FORMAZIONE ESTERNA PER APPRENDISTI

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1 FORMAZIONE ESTERNA PER APPRENDISTI Modello per la formazione dei tutor aziendali Allegato alla deliberazione della Giunta provinciale P.V. n. del /0/00

2 Il Rapporto CFP-imprese nella formazione esterna per l apprendistato: verso una sistematizzazione del modello per la formazione dei tutor aziendali Varese, aprile 00 Il presente documento sintetizza l elaborazione sviluppata dalla Provincia di Varese, che si è avvalsa della collaborazione, come consulente esterno, dell Associazione Servizi Formativi, sul tema dell interazione tra CFP e imprese nell ambito della formazione esterna per apprendisti con una particolare attenzione al modello formativo per tutor aziendali previsto dal DM del Obiettivi e caratteristiche dell intervento L obiettivo dell intervento, finanziato dalla Provincia nell ambito delle attività collegate al Piano della formazione esterna per apprendisti 00-00, è quello di pervenire ad una prima sistematizzazione del modello formativo per tutor aziendali già utilizzato nel sistema provinciale. Infatti è chiara la percezione che un adeguata impostazione di tale tipologia di interventi possa costituire in piccolo una vera e propria azione di sistema per sostenere tanto il sistema delle imprese quanto quello formativo nella definizione e sperimentazione di buone prassi di collaborazione, per una più corretta gestione dell apprendistato e in particolare dell aspetto della formazione esterna. Viste le caratteristiche dell intervento (tempi e ambito di intervento) e la particolare fase in cui si sviluppa, esso si caratterizza come prima ridefinizione del modello esistente funzionale all avvio di una prima sperimentazione il cui sviluppo in una effettiva nuova modellizzazione è legato agli esiti della nuova programmazione della formazione esterna che la Regione sta realizzando in questi mesi.. Riferimenti principali L iniziativa, oltre a far riferimento alle fonti normative e alle indicazioni operative stabilite in ambito regionale e provinciale, ai contributi definiti a livello nazionale (ISFOL) e alle principali esperienze realizzate in Lombardia, fa particolare riferimento agli specifici sviluppi registrati in provincia di Varese sul tema e in particolare: l impostazione, l andamento e gli esiti della prima sperimentazione del modello di formazione per tutor aziendali; le risultanze del percorso di formazione formatori realizzato dalla Provincia nel 00 ed in particolare il modulo dedicato alla Gestione del Rapporto con le aziende (ma non solo).. La filosofia di fondo: dall approccio sanzionatorio a quello consulenziale Punto di partenza nel ripensamento del modello sono due elementi emersi sia nella valutazione della prima sperimentazione del modello provinciale che nel corso di formazione: la necessità di superare un approccio tutto basato sull obbligatorietà della formazione (degli apprendisti ma anche dei tutor) per passare ad uno centrato sulla consulenza reciproca tra CFP e aziende.

3 Infatti impostare l interazione con le imprese e la formazione dei loro tutor (e apprendisti) sulla caratteristica obbligatoria significa sottolinearne l aspetto maggiormente critico dal punto di vista sia formativo (per i CFP) sia gestionale (per le aziende). Ciò significa leggere la formazione esterna come elemento di un più ampio fenomeno che è l apprendistato in cui il ruolo centrale è ricoperto dai due principali soggetti coinvolti: l impresa e l apprendista. Nell impostazione del percorso di formazione esterna ne consegue: il riconoscimento dello status di lavoratore dell apprendista un coerente coinvolgimento dell azienda la valorizzazione del ruolo del tutor aziendale Sinteticamente questo si traduce in un approccio consulenziale nella gestione dell interazione con l impresa per fare in modo che la formazione esterna (anche quella per tutor) si caratterizzi come opportunità per gli utenti diretti e indiretti del servizio. Alla lunga tale approccio (di seguito meglio dettagliato), solitamente avviato dalle strutture formative, può trasformarsi in assistenza reciproca: infatti da funzionale alla personalizzazione dei percorsi esterni alle esigenze di apprendisti e aziende può diventare occasione per lo sviluppo di un interazione con le imprese che può consentire ai CFP una crescita su vari aspetti (dalla miglior conoscenza del contesto territoriale fino alla nascita di collaborazioni operative passando attraverso la qualificazione dell offerta formativa).. Il rapporto con le aziende nella formazione esterna degli apprendisti Ovviamente non è semplice affrontare la trattazione di tale aspetto. Facilita il compito individuare il criterio della sostenibilità operativa delle indicazioni metodologiche da parte sia dei CFP che delle imprese. A tal fine è possibile individuare macrofasi in cui si articola l interazione, riferite allo sviluppo del percorso esterno che resta il motivo e l occasione di attivazione del rapporto, definendo per ognuna standard minimi di sviluppo: Fase Funzione Modalità/strumenti a) iniziale (prima e all avvio del percorso) Conoscenza reciproca, Progettazione condivisa, Patto formativo Incontri presso l azienda, schede di rilevazione, schema di patto formativo b) in itinere (durante il per- Coordinamento, osservazio- Contatto telefonico, schede corso) c) finale (al termine e dopo il percorso) ne, monitoraggio Valutazione, sviluppo collaborazioni ad hoc (anche via fax) Incontro presso il CFP, questionari di customer satisfaction Tale impostazione guida anche la formazione dei tutor, soprattutto nella definizione dei contenuti, rappresentando la maggior novità introdotta nel modello. 5. Apprendistato: inserimento & apprendimento Caratterizza la formazione dei tutor aziendali la necessità di tenere in considerazione l apprendistato come modalità di inserimento al lavoro di giovani che comporta per l impresa il problema di governare le condizioni per l apprendimento di competenze e di un ruolo lavorativo. Proprio all interno di questa riflessione acquista maggior significato e valore l opportunità offerta dalla formazione esterna di integrare con il proprio contributo originale quanto l impresa più o meno consapevolmente realizza per gestire tale aspetto. Pertanto uno dei fondamenti del modello formativo è la rilettura dell apprendistato come pro-

4 cesso di transizione al lavoro, di sviluppo di acquisizioni di tipo sia tecnico che organizzativo. Inoltre altro riferimento di fondo è l inquadramento di tale percorso formativo nell ambito della formazione continua, con tutte le attenzioni metodologiche che ciò comporta. 6. Le soluzioni organizzative Una delle variabili che può condizionare l esito della sperimentazione del modello formativo è riferita agli aspetti organizzativi: in particolare la gestione dei tempi può risultare fondamentale. La proposta, basata sul positivo andamento di esperienze significative, è di articolare il percorso in due moduli di ore compatibile con l impostazione da formazione continua (basata in genere sulla giornata piena), con le variabili territoriali e settoriale e che consente anche una certa adattabilità in base al posizionamento delle mezze giornate rispetto al corso per apprendisti (prima e dopo, a scavalco dell avvio, durante, ecc.). Ovviamente soluzioni di personalizzazione (es. incontri individuali, ecc.) possono offrire anche maggiori probabilità di esito positivo. 7. Linee guida per il modello formativo Le riflessioni precedentemente elencate si traducono nel seguente macro-modello formativo. Per ognuna mezza giornata si definisce un obiettivo generale, i contenuti di massima, le durate e le modalità proposte, valorizzando quanto già sperimentato o esistente. MEZZA GIORNATA Obiettivo dell intervento è la definizione degli elementi che garantiscono la qualità del servizio formativo (patto formativo) e l inquadramento delle tematiche di fondo (contesto legislativo e problematica apprendistato ) Contenuto/Descrizione Durata Modalità Strumenti Apertura: ½ ora Giro di tavolo, presentazione lavagna a fogli mobili - accoglienza recipro- - socializzazione ca, analisi esperienze - patto formativo e aspettative, Il contratto di apprendistato: Le norme e il CCNL che regolano il rapporto di apprendistato, art 6 ln 96/97 e DM attuativi, focus su aspetti relativi alla formazione e alla figura del tutor aziendale Apprendista e apprendistato: chi/cosa sono per l azienda e i tutor (ruolo, rappresentazione e conseguenze sugli aspetti formativi),5 ore Lezione frontale, analisi casi reali ore! Brainstorming su l apprendista! Interazione guidata con lucidi Siti: CdRom ASF Manuale FLF/RL sul tutor aziendale (cap ) Guida Isfol (pp -0), Manuale Isfol (pp 7-) Manuale FLF/RL sul tutor aziendale (Cap ) CdRom ASF

5 MEZZA GIORNATA Obiettivo dell intervento è l approfondimento sul ruolo del tutor aziendale tanto nel processo di gestione aziendale dell apprendistato quanto nell interazione tra impresa e organismo formativo esterno Contenuto/Descrizione Durata Modalità Strumenti La gestione aziendale dell apprendistato nelle principali fasi: - inserimento - formazione interna - valutazione in itinere e finale Le funzioni del tutor aziendale nella gestione dell apprendistato L interazione con la formazione esterna: rapporto tra impresa e CFP nelle diverse fasi (iniziale, in itinere, finale) Le funzioni del tutor aziendale nella gestione del percorso esterno ora Interazione guidata con lucidi su fasi, criteri, ruolo ora Discussione, presentazione strumenti di interazione, simulazioni ora Interazione guidata con lucidi su fasi, criteri, ruolo ora Interazione guidata con lucidi Guida Isfol (pp - ), Manuale Isfol (pp -, 7-5) Manuale FLF (Cap ) Testo ASF Manuale Isfol (pp 8-9) Manuale FLF Valutazione finale del percorso 0,5 ore Giro di tavolo Questionario Provinciale Per quanto riguarda la metodologia, sono da privilegiare le soluzioni coerente con la conduzione di un gruppo di adulti in formazione: metodologie attive, coinvolgimento diretto, limitato ricorso alla lezione frontale. Tra le modalità attuative, nel rispetto dell articolazione del modello, è possibile anche utilizzare per qualche fase l intervento individualizzato attraverso visite in azienda o incontri presso il CFP. 8. Come impostare operativamente la formazione dei tutor? a) Trattarla come servizio a sé stante - Distinguerla dal corso per apprendisti - Pensare specifiche modalità di informazione, gestione e valutazione - Studiare strumenti ad hoc per varie fasi b) Fase preparatoria # coinvolgimento - Strumenti formali: lettera ufficiale (fax) - Strumenti informali: contatto diretto (tel) - Definire i riferimenti (persone e tel dei referenti) - Programma ben definito (date, orari ecc.) - Presentazione positiva e non normativa c) Fase gestionale # qualità - Curare gli aspetti logistici e organizzativi - Garantire l impianto metodologico - Rispettare i tempi e seguire le assenze d) Fase valutativa # miglioramento

6 - Prevedere una customer satisfaction - Inserire la Formazione dei Tutor nel follow up dei corsi per apprendisti - Ritornare gli esiti e) Alcune attenzioni utili - Quando prevedere la formazione Tutor? Prima o al massimo a scavalco dell avvio dei corsi per apprendisti - Quale riferimento ai corsi x apprendisti? Si ma se e solo esemplificativi, No se di tipo organizzativo - Atteggiamento e linguaggio positivo, senza negare la realtà, controllando i nostri pregiudizi - Opportunità la presenza di un tutor Formativo per registrare il clima d aula e personalizzare l intervento 9. Il monitoraggio della formazione per tutor aziendali Al fine di valutare l efficacia e l adeguatezza del modello proposto, i coordinatori delle attività sono invitati a monitorarne l andamento attraverso la raccolta di informazioni quantitative, qualitative e valutative sulla formazione dei tutor aziendali (vedi scheda allegata). Inoltre viene proposto uno strumento per la rilevazione della soddisfazione dei partecipanti all attività formativa. 5

7 INFORMAZIONI QUANTITATIVE INFORMAZIONI QUALITATIVE INFORMAZIONI VALUTATIVE (elaborazione dei questionari finali) Altre osservazioni Quanti corsi per tutor sono stati realizzati nel Vostro Ente? (in rapporto a quanti corsi per apprendisti) Quanti tutor hanno partecipato per ogni corso? Quanti ne erano previsti? I partecipanti hanno frequentato tutte le ore previste? Qual è la media di assolvimento dell obbligo delle 8 ore tra i partecipanti? Come sono state articolate le ore di formazione (numero ore per modulo, numero giorni, )? E stato rispettato il modello provinciale? I contenuti previsti dalla progettazione fatta a livello provinciale sono stati tutti affrontati? Il programma proposto è stato oggetto di sostanziali modifiche nei contenuti e/o nell articolazione? Rispetto alle caratteristiche dei partecipanti (imprenditori oppure dipendenti) i contenuti si sono rivelati coerenti? Quali argomenti hanno riscosso maggior attenzione? Quali si sono rivelati superflui? Quali potrebbero essere aggiunti? Il docente si è rivelato adeguato? E le metodologie scelte? Quali le possibili indicazioni per il futuro? L articolazione oraria è risultata adeguata ai partecipanti? Quale altra suddivisione è stata proposta? Quale livello è stato registrato rispetto a? - Raggiungimento obiettivi - Utilità contenuti del percorso - Efficacia docenza - Clima d aula - Logistica (raggiungibilità sede, aula, attrezzature) - Supporto organizzativo - Materiali proposti - Soddisfazione globale Quali altri suggerimenti sono stati indicati? I partecipanti suggerirebbero ad un collega di partecipare al corso? Perché? 6

8 VALUTAZIONE A CALDO DEL PERCORSO DI FORMAZIONE Al termine del percorso Le chiediamo di compilare questa scheda di valutazione e di restituirla ai formatori. La scheda è anonima. Grazie. Data e luogo di compilazione : Considerazioni generali a) L articolazione temporale e d orario Le è sembrata adeguata? () () () () In caso contrario, ci suggerisca un articolazione dell orario per Lei ideale. b) Suggerirebbe a un collega di partecipare a un altra edizione di questo corso? Se sì, perché Se no, perché. c) Ritiene che Le potranno essere utili altre iniziative di formazione? si no Se si, quali?. La preghiamo di aggiungere qualsiasi altro suggerimento o proposta.... 7

9 IL BERSAGLIO Esprima il suo gradimento colorando gli spicchi del bersaglio. = min = max Soddisfazione globale Raggiungimento obiet- Materiali proposti Utilità contenuti del percorso Supporto organizzativo Efficacia docenza Logistica (raggiungibilità sede, aula, attrezzature) Clima d aula

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