Dott.ssa EMANUELA GARRITANI

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1 Dott.ssa EMANUELA GARRITANI

2 L idea di trattare questo argomento è nata a seguito della prima esperienza di tirocinio, svoltasi presso la Residenza Sanitaria Assistenziale del Presidio Ospedaliero di Monfalcone, una struttura di riabilitazione e lungodegenza in cui si trovano alcune stanze che accolgono persone in fase terminale, una sorta di hospice.

3 Durante l attività di tirocinio si potevano notare delle differenze comportamentali di alcune persone assistite, come ad esempio il modo di comunicare con il personale sanitario, la postura, il rifiuto di assumere alcuni farmaci che potevano alleviare il dolore, la presenza costante dei familiari, il rifiuto per l igiene personale..

4 L Hospice di S. Vito al Tagliamento è una struttura che accoglie persone con malattie terminali, con stanze dedicate al momento del pranzo o della cena, una piccola biblioteca, e camere nelle quali far soggiornare anche i familiari.

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7 Pur non essendo l unica patologia che porta alla morte, è ancora una di quelle malattie delle quali si ha paura a pronunciarne il nome.

8 COSA SI INTENDE PER FASE TERMINALE DELLA MALATTIA? E CHIARO COME CI STIA MUOVENDO IN UN AMBITO ESTREMAMENTE DELICATO E, PROPRIO PER QUESTO, COMPLICATO DA AFFRONTARE E VALUTARE. E UNA SITUAZIONE IN CUI LA MALATTIA NON E PIU GUARIBILE, MA E CURABILE..

9 L 'Organizzazione mondiale della sanità le cure palliative si occupano in maniera attiva e totale delle persone assistite colpite da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta conseguenza è la morte. Il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicologici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo scopo delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per i pazienti e per le loro famiglie.

10 Curare: e per riuscirvi, c è bisogno di una vera squadra, composta da infermieri, medici psicologi, terapisti, riabilitatori, operatori sociali, volontari, amici e parenti. Tutti i membri di questa squadra devono essere capaci di lavorare insieme per comprendere i bisogni della persona malata e farsene carico.

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12 ..ogni persona ricoverata ha il diritto di sapere e di conseguenza di decidere cosa fare della propria salute Per consapevolezza si intende la percezione e la reazione di una persona al verificarsi di una certa condizione o di un evento, questo permette alla persona assistita di dare un nuovo significato alla propria esistenza..

13 Dal momento in cui viene diagnosticata la malattia, la persona consapevole affronterà diverse fasi dell accettazione della stessa, anche se non è detto che debba affrontarle tutte; questo può dipendere dal tempo residuo di vita e dalla persona stessa.

14 E.KUBLER ROSS MODELLO A CINQUE FASI.

15 Questa fase è caratterizzata dal fatto che il paziente, usando come meccanismo di difesa il rigetto dell esame della realtà, ritiene impossibile di avere proprio quella malattia. Molto probabilmente, il processo di rifiuto della verità circa il proprio stato di salute può essere funzionale al malato per proteggerlo da un eccessiva ansia di morte e per prendersi il tempo necessario per organizzarsi.

16 Dopo la negazione, iniziano a manifestarsi emozioni forti quali rabbia e paura, che esplodono in tutte le direzioni. Rappresenta un momento critico, che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.

17 In questa fase la persona inizia a verificare cosa è in grado di fare ed in quale progetti può investire la speranza, iniziando una specie di negoziato che, a seconda dei valori personali, può essere instaurato sia con le persone che costituiscono la sfera relazionale del paziente

18 Rappresenta un momento nel quale la persona assistita inizia a prendere consapevolezza delle perdite che sta subendo o che sta per subire e, di solito, si manifesta quando la malattia progredisce ed il livello di sofferenza aumenta.

19 Quando la persona assistita ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo intorno a lui, arriva ad un accettazione della propria condizione e ad una consapevolezza di quanto sta per accadere. In questa fase, il paziente tende ad essere silenzioso ed a raccogliersi; inoltre sono frequenti momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che gli sono accanto.

20 ? PERCHE UNA PERSONA NON PUO GESTIRE LA PROPRIA VITA? AIUTA LA PERSONA SAPERE CHE STA PER MORIRE? QUANTO IL DOLORE PSICOLOGICO INFLUENZA QUELLO FISICO?

21 LA RICERCA: LA CONSAPEVOLEZZA DELLA MALATTIA CAMBIA LA QUALITA DI VITA IN FASE TERMINALE?

22 LA RICERCA QUALITATIVA ERMENEUTICA FENOMENOLOGICA LO STUDIO OSSERVAZIONALE MULTICENTRICO IL CONTESTO HOSPICE S.VITO AL TAGLIAMENTO HOSPICE MONFALCONE

23 13 PERSONE RICOVERATE NELL HOSPICE DI S.VITO AL TAGLIAMENTO 9 PERSONE RICOVERATE NELL HOSPICE A MONFALCONE

24 Considerando la delicatezza dell argomento non è stato ritenuto adeguato l utilizzo di un questionario, di conseguenza si è reso necessario adottare un approccio etnoclinico implementato mediante uno studio di osservazionale, che ha permesso di valutare i vari atteggiamenti e comportamenti delle persone ricoverate in due Hospice: quello di S.Vito al Tagliamento (PN) e quello del Presidio Ospedaliero di Monfalcone (GO).

25 LE VARIABILI COMUNICAZIONE VERBALE COMUNICAZIONE NON VERBALE STATO EMOZIONALE: ANSIA, ANGOSCIA, TRISTEZZA DOLORE RICONOSCIMENTO DEI SINTOMI SOMMINISTRAZIONE DI ANTIDOLORIFICI PRESENZA DEI FAMILIARI CONSAPEVOLEZZA

26 COME VALUTARE LA CONSAPEVOLEZZA? ASCOLTO ATTIVO COMUNICAZIONE: Scambio relazionale tra due persone che Implica un coinvolgimento emotivo.. OSSERVAZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI

27 LE PERSONE CONSAPEVOLI SONO PIU PREDISPOSTE AL DIALOGO RISPETTO ALLE ALTRE

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29 IL LIVELLO DI AGITAZIONE, DI TRISTEZZA E DI PAURA NON VIENE MODIFICATO DALLA CONSAPEVOLEZZA DELLA MALATTIA

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34 COME SI EVINCE DAL GRAFICO LA CONSAPEVOLEZZA DELLA MALATTIA NON INFLUENZA LA PRESENZA DEL FAMILIARE.

35 Si deduce quindi che la consapevolezza della propria malattia può cambiare alcuni aspetti della qualità di vita in fase terminale: Il tipo di comunicazione Il grado di angoscia Il riconoscimento dei sintomi e quindi di conseguenza la quantità di somministrazione di antidolorifici.

36 L uomo, di fronte al traguardo della morte, non può fare a meno di porsi domande sul senso del proprio esistere al mondo. Molte persone ricercano quasi prevalentemente il benessere materiale, talora in maniera esasperata, ma si trovano a sperimentare, loro malgrado, il limite invalicabile della sofferenza e della morte; limite accompagnato da incertezza e solitudine, inquietudine ed angoscia.

37 Proprio attraverso la comunicazione con la persona in fase terminale, si può passare dalla conoscenza, in cui c è una semplice presa d atto dei dati che le sono stati forniti, alla coscienza, fase in cui la persona riempie di significato i dati con risvolto positivo o negativo, per arrivare infine alla consapevolezza, in cui la persona può elaborare la sua esperienza dando un nuovo significato alla propria esistenza.

38 CONCLUSIONI. LA CONSAPEVOLEZZA DELLA MALATTIA NON DETERMINA UN VERO E PROPRIO MIGLIORAMENTO DELLA VITA IN FASE TERMINALE, MA PERMETTE ALLA PERSONA ASSISTITA DI POTER SCEGLERE COME, DOVE E CON CHI TERMINARE IL PROPRIO VIAGGIO.

39 PER NOI INFERMIERI E IMPORTANTE

40 ..ESSERE EMPATICI CON IL MALATO, ASCOLTANDO E CERCANDO DI ACCOMPAGNARLO LUNGO IL PERCORSO DELLA PROPRIA MALATTIA.

41 -CERCARE DI SODDISFARE I BISOGNI DELL ASSISTITO ESPRESSI ED INESPRESSI -RISPETTARE I MOMENTI DI SOLITUDINE E DIFFICOLTA EMOTIVA

42 La fase terminale è SOLO un altro momento della vita che dobbiamo cercare di vivere e far vivere nel migliore dei modi..

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