Dott.ssa Paola Minale UO Allergologia AO S:MARTINO ALLERGIE INTOLLERANZE ALIMENTARI: UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE DELLE PROFESSIONALITA COINVOLTE La

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1 Dott.ssa Paola Minale UO Allergologia AO S:MARTINO ALLERGIE INTOLLERANZE ALIMENTARI: UN ESEMPIO DI INTEGRAZIONE DELLE PROFESSIONALITA COINVOLTE La crescita esponenziale che si è verificata negli ultimi decenni giustifica per le allergie il termine di "epidemia del ventesimo secolo" Le più recenti ipotesi pongono in relazione tale incremento alle modificazioni indotte sul sistema immunitario dalle radicali scelte comportamentali degli ultimi 50 anni, in particolare sottolineando il ruolo dell'inquinamento atmosferico e dell'incremento dei controlli igienici come fattori coinvolti in tale situazione. L'epidemia di allergopatie è tipica dell'occidente industrializzato, il cui stile di vita è caratterizzato da un alto livello igienico con netta riduzione delle patologie infettive e parassitarie per impiego di vaccini, antibiotici, norme igieniche generali che prevedono acqua e cibi pressoché sterili, scarso contatto con animali. Tutto ciò indurrebbe una alterazione del sistema immunitario, che non più impegnato a combattere nemici esterni si concentra contro sostanze innocue come i pollini, i peli animali, la polvere, gli alimenti... In conseguenza di tutto ciò il 20% circa della popolazione presenta problemi sanitari riconducibili ad allergie; recenti dati epidemiologici europei segnalano come un bambino su quattro sia allergico. L'allergia alimentare coinvolge circa il 2-4 % della popolazione adulta e fino all' 8% di quella pediatrica. Dal momento che non esiste una terapia attiva, il trattamento di questi pazienti prevede la rigorosa esclusione del cibo responsabile, associato a informazioni sul trattamento d'emergenza, qualora lo si assumesse inavvertitamente. Queste precauzioni costringono i pazienti e i loro familiari ad adottare uno stile di vita che prevede un costante stato di allarme in quanto è molto frequente l'assunzione di cibi confezionati dall'industria alimentare di cui non si conosce l'esatta composizione in termini di rischi allergenici. Reazioni allergiche, a volte a rischio di vita, sono state documentate in pazienti allergici al latte, che lo ingerivano inconsapevolmente, assumendo prosciutto crudo trattato con caseina, in pazienti allergici al pesce che reagivano a torte in cui era presente gelatina di pesce, in pazienti allergici alla carota che reagivano a bibite colorate con estratti di tale ortaggio. L'Unione Europea recependo le istanze dei consumatori allergici ha adottato una importante direttiva, la 2003/89/EC, che dopo emendamenti chiarificatori in tema proprio di allergia alimentare (Direttiva 2000/13/EC) sarà interamente implementata nella legislazione europea alla fine del Gli alimenti che hanno dimostrato, sulla base delle segnalazioni della letteratura medica internazionale, una maggiore"allergenicità", debbono essere sempre segnalati sulle etichette. Tabella degli allergeni alimentari da specificare nelle etichette degli alimenti. Cereali contenenti glutine (grano, orzo, avena, segale) e prodotti correlati Crostacei e prodotti correlati Uova e prodotti correlati Pesce e prodotti correlati Arachidi e prodotti correlati Soia e prodotti correlati Latte e prodotti correlati (incluso lattosio) Frutta secca (mandorle, nocciole, noci, noce di Pecan, noce del brasile, pistacchi anacardi) e prodotti correlati

2 Sedano e prodotti correlati Senape e prodotti correlati

3 Sesamo e prodotti correlati Solfiti a concentrazioni superiori a 10 mg/kg o 10 mg/l espressi come SO2 II numero degli allergici rischia di aumentare in modo non reale per un uso improprio (anche fra gli stessi medici...) del termine "allergico", che porta a definire allergici effetti indesiderati che non trovano convincenti cause. In particolare l'allergia alimentare è ritenute essere il "camaleonte della medicina", in grado potenzialmente di spiegare patologie tra loro estremamente diverse (emicrania, sindrome ipercinetica del bambino, colon irritabile, artriti, obesità, etc) nelle quali peraltro non è mai stato dimostrato scientificamente un intervento di meccanismi allergici alimentari. Ulteriore elemento di confusione è rappresentato dal crescente ricorso a test "alternativi" (Vega test, analisi del capello, test citotossico, Dria-test) che si propongono di identificare i cibi responsabili di allergie o "intolleranze" alimentari"ma non hanno nessuna base scientifica, come recentemente comprovato da un Position Paper della Associazione Italiana Allergologi Ospedalieri e Territoriali (AUTO) in cui veniva verificata la validità di ognuno dei predetti test con esito del tutto negativo. Le allergie alimentari presentano aspetti peculiari che le rendono particolarmente rilevanti anche se la numerosità non è elevata. Dal punto di vista clinico la gravità delle reazioni e la possibilità dello shock anafilattico hanno portato a conoscenza della comunità medica e della popolazione generale queste patologie. Attualmente, in dati ottenuti da statistiche Italiane, la anafilassi da alimenti rappresenta la prima causa di ricovero in Pronto Soccorso per anafilassi, in particolare per quanto riguarda la popolazione infantile ed adolescenziale. Ma oltre agli aspetti clinici, le reazioni avverse agli alimenti, come tutti i disordini della sfera alimentare, coinvolgono aspetti emotivi, sociali e culturali. Infatti il cibo rappresenta il primo legame con la madre, poi con la famiglia; mediatore anche di trasmissione culturale nell'infanzia, nel resto della vita è centrale per gli aspetti sociali e conviviali. Le difficoltà incontrate dagli allergici alimentari non sono confinate ai soli aspetti clinici, ma coinvolgono anche la collettività e la vita sociale del soggetto interessato e della sua famiglia. Inoltre negli ultimi anni, in parallelo con quanto è avvenuto per l'ambiente, sono emersi alla luce della cronaca problemi gravissimi legati alla alimentazione, sia per frodi alimentari come nel caso del metanolo, di inquinamento per contatto come negli episodi di Seveso o di Chernobyl o infettivo come nella malattia della mucca pazza. Questi avvenimenti hanno profondamente scosso la fiducia della popolazione nella distribuzione alimentare e hanno posto l'accento sul cibo non come fattore di protezione della salute ma come potenziale pericolo per la salute. Questo malessere ha fatto crescere la prevalenza di allergia o intolleranza alimentare autoriferita nella popolazione generale fino al 25 %. Ancora maggiore è la preoccupazione per quanto riguarda la alimentazione dei bambini. Si ricorre spesso a diete di esclusione senza vere motivazioni scientifiche. Spesso i Pediatri e i Medici di Medicina Generale non sono preparati alle domande poste dalle famiglie; i problemi sono affrontati con una grande carica emotiva che impedisce soluzioni efficaci. E' quindi indispensabile affrontare il problema nella sua complessità; non può esservi una soluzione unilaterale, ed è evidente come intorno al soggetto allergico debba essere costituita una rete di sostegno che coinvolga in prima istanza la famiglia stessa, che condivide tutte le difficoltà e frustrazioni quotidiane. Per impostare una corretta diagnosi è necessaria la collaborazione del Pediatra, Medico di Medicina Generale, Dermatologo,l Gastroenterologo e Allergologo quello di impostare il corretto iter terapeutico, per arrivare ad inquadrare definitivamente il problema. Infatti, anche se esistono ancora delle zone oscure, abbiamo oggi anche delle certezze nel campo della allergia alimentare, che ci permettono di distinguere una intolleranza al

4 glutine, al lattosio, agli additivi, al Nichel da una allergia al latte, all uovo o altri alimenti comuni nell infanzia. Posta la diagnosi corretta, che come già detto presuppone come conseguenza una restrizione dietetica, resta il grosso del lavoro da fare. Per tutti gli elementi sopraccitati, è infatti necessaria proprio a questo punto una integrazione di tutti i Professionisti coinvolti, che devono condividere le stesse conoscenze e riversarle sul soggetto interessato, età permettendo, sulla famiglia, sull ambiente scolastico e sociale. Quando viene effettuata una diagnosi di allergia alimentare, II Pediatra ed il Medico di Medicina Generale devono essere informati dettagliatamente dall'allergologo, sugli aspetti specifici della patologia e sulle norme di prevenzione e di terapia d'urgenza. La medicina scolastica è il secondo punto basilare di supporto per il soggetto allergico, ed anche a questo livello è necessaria una corretta formazione per una azione integrata. Devono essere consegnate istruzioni scritte su cosa evitare, e su come comportarsi di fronte ad una reazione avversa; nessuna delle persone che ruotano intorno al soggetto allergico deve ignorarle. Se necessario, anche un supporto psicologico deve essere disponibile per reagire all ansia ed alla frustrazione che possono essere presenti. E inoltre necessario un supporto dietologico, per evitare che le restrizioni dietetiche determinino un deficit nutrizionale. In particolare nell infanzia, la collaborazione tra Allergologo e Pediatra è indispensabile: infatti solo con la comunicazione, e l utilizzo di strumenti condivisi, si riescono a dare delle risposte corrette alle molte domande che vengono poste in presenza di una sospetta allergia o intolleranza alimentare. Se tale comunicazione è difettosa prendono campo degli approcci fuorvianti che portano alla scelta di un comportamento alimentare lesivo per la salute e qualità della vita del bambino. L utilizzo ad esempio di una modulistica comune, in cui sia tracciato chiaramente l iter diagnostico e terapeutico del soggetto affetto, fornirebbe anche la possibilità di ottenere importanti dati epidemiologici. Anche la prescrizione dietetica deve essere condivisa tra Allergologo, Pediatra e Sevizi di Dietetica, affinché sia inprimo luogo giustificata ed equilibrata, e non corra il rischio, quando deve essere attuata non solo in famiglia, ma nella mensa scolastica, o in altre situazioni pubbliche, di essere male interpretata e quindi non rispettata. Conclusioni. Considerata la complessità delle allergie ed intolleranze alimentari, l obiettivo da porsi è quello di raggiungere una sempre maggiore consapevolezza del problema sia a livello della comunità scientifica che di popolazione generale. La maggiore conoscenza è necessaria per individuare strategie sia per quanto riguarda la ricerca scientifica sia per trovare delle soluzioni da parte della industria alimentare. Condurre piani di azione comuni ad elevata integrazione professionale, potrà rendere migliore la qualità della vita dei soggetti interessati.

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