La diffusione del lavoro a termine e a orario ridotto tra le aziende manifatturiere dell Area Milanese

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1 Studi e Analisi presenta elaborazioni e indagini prodotte dal Centro Studi nei suoi ambiti d interesse La diffusione del lavoro a termine e a orario ridotto tra le aziende manifatturiere dell Area Milanese o cura di Andrea Fioni Le forme di flessibilità del lavoro sono sempre più diffuse tra le aziende ed interessano una quota crescente di lavoratori. Nell ambito del solo settore industriale, tra il 1993 ed il 2002 l occupazione atipica 1 in Italia è cresciuta - secondo alcune elaborazioni dei dati ufficiali 2 - dal 7,4% al 12,3%. L incidenza dei lavoratori part-time, in particolare, è cresciuta dal 2,9% al 4,7%, mentre il peso degli occupati a tempo determinato sul totale dei dipendenti è aumentato dal 4,4% al 7,6% (cfr. Graf. 1 a pag. 2). Al di là dell errore di sovrastima che si commette sommando le due percentuali 3, si tratta comunque di una quota significativa della forza lavoro alle dipendenze. Qual è, nell industria manifatturiera dell Area Milanese 4, l utilizzo delle diverse forme di flessibilità e quali evoluzioni si sono avute negli ultimi anni? Per cercare di rispondere a questa domanda abbiamo voluto Centro Studi Giuseppe Panzeri Responsabile Maria Grazia De Maglie Macroeconomia e terziario prendere in considerazione non solo l intensità del fenomeno (ossia la percentuale di lavoratori interessati rispetto al totale alle dipendenze), ma anche la sua diffusione 5. Fonte delle informazioni sono le statistiche sul mercato del lavoro prodotte dal Centro Studi Assolombarda. Andrea Fioni Mercato del lavoro Valeria Negri Macroeconomia e industria Cinzia Rosolin Metodologie statistiche e Mercato del lavoro stud@assolombarda.it Tel. segreteria: per lavoratori atipici si intendono, secondo una prassi ormai consolidata, quelli con contratto diverso dal tempo indeterminato e a tempo pieno, quali i contratti di formazione lavoro, quelli a tempo determinato e quelli part time. Indagine sulle Forze di Lavoro, ISTAT: l indagine rileva tra l altro il numero di occupati con contratto part-time e con un contratto a tempo determinato. Le informazioni sono disponibili, per il totale degli occupati e per quelli alle dipendenze in particolare, anche a livello di settore (agricoltura, industria, servizi) e distinti per sesso. i lavoratori che, svolgendo un attività lavorativa ad orario ridotto ed avendo un contratto di assunzione a termine, appartengono ad entrambe le fattispecie, in pratica vengono conteggiati due volte. per Area Milanese si intendono le province di Milano e Lodi, ossia il territorio di competenza dell Associazione. L indagine consente di determinare il tasso di diffusione, che rappresenta la percentuale di aziende (sul totale di quelle che hanno collaborato) che ha usufruito di prestazioni lavorative da parte di almeno un addetto con contratto di lavoro (alle dipendenze o meno) caratterizzato da aspetti di flessibilità. Centro Studi Assolombarda 1

2 Graf. 1 - Incidenza % lavoratori atipici sul totale degli occupati (Italia, settore industriale) 15% Part-time 13% Tempo determinato Part-time + Tempo determinato 11,1% 11,4% 12,3% 11,8% 12,3% 10,1% 10% 8% 5% 7,4% 4,4% 8,6% 5,1% 9,2% 9,4% 5,6% 5,7% 6,3% 6,9% 7,2% 7,8% 7,3% 7,6% 3% 2,9% 3,5% 3,6% 3,7% 3,9% 4,1% 4,2% 4,5% 4,5% fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Forze di Lavoro ISTAT 4,7% 0% 1 L indagine Il Centro Studi si occupa di analisi connesse al tema dell occupazione fin dai primi anni, inizialmente conducendo una specifica l indagine su L occupazione nell industria lombarda: situazione, caratteristiche, previsioni. Per la presente analisi, tuttavia, al fine di assicurare l omogeneità di dati, sono state considerate le informazioni raccolte dal 1992 al 2002 dall Indagine Annuale sul Lavoro. Si tratta di una rilevazione avente cadenza annuale mediante la quale vengono raccolte e analizzate tutte le informazioni sul mercato del lavoro (quindi non solo sulle caratteristiche strutturali della forza lavoro, ma anche sugli orari, sulle assenze e sui livelli retributivi). Oggetto di studio sono le aziende associate ad Assolombarda che applicano un Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di natura manifatturiera: il riferimento è alle unità locali ubicate nell Area Milanese. La rilevazione dei dati avviene tramite invio di un questionario postale. Fino al 1999 le realtà di dimensione inferiore ai 10 addetti venivano escluse dall indagine: dal 2000 sono state coinvolte anche le aziende più piccole, somministrando tuttavia - alle imprese fino a 15 addetti - un questionario ridotto, centrato sulla sola tematica dell occupazione. I risultati della rilevazione sono poi oggetto di tre distinti rapporti di analisi: - L occupazione nell industria manifatturiera dell area milanese - Orari e assenze dal lavoro nell industria manifatturiera dell area milanese - Retribuzioni di fatto nell industria manifatturiera dell area milanese. 2 L analisi dell occupazione Le principali informazioni raccolte sulle caratteristiche della forza lavoro riguardano, tra le altre, il peso delle diverse qualifiche, l incidenza del personale femminile e, appunto, l intensità e la diffusione di alcune forme di flessibilità. Di queste ultime vengono considerate non solo quelle che interessano il personale alle dipendenze, quali - contratti di formazione lavoro - contratti a termine - contratti a tempo parziale - apprendistato ma anche quelle relative ai lavoratori non alle dipendenze, come Centro Studi Assolombarda 2

3 - lavoro interinale - collaborazione coordinata e continuativa - stage o tirocinio. 3 L intensità della flessibilità nell Area Milanese Sulla base dei risultati dell indagine, l incidenza dei lavoratori con contratto di lavoro part-time, a termine o di formazione lavoro nell industria manifatturiera in senso stretto dell Area Milanese è cresciuta, tra il 1993 ed il 2002, dal 5,6% all 8,6%. Come illustra il Graf. 2 l incidenza nell ambito del personale femminile, in particolare, è cresciuta dal 10,3% al 15,8%, mentre il peso tra impiegati e quadri è aumentato dal 7,0% al 10,8%. Graf. 2 - Incidenza % lavoratori atipici sul totale degli occupati (Area Milanese, industria in senso stretto) 20% Part-time + Tempo determinato + CFL 15% 10,3% personale femminile colletti bianchi 12,5% 11,4% 10,9% 12,2% 13,3% 14,6% 15,9% 10,5% 14,9% 11,2% 15,8% 10,8% 10% 5% 7,0% 5,6% 8,8% 5,6% 3,7% 7,6% 5,1% 6,6% 5,6% 7,8% 6,4% 7,2% 6,8% 8,3% 6,9% 9,1% 7,4% 8,4% 9,1% fonte: Indagine Annuale sul Lavoro, Centro Studi Assolombarda 8,6% 0% Il trend è analogo a quello rilevato dalle statistiche dell ISTAT e riportate nel Graf. 1. Le minori percentuali di incidenza sono attribuibili, oltre che al diverso riferimento geografico, alla differente metodologia di rilevazione e di classificazione dei settore 6. 4 La diffusione delle forme di flessibilità nell Area Milanese Il contributo forse più originale dell Indagine Annuale sul Lavoro è rappresentato tuttavia dalle informazioni sulla diffusione tra le aziende delle forme di flessibilità. 4.1 Cfl, tempo determinato e part-time Complessivamente la diffusione delle forme di flessibilità è aumentata passando dal % delle aziende rilevato nel 1992 al 93,0% del 2002: 11 anni fa erano 3 su 4 le aziende che avevano alle proprie dipendenze almeno un lavoratore atipico, secondo l ultima rilevazione sono diventate la quasi totalità. L aumento è stato pressoché costante, come evidenziato dal Graf. 3: 6 l attività svolta per l ISTAT, il CCNL applicato nell Indagine Annuale sul Lavoro; il settore industriale considerato dai dati Istat comprende l edilizia (in cui il lavoro a termine è molto utilizzato), che non rientra tra i CCNL considerati a livello di Area Milanese. Centro Studi Assolombarda 3

4 Graf. 3 - La diffusione delle forme di flessibilità 93,0 88,6 87,1 83,5 83,9 84,9,0 Bisogna tuttavia considerare che nel corso del tempo l indagine ha preso in considerazione forme di flessibilità di nuova introduzione: l apprendistato dal 1997, l interinale dal 1999 e, dal 2002, gli stage e le collaborazioni. Queste forme in parte si sono aggiunte alle altre più tradizionali, in parte si sono sostituite ad esse. Nel Graf. 4 si può osservare l evoluzione cumulata delle tre forme considerate fin dal 1992: cfl, contratti a termine e part-time. A partire dal 1999 la loro diffusione è complessivamente diminuita, ed il motivo può essere individuato proprio nella presenza di nuove forme di flessibilità considerate dalle aziende più funzionali rispetto alle loro esigenze. Centro Studi Assolombarda 4

5 Graf. 4 - La diffusione dei Cfl, dei contratti a termine e del part-time 83,3 82,8 84,5,0 79,3 79,1,2 4.2 Apprendistato L apprendistato 7, ad esempio. Rilevato dall indagine a partire dal 1997, ha contribuito a mantenere più elevato il tasso di diffusione della flessibilità nelle sue diverse forme, come dimostra il Graf. 5: Graf. 5 - La diffusione della flessibilità (dal 1997 compreso l apprendistato) cfl + tempo determinato + part-time + apprendisti,3 83,5 83,3 83,9 82,8 84,5 81,3,0 79,3 77,3 79,1,2 7 l'apprendistato è un contratto di lavoro a causa mista ovvero prevede che, in aggiunta al rapporto di lavoro vero e proprio, l azienda si impegni a fornire al giovane apprendista la formazione necessaria per diventare un lavoratore qualificato. Accanto alla formazione impartita sul luogo di lavoro a cura dell imprenditore, l apprendista deve frequentare corsi di formazione esterni all azienda. Centro Studi Assolombarda 5

6 4.3 Interinale Ma in misura ancor più determinante ha contribuito ad incrementare la diffusione della flessibilità il lavoro l interinale 8. L Indagine Annuale sul Lavoro condotta dal Centro Studi l ha studiato a partire dal 1999, dopo un paio d anni dalla sua prima introduzione, e già risultava presente nel 35% delle aziende. La sua diffusione tra le aziende negli anni successivi è aumentata in modo esponenziale, come si evince dal Graf. 6: Graf. 6 - La diffusione del lavoro interinale 55 52, ,9 45, ,1 30 Non deve sorprendere l importante contributo di questa forma di flessibilità ad innalzare il tasso di diffusione complessivo delle forme di flessibilità rappresentato dal Graf. 7: 8 il lavoro interinale (detto anche temporaneo o in affitto) è un rapporto di lavoro, introdotto nel nostro ordinamento dalla Legge n.196/97, che consente ad Agenzie autorizzate di collocare, per un certo arco di tempo, manodopera nelle Aziende che ne fanno richiesta. Si tratta di un rapporto triangolare tra lavoratore, Agenzia di lavoro interinale (fornitrice) e impresa utilizzatrice. Il lavoratore è assunto e retribuito dall Agenzia di lavoro temporaneo, mentre l impresa paga all Agenzia l ammontare della retribuzione del lavoratore più una quota di commissione per il servizio di fornitura della manodopera. Centro Studi Assolombarda 6

7 Graf. 7 - La diffusione della flessibilità (dal 1999 compreso l interinale) cfl + tempo determinato + part-time + apprendisti + interinale 88,6 87,1 87,5,3,0 83,5 83,3 83,9 82,8 84,5 84,9 81,3 79,3 77,3 79,1,2 Dal suo apprezzamento da parte delle aziende dipende almeno in parte la minor diffusione delle forme di flessibilità più tradizionali, in primis il contratto di formazione lavoro, la cui diffusione - come si può osservare nella rappresentazione grafica successiva - ha subìto una forte contrazione proprio a partire dal 2000: Graf. 8 - La diffusione dei contratti di formazione lavoro 55 54,4 51,7 52,3 52, ,7 47, ,2 44,8 45,4 41, ,5 35 I tassi di diffusione particolarmente elevati che caratterizzavano questa antica forma di flessibilità fino a non molti anni fa dipendevano dal fatto che quella del contratto di formazione e lavoro era, se non l unica, di certo la più apprezzata tra le forme di flessibilità a disposizione delle aziende. Le recenti riforme, ampliando Centro Studi Assolombarda 7

8 le fattispecie (interinale, co.co.co. 9, stage, ecc.) ed innovando quelle esistenti (lavoro a termine, part-time, apprendistato, ecc.)., hanno offerto risposte alternative alle esigenze di flessibilità manifestate delle aziende. 4.4 Co.co.co e stage Dal 2002 l Indagine Annuale sul Lavoro ha studiato anche altre due forme di flessibilità: i contratti di collaborazione 10 e gli stage 11. Considerando anche queste due forme, il tasso di diffusione complessivo delle forme di flessibilità sale dall 87,5% al 93,0% delle aziende manifatturiere dell area milanese, come illustrato nel Graf. 9: Graf. 9 - La diffusione della flessibilità (dal 2002 compresi co.co.co e stage) cfl + tempo determinato + part-time 93,0 + apprendisti + interinale + collaboratori + stagisti 88,6 87,1 87,5,3 83,5 83,3 83,9 82,8 84,5 84,9 81,3,0 79,3 77,3 79,1, contratto di collaborazione coordinata e continuativa Il contratto di collaborazione coordinata e continuativa riguarda quelle persone che prestano la loro professionalità in maniera autonoma, per conto di un committente. La definizione dei contenuti del contratto è demandata alla libera contrattazione delle parti. L'espressione "coordinata e continuativa" sta ad indicare la necessità per il committente di adeguare la prestazione ai tempi e ai risultati previsti dal progetto o dal programma produttivo. L'attività che viene svolta è coordinata con quella del committente, ma il lavoro è prevalentemente personale. Questo tipo di contratto in realtà pur mantenendo requisiti di autonomia, in quanto il lavoratore può organizzare come meglio crede il proprio lavoro, presenta anche significative somiglianze con il lavoro subordinato, la più rilevante delle quali riguarda la dipendenza economica nei confronti del committente: questa condizione da sola, spesso, inficia la natura di negozio paritario che questo rapporto vuole avere. per stage o tirocinio formativo si intende il rapporto che si instaura fra un datore di lavoro pubblico o privato ed un soggetto, non configurabile come rapporto di lavoro subordinato (non sussistono quindi in capo all impresa obblighi retributivi e contributivi), al fine di consentire al tirocinante di acquisire un esperienza lavorativa, a scopi formativi o di orientamento professionale. Centro Studi Assolombarda 8

9 5 Conclusioni Le forme di flessibilità hanno avuto un ampia e crescente diffusione tra le aziende dell Area Milanese del settore della trasformazione industriale. La diffusione è aumentata nel corso del tempo anche grazie all introduzione di forme innovative che si sono dimostrate consone alle esigenze delle imprese. La Legge Biagi 1 segna un concreto passo in avanti verso un quadro normativo più adeguato e più coerente con l assetto economico-produttivo, con le attese delle aziende e con quelle dei lavoratori. Per quanto significativo, però, si tratta solo di un passo: la Legge fissa, infatti, i criteri che il Governo dovrà utilizzare per emanare decreti legislativi attraverso i quali regolamentare nuovi istituti normativi (per esempio, il lavoro a chiamata) o attualizzare la regolamentazione di istituti già esistenti (per esempio, il part-time). Si tratta ora di varare al più presto questi provvedimenti. Nelle edizioni dell Indagine Annuale sul Lavoro dei prossimi anni sarà possibile verificarne l impatto sui tassi di diffusione e, quindi, in che misura rappresentano concretamente una risposta alla domanda di flessibilità che proviene dal mondo delle imprese. Documento: Ml_01_flessibilita.doc Centro Studi Assolombarda 9