell art. 13, c. 3 del Testo Unico dei Contratti ( Il contratto di lavoro intermittente può in ogni caso essere concluso con soggetti con meno di 24 anni di età, purché le prestazioni lavorative siano svolte entro il venticinquesimo anno, e con più di 55 anni ). Ma soprattutto l utilizzo del lavoro a chiamata in edilizia è stato oggetto di una risposta ministeriale ad interpello del 8 marzo 2006 (nota n. 2231). La questione verteva sull applicabilità della contribuzione virtuale ex articolo 29 della Legge n. 341/1995 alle somme corrisposte al

5 lavoratore intermittente in attesa di utilizzazione. La conclusione del Dicastero del Welfare è stata che al lavoratore intermittente non può applicarsi il citato articolo 29 della Legge n. 341/1995 sul minimale virtuale in quanto l applicazione sull indennità di disponibilità del maggiore onere contributivo ex art. 29 cit., infine, priverebbe il datore di lavoro dell importante vantaggio dell utilizzo del lavoro a chiamata ovvero il risparmio dei costi durante i periodi di inattività e, nel contempo, costituirebbe un incentivo ad utilizzare diverse qualificazioni formali del rapporto di lavoro non corrispondenti al reale carattere di lavoro subordinato delle prestazioni svolte ad intermittenza. In definitiva, sulla scorta delle superiori considerazioni anche del Ministero del lavoro -sia pure con un obiter dictum-, deve oggi propendersi, sussistendo i requisiti di legge, per l utilizzabilità del lavoro a chiamata nel settore edile. * Consulente del lavoro in Catania esistono ancora perplessità sulla possibilità del lavoro intermittente in edilizia, specie in riferimento agli obblighi del cd. minimale virtuale i CCNL del settore dell edilizia non disciplinano espressamente il lavoro a chiamata oggi il D.Lgs 81/2015 regolamenta il lavoro a chiamata, che fa salvo il RD 2657/1923, per casi sempre ammessi (es. addetti alle gru), e il lavoro prima dei 24 e oltre i 55 anni per legge è previsto il disconoscimento del lavoro a chiamata solo per l utilizzo di lavoratori in misura superiore alle 400 giornate in tre anni in ogni caso, il Ministero del lavoro ha ammesso, sia pure indirettamente, in forza di interpelli, l utilizzabilità del lavoro intermittente a chiamata anche in edilizia