Costo di produzione del vitellone negli allevamenti da ingrasso: indagine 2012

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1 Costo di produzione del vitellone negli allevamenti da ingrasso: indagine 2012 INTRODUZIONE E SINTESI Nell'ambito dell'osservatorio economico della zootecnia istituito presso l ISMEA è stato elaborato un nuovo sistema per la rilevazione dei costi di produzione del bovino da carne, con lo scopo di sperimentare un monitoraggio che presenta elementi di innovazione rispetto alle comuni stime dei costi di produzione dell'agricoltura, perché alla classica rilevazione dei costi aziendali annuali a consuntivo si associa un monitoraggio continuativo dei costi relativi alle partite di capi vendute nel corso dell anno, dettagliate per razza e per sesso. La rilevazione, riferita al sistema di allevamento da ingrasso, è stata avviata nel 2013 nelle principali aree di produzione del Nord Italia e sulle principali razze, con la collaborazione delle OO.PP. (Azove, Unicarve e Asprocarne). La metodologia è stata studiata insieme al CRPA, che inoltre si occupa della raccolta e validazione dei dati. Il progetto, condiviso nel Gruppo di lavoro dell Osservatorio economico costituito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell ambito del Tavolo tecnico di filiera, prevede che la rilevazione dei costi sia effettuata per le razze prevalenti nel sistema da ingrasso delle regioni più vocate: Veneto, Lombardia e Piemonte. Le razze considerate sono: Piemontese e Garonnese (o Blonde d'acquitaine) in Piemonte; Charolais, Incroci francesi, Limousine ed eventualmente incroci irlandesi in Veneto e Lombardia. In fase di impostazione dell'attività si è concordato di tenere conto nella selezione del campione anche di un criterio di rappresentatività dimensionale, espresso in termini di posti stalla. In questa sede, sono analizzati i risultati della rilevazione dei costi e dei ricavi riferiti al consuntivo 2012, per le aziende del campione presso le quali è attualmente in corso il monitoraggio dei costi delle partite vendute. Per la raccolta dei dati tecnici ed economici necessari al calcolo dei costi medi degli allevamenti è stata predisposta da ISMEA e CRPA una specifica scheda di rilevazione aziendale. La scheda è suddivisa in diverse sezioni la cui compilazione permette di acquisire le informazioni utili a tracciare le caratteristiche tecniche e strutturali dell'allevamento e a calcolarne il risultato economico e il costo medio di produzione (costo kg p.v. prodotto e costo per capo al giorno). Per quanto riguarda l approccio metodologico, i costi di produzione sono calcolati considerando l'allevamento come unità operativa distinta da quella relativa alla coltivazione dei fondi, anche quando quest'ultima è finalizzate alla produzione di foraggi e concentrati reimpiegati per l'alimentazione del bestiame. Ciò comporta l imputazione all'allevamento del costo dei foraggi auto-prodotti al loro valore di mercato, considerando il primo come prezzo di trasferimento dall'uno all'altro centro di costo. Questo approccio consente di valutare in che misura l'attività zootecnica è in grado di valorizzare gli input prodotti dall'attività di coltivazione dei terreni. Eventuali perdite sofferte dal centro zootecnico dimostrerebbero che l'attività di ingrasso dei vitelli non è in grado di garantire la medesima remunerazione delle produzioni vegetali ottenibile, ad esempio, dalla loro vendita sul mercato, e, almeno in linea teorica, potrebbero indurre l'allevatore a orientare diversamente le proprie scelte produttive. 1

2 La scheda aziendale è stata strutturata in modo da poter identificare il maggior numero di voci di costo oggettivamente attribuibili al centro zootecnico (costi specifici variabili e fissi), e, d'altra parte, ottenere gli elementi necessari a ripartire i costi comuni. La quota di fatturato dalla vendita dei capi da macello sul totale dei ricavi aziendali è utilizzata quale parametro per la ripartizione dei costi comuni o congiunti, ovvero quei costi che non sono direttamente riconducibili ad un particolare prodotto, ma che fanno capo all'attività di amministrazione generale dell'azienda agricola (consulenze, oneri bancari, quote per organizzazione professionali, spese amministrative). Per l'imputazione dei costi relativi ai fattori fissi di produzione, rappresentati principalmente dal lavoro e dai macchinari, si è considerato il fabbisogno necessario alla sola gestione dell'allevamento, e quindi le ore lavoro e la disponibilità di macchine e attrezzature dedicate alla conduzione delle attività di allevamento (preparazione e distribuzione delle razioni, rinnovo lettiere, gestione effluenti, ecc.). I costi non dedotti direttamente dalla contabilità aziendale, ma che derivano da una stima, includono quelli relativi il lavoro familiare, gli interessi sul capitale investito in azienda e gli ammortamenti. Ciò al fine di ottenere risultati confrontabili tra le aziende, a prescindere dalle reali condizioni di indebitamento e dal grado di obsolescenza delle strutture e delle attrezzature. Il campione di aziende utilizzato per il calcolo dei costi medi di produzione e della redditività con riferimento al 2012 è costituito da 27 aziende, di cui 14 localizzate in Veneto e 13 in Piemonte. Le 14 aziende localizzate in Veneto sono specializzate nell'ingrasso di ristalli Charolais, Limousine ed incroci francesi (Croisè) che rappresentano più dell'80% dei capi che sostano annualmente in questi allevamenti. La rimanente parte è per lo più costituita da bovini di origine irlandese. In Piemonte, regione che si caratterizza per una maggiore diversificazione produttiva, sono presenti nel campione 13 aziende e distinte in due gruppi rappresentativi di aziende specializzate rispettivamente nell'ingrasso di bovini di razza Blonde d'acquitaine (Garonnese) e Piemontese. Oltre al tipo genetico, la dimensione è una caratteristica che differenzia i campioni di aziende considerate. Gli allevamenti localizzati in Veneto contano una dimensione media di 940 posti stalla rispetto a 426 degli allevamenti di capi garonnesi e 110 posti stalla delle aziende specializzate nell'ingrasso di vitelli di razza piemontese. In particolare, la minore dimensione degli allevamenti specializzati in razza piemontese ha un impatto sulla produttività del lavoro (kg/ore), più bassa rispetto alle aziende venete, mentre il peso in ingresso dei vitelli nettamente più basso, determina un allungamento del ciclo di ingrasso che si ripercuote sui costi di alimentazione. Nel complesso, il costo di allevamento delle aziende che hanno partecipato all'indagine - calcolato in riferimento all'esercizio 2012 è compreso tra un minimo di 265,76 /100 kg di peso vivo prodotto nel caso del campione di aziende localizzate in Veneto (Chraolais, Limousine e incroci) ed il massimo di 327,24 /100 kg del campione di allevamenti di vitelloni piemontesi. Per gli allevamenti di capi Blonde d'acquitaine si è calcolato un costo medio pari 273,99 /100 kg. La dimensione maggiore degli allevamenti veneti giustifica il ricorso alla manodopera dipendente, mentre in Piemonte si fa affidamento alla manodopera famigliare, la cui valorizzazione attraverso l imputazione del salario di mercato e degli oneri previdenziali, consente di esplicitare una componente di costo importante per le aziende piemontesi. E stato infine effettuato il confronto tra i costi e i ricavi rapportati al capo venduto o al kg, includendo anche i costi per l acquisto del ristallo. In tutti e tre i gruppi di allevamenti, il prezzo di vendita non ha coperto tutti i costi. Nel caso dell'ingrasso di vitelloni Charolais e Limousine, il prezzo alla vendita ha coperto il 92% del costo totale per bovino venduto; in particolare, il ricavo è sufficiente a coprire i costi diretti, ma solo parte del lavoro; il prezzo alla vendita è inoltre insufficiente a remunerare il capitale investito in allevamento. Gli allevamenti di vitelli di razza Blonde d'acquitaine mostrano una situazione di redditività analoga. Il prezzo medio spuntato al macello corrisponde al 90% del costo calcolato ed è risultato insufficiente a remunerare pienamente la manodopera familiare alla tariffa prevista per gli operai agricoli specializzati oltre al capitale aziendale. I margini netti si riducono all'82% nel caso degli allevamenti di vitelloni piemontesi di più piccola dimensione. Conteggiando nel ricavo i pagamenti diretti (pagamento unico e sostegno specifico accoppiato in applicazione all art.68 del Reg. CE 73/2009), si mette in evidenza il loro ruolo nello stabilizzare il reddito aziendale; i ricavi totali in questo modo consentono di realizzare un contenuto margine positivo nelle aziende venete e in quelle piemontesi specializzate nella razza garonnese, mentre è ancora insufficiente per quelle specializzate nella razza piemontese. 2

3 1.11 Metodologia 1.2 Criteri di selezione delle aziende 1.3 Scheda Metodologia 4 di rilevazione di calcolo dei del dati costo aziendali medio annuali 2 Pag Costi Caratteristiche vitellone di produzione del campione degli allevamenti da ingrasso di Costi Redditività 9 medi di produzione Pag Metodologia 1.2Pag. 1.3Pag vitellone 3

4 1. Metodologia 1.1. Criteri di selezione delle aziende Il progetto, condiviso nel Gruppo di lavoro dell Osservatorio economico costituito dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nell ambito del Tavolo di filiera, prevede che la rilevazione dei costi sia effettuata per le razze prevalenti nel sistema da ingrasso delle regioni più vocate: Veneto, Lombardia e Piemonte. In particolare per il segmento del vitellone da ingrasso è stato definito a priori un campione di 28 aziende tra Veneto e Lombardia e Piemonte. Le razze considerate sono: Piemontese e Garonnese (o Blonde d'acquitaine) in Piemonte; Charolais, Incroci francesi, Limousine ed eventualmente incroci irlandesi in Veneto e Lombardia. In fase di impostazione dell'attività si è concordato di tenere conto nella selezione del campione anche di un criterio dimensionale. Si è quindi presa in considerazione la possibilità che gli allevamenti rientrassero in due fasce di dimensione rappresentative l'una del maggior numero di aziende e l'altra della maggior quota di vitelloni allevati localmente. Guardando ai dati dell'ultimo Censimento dell Agricoltura dell ISTAT, nel caso della regione Veneto la soglia dimensionale che discrimina i due gruppi di aziende è compresa nella classe tra i 500 e i 999 capi. Per quanto riguarda il Piemonte, nel caso degli allevamenti di capi Garonnesi tale dimensione rientra nella classe compresa tra i 200 e i 499 posti stalla, mentre gli allevamenti da ingrasso di ristalli di razza Piemontese generalmente non superano la dimensione dei 100 posti stalla. In definitiva, a livello progettuale si è scelta una ripartizione equilibrata del campione nelle due aree geografiche (14 aziende nell area Lombardo-Veneta e 14 aziende nel Piemonte), a loro volta suddivise equamente tra le due classi dimensionali (media e grande in Veneto e piccola e media in Piemonte), con la consapevolezza che l effettiva composizione finale del campione è dipendente dalla disponibilità a collaborare alla rilevazione da parte delle aziende. Fig.1 Distribuzione dei capi e degli allevamenti di bovini maschi (da 1 a 2 anni di età) per classi di dimensione nelle aree di indagine Veneto Piemonte Fonte: Istat, VI Censimento dell Agricoltura Scheda di rilevazione dei dati aziendali annuali Per la raccolta dei dati tecnici ed economici necessari al calcolo dei costi medi degli allevamenti è stata predisposta da ISMEA e CRPA una specifica scheda di rilevazione aziendale relativa ai risultati a consuntivo dell'anno La scheda è suddivisa in diverse sezioni la cui compilazione permette di acquisire le informazioni utili a tracciare le caratteristiche tecniche e strutturali dell'allevamento e a calcolarne il risultato economico e il costo medio di produzione (costo kg p.v. prodotto e costo per capo al giorno). 4

5 La scheda di rilevazione aziendale è strutturata nelle seguenti parti: Anagrafica aziendale: in questa sezione il rilevatore registra per ciascun allevamento la ragione sociale, la forma di conduzione, la localizzazione, il codice di identificazione dato dalla P.IVA e/o CF, e l'indicazione del regime IVA adottato (ordinario o semplificato di tipo forfettario). L'indicazione del regime IVA è necessario per verificare che il valore di tutti i costi e i ricavi siano espressi al netto dell'imposta sul valore aggiunto. Poiché la grande maggioranza degli allevamenti da ingrasso rientrano nel regime ordinario si è scelto di considerare i valori dei corrispettivi della cessione e dell'acquisto di beni e servizi al netto dell'iva. Superficie Agricola Utilizzata: per l'approccio metodologico adottato (illustrato in seguito) la ripartizione colturale dell'azienda non è un dato necessario alla determinazione del costo medio di allevamento, ma fornisce una caratterizzazione dell'azienda agricola dal punto di vista agronomico, oltre che elementi utili per la verifica della congruità di altri dati forniti dall'allevatore. Tra questi rientrano la quantità di foraggi e concentrati destinati al reimpiego in allevamento e la quantità di produzioni vegetali vendute ad integrazione del reddito aziendale. Manodopera impiegata: comprende il fabbisogno di ore lavoro prestate sia dagli impiegati e dagli operai agricoli (a tempo determinato, indeterminato ed avventizio), sia dal conduttore e dai collaboratori famigliari, il cui costo non compare nella contabilità dell'azienda (se non nella parte relativa ai versamenti degli oneri previdenziali). Per l'attribuzione del costo della manodopera alla gestione dell'allevamento, la scheda prevede di indicare la ripartizione tra il fabbisogno di lavoro necessario allo svolgimento delle normali attività di stalla e quello invece richiesto dalle altre attività produttive che fanno capo alla medesima azienda (ad es. produzioni vegetali, siano esse destinate alla vendita o al reimpiego nell'alimentazione del bestiame). Carichi e scarichi bovini: questa sezione fornisce gli elementi necessari a calcolare la produzione netta dell'allevamento in termini di peso vivo incrementato, il totale delle presenze nel corso dell'anno (giorni complessivi di stalla), il peso e il prezzo medio di acquisto dei ristalli e di vendita dei vitelloni, il tasso di mortalità e l'indice di produttività rappresentato dall'incremento medio giornaliero. Per quanto riguarda il peso vivo in ingresso ed in uscita dei capi, si è preso a riferimento rispettivamente il peso franco partenza dall'allevamento di provenienza del ristallo (al lordo del calo peso per il trasporto) e quello effettivamente pagato dal macello all'allevatore (al netto del calo praticato sul peso effettivo alla partenza). Anche se il costo medio aziendale a consuntivo è calcolato a livello aggregato, la ripartizione degli acquisti, delle vendite e delle giacenze vive iniziali e finali per razza è un elemento utile a caratterizzare l'azienda dal punto di vista del grado di specializzazione ed orientamento produttivo verso i differenti tipi genetici. Altri ricavi aziendali: L'indicazione dei ricavi aziendali diversi dalla vendita dei capi da macello è necessaria a calcolare un parametro di attribuzione dei costi comuni al solo centro di costo cui fanno capo le attività di gestione dell'allevamento. Razioni e consumi di materie prime destinate all'alimentazione del bestiame: La parte dedicata ai consumi alimentari prevede un prospetto in cui il rilevatore nel corso della visita in azienda è chiamato a imputare quantità e valore dei consumi dei diversi tipi di foraggi, mangimi, concentrati, additivi ed integratori alimentari utilizzati nel corso dell'esercizio di riferimento, come risulta dalle fatture di acquisto e dalla valutazione delle scorte di inizio e di fine anno. La scheda aziendale prevede anche la rilevazione delle razioni alimentari somministrate nelle diverse fasi del ciclo di ingrasso e, quando disponibile, l'indicazione del consumo medio per capo, come previsto dalle ricette alimentari adottate dall'allevatore. L'indicazione della razione consente di risalire al costo medio di alimentazione qualora l'azienda non disponga di una contabilità precisa relativa agli effettivi consumi di concentrati e foraggi. Altri costi di allevamento: in questa sezione devono essere indicate tutte le spese sostenute dall'allevamento nel corso dell'anno per l'acquisizione dei fattori di produzione e servizi destinati all'attività di allevamento. Un maggior dettaglio è previsto per i consumi di carburanti e di lettimi per i quali il rilevatore deve indicare anche le quantità, allo scopo di calcolare il fabbisogno medio per capo. Per le altre voci si sono individuate preliminarmente quelle che possono essere imputate direttamente al centro di costo rappresentato dall'allevamento: energia elettrica per le utenze della stalla, medicinali, servizi veterinari, assicurazioni su stalle e fabbricati di pertinenza, manutenzioni di stalle e fabbricati, manutenzioni dei macchinari utilizzati nelle attività di stalla, trasporto bestiame, smaltimento carcasse, provvigioni sull'acquisto dei ristalli o sulla vendita dei bovini da macello, materiali e minuterie imputabili all'allevamento, quote di associazione alle organizzazioni di produttori di appartenenza, ecc. I costi generali comprendono le quote di associazione alle organizzazioni professionali, i servizi di contabilità e consulenza e tutti gli altri costi non direttamente ed interamente attribuibili alla produzione zootecnica. Macchinari e fabbricati: le ultime sezioni del questionario sono dedicate alla descrizione delle macchine e 5

6 dei fabbricati utilizzati per l'attività di allevamento ai fini del calcolo degli ammortamenti e della stima degli interessi sul capitale investito. Nella sezione relativa ai macchinari è richiesta l'indicazione del tipo, della potenza o, in alternativa, delle principali caratteristiche tecniche delle macchine semoventi (trattori, desilatori, sollevatori, miscelatori unifeed, ecc.) e delle macchine operatrici (carri miscelatori trainati, trinciapaglia, carri spandiletame, carri botte per liquami, ecc.), con esclusione dei macchinari destinati alla coltivazione dei fondi e al trattamento/movimentazione delle produzioni vegetali. Questi elementi sono sufficienti a definirne il rispettivo valore a nuovo, che è attribuito dal CRPA sulla base delle caratteristiche delle macchine. Per i fabbricati rappresentati da stalle si richiede l'indicazione della superficie, la capienza massima in termini di capi e il tipo di stabulazione (feedlot o a box) e di pavimentazione (piena a lettiera permanente o fessurato) Metodologia di calcolo del costo medio I costi di produzione sono calcolati considerando l'allevamento come unità operativa distinta da quella relativa alla coltivazione dei fondi, anche quando quest'ultima è finalizzate alla produzione di foraggi e concentrati reimpiegati per l'alimentazione del bestiame. Nell'ambito della medesima azienda agricola, l'allevamento e i processi produttivi connessi sono considerati come l'unità di analisi rilevante ai fini della corretta allocazione delle voci di costo al solo centro zootecnico. Per questo motivo il costo dei foraggi e dei concentrati reimpiegati sono imputati al loro valore di mercato e non ai costi di produzione, i quali coerentemente con l'approccio metodologico adottato - risultano a carico del centro di costo relativo alla coltivazione della SAU aziendale. Anche se strettamente collegate tra loro, la distinzione all'interno della medesima azienda di unità operative definite sulla base della diversa natura dei prodotti (vegetali e animali da macello) consente di valutare in che misura l'attività zootecnica è in grado di valorizzare gli input prodotti dall'attività di coltivazione dei terreni. Imputare all'allevamento il costo dei foraggi auto-prodotti al loro valore di mercato, significa considerare il primo come prezzo di trasferimento dall'uno all'altro centro di costo. Eventuali perdite sofferte dal centro zootecnico dimostrerebbero che l'attività di ingrasso dei vitelli non è in grado di garantire la medesima remunerazione delle produzioni vegetali ottenibile, ad esempio, dalla loro vendita sul mercato, e, almeno in linea teorica, potrebbero indurre l'allevatore a orientare diversamente le proprie scelte produttive. Come illustrato in precedenza, la scheda aziendale è stata strutturata in modo da poter identificare il maggior numero di voci di costo oggettivamente attribuibili al centro zootecnico e, d'altra parte, ottenere gli elementi necessari a ripartire i costi comuni. Le prime comprendono i costi specifici, sia variabili sia fissi, sostenuti per l'acquisizione di fattori di produzione e servizi direttamente connessi alla gestione dell'allevamento (acquisto delle lettiere, smaltimento delle carcasse, acquisito di medicinali, pagamento delle quote di associazione alle OP, ecc.). La quota di fatturato dalla vendita dei capi da macello sul totale dei ricavi aziendali è invece utilizzata quale parametro per la ripartizione dei costi comuni o congiunti, ovvero quei costi che non sono direttamente riconducibili ad un particolare prodotto, ma che fanno capo all'attività di amministrazione generale dell'azienda agricola (consulenze, oneri bancari, quote per organizzazione professionali, spese amministrative). Per l'imputazione dei costi relativi agli altri fattori fissi di produzione, rappresentati principalmente dal lavoro e dai macchinari, si è considerato il fabbisogno necessario alla sola gestione dell'allevamento, e quindi le ore lavoro e la disponibilità di macchine e attrezzature dedicate alla conduzione delle attività di allevamento (preparazione e distribuzione delle razioni, rinnovo lettiere, gestione effluenti, ecc.). I costi non dedotti direttamente dalla contabilità aziendale, ma che derivano da una stima, includono quelli relativi il lavoro familiare, gli interessi sul capitale investito in azienda e gli ammortamenti. Il lavoro famigliare è stato valutato secondo la tariffa salariale oraria prevista per gli operai qualificati assunti a tempo determinato, comprensiva dei contributi previdenziali dovuti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali. Per la stima degli interessi e degli ammortamenti si è adottata la medesima metodologia per tutti gli allevamenti, indipendentemente dalle reali condizioni di indebitamento e dal grado di obsolescenza delle strutture e delle attrezzature. Gli interessi sulle immobilizzazioni (stalle, ricoveri e fabbricati annessi) sono stati valutati ad un saggio del 2%, mentre sul capitale di anticipazione si è applicato un tasso pari al rendimento medio dei BOT a 12 mesi, pari nel 2012 al 2,03%. Per capitale di anticipazione deve intendersi l'importo monetario anticipato per far fronte all'acquisto di mezzi tecnici e servizi nell'intervallo di tempo che intercorre fra l'inizio del ciclo di ingrasso e la vendita del capo al macello (disponibilità dei ricavi). Infatti, gli allevamenti di bovini da carne sostengono costi espliciti distribuiti più o meno omogeneamente nel corso dell'esercizio, a fronte di ricavi dilazionati nel tempo a causa della lunghezza del ciclo produttivo. Gli interessi 6

7 sulle spese correnti sono stati quindi calcolati ipotizzando un periodo di esposizione proporzionale alla durata media del ciclo di ingrasso. Le quote di ammortamento sono state stimate considerando un saggio del 3% per gli immobili e del 12% per i macchinari, applicato al 50% del loro valore a nuovo, nell'ipotesi che immobili e beni strumentali siano già stati ammortizzati per metà del loro valore. 2. Costi di produzione degli allevamenti da ingrasso di vitellone 2.1. Caratteristiche del campione Il campione di aziende utilizzato per il calcolo dei costi medi di produzione e della redditività con riferimento al 2012 è costituito da 27 aziende, di cui 14 localizzate in Veneto e 13 in Piemonte. La soglia di discrimine dimensionale nel caso del Veneto è stata identificata in 800 posti stalla. Sei di queste appartengono alla classe di dimensione con meno di 800 posti e sono localizzate nelle province di Padova, Vicenza, Treviso, Verona; le altre otto, appartenenti alla classe con più di 800 posti, sono localizzate a Treviso, Venezia, Verona e Rovigo. Le 14 aziende localizzate in Veneto sono specializzate nell'ingrasso di ristalli Charolais, Limousine ed incroci francesi (Croisè) che rappresentano più dell'80% dei capi che sostano annualmente in questi allevamenti. La rimanente parte è per lo più costituita da bovini di origine irlandese. In Piemonte, regione che si caratterizza per una maggiore diversificazione produttiva, sono presenti nel campione 13 aziende, stati scelti due gruppi rappresentativi di aziende specializzate rispettivamente nell'ingrasso di bovini di razza Blonde d'acquitaine (Garonnese) e Piemontese. Nel primo caso, quattro aziende hanno meno di 250 posti e tre più di 250 e le province rappresentate sono Cuneo e Torino; nel caso della razza Piemontese, si tratta di sei aziende di dimensione piccola (meno di 250 posti stalla) presenti nelle province di Torino, Asti e Cuneo. Oltre al tipo genetico, quindi, la dimensione è una caratteristica che differenzia i campioni di aziende considerate. Gli allevamenti localizzati in Veneto contano una dimensione media di 940 posti stalla rispetto a 426 degli allevamenti di capi garonnesi e 110 posti stalla delle aziende specializzate nell'ingrasso di vitelli di razza piemontese (tab.1). La produzione media del campione di allevamenti del Veneto, espressa in peso vivo, si attesta complessivamente a 426 tonnellate. I ristalli (broutards) sono introdotti in azienda ad un peso medio di circa 380 kg e venduti ad un peso vivo di 664 kg. L'incremento medio per capo è pari a 1,30 kg/giorno, mostrando tuttavia sensibili differenze in base al sesso e alla genetica degli animali. Nelle aziende piemontesi orientate su bovini maschi di razza Blonde d'acquitaine, il peso dei vitelli è sensibilmente più basso, pari a 270 kg. Per questo motivo i capi sostano in allevamento per periodi più lunghi, nonostante l'incremento ponderale più elevato ed il peso alla vendita molto simile alla media rilevata nel gruppo di aziende localizzate in Veneto. I capi di razza Garonnese sostano in allevamento per circa 270 giorni rispetto ad un ciclo di ingrasso che nel caso del primo gruppo di allevamenti dura mediamente poco più di sette mesi. Si tratta di bovini che per le caratteristiche genetiche e per il regime alimentare particolarmente ricco di concentrati sono capaci di sviluppare notevoli incrementi ponderali. La più piccola dimensione aziendale riflette una produttività del lavoro inferiore a quella raggiunta dal campione di allevamenti specializzati nell'ingrasso di bovini Charolais e Limousine. In queste ultime ad ogni ora lavoro dedicata alla sola gestione dell'allevamento corrispondono 75 kg di peso vivo prodotto rispetto a circa 60 kg rilevato per gli allevamenti di capi Garonnesi. Anche nel caso delle aziende specializzate nell'ingrasso di capi di razza piemontese la più piccola dimensione si traduce in una produttività del lavoro più contenuta e pari a 33 kg per ora lavoro. Il peso medio all'ingresso è notevolmente inferiore, in quanto i ristalli sono acquistati immediatamente dopo la fine del periodo di svezzamento, ad un età di circa sei/sette mesi. I più bassi incrementi ponderali e l'età dei ristalli all'acquisto determinano una durata del ciclo di ingrasso sensibilmente più lungo. Le differenze rilevate nelle razioni alimentare dipende dalla scelta da parte degli allevatori di optare per una dieta costituita prevalentemente da foraggi disidratatati o in cui la componente principale è rappresentata dagli insilati, ed in particolare dall'insilato di mais. Tale opzione può rispondere a particolari esigenze commerciali, ma è soprattutto determinata negli allevamenti di maggiore dimensione dal minor carico di lavoro e dalla più elevata resa in termini di unità foraggiere per ettaro che la produzione di silomais comporta. La tabella 2 riporta la composizione media delle razioni utilizzate e sebbene abbia valenza puramente 7

8 indicativa, mette in luce le principali differenze tra i regimi alimentari adottati nei tre gruppi di allevamento. Nelle aziende del Nord Est gli insilati costituiscono più del 50% del peso tal quale della razione, per la possibilità di ottenere rese elevate di foraggio ad alto contenuto energetico a costi relativamente contenuti. In queste aziende il fieno è per lo più impiegato nella prima fase di condizionamento del ciclo di ingrasso, allo scopo di abituare i vitelli alla dieta a base di foraggi umidi somministrata negli stadi successivi di accrescimento e finissaggio. Il fabbisogno proteico è soddisfatto da farine di estrazione di soia, da mangimi e nuclei proteici. Per i due gruppi di aziende del Piemonte l'incidenza di foraggi umidi è sensibilmente inferiore. D'altra parte il minore apporto energetico tramite foraggio è compensato da un quantitativo superiore sia di farina di mais sia di mangimi composti premiscelati. Tab.1 Caratteristiche degli allevamenti del campione nel 2012 (dati medi) VENETO Charolais/Limousine /Incroci FR Blonde d'acquitaine PIEMONTE Piemontesi Allevamenti (n.) Posti stalla (n.) Peso vivo prodotto (q.li) Capi venduti (n.) Peso vendita (kg/capo) Capi acquistati (n.) Peso ingresso (kg/capo) Tasso di mortalità 2,8% 1,1% 2,6% Incremento (kg/capo) Durata ciclo ingrasso (gg) Incremento ponderale (kg/capo/gg) 1,30 1,43 1,11 Produttività lavoro (kg/h)

9 Tab.2 Composizione delle razioni alimentare negli allevamenti del campione (kg/capo/gg) Charolais/Limousine / Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemontesi Silomais 6,7 1,2 1,1 Pastone di mais 1,3 1,3 0,8 Altri insilati (triticale, loietto) 0,2 - - Polpe di bietole supressate 1,7 - - Fieno 0,5 1,5 1,6 Paglia 0,6 0,7 0,3 Totale foraggi 11,0 4,7 3,8 Farina di mais 2,1 2,6 2,0 Semola glutinata di mais 0,9 - - Crusca 0,1 0,2 0,3 Farina estr. di soia 0,5 0,7 0,3 Mangimi e nuclei proteici 1,0 2,9 3,1 Polpe essicate 0,6 0,5 - Totale concentrati 5,1 6,9 5, Costi medi di produzione Il costo di allevamento delle aziende che hanno partecipato all'indagine - calcolato in riferimento all'esercizio 2012 è compreso tra un minimo di 265,76 /100 kg di peso vivo prodotto nel caso del campione di aziende localizzate in Veneto (Chraolais, Limousine e incroci) ed il massimo di 327,24 /100 kg del campione di allevamenti di vitelloni piemontesi. Per gli allevamenti di capi Blonde d'acquitaine si è calcolato un costo medio pari 273,99 /100 kg (tab. 3). Per quanto riguarda il dettaglio delle singole voci di costo, quella relativa all alimentazione del bestiame appare meno legata alla dimensione dell allevamento, ma piuttosto dipendente dal livello di efficienza alimentare, espresso dal rapporto tra accrescimento giornaliero e unità foraggiere somministrate. Accanto agli indici che esprimono la produttività raggiunta dall allevamento in fase di accrescimento, i prezzi di mangimi e concentrati risultano variabili altrettanto rilevanti nel determinare il livello dei costi alimentari. Per tali ragioni, migliori performance di crescita non necessariamente comportano costi medi di alimentazione più bassi, ma piuttosto a parità di condizioni economie sui costi dei fattori fissi di produzione e su alcune categorie di costi variabili, dovute alla maggiore produttività dei capi in termini di accrescimento per giorno di permanenza in stalla. Nel caso degli allevamenti di capi di razza Blonde d Acquitaine i più elevati accrescimenti giornalieri sono ottenuti mediante una dieta più ricca di concentrati e mangimi composti che comporta una spesa di quasi 180 per quintale di peso vivo prodotto, superiore al costo sostenuto dalle aziende del campione veneto (173 /100 kg). I costi di alimentazione più elevati sono a carico degli allevamenti di vitelloni piemontesi i quali scontano il più basso livello di accrescimento, nonostante un consumo relativamente elevato di concentrati. 9

10 Tab.3 Costi di produzione degli allevamenti del campione nel 2012 ( /100 kg p.v.) /100 kg peso vivo Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemontese < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Alimentazione 171,99 173,70 172,84 181,90 178,18 179,77 189,23 Medicinali e vet. 8,89 9,04 8,97 8,27 8,18 8,22 6,57 Carburanti ed ener. 7,97 7,64 7,81 10,35 7,19 8,55 9,36 Lettiere 5,61 5,53 5,57 11,34 10,00 10,57 10,82 Manutenzioni 5,32 4,38 4,85 3,08 3,59 3,37 7,61 Assicurazioni 3,00 1,71 2,36 2,22 1,12 1,59 1,61 Altri costi specifici 8,11 4,87 6,49 2,70 5,16 4,11 5,43 Costi generali 4,85 3,24 4,05 4,45 4,91 4,71 7,30 Costi diretti 215,75 210,12 212,93 224,30 218,34 220,89 237,93 Lavoro salariato 0,00 18,34 10,97 0,00 0,00 0,00 0,00 Lavoro famigliare 25,80 2,82 12,51 33,02 16,64 23,66 43,62 Lavoro 25,80 21,16 23,48 33,02 16,64 23,66 43,62 Ammort. fabbricati 8,34 6,77 7,56 6,41 5,99 6,17 8,54 Ammort. macchine 10,71 5,24 7,98 13,44 6,80 9,65 18,63 Ammortamenti 19,05 12,02 15,53 19,85 12,79 15,82 27,17 Inter. cap. esercizio 7,28 7,61 7,44 7,78 7,99 7,90 9,72 Inter. su investimenti 7,34 5,39 6,37 6,51 5,12 5,72 8,80 Interessi 14,62 13,00 13,81 14,30 13,12 13,62 18,52 Costo totale 275,22 256,29 265,76 291,47 260,89 273,99 327,24 Riguardo agli altri costi variabili, gli ingrassatori del campione veneto sostengono costi medi lievemente più elevati per le prestazioni veterinarie e l acquisto di medicinali rispetto agli altri due gruppi. Al contrario, l incidenza della spesa per gasolio ed energia è più contenuta, e pari a circa 7,80 /100 kg rispetto alla media di 8,55 /100 kg degli allevamenti di capi garonnesi e di oltre 9 a carico dagli ingrassatori di vitelli piemontesi. Le ragioni di questa differenza sono riconducibili agli effetti di scala che si realizzano sui consumi di carburante nelle normali operazioni di stalla, come emerge in modo più evidente guardando anche ai costi per classe di dimensione. Guardando alle altre spese correnti, emerge che i due gruppi di allevamenti piemontesi sostengono un costo medio quasi due volte superiore per l acquisto di lettimi (paglia, stocchi, segatura), mentre l incidenza degli altri costi specifici (quote associative, smaltimento carcasse, assicurazione sui fabbricati, manutenzioni) e di quelli generali è lievemente inferiore. La più elevata incidenza delle spese per il consumo di materiali per lettiera è dovuto al tipo di stabulazione che caratterizza la totalità delle aziende che allevano capi di razza garonnese e piemontese. Data la conformazione degli arti di questi bovini, il ricorso a box dotati di lettiera permanente riduce notevolmente i rischi di lesioni accidentali rispetto al caso di stabulazione su pavimento grigliato. La maggior parte degli allevamenti Veneti è dotata invece di strutture realizzate in parte su pavimento fessurato. Questo tipo di stabulazione consente di evitare il consumo di paglia per il rinnovo delle lettiere, ma comporta costi più elevati per la gestione degli effluenti e per la manutenzione delle strutture. Tra gli altri costi relativi ai mezzi correnti e servizi sono incluse sia voci di spesa molto variabili da un anno all altro, come le manutenzioni, sia spese meno soggette a fluttuazioni, quali ad esempio le assicurazioni. Il gruppo di ingrassatori del Veneto scontano in particolare spese maggiori per le assicurazioni, mentre 10

11 l'incidenza dei costi per manutenzioni è più elevata nel caso degli allevamenti di bovini piemontesi, per le presumibili diseconomie dovute alla ridotta dimensione. La dimensione dell allevamento può determinare significative economie sugli oneri relativi all impiego dei fattori fissi di produzione, ed in particolare sul costo del lavoro, che rappresenta una delle componenti più rilevanti dei costi di allevamento, dopo quella relativa all alimentazione del bestiame e all'acquisto del ristallo. Coerentemente con la metodologia adottata, nel computo delle ore di lavoro attribuite all allevamento si sono considerati esclusivamente i fabbisogni relativi alla sola gestione delle attività strettamente connesse, come la distribuzione degli alimenti, il carico e lo scarico degli animali, il rinnovo delle lettiere e la gestione degli effluenti, escludendo quindi il tempo dedicate alla coltivazione dei fondi. Il lavoro famigliare è stato valutato secondo la tariffa salariale prevista per gli operai qualificati assunti a tempo determinato. La dimensione di molte delle aziende localizzate in Veneto giustifica la presenza di lavoratori salariati, il cui costo complessivamente rappresenta il 45% del totale attribuibile alla manodopera, pari nel 2012 a 23,48 /100 kg. L impiego di manodopera salariata, è comunque prevalente negli allevamenti di dimensione superiore alla media del gruppo. I più bassi livelli di produttività in Piemonte renderebbe invece eccessivamente oneroso il ricorso a operai ed impiegati, per cui il fabbisogno di lavoro è soddisfatto esclusivamente dal conduttore e dai collaboratori famigliari. Il costo medio del lavoro famigliare negli allevamenti di capi Garonnesi si attesta a 23,66 /100 kg. La minima differenza rispetto al campione di allevamenti situati in Veneto è dovuta esclusivamente al maggior costo del lavoro dipendente rispetto a quello famigliare. La valutazione del lavoro dei collaboratori famigliari, infatti, è comprensiva dei contributi previdenziali dovuti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, che sono molto inferiori rispetto agli oneri a carico del lavoro dipendente. Gli effetti delle economie di scala sul costo del lavoro sono invece molto evidenti dal confronto con il gruppo di allevamenti di bovini di razza piemontesi, i quali nonostante l'esclusivo ricorso a manodopera famigliare scontano livelli di produttività più bassi che portano il costo medio del lavoro oltre i 40 /100 kg. Tab.4 Costi per capo al giorno degli allevamenti del campione nel 2012 /capo/gg Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemontese < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Alimentazione 2,17 2,31 2,24 2,64 2,55 2,59 2,09 Medicinali e vet. 0,11 0,12 0,12 0,12 0,12 0,12 0,07 Carburanti ed ener. 0,10 0,10 0,10 0,15 0,10 0,12 0,10 Lettiere 0,07 0,07 0,07 0,17 0,14 0,15 0,12 Manutenzioni 0,07 0,06 0,06 0,05 0,05 0,05 0,09 Assicurazioni 0,04 0,02 0,03 0,03 0,02 0,02 0,02 Altri costi specifici 0,10 0,06 0,08 0,05 0,07 0,06 0,06 Costi generali 0,06 0,04 0,05 0,06 0,07 0,07 0,08 Costi diretti 2,72 2,80 2,76 3,25 3,12 3,18 2,63 Lavoro 0,33 0,28 0,30 0,47 0,24 0,34 0,48 Ammortamenti 0,24 0,16 0,20 0,28 0,18 0,22 0,30 Interessi 0,18 0,17 0,18 0,20 0,19 0,19 0,20 Costo totale 3,46 3,42 3,44 4,21 3,73 3,94 3,62 Le medesime considerazioni sull incidenza del costo del lavoro in funzione della dimensione valgono in linea teorica anche per i costi del capitale investito in azienda. L indivisibilità dei mezzi di produzione quali gli immobili e i macchinari, e la diversa intensità nel loro impiego, producono economie sul costo del capitale e sui costi di ammortamento tanto più elevate quanto più alto è il grado di utilizzo della capacità produttiva 11

12 dell'allevamento, data dai posti stalla disponibili. In realtà, la differenza tra il valore degli ammortamenti del campione di allevamenti del Veneto e quelli degli allevamenti di ingrasso di capi Blonde d'acquitaine è complessivamente molto contenuta. Le prime scontano infatti ammortamenti inferiori sul valore dei macchinari ma più elevati se si considerano le strutture. Il motivo è il maggior costo di realizzazione dei ricoveri dotati di pavimentazione fessurata rispetto alle stalle a lettiera permanente, a parità di superficie coperta. Diversamente, la differenza è particolarmente evidente nel confronto con le aziende di bovini di razza piemontese. Come ricordato nell'esposizione della metodologia, gli interessi sul capitale di anticipazione sono stati calcolati considerando come montante il valore delle spese correnti (acquisto dei ristalli, consumi di materie prime e spese per servizi sostenute in anticipo rispetto al momento dell'incasso sulla vendita al macello) ed un periodo di esposizione per l'immobilizzazione del capitale pari alla durata del ciclo di ingrasso. L'incidenza più elevata degli interessi a carico delle aziende dei due campioni piemontesi è quindi dovuta anche al più lungo periodo di permanenza in stalla dei capi, e quindi di immobilizzazione di capitale circolante, che nel caso degli allevamenti di vitelloni di razza piemontese è mediamente superiore ad un anno Redditività Prendendo a riferimento il costo medio per chilogrammo di peso vivo prodotto e l'incremento per ciclo di ingrasso corrispondente, è possibile raffrontare i costi e i ricavi rapportati al capo venduto nell'esercizio considerato, includendo nell'analisi anche il costo sostenuto per l'acquisto del ristallo (tab. 5). Lo stesso risultato è ottenibile considerando in alternativa il costo per capo al giorno e la durata del ciclo di ingrasso, che è l'approccio seguito nell'analisi dei costi per partita. Dal costo e dal ricavo per capo si può infine risalire ai costi e ai ricavi per unità di peso venduto, che forniscono un riferimento di più facile ed immediata lettura della redditività dell'allevamento (tab. 6). Nel caso degli allevamenti specializzati prevalentemente nell'ingrasso di vitelloni Charolais e Limousine, il prezzo alla vendita di /capo, corrispondente a 2,63 /kg peso vivo, ha coperto il 92% del costo totale per bovino venduto. Il ricavo è sufficiente a coprire i costi diretti, ma solo parte del lavoro. Il prezzo alla vendita è inoltre insufficiente a remunerare il capitale investito in allevamento. Gli allevamenti di vitelli di razza Blonde d'acquitaine mostrano una situazione di redditività analoga. Il prezzo medio spuntato al macello di 2,98 /kg (2.163 /capo) corrisponde al 90% del costo calcolato ed è risultato insufficiente a remunerare pienamente la manodopera familiare alla tariffa prevista per gli operai agricoli specializzati oltre al capitale aziendale. I margini netti si riducono all'82% nel caso degli allevamenti di vitelloni piemontesi di più piccola dimensione. Lo stesso tipo di confronto mostra il ruolo dei pagamenti diretti nello stabilizzare il reddito aziendale e garantire almeno nel caso dei primi due campioni di aziende un margine positivo, seppure molto limitato. Tra i pagamenti diretti è compreso il pagamento supplementare alla macellazione rimasto accoppiato in applicazione dell'art. 68 del Reg. CE 73/2009. Il sostegno specifico è stato attribuito ai capi macellati ad un'età compresa tra i dodici e i ventiquattro mesi e allevati conformemente ad un disciplinare di etichettatura facoltativo. La scelta di imputare ai ricavi del centro zootecnico anche l'ammontare del pagamento unico disaccoppiato può sembrare arbitraria in quanto questo è riconosciuto al titolare dei corrispondenti diritti (legati alla disponibilità di un ugual numero di ettari di SAU) indipendentemente dalla specializzazione e dall'attività svolta, salvo il rispetto dei criteri di gestione obbligatori e delle buone pratiche agronomiche stabilite dal regime della condizionalità. La loro inclusione nei ricavi dell'allevamento fornisce tuttavia elementi di valutazione del probabile impatto della prossima riforma del sistema dei pagamenti diretti, che con ogni probabilità comporterà la decurtazione del sostegno al reddito di cui attualmente godono gli allevamenti di bovini da carne. L'importo percepito per la macellazione di capi eleggibili al sostegno specifico e l'intero ammontare - al netto della modulazione - del pagamento unico aziendale di competenza dell'esercizio è stato rapportato al numero di capi venduti per renderli confrontabili con le altre componenti di costo e ricavo. L'importo del sostegno specifico per capo venduto è inferiore al valore unitario erogato nel 2012 in quanto non tutti i vitelloni ceduti al macello hanno maturato i requisiti richiesti. Mediamente, questo si è attestato tra 32 e 33 /capo. L'ammontare del pagamento unico aziendale è soggetto invece ad una considerevole variabilità di cui è impossibile risalire alle cause, essendo la proiezione dell'importo storico di riferimento maturato nel periodo Per tutti i gruppi, il premio specifico è stato insufficiente a garantire una piena copertura dei costi. Complessivamente solo l intero ammontare dei pagamenti diretti, comprensivo del pagamento unico disaccoppiato, ha garantito agli allevamenti del Nord Est un utile netto positivo per capo, con il ricavo che si porta mediamente intorno al 104% del costo medio. Negli allevamenti i capi Blonde d'acquitaine i 12

13 ricavi della vendita dei capi e le erogazioni PAC hanno consentono invece la copertura di tutti i costi nella misura del 101%, con margini di profitto tuttavia ancora negativi per le aziende di più piccole (97%) rispetto a quelle di dimensione più elevata (105%). Tab.5 Costi e ricavi per kg venduto /kg Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemontese < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Ristallo 1,730 1,733 1,730 1,734 1,663 1,692 1,552 Alimentazione 0,737 0,731 0,734 1,114 1,008 1,052 1,304 Costi spec. e generali 0,188 0,153 0,170 0,260 0,227 0,241 0,335 Lavoro (fam.+salar.) 0,111 0,089 0,100 0,202 0,094 0,138 0,301 Interessi e ammort. 0,144 0,105 0,125 0,209 0,147 0,172 0,315 Costi diretti 2,909 2,812 2,859 3,520 3,139 3,295 3,808 /kg Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemontese < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Prezzo al macello 2,659 2,598 2,628 2,994 2,971 2,981 3,125 Pagamento Unico 0,283 0,296 0,290 0,360 0,284 0,310 0,370 Sostegno specifico 0,051 0,047 0,049 0,056 0,043 0,049 0,056 Ricavo totale 2,993 2,941 2,967 3,409 3,298 3,339 3,551 Tab.6 Costi e ricavi per capo venduto /capo Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemont. < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Ristallo 1.126, , , , , ,90 935,40 Alimentazione 479,90 495,46 487,65 701,65 682,18 690,49 785,15 Costi spec. e gen. 122,11 103,87 113,10 163,55 153,76 157,94 202,05 Lavoro (fam.+salar.) 71,99 60,35 66,24 127,37 63,714 90,88 180,99 Interessi e ammort. 93,95 71,36 82,79 161,71 99,19 113,07 189,56 Costo totale 1.894, , , , , , ,15 /kg Charolais/Limousine/Incroci FR Blonde d'acquitaine Piemont. < 800 capi > 800 capi Media < 250 capi > 250 capi Media Media Prezzo al macello 1.731, , , , , , ,10 Pagamento Unico 184,46 200,72 192,59 226,37 192,02 203,47 223,13 Sostegno specifico 33,42 31,76 32,66 35,20 29,37 31,87 33,46 Ricavo totale 1.949, , , , , , ,69 13

14 Fig.2 Costi e ricavo per capo al lordo e al netto dei pagamenti diretti Fig.3 Costi e ricavo per kg peso vivo al lordo e al netto dei pagamenti diretti 14

15 Questo lavoro è stato realizzato nell ambito del Piano di interventi per il settore zootecnico finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Area Mercati Responsabile di redazione: Antonella Finizia Redazione a cura di: Claudio Montanari (CRPA) a.finizia@ismea.it 15

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