La gestione fitosanitaria della frutticoltura di montagna in Sardegna: un impegno per il rilancio
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2 La gestione fitosanitaria della frutticoltura di montagna in Sardegna: un impegno per il rilancio Serra, Giuseppe 1 ; Cesaroni, Carlo 1 ; Fiori, M. A. Francesca 1 ; Fiori, Mario 2 ; Fois, Xenia 1 ; Loru, Laura 1 ; Marras, Piera M. 3 ; Sassu, Antonio 1 ; Verdinelli, Marcello 1 ; Pantaleoni, Roberto A. 1,2 1) Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, sede di Sassari, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Traversa la Crucca 3, Regione Baldinca, Li Punti - Sassari (SS), g.serra@ise.cnr.it 2) Dipartimento di Protezione delle Piante, Università degli Studi, via Enrico De Nicola, Sassari (SS) 3) Dipartimento per la Ricerca nell Arboricoltura, AGRIS Sardegna, V.le Mameli 126/d, Cagliari (CA) Stato dell arte La foresta finisce soltanto alle porte di Aritzo dopo si entra nella zona dei castagneti.... Ai castagni si accompagnano i noccioli;.... Ma, più in basso, e soprattutto verso il villaggio di Belvì,, si vedono nella vallata molti grandi noci gli uomini, obbligati a stare a lungo lontani dalla propria casa,... vendono in tutta l isola... noci, nocciole, castagne, ciliegie,... lasciando alle mogli e alle figlie... il lavoro della terra e la cura dei ciliegieti.. Queste poche righe, di insuperata sinteticità, scritte dal Della Marmora (1860), nella sua famosa descrizione della Sardegna dei primi dell 800, rappresentano con estrema efficacia una situazione che si è protratta almeno fino al 1950 nella Barbagia di Belvì. Questo territorio alle pendici sudoccidentali del massiccio del Gennargentu, soprattutto nelle vallate dei paesi di Aritzo, Belvì, Desulo e Tonara, presenta un paesaggio peculiare rispetto a tutto il rimanente territorio regionale. Qui tradizionalmente erano concentrate le produzioni agro-forestali di frutta secca che soddisfacevano, fino ad un recente passato, il fabbisogno dell intera Isola. A queste si aggiungevano produzioni di ciliegie e di altre frutta commercializzate sia in loco che nel mercato regionale. L importanza di queste produzioni è poco nota, ma dai dati ISTAT alla fine degli anni 20 del secolo scorso la Sardegna si collocava al quarto posto nazionale, dopo Sicilia, Campania e Lazio, per la superficie destinata alla coltura del nocciolo (356 ha). Il Piemonte la superò solo tra il 30 ed il 50 (Schifani, 1971). Anche l economia del castagno, del noce e del ciliegio avevano nel comprensorio una rilevanza assoluta sia per le produzioni frutticole che per il legname di qualità ed, insieme alle altre produzioni da orto familiari ottenute con varietà locali, caratterizzavano il vivace settore della frutticoltura montana sarda. Da decenni le conoscenze su queste colture sono rimaste ferme a notizie estemporanee. Nulla, o pochissimo, si è fatto sulla caratterizzazione delle varietà locali o sulla definizione dei problemi entomologici e fitopatologici, poco frequentate sono state anche le problematiche agronomiche, pedologiche, commerciali e di marketing dei prodotti derivati. La costituzione di un consorzio di produttori, il Consorzio Agro-forestale della Barbagia di Belvì, gli sforzi di Enti Regionali di assistenza tecnica in agricoltura quali l ERSAT (ora LAORE), l interessamento di un ente di ricerca come l ISE-CNR, in collaborazione con Dipartimento di Protezione delle Piante dell Università di Sassari e AGRIS Sardegna, hanno solo negli ultimi anni modificato la situazione attraverso una serie di interventi e progetti strettamente interconnessi e legati a prospettive di sviluppo locale. Risale, infatti, ad una quindicina d anni fa la realizzazione di campi dimostrativi di melo e ciliegio ad opera dell ERSAT. Successivamente due Piani Integrati d Area hanno permesso diversi interventi nel comparto castanicolo favorendo la riqualificazione di questa coltura. Mentre più recentemente sono state condotte ricerche scientifiche sulla possibilità di gestione ecocompatibile di nocciolo, ciliegio e noce e si sta quindi passando al pero ed al castagno. Strategie di intervento e supporto Uno dei motivi per i quali risultava finora poco allettante, se non rischioso, investire nelle colture frutticole di montagna in Sardegna era la scarsità delle conoscenze sul loro stato
3 fitosanitario che, per quanto noto ai potenziali imprenditori, sarebbe potuto essere particolarmente problematico. Gli impianti esistenti venivano mano a mano abbondonati, residue produzioni erano realizzate sine cura in un contesto di estensivizzazione spinta. La gestione fitosanitaria era assente e rappresentava uno degli elementi frenanti ogni tentativo di recupero colturale. Fornire gli strumenti per il risanamento degli impianti ed una loro corretta difesa risultava prioritario per permettere l attivazione di un circuito virtuoso che consentisse di sviluppare le produzioni frutticole di montagna attraverso miglioramento della produttività, aumento dell interesse dei produttori per più attente conduzioni degli impianti, ricerca e selezione delle varietà locali, loro tipicizzazione, inserimento nella filiera delle produzioni tradizionali, sfruttamento della risorsa territorio e del valore aggiunto ambientale dell agricoltura biologica. Si ritiene, infatti, che solo una gestione della difesa in agricoltura biologica o comunque con sistemi eco-compatibili possa aggiungere valore a produzioni tendenzialmente poco redditizie in un contesto di multifunzionalità aziendale e territoriale. Il ripristino della redditività economica del comparto comporterà infine, come conseguenze derivate ma non secondarie, una migliore difesa del suolo e delle acque, e attraverso la riscoperta di tradizioni e conoscenze locali, una maggiore consapevolezza nelle popolazioni residenti della propria specificità storica e culturale. Interventi sul nocciolo Su iniziativa dell ISE, l area corilicola della Barbagia di Belvì è entrata a far parte del progetto nazionale CoRiBio, Ricerche sul nocciolo finalizzate all ottenimento di produzioni biologiche di qualità, finanziato dal MiPAAF nell ambito del Programma Nazionale Agricoltura Biologica. Le notizie sugli attacchi entomatici al nocciolo, a parte un unica segnalazione della presenza dell Eriofide galligeno delle gemme (Zanardi, 1974), si basavano solo su quanto i corilicoltori lamentavano, e cioè: un forte attacco del Coleottero Oberea linearis; danni generici e non quantificati da non meglio identificate Cimici nocciolaie; il ricordo di un eccezionale infestazione dell Eriofide galligeno delle gemme, Phytoptus avellanae. Non vi era invece alcuna segnalazione di danni da parte del Coleottero Curculio nucum, considerato il principale fitofago nei noccioleti d Europa ed Asia (AliNiazee, 1998). Tre anni di ricerche ( ) hanno consentito di far luce sulle principali avversità dei noccioleti della Sardegna. Il dato più interessante, anche economicamente, è il mancato ritrovamento del Curculionide C. nucum. Il Cerambicide O. linearis, che destava particolare preoccupazione, non sembra provocare danni consistenti ed è potenzialmente gestibile con adeguate tecniche di potatura (Marras et al., 2008). Viene confermata la presenza di alcune specie di Cimici tra le quali Palomena prasina e Gonocerus acuteangulatus. Il cimiciato delle nocciole è presente in percentuali molto variabili in relazione al tipo di gestione del noccioleto indagato. Anche la percentuale di gemme attaccate da Ph. avellanae è risultata variabile, ma raramente ha superato la soglia di intervento (Loru et al., 2008a). Per quanto riguarda le malattie di origine vegetale non è stata riscontrata la presenza di Pseudomonas avellanae patogeno chiave agente della Moria del nocciolo. Mentre sono presenti alcuni agenti patogeni che in diversa misura in Sardegna concorrono a determinare uno stato di deperimento dei noccioleti. Fra quelli batterici, di una certa rilevanza sono i danni causati da Pseudomonas syringae pv. syringae, da P. s. pv. coryli e da Xanthomonas arboricola pv. corylina, agenti rispettivamente della Moria dei rametti, dell Avvizzimento dei rametti e delle branche e del Bacterial blight (Fiori e Falchi, 2008). Queste ricerche tratteggiano per la prima volta il quadro delle avversità in Sardegna. Le indagini hanno messo in evidenza una situazione estremamente favorevole. Una presenza quasi certamente non naturale del nocciolo, accompagnata dall isolamento dell area e dalla grande vocazione colturale della stessa, ha probabilmente determinato l assenza di numerosi organismi dannosi o la loro limitata incidenza (Fiori et al., 2006; Loru et al., 2008b).
4 Interventi su noce e ciliegio Con il progetto Gestione ecocompatibile della difesa in colture frutticole tradizionali della Barbagia di Belvì (noce, ciliegio) finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna ed affidato all ISE, il Consorzio Agroforestale della Barbagia di Belvì ha inteso favorire il recupero delle tradizionali coltivazioni frutticole a noce e ciliegio dell area interessata. Il biennio di osservazioni ( ) ha fornito le necessarie informazioni sugli insetti dannosi effettivamente presenti sui due fruttiferi. Solo la Mosca delle ciliegie, Rhagoletis cerasi (Dittero Tefritide) e la Cidia delle mele, Cydia pomonella, (Lepidottero Torticide ) su noce, possono arrecare danni economici. Nessun altro fitofago è risultato pericoloso, probabilmente grazie all azione di fattori di contenimento sia biotici che abiotici, che ne mantengono le popolazioni entro livelli di densità non dannosi. In particolare la ricca artropodofauna riscontrata in tutti gli ambienti, costituita da una folta schiera di ausiliari generalisti, contribuisce a questa azione di controllo, favorita anche da una conduzione in biologico di fatto tipica di queste produzioni montane. Le popolazioni di Mosca delle ciliegie possono essere limitate con lavorazioni del terreno, in grado di distruggere le pupe svernanti. Anche la raccolta tempestiva di tutto il prodotto garantisce, oltre ad un minore attacco alle ciliegie, una minore carica di pupe nelle annate successive. La scarsa attitudine alla dispersione di questa specie rende queste pratiche sufficientemente efficaci. In impianti con varie cv. a differente periodo di maturazione può essere vantaggioso il controllo degli adulti attraverso esche o trappole alimentari avvelenate che producono risultati soddisfacenti. La gestione della Cidia delle mele è invece più problematica in quanto l infestazione evolve dagli adulti in dispersione sviluppatisi, durante la prima generazione nel mese di maggio, sui meli delle aree limitrofe. I danni tuttavia sono bassi nelle produzioni di frutto secco mentre interventi di controllo appaiono necessari se viene commercializzato il frutto fresco per la produzione liquoristica. Interventi insetticidi con prodotti consentiti in agricoltura biologica possono essere eseguiti sulla base di monitoraggi con trappole a feromoni e controlli dell infestazione sui frutti. Tra le patologie su ciliegio è stata accertata la presenza di P.s. pv. syringae e P. s. pv. mors-prunorum agenti del Cancro batterico e della Gommosi e di Agrobacterium tumefaciens agente del Tumore delle radici e del colletto. Solo la prima alterazione costituisce un serio problema per la gravità e diffusione riscontrate. Su noce è stata invece osservata la presenza di due alterazioni di origine batterica e due di origine fungina. Quelle di origine batterica sono causate rispettivamente da X. arboricola pv. juglandis agente delle Macchie nere del noce e da P. s. pv. syringae agente dell Avvizzimento di rami. Quest ultima malattia, pur meno diffusa, costituisce motivo di preoccupazione per i danni osservati. Le alterazioni di origine fungina sono causate principalmente da Gnomonia leptostyla agente dell Antracnosi che causa danni di rilievo e da Microstroma juglandis agente del Seccume fogliare lanuginoso che seppure diffuso non costituisce un problema. Interventi su castagno e pero Su entrambe queste coltivazioni frutticole esistono progetti in via di attuazione, con problematiche da affrontare ed obbiettivi completamente diversi. Il castagno ha già ricevuto, nel comprensorio, consistenti finanziamenti finalizzati a contenere i danni causati dal Cancro del castagno da Cryphonectria parasitica con l impiego di ceppi ipovirulenti del patogeno. Gli interventi si sono concretizzati nel risanamento, recupero e miglioramento varietale della coltura. Per quanto riguarda gli attacchi entomatici, nella primavera 2007, è stata rilevata, per la prima volta in Sardegna, la presenza del Cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus. Nel 2008 l Imenottero ha raggiunto percentuali di infestazione elevate e si è diffuso anche nel territorio limitrofo dell Ogliastra. Sulla base delle informazioni raccolte la sua introduzione sarebbe avvenuta tra il 2003 ed il 2005 da materiale vivaistico proveniente
5 dal Piemonte (Pantaleoni et al., 2008). Questo Cinipide può ridurre la produzione di castagne del 50-70% (OEPP/EPPO, 2005). L avversità è quindi di estrema gravità. In Sardegna ci si propone di seguire le buone pratiche già adottate in Giappone e Piemonte introducendo il parassitoide specifico Torymus sinensis (Imenottero Torimide) proveniente dalla Cina. In un ottica di accorciamento della filiera commerciale, una società agricola, insieme con l ISE, intende invece sviluppare un progetto di ricerca e sperimentazione per la produzione di una varietà tipica e quasi estinta di pera (la pera Mamoi). Per far questo è necessario superare, alcuni fattori limitanti. Infatti non esistono: raccolte sistematiche di cloni appartenenti alla varietà in questione; dati sui problemi fitosanitari della coltura nelle particolari condizioni pedo-climatiche del territorio ed in coltura specializzata; studi di marketing su questa varietà. Il valore qualitativo della pera Mamoi è abbastanza controverso, per taluni (Agabbio, 1994) di scarso interesse, per altri (AAVV, 2006) è invece un prodotto con caratteristiche organolettiche molto personali e decise. Inoltre si tratta di un frutto in grado di sopportare lunghe conservazioni, addirittura per molti mesi se in salamoia, che potrebbe essere inserito in contesti gastronomici peculiari. Conclusioni Tutti i progetti e le attività sopra descritte sono partite dalla necessità di gestire adeguatamente la difesa fitosanitaria delle colture frutticole di montagna in Barbagia per attivare, in ultima analisi, una robusta filiera corta attraverso la riqualificazione degli impianti o la trasformazione di coltivazioni, presenti solo negli orti familiari, in colture specializzate. Oltre alla qualità del prodotto cosiddetto biologico, per il quale mancherebbe oggi solo la certificazione essendo i frutteti gestiti senza alcun ricorso all uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi, andrebbe ricercata una tipicizzazione del prodotto. In particolare le varietà autoctone delle frutta montane in Sardegna non sono mai state né studiate né caratterizzate. Questo è un elemento di estrema debolezza del sistema. La possibilità di commercializzare un prodotto locale tipico e biologico che entri quale ingrediente principe anche nelle numerose linee di dolci tipici di alta qualità è decisiva per valorizzare pienamente il territorio conservandone le specificità e la propria cultura locale. La disseminazione dei risultati ottenuti con l attività svolta nell ambito dei progetti citati si è infine concretizzata in incontri e convegni nell ambito di una proficua collaborazione tra le comunità locali e gli enti di ricerca coinvolti. Bibliografia AAVV, Catalogo delle biodiversià delle Barbagie e del Mandrolisai. Pogetto Leader + Iniziativa Misura 1.3 Azione 1.3 A Psl Gal Barbagie Mandrolisai, 107 pp. OEPP/EPPO, Data sheets on quarantine pests / Fiches informatives sur les organismes de quarantaine: Dryocosmus kuriphilus. Bulletin OEPP/EPPO Bulletin, 35: Agabbio M., Le vecchie varietà della Sardegna. Carlo Delfino editore, Sassari, 430 pp. AliNiazee M.T., Ecology and management of hazelnut pests. Annual Review of Entomology, 43: Della Marmora A., Itinerario dell isola di Sardegna. Vol. II. Trad. di M. Brigaglia (2001). Archivio fotografico sardo (Eds.), Nuoro, 184 pp. Fiori M., Falchi G., Attività di prodotti eco-compatibili per il controllo di agenti del deperimento del nocciolo in Sardegna. Petria (In corso di stampa). Fiori M., Loru L., Marras P.M., Virdis S., Le principali avversità del nocciolo in Sardegna. Petria, 16(1): Loru L., Marras P.M., Fois X., Pantaleoni R.A., 2008a. Sulla presenza dell Eriofide galligeno delle gemme nei corileti sardi. Notiziario sulla Protezione delle Piante, 21: (in corso di stampa). Loru, L., Marras, P.M. and Pantaleoni, R.A., 2008b. Problemi entomologici nei noccioleti sardi. In M. Scortichini (eds.), La Corilicoltura Biologica in Italia. (in corso di stampa). Marras P.M., Loru L., Pantaleoni R.A., Observations on the Biology and Behavior of Oberea linearis (Coleoptera Cerambycidae) in Sardinia (Italy). 7 th Int. Congress on Hazelnut, June, 2008 Viterbo (Italy). Pantaleoni R.A., Loru L., Sassu A., Loddo C., Il Cinipide del Castagno in Sardegna: una nuova preoccupante presenza nella Barbagia di Belvì. Notiziario sulla Protezione delle Piante, 21: (in stampa). Schifani C., Il nocciolo in Italia. In: L economia del nocciolo. INEA, Roma, 52 pp. Zanardi D., Pericoloso parassita minaccia i noccioleti sardi. Sardegna Agricola, 52(10): 3.
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