Armonizzazione dei protocolli sul territorio italiano: aspetti preliminari

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1 WORKSHOP SORVEGLIANZA DELLA VIOLENZA E DEGLI INCIDENTI (TRAUMI, USTIONI, AVVELENAMENTI, SOFFOCAMENTO): RICONOSCIMENTO E INTERVENTO NEI CASI OSSERVATI IN AMBITO OSPEDALIERO E SANITARIO Roma, 20 febbraio 2015 Armonizzazione dei protocolli sul territorio italiano: aspetti preliminari Eloise Longo Istituto Superiore di Sanità

2 PRESUPPOSTO La questione della violenza contro le donne affonda le radici nella disparità tra i generi e nella discriminazione contro le donne e va affrontata sul piano politico e culturale. (Convenzione di Istanbul, 2011) Le conseguenze sono, invece, un problema sanitario, di responsabilità dei servizi sanitari nazionali che esigono risposte appropriate.

3 MESSAGGI CHIAVE La maggior parte delle ricerche condotte in Nord America e in Europa hanno dimostrato l elevata prevalenza della violenza contro le donne a livello globale e i suoi effetti negativi sulla salute psico-fisica. (Campbell, 204; Garcia-Moreno et al., 2005; Ellsberg et al., 2008; Bott et al. 2012) In considerazione delle dimensioni del fenomeno è necessario un approccio multisettoriale e multidisciplinare ai fini della prevenzione e il settore sanitario gioca un ruolo chiave. (L. Michau et al., 2014) Evidenze scientifiche dimostrano come i cambiamenti negli atteggiamenti e comportamenti non hanno bisogno di una generazione, ma possono essere raggiunti entro tempi più brevi. (L. Michau et al., 2014)

4 SISTEMA SANITARIO Non esiste in assoluto un modello efficace di risposta di assistenza sanitaria per quanto riguarda la violenza contro le donne che sia applicabile per tutti i paesi. (G. Moreno et al. 2014) Il sistema sanitario deve garantire condizioni, strumenti, linee guida e protocolli che consentano agli operatori dei servizi sanitari di operare per contrastare le forme di violenza e assistere le vittime. (G. Moreno et al. 2014) Il sistema sanitario e gli operatori sanitari giocano un ruolo fondamentale nell identificazione, valutazione, trattamento, invio e follow-up delle vittime di violenza. (WHO, 2013)

5 4 FASI DI INTERVENTO 1. IDENTIFICAZIONE 2. ACCOGLIENZA 3. ASSISTENZA 4. ACCOMPAGNAMENTO

6 OBIETTIVO Costituzione di tavoli tecnici tenuto conto della relatività dei contesti territoriali e della specificità dei singoli protocolli nei vari Pronto Soccorso in relazione alle quattro fasi (identificazione, accoglienza, assistenza, accompagnamento). Caratteristiche: intersettorialità, multidisciplinarietà, scambio dii buone prassi.

7 Riconoscimento - Lo screening aumenta l identificazione dei casi di violenza, ma non vi sono evidenze sufficienti per sostenere che esso comporti una riduzione delle recidive di violenza da parte del partner, o un miglioramento della qualità di vita, o delle condizioni di salute delle donne. (G. Feder et al., 2009) - Scarse evidenze si registrano anche per lo screening abbinato ad altri interventi (es. mettere nella cartella clinica il risultato del test di s. fornito dall operatore sanitario prima della visita; invii ad altri operatori sociali, di accoglienza, ecc.). (Mac Millan et al., 2009; F. Ahmad et al., 2009; KV. Rodhes et al., 2006)

8 Forti evidenze scientifiche Associazione tra violenza del partner e la presenza di disturbi mentali delle donne in quanto conseguenze (PTSD, depressione, ansia, tentativi di suicidio). Porre delle domande nella maniera adeguata potrebbe influenzare il trattamento e l assistenza.

9 CRITICITA FORMAZIONE Vi è un consenso globale sul fatto che nell assistenza sanitaria i professionisti devono sapere come identificare ì pazienti nei casi di IPV e fornire in prima linea terapie di supporto che includono l'ascolto empatico, il supporto continuo psicosociale e il rinvio ad altri servizi, così come globale è il consenso sulle cure poststupro per le vittime di violenza sessuale. Mancanza di sistematicità nella formazione del personale sanitario, soprattutto per coloro che lavorano nei servizi di primo contatto con le vittime. Mancanza di una formazione gender-sensitive. (WHO, 2013)

10 Raccomandazione Al fine di migliorare l identificazione, diagnosi e assistenza alle vittime, gli operatori sanitari dovrebbero essere addestrati a porre le domande in modo adeguato ascolto empatico

11 Requisiti minimi per chiedere informazioni 1. Protocollo/procedura operativa standard 2. Formazione su come porre le domande e fornire almeno una risposta minima 3. Setting che garantisca la privacy 4. Riservatezza garantita 5. Organizzazione nel servizio di un sistema di invio ad altri servizi

12 STEREOTIPI CULTURALI L ascolto e il colloquio se non adeguatamente condotti possono essere inficiati da stereotipi e pregiudizi culturali. Necessità di una formazione culturalmente orientata in funzione del contesto sociale di provenienza e appartenenza della vittima di violenza.

13 ESEMPIO DI STEREOTIPO La donna è un soggetto vulnerabile Questo concetto implica una donna che ha bisogno di protezione che contrasta con la raccomandazione delle Linee-Guida dell OMS che indica la necessità di un empowerment della donna.

14 PAROLE CHIAVE EMPOWERMENT AUTODETERMINAZIONE AUTONOMIA 1. Riconoscimento 2. Ascolto/accoglienza 3. Trattamento 4. Accompagnamento I I

15 IN SINTESI Il personale sanitario che offre assistenza alle donne dovrebbe ricevere una formazione caratterizzata da: a) Abilità adeguate su quando e come chiedere informazioni circa la violenza. b) Modalità efficaci di risposta ai bisogni delle vittime. c) La segnalazione obbligatoria dei casi di violenza da partner alla polizia da parte del servizio sanitario non è sempre raccomandata, anche se gli operatori sanitari dovrebbero offrirsi di segnalare l accaduto alle autorità competenti se la donna intende farlo ed è consapevoli (WHO 2013).

16 GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE

17 ISS Alessio Pitidis Giuseppe Balducci Cinzia Cedri Gianni Fondi Simona Gaudi Marco Giustini Maria Masotina E.O. Ospedali Galliera - Genova Paolo Cremonesi Daniela Pierluigi Valentina Roccati Agnese Schena Stefania Trinca Ministero della Salute Serena Battilomo

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