GLI ALIMENTI ZOOTECNICI

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1 GLI ALIMENTI ZOOTECNICI

2 Alimenti zootecnici in senso generale sono le sostanze commestibili; tutte quelle sostanze che ingerite, possono essere digerite, assorbite e utilizzate dall organismo; forniscono i principi alimentari (proteine, lipidi, carboidrati, minerali, vitamine), dai quali vengono ricavati i principi nutritivi per il metabolismo cellulare; gran parte di quelli usati in zootecnia deriva dal mondo vegetale; le piante sono organismi autotrofi (capaci di trasformare materiale inorganico in materia organica tramite fotosintesi).

3 Non tutti i principi alimentari e nutritivi hanno la stessa importanza proteine glucidi e lipidi minerali e vitamine costruzione Energia regolazione Hanno funzione prevalentemente plastica, cioé di costruzione dell organismo Hanno prevalentemente funzione di fornire energia per i processi vitali, produttive e riproduttivi Hanno prevalentemente il ruolo di bioregolatori, cioé di regolare lo svolgimento delle reazioni chimicobiologiche indispensabili per la vita. Alcuni minerali svolgono anche funzione plastica Perciò è importante conoscere il significato biologico dei principi alimentari. Nel ruminante, per comprendere la reale importanza delle diverse sostanze alimentari, bisogna anzitutto conoscere il rumine.

4 Il rumine alimenta la vacca (1) amido cellulosa zuccheri semplici acidi grassi proteine aminoacidi proteine azoto non proteico vitamina K vitamine gruppo B Perciò è necessario conoscere le funzioni del rumine per attribuire alle diverse sostanze il loro reale valore, per sapere in quale misura devono essere apportate, per scegliere le fonti alimentari più adatte. ( 1 ) Il rumine ospita numerosi microrganismi che scompongono e utilizzano i costituenti dell alimento per trarne energia per i loro processi vitali e per la loro moltiplicazione. I microrganismi del rumine diventano poi essi stessi alimento per l animale. La loro attività porta al duplice effetto di:

5 I diversi alimenti contengono percentuali differenti di principi alimentari proteine lipidi glucidi G ranella di mais Fieno Farina di carne Medica Tutti gli alimenti destinati agli animali contengono acqua, proteine, lipidi, glucidi, minerali, vitamine. Esistono però alimenti con alto tenore proteico, altri ad alto tenore in lipidi; altri ancora sono prevalentemente utilizzati per fornire glucidi. Molto importanti sono gli alimenti che contengono principi che l organismo non sa sintetizzare (essenziali), o che vengono valorizzati dal rumine. La composizione non è tuttavia sufficiente a definire quanta energia e quanti principi nutritivi possono essere effettivamente forniti all animale dall'alimento. Infatti, i principi alimentari possono essere più o meno digeribili e l'utilizzazione degli alimenti richiede un consumo di energia e di sostanze che varia in funzione degli stessi.

6 CLASSIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI in base all origine a) M.P. di origine vegetale: 1. FORAGGI 2. Cereali 3. Leguminose da granella 4. Semi di altre piante 5. Residui della lavorazione e molitura dei cereali 6. Residui dell'estrazione dell'olio da semi oleosi 7. Residui dello zuccherificio 8. Residui di altre industrie

7 CLASSIFICAZIONE DELLE MATERIE PRIME in base all origine b) M.P. di origine animale 1. Residui industrie lattiero casearie 2. Residui industrie della lavorazione della carne e del pesce 3. Altri prodotti

8 CLASSIFICAZIONE DELLE MATERIE PRIME in base agli apporti 1) ENERGETICHE : - Cereali - Melassi - Grassi animali - Olii vegetali - Residui estrazione alcool - Residui birrerie - Residui amiderie - Residui molitura cereali e zucchero

9 CLASSIFICAZIONE DELLE MATERIE PRIME in base agli apporti 2) PROTEICHE : - Leguminose da granella - Farine di estrazione e panelli - Alimenti di origine animale (macelli, latterie, pesca)

10 CLASSIFICAZIONE DELLE MATERIE PRIME in base agli apporti 3) APPORTATRICI DI ALTRI PRINCIPI NUTRITIVI: Residui di lavorazione e della molitura dei cereali Residui della lavorazione del riso Residui di altre industrie alimentari e della lavorazione della carne e del pesce

11 ALIMENTI Possono veicolare elementi indesiderati: propri fattori antinutrizionali acquisiti (coltivazione, raccolta, conservazione) nitrati/nitriti micotossine pesticidi, erbicidi contaminanti (ceneri; metalli pesanti; microorganismi)

12 ALIMENTI PER IL BESTIAME Foraggi freschi insilati fieni Concentrati Prodotti complementari dei foraggi (sottoprodotti agricoli) Integratori ed additivi

13 Eh! Eh! mi dispiace cari miei, ma per alimentare vacche da latte o animami giovani da rimonta voi non siete sufficientemente all atezza!!... Che presuntuoso

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15 RUOLI CONVENZIONALI E INNOVATIVI DEGLI ALIMENTI Nutrizionale apporto glucidi, proteine, minerali, vitamine, lipidi, ecc. Dietetico soddisfare il senso della fame (comportamento) masticazione, insalivazione, ruminazione, transito, digestione Tecnologico e produttivo Quantità prodotti, composizione, colore, sapore, aspetto, caratteristiche tecnologiche, resistenza ai trattamenti e conservazione Economico di norma oltre il 50% delle spese di produzione è per alimenti Sanitario e salutistico alimenti funzionali per migliorare ed influenzare la salute dell animale e dell uomo; Veicoli di markers territoriali per produzioni tipiche

16 Mi dispiace, ma di te non voglio nemmeno sentire parlare!! Questo è razzismo!... e pensare che sono pure economico e ben appetito

17 I foraggi I foraggi sono piante o parti di piante espressamente coltivate e/o utilizzate (se si tratta di vegetazione spontanea) per l alimentazione del bestiame. Frutti e semi rientrano nel foraggio se sono raccolti insieme alla parte vegetativa, altrimenti se raccolti a parte sono considerati concentrati.

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22 Un foraggio di buona qualità deve: garantire la salute degli animali (evitare dismetabolie, tossicosi) consentire prodotti di qualità (evitare contaminazioni ad es.micotossine, clostridi) sostenere adeguati livelli di produzione economicità della razione

23 Garantire la salute degli animali I foraggi sono fisiologicamente importante per la salute e la longevità dei ruminanti ed in particolare per quelli da latte. Razioni altamente energetiche (ricche di concentrati) per bovine ad elevata produzione richiedono una sufficiente quantità di fibra da foraggio per non incorrere nei fenomeni di acidosi.

24 sostenere adeguati livelli di produzione Foraggi di bassa qualità non consentono di raggiungere un elevata concentrazione energetica della dieta indispensabile per elevate produzioni di latte. La bassa qualità dei foraggi di non può essere compensata aumentando la percentuale di concentrati della dieta. Un foraggio di buona qualità è la base per una corretta formulazione della dieta.

25 Consentire prodotti di qualità I prodotti tipici sono sempre associati al territorio attraverso l alimentazione ed in particolare attraverso i foraggi prodotti in azienda. Secondo il modello del regolamento per la produzione della MBC il 70% della SS dei foraggi o il 40% della SS della razione delle bufale al secchio deve provenire dal comprensorio

26 I diversi fattori che influenzano sulle caratteristiche chimiche e nutritive di un foraggio Essenza/e (colture polifite) stadio vegetativo tecniche di conservazione natura fisico-chimica del terreno Caratteristiche chimiche e nutritive di un foraggio concimazioni stagione Clima (*)

27 La specie foraggera (o miscuglio) Si tratta di una scelta qualitativa che viene definita a priori all atto della semina. Le differenze più marcate esistono fra leguminose e graminacee ma per differenze nella composizione chimica e nelle caratteristiche morfologiche esistono fra specie e specie, fra varietà della stessa specie, e fra diverse modalità di coltura (clima, terreno, semina, concimazioni, modalità di raccolta, ecc. ) della stessa varietà o specie.

28 LA QUALITÀ DEI FORAGGI Nell Italia meridionale il fabbisogno foraggero è soddisfatto in maniera prevalente dagli erbai. In particolare nel Mezzogiorno prevalgono i polifiti su quelli monofiti e gli erbai autunno primaverili su quelli estivi. Le principali specie che contribuiscono alla costituzione degli erbai autunno-primaverili sono graminacee - come avena, orzo, segale, triticale e loiessa - e leguminose - quali trifogli (incarnato, alessandrino, squarroso, resupinato), sulla, lupinella, veccie, (comune e villosa) e favino.

29 LE GRAMINACEE Le graminacee si caratterizzano per l elevata produttività ma il loro foraggio è grossolano, povero in PG e piuttosto ricco di fibra. Le piante sono erette, con buona resistenza all allettamento e, quindi, adatte per erbai in coltura pura facilmente meccanizzabili oppure come componenti dei miscugli a sostegno delle leguminose. La grossolanità dello stelo e la sua maggiore durezza con il procedere della maturazione portano a raccolte tempestive per evitare notevoli riduzioni di appetibilità e di digeribilità del foraggio con conseguenti perdite per scarti alla mangiatoia e per riduzione del valore nutritivo.

30 LE GRAMINACEE Pianta Nome scientifico Utilizzo Mais Zea mais Fresco, insilato, Erba mazzolina Dactylis glomerata Fresco, fieno, insilato Fleolo Phleum pratense Fresco, fieno.insilato Festuca Festuca arundinacea Fresco, fieno, insilato Loiessa, loietto Lolium multiflorum, L. perenne Fresco, fieno, insilato Avena Avena sativa Fresco, fieno, insilato Orzo Hordeum vulgare Fresco, insilato Triticale Triticum x Secale Fresco, fieno, insilato Sorgo Sorghum volgare Fresco, fieno, insilato

31 LE GRAMINACEE Loietto Loiessa

32 LE GRAMINACEE mais Festuca pratensis

33 LE GRAMINACEE Veccia e avena avena

34 LE LEGUMINOSE Le leguminose forniscono un foraggio qualitativamente più pregiato perché più ricco di PG, di sali minerali e di vitamine di quello delle graminacee. La loro capacità produttiva è però scarsa e, ad eccezione di alcune specie (erba medica, trifogli, fava, soia) non sono autoportanti e necessitano di un tutore. Pertanto vengono utilizzate in consociazione con le graminacee per la costituzione di erbai misti. Devono essere raccolte precocemente perché dopo la fioritura lo stelo lignifica con rapidità e molte foglie basali ingialliscono e cadono.

35 Le Leguminose Pianta Nome scientifico Utilizzo Erba Medica Medicago Sativa Fieno, insilato, Trifogli spp. (bianco, alessandrino, squarroso, pratense, ecc.) Trifolium spp. Fresco, fieno, insilato Lupinella Onobrychis vicaefolia Fresco, fieno, insilato Sulla Hedysarum coonarium Fresco, fieno, insilato Veccia Vicia sativa Fresco, fieno, insilato Ginestrino Lotus corniculatus Fresco, fieno, insilato

36 Le Leguminose Erba medica

37 Le Leguminose Trifoglio repens Trifoglio incarnato

38 Lupinella Le Leguminose

39 Le Leguminose sulla

40 veccia Le Leguminose

41 Migliorare la qualità dei foraggi è forse uno dei mezzi più facili per ridurre i costi di alimentazione, in quanto aumentano la digeribilità e la quantità di alimenti ingeriti Sniffen e Robinson

42 Influenza dello stadio vegetativo alla raccolta Man mano che le foraggere prative si sviluppano e maturano la produzione di foglie o lembi fogliari diminuisce a favore dello stelo o dell insieme stelo + guaine In genere le foglie, rispetto allo stelo, sono più ricche in azoto, minerali e vitamine, e più povere in fibra.

43 Influenza dello stadio vegetativo alla raccolta La diminuzione della proporzione delle foglie è associata a un calo del contenuto in acqua e ad una diminuzione del valore nutritivo Anche la capacità d ingestione e la digeribilità del foraggio diminuiscono nettamente con il progredire dello sviluppo e della maturazione della pianta mentre aumenta la produzione totale di SS/ha.

44 Pectine+ Cellulosa Pectine+ Cellulosa+ Lignina Cellulosa+ Lignina Cellula giovane Altissima digeribilità Cellula adulta Media digeribilità Cellula vecchia Bassa digeribilità Contenuto cellulare Contenuto cellulare Contenuto cellulare Fasi di svilupp o della cellula vegetale ed aument o della parete cellular e

45 % della SS totale Medica % della SS totale Loietto Evoluzione con l età della composizione morfologica della loiessa e dell erba medica. Al 1 taglio l età è espressa in rapporto all inizio della spigatura (per la loiessa) o all inizio della fioritura per la medica ciclo 2 ciclo 3 ciclo DE Età in settimane 1 ciclo 2 ciclo 3 ciclo 4 ciclo spighe steli+ guaine residui foglie fiori steli 40 residui 20 DB DF foglie Età in settimane DE = inizio spigatura; DB = comparsa bottoni fiorali; DF = inizio fioritura

46 SS I (g/kg PM) PG (kg)/ha Evoluzione nel corso del 1 ciclo vegetativo dell erba medica del tenore in proteina grezza (PG), del valore energetico (UFL) 90 Erba medica UFL UFL/kg SS 1, SSI 0, PG 0,8 0, Età (g) 6 0

47 Evoluzione nel corso del 1 ciclo vegetativo dell erba medica della quantità di Sostanza di UFL e di PG per ettaro SS (tonnellate) e UFL (migliaia)/ha inizio emissione bottoni fiorali inizio fioritura PG (kg)/ha Erba medica PG SS UFL Età (g): 50% all inizio della fioritura 60

48 Evoluzione nel corso del 1 ciclo vegetativo del loietto italiano del tenore in proteina grezza (PG), del valore energetico (UFL), della quantità di Sostanza secca ingerita nei montoni (SSI in g/kg PM) SS I (g/kg PM) PG (% SS) Loietto italiano UFL/kg SS SSI UFL UIM 1, 0 0, , PG 0, Età (g)

49 SS (tonnellate) e UFL (migliaia)/ha inizio spigatura inizio fioritura PG (k)/ha Evoluzione nel corso del 1 ciclo vegetativo del loietto italiano della quantità di sostanza secca, di UFL e di PG per ettaro Loietto italiano SS UFL PG Età (g): 50% all inizio della spigatura

50 spiga a 10 cm lembi fogliari (% della SS) % SS % acqua spigatura spigatura fioritura (kg SS o UFL) x 1000/ha kg acqua x1000/ha Evoluzione, nel corso del primo ciclo di vegetazione della loiessa della produzione di lembi fogliari, del contenuto in acqua, di sostanza secca (SS) e di UFL prodotte per ettaro % acqua acqua/ha UFL /ha % SS 5 % 50 % Giorni (= 50 quando il 5% delle piante è in spigatura) 4 2

51 INFLUENZA DELLA QUALITÀ DEL FIENO DI MEDICA SULLA PRODUZIONE DI LATTE (Da Mc. Cullog, 1985, modificato) QUALITÀ DELLA MEDICA %le Mangime sulla S.S. della razione OTTIMA BUONA MEDIA MEDIOCRE

52 TRADIZIONALE RUOLO DEI FORAGGI IN ALIMENTAZIONE ANIMALE Dietetico (masticazione, insalivazione, ruminazione, transito, digestione, ingestione) Nutrizionale (apporto di glucidi, proteine, minerali, vitamine, lipidi, ecc.,) (a volte alimento unico, più di frequente associati a mangimi e integratori) Tecnologico e produttivo (composizione, colore, sapore, aspetto, stagionatura, ecc.)

53 I foraggi freschi

54 I FORAGGI FRESCHI I foraggi freschi rappresentano la naturale base alimentare, specie nella buona stagione, dei bovini, degli ovicaprini e degli equini, in particolare quando gli animali sono tenuti allo stato brado o semibrado. La peculiare caratteristica dei foraggi freschi è il loro elevato contenuto in acqua e l alto valore nutritivo (espresso sul secco).

55 I FORAGGI FRESCHI Il foraggio, somministrato fresco o pascolato, rappresenta un alimento di elevata digeribilità, solitamente ben appetito, con effetti favorevoli per la produzione lattea se impiegato in maniera corretta.

56 I FORAGGI FRESCHI l alto contenuto in acqua, l'elevata degradabilità delle sostanze azotate e la fermentescibilità di quelle glucidiche debbono essere opportunamente bilanciate al fine di non interferire con la funzionalità dell'apparato digerente; la composizione chimica, la digeribilità e il valore nutritivo delle erbe subiscono variazioni continue e sensibili, via via che avanza lo stadio vegetativo delle piante con un aumento della sostanza secca, della fibra e della lignina e la riduzione delle proteine e degli zuccheri;

57 I FORAGGI FRESCHI i foraggi freschi sfalciati devono essere consumati prima che inizino fermentazioni dannose (in estate non oltre le 24 ore), con innalzamento della temperatura, perdita di valore nutritivo, di appetibilità e formazione di sostanze nocive; lo sfalcio deve avvenire al giusto stadio vegetativo: i foraggi se sfalciati troppo giovani possono determinare turbe intestinali, se troppo maturi risultano poco appetiti, poco digeribili e rallentano lo svuotamento del rumine, diminuendo l ingestione della razione.

58 I FORAGGI FRESCHI I foraggi freschi rappresentano comunque la forma di foraggio più appetibile e a maggior valore nutritivo. La messa ad erba delle bovine in primavera coincide quasi sempre con un aumento produttivo e con un miglioramento globale della fertilità e dei parametri riproduttivi. L alimentazione estiva con foraggi freschi risulta spesso la più conveniente dal punto di vista nutritivo se non addirittura economico di quella a base di foraggi conservati.

59 I FORAGGI FRESCHI Secondo alcuni ricercatori l utilizzo di foraggi freschi potrebbe ripercuotersi sulle qualità organolettiche del latte, e, quindi, dei formaggi, modificando odori e sapori.

60 L ingestione diretta di erba e la qualità del latte L'introduzione di quantità importanti di foraggio fresco nel razionamento delle bovine in produzione incrementa il contenuto di CLA, acido vaccenico, vitamine liposolubili, acidi grassi n-3 (Kelly et al., 1998; Collomb et al., 2001; Antongiovanni et al., 2002), e porta il rapporto (n-6/n-3) da 2/1 a 1/1 (Enser et al., 1998; Antongiovanni et al. 2001; Stene et al. 2002)

61 L ingestione diretta di erba e la qualità della carne il foraggio fresco favorisce la produzione ruminale di CLA e dell'acido vaccenico (VA), che è precursore dell'acido rumenico (CLA) a livello tessutale. Le carni di vitelloni allevati al pascolo sono caratterizzate quindi dalla maggior presenza di questi acidi grassi (French et al., 2000; Antongiovanni et al., 2002; Yang et al., 2002; Labord et al., 2002). è stato rilevato che l'inclusione di foraggio fresco triplica in questa la presenza di α-tocoferolo (Vit. E) rispetto a quanto si osserva in vitelloni ingrassati in feedlot (Yang et al., 2002).

62 I FORAGGI FRESCHI In passato, l uso dei foraggi freschi è stato notevolmente ridotto se non addirittura eliminato, principalmente a causa dei seguenti motivi: L elevata variabilità nella composizione chimica legata al diverso stadio vegetativo, l esigenza di mantenere il più possibile costante la composizione della dieta onde evitare possibili turbe digestive, la possibilità di causare disordini digestivi per la loro ricchezza in azoto fermentescibile (soprattutto le leguminose e se l erba è bagnata) l inquinamento pressoché inevitabile della razione con spore parassiti e contaminanti microbici vari L impegno giornaliero di dover sfalciare e portare in azienda il foraggio.

63 L alimentazione con i foraggi freschi I problemi più importanti che si pongono nella raccolta dei foraggi freschi sono: Il cambio di alimentazione: se si passa troppo rapidamente dall'alimentazione secca a quella verde, eccedendo magari nel quantitativo di fresco, gli animali reagiscono con diarree e quindi con problemi di disidratazione e perdita di sali minerali, creando squilibri a livello di metabolismo ruminale. La nettezza di taglio: Lo sfilacciamento degli steli oltre a favorire fermentazioni rapide che riducono l appetibilità del foraggio, provoca ritardi nella ricrescita del nuovo taglio. L inquinamento, ovvero la mescolanza di terra al prodotto: che può verificarsi durante la falciatura, la raccolta e il carico, provoca una diminuzione dell appetibilità del foraggio

64 L alimentazione con i foraggi freschi Nel caso sia destinato all alimentazione diretta, la raccolta si compone delle seguenti operazioni: taglio, raccolta, carico, trasporto e scarico nel punto di alimentazione. Tali operazioni possono essere completate, in fase di raccolta e carico, dalla sfibratura per i foraggi prativi, o più comunemente dalla trinciatura.

65 Impiego dei foraggi verdi: CONSIDERAZIONI I foraggi verdi sono di qualità variabile Difficile valutazione analitica Problemi di costanza di razionamento Importante la gestione della modalità di somministrazione e/o gestione delle aree di pascolo di norma (se di media qualità) Elevata appetibilità e digeribilità Ridotto contenuto di fibra (calo grasso nel latte; anche per lipidi) Probabile eccesso di azoto degradabile (aumento urea nel latte) necessario compensare per fibra e energia attenzione aumento livello cereali preferibile far precedere all assunzione fieni secchi limitare il quantitativo per pasto a kg limitare il quantitativo giornaliero a kg

66 I FIENI

67 La fienagione La fienagione rappresenta il sistema più antico e diffuso di conservazione delle piante foraggere con stelo relativamente sottile, basato su una serie di operazioni mirate a ridurre, nel più breve tempo possibile, il contenuto in acqua dell erba (80 %) fino a valori tali (15-18%) da inibire l attività biologica dell erba stessa e dei microrganismi che la popolano grazie alla concentrazione dei succhi cellulari.

68 La fienagione Le proprietà nutrizionali del fieno sono in funzione delle caratteristiche del materiale di partenza, cioè del foraggio fresco, e quindi del suo contenuto in sostanze nutritive e della sua digeribilità. Notevole importanza, soprattutto nella fienagione tradizionale, assumono l'andamento meteorico e la tempestività e l'accuratezza delle operazioni di sfalcio, di rivoltamento, di raccolta e di conservazione del fieno.

69 Le modalità di fienagione Nella fienagione vengono distinte tre tecniche principali: Fienagione naturale:l essiccazione del foraggio è operata esclusivamente dall irraggiamento solare Fienagione in due tempi: l essiccazione del foraggio avviene parzialmente sul prato e completata successivamente artificialmente Fienagione artificiale o disidratazione: in fienili dotati di apposite attrezzature per permettere la ventilazione della massa foraggera con aria calda o a temperatura ambiente,

70 Le modalità di fienagione L 80% dei foraggi prativi è ancora affienata: Fienagione naturale:(90%) Fienagione in due tempi: (10%) Fienagione artificiale o disidratazione: In Italia è poco diffusa grazie al nostro clima

71 Fienagione Il tenore medio di acqua del foraggio verde falciato di mattina è del 75 90% a seconda del tipo di foraggio, dello stadio di maturazione e delle condizioni atmosferiche. In primavera, con abbondanti produzioni e con tempo sereno e asciutto, il grado di umidità scende all inizio rapidamente per raggiungere, già alla fine del primo giorno, il 55-65%. Il giorno seguente la perdita d acqua continua fino a raggiungere, alla sera, un valore compreso tra il 30 e il 40%. Durante la notte il fieno riassorbe un po di umidità e al terzo giorno il processo di essicazione si rallenta in modo che il contenuto in acqua si riduce al 20-30%.

72 Contenuto in acqua (%) % 60% % 38% 2 8% raccolta % 2 0 % 0 ore giorno 2 giorno 3 giorno 4 giorno Rappresentazione schematica del processo di essiccazione durante la fienagione in campo.

73 Fienagione naturale Nella fienagione naturale, l'erba rimane sul campo per un periodo variabile dai 2 ai 5 giorni. Le principali tappe della fienagione sono: 1. Sfalcio 2. Movimentazione 3. Raccolta

74 1. Sfalcio Fienagione naturale Operazione meccanica effettuata con le falciatrici Deve essere effettuato al giusto stadio vegetativo Ad un altezza che non consente inquinamento di terra

75 Fienagione naturale

76 Fienagione naturale

77 Movimentazione Fienagione naturale lo spargimento o l'arieggiamento; uno o più rivoltamenti; la ranghinatura serale o spandimento dell'andana; un nuovo rivoltamento e la ranghinatura fino a quando il foraggio non abbia raggiunto un giusto grado di umidità (15-20%) per essere imballato.

78 Operazioni di rivoltamento del foraggio per facilitare l'essicazione

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80 Fienagione naturale La rapidità dell essiccamento è funzione: Deficit saturazione dell aria (temperatura, ventilazione, ore di sole) Famiglia Botanica (grossezza steli, ricopertura cere, rapporto foglie/steli) Umidità del foraggio Modalità operative (dimensioni andana, rivoltamento, tempestività).

81 Condizionamento Il condizionamento del foraggio consiste nello schiacciamento dell'erba con speciali macchine dette appunto condizionatrici. Ciò comporta l'aumento della traspirazione e dell'evaporazione dell'acqua contenuta nel foraggio in essiccazione. Di conseguenza: minore durata del periodo di permanenza dell'erba in pieno campo, quindi meno rischi dell'esposizione del foraggio a possibili fattori ambientali sfavorevoli come le precipitazioni atmosferiche; meno interventi operativi di arieggiamento, rivoltamento e spandimento.

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83 + + + Schema del funzionamento di una falciacondizionatrice Le falciacondizionatrici schiacciano il foraggio mediante appositi rulli immediatamente dopo lo sfalcio al fine di favorire una rapida fuoriuscita dei liquidi vegetativi

84 Falcia - condizionatrice

85 Falcia - condizionatrice

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87 PERDITE PER CAUSE MECCANICHE Le perdite meccaniche si verificano durante le operazioni di rivoltamento, spargimento, ranghinatura e raccolta ed interessano soprattutto le frazioni fogliari che rappresentano la parte a più elevato valore nutritivo della pianta. Sono maggiori per le leguminose per la delicatezza del picciolo e a causa della notevole differenza del tempo di essiccazione delle foglie rispetto allo stelo Le perdite sono maggiori quanto più è secco il foraggio e quanto più è intensa la lavorazione meccanica Nella fienagione tradizionale causano una perdita del 5-12 % della SS totale del foraggio e del 5-15 % del valore nutritivo

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89 PERDITE PER PIOGGIA LISCIVAZIONE Le piogge durante la permanenza in campo del foraggio tagliato possono causare perdite notevoli soprattutto se l erba é già in parte essiccata con perdite di minerali solubili, zuccheri e componenti azotati. La pioggia può anche prolungare l azione degli enzimi presenti nelle cellule e favorire l insediarsi delle muffe. Il primo taglio (maggengo) e gli ultimi tagli autunnali sono quelli maggiormente esposti al rischio di piogge.

90 PERDITE PER PIOGGIA Condizioni climatiche LISCIVAZIONE Sostanza secca PERDITE (%) Valore nutritivo Proteina grezza Favorevoli Normali Sfavorevoli

91 Perdite di conservazione Perdite consistenti si verificano durante l'immagazzinamento, dovute principalmente a fermentazioni batteriche, che sono tanto piú elevate quanto piú umido è il foraggio al momento della raccolta. Quando l'umidità è troppo alta si può arrivare all'interno della massa foraggera a temperature superiori ai 70 C, che possono provocare anche l'autocombustione del fieno. In caso di surriscaldamento occorre arieggiare il foraggio. Se il fenomeno accade in fienili attrezzati, si ricorrere al raffreddamento della massa foraggera mediante ventilazione con aria a temperatura ambiente.

92 La raccolta o confezionamento Il confezionamento del fieno può avvenire o con i sistemi tradizionali che formano piccole balle di dimensioni con peso unitario compreso fra i 15 e i 50 kg ( kg/m3), o con macchine che formano balle cilindriche di grosse dimensioni con pesi unitari compresi fra 250 e 500 kg ( kg/m3).

93 Raccolta del fieno mediante raccoglimballatrici: balle parallelepipide; Rotoballe; carro raccoglitore A B C A) a B) C ) particolare del

94 Schema operativo, dall innesco all espulsione della balla dalla rotoimballatrice

95 Fienagione in due tempi Questo sistema è stato messo a punto per ovviare ai molteplici inconvenienti della fienagione tradizionale e per permettere l'essiccazione dell'erba verde anche in quelle zone, come le aree di montagna, che sono caratterizzate da sfavorevoli andamenti climatici nel periodo di raccolta. L'erba falciata viene lasciata appassire in campo fino a raggiungere un tenore in umidità inferiore al 50%. Il foraggio, una volta raccolto sfuso o imballato, viene posto in fienili attrezzati con appositi sistemi di ventilazione mediante i quali l'aria, a temperatura ambiente o riscaldata, viene fatta passare attraverso la massa foraggera fino a ridurne l'umidità al di sotto del 20%

96 Fienagione in due tempi

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98 Produzione di un ha di erba medica secondo due sistemi di fienagione naturale Fienagione Produzione erba SS 13 Valore energetico (UFL/kg SS) 0,84 Valore protetico (PD g/kg SS) 170 Perdite medie in due tempi Perdite SS Perdite UFL Perdite PG FIENO Valore energetico (UFL/kg SS) 0,67 0,75 Valore protetico (PD g/kg SS) Produzione fieno (T SS/Ha) 9,75 11,4 UFL/ha PD/ha

99 Impiego dei fieni: CONSIDERAZIONI I fieni sono di qualità variabile Difficile valutazione analitica Problemi di costanza di razionamento Importante la gestione delle scorte e dei magazzini Essenziale la valutazione sensoriale Se di qualità medio-scarsa Ridotta ingestione Probabile carenza azoto degradabile (rallentata crescita batterica) necessario compensare per fibra, azoto ed energia aumento livello concentrati ridotta degradabilità fibra Se di buona qualità: elevate quantità di proteine e di azoto solubile buona disponibilità di NFC rapidi (ph ruminale) aumento ingestione ed elevata velocità di transito diminuzione fibra effettiva (ph ruminale) preferibile associazione con graminacee

100 Foraggi insilati L'insilamento è un sistema di conservazione di antiche origini (i cenni storici risalgono a anni a.c.), che si basa su processi chimico biologici, dovuti a specifiche fermentazioni, finalizzati alla creazione di un ambiente avverso alla proliferazione di microrganismi degenerativi della massa organica.

101 Foraggi insilati I principali vantaggi conseguibili con l'insilamento sono: - conservazione di alcuni foraggi come il mais che non non sono affienabili; - limitazione delle perdite di raccolta che si verificano con la fienagione, per cui si ha una maggiore disponibilità aziendale di foraggi, che risultano spesso di migliore qualità; - minore impiego di manodopera; - possibilità di alimentare il bestiame durante l'inverno con buoni foraggi; - aumento delle disponibilità foraggere; - aumento del carico di bestiame per Ha. -meccanizzazione integrale delle varie operazioni

102 Produzione U.F./ ettaro erba insilato di prato fieno silomais

103 I vantaggi dell insilato La parziale indipendenza dalle condizioni atmosferiche permette: scelta dello stadio vegetativo in cui il VN è ottimale una più rapida liberazione dei terreni e una scelta più vasta nella rotazione delle colture

104 Foraggi insilati L'insilamento consiste nel mettere il foraggio trinciato in cumuli all'interno di particolari strutture, detti sili, e di creare le condizioni necessarie all'istaurarsi di un ambiente acido che costituisce il presupposto fondamentale per la buona conservazione del foraggio. Con l'insilamento i foraggi subiscono una serie di fermentazioni che, in senso figurato, si possono definire come una lotta tra i microrganismi buoni e cattivi, intendendo come tali i responsabili di una buona o cattiva conservazione del foraggio.

105 Foraggi insilati I principali processi biologici che avvengono nella massa insilata constano di due fasi: fase respiratoria; fase di fermentazione, che viene operata sia dagli enzimi citoplasmatici che dai ceppi batterici presenti nel foraggio.

106 Foraggi insilati: Fase di respirazione Quando il foraggio viene introdotto nel silo "respira" consumando l'ossigeno presente all'interno della massa. La respirazione non è altro che una lenta combustione che avviene a spese degli zuccheri, con formazione di anidride carbonica e di acqua e con emissione di calore. Più è elevata la quantità di aria contenuta nella massa, tanto maggiore è la quantità di zuccheri che vengono trasformati, tanto più la massa si riscalda. La respirazione è un processo dannoso che deve essere limitato. In pratica si deve ridurre al minimo la quantità di aria all'interno del silo e limitare gli scambi gassosi tra la massa insilata e l'ambiente esterno.

107 Foraggi insilati: Fase di fermentazione Il processo di fermentazione è dovuto all'attività dei batteri lattici e dei colibatteri e inizia subito dopo l'immissione del foraggio nel silo. Dopo il consumo dell O 2 e in presenza di una sufficiente quantità di sostanze zuccherine, la produzione di acido lattico raggiunge, già nei primi tre giorni, per lo meno il 75% della produzione totale di acidi.

108 Foraggi insilati: Fase di fermentazione Quando l'acido lattico determina un ph di 3,5 nella massa insilata, quasi tutti i processi nocivi dovuti ad altri batteri si arrestano e, superato questo limite, viene inibita la stessa fermentazione lattica e l'insilato diventa stabile. Nelle stesse condizioni la fermentazione acetica si svolge altrettanto rapidamente, raggiungendo in tempi ancora minori, la concentrazione massima di 0,4-0,7% di acido acetico.

109 Foraggi insilati: Fase di fermentazione Per effetto di questi due processi, quindi, il ph diminuisce rapidamente e già dopo pochi giorni dal valore iniziale di circa 7 passa a un valore limite di 3,5, che inibisce lo sviluppo dei clostridi e garantisce la buona conservazione dell'insilato. Riducendo il contenuto in acqua del foraggio, si limita la proliferazione dei batteri sia utili che dannosi e pertanto una buona conservazione si può conseguire anche a ph attorno a 4,5 (fieno-silo).

110 Foraggi insilati: Fase di fermentazione Se l'acidificazione dell'insilato è avvenuta correttamente, i contenuti in acido butirrico e in ammoniaca (NH 3 ), indici dell'attività clostridica e della degradazione delle proteine, risultano bassi.

111 ph 6,0 5,0 Coliformi Streptococchi Leuconostoc 4,0 Clostridi Lattobacilli Pediococchi Acidità dell insilato e sensibilità dei batteri Dopo il consumo dell ossigeno e in presenza di una sufficiente quantità di sostanze zuccherine, la produzione di acido lattico raggiunge, già nei primi tre giorni, per lo meno il 75% della produzione totale. Quando l acido lattico determina un ph di 3,5 nella massa insilata, quasi tutti i processi nocivi dovuti ai batteri vengono arrestati e, superato questo limite, viene inibita la stessa fermentazione lattica e l insilato diventa stabile. Tempo

112 INSILATI Trasformazioni chimiche durante la fermentazione RESPIRAZIONE Rapido consumo di O 2 presente nella massa di foraggio Ossidazione dei CHO solubili (costipazione, chiusura del silo, temperatura, ph, stadio vegetativo) FENOMENI AUTOLITICI Processi enzimatici che si svolgono nelle cellule vegetali a carico di CHO e proteine Quando l O 2 si esaurisce si produce alcool, acetaldeide, ac. piruvico, ac. lattico FERMENTAZIONI BATTERICHE Acidofili (ph<4.5), butirrici ( ), putrefattivi (5-7)

113 Condizioni ambientali per lo sviluppo dei microrganismi I microrganismi coinvolti nel processo di insilamento sono i: - batteri lattici; - colibatteri; - clostridi; - le muffe e lieviti.

114 Batteri lattici Sono il gruppo più importante dei microrganismi della fermentazione. Essi si sviluppano nei primi tre giorni di conservazione, preferendo temperature comprese tra i 20 e i 30 C, per cui sono "denominati a fermentazione fredda". Essi attaccano gli zuccheri (glucosio, fruttosio, pentosani) trasformandoli in gran parte in acido lattico, la cui presenza nell'insilato in quantità sufficiente è sintomo della buona riuscita della conservazione. Se la fermentazione lattica si svolge regolarmente si viene a creare una specie di sterilizzazione della massa che, in assenza di aria, consente una conservazione pressoché illimitata del foraggio.

115 Batteri lattici Un buon silomais deve contenere 1,5-2% sul tal quale di acido lattico pari al 5-8% sul secco, ed un ph che si aggiri intorno a 3,8-4,2.

116 Acido lattico L'acido lattico ha un elevato potere acidificante e quindi la sua produzione crea un abbassamento del ph dell'insilato fino a livelli tali da inibire lo sviluppo dei microrganismi dannosi. Le condizioni per un buon sviluppo dei batteri lattici sono la presenza, nel foraggio da insilare, di zuccheri facilmente fermentescibili (6-7% s.s.). E' inoltre molto importante eliminare rapidamente l'aria dalla massa insilata per bloccare l'attività respiratoria delle piante, che, come già visto, consumano proprio gli zuccheri. La respirazione, inoltre, induce anche un aumento della temperatura, che se non bloccato in tempo può arrivare a livelli tali da rendere difficoltoso lo sviluppo dei batteri lattici.

117 Colibatteri I colibatteri si sviluppano rapidamente nell'insilato all'inizio del processo fermentativo, trovando un ambiente ottimale nel foraggio umido, con ph vicino alla neutralità e nella presenza di aria. Essi danno luogo principalmente alla formazione di: anidride carbonica; acido acetico. Per produrre queste sostanze, i batteri consumando parte degli zuccheri necessari allo sviluppo dei batteri lattici provocando perdite considerevoli di sostanza organica.

118 Colibatteri I colibatteri prolificano quando: i foraggi vengono insilati con un alto contenuto di acqua, si registrano perdite elevate di sostanze nutritive ; non si assicura un'adeguata compressione e copertura della massa foraggera onde evitare la presenza di quantità eccessive di aria. L'azione di questi batteri è considerata un "male inevitabile", in quanto è praticamente impossibile eliminare completamente l'aria dalla massa insilata. L'attività dei colibatteri è in genere di breve durata e di scarsa importanza, essa viene frenata dal rialzo della temperatura e soprattutto dall'abbassamento del ph.

119 Clostridi Questi batteri sono gli agenti principali delle fermentazioni dannose che possono procurare perdite di valore nutritivo nell'insilato di oltre il 60-70%. Fra i clostridi si possono riconoscere due gruppi: - clostridi saccarolitici o butirrici, che fermentano gli zuccheri e gli acidi organici trasformandoli in acido butirrico ed acetico, ma possono fermentare l'acido lattico presente nell'insilato e attaccare le stesse proteine; -clostridi proteolitici o putrefattivi, che attaccano principalmente le proteine che vengono degradate ad ammoniaca e ammine. I clostridi butirrici si sviluppano in due-tre settimane; sono acido-sensibili e pertanto riducono la loro attività quando il ph è inferiore a 4,5 e muoiono a ph 4,2.

120

121 Muffe e lieviti Anche questi microrganismi sono dannosi per la conservazione dei foraggi. La loro presenza nell'insilato è un segno sicuro dell'avvenuta immissione di aria. Essendo insensibili agli acidi, possono deteriorare anche buoni insilati. Sono spesso la causa di fermentazioni secondarie negli insilati di mais e in quelli d'erba appassiti, ove si riscontra molte volte post-fermentazione dopo l'apertura del silo. In questo caso, soprattutto i lieviti si sviluppano in conseguenza della presenza di aria e di residui di carboidrati non consumati dai batteri, con produzione di etanolo e con ingenti perdite di sostanza secca.

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123 Condizioni ambientali richiesti dai microrganismi nell insilato Aria Temperatura ( C) ph Batteri lattici ( ) Col ibatteri ( ) Batteri butirrici ( ) Batteri proteolitici ( ) Batteri putrefacenti Lieviti e muffe ( ) Si sviluppano nei primi 3 giorni preferendo i C (batteri a fermentazione fredda). Per un loro buon sviluppo occorrono 6 7% di zuccheri fermentescibili e l eliminazione rapida dell aria dalla massa (per bloccare la respirazione delle piante). 2 ( ) Producono CO 2 e acido acetico, consumando zuccheri necessari per i lattici, provocando perdite di S.O., in specie se i foraggi sono ricchi e non sono stati opportunamente compressi. 3 ( ) Fanno parte del gruppo dei clostridi che si distinguono in: ( a) butirrici (Clostridium butyricum) che fermentano gli zuccheri e gli ac. organici (ac. lattico); (b) proteolitici (Clostridium sporogenes) che attacano le proteine con produzione di NH 3, CO 2 e ac. organici (acetico, propionico, isobutirrico e isoval erianico).

124 Fermentaz. Andamento M.O. Substrato Metaboliti Acetica Inizia con la respirazione;dur ata 2-3 d Aerobater, Streptococcus Pentosani, cellulosa Acetico (CO2) Lattica Inizio graduale (?O2,?acidità); durata 15-20d, finisce quandoil ph = Lactobacillus Zuccheri, CHO solubili Lattico (acetico ed etanolo) Butirrica Proteolitica Dopo 2-3 settimane ph > 4.5 ( ) Clostridium butyricum Clostridium sporogenes Zuccheri, ac.organici Proteine Butirrico, (CO2 ) aa, amine, NH3

125 Fermentazioni dannose A causa di uno scarso contenuto di sostanze zuccherine e/o per un'eccessiva presenza di aria, che incentiva l'attività respiratoria della pianta e quindi l'innalzamento termico della massa insilata, si può manifestare un eccesso di acido acetico e una scarsa produzione di acido lattico, con una conseguente limitata riduzione del ph. In questo caso non esiste una situazione ambientale che inibisce l'attività dei clostridi butirrici che, pertanto, nel giro di due-tre settimane, iniziano a proliferare utilizzando gli zuccheri rimasti e l'acido lattico. Successivamente si innescano le attività dei batteri proteolitici, che rapidamente degradano le proteine. In queste condizioni, il contenuto di acido lattico dell'insilato è basso, mentre aumentano quelli di acido acetico e butirrico e di azoto ammoniacale.

126 Acidificazione e degradazione delle proteine durante i processi fermentativi nell'insilato (in % del valore massimo). 1 Durata delle fermentazioni (giorni) Contenuto medio (% t.q.) Acido lattico -fermentazione buona -fermentazione cattiva ,0 1,0 Acido acetico -fermentazione buona -fermentazione cattiva ,6 1,2 Acido butirrico -fermentazione buona -fermentazione cattiva ,0 2,0 Degradazione delle proteine -fermentazione buona -fermentazione cattiva ,0* 30,0* (*) Azoto ammoniacale in % dell'azoto totale

127 Perdite di insilamento Una prima perdita è quella che si verifica in campo. Dopo il caricamento del silo si verifica un'altra serie di perdite, dovute ai liquidi di percolazione che si liberano dai foraggi verdi durante le prime fasi della conservazione e contengono, in soluzione, varie sostanze nutritive. Solo quando il contenuto in acqua dell'erba è inferiore al 50% la quantità di liquido di percolazione è irrilevante. Queste perdite si verificano in genere durante le prime otto settimane dall'insilamento e iniziano e terminano tanto piú velocemente quanto maggiore è il contenuto in acqua.

128 PERDITE: SS Accorgimenti PERCOLAZIONE 0-14% RESPIRAZIONE e FERMENTAZIONE FERMENTAZIONE CLOSTRIDICA 5-8% POSTFERMENTAZIONE 10% TOTALI 5-20% Pre-appassimento,evitare elevata umidità,altezza eccessiva dellamassa Evitare la presenza di O2, compressione, evitare elevata umidità 5% Compressione, elevata SS Superficie ( cappello ) zone laterali

129 Impiego dei insilati: CONSIDERAZIONI Sono di qualità costante (di solito.. nella stessa trincea) Facile valutazione analitica (attenti al metodo di campionamento) Importante la gestione dei cumuli e delle trincee Essenziale la valutazione sensoriale fibra già trinciata (valutazione alla bocca dell animale) Se di qualità medio-scarsa Ridotta ingestione Probabile eccesso azoto degradabile (N NH3/Ntot. < 10%) Instabilità specie con pioggia e caldo rischi per gli animali rischi contaminazione del latte da spore Se di buona qualità: elevate quantità di nutrienti buona disponibilità di NFC rapidi (ph ruminale) aumento ingestione ed elevata velocità di transito preferibile associazione con graminacee non ci sono particolari limitazioni d uso

130 Metodi e tecniche di insilamento Epoca di taglio Appassimento Conservanti Trinciatura Riempimento e compressione

131 EPOCA DI TAGLIO Giusto stadio di maturazione del foraggio: la produzione di sostanza secca per ettaro aumenta con il progredire della maturazione del foraggio; al contrario la digeribilità e il valore nutritivo diminuiscono;

132 EPOCA DI TAGLIO Il momento ottimale per il taglio é raggiunto quando il contenuto in sostanze nutritive della pianta, la produzione per ettaro e le condizioni per l'insilamento (umidità, contenuto in zuccheri fermentescibili ecc.) si trovano nel rapporto più favorevole; -Per i prati polifiti, alla spigatura incipiente; -Per i prati di graminacee, all'inizio della fioritura; -Per i cereali autunno - vernini, alla maturazione latteocerosa della granella; -Per il mais intero alla maturazione cerosa della granella.

133 -MAIS EPOCA DI TAGLIO stadio di maturazione cerosa (30-35 % di sostanza secca). Ai fini della conservazione dell insilato è importante che la concentrazione dei zuccheri semplici non dovrebbe scendere al di sotto del 6-7 %, pena la compromissione delle fermentazioni lattiche. I segnali più indicativi, interpretati con il dovuto senso critico e la necessaria esperienza, sono: -parziale ingiallimento delle brattee; -essiccazione delle foglie dei due palchi inferiori; -le cariossidi non facilmente scalfibili con l unghia.

134 APPASSIMENTO Una parziale essiccazione dell'erba in campo dopo il taglio presenta molteplici aspetti positivi: permette di insilare essenze foraggere difficili (leguminose); contiene le perdite; favorisce i lattobacilli rispetto ai clostridi; aumenta l'appetibilità e, quindi, l'ingestione.

135 APPASSIMENTO un preappassimento moderato (28 35% di SS) con tempo secco e dopo 1-2 giorni dà buoni risultati in quanto: il più alto % di SS aumenta: il contenuto in zuccheri la pressione osmotica il che favorisce la fermentazione lattica. Bisogna però tenere presente che il foraggio preappassito è più difficile da comprimere e, quindi, bisogna trinciarlo più finemente facendo eccezione per l Harvestore (perfettamente ermetico). I foraggi che si prestano al pre appassimento sono quelli fogliosi come il loietto, l erba di prato, il trifoglio, l erba medica, ecc.

136 FORAGGERE: sostanza secca ottimale per l insilamento Dactylis = 35 36% Loiessa = 23-24% Festuca = 30 35% Medica = 30 35% Trifoglio = 30%

137 PRE- APPASSIMENTO IN CAMPO Minor peso rotoballa Minori perdite per percolazione Minori perdite di insilamento Aumento concentrazione di CHO solubili Limitato sviluppo di clostridi

138 Insilamento delle leguminose: limiti ELEVATO POTERE TAMPONE alto contenuto di acidi organici e relativi sali (medica = 545 meq/kg ss trifoglio = 578 meq/kg ss loiessa = 290 meq/kg ss) LIMITATO CONTENUTO DI ZUCCHERI SOLUBILI (< 10% ss) ELEVATO CONTENUTO DI PROTEINA ELEVATA PRESENZA DI AMIDO INSOLUBILE (polisaccaride di riserva)

139 TRINCIATURA La trinciatura riveste un'importanza basilare nella riuscita dell'insilamento. Più il foraggio viene tagliato corto, meglio si pressa e minore é la quantità di aria, dannosa alle fermentazioni favorevoli, che rimane nel silo. La lunghezza di trinciatura può variare da 0,5 a 3 cm a seconda dell'essenza foraggera e del grado di umidità e deve contemperare le esigenze della compressione con quelle della produttività del cantiere di raccolta;

140 Raccogli - trincia - caricatrice trainata

141 Macchina sfalciatrinciacaricatrice per la raccolta della pianta intera di mais

142 Trinciato integrale di mais prima dell insilamento

143 RIEMPIMENTO E COMPRESSIONE Per favorire lo sviluppo della fermentazione lattica occorre allontanare la maggiore quantità possibile di aria dal foraggio ed impedire che essa vi penetri successivamente. Durante le operazioni di riempimento del silos si deve procedere alla formazione del cumulo con il sistema a strati inclinati, iniziando da una estremità del silo e avanzando verso l altra. Con questo sistema il prodotto trinciato viene scaricato alla base del cumulo e successivamente movimentato con una trattrice munita di lama apripista.

144 Compressione del foraggio Per la compressione del foraggio conviene impiegare una trattrice gommata a 4 ruote motrici, caratterizzata da una elevata pressione specifica

145 Bombatura della superfice superiore del cumulo insilato La superficie superiore del cumulo non deve essere troppo bombata per non impedire, rendendo difficoltoso il movimento dei mezzi impiegati, una buona compressione della massa e per evitare smottamenti del fronte del taglio nelle fasi di desilamento.

146 Velocità di caricamento del silo: il foraggio raccolto e trinciato deve essere insilato il più rapidamente possibile, in quanto ogni ritardo comporta un'eccessiva respirazione del materiale e diminuzione della sostanza secca dell insilato. Un indizio di un caricamento troppo lento è dato da strisce brunastre a diverse altezze nella massa insilata, corrispondenti al numero di giorni impiegati a riempire il silo stesso.

147 Influenza della durata delle operazioni di insilamento sulla qualità dell insilato Durata delle operazioni (giorni) Contenuto di SS al momento dell insilamento Perdite in SS (%) Acido lattico (% t.q.) Acido acetico (% t.q.) Punteggio Flieg 3 22,3 9,5 2,3 0, ,1 15,8 1,5 1,1 69

148 Compattamento dell'insilato: man mano che il silo viene caricato è necessario il compattamento della massa in modo quanto più possibile completo; quest'operazione, infatti, consente di eliminare quanto più ossigeno possibile dal silomais minimizzando l'attività dei microorganismi aerobi e favorendo la fermentazione anaerobica responsabile di una buona riuscita dell'insilato. Una buona compressione del foraggio è tale quando il peso specifico apparente risulta di circa kg./metro cubo.

149 COPERTURA DEL SILO Per la copertura del silo si impiegano teli in polietilene (PE) o in polivinilcloruro (PVC) dello spessore di mm di colore chiaro ma preferibilmente non trasparenti per evitare l eccessivo riscaldamento della massa. Il sistema di fissaggio dei teli deve garantire il rapido deflusso dell acqua piovana. Dopo la chiusura la massa va tenuta compressa disponendo sulla copertura materiale di appesantimento.

150 Chiusura del silo: ultimate le operazioni di carico e compressione è necessario sigillare il silo, coprendolo con un foglio plastico dello spessore di 4-6 mm., la pellicola deve aderire quanto più possibile alla massa insilata e non permettere la formazione di sacche d'aria; sulla superficie non devono essere presenti insaccature che potrebbero raccogliere acqua piovana, favorendo così la rottura del telo stesso.

151 Chiusura del silo: Una buona tecnica di chiusura è quella del doppio telo: il primo film va appoggiato sulle pareti laterali e poi rimboccato verso il centro del silo stesso (per risparmiare è possibile utilizzare il telo di copertura dell'anno precedente), il secondo telo va posizionato sopra il primo nel senso della lunghezza della trincea. Una volta coperta, la massa insilata deve essere caricata con un peso pari ad 1 quintale/ metro quadrato, impiegando sacchi di sabbia, ghiaia, mattonelle.

152 Riempimento del silos

153 Chiusura d el silos Disposizione del te lo in fase di caricamento Chiusura con un primo telo Chiusura definitiva con un secondo telo e materiale di appe santi mento 67

154 Modalità di desilamento: un'asportazione giornaliera troppo lenta è causa di perdite in sostanza secca che possono arrivare al 50% Per ostacolare la penetrazione dell'aria nell'insilato bisogna prelevarlo con una fresa, agendo dall'alto verso il basso e soprattutto aver cura che il fronte d'avanzamento del taglio sia d'almeno10-15 cm. nei periodi freddi e cm. nei mesi estivi, questo per impedire ai microrganismi aerobi di consumare gli zuccheri del silomais, riducendone il contenuto energetico.

155 Fresa caricatrice per insilati

156 SOSTANZE CONSERVANTI La conservazione di foraggi ricchi di acqua e/o di proteine, e la necessità in genere di migliorare l'efficienza della conservazione inducono molto spesso a ricorrere a sostanze conservanti in grado di modulare positivamente i processi fermen-tativi.

157

158 Classificazione delle sostanze conservanti a seconda dell azione svolta Classe Azione Prodotti Acidificanti diretti Abbassano rapidamente il ph e selezionano la flora batterica Acido formico Inibitori delle fermentazioni Stimolatori delle fermentazioni Inoculi microbici Inibitori di deteriorazioni aerobiche Antbiotici Miglioratori delle caratteristiche nutritive Limitanti le perdite di percolamento Inibiscono lo sviluppo della microfiora Aumentano il substrato di fermentazione Aumentano il substrato di fermentazione degradando il materiale non fermentabile Stabiliscono una dominanza iniziale delle fermentazioni lattiche Bloccano i microbi aerobi Bloccano lo sviluppo di specifici batteri Migliorano con il loro apporto il valore nutritivo dell'insilato Assorbono l'acqua in eccesso Formaideide Ammoniaca Melasso Enzimi Lattobacilli Acido propionico Bacitracina Streptomicina Polpe secche di bietola, cereali, urea, minerali Paglia, Polpe secche di bietola

159 Un buon insilato si ottiene solo rispettando le seguenti condizioni Ambiente anaerobico Mancato sviluppo dei butirrici: Scelta razionale delle specie foraggere: Giusto stadio di maturazione del foraggio Eventuale aggiunta di acidificanti o conservanti

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161 Sili verticali o a torre Cosi chiamati per la forma in genere cilindrica con sviluppo in altezza della loro massima dimensione. Piccoli, medi e grandi, in cemento, in acciaio ed in materiale plastico, Con essi infatti si riducono al minimo gli scambi gassosi con l'ambiente esterno e le perdite di superficie, e si elimina il lavoro di compressione che avviene naturalmente per azione del peso stesso del foraggio.

162 Sili verticali o a torre Il silo a torre però è sempre molto oneroso, sia come spesa iniziale, sia come costo di manutenzione e di carico e scarico del foraggio. Il carico del silo viene eseguito a mezzo di apposite macchine insilatrici provviste di ventola per il lancio del foraggio entro un tubo di lamiera fino alla sommità del silo da dove cade liberamente nell'interno dello stesso.

163 Sili verticali o a torre Lo scarico dell'insilato veniva eseguito a mano, mentre i sili moderni sono provvisti in genere di apposite desilatrici per lo scarico meccanico o dalla sommità o dalla base del silo. In quest'ultimo caso il silo prende il nome di "ciclatore" per indicare la possibilità di carico e scarico continuo e cioè la possibilità di immettere sempre nuovo foraggio dall'alto man mano che si scarica dal basso.

164 Sili a torre e ciclatori Vantaggi Minore richiesta di manodopera Ottima conservazione Inconvenienti Investimenti molto elevati Problemi meccanici nei ciclatori

165 Sili orizzontali Vengono cosi indicati tutti i sili che presentano la massima dimensione disposta su un piano orizzontale. Appartengono a questa categoria i sili a fossa ed i sili a trincea, tra loro distinguibili per la giacitura nei confronti della superficie del terreno: i primi, in gran parte o del tutto sotto terra; i secondi sopra.

166 Silo orizzontali

167 Silo a fossa

168 Silo a platea

169 Silo a platea

170 Silos a Trincea

171 Silos a trincea Il silos a trincea è di solito costruito da due pareti laterali e da una parete di fondo. In alcuni casi si riduce alle sole pareti laterali per consentire il carico e lo scarico da entrambe le testate; in tal modo è possibile continuare il prelievo giornaliero da un lato e insilare contemporaneamente il prodotto fresco dall altro

172 SILI A TRINCEA Sono i sili più diffusi nelle aziende medio-grandi Un silo correttamente dimensionato deve rispondere a determinati requisiti in altezza larghezza e lunghezza in modo tale da: Rispondere alle possibilità foraggere dell azienda Ridurre al massimo la superficie esterna Permettere un rapido caricamento e una facile compressione Consentire un appropriato rinnovo del fronte del taglio La lunghezza del silo non pone molti problemi si consiglia, in genere di non superare i 50-60m. L altezza delle pareti influenza il rapporto fra superficie esposta e volume di prodotto insilato e deve essere contenuta entro limiti definiti per non aumentare i costi del silo. Le pareti dovrebbero avere una lieve pendenza verso l esterno La larghezza deve facilitare le operazioni di carico e compressione e consentire il rinnovo del fronte del taglio. Il pavimento in calcestruzzo dovrebbe avere una pendenza del 2% verso l apertura del silo che assicuri lo sgrondo delle acque di pioggia e di percolazione

173 Silos a trincea Vantaggi Sono economici e affidabili Sono molto pratici nella fase di riempimento Inconvenienti E difficile costipare bene il foraggio E necessario fare molta attenzione in fase di copertura

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175 SILI A PLATEA Sono i sili più semplici ed economici da realizzare in quanto sono semplici cumuli di foraggio compattato ricoperti da fogli di polietilene. Rispetto alla trincea richiedono una superficie almeno doppia per uguali quantità di prodotto a causa della minore altezza e minore densità. L altezza del cumulo dovrebbe aggirarsi intorno a m, mentre la lunghezza e la larghezza vengono determinate dal telone di sottofondo che, su tutti i lati dovrebbe sporgere per lo meno di mezzo metro dal cumulo. I fianchi del cumulo non dovranno avere molta pendenza (fino a ) per potere essere ricoperti sopra al telo di uno strato di terra di appesantimento.

176 Silo a platea con rivestimento in PVC saldamente trattenuto da vecchi pneumatici Appena ultimati i lavori di caricamento del silos occorre coprire il cumulo di foraggio con teli di plastica. Per tenere il telo ben aderente alla massa insilata si ricopre il silos con sacchetti di sabbia, vecchi copertoni o altro materiale pesante

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